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Dal vuoto al metodo: un itinerario In un testo da leggere e rileggere, Tracce desperienza cristiana, don Giussani osserva: Per incontrare Cristo, quindi, dobbiamo innanzitutto impostare seriamente il nostro problema umano. Qui si dice: il nostro problema umano, non quello generale, che rischierebbe di affratellarci agli illuministi, per i quali esiste lUmanit astratta, ma non il corposo e visibile vicino della porta accanto. Dunque: lUmanit come categoria generale, ma non lio che ci guarda e ci domanda attenzione. Il nostro problema umano, dunque. Il mio problema umano. Don Carron ci sta aiutando a cogliere, passo dopo passo, in un vero e proprio percorso, i tratti concreti, rintracciabili nellesperienza, del nostro volto umano: dalla vita come vocazione allattesa, come struttura fondamentale dellessere-nel-mondo. E il nucleo dal quale partire, per porci una domanda: se il mio problema umano -dunque il mio desiderio di amare ed essere amato, di essere quel che sono e di aiutare gli altri, che mi sono vicini, a fare altrettanto fatto di questa materia cos tangibile, perch io, quando decido e vivo, mi sento immerso in una specie di calotta vuota? Perch la paroletta crisi sta invadendo cos brutalmente ed estensivamente la mia testa e il mio cuore, fino al punto di non ascoltare pi le indicazioni giuste ed adeguate della mia compagnia di amici, ma i media, i soloni di turno, gli analisti tutti rigorosamente sistemati nellestablishment e dunque interessati a chiacchierare di apocalissi prossime venture, ad uso e consumo dei padroni di turno? Perch? Unipotesi da considerare: io non riesco a metabolizzare quel fenomeno complesso che si chiama horror vacui, paura del vuoto del mio vuoto e che, in realt, si accosta al fenomeno dellattesa che, come ha richiamato Carron, lascia in noi un tedio, un fastidio miracoloso e

fruttuoso, se adeguatamente letto e inscritto nel cammino di ogni giorno. Mettiamola cos: ogni decisione, in ogni istante, produce in noi uno scarto, perch quellattesa viene come bruciata e, da questo movimento, nasce qualcosa di nuovo. Qualcosa di nuovo che fa morire quel precedente passo dal quale siamo partiti, e ci produce un senso di vuoto, che dobbiamo stare attenti a riempire con la tensione alla verit di noi. E la Lettera ai Filippesi di questa Domenica di Quaresima: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mta, dice san Paolo. Perch? Ma perch aggiunge anchio sono stato conquistato da Ges Cristo. E Isaia, nella Prima Lettura: Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?. Aprir anche nel deserto una strada, immetter fiumi nella steppa. Quindi, nel deserto della mia vita, Dio crea una cosa nuova, a condizione che la mia libert aderisca a questa proposta, che mi viene comunicata attraverso i fatti e i gesti della vita, nella compagnia che scalda la mia esistenza: cos il vuoto diventa il deserto, cio loccasione di cui Dio si serve per fare una cosa nuova, creare una novit, permettendomi di salpare per un nuovo viaggio. Seguendo questa pista, anche nel deserto, anzi soprattutto nel deserto dei miei giorni, vedr spuntare lalba di un nuovo giorno, proprio come spunta lalba, a tappe, con discrezione e cura della mia vista, educandomi ad aprire le serrande per incontrare una cosa nuova, quel nuovo giorno, di cui ancora non so niente. Se, da un lato, dunque, l orrore del vuoto un fatto naturale e del tutto umano, dallaltro, disumano affrontarlo facendoci trascinare nelle piazze del nulla dai media e dai nuovi cantori del potere dominante. Il vuoto la premessa del pieno accolto come un dono e una fatica della nostra libert. Ogni giorno. Se non ci muoviamo cos, siamo come tutti gli altri e cerchiamo la soddisfazione - come osservava Carron agli ultimi Esercizi della Fraternit dove la cercano tutti gli

altri. E questo il vero scacco dellio, non tanto il vuoto, la noia, il deserto interiore. C un cammino da fare attraverso il deserto, ecco perch questo davvero il tempo della persona. Seguire, dunque, il passo della libert; perch bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima, eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata della luce; spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo unaltra via (T.S. Eliot). Raffaele Iannuzzi

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