Vista su Montecristo
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About this ebook
Nella sua esperienza di vita c’è l’incontro con due famiglie molto danarose in cui si vive il lusso e lo spreco, mentre il denaro deforma la psiche di alcuni personaggi.
L’azione del romanzo si svolge in un’ora, il tempo del cammino di Emma, ormai anziana, dalla sua casa alla villa dei Falleroni, dove è attesa per un misterioso appuntamento. Ma la narrazione, a piccoli flash, si snoda dagli anni cinquanta ai novanta, attraversando anche la ribellione sessantottesca, che fallisce il suo attacco a una società guasta e tesa solo verso la ricchezza.
Il denaro è l’antagonista della storia di Emma, che si salva dalla sua dannazione con una vita ispirata a criteri di onestà e sobrietà.
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Book preview
Vista su Montecristo - Maria Teresa D'Antea
Maria Teresa D’Antea
VISTA SU MONTECRISTO
(Romanzo)
Abel Books
Proprietà letteraria riservata
© 2012 Abel Books
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.
Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Abel Books
via Terme di Traiano, 25
00053 Civitavecchia (Roma)
ISBN 9788897513797
Fatti e personaggi di questo romanzo non hanno nessuna attinenza con la realtà, ma sono
frutto della libera inventiva dell’autrice.
CAPITOLO I
L’aspettava.
Andava da una stanza all’altra guardando fuori, nell’atrio, attraverso le finestre spalancate: avrebbe dovuto apparire da un momento all’altro.
In cielo si erano addensate nuvole nere, ma l’orizzonte era chiaro. Si vedeva Montecristo. Qualche lampo spaccava le nuvole e subito rimbalzava lo scoppio del tuono. Non si capiva ancora bene se fossero serie minacce di tempesta o innocue avvisaglie d’un acquazzone estivo.
Spingeva con forza le mani sul caucciù della sedia a rotelle e percorreva avanti e indietro il salone, evitando di guardarsi agli specchi. Aveva persuaso le due governanti a uscire insieme. Non voleva testimoni.
A ogni ondata di vento, le tende di bisso si gonfiavano, ondeggiavano e ricadevano, mettendo in scena una danza di spettri.
Perché non arrivava? Se il tempo fosse peggiorato gliele avrebbe chiuse lei le finestre. Per ora era meglio che fossero aperte. Aveva troppo bisogno d’aria da quando viveva nella paura di non poterne più respirare all’improvviso.
Mentre faceva correre le ruote sul pavimento di marmo, provava soddisfazione all’idea che lei avesse risposto. Era ancora qualcuno a cui è difficile dire di no. Aveva perso tutto. Tutto eccetto il denaro. Il sentimento di soddisfazione teneva a bada l’oscuro timore di trovarsi a faccia a faccia con lei.
Emma si trovava sulla strada in salita che portava alla villa dei Falleroni. Ci voleva un’ora di cammino per arrivare allo sbarramento di una catena fissata a due colonne di mattoni. Da lì cominciava la proprietà privata del parco.
Avanzava un po’ curva, dentro un vestito di cotone a fiori, un capo da bancarella rionale. Sulle spalle aveva appoggiato un golfino. Un tempo quella salita non la sentiva, ma ora le affaticava il respiro, costringendola a piccole soste. Oltrepassata la catena, si fermò più volte per guardare con attenzione il muro a balze che costeggiava, di qua e di là, la strada a tornanti. Sul ripiano di ciascuna balza agavi rinsecchite bucavano l’aria. Intorno si alzavano pini che avevano riempito d’aghi anche la strada.
Un cespuglio di rosmarino era diventato enorme e informe. Come un tempo, ne strappò un rametto e se lo sbriciolò sotto il naso. La sua mano rimase impastata in una ragnatela con due ragni, insetti che le facevano schifo.
Oltre il secondo tornante, c’era un carrubo. Non le sembrò cresciuto, ma invecchiato. Il tronco si era aperto in numerose ferite, i rami più bassi erano privi di foglie, le carrube sparse per terra.
Tutto era come ricordava, ma si avvertiva un non so che di abbandono, di sfascio latente.
Quarant’anni prima, mentre fuggiva di corsa da quella casa, sentì, proprio ai piedi di quel carrubo, che non poteva più tenere dentro quello che aveva visto. Si era appoggiata al tronco e aveva vomitato.
Su quella strada ora, passo dopo passo, riviveva i fatti più importanti della sua vita, nella testa le si accendevano, a piccoli flash, i ricordi.
CAPITOLO II
Il giorno del fidanzamento di Emma con Graziano le famiglie Venturi e Falleroni erano riunite nel salotto della signora Ersilia. Un mazzo di zinnie si imponeva dal tavolo, sotto i ninnoli, sparsi ovunque, civettavano merletti all’uncinetto, nell’aria si sentiva l’odore dei pasticcini all’anice e delle ciambelline al vino.
I mobili massicci con festoni floreali di legno in rilievo si erano salvati grazie alla prua protettiva d’una nave tedesca saltata in aria. Il palazzo