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Lingombrante idea della verit

Credo che lidea di una verit esistente e, dunque, sempre raggiungibile per i puri di cuore e in buona fede sia unidea molto consolante. Il mondo si regge su basi solide, le linee sono precise, basta incamminarsi correttamente e la verit la si trova. Magari nascosta, magari non subito ma c e trionfa prima o poi. Ora, non nego affatto che ogni tanto faccia bene a ciascuno di noi pensare in questo modo, rassicurante e per certi versi rende fermo il passo il sapere che le cose stanno cos, puoi avere la percezione che sei arrivato in fondo: l tutto chiaro, finalmente leggibile e finalmente diventa capace di un significato inequivocabile. E chi non vuole prenderne atto sicuramente, se non in mala fede, un po troppo superficiale o stupidamente relativista. Bene, ora ci si pu riposare tirando il desiderato sospiro di sollievo. Per questo, allora, non intendo minimamente aggredire lidea della verit ma, invece, allineare qualche considerazione sul perch mi sembri pi opportuno addestrarci anche a farne a meno. Perch utile articolare diversi punti di vista ciascuno dei quali ha ragione e dichiara una sua lucida ed equivalente verit? Mah, intanto perch permette una scelta etica di tuttaltra qualit. Ricercare e seguire il cammino della verit, presupposta come esistente, propone la correttezza dellindagine, il liberarsi dai pregiudizi che fanno velo, lonest del riconoscere anche gli eventi che non vorremmo ci fossero, la lucidit della buona fede che si forma in lunghi anni di esercizio. Ma scegliere un punto di vista significa assumersene la responsabilit: non si tratta pi solo di seguire un buon comportamento ma di dichiarare che si fatta la propria scelta: un punto di vista non che un punto di vista, per definizione non pu che essere parziale, per definizione non pu che essere contingente, riduttivo, personale. Ma il nostro. Per formarlo e sceglierlo mettiamo in ordine i pregiudizi che ci risultano pi utili e anche di questo ci dichiariamo responsabili. I nostri pregiudizi sono gli indispensabili componenti del nostro pensare, chi dice di non averne non sa quali sono i suoi, e cos non pu scegliere quelli che sono pi adeguati al momento Mi piace pensare che una volta lanno possiamo rovesciare il cassetto con tutte le nostre credenze, anche quelle pi nascoste e riservate, e piluccarne una per volta quelle che vogliamo conservare per il prossimo anno. Poi, per dodici mesi facciamo conto e uso di queste credenze come fossero vere e con loro definiamo il nostro punto 1

di vista. Attimo per attimo. Contesto per contesto, ma soprattutto ben definendo lobiettivo che cerchiamo di raggiungere. Perch una grande difesa della verit il suo dichiararla oggettiva. Ma oggettivo, o obiettivo che dir si voglia, anche lo stesso termine che racconta lo strumento con cui inquadriamo la foto come, anche, il termine che ci parla di uno scopo. Inquadriamo un soggetto verso un obiettivo da raggiungere: questa la foto. Che oggettivamente sta poi nelle nostre mani con una sua realt indiscutibile. Ma ciascuno ci vedr e ci legger ci che cerca. La verit non si rivolge a nessuno: e sta in se stessa. Indifferente, non ostile alla sua ricerca ma sostanzialmente la verit vergine. Non le interessa luso che ne vien fatto, non si occupa di chi ne viene coinvolto n delle conseguenze, lei non centra. Di origine divina, la verit si mostra, se qualcuno volesse prenderla in considerazione pu ben usufruirne. Un po come succede alla stazione con lannuncio dei treni: parte dal binario 13, comunque, che tu sia bianco o nero o asiatico, donna o uomo, ricchissima, magari e con tre lauree quanto migrante o affamata. E anche se non ti interessa, perch tu sei l non per partire ma solo ad aspettare un amico, lui, il treno, sempre a Viareggio va. Il fatto che sia vero, appunto, non rende di per s importante un fatto. Sono praticamente infinite le cose vere, gli eventi inconfutabili ma non basta la loro verit per farli divenire importanti. Tutta diversa la questione della stazione, se tu, invece, sei un macchinista e perfino proprio addetto a quel treno o, magari, se addetto al treno un tuo amico notoriamente sempre in ritardo. Allora la notizia della prossima partenza del treno fa s una differenza, s che diventa informazione preziosa! Che sto sostenendo? Semplicemente che il valore di una notizia, vera o falsa che sia, viene acquisito e definito esclusivamente allinterno e nel contesto di una relazione. E in quel preciso contesto, in quel momento esatto per quella persona l per come in quella situazione. E per come siamo noi che ci rivolgiamo a lei per lorario della partenza del treno. Se sappiamo che la persona un po sorda, alzeremo la voce, se molto ansiosa useremo un tono carezzevole, se carica di bagagli lo diremo prendendo noi una delle sue sacche, se siamo noi ansiosi trasmetteremo urgenza nella voce, se ci dispiace lasciarla lo annunceremo con un tantinello di mestizia. Ma pur sempre alle 18,30 il treno dovr partire, indifferente a chi trasporter, come per il 2

macchinista: non rileva, come sar invece per il controllore, chi salito sul treno: per il macchinista basta che le porte siano chiuse poi chi trasporta trasporta. Se solo ci riflettiamo un momento, la menzogna pi ricca e ampia della verit: perch, negandola, la contiene. Per poterla negare, devo considerarla, ma, soprattutto, per poter costruire una menzogna ho necessit assoluta di qualcuno cui raccontarla. Per questa persona la costruisco, per lei la cesello affinch divenga per lei credibile, e sia la sua valutazione a renderla vera. Chiunque voglia inventarsi un nome falso non pu che partire dal suo nome vero: un mio fratello ha scelto come nome darte per un suo intervento su un giornale russo il cognome Jenner, non poi cos lontano da Koch! Ogni falso non pu che contenere della verit: una verit che delloriginale dice e una autentica verit che la firma dellautore della menzogna. Relativit vuol dire che prendiamo le mosse da qualcosa o da qualcuno con cui stabiliremo una relazione di qualche tipo: di differenza, di articolazione, di commento, di sottolineatura Ma senza il primo termine non avrebbe senso il secondo, anche per questo che la matematica lunica lingua che, pur in termini spesso farraginosi, riesce a parlare e a esprimersi in qualunque lingua dicendo di ogni disciplina: perch la matematica mette in relazione le quantit, ne definisce la struttura e la funzione. Eh, gi, la funzione. Perch qualunque nostro atto, di conferma, smentita o amplificazione del dato cosiddetto vero, orientato verso un obiettivo. E se possiamo immaginare che allinterno di una relazione chiamiamo vero sostanzialmente ci su cui concordiamo, ne affermiamo la verit in rapporto a un obiettivo che vogliamo raggiungere. Cio diciamo qualcosa, qualsiasi cosa, sempre verso uno scopo. Questo un po ci scandalizza e ci fa soffrire, noi che ci riempiamo la bocca e il cuore con lidea della spontaneit, che ci illudiamo di poter pensare, parlare, agire senza interessi. Dice la dottrina cattolica: si pecca per pensieri, parole, opere e omissioni. Euripide, pi serio ancora, scrive che siamo responsabili perfino di ci che sogniamo. E ne siamo responsabili perch cercando di ottenere qualcosa abbiamo messo in moto unazione sia pur infinitesimale che ha comportato delle conseguenze. Lo so che sembra esagerato farla tanto lunga ma le parole sono importanti, molto molto pi importanti di quanto siamo abituati a pensare. Hanno conseguenze sulla nostra struttura fisica e mentale, danno forma letteralmente alla nostra persona: dal corpo prendono vita e al corpo ritornano in un ciclo incessante di trasformazione. Un 3

ciclo che non a senso unico, la persona umana un unicum che raccorda fisico, psichico, mentale, spirituale, se ne sono ben accorti anche gli psicosomatisti. Ciclo che crea e racconta e forma la vita. Assumere, allora, un punto di vista significa anche in qualche termine deformare il cosmo, agganciandolo a noi. E non possiamo non farlo, vivere comporta necessariamente intervenire. Meglio, dunque, farlo in modo consapevole, assumersi apertamente e serenamente la responsabilit di ci che pensiamo, vediamo, diciamo, facciamo. Responsabilit vuol dire rispondere, dare conto di ci che siamo e di come operiamo nel mondo. questa la dimensione etica, la responsabilit della persona adulta che opera delle scelte intrecciando desiderio, risorse, contesto, emozioni di ogni genere, obiettivi e verifiche ecologiche. Ben differente, dal mio punto di vista, dalla morale dellobbedienza a principi veri e stabiliti. I principi non sono punti cardine originari da cui discende lazione moralmente corretta, i principi per definizione sono sogni, vision, desideri cui si orienta la scelta della persona libera, che li ha eletti come suoi, per avvicinarne lattuazione. Che ogni uomo debba divenire eguale e pari per dignit agli altri non un principio, uno straordinario obiettivo. Che a ciascuno spetti la ricerca della felicit, come afferma la Costituzione degli Stati Uniti, che ci debba essere libert dal bisogno, dalla paura per poter essere liberi di realizzare ed esprimere pienamente se stessi non un principio, un orizzonte che dota di senso lazione di ogni giorno. Un orizzonte che segna il punto darrivo e il confine del panorama: un orizzonte non lo si raggiunge ma indirizza il passo. Per conquistarlo, per sciogliere le persone umane dalla violenza della schiavit in ogni sua forma anche nascosta, occorre un agire. Affinch si possa raggiungere la piena umanit di ciascuno, occorre guardare in avanti, non appoggiarsi allindietro come il principio fosse un muro, un sostegno che ci mette al sicuro. Perch ogni cosiddetto principio non vero in s, non esiste se non quando qualcuno di noi lo elegge a suo progetto. Allora pu inverarsi nellazione, allora pu dotare di senso una esistenza. Scelta, voluta e di cui rendere conto attimo per attimo.

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