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Minucio Felice Avvocato ed africano (era nato probabilmente a Cirta la patria di Frontone), Marco Minucio Felice esercitava la sua

attivit a Roma, dove godeva di condizioni di buona agiatezza economica. Contemporaneo di Tertulliano, secondo alcuni scrisse qualche anno prima di lui, sul finire del l secolo, secondo altri invece la sua opera va collocata nei primi decenni del III secolo, fra la produzione di Tertulliano e quella di Cipriano. Oltre al dialogo Octavius, che ci ha lasciato, Minucio avrebbe scritto un De fato che non ci pervenuto. Il dialogo Octavius si svolge sul lido di Ostia, fra tre personaggi: il pagano Cecilio, il cristiano Ottavio e Minucio stesso. Ottavio rimprovera Cecilio per un gesto di adorazione ad una statua del dio Serpide, e Cecilio propone di esporre le reciproche ragioni e di nominare Minucio giudice della controversia; ma dopo le due orazioni, quella di Cecilio contro il Cristianesimo e quella di Ottavio a suo favore, non c bisogno di un giudizio, perch Cecilio ammette di essere stato sconfitto. Gli argomenti discussi sono quelli che compaiono anche negli altri apologeti, compreso Tertulliano: il monoteismo preferibile, anche razionalmente, al politeismo; i cristiani non sono colpevoli dei misfatti che vengono loro imputati, anzi spesso sono proprio i loro accusatori ad essere macchiati da tali colpe; se i pagani comprendessero le istanze di pace e di amore del Cristianesimo non lo avverserebbero, anzi si convertirebbero subito. La differenza fra la trattazione impostata da Minucio e quella di Tertulliano, ad esempio nellApologerico, non potrebbe per essere pi evidente: Minucio scrittore fine e delicato, rifugge dalle grossolanit che Tertulliano invece ama; Minucio fonda la sua argomentazione sulla logica e sul ragionamento pacato, mentre Tertulliano cerca di emozionare e di colpire i sentimenti. Minucio si rivolge ai pagani colti, per convertirli, e cita quindi con abbondanza gli scrittori classici, astenendosi dai riferimenti alla Bibbia; Tertulliano si scaglia contro i pagani per consolidare i cristiani nella loro fede, e tuttal pi pu pensare di conquistare al Cristianesimo le future generazioni, che non si siano ancora macchiate del peccato di idolatria. In conclusione, se Tertulliano colpisce il lettore per il suo gusto dellesasperazione, Minucio Felice appare al contrario un modello di equilibrio e di buon senso. Questa differenza ha spesso comportato per Minucio accuse di debolezza e di incapacit, di incertezza nella fede, di prevalenza degli interessi letterari su quelli religiosi; ma chi abbia sufficiente sensibilit per cogliere le sfumature ed i mezzi toni, e sufficiente buon gusto per apprezzare unopera che rifiuta programmaticamente ogni scadimento di livello, ogni concessione al patetico, dovr apprezzare la serenit e la dignit della discussione. Ci non toglie, certo, che molta attenzione sia anche riservata allaspetto letterario: Cicerone un modello sempre presente nella costruzione del periodo. Alcune scene della cornice che inquadra il dialogo sono pezzi di bravura giustamente apprezzati, come la famosa descrizione dei ragazzi che giocano sulla spiaggia facendo rimbalzare sullacqua dei sassi piatti, la passeggiata sullestremo lembo di sabbia bagnato dalle onde, la sosta stilla scogliera, dove i protagonisti si siedono a parlare nella fresca mattina dautunno, la conclusione con i tre amici che si salutano contenti della bella discussione, e felici di aver appianato le divergenze. Col suo tono sereno e al tempo stesso malinconico, con la sua composta razionalit, 1 Octavius segna la fine del mondo classico e il passaggio al Cristianesimo sulla linea della continuit, non della rottura, come auspicava Tertulliano, con il Cristianesimo dei ceti dirigenti, i quali non vogliono che il cambiamento di religione si a accompagnato da sommovimenti sociali. e sono convinti che debbano comunque sopravvivere la finezza e lequilibrio costruiti da secoli di civilt greco-latina; nel progetto di Minucio non c spazio per le stranezze giudaiche e per gli estremismi dei cristiani radicali. Non si pu negare che il suo Cristianesimo sia autentico e sincero, ma certamente nulla ha della carica rivoluzionaria che ne aveva facilitato la diffusione fra i ceti subalterni, e che per alcuni intellettuali costituiva ancora il fascino principale della nuova religione.

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