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Adeline
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Adeline

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About this ebook

«Lei portava la bellezza in ogni stanza.

Lui era l'oscurità che si aggrappava all'ombra.»

QUANDO LA BESTIA CON UN CUORE D'ORO…

Tutto cambia per Jasper Benedict, conte di Ailesbury, la notte in cui la sua famiglia muore in un tragico incendio, lo stesso che lo lascia sfigurato per sempre. Le sue cicatrici gli hanno fatto guadagnare il nome di Bestia di Faversham, ma quando si imbatte in una carrozza danneggiata durante una tempesta, la bella donna all'interno gli ricorda l'uomo che desidera essere: libero dal suo passato e capace di amare.

TOCCA A UNA BELLEZZA CON UN PASSATO DIMENTICATO…

Quando la sua carrozza si impantana davanti a Faversham Abbey, è solo la più recente di una lunga serie di disavventure per Miss Adeline Price. La sua bellezza nasconde un difetto fatale: è superficiale e fin troppo pronta a giudicare gli altri. Ma più tempo passa con Jasper, più Adeline sente di voler essere migliore - di voler essere qualcuno che lui possa meritare.

LanguageItaliano
Release dateOct 28, 2018
ISBN9781547519002
Adeline
Author

Christina McKnight

USA Today Bestselling Author Christina McKnight writes emotionally intricate Regency Romance with strong women and maverick heroes.Christina enjoys a quiet life in Northern California with her family, her wine, and lots of coffee. Oh, and her books...don't forget her books! Most days she can be found writing, reading, or traveling the great state of California.Sign up for Christina's newsletter and receive a free book: eepurl.com/VP1rPFollow her on Twitter: @CMcKnightWriterKeep up to date on her releases: christinamcknight.comLike Christina's FB Author page: ChristinaMcKnightWriterJoin her private FB group for all her latest project updates and teasers! facebook.com/groups/634786203293673/

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    Book preview

    Adeline - Christina McKnight

    A Proposito Dei Romanzi Di Christina Mcknight

    THE THIEF STEAL HER EARL

    Quando ho iniziato questo libro, non sono riuscita a metterlo giù... è stata come prendere una sbronza di lettura, per me. Volevo sapere come si evolvevano le vicende, quando sarebbe emersa la verità di Judith e come avrebbe reagito Simon. L’ho amato!Sissy’s book Review

    La storia di Jude e Cart è talmente deliziosa, talmente fresca con il suo eroe tanto timido, socialmente impacciato e non super ricco. L’ho amata... Decisamente uno dei libri migliori che ho letto quest’annoReview from a Thrifty Mom

    FORGOTTEN NO MORE

    Quest’autrice ha riacceso la mia passione per i romanzi storici in chiave romanceTwinsie Talk Book Reviews

    HIDDEN NON MORE

    La trama è davvero bella, e la scrittura grandiosa. Fluida e accattivante, sono riuscita a scorrere tra le pagine con estrema facilità e leggerezza. Mi piace trovare nuovi autori e con questa storia meravigliosamente scritta, ho trovato in Ms. McKnight una nuova autrice di romance storiciBound By Books

    CHRISTMAS EVER MORE

    "Christmas Ever More è un romanzo natalizio scritto fantasticamente, pieno di speranze, amori, nuovi inizi. Se siete fan della serie Lady Forsaken di Christina, questo libro è un must. E anche se non lo siete, questo romanzo si regge in piedi da solo e sarà sicuramente una deliziosa aggiunta alla vostra lista di libri festivi preferiti" – Literal Addiction

    I LIBRI DI CHRISTINA MCKNIGHT

    The Undaunted Debutantes Series

    The Disappearance of Lady Edith

    The Misfortune of Lady Lucianna

    The Misadventures of Lady Ophelia

    Lady Archer’s Creed Series (La Sorellanza del Tiro con L’Arco)

    Theodora

    Georgina

    Adeline

    Josephine

    Craven House Series

    The Thief Steals Her Earl

    The Mistress Enchants Her Marquis

    A Lady Forsaken Series

    Shunned No More (L’amore in esilio)

    Forgotten No More

    Scorned Ever More

    Christmas Ever More

    Hidden No More

    Pubblicazioni singole

    The Siege of Lady Aloria

    A Kiss At Christmastide (Un bacio per Natale)

    For The Love Of A Widow

    Bedded Under The Christmastide Moon

    Bound By The Christmastide Moon

    LA SORELLANZA DEL TIRO CON L’ARCO

    In collaborazione con Amanda Mariel

    La Loma Elite Publishing

    ––––––––

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in alcuna forma o per qualunque mezzo, incluso fotocopie, registrazioni o altri metodi elettronici o meccanici, senza il previo consenso dell’autrice, eccetto nei casi di brevi citazioni contenute nelle riviste di critica letteraria o in altri casi a scopo non commerciale e protetti dal diritto d’autore. Per richiedere l’autorizzazione, scrivete all’autrice, con in oggetto: Attention: Permissions Coordinator al seguente indirizzo:

    christina@christinamcknight.com

    DEDICA

    Per Erica

    Tu sei la bellezza nascosta nella mia bestia interiore!

    RICONOSCIMENTI

    Sono molte le persone che devo ringraziare per il supporto che offrono alla mia passione per la scrittura. Quelle che nomino qui di seguito sono solo alcune tra quelli che posso, per mia fortuna, chiamare amici: Marc McGuire, Lauren Stewart, Erica Monroe, Amanda Mariel, Debbie Haston, Angie Stanton, Theresa Baer, Ava Stone, Roxanne Stellmarcher, Laura Cummings, Dawn Borbon, Suzi Parker, Jennifer Vella, Brandi Johnson e Lathisa Kahn. Grazie per accettare quella che... be’ sì, quella che sono.

    Un ringraziamento speciale va alla mia editor, Chelle Olson insieme alla Literally Addicted to Detail. La vostra competenza e professionalità sopravanza tutte le mie aspettative. Chelle Olson può essere contattata via e-mail presso litterallyaddictedtodetail@yahoo.com.

    Grazie anche a Scott Moreland che ha seguito la parte dell’editing storico.

    E grazie alla mia proofreader, Anja, per aver accettato anche questa avventura.

    Il merito per la grafica di copertina va alla Sweet ‘N Spicy Designs.

    E infine: grazie a tutti voi che supportate gli autori indipendenti.

    Indice

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Epilogo

    PROLOGO

    Canterbury, Inghilterra

    Febbraio, 1818

    ––––––––

    MISS ADELINE PRICE, figlia maggiore del Visconte di Melton, fissò la mezza dozzina di bauli e valigie che aveva chiesto le fossero preparate per il viaggio a Canterbury. Il cocchiere le aveva scaricate dalla carrozza postale e lasciate alla fine del viale sporco e freddo.

    «Non penserete mica di lasciarmi qui, così», Adeline pestò il terreno con lo stivale foderato di pelliccia e indirizzò il suo sguardo sferzante verso il cocchiere. I suoi boccoli castano chiaro ondeggiavano sulle spalle a ogni piccolo movimento. «Scriverò a mio padre e vi farò licenziare non appena rimetterete piede a Londra».

    «Ho del lavoro da fare, carina», il conducente non sembrò minimamente sconvolto dalla minaccia. «E non sono pagato abbastanza per stare a sentire le stupide pretese di voi viziate smorfiosette londinesi. Non sono mica stato assunto come balia, io».

    «Accidenti a...», le sue parole si persero mentre l’uomo risaliva a cassetta e prendeva le redini, dava sulla voce ai cavalli e ripartiva, lasciando Adeline nella polvere e tutta schizzata dal fango sollevato dal veicolo: «Maledetto ciccione!»

    Fece un passo verso quello che ormai era tutto ciò che possedeva – tutto ciò che le apparteneva era stato impacchettato velocemente e consegnato, con lei al seguito, al postale in partenza da Londra – e sedette su uno dei vecchi bauli. L’aria fredda della sera si insinuò lentamente attraverso il pesante mantello di lana fino alla biancheria intima. Era intirizzita e tremante e dovette sforzarsi di serrare le mascelle per impedire ai denti di battere.

    «Che la peste ti colga, Alistair», fremette ad alta voce rivolta al vuoto orizzonte collinoso che la circondava. Era colpa di suo fratello se era stata mandata via di casa col pretesto di ricevere un’istruzione. Né Adelaide né Amelia, le sue sorelle più giovani, erano state allontanate da Londra per una simile ragione. No, era toccato solo a lei, ad Adeline, essere sbattuta fuori per frequentare un collegio femminile nel selvaggio Kent. «Che tu sia dannato all’inferno!»

    L’inferno, a dire il vero, suonava molto più appetibile che morire di freddo. Adeline strinse gli occhi e finalmente mise a fuoco la struttura decadente appollaiata in mezzo all’ampio bosco di betulle, alla fine del lungo sentiero. Sembrava lontano quanto l’eternità e non ce l’avrebbe mai fatta a trasportare, sin lì, da sola, tutti i suoi bauli.

    Sentì il bisogno impellente di mettersi a urlare, di pestare i piedi a terra, o prendere a pugni qualcuno. Preferibilmente suo fratello, se fosse stato lì: lo avrebbe schiaffeggiato con la borsetta, per quanto consapevole fosse che la sua giovane età la metteva in una posizione di svantaggio fisico.

    Spregevole imbecille!

    A soli dodici anni, Adeline era capace di ripetere o pensare tutte le peggiori bestemmie che aveva memorizzato in anni passati insieme a quattro fratelli maschi.

    Scrutò il vecchio edificio, col mento sprofondato tra le ginocchia, e allora le parve di vedere la porta aprirsi e due persone che si muovevano verso di lei. Man mano che si avvicinavano, le fu chiaro che uno dei due era un servitore con indosso la livrea del collegio, mentre l’altra era un donnone alto coi capelli castani scrupolosamente legati sulla nuca e vestita con un abito nero che probabilmente andava di moda almeno un decennio prima. Tra i due, sembrava lei quella più autorevole.

    Per un brevissimo istante, Adeline accarezzò l’idea di andarsene, infischiandosene dei piani che il fratello aveva fatto per lei... ma la donna la fissò con i suoi occhi ravvicinati, squadrandola da capo a piedi, abito e stivali insozzati di fango inclusi, come se lei fosse una specie di vagabonda, una ragazzina che non poteva appartenere a quella costosissima e intellettualissima scuola. E Adeline si raddrizzò, risoluta a dimostrare il contrario.

    Mentre si alzava per affrontare i due, sentì di essere tutta indolenzita. Aveva passato un’intera giornata in una carrozza postale e adesso era, a dir poco, esausta. In ogni caso, si rifiutò di ammettere di essere stata scaricata sul ciglio della strada, senza troppi riguardi, insieme ai suoi bauli buttati giù dal portabagagli, e nemmeno pochi spiccioli per poter raggiungere più adeguatamente la Scuola di Educazione e Portamento per Signorine Eccezionali di Miss Emmeline. Adeline sentiva di non possedere nemmeno un briciolo di quell’eccezionalità e, sciatta come appariva, di certo la coppia che ora le si stava avvicinando non si sarebbe mai convinta che fosse eccezionale.

    La donna più anziana si fermò davanti ad Adeline, senza smettere di fissare il suo viso sporco; ciononostante, fece un sorriso tirato e un cenno al servitore affinché raccogliesse i tanti bagagli lasciati disordinatamente alla fine del viale.

    «Voi dovete essere Miss Adeline Price», il tono della donna non lasciava trapelare né piacere né sdegno per quel suo arrivo tutto fuorché appropriato. «Io sono Miss Emmeline, direttrice della scuola. Seguitemi».

    Non attese la risposta di Adeline, né Adeline sottolineò l’ampollosità di quelle poche parole. Era fin troppo abituata a essere ignorata a Londra. Eppure, tenere la lingua a freno non era una qualità che le appartenesse. Indipendentemente dalle circostanze, le piaceva farsi sentire, il che aveva forse costituito uno dei motivi del suo esilio a Canterbury.

    Adeline seguì dunque la donna, lasciando che il servitore si occupasse dei bauli.

    Quando furono davanti all’edificio, l’ampia porta a due battenti si aprì per permettere a lei e alla direttrice di entrare. Non ebbe nemmeno il tempo di togliersi la mantella che fu condotta per un lungo corridoio ornato di fiaccole accese che illuminavano la strada. Gli stivali di Adeline riecheggiarono pesantemente mentre camminava, il mantello e la gonna strusciavano intorno alle sue gambe mentre cercava di tenere il passo di Miss Emmeline. Stava per chiedere alla sua guida di rallentare quando fu fatta bruscamente virare verso un’ampia stanza dove, gesticolando, la direttrice le ordinò di seguirla. Era una stanza che aveva urgente bisogno di essere rinfrescata – magari anche solo pulita da cima a fondo – e Adeline temette che le mura potessero sgretolarsi da un momento all’altro se si fosse avventurata a mettervi piede.

    «Non abbiamo tutta la notte, Miss Adeline», sbuffò la direttrice, dirigendosi spedita verso la sedia dietro la sua scrivania: «O entrate o tornate giù in strada ad aspettare un cavaliere in armatura bianca che venga a salvarvi e risolva tutti i vostri problemi».

    Adeline non era esattamente sicura che andarsene fosse davvero un’opzione. Guardando da sopra alla sua spalla verso l’atrio, decisamente troppo piccolo e stretto per essere considerato un’anticamera vera e propria, vide il servitore che trasportava dentro il suo primo baule e lo posava senza troppo garbo.

    Fece un profondo sospiro e si decise a entrare, andandosi a mettere dietro la sedia di fronte alla scrivania di Miss Emmeline, un largo tavolo dalle gambe sbilenche che pareva dover crollare giù al semplice tocco di una piuma. Non doveva essere certo stato un caso se quella donna non si era mai guadagnata lo status di Mrs: il suo contegno freddo e impassibile avrebbe fatto scappare qualunque pretendente che potesse essere stato tentato di innamorarsi di lei, cosa che peraltro Adeline era riluttante anche solo a immaginarsi.

    «Sedete», la direttrice rimescolò tra un mucchio di carte e finalmente trovò quello che cercava. Mise il foglio davanti a lei mentre Adeline, dall’altra parte, la guardava leggerlo attentamente. Gli occhi di Miss Emmeline si spostavano dal foglio ad Adeline, senza tradire alcuna reazione. «La vostra famiglia scrive che avete avuto qualche... vogliamo chiamarlo problemino? – le sopracciglia si inarcarono verso l’alto – a casa».

    Per tutta risposta, Adeline sollevò il mento, ma rimase in silenzio.

    Miss Emmeline sogghignò brevemente prima di continuare: «Di certo non prevedo che sarete fonte di problemi o distrazioni anche qui. Vedete, nella mia scuola, siamo orgogliosi di lasciare che le nostre allieve scoprano chi sono e comprendano, col tempo e con le risorse che forniamo loro, come diventare le lady che sono destinate a essere», la direttrice fece una pausa e inspirò profondamente dopo quel lungo e pomposo discorso riguardo gli ideali fin troppo poco fattibili della sua scuola: «È qualcosa che pensate di poter affrontare, Miss Adeline?».

    L’unica cosa che Adeline pensava di poter affrontare in quel momento era il collo di suo fratello, per aver convinto i suoi genitori a mandarla via per ricevere una cosiddetta istruzione appropriata. Ma invece di dirlo a voce alta, Adeline si limitò a sorridere alla direttrice con innocente cortesia. Non aveva nessuna intenzione di allertarla sulla quantità di problemi e distrazioni che prevedeva di causare nella rinomata Scuola di Educazione e Portamento per Signorine Eccezionali di Miss Emmeline.

    «Credo di non avere alternative, signorina direttrice», si limitò a dire.

    Gli occhi della donna si fissarono su Adeline come se potessero vedere attraverso l’ipocrisia di quelle parole e del sorriso falsamente innocente che le accompagnava. «Molto bene». Mise da parte la lettera e incrociò le mani sul tavolo davanti a lei. «È tempo di scoprire con chi dividerete la camera».

    «Dividere la camera?», sibilò Adeline incrociando le braccia sul petto. «Non penso proprio. Sono la figlia di un gran signore, non ho alcuna intenzione di dividere la mia camera con qualche orfanella che non conosco».

    «Posso assicurarvi che questa scuola garantisce l’istruzione di molte fanciulle facoltose, dalle figlie di ricchi commercianti e armatori alla progenie di principi italiani. In quanto figlia di un visconte, voi non siete né superiore né più importante delle altre ragazze sotto le mie cure e la mia protezione». La replica venne fornita senza nemmeno un’oncia di rabbia o sconcerto per l’atteggiamento di Adeline. «E se credete di essere la prima a essere stata mandata qui per volere altrui, vi sbagliate», Miss Emmeline si lasciò andare sull’alto schienale della sua sedia: «Ora, per determinare a quale ala dell’edificio siete destinata, sarete sottoposta a una dimostrazione delle vostre abilità in tre diverse materie: intelletto, arte e musica, attività fisica».

    «Saper apparecchiare la tavola conta come attività fisica?», la sfidò Adeline.

    «No».

    «Meglio così, perché in genere sono abituata a che sia la servitù a farlo».

    Miss Emmeline spinse all’indietro la sedia, era chiaramente arrivata al limite della tolleranza e stava esaurendo la pazienza: «Imparerete molto presto che questa scuola, mentre insegna alle proprie allieve l’arte del decoro e dell’etichetta, pone una maggiore attenzione all’insegnamento dell’aritmetica, delle scienze, della geografia, della musica e delle attività all’aperto. Non sprecherete il vostro tempo a imparare il ricamo o ad arrossire convenientemente per un complimento».

    Adeline rimase in silenzio mentre la direttrice suonava il campanello. Poco dopo, una giovane donna si affacciò all’uscio come se avesse atteso tutto quel tempo fuori dalla stanza di essere convocata.

    La giovane fece ad Adeline un sorriso radioso e si volse verso Miss Emmeline: «Immagino sia il momento di presentare Miss Adeline alle altre?»

    «Sì. Per favore, fatele riunire, Miss Dires».

    Con un lieve cenno del capo e un altro veloce sorriso ad Adeline, Miss Dires scomparve dalla stanza senza che le sue scarpe facessero il benché minimo rumore.

    «In primo luogo, dovrete cimentarvi in un qualche tipo di talento intellettuale, recitare una poesia o risolvere un’equazione matematica. Poi toccherà alle vostre doti musicali o artistiche. Potete scegliere se cantare, danzare, suonare uno strumento o dipingere. Dipende da voi. Infine, ci sposteremo tutti fuori per il vostro saggio ginnico. Quando avrete completato ogni cosa, sceglierò la camera e la compagna da assegnarvi, in modo da abbinare i vostri rispettivi talenti».

    Tutta la sicumera e l’arroganza di Adeline sparirono all’istante all’idea di doversi esibire dinanzi a un mucchio di ragazze che non aveva mai visto prima. Se fosse toccato a lei assistere alla presentazione di una nuova allieva, l’avrebbe giudicata con molta severità.

    «Devo proprio?», chiese.

    La direttrice fece un brusco cenno d’assenso: «In caso contrario salterete la cena e non troverete un letto».

    Senza dubbio Alistair avrebbe riso della grossa del suo disagio; tanto più che lui se ne stava, circondato dall’affetto della famiglia, a Londra, nella loro casa di città, o nella tenuta di campagna. Che importanza aveva? Era lei quella che era stata lasciata sola a Canterbury.

    Sarebbe stato più facile stare alle regole della direttrice, almeno per il momento.

    «Siete pronta, Miss Adeline?»

    «Certo».

    «Avete bisogno di qualcosa dai vostri bauli per aiutarvi nell’esibizione?»

    Adeline frugò nella sua mente alla ricerca di un indizio su cosa avrebbe potuto fare, e un’idea la illuminò, ricordandosi di quello che aveva rubato dallo studio del padre prima di lasciare Londra. E che ora era accuratamente riposto nella sua borsetta. Se quella donna desiderava vedere il talento di Adeline, non sarebbe stata certo lei a negarle un tale privilegio. Accarezzando la borsetta, Adeline sorrise: «Tutto ciò che mi occorre è qui dentro».

    «Bene, allora non ci resta che raggiungere le altre allieve».

    Adeline seguì la direttrice di nuovo verso l’atrio, fino a una porta aperta che rivelava una stanza ampia e dall’alto soffitto, illuminata da candelabri appesi lungo tutto il perimetro delle mura. Il sole era ormai tramontato oltre la fila di finestre.

    Giovani donne di età compresa tra gli undici anni e quelle ormai prossime al debutto in società sedevano rigidamente con le teste ravvicinate, immerse in una pacata conversazione. Diversi insegnanti stavano in piedi vicino al muro, tenendo le ragazze sotto stretta sorveglianza. A un cenno della mano di Miss Emmeline, Adeline salì sulla pedana al centro della stanza.

    «Signorine», la voce della direttrice esplose profondamente, risuonando in ogni angolo della stanza e rimbalzando su di Adeline: «È con grande piacere che vi presento la nostra nuova allieva, Miss Adeline Price».

    Un timido applauso riempì la stanza mentre Miss Emmeline indicava Adeline, quasi le ragazze lì riunite fossero troppo ottuse per comprendere che la nuova allieva a cui si era riferita fosse la fanciulla accanto a lei.

    Adeline scandagliò la folla per un breve istante, senza soffermarsi su niente e nessuno in particolare. Non c’era bisogno che familiarizzasse con alcuno visto che se ne sarebbe presto andata via, e se non a causa del suo atteggiamento indisponente perché la retta era troppo alta affinché la sua famiglia potesse permettersela a lungo. Fu sorpresa di notare che la direttrice la stava guardando con simpatia mentre le accarezzava dolcemente una spalla e le bisbigliava all’orecchio: «Non importa quanto arrabbiata siete con la vostra famiglia, questo posto e queste ragazze possono rappresentare un nuovo inizio. In questa scuola, potete essere chi desiderate. Spero che lo accetterete e vi sentirete come a casa».

    Scostandosi dal tocco della donna, Adeline aprì il cordoncino della sua borsetta. Non poteva permettersi di perdere tempo a meditare sulle parole della direttrice, sebbene suonassero come un’offerta di pace. C’era un’unica cosa che contava: Adeline era lì contro la sua volontà e non avrebbe cambiato idea... mai. Alistair si sarebbe pentito di essersi intromesso nella vita della sorella. Non sarebbe rimasta un’ochetta di dodici anni per sempre. Sarebbe arrivato il giorno in cui lui avrebbe implorato il suo perdono.

    Adeline infilò una mano dentro la borsa e prese il mazzo di carte che aveva segretamente trafugato dallo studio paterno.

    «Prego, parlate a voce alta e chiara così che tutte possano udirvi, Miss Adeline», la spronò la direttrice. «Con quale talento intellettuale volete deliziarci?»

    Era meglio per Adeline tenere la bocca chiusa, invece, e lasciare che fossero i fatti a parlare per lei. Si precipitò verso il piano, situato dall’altra parte della pedana insieme a diversi altri tipi di strumenti musicali. Spostò il sedile e si inginocchiò dietro di esso, guardando la platea dinanzi a sé mentre rimuoveva l’elastico che teneva insieme le carte e iniziava a mischiarle con la perizia di un esperto.

    La direttrice fece un passo avanti per guardare meglio, le sopracciglia corrucciate. Dopo un’ultima mescolata, Adeline si voltò verso il suo pubblico con una smorfia di soddisfazione stampata sul viso. «Ora, è essenziale per ogni giovane donna avere a sua disposizione dei mezzi per procurarsi delle altre entrate, oltre alla paghetta», le sue compagne assentirono. «Ci sono molti modi per incrementare i propri fondi: riparare vestiti, vendere i propri manufatti; persino diventare governante o dama di compagnia. Tuttavia, sono sicura che a nessuna delle signorine che sono qui alla scuola di Miss Emmeline sarebbe permesso di guadagnarsi i propri soldi in modi così sconvenienti».

    Adeline fece una breve pausa per sottolineare l’effetto delle sue parole.

    «È importante ricordare – Adeline sollevò una carta e la mostrò alle altre ragazze – che ogni carta ha il suo valore», appoggiò la carta a faccia in giù sul sedile e ne prese un’altra dal mazzo. Un jack di cuori. «Per esempio...»

    «Miss Adeline», la richiamò la direttrice schiarendosi la gola: «Volete essere così gentile da illuminarci su quale tipo di prova intellettuale volete dare, prima di iniziare?»

    Rompiscatole.

    Erano poche le probabilità che la donna avesse fiutato ciò che davvero intendeva fare.

    «Parlate ad alta voce così che tutte possano udire».

    «Va bene. Rammendare vestiti o rendersi disponibile come dama di compagnia altrui è solo tempo sprecato», balbettò Adeline prima di fare una pausa per prendere fiato. «Talvolta, non è nemmeno un’opzione fattibile per le signorine di

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