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I DELITTI CONTRO LA VITA (Patalano)

I DELITTI CONTRO LA VITA NEL SISTEMA DEL CODICE PENALE I delitti contro la vita e lincolumit individuale (capo I,titolo XII) offendono linteresse allintegrit fisica e morale della persona. Il legislatore del 1930 ha seguito un criterio sistematico diverso da quello adottato nel codice penale del 1889,egli incrimina sia fatti che possono offendere le persone fisiche,sia fatti che possono offendere le persone giuridiche (es. diffamazione). I delitti contro la vita prendono in considerazione condotte lesive del bene individuale dellesistenza,mentre i delitti contro lincolumit personale riguardano quelle aggressioni che ledono o pongono in pericolo lintegrit del singolo. Nei codici preunitari la descrizione normativa dei delitti contro la vita si riferiva espressamente alla soppressione fisica delluomo. importante stabilire quali requisiti deve possedere luomo affinch laggressione al bene della vita diventi rilevante. Nella dottrina tradizionale si discusse ampiamente se,ai fini della configurabilit dellomicidio,il soggetto passivo dovesse essere oltre che vivo anche vitale. Parte della dottrina afferm che la condizione del fanciullo non vitale solo apparenza di vita. Tale teoria fu respinta sul presupposto che la legge deve assicurare protezione alla vita umana qualunque sia la sua durata in quanto dal punto di vista giuridico non esiste una distinzione tra vita e vitalit. Questa concezione era basata sullidentico grado di pericolosit del reo. In alcuni casi diventa importante stabilire se il soggetto al momento dellaggressione era in vita o meno ( ad es. quando un soggetto subisce quasi contemporaneamente una purit di aggressioni). La legge non fornisce una definizione normativa della morte valida in assoluto;in ogni caso si fa coincidere la morte con uno stato patologico di totale assenza delle funzioni vitali assolutamente irreversibile. Nondimeno,appare necessario individuare con estrema precisione il momento in cui ha inizio la vita delluomo: il legislatore ha individuato la nozione di uomo allargandone i confini fino a ricomprendere il feto durante il parto. Si deve precisare che laggressione alla vita pu assumere una differente rilevanza a seconda delle prerogative o qualifiche del soggetto (si pensi al delitto di attentato contro il Presidente della Repubblica). Infine lart. 575 c.p. consente di escludere che la legge punisca anche quegli atti diretti a sopprimere la vita dello stesso soggetto agente. Il suicido,in altre parole,non punibile nel nostro ordinamento,nemmeno nellipotesi di tentativo,cio quando la morte non si verifichi. Tuttavia ci non significa che nel nostro ordinamento viga il principio dellassoluta disponibilit della propria vita. La punibilit dellomicidio del consenziente ne la dimostrazione. OMICIDIO DOLOSO 1) Il contenuto dellintenzionalit dellagente Il codice penale distingue varie figure di omicidio in base al diverso stato dellintenzione : omicidio doloso,colposo e preterintenzionale. 1

Parte della dottrina invece distingueva lomicidio in colposo e doloso,e questultimo in volontario e preterintenzionale. Tale teoria,che riconduce arbitrariamente lomicidio preterintenzionale allo schema del ferimento seguito da morte,non pu essere accettata in quanto lart 43 c.p nel definire lelemento psicologico del reato,distingue nettamente il delitto doloso da quello preterintenzionale sulla base del diverso contenuto dellintenzione rispetto allevento verificatosi. Secondo lart. 575 chiunque cagiona la morte di un uomo punito con la reclusione non inferiore ad anni 21. Tale articolo,non riproduce la formula del vecchio art.364 codice Zanardelli,ove si faceva espresso riferimento al fine di uccidere. Linnovazione non fu accolta favorevolmente da alcuni giuristi,i quali sottolinearono la genericit dellincriminazione contenuta nellart. 575 che,privata delloriginario riferimento allanimus necandi,forniva la definizione di ogni omicidio e non soltanto quella dellomicidio doloso. La Relazione ministeriale al codice penale fece tuttavia osservare che linciso al fine di uccidere era superfluo in quanto costituiva uninutile ripetizione dellelemento subiettivo gi fissato nellart. 43. Ne consegue che lomicidio incriminato nellart. 575 quello doloso in quanto si richiede che levento morte debba essere preveduto e voluto dal soggetto come conseguenza della propria azione o omissione. Non basta quindi la previsione e volizione dellevento,ma necessario che il soggetto preveda laggressione al bene tutelato e intenzionalmente la realizzi come conseguenza del proprio comportamento. Del resto anche quando la morte si verifica in conseguenza dellazione del colpevole,lindagine sulla sussistenza o meno dellintenzione di uccidere costituisce una tappa obbligata nellaccertamento della tipicit del fatto,per stabilire se si configura la fattispecie dolosa o quella preterintenzionale.

2) Le distinzioni del dolo La dottrina considerando il rapporto esistente tra la previsione e la volont dellevento nonch la natura di questultimo,ha elaborato diverse categorie di dolo. In primis,nellambito del dolo diretto o determinato bisogna distinguere tra dolo dimpeto e di riflessione. Mentre nel primo caso il colpevole si determina allazione sotto una spinta improvvisa,nel secondo agisce con ponderazione. I problemi pi delicati nellindividuazione del contenuto della volont,ai fini della configurabilit dellomicidio,sorgono in relazione al dolo eventuale che si ha quando lagente prevede come possibile un certo evento,accettando il rischio del verificarsi del medesimo ed agendo anche a costo di determinarlo. In tal caso non si tratta di una volont che ratifichi levento morte,ma di una volont che pur mirando ad altro scopo,si pone consapevolmente a causa dellevento stesso. La giurisprudenza dunque,tende a configurare il dolo eventuale come dolo di semplice rappresentazione. In altre parole lagente si rappresenta come probabile o possibile levento pi grave e ciononostante,agisce ugualmente anche a costo di cagionare tale evento. Il dolo eventuale va distinto nettamente dalla colpa cosciente che si configura quando il colpevole agisce con imprudenza nonostante la previsione dellevento che si era ceri di evitare. Invece nel caso del dolo eventuale,lagente accetta il rischio dellavverarsi dellevento lesivo determinandosi cos a volerlo,sia pure indirettamente. Molto spesso la dottrina ha fatto coincidere il dolo eventuale con il dolo indeterminato, Questa specie di dolo caratterizzato da una generica volont di ledere e si tradurrebbe in un animus necandi soltanto in conseguenza del verificarsi dellevento morte. La categoria del dolo indeterminato non stata accolta nel nostro ordinamento per vari motivi: a) esso presenta insuperabili difficolt in tema di tentativo quando la morte non si verifica; b) se la morte si 2

verifica, impossibile distinguere lomicidio doloso da quello preterintenzionale,che anche si basa sullanimus laedendi. Non pu concepirsi un dolo che anzich essere individuato ab inizio nel suo reale contenuto volitivo, debba determinarsi a posteriori nelleffetto che esso si realizzato Inoltre stato ritenuto che il dolo indeterminato non accettabile in quanto limita loggetto del dolo solo ad uno dei suoi momenti;si accontenta cio del momento rappresentativo senza prendere in considerazione il momento volitivo. Il Carrara ha osservato che lomicidio doloso pu essere dichiarato anche in presenza di un animus necandi implicito,cio quando si usarono mezzi che per loro natura dovette prevedersi che avrebbero potuto cagionare la morte,ma questa non era voluta come risultato necessario dei propri atti. Si sottolinea per che la giurisprudenza restia ad accettare la categoria del dolo indeterminato,in quanto con essa si svincola il contenuto della volont del soggetto da ogni riferimento al risultato concreto della condotta. Il generico animus laedendi non sufficiente quindi a configurare lomicidio doloso. Il delitto previsto dallart. 575 si integra anche nel caso di dolo alternativo,cio quando il soggetto si rappresenta la possibilit del verificarsi di due eventi e si determina allazione essendogli indifferente quale dei due risultati seguir in concreto alla sua condotta. 3) Laccertamento della volont omicida Per laccertamento della voluntas necandi ci si affida ad una serie di regole desperienza,la conformit alle quali sufficiente per ritenere dimostrato tale fatto psicologico. Anche per lomicidio doloso si pu affermare quindi che lesistenza di una volizione e di una rappresentazione si desume da circostanze esteriori. Gli elementi dai quali si ritiene di poter dedurre la prova della volont omicida possono essere sistemati in due categorie. La prima comprende tutti gli elementi riconducibili allautore del fatto e che quindi definiamo soggettivi come ad esempio i motivi a delinquere (detti comunemente causale del delitto),lindole del reo,la sua particolare abilit nelluso dellarma,i rapporti con la vittima. Nella seconda categoria possono invece inquadrarsi tutte le circostanze esteriori o elementi soggettivi,che riguardano essenzialmente le modalit della condotta (anche susseguente al reato) e il mezzo omicida adoperato dal colpevole. a) La causale,cio il movente che spinge il soggetto a compiere lazione criminosa, uno degli elementi da cui pu desumersi lanimus necandi. Secondo la giurisprudenza,alla causale non pu essere assegnato un autonomo valore probatorio;essa costituisce solo un elemento che concorre allaccertamento della voluntas necandi quando le modalit esteriori dellazione e le altre circostanze del fatto gi di per s non la conclamino. Ad esempio la causale non indispensabile quando certa la colpevolezza del prevenuto,mentre lo diventa in caso di procedimento indiziario in cui pu fornire al giudice il ragionevole convincimento della responsabilit dellimputato. Questa sussidiariet probatoria della causale rispetto ad altri elementi di valutazione,risale allorientamento secondo cui,nel reato di omicidio,la mancanza di un movente non costituisce valida ragione per escludere lanimus necandi,poich si pu volere la morte di una persona anche per motivi futili o sproporzionati rispetto alla gravit del delitto. b) Ma la prova della volont omicida spesso affidata ad elementi oggettivi come il numero dei colpi e la violenza con cui questi sono stati inferti,nonch la loro direzione;si tratta cio di elementi che rientrano nelle modalit del fatto. Altro elemento preso in considerazione il mezzo con cui viene consumata laggressione. Si noti per che la potenzialit lesiva dellarma non da sola sufficiente a provare la volont omicida,specie in tutti i casi in cui larma sia stata usata in modo anormale (si pensi ad un fucile usato come clava nel corso di una rissa). Pi che la astratta potenzialit lesiva si devono 3

prendere in considerazione le concrete modalit duso da parte del soggetto,cio si dovr provare che lagente era pienamente consapevole della potenzialit lesiva del mezzo che adoperava (ad es. si ritenuto configurabili lomicidio doloso nel caso in cui uno dei contendenti aveva impugnato un cacciavite che si trovava nella sua automobile e aveva colpito lavversario al cuore). Lerrore sulla lesivit del mezzo adoperato esclude il dolo in quanto determina nellagente un erronea rappresentazione dei risultati della propria condotta,al punto che non si pu dire che il soggetto abbia preveduto e voluto la morte dellaltro come conseguenza della sua azione (es. il caso di chi per scherzo usi una pistola ritenendola scarica e cagiona la morte di un altro). A conclusioni diverse si giunge nel caso in cui lerrore riguardi non lattitudine offensiva dellarma ma la sua concreta potenzialit. In questo caso lagente non ignora che larma possa offendere,ma le attribuisce per una errata valutazione un minor carico offensivo (es. un soggetto volendo uccidere il suo avversario,ignorando le caratteristiche di una pistola che pu sparare anche a raffica,colpisce una persona diversa da quella designata). 4) aberratio ictus e cause di giustificazione : in particolare legittima difesa Lart. 82 comma 1,prevede lipotesi in cui il soggetto attivo offenda una persona diversa da quella cui laggressione era diretta. In tal caso il colpevole risponde come se avesse commesso il reato in danno della persona che voleva offendere. Trattasi di un errore accidentale che di per s irrilevante;ai fini della punibilit del fatto realizzato in danno di persona diversa necessario che laltro evento,quello ideato dallagente,assuma il carattere di offesa cagionata intenzionalmente. Si noti che lart. 82 non si applicher nel caso in cui il colpevole si prefigura la possibilit che in conseguenza della sua condotta,oltre alla vittima designata,potranno verificarsi anche la morte o lesioni di altre persone. Il colpevole risponder di omicidio tentato o consumato. Ci si chiede se il soggetto di fronte ad una pericolo attuale di un offesa ingiusta, colpisca non laggressore ma un terzo, configurabile nei confronti del terzo la legittima difesa ? Una prima tesi fa riferimento proprio allaberratio ictus: nei confronti del terzo si potr invocare la legittima difesa, sempre che loffesa al terzo non sia stata determinata da colpa; la giustificante sussiste anche per levento non voluto perch, per la responsabilit penale, la legge considera il fatto come se commesso contro la persona alla quale era diretto (art.82 c.p.) Patalano non concorde con tale soluzione, in quanto ritiene che lart. 82 presupponga un fatto antigiuridico; la legittima difesa riguarda esclusivamente il caso di chi reagisce contro il pericolo attuale che proviene dalla persona che lo ha generato, quindi letteralmente lart. 52 non consente di giustificare loffesa recata ad un terzo estraneo; il risultato diverso proprio perch non voluto dallagente, non pu essere scriminato a norma dellart. 52 c.p. . Nella legittima difesa levento lesivo realizzato dallaggredito un evento voluto, nel senso che il soggetto, spinto dalla necessita di difendersi, commette intenzionalmente un fatto costituente reato. Quindi nei confronti di un soggetto diverso dallaggressore non potr parlarsi di legittima difesa, ma di stato di necessit. Questa soluzione pu ritenersi corretta a condizione che lomicidio del terzo non sia configurabile a titolo di colpa, e cio che esso non si verifichi per imperizia, negligenza, imprudenza. 5) il dolo generale

Laccertamento del nesso causale tra azione ed evento riveste importanza particolare nelle ipotesi in cui la morte della vittima derivi da una pluralit di condizioni,di cui solo alcune sono realizzate dal colpevole con animus necandi. La nostra legge penale accoglie il principio di equivalenza delle cause,secondo cui le cause concorrenti che da sole non siano sufficienti a determinare levento,sono tutte e ciascuna,causa dellevento.Ad esempio risponderebbe di omicidio doloso colui che con animus necandi leda gravemente il soggetto passivo pur senza ucciderla,da convincersi del suo decesso e ne provoca in effetti la morte in conseguenza di atti diretti a nascondere occultare o sopprimere il cadavere,gettandolo in un pozzo. Un tale assunto stato criticato in quanto il tentativo di operare un collegamento tra le due condotte sul piano della causalit,risulta arbitrario,dal momento che esse realizzano due eventi distinti. Secondo il Vannini,se lagente dopo aver realizzato un comportamento doloso,ritiene erroneamente di aver cagionato levento voluto,e questo poi si verifica successivamente in conseguenza di unazione realizzata dal reo per ottenere un fine diverso,ugualmente lagente risponder a titolo di dolo,perch la seconda azione soltanto per errore non dolosa. Siamo dunque di fronte ad una vera e propria presunzione di dolo,fondata sul presupposto che la coscienza e volont dellevento,sussistendo nel momento iniziale della condotta sussistono anche nella fase successiva. I presupposti di questo orientamento si riconducono alla concezione del dolo generale che come possiamo notare estende lambito dellelemento psicologico del reato e quindi della tipicit dellomicidio doloso. Questa figura non fu mai fondata su presunzioni,ed anche in passato,quando si propose di introdurre una nozione legislativa di dolo generale contrapposta a quella di dolo particolare,si disse che il dolo generale ha le stesse conseguenze del dolo particolare. Ma come si diceva in precedenza,tali argomentazioni sono state largamente criticate. A ben vedere,nel caso prima prospettato,non si pu ritenere applicabile lart. 575. Mentre lanimus necandi ed il mancato verificarsi della morte,che caratterizzano la prima fase,possono dar luogo ad un tentato omicidio;nella seconda fase si configura un omicidio colposo perch lagente non vuole la morte della vittima come conseguenza della sua azione. Si deduce che la nozione di dolo generale si pone in contrasto con la normativa sul rapporto di causalit. Le cause sopravvenute dunque interrompono il rapporto di causalit quando da sole sono sufficienti a produrre levento. Si noti che nellomicidio volontario no sempre agevole stabilire se levento morte sia effettivamente riconducibile,sotto il profilo causale ad un dato comportamento. Ad esempio,nonostante lintenzione di uccidere,lagente pu rispondere solo di omicidio tentato,qualora nonostante lidoneit della condotta a produrla,la morte sia stata conseguenza di concausa inseritasi nel rapporto causale e da sola sufficiente a produrla. 6) Il problema della rilevanza della condotta omissiva Va detto preliminarmente che lomissione affinch sia rilevante ai fini della configurabilit dellomicidio,deve presupporre a carico del soggetto agente un obbligo giuridico di impedire la morte della vittima. Questobbligo pu derivare direttamente dalla legge oppure dal fatto che il soggetto attivo sia investito di una particolare funzione (es. il medico),o ancora da un rapporto contrattuale. In questi casi quindi levento morte dipende sotto il profilo causale dalla violazione di tale obbligo giuridico. Ma cosa accade se lomissione si ricollega ad un precedente comportamento doloso o colposo dellagente (es. Tizio volendo cagionare solo una lesione personale a Caio,lo ferisce tanto gravemente che senza un immediato soccorso morir,e poi omette di intervenire). Secondo parte della dottrina in questo caso si configurerebbe unipotesi di omicidio preterintenzionale sussistendo sempre il nesso di causalit tra lazione diretta a cagionare le lesioni e la morte. 5

Ma a ben vedere,potrebbe configurarsi lomicidio doloso per omissione se risulta rispettata una specifica condizione e cio che il soggetto attivo si prospetti la morte del ferito e,sia pure a titolo di dolo eventuale,ne voglia il verificarsi come conseguenza della condotta omissiva. Nel caso in esame la condotta del soggetto attivo si divide in due momenti: nel primo lagente vuole cagionare le lesioni e levento si verifica;nel secondo il soggetto consapevole di aver cagionato ferite pi gravi di quelle dovute,muta il proprio disegno originario e cagiona intenzionalmente la morte omettendo di prestare soccorso. 7) Lomicidio indiretto Vi sono varie,fattispecie di omicidio nelle quali la morte procurata attraverso mezzi inusuali la cui attitudine lesiva non accertata. Si discute ad esempio se il reato in questione si configuri nel caso in cui la morte sia stata cagionata mediante contagio di sifilide. Si parler di omicidio volontario solo nel caso in cui sar possibile accertare un grado di consapevolezza tale nellagente per cui egli si prefissato di provocare la morte della vittima;si consideri infatti che lincertezza da parte del colpevole in ordine al verificarsi dellevento non esclude il dolo,dal momento che il soggetto compie la condotta con lintenzione di cagionare levento. Particolare interesse desta la questione relativa alla possibilit di configurare o meno lomicidio volontario mediante mezzi giudiziari,cio attestando dolosamente il falso a danno di un innocente in un giudizio capitale,spingendo poi il magistrato alla ingiusta condanna. La configurabilit dellomicidio indiretto venne tuttavia criticata per le difficolt provare la direzione degli atti morali verso levento di morte,ma anche per la diversa oggettivit giuridica dellomicidio rispetto alla calunnia e alla falsa testimonianza. Pi che una causa di omicidio,queste ultime potrebbero definirsi unoccasione di omicidio. Inoltre il rapporto causalit tra la falsa testimonianza e levento morte spezzato dallintervento dellAutorit giudiziaria dal momento che non potrebbe mai negarsi che la morte del condannato pur sempre conseguenza del giudizio di un magistrato. Lintervento della decisone giudiziaria in altre parole,funzionerebbe da causa sopravvenuta. Si delinea perci un particolare caso ove si applica lart. 48 c.p : lautore materiale o immediato del delitto sar la Corte che pronuncia lingiusta sentenza, mentre lautore mediato colui che con la falsa testimonianza ha indotto in errore lautorit giudiziaria. questa dunque una classica ipotesi di reit mediata ove si esclude la punibilit dellautore e la responsabilit ricade sullautore della condotta ingannevole. Una volta accertato il nesso causale tra la condotta ingannevole e la condanna del soggetto innocente non potr quindi porsi in discussione la configurabilit dellomicidio doloso. Lomicidio indiretto si configura anche nel caso di consegna di militari stranieri in tempo di guerra e attraverso i c.d mezzi morali,anche in questultimo caso bisogner valutare se la morte sia dipesa dalla condotta dellagente; qualora si possa dimostrare il rapporto di causalit bisogner accertare la volont omicida. Un esempio dato dal caso in cui un soggetto offenda una persona particolarmente fragile di salute e con un turbamento le procura la morte. LE AGGRAVANTI PREVISTE DAGLI ARTT. 576 E 577 C.P Il codice Rocco ha previsto una disciplina delle aggravanti radicalmente nuova rispetto al codice Zanardelli,che attualmente sono raggruppate in base al criterio della diversa natura e misura della pena. Tuttavia la sistemazione negli artt. 576 e 577 delle circostanze che comportano rispettivamente la pena di morte e lergastolo,appare ormai superflua,per labolizione nel nostro ordinamento della pena di morte. Dunque in presenza di ogni circostanza si applicher sempre la pena dellergastolo. 6

Altra novit di rilievo attuata dal codice Rocco la mancata previsione dellomicidio col mezzo dellincendio o inondazione,che rientra nel delitto di strage. Il legislatore,nella determinazione delle aggravanti ha considerato sia elementi subiettivi (intensit del dolo) sia elementi obiettivi come lentit del danno o la natura dei mezzi impiegati. a )Circostanze riguardanti le qualit della persona offesa : una delle tradizionali aggravanti si integra nel caso in cui loffeso del reato sia un ascendente o discendente. Il legislatore ritenne per che la sola violazione del rapporto di parentela,sebbene gravissima,non legittimasse la pena capitale. Era necessario il concorso di ulteriori elementi come la perversit del movente,la crudelt nella consumazione,ovvero laver adoperato mezzi oggettivamente fraudolenti come il veleno.. Le aggravanti di cui agli art. 576 n.2 e 577n.1 hanno unindubbia natura soggettiva,dal momento che in ogni caso si tratta di circostanze che riguardano i rapporti tra il colpevole e loffeso. Le circostanze in parola sono escluse dallerror in persona e dallaberratio ictus. b ) Circostanze concernenti le qualit del soggetto attivo : Lomicidio aggravato se a commetterlo il latitante o dallassociato a delinquere per sottrarsi allarresto,cattura,carcerazione o per procurarsi mezzi di sostentamento. Trattasi di una tipica aggravante soggettiva. Si noti che se lomicidio non commesso per una delle finalit previste allart. 576 n. 3,si applicher laggravante comune di cui allart. 61. Tale circostanza non si ritiene applicabile alla figura dellevaso nonostante ricorre la medesima ratio,in quanto anchegli si sottratto volontariamente ad un legittimo ordine di cattura o carcerazione. Per quanto concerne la qualit di associato a delinquere,questa assume rilevanza solo se attuale. In altre parole non assume alcuna importanza il fatto che il soggetto sia stato condannato in precedenza per il medesimo reato. importante sottolineare che laggravante in esame si applica anche se lomicidio venga consumato in danno di un privato cittadino che nei casi consentiti provveda personalmente allarresto o alla cattura del latitante o associato. c ) Circostanze concernenti il mezzo omicida adoperato : Unulteriore aggravante prevista se la morte cagionata col mezzo di sostanze venefiche ovvero con altro mezzo insidioso. La ratio dellaggravante sta nel fatto che la natura fraudolenta del mezzo,ostacolando la privata difesa,agevola il conseguimento del fine omicida. Va precisato che non ha rilevanza la modalit di somministrazione della sostanza in quanto persino la somministrazione di piccole dosi giornaliere purch idonee a provocare col tempo la morte,pu far configurare laggravante. Mai come per il veneficio,la configurabilit dellomicidio dipende dalle caratteristiche del mezzo adoperato e dalla sua potenzialit lesiva. In tal caso il mezzo delittuoso un elemento essenziale della struttura del fatto;infatti nel veneficio se viene a mancare laggravante non si configura il delitto nemmeno sotto forma di tentativo. Si ricorda che il concetto di mezzo insidioso comprende non solo i mezzi fraudolenti ma anche quelli violenti come una buca nascosta. Va detto infine che la circostanza in esame ha natura oggettiva in quanto attiene ai mezzi e alle modalit dellazione. d ) Circostanze relative ai motivi della condotta omicida : per quanto concerne i motivi a delinquere la legge non fa altro che richiamare le aggravanti comuni previste nellart. 61. Si ricorda che il motivo abietto quello moralmente riprovevole e che evidenzia unaccentuata tendenza a delinquere del reo per la sua spiccata malvagit. Il motivo invece futile quando sproporzionato rispetto al reato commesso. Laggravante in esame ha natura soggettiva. e ) Ulteriori circostanze infine riguardano le modalit della condotta. Tra esse ricordiamo laver adoperato sevizie,gli atti di libidine violenti,laver agito con particolare crudelt.

LA PREMEDITAZIONE 1 ) Analisi dei vari orientamenti sul concetto di premeditazione Lart 577 n.3 del c.p. prevede la pena dellergastolo nel caso in cui lomicidio doloso sia commesso con premeditazione. La premeditazione una aggravante speciale, ad effetto speciale per lomicidio, in quanto comporta il mutamento della sanzione dalla reclusione allergastolo, mentre una aggravante ad effetto ordinario per i delitti di lesione personale e omicidio preterintenzionale in quanto comporta un aumento della pena fino ad un terzo. Nonostante la gravit delle conseguenze sanzionatorie che sono ricollegate alla premeditazione, il codice penale in vigore si limitato a farvi un semplice riferimento, senza definire cio i requisiti, quasi come si trattasse di concetto unanimamente accolto in dottrina e in giurisprudenza. In realt, si tratta di una nozione estremamente controversa e di difficile determinazione. stato osservato da una parte della dottrina che una definizione legislativa della premeditazione non sarebbe necessaria in quanto si tratterebbe di un concetto generale, di un processo psichico interno allanimo umano, si tratterebbe dunque di una realt giuridica intuitiva. Secondo altri, la definizione della aggravante in esame soddisferebbe principalmente la fondamentale esigenza di certezza del diritto, proprio in riferimento alle delicate conseguenze sanzionatorie che derivano dallapplicazione della circostanza in esame. Lopportunit o meno di definire legislativamente la premeditazione ha caratterizzato i lavori preparatori sia del codice del 1889 sia quello del 1930. Il legislatore del 1889 prefer omettere una definizione della premeditazione, intendendole attribuire quel significato comune e vero che nella coscienza di tutti; la definizione si rilevava non solo superflua ma anche pericolosa. Oltretutto in un primo momento si ritenne di smembrare il concetto di premeditazione prevedendo al suo posto una serie di circostanze comuni che danno rilevanza ad elementi o situazioni ricompresse nella premeditazione. Tale idea fu per abbandonata in sede di redazione del progetto definitivo del codice. Sia il legislatore del 1889 si quello del 1930 hanno optato per la scelta di lasciare al giudice la determinazione dei caratteri di tale aggravante,ed infatti anche nellattuale codice,la premeditazione stata reintrodotta con una formulazione che ne d per acquisito il concetto. 2 ) Le due teorie sul concetto di premeditazione La dottrina ha sempre cercato di individuare la ratio della premeditazione, pervenendo per a risultati contrapposti. Possiamo distinguere due gruppi di teorie: oggettiva e soggettiva. a ) Il primo gruppo di teorie fa riferimento ad elementi di carattere oggettivo: preordinazione dei mezzi per la commissione del delitto; macchinazione; minorata difesa della vittima; Lassunto dal quale partono i sostenitori di tale orientamento si fonda sulla considerazione che la premeditazione caratterizzata da una pi accurata preparazione del delitto, la qual cosa determina una pi facile realizzazione del delitto stesso da parte del soggetto agente, cui corrisponde, per il soggetto passivo, unaccentuata difficolt di difendersi. La circostanza sarebbe quindi fondata sulla maggiore gravit del reato in considerazione delle caratteristiche della condotta e dei risultati negativi che questa ha nei confronti della vittima. A questa teoria stato obiettato che la premeditazione non determina necessariamente una situazione di vantaggio per lomicida n sotto il profilo della maggiore facilit di portare a termine il piano criminoso,n per la difficolt di difendersi da una aggressione improvvisa. b ) Un secondo gruppo di teorie assegna allaggravante una ratio soggettiva: la premeditazione viene ricondotta allatteggiamento psicologico del reato. In questo gruppo si riconoscono molteplici posizioni. 8

Una prima teoria individua il fondamento dellaggravante nella freddezza e pacatezza danimo. La premeditazione nasce nella calma dellanimo. Questa concezione si fonda sulla distinzione tra dolo dimpeto e dolo di proposito, e parte dal presupposto che solo in questultimo caso il soggetto meriti una pena pi severa, avendo realizzato la condotta criminale non in preda a cieca passione. In altre parole si identifica la premeditazione col motivo pravo. Invece ad avviso degli autori che sostengono il criterio ideologico,laggravante in esame sarebbe caratterizzata da una particolare deliberazione,frutto di una elaborazione intellettiva che va oltre il normale. Secondo Patalano tali teorie, anche se colgono taluni aspetti rilevanti della premeditazione,non spiegano il suo fondamento, anzi finiscono con il richiamare gi autonome circostanze aggravanti: i motivi abbietti e futili per chi la fa coincidere con i motivi pravi, o i particolare mezzi adoperati, come ad esempio luso di sostanze venefiche. Lorientamento maggioritario parte dal presupposto che la ratio della premeditazione vada ricercata con riferimento alla totalit dellordinamento. La premeditazione altro non che la forma pi intensa del dolo, caratterizzata da una effettiva, matura riflessione del soggetto in ordine alla realizzazione dellevento costitutivo del reato. proprio la riflessione lelemento che contrassegna la premeditazione e permette di individuarne il fondamento nella pi intensa volizione dellevento,nel perdurare di una decisione criminosa irrevocabile e costante che viene ponderata dallagente. Nel caso di premeditazione quindi ricorre uno degli elementi previsti dallart. 133 c.p. : il dolo nella forma pi intensa. Si tratta di una conclusione che trova conferma anche nella relazione ministeriale secondo cui nel dolo vi una scala che sale per gradi : dal dolo dimpeto,alla normale riflessione,alla premeditazione. 3 ) I rapporti tra premeditazione e dolo Si pongono problemi di compatibilit tra la premeditazione ed alcune forme del dolo,in particolare con quelle che presuppongono una minore intensit della volizione. Laggravante in esame sempre incompatibile quando il colpevole abbia agito con dolo indiretto: eventuale o alternativo. Ed infatti se la premeditazione coincide con la forma pi intensa della volizione del risultato della condotta, appaiono incompatibili con tale situazione psicologica tutte quelle ipotesi nelle quali lagente ha accettato il rischio del verificarsi dell evento (dolo eventuale) oppure ha dimostrato indifferenza rispetto al verificarsi di uno piuttosto che di un altro (dolo alternativo). Proprio perch la premeditazione consiste nel proposito maturato di realizzare un determinato risultato, tanto che si pu parlare di volizione eccezionalmente intensa dellevento allora dovranno ritenersi logicamente incompatibili con questo stato psicologico tutti quelli nei quali il soggetto vuole solo indirettamente il risultato. La premeditazione,daltra parte,pu dirsi provata solo quando si accerti che il soggetto ha agito con dolo diretto, particolarmente intenso. Il che significa che deve sussistere non solo nella fase che precede la consumazione, ma sino a che questa non si sia verificata. Non si configura quindi laggravante in esame se lagente pur avendo preordinato con largo anticipo i mezzi,al momento di sparare,agisce anche a rischio di uccidere Si deve tenere ben distinta la differenza tra premeditazione e preordinazione dei mezzi. Questa si risolve in una mera preparazione materiale del delitto che pertanto sempre doloso; la premeditazione, pur se sovente si accompagna a tale preordinazione, sussiste solo se il colpevole, nella realizzazione dellevento, attua il proposito delittuoso con matura riflessione dimostrando cos di averlo perseguito con ferma e persistente risoluzione. Preordinazione e premeditazione sono fenomeni distinti, ma che possono configurarsi congiuntamente quando si premediti il delitto e se ne preordini anche il piano di esecuzione.

4) La premeditazione c.d condizionata Uno dei problemi in ordine alloggetto della premeditazione quello in riferimento allammissibilit o meno della premeditazione condizionata, ossia nel caso in cui il proposito omicida sia condizionato al verificarsi di un evento futuro ed incerto. La giurisprudenza ritiene lammissibilit , mentre la dottrina sul punto estremamente divisa. Secondo Patalano non potr esservi premeditazione nel fatto di chi subordini la decisione di togliere la vita ad altri, al verificarsi di una condizione futura. Di premeditazione si potr parlare solo soltanto dal momento nel quale, verificatasi la condizione stessa, il soggetto si risolvi effettivamente allaggressione. Prima di tale momento potr parlarsi eventualmente di proponimento, di disegno delittuoso, non di premeditazione. Diverso il caso di chi, dopo aver assunto la risoluzione criminosa, subordinasse poi lesecuzione del delitto allavverarsi di un dato evento. Non vi sono dubbi che il fatto di rimandare lesecuzione ad un momento pi propizio non fa venir meno la premeditazione: a condizione che il soggetto si sia, fermamente ed irrevocabilmente, risolto al delitto. Dunque lammissibilit o meno della premeditazione condizionata dipende dalloggetto cui si riferisce la condizione. Se questa riguarda la decisione di uccidere o di ledere, nel senso che il soggetto si propone di farla dipendere dal verificarsi di un evento futuro ed incerto, laggravante non sussister; se invece soltanto il momento o le modalit dellesecuzione che lagente si riserva di decidere quando si sar avverato un dato accadimento, allora, con la realizzazione del delitto programmato potr configurarsi la circostanza in esame. Ci che conta quindi la ferma e maturata decisione di uccidere o ferire altri,mentre a nulla rileva che una volta assunta tale determinazione,si riservi di decidere il quando e il comedellaggressione in un secondo momento. Non potr perci parlarsi di premeditazione condizionata nel caso di chi delibera di uccidere un nemico la prima volta che lo incontra solo. In tale ultimo caso non si tratta di condizioni,ma di modi desecuzione;la determinazione certa,mentre incerta lesecuzione. In conclusione,perch sussista premeditazione necessario che laccadimento cui lagente subordini lesecuzione,sia dallo stesso considerato come certo. Finch lagente si prospetta unalternativa e non in grado di stabilire con certezza quale delle possibilit si verificher,non vi sar premeditazione. Ad esempio non vi premeditazione nel caso di un contadino che armatosi di fucile pronto ad uccidere il ladro quando dovesse ritornare a rubare. 5 ) Premeditazione e aberratio ictus Ai fini della premeditazione non rilevante che il delitto venga realizzato con modalit e tempi diversi da quelli inizialmente programmati,oppure con un mezzo omicida piuttosto che un altro.Ci si chiede se sussiste la premeditazione nel caso si colpisca una persona diversa da quella presa di mira. Si pensi al caso di chi premediti di uccidere un acerrimo avversario somministrandogli una bevanda avvelenata e che questa venga bevuta da unaltra persona. In questa ipotesi in applicazione dellart. 82 c.p., si configura un omicidio volontario aggravato dalla premeditazione posto che lart. 60 c.p. esclude soltanto lapplicabilit delle aggravanti che riguardano le condizioni o qualit delloffeso o i rapporti tra colpevole e offeso. Analoghe considerazioni,fanno ritenere che la premeditazione sussista anche nel caso in cui sia indeterminata la persona nei cui confronti si realizzer lomicidio o la lesione. Ed infatti lindividuazione dellidentit fisica della vittima attiene al momento dellesecuzione del delitto,mentre sappiamo che la premeditazione attiene al precedente momento di formazione della volont omicida. La premeditazione invece esclusa quando si realizza un delitto per il quale la legge prevede laggravante,delitto che tuttavia diverso da quello inizialmente progettato. In altre parole non 10

sussiste premeditazione in tutti quei casi in cui lagente intenzionalmente commetta un delitto diverso in attuazione di una decisione presa nel momento di esecuzione. 6) La prova della premeditazione Per quanto attiene allaccertamento della sussistenza della premeditazione si tratta di stabilire se il soggetto abbia agito con quella forma pi intensa di elemento soggettivo che si concreta in una pi ponderata e matura riflessione dellevento e della condotta da porre in atto per realizzarlo. Come avviene per la prova del dolo,anche per la premeditazione,lesistenza di una volizione,rappresentazione o movente dipender esclusivamente da circostanze esteriori. Per la premeditazione lindagine dovr riguardare particolarmente la perseveranza della risoluzione criminosa nellanimo dellagente dal momento in cui sorge il proposito a quello in cui trova la sua pratica attuazione senza soluzione di continuit oggetto specifico della prova dellaggravante la sussistenza di quel processo psicologico che, superando i limiti della normale riflessione, rileva maggiore intensit del dolo. Nellaccertamento dellaggravante si dovranno prendere in considerazione le modalit della condotta realizzata dal soggetto e valutarle, con riferimento allelemento che caratterizza e distingue la premeditazione rispetto al dolo comune. Lindagine dovr cio riguardare la perseveranza della risoluzione criminosa nellanimo dellagente,dal momento in cui sorge il proposito sino a quello in cui il medesimo trova pratica applicazione. In questa indagine acquistano rilevanza preminente le circostanze dellazione, nonch la sussistenza di un lasso di tempo tra la risoluzione criminosa e lesecuzione del delitto., ma anche le modalit del fatto, i suoi precedenti, il comportamento successivo, la causale; deve trattarsi elementi concordanti e di significato inequivoco. Si ricorda infine che lagguato,essendo una modalit dellazione,pu costituire indizio ma non prova della premeditazione. 7 ) Concorso di persone nel reato e premeditazione Le incertezze di opinioni che contrassegnano il fondamento della premeditazione, si ripresentano nello stabilire se la premeditazione si estenda o meno ai partecipi. La giurisprudenza ritiene che nellipotesi di concorso di pi persone nellomicidio,laggravante della premeditazione riferibile solo a taluni dei concorrenti applicabile a tutti, malgrado il suo carattere soggettivo, ove sia servita ad agevolare lesecuzione del reato. Secondo Patalano, nonostante la qualifica formale attribuitale dal legislatore, dal punto di vista sostanziale, sarebbe estremamente arduo definire la premeditazione (come del resto la colpa con previsione, la recidiva, limputabilit) circostanza aggravante in senso proprio. Anche se si volesse propendere che si tratti di una circostanza aggravante soggettiva in quanto riguardante lintensit del dolo, ugualmente si dovrebbe ritenere che non sia estensibile al concorrente. Lart. 118 c.p. infatti pone a carico dei concorrenti anche le circostanze soggettive, a condizione che hanno servito ad agevolare lesecuzione del reato Ci significa che sono estensibili solo quelle circostanze soggettive che, dal punto strutturale, consentono una pi agevole esecuzione del reato. Quid iuris, in che modo la premeditazione considerata come proposito criminale tenuto fermo e costante nellanimo di uno dei concorrenti, pu agevolare lesecuzione di un omicidio commesso da pi persone? La giurisprudenza ritiene che detta agevolazione ad opera di uno si realizza con lapprestamento di un piano di azione o con la predisposizione di mezzi idonei allesecuzione. Ma in tal modo si ritorna allantica concezione che riconduceva la premeditazione alla semplice macchinazione.

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Se invece consideriamo la premeditazione come proposito criminoso caratterizzato dalla matura riflessione, essa non pu di per se agevolare lesecuzione del reato, a meno di non confondere la ratio, il fondamento strutturale dellaggravante con elementi ad essa estranei e dai quali solo possibile dedurne la sussistenza. Pertanto laggravante in esame anche se tecnicamente potesse considerarsi una aggravante soggettiva, in base allultimo comma dellart. 118 c.p., andrebbe valutata soltanto riguardo alla persona cui si riferisce poich la premeditazione,per struttura non pu mai agevolare lesecuzione del reato. Se si estendesse semplicemente la circostanza significherebbe violare il principio della responsabilit penale delineando una ipotesi di responsabilit oggettiva. La stessa Corte Suprema ritiene che sia possibile lestensione della premeditazione al correo, in quanto si fonderebbe su un embrionale principio di colpevolezza. Il concorrente ben si pu rendere conto dellaltrui premeditazione attraverso le istruzioni impartite dal premeditante, riflettenti una lunga e profonda riflessione, dunque se ne giova volontariamente. In tal modo,si finisce per presumere nel concorrente la conoscenza dellaltrui premeditazione; ma tale ricostruzione non tiene conto della nozione della premeditazione: fatto interiore dello spirito consistente in una particolare concentrazione del dolo nel perdurare del malvagio divisamento nel tempo. In verit, se anche il correo si configura o sospetta dello stato psichico dellaltro,e coopera con lui,si giova non della premeditazione del correo,ma dellattivit preparatoria eventualmente gi realizzata da questo. Quindi,la pura e semplice conoscenza del fatto che laltro ha premeditato il delitto, se oggettivamente non elemento sufficiente ad agevolare la riuscita del piano,no pu equipararsi a premeditazione. Se i caratteri della premeditazione dovessero ravvisarsi anche nel correo, non vi sono dubbi che anche in capo a costui si configurerebbe laggravante, ma autonomamente, e quindi non vi sarebbe bisogno di estenderla ex art. 118 c.p.. 8) Rapporti tra premeditazione,motivi a delinquere e infermit mentale La premeditazione non incompatibile con tutte quelle circostanze che aggravano o attenuano il reato in considerazione della qualit del motivo a delinquere. stato giustamente sottolineato che la gravit del motivonon requisito necessario della premeditazione. Si pu infatti premeditare un delitto anche se ispirato da nobili motivi. La premeditazione in conclusione compatibile sia con la circostanza attenuante dei motivi di particolare valore sociale che con quella dei motivi abietti o futili. La premeditazione inoltre non neanche incompatibile con la provocazione. Infine la premeditazione non incompatibile con quelle condizioni o cause che attenuano o elidono limputabilit,in quanto la capacit di intendere e di volere non presupposto dellelemento psicologico del reato. LOMICIDIO DEL CONSENZIENTE 1 ) Considerazioni generali : caratteri e requisiti del consenso Il codice penale del 1930 ha introdotto con lart 579 accanto allomicidio volontario,una autonoma figura di reato che si configura quando si cagioni la morte di un uomo col suo consenso. Sotto la vigenza del codice Zanaderlli allomicidio consensuale si applicava infatti la norma dellomicidio volontario. Lart. 579 c.p. recita che:Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui e' punito con la reclusione da sei a quindici anni.Non si applicano le aggravanti indicate nell'articolo 61. Si applicano le disposizioni relative all'omicidio se il fatto e' commesso: 1) contro una persona 12

minore degli anni diciotto; 2) contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizione di deficienza psichica, per un'altra infermita' o per l'abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; 3) contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno. La norma dellart. 579 c.p. parte dal presupposto dellindisponibilit della vita umana, riaffermando che ogni soppressione di questo bene va sanzionata penalmente. Si tratta di un principio che trova anche conferma costituzionale allart. 32 Cost. secondo cui il diritto alla salute un diritto fondamentale del singolo ed un interesse della collettivit. Nel nostro ordinamento quindi non solo previsto il principio di disponibilit del proprio corpo,ma anche che il consenso della vittima non esclude il reato di omicidio. Affinch possa trovare applicazione lart. 579 c.p. necessario che la vittima abbia prestato un consenso valido, dato cio da un soggetto che sia in grado di rendersi conto delle conseguenze del suo atto e di volere liberamente il verificarsi di dette conseguenze. Lart. 579 c.p. distingue due gruppi di cause di invalidit: quelle che possono ricondursi alla attivit del colpevole, come ad esempio il fatto di aver estorto il consenso con violenza o inganno, da quelle che derivano da una condizione personale della vittima in presenza delle quali la legge presume linvalidit del consenso prestato. Si pensi alla minore et o allinfermit di mente dellucciso. Irrilevanti sono la forma il modo in cui viene espresso il consenso purch si stato manifestato senza riserve. Inoltre questultimo deve avere ad oggetto la morte della vittima e non una semplice lesione o percossa. Il problema posto dallart. 579 c.p. nella pratica giudiziaria quello di provare in maniera decisiva che luccisione si ricollega ad una spontanea e libera manifestazione di volont della vittima. In altre parole bisogner accertare che nella vittima non vi sia nessuna infermit idonea a rendere invalido il consenso. Perch possa ritenersi applicabile lart. 579 c.p. necessario che il consenso permanga fino a quanto il colpevole non abbia commesso il fatto. Pertanto se nonostante la revoca del consenso il fatto venga comunque commesso il soggetto rispende di omicidio volontario. Il consenso della vittima un vero e proprio presupposto del fatto e pertanto non pu non rientrare tra gli elementi che devono essere conosciuti dal colpevole. Per questo il delitto in esame non pu essere commesso a titolo di colpa. Oltre al fatto che lart. 579 c.p. non ha fa nessun riferimento alla colpa, un evento cagionato per colpa, e quindi non intenzionalmente, non potrebbe ricondursi al consenso della vittima. 2 ) Lerrore sul consenso Gli aspetti pi delicati si hanno nel caso di divergenza tra volont della vittima e quella del colpevole nei casi di erronea supposizione del consenso. Si pensi al caso di chi, interpretando come richieste di morte le espressioni di sconforto di un ammalato, lo uccida nella erronea convinzione di esaudire un suo desiderio. In tale ipotesi la dottrina non concorde; secondo alcuni trova applicazione lart. 47 c.p., ed il soggetto risponde di omicidio del consenziente in quanto lerrore cade su un errore essenziale del fatto. Secondo altri (antolisei9, se il consenso non sussiste, ma lagente ragionevolmente indotto a credere che vi sia, lart. 579 sar applicabile, perch alla supposizione erronea della presenza di un elemento che degrada un reato ad un altro minore della stessa indole, si applica lultimo comma dellart. 59 c.p. per le cosiddette circostanze di esclusione della pena. 13

Secondo Patalano tale impostazione non condivisibile, in quanto opera un richiamo improprio allart. 59 c.p., laddove il consenso ex art. 579 c.p. non pu essere equiparato al consenso a quello previsto dallart. 50 c.p. come causa di giustificazione dal reato. Il consenso ex art. 579 c.p. si riferisce ad un bene indisponibile e quindi non fa venir bene lantigiuridicit del fatto. Secondo Patalano lunica disciplina applicabile quella dellart. 47, ultimo comma. Il soggetto si determina ad agire nellerronea convinzione che la vittima abbia prestato il suo consenso; si verifica cio unipotesi di errore sul fatto poich il lato volitivo del processo psichico risulta inficiato da quello intellettivo. Lart. 47, 2 comma c.p., prevede che lerrore sul fatto che costituisce un determinato reato non esclude la punibilit per un reato diverso. Venendo a mancare uno degli elementi caratterizzanti del delitto di cui allart. 579 c.p., cio il consenso della vittima, la norma non pu trovare applicazione. A norma dellart. 47, 2 comma c.p., il colpevole risponde di un reato diverso, che nel caso prospettato quello di omicidio volontario ex art. 575 c.p. Pertanto se lelemento specializzante dellipotesi prevista dallart. 579 c.p. rispetto a quello prevista dallart. 575 c.p. non sussiste effettivamente, a questultima che dovr farsi riferimento per stabilire la tipicit del fatto. quanto si verifica del resto in tutte quelle ipotesi in cui la tipicit del fatto dipende da un suo presupposto ed il colpevole cade in errore sullesistenza di questo presupposto. Si pensi a l caso di colui che attenti alla vita del Presedente della Repubblica ignorando che loffeso possiede tali qualit. In questo caso lerrore, se fa venir meno il delitto di cui allart. 276 c.p., non elude tuttavia la configurabilit dellomicidio volontario, tentato o consumato. OMICIDIO PRETERINTENZIONALE 1 ) Le concezioni sulla natura giuridica della preterintenzione Lomicidio preterintenzionale disciplinato dallart. 584 c.p., che recita: Chiunque con atti diretti a commettere uno dei delitti preveduti dagli art. 581 e 582, cagiona la morte di un uomo punito con la reclusione da dieci a diciotto anni In altre parole lart. 584 c.p. incrimina la condotta di colui il quale con atti diretti a ledere o a percuotere cagiona la morte di un uomo. Esso va letto in combinazione con lart. 43 c.p, dove il legislatore oltre ad una definizione di dolo e di colpa ci fornisce una definizione di preterintenzione. Lart. 43 c.p. stabilisce che il delitto preterintenzionale, o oltre lintenzione, quando dallazione o dallomissione deriva un evento pi grave di quello voluto dallagente. In tale contesto dunque necessario richiamare anche lart. 83 c.p., ossia listituto dell aberratio delicti, dove levento che si realizza diverso da quello voluto dal soggetto agente. Tradizionalmente lomicidio preterintenzionale era visto come una forma di attenuazione dellomicidio volontario. Quasi sempre laccento veniva posto sulla prevedibilit dellevento morte; evento non voluto ma che si riteneva dovesse essere almeno prevedibile da parte del soggetto agente. Il requisito della prevedibilit fu per eliminato dal codice Zanardelli. Tuttavia,la dottrina sosteneva che n dalla relazione ministeriale,n dalle relazioni delle commissioni parlamentari,risultava che si sia voluto escludere lestremo della prevedibilit. Anche lattuale art. 584 c.p. non fa riferimento alla previsione o alla prevedibilit ma ci non

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esclude che non sia necessaria una prevedibilit dellevento nellambito dellomicidio preterintenzionale. Tale fattispecie criminosa ha suscitato notevoli dubbi interpretativi. Distinguiamo due grandi scuole di pensiero. Un primo orientamento sostiene che lomicidio preterintenzionale consiste in misto di dolo con riferimento alla realizzazione dei reati di lesioni e percosse, e di responsabilit oggettiva con riferimento allevento morte. Secondo tale orientamento giurisprudenziale era necessario che lazione diretta a ledere o a percuotere fosse dolosa e se da questa azione derivava casualmente levento morte, questo veniva posto comunque a carico del soggetto, anche se rispetto allevento morte non si potesse configurare alcun tipo di partecipazione psicologica del soggetto agente, nemmeno sotto il profilo della colpa; tale orientamento parte da un presupposto che quello della interpretazione del 584 c.p. di norma che si compone di due diversi reati, come una sorta di reato complesso, composta da un lato da un reato di lesione o percosse tentato o consumato e da un altro lato da un omicidio che eccezionalmente viene attribuito al soggetto agente a titolo di responsabilit oggettiva. Non si tratterebbe quindi di un solo delitto,ma di unipotesi di concorso fra reati. Tale indirizzo comporta una serie di considerazioni: La preterintenzione presentata dal legislatore allinterno dellart. 43 c.p. come una ipotesi intermedia tra il dolo e la colpa; Lart. 42 c.p., nel parlare di responsabilit oggettiva la distingue dalla responsabilit preterintenzionale; Considerazioni di carattere costituzionale: linterpretazione dellomicidio preterintenzionale come misto di dolo e colpa risulta molto pi conforme al dettato costituzionale; lart. 27 Cost. esclude non solo la responsabilit del fatto altrui, ma anche la responsabilit oggettiva (tutte le volte in cui levento posto a carico del soggetto senza che vi sia alcuna partecipazione psicologica al fatto); Linterpretazione del 584 c.p. come reato complesso non da ritenere corretta, in quanto lart. 584 c.p. fa riferimento ad una forma di imputazione soggettiva dellevento che la preterintenzione, la quale espressamente prevista allart. 43 c.p. come criterio autonomo di imputazione. Vi sono anche altre considerazioni: in primo luogo non vero che lart. 584 c.p. richieda la consumazione di un reato di lesioni o di percosse o la realizzazione di un tentativo. Infatti confrontando lart. 584 c.p. con un'altra fattispecie di aberratio delicti ossia il 586 c.p.,notiamo che mentre il primo richiede atti diretti a commettere i reati di lesioni o di percosse, diversamente il 586 richiede che si realizzi un vero e proprio delitto doloso; la differenza tra le due fattispecie ci rende evidente che nellomicidio preterintenzionale non si richiede il tentativo o la consumazione di un reato di lesioni o di percosse, ma richiede qualcosa di meno: atti diretti a ledere o a percuotere. Un secondo orientamento qualifica lomicidio preterintenzionale come un misto tra dolo e colpa, ritenendo che vi debba essere dolo nella prima fase, ossia negli atti diretti a ledere o percuotere, e colpa nella seconda fase, cio levento morte deve derivare per colpa del soggetto agente Lattribuibilit dellevento morte a titolo di colpa deriverebbe anche dallanalogia strutturale della preterintenzione con la colpa, in entrambi i casi da unazione volontaria deriva un risultato non voluto; la teoria generale quella dellart. 83 c.p. Secondo il Carrara,lomicidio preterintenzionale rappresenta il massimo grado della colpa,ma ci che lo distingue dallomicidio colposo, che lautore ebbe volont di offendere. Molti autori per non parlano di colpa per imprudenza,negligenza o imperizia,ma esclusivamente di colpa per inosservanza di leggi. Si tratta cio di una forma di colpa presunta. 15

Si noti per,che per integrare il reato in esame non sufficiente una qualsiasi inosservanza di legge. necessaria linosservanza,sia pure sotto la forma del tentativo,degli artt. 581-582 c.p La responsabilit preterintenzionale deriverebbe dalla violazione degli artt. sulle percosse e sulle lesioni, violazione che produrrebbe come conseguenza non voluta la morte del soggetto passivo. Ma per lomicidio preterintenzionale non si pu ritenere che vi sia stata una violazione delle norme incriminatrici di lesione o di percosse, neanche sotto forma di tentativo. In realt la teoria del dolo misto a colpa,fallisce nella sua aspirazione a salvaguardare lunit dellomicidio preterintenzionale,in quanto ancora una volta si parla di una duplicit di eventi,che sono : lesioni o percosse e morte. 2 ) I caratteri dellelemento psicologico e lambito di configurabilit del fatto tipico Per chiarire le incertezze determinate da quella parte della dottrina che inquadra lomicidio preterintenzionale come unipotesi di concorso di reato,va in primo luogo precisata la diversit sostanziale tra lart. 584 e tutte quelle ipotesi in cui la morte delloffeso aggrava la pena di un delitto gi consumato ( es. labbandono di minori). Nellomicidio preterintenzionale,la morte invece rappresenta levento del reato; lelemento costitutivo di un illecito che si configura a prescindere dalla punibilit,come delitto consumato o tentato,degli atti diretti alla realizzazione di uno dei reati previsti dallart. 581 e 582 c.p. Sappiamo che nellart. 584,levento si pone oltre lintenzione del reo,e realizza una lesione pi grave del bene intenzionalmente aggredito. Ma questa osservazione non sufficiente per tracciare i confini della punibilit nellambito di tale reato. Ai fini della tipicit del fatto,bisogna chiedersi quale sia lelemento psicologico del delitto. La dottrina si limita a dire che esso consiste nellanimo di nuocere e nellassoluta mancanza dellanimo di uccidere. La condotta tipica nellomicidio preterintenzionale consiste nella realizzazione volontaria di un comportamento antigiuridico,in quanto intenzionalmente diretto allaggressione del bene dellincolumit individuale,cui segue per un evento pi grave di quello progettato;evento che poteva essere evitato dallagente mediante un controllo pi attento del decorso causale. Dunque lart. 584 si configura come unipotesi speciale di aberratio delicti. Tale rapporto di specialit si evidenzia sia nei confronti dellart. 83 che disciplina in generale laberratio deliciti,che nei confronti dellart. 586,che prevede unipotesi pi generale rispetto allomicidio preterintenzionale,in quanto la morte deve essere conseguenza non voluta di un qualsiasi fatto preveduto dalla legge come delitto doloso. 3) Il contenuto dellintenzionalit dellagente,errore sul fatto e configurabilit dellomicidio preterintenzionale. La tipicit dellomicidio preterintenzionale viene ancorata dalla legge alla realizzazione di una condotta intenzionalmente diretta a ledere lincolumit individuale. Pertanto non si configurer la fattispecie in esame nel caso di uno schiaffo dato non per percuotere la vittima ma per ingiuriarla,oppure nellipotesi di colui il quale,nel dare una spinta ad un altro soggetto al fine di allontanarlo,ne cagioni una caduta e quindi inopinatamente la morte. In tal caso,il contenuto dellintenzionalit del colpevole,evidenzia che questi non volle attentare allincolumit fisica dellaggredito,ma ag con lintento esclusivo di coartare la volont del soggetto passivo. Non si configura inoltre lomicidio preterintenzionale nel caso in cui la lesione,da cui deriv la morte,sia stata cagionata per colpa ( es. linfermiere che per errore somministra allammalato una eccessiva dose di medicinale provocandone la morte). In questultimo caso infatti venendo meno la volontariet della lesione,viene meno anche il presupposto della preterintenzione.

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Si deduce quindi che la conformit al modello legale previsto allart. 584,va ricavata tenendo presenti le fattispecie incriminate a titolo di lesione volontaria o di percossa. Il venir meno ad esempio per errore sul fatto,del requisito dellintenzionalit degli atti diretti a realizzare uno dei due delitti citati,fa automaticamente configurare lomicidio colposo e non il delitto previsto allart.584. In merito allerrore,ricordiamo che esso rilevante solo se ha ad oggetto gli atti diretti a commettere un delitto di lesioni personali o percosse e non anche levento morte. Le suddette considerazioni portano ad escludere in via definitiva che lomicidio preterintenzionale si configuri come un reato complesso risultante dalla fusione del reato di lesione volontaria,tentato o consumato,e di omicidio colposo. importante sottolineare che,sotto il profilo psicologico,lomicidio preterintenzionale presuppone due requisiti: uno positivo,cio la sussistenza dellanimus laedendi;uno negativo,cio lassenza dellanimus necandi. Laggressione in altre parole deve essere realizzata allo scopo di cagionare un danno alla persona e non la sua morte. Quindi laccertamento della preterintenzione richiede unattenta valutazione delle modalit di realizzazione della condotta e soltanto lassenza dellanimus necandi porter ad escludere lomicidio volontario. Lassenza della volont omicida si deduce dagli stessi elementi dai quali si ricava, in senso positivo, la sua esistenza ai fini dellomicidio doloso. Lindole del colpevole, le precedenti manifestazioni dellanimo, la causa a delinquere, la natura delle armi adoperate, il numero e la direzione dei colpi. stato ritenuto in giurisprudenza che in relazione alla potenza dei mezzi usati, si riconosca che levento letale era immancabile, deve concludersi che questo, nella normalit dei casi, non pu non essere stato voluto dallagente, sia pure con dolo indeterminato. 4) I caratteri della condotta punibili nellomicidio preterintenzionale Lart. 584 c.p. fa riferimento agli atti diretti a ledere o percuotere. Lespressione in parola significa atti intenzionalmente diretti a ledere o a percuotere. In mancanza di questa intenzione, latto che cagiona la morte del soggetto passivo non configura il delitto di cui allart. 584 c.p . Levento morte sar punibile ex art. 586 c.p. sempre che ve ne siano i presupposti. Il presupposto per il verificarsi dellomicidio preterintenzionale che il soggetto non voglia realizzare levento morte; levento morte deve essere conseguenza della condotta ma deve essere una conseguenza non voluta dal soggetto agente. Estremamente controversa la questione se lespressione atti diretti di cui allart. 584,sia equivalente a quella adoperata dallart. 56 che fa riferimento al compimento di atti idonei,diretti in modo non equivoco a commettere un delitto. Secondo un primo orientamento le due espressioni si equivalgono in quanto lomicidio preterintenzionale nella sostanza il delitto di percossa o lesione seguito da morte. Altri autori fanno invece osservare che nonostante lanalogia tra le due formule,non bisogna dimenticare che lart. 584 non fa menzione delle note caratteristiche del tentativo e precisamente della idoneit e non equivocit della direzione degli atti. Quindi,non necessario che i delitti di cui agli artt.581 e 582 , presupposto del 584, siano tentati o consumati. Dovrebbe essere sufficiente invece una condotta rivolta a compiere luno o laltro reato,che abbia prodotto la morte del soggetto passivo. Non occorre in particolare che si tratti di atti idonei in quanto lidoneit dellazione non potrebbe mai valutarsi rispetto allevento delle lesioni o percosse,dal momento che non questo levento del delitto di cui allart. 584. Nellart. 584 c.p. il legislatore richiede soltanto atti diretti, senza fare alcun riferimento allidoneit degli atti. Lidoneit degli atti deve essere misurata rispetto allevento del reato, ossia levento morte. Questo un elemento molto importante che ci permette di comprendere 17

la ratio del trattamento sanzionatorio pi grave dellart. 584. Invece,riferire lidoneit degli atti al delitto di lesioni o percosse risulterebbe estremamente errato,in quanto un atto idoneo a ledere,potrebbe anche non essere ugualmente idoneo a cagionare la morte come conseguenza non voluta dellatto stesso. Infine per quanto concerne il requisito della direzione degli atti,esso va inteso nel senso che la condotta del reo deve tendere da un punto di vista oggettivo e soggettivo alla commissione di uno dei reati previsti dagli artt. 581 e 582. Lart. 586 norma generale rispetto al 584, in quanto se non ci fosse il 584,alcune delle condotte incriminate esso,potrebbero essere punite ai sensi del 586 c.p.; ci si riferisce alle condotte nelle quali levento morte deriva come conseguenza di un reato consumato di lesioni o di percosse. 4 ) Condotta omissiva e configurabilit del delitto Secondo una parte della giurisprudenza il delitto in esame potrebbe configurarsi anche attraverso una condotta omissiva. Questo orientamento parte dal presupposto che siccome la lesione pu commettersi sia mediante un azione che mediante una omissione, anche lomicidio preterintenzionale pu configurarsi indifferentemente, con una condotta attiva o omissiva. Lassunto tuttavia non tiene conto del fatto che lart. 584 c.p. fa espresso riferimento ad atti diretti a commettere uno dei delitti di cui agli artt. 581 e 582 c.p. e per tale motivo da escludere la configurabilit del delitto in esame a titolo omissivo. Nella previsione dellincriminazione quindi non rientrano tutte quelle condotte che non si estrinsecano in comportamenti positivi. N pu avere rilievo il fatto che le lesioni di cui allart. 582 possono configurarsi sia mediante azioni che omissioni,dal momento che laltro delitto cui si riferisce il 584,cio le percosse,possono consumarsi esclusivamente con unazione e mai con una condotta omissiva 5 ) Offesa di persona diversa (aberratio ictus) e configurabilit dellomicidio preterintenzionale Secondo la giurisprudenza nellipotesi di omicidio preterintenzionale commesso nei confronti di una persona diversa da quella che lagente voleva percuotere o ferire,ricorre la figura dellaberratio ictus. Infatti il reato commesso nel suo nucleo doloso, identico a quello voluto,mentre muta soltanto il soggetto passivo. Volendo approfondire lindagine,nel caso di omicidio preterintenzionale per aberratio ictus,lunica peculiarit rispetto allipotesi ordinaria ex art. 82 che lelemento deviante,determinante la divergenza tra la volizione e la realizzazione,investe non soltanto la persona cui loffesa era diretta,ma anche levento cagionato rispetto a quello voluto. Es. Tizio intende ferire Caio,ma poi per errore uccide Sempronio. Proprio la diversit dellevento avrebbe dovuto indurre a pensare che in tal caso non riceveva applicazione lart. 82. Ma secondo tale orientamento,siccome nellomicidio preterintenzionale,lulteriore evento posto a carico dellagente a prescindere dal contenuto della volont,una divergenza tra voluto e realizzato in ordine allentit delloffesa non ha rilevanza in quanto la stessa norma incriminatrice a non dargli alcun peso. Tale ricostruzione non appare condivisibile in quanto lart. 82 si riferisce alle ipotesi in cui il colpevole cagioni,in danno di un soggetto diverso,il medesimo tipo di offesa che intendeva realizzare in danno della vittima designata,mentre lart. 584 incrimina unipotesi in cui la condotta produce unoffesa diversa da quella progettata. Lassurdit di questa conclusione si rinviene nel caso in cui il soggetto, oltre ad uccidere una persona diversa da quella presa di mira, leda anche la vittima designata; in questo caso il soggetto risponde di lesioni volontarie e omicidio colposo, che sommate arrivano ad una pena massima di circa 8 anni, considerato che per lomicidio preterintenzionale la pena di 18 anni. 18

Dunque lart. 82 risulta applicabile solo ai delitti dolosi e non anche quelli puniti a titolo preterintenzione o di colpa. Nel caso in esame si configura invece unaberratio delicti ai sensi dellart. 83 in quanto il soggetto realizza un reato diverso da quello per il quale aveva posto in essere la condotta e risponder di omicidio colposo e non di omicidio preterintenzionale. La formulazione dellart. 584 daltronde,incrimina la commissione di atti intenzionalmente rivolti a realizzare una lesione o percossa e fa quindi espresso riferimento ad unoffesa che si rivolge ad una persona determinata,di cui poi oltre lintenzione si cagiona la morte. Viene in rilievo quindi la diversit dei risultati e non quella di soggetti. 6 ) Il rapporto causale nellomicidio preterintenzionale Nellomicidio preterintenzionale,in virt del fatto che la morte deriva come conseguenza non voluta da una condotta orientata a produrre un risultato diverso,e cio una percossa o lesione, necessaria una rigorosa verifica del nesso causale specie per accertare in quali casi levento pi grave possa ascriversi allazione del colpevole e quando invece dipenda da cause sopravvenute,da sole sufficienti a produrlo. Senza dubbio anche nellomicidio preterintenzionale si applicano le regole sancite dagli artt. 40 e 41 c.p. in base ai quali il rapporto di causalit non escluso dal concorso di cause simultanee,preesistenti o sopravvenute,mentre soltanto a questultime pu attribuirsi unefficacia interruttiva quando da sole sono state sufficienti a produrre levento. Nellomicidio preterintenzionale il rapporto di causalit va concepito come una successione necessaria e uniforme,nel senso che la condotta pu dirsi condizione dellevento se astrattamente idonea a produrla. In altre parole necessario accertare che al di l dellintenzione dellagente,la condotta possiede lefficienza causale a determinare la morte. Si denotano per forti difficolt nella determinazione dei limiti dapplicabilit dellart 584. Si ad esempio affermato che se con lazione produttiva della lesione,concorre nella produzione della morte la lazione colposa del terzo,questultimo risponde di omicidio colposo,mentre lautore della lesione dolosa risponde di omicidio preterintenzionale. Questesempio pu farci capire come la dottrina non sia riuscita ad individuare un valido criterio per distinguere cause sopravvenute ma irrilevanti ai fini del nesso causale (Tizio bastona Caio,che per il sopraggiungere di un infezione,conseguenza della ferita muore),da cause che pur concorrendo con lazione del colpevole sono sufficienti a produrre da sole levento ( Tizio bastona Caio,che a causa delle ferite riportate corre allospedale e durante il tragitto viene investito da un terzo e muore). Un ulteriore nodo problematico concerne la rilevanza o meno sullevento morte di stati patologici preesistenti,specie quando la condotta del colpevole si concretizzata in percosse o lesioni di lieve entit. Secondo lorientamento dominante,sussiste il rapporto di causalit tra la lesione o percossa e la morte tutte le volte che lazione del colpevole,pur se oggettivamente sfornita di efficacia causale rispetto allevento morte, abbia inciso direttamente sulle condizioni infermit della vittima. Si esclude invece il nesso di causalit,quando in considerazione delle gravi condizioni di salute dellaggredito,la lesione o percossa semplice occasione dellevento morte. Insomma la causa occasionale solo il momento liberatore dellevento morte e non ha una autonoma efficienza causale. 7 ) La prevedibilit della morte Il requisito della prevedibilit viene ammesso o negato a seconda che si ritenga la preterintenzione unipotesi di responsabilit oggettiva,un misto di dolo e colpa oppure un delitto colposo originato da un comportamento doloso.

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Secondo molti giuristi il criterio della prevedibilit dellevento non ha rilevanza in quanto necessario indagare soltanto sul rapporto tra la conseguenza non voluta e il fine dellagente. Secondo un altro orientamento invece levento addebitato al reo sulla base di una presunzione di prevedibilit. In generale il fatto di ritenere irrilevante la prevedibilit dellevento pi grave,si risolve un una presunzione dellelemento psicologico,presunzione che non ammessa dal codice Rocco. La mancanza del requisito della prevedibilit pu portare seri problemi di colpevolezza o meno nel caso in cui levento morte derivi da caso fortuito. ovvio per che se la morte deriva da caso fortuito ed quindi assolutamente imprevedibile,non pu imputarsi allautore delle lesioni o percosse. Dunque anche nellomicidio preterintenzionale al di fuori della prevedibilit non vi possibilit per un giudizio di colpevolezza. La giurisprudenza tuttavia non sembra orientata a tale principio e anche quando la morte era da attribuirsi ad un evento assolutamente accidentale,ha ritenuto configurabile lomicidio preterintenzionale. Citiamo il caso di un soggetto che usa un fucile come bastone,supponiamo poi che dal fucile parta un colpo mortale a seguito di uno strappo sul grilletto determinatosi da un tralcio di vite impigliato in esso. In tal caso bisognerebbe per considerare che levento morte occasionato e non cagionato dalla condotta del colpevole.Bisognerebbe dunque escludere sia la preterintenzione che la colpa,ed ammettere la responsabilit solo per eventuali delitti dolosi di lesioni o percosse. 8 ) Concorso di persone Nel caso in cui Tizio d mandato a Caio di percuotere Sempronio,e Caio non volendo ne cagiona la morte,trova applicazione lart. 116 in base al quale i concorrenti risponderanno entrambi di omicidio preterintenzionale. Ed infatti il delitto in parola sicuramente diverso da quello effettivamente voluto da tutti i concorrenti e si verifica come conseguenza sia della condotta del mandante che del mandatario. Diversamente se Caio cagiona intenzionalmente la morte, rispondono in applicazione del secondo comma, di omicidio volontario. La volont divergente tra esecutore e mandante non incide sulla configurabilit a carico di entrambi della medesima ipotesi di reato, e potr soltanto far beneficiare di una diminuzione della pena al concorrente che volle il reato meno grave. Un ulteriore caso si ha qualora mandante e mandatario si accordino per lesecuzione di un omicidio volontario e lesecutore,agendo in concreto al solo fine di ledere o percuotere la vittima,ne cagioni oltre lintenzione la morte. Secondo una parte della dottrina,in tal caso mentre lautore materiale dovrebbe rispondere di omicidio preterintenzionale,a carico del mandante si configura la fattispecie dellomicidio doloso,in quanto questi con la sua volont omicida si reso causa mediata della morte della vittima. Ma a ben vedere in un simile contesto trova applicazione lart. 116,secondo cui : i concorrenti rispondono del reato effettivamente commesso,anche se sia diverso da quello voluto da taluno di essi,sempre che levento sia conseguenza della loro azione o omissione. Il secondo comma specifica poi,che la pena diminuita per chi volle il reato meno grave. lart. 116 c.p. ci porta a punire anche i concorrenti per omicidio preterintenzionale. Dunque Siamo di fronte ad unipotesi di estensione normativa della tipicit, ove la condotta dei soggetti diversi dallesecutore ripete la propria tipicit dalla condotta dellesecutore. Infine si ricorda che anche nelle ipotesi di concorso morale,risulta applicabile la circostanza attenuante prevista dallart.114 in base alla quale: il giudice qualora ritenga che lopera prestata

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da talune persone nel reato abbia avuto minima importanzanella preparazione o esecuzione del reato,pu diminuire la pena. 9 ) Legittimit costituzionale dellart. 584 in relazione allart. 27 Cost. In dottrina si sempre posto un problema di legittimit costituzionale dellart. 584 c.p. in ordine alla compatibilit con lart. 27, comma 1 della Cost. Questa norma nel dichiarare che la responsabilit penale personale, risulta in contrasto con tutte quelle norme che prevedono ipotesi incriminatrici nelle quali levento morte posto a carico dellagente sulla base del solo nesso di causalit (cd responsabilit oggettiva). Si deve rilevare che lart. 584 non inquadrabile in quelle ipotesi nelle quali levento morte posto a carico del soggetto a prescindere dallatteggiamento psicologico. Il requisito della prevedibilit dellevento letale, come fondamento del giudizio di rimprovero, esclude che nellomicidio preterintenzionale levento pi grave possa essere attribuito al soggetto a prescindere dalla concreta possibilit che questi lo abbia preveduto. Della legittimit dellart. 584 c.p. si dubitato anche sul rilievo che il trattamento sanzionatorio comminato dalla suddetta norma per lomicidio preterintenzionale pi severo e maggiore di quello contemplato dalla L. 194 del 1978, che prevede il caso di morte conseguita allinterruzione della gravidanza provocata con azioni dirette a cagionare lesioni. La Corte Costituzionale ha respinto leccezione rilevando che le due ipotesi si riferiscono in realt a situazioni diverse. Allomicidio preterintenzionale si applicano sia le circostanzi speciali che quelle comuni. senzaltro applicabile la circostanza di aver agito per motivi abietti e futili, minorata difesa, abuso di pubblica funzione. Per quanto riguardi le circostanze speciali, lart. 585 c.p. aumenta sensibilmente la pena dellomicidio preterintenzionale se ricorre taluna delle circostanze previste per lomicidio volontario. LOMICIDIO COLPOSO 1 ) Caratteri generali e nesso causale Lomicidio colposo disciplinato dallart. 586 c.p., il quale stabilisce al primo comma: Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Lomicidio colposo si distingue da quello doloso e da quello preterintenzionale per il diverso elemento psicologico del reato. Nellipotesi incriminata dallart. 589 c.p. lagente non vuole, come conseguenza della sua azione, il verificarsi dellevento morte, ma tale evento si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. Nel descrivere la condotta incriminata dellart. 589 c.p. il legislatore fa genericamente riferimento alla colpa, la cui definizione contenuta nellart. 43, 3 comma c.p., dove espressamente si richiede che levento, anche se preveduto, non sia voluto dal soggetto. Il mancato riferimento allinvolontariet dell evento, allinterno dellart. 589 c.p., si spiega con il fatto che questo requisito gi indicato nellart. 43c.p., come carattere generale del delitto colposo. Per quanto riguarda il rapporto di causalit valgono le regole generali fissate dal c.p. negli art. 40 e 41 c.p.,; Non sar sufficiente una condotta imprudente o negligente, ma occorre che levento letale sia conseguenza della condotta colposa, azione o omissione,realizzata dal soggetto. 21

I problemi pi delicati si pongono quando si tratta di stabilire in quali casi possa ritenersi interrotto il rapporto di causalit tra la condotta e levento morte. Sul punto vi sono diversi e contrari orientamenti giurisprudenziali: Un parte della giurisprudenza ha individuato con sufficiente precisione il rapporto di stretta consequenzialit che deve legare direttamente la morte della vittima alla condotta dellagente. Cos, secondo una parte della giurisprudenza, il nesso causale non interrotto nellipotesi in cui, per colpa, si siano create le condizioni ambientali necessarie affinch levento potesse verificarsi in seguito allillecito commesso da altro soggetto; dunque in base a tale orientamento risponde di omicidio colposo linfermiere di un manicomio che lasci abbandonato in un locale adibito al deposito un ragazzo frenastenico il quale mor per conseguenza di violenza carnale ad opera di altri ed imputabile alla mancata sorveglianza da parte del colpevole. Un diverso orientamento giurisprudenziale, ritiene che il comportamento negligente si deve configurare non come causa adeguata dellevento, ma come semplice occasione della morte della vittima. Ci che rileva che lagente avesse determinato per colpa le situazioni ambientali necessarie al verificarsi dellevento. In base a tale orientamento rispondono di cooperazione nel delitto di cui allart.589 c.p., sia linfermiere, che trascura la dovuta vigilanza di un inferma di mente ricoverata,sia questultimo che abbia lasciato sulla scrivania un coltello da caccia, se detta inferma, fulmineamente impossessandosene, con esso si sia procurata la morte. Secondo Patalano il delitto di omicidio colposo sussiste soltanto quando la condotta sia causa adeguata della morte e non anche nel caso in cui la negligenza abbia posto in essere una semplice occasione per il verificarsi dellevento. Dunque la condotta del medico che ad esempio aveva lasciato incustodito il coltello da caccia si configura come pura e semplice occasione del suicidio dellinferma di mente, posto che detto evento era sicuramente evitabile con un comportamento pi attento e diligente da parte dellinfermiera che aveva uno specifico obbligo giuridico di sorveglianza. Per il concorso di persone nel reato ex art. 113 c.p. occorre che una condotta pienamente legittima possa assumere rilevanza penale e solo a condizione che il soggetto con il suo comportamento manifesti la propria adesione psicologica allazione imprudente o negligente commessa dallautore materiale del fatto. Per decidere se si configuri una ipotesi di cooperazione (art. 113 c.p.), quando la causazione dellevento il risultato sul piano causale di due diversi comportamenti, dei quali uno sia formalmente atipico, si deve stabilire se il comportamento atipico stato realizzato in adesione psicologica al primo; se cio tra la condotta formalmente atipica e quella che realizza in concreto levento sussista uno specifico collegamento psicologico, nel senso che lagente realizzi il comportamento al fine, ad esempio, di agevolare o sollecitare la successiva condotta negligente o imprudente dalla quale poi derivi concretamente levento. In tema di esclusione del rapporto di causalit per causa sopravvenuta, il legislatore ha adottato la teoria della causalit adeguata. 2 ) Limiti di configurabilit e soggetto attivo La configurabilit dellomicidio colposo da ritenersi esclusa soltanto in presenza di fatti eccezionali e quindi imprevedibili. Dottrina e giurisprudenza, in pi occasioni, hanno ribadito il principio secondo cui il fatto colposo escluso dal caso fortuito che a sua volta si identifica in unaccidentalit che opera come causa non conoscibile, ineliminabile con luso della comune prudenza e diligenza. Per dar vita al caso fortuito, una tale accidentalit, ossia un avvenimento eccezionale ed atipico, deve verificarsi in modo del tutto improvviso,

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impreveduto ed imprevedibile tale cio da impedire allagente di adeguare tempestivamente la propria condotta alla situazione createsi. Di conseguenza lambito della tipicit del fatto colposo punito nellart. 589 c.p. contrassegnata dallinevitabilit dellevento letale, ossia la concreta possibilit di impedire il verificarsi della morte altrui tenendo un comportamento conforme alla regola di condotta. Uno dei problemi che si pongono in tema di omicidio colposo riguarda lindividuazione del soggetto attivo,cio del soggetto che per il fatto di possedere particolari qualit o qualifiche,si configura come garante dellaltrui vita e incolumit. La norma fa riferimento a chiunque, si tratta pertanto di un reato comune, per la cui configurabilit non richiesto il possesso di particolari qualifiche giuridiche. stato rilevato che pur riferendosi alla generica formula del chiunque il soggetto attivo debba possedere particolari qualit o qualifiche, ovvero configurarsi come garante della vita altrui e dellaltrui incolumit individuale. Del fatto colposo risponde sempre il soggetto che, in considerazioni delle funzioni, degli obblighi o dei poteri (di direzione, di controllo, di sorveglianza, di intervento ecc. ) di cui risulti in concreto investito, il garante dellosservanza della regola di cautela o di diligenza prevista dalla legge per la tutela dellaltrui incolumit. necessario accertare il soggetto investito di tale posizione di garanzia. Ci sono stati diversi orientamenti giurisprudenziali ed un progressivo passaggio da una concezione formalistica (in materia di infortuni sul lavoro) volto a ritenere che il titolare della posizione di garanzia fosse il soggetto formalmente investito di determinate qualifiche formali (es. il datore di lavoratale) ad una tendenza sostanziale volta a verificare in concreto il soggetto investito in concreto di determinati poteri e fosse quindi nel caso concreto responsabile penalmente. 3 ) La colpa professionale Il concetto di colpa si connota per la relativit dei criteri di accertamento. Nellinterpretazione dellart. 589 c.p. il concetto di colpa non inteso in un significato univoco, valido in assoluto ed in ogni caso. Limprudenza, limperizia e la negligenza vanno valutate tenendo presente il tipo di attivit cui si riferisce il fatto colposo, e non in astratto. Ad esempio nella competizione sportiva la negligenza, imprudenza ed imperizia vanno valutate non alla stregua dei comuni criteri di accertamento ma alla tregua delle particolarit stesse della competizione sportiva, dove fattori come lagonismo ed i connessi elementi del rischio e dellaudacia restringono lambito della sfera dellimprudenza e dellimperizia. Dunque il perseguimento degli scopi che si riconnettono istituzionalmente allo sport, e ladeguatezza dellazione al perseguimento di questi fini a costituire il limite della tipicit del fatto. Viene a delinearsi una nozione di colpa sportiva che solo in parte coincide con quella comune. Un discorso a parte si deve fare per la colpa cd professionale. La Corte Costituzionale ha condiviso lorientamento che, partendo dalla normativa civilistica, assegna anche in materia penale allimperizia un significato diverso da quello comunemente accolto per le ipotesi di colpa comune. stato rilevato che la colpa professionale, con particolare riferimento allesercizio sanitario, ha un profilo tutto proprio, poich i concetti di imperizia, negligenza o imprudenza presentano in quel campo peculiari caratteristiche, anche per il frequente interferire dellelemento del rischio e del fortuito. La prudenza e cautela del sanitario non possono arrivare fino al punto di compromettere la salute del malato. Le scelta di una cura rischiosa, pure nellincertezza della diagnosi, va senzaltro adottata tutte le volte che il mancato intervento condurrebbe a morte il malato, mentre i danni che dallintervento stesso potrebbero derivare, sarebbero sicuramente meno gravi della morte. In alcune ipotesi losservanza di una regola cautelare, come quella di attendere una chiara sintomatologia prima di intervenire, pu configurarsi come comportamento colposo per imprudenza o per imperizia. Per la caratteristica finalit dellarte sanitaria il medico verrebbe meno al suo fondamentale dovere di diligenza se non tentasse con ogni mezzo di recuperare la salute dellammalato. La scelta di una terapia 23

rischiosa, non pu far configurare un ipotesi di colpa per imprudenza quando il sanitario predisponga tutte le cautele di per se idonee a ridurre il pericolo di eventi dannosi. Per quanto riguarda limperizia nellesercizio della professione sanitaria, la giurisprudenza ha operato una distinzione tra prestazioni specialistiche e non. Nel caso di prestazioni specialistiche trova applicazione la colpa grave che ha origine nella mancata applicazione delle cognizioni generali e fondamentali attinenti alla professione, in tal caso la valutazione della responsabilit in caso di prestazioni specialistiche effettuate da chi non sia in possesso del relativo diploma di specializzazione, non pu prescindere dalla considerazione delle cognizioni generali e fondamentali proprie di un medico specialista nel relativo campo, e non facendo riferimento alle cognizioni fondamentali di un medico generico. 4 ) Le cause di giustificazione Un problema particolarmente delicato quello relativo alle cause di giustificazione nel caso di omicidio colposo. La questione si posta in giurisprudenza principalmente per il consenso dellavente diritto e per la legittima difesa. Per quanto riguarda il consenso dellavente diritto (art. 50 c.p.), stato ritenuto che questa norma non sia applicabile nel caso in cui levento leda il bene giuridico indispensabile della vita umana. Si tratta di un interpretazione che, rifacendosi alla indisponibilit del bene vita, esclude lapplicabilit dellart. 50 c.p. secondo cui il consenso scrimina soltanto quando sia prestato da una persona che possa validamente disporre del diritto leso o messo in pericolo. Tale impostazione confermata dalla punibilit come autonoma figura di reato dellomicidio del consenziente. Secondo un'altra impostazione la non applicabilit della causa di giustificazione discenderebbe dalla struttura stessa del delitto colposo. La qualificazione della fattispecie in esame,si basa sempre sulla colpa, cio sulla negligenza, imprudenza ed imperizia, alle quali non si d consenso. Si deve rilevare che nellomicidio colposo levento non voluto ed il consenso non potrebbe mai riguardare il verificarsi della morte. Per la configurabilit delle cause di giustificazione la lesione del diritto deve essere sempre voluta. Per quanto attiene allapplicazione della legittima difesa, stato rilevato in giurisprudenza che la scriminante di cui allart. 52 c.p. giustifica lazione diretta alla lesione di un bene giuridico di altri in quanto il reato viene commesso per la necessit di difendere un diritto proprio o altrui; anche la legittima difesa presuppone la volizione dellevento. Nei reati colposi levento che si verifica a causa di imprudenza, imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o disciplina non mai voluto. In dottrina, tuttavia, stato sostenuto che quando si accerti che luccisione stata involontaria, per cui non pu trovare applicazione lart. 55 c.p., ai fini della punibilit del fatto come omicidio colposo, non basta che sia volontaria lazione. Perch sussista la colpa lazione volontaria deve anche potersi qualificare come imprudente, negligente o imperita. Secondo Patalano, sembra che il legislatore abbia ritenuto che lazione necessitata possa essere anche colposa. Si pensi al caso di Tizio che faccia partire involontariamente un colpo di pistola, impugnata per difendersi dallaggressione di un gruppo di persone; si dovr stabilire se vi stato o meno eccesso di difesa, e nel secondo caso, in base allart. 55 c.p., il fatto sar punito a titolo di omicidio colposo. In riferimento alle cause di giustificazione pi di volontariet del risultato sarebbe opportuno parlare di volontariet dellazione difensiva, nel senso che ai fini della scriminante indifferente che laggredito diriga intenzionalmente la sua azione alla realizzazione dellevento del reato in danno dellaggressore. La necessit difensiva costituirebbe la ratio della non punibilit di tutti i reati realizzati in quella situazione , siano essi dolosi o colposi. Lo stesso art. 52 c.p. utilizza lespressione fatto, che come si deduce

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dallart. 42, comma 2 c.p., pu valere sia per ipotesi criminose punite a titolo di dolo che per quelle punite a titolo di colpa. 5 ) La colpa stradale Lart. 589 c.p. prevede al secondo comma, una circostanza aggravante speciale dellomicidio colposo che si configura quando il fatto commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro. Per quanto riguarda la colpa strale la Corte Costituzionale ha stabilito, in riferimento allart. 3 Cost., che non fondata la questione relativa agli art. 138 c.stad. e 589, 2 comma c.p., per i quali in caso di omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla circolazione stradale linfrazione amministrativa non assorbita nel fatto penalmente sanzionato. Leccezione avrebbe fondamento solo se si ritenesse che lart. 589, comma 2 c.p. prevista un ipotesi di reato complesso e non di concorso di reati. La colpa stradale,presenta aspetti non facili da definire; lart. 111 cds, impone ai conducenti un obbligo di prudenza al fine di non creare pericolo per altrui incolumit o intralcio alla circolazione, anche se non incorre nella inosservanza di specifiche disposizioni di legge. La violazione di questo dovere integra in ogni caso un omicidio colposo aggravato di cui allart. 589, comma 2 c.p.. Con riferimento alla ipotesi relativa alla violazione di norme per prevenzione di infortuni sul lavoro, stato ritenuto che laggravante sussiste non solo quando sia contestata la violazione di specifiche norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, ma anche quando la contestazione abbia ad oggetto lomissione della adozione di misure ed accorgimenti per la pi efficacia tutela della integrit fisica dei lavoratori, in violazione dellart. 2087 c.c. tale norma prevede un preciso obbligo in capo allimprenditore, diretto ad eliminare, nellesercizio dellimpresa, ogni situazione di pericolo dalla quale possa derivare un evento dannoso. La colpa stradale presenta, dunque, numerose caratteristiche peculiari e spesso controverse. Lobbligo di osservanza della norma cautelare di condotta non viene meno per il solo fatto di rispettare le disposizioni sulla circolazione stradale. Il terzo comma dell art. 589 c.p. prevede lipotesi in cui levento morte riguarda pi persone. Tale articolo stabilisce: Nel caso di morte di pi persone, ovvero di morte di una o pi persone e di lesioni di una o pi persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la pi grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non pu superare gli anni dodici. Come rilevato dalla giurisprudenza, non ritratta di una figura di reato continuato,di cui allart. 81 (inammissibile per i delitti colposi per il fatto dellunicit del disegno criminoso), ma di un caso di unificazione legislativa che, secondo alcuni sarebbe riferibile alla nozione di reato complesso, mentre secondo altri configurerebbe un caso di unificazione legislativa operata dal legislatore soltanto quoad poenam . MORTE O LESIONI COME CONSEGUENZA DI ALTRI DELITTI 1 ) Art. 586 c.p nel sistema dei delitti contro la vita e incolumit individuale Tale fattispecie disciplinata dallart. 586 c.p., il quale stabilisce che: Quando da un fatto preveduto come delitto doloso deriva, quale conseguenza non voluta dal colpevole, la morte o la lesione di una persona, si applicano le disposizioni dell'articolo 83, ma le pene stabilite negli articoli 589 e 590 sono aumentate (Laumento entro 1/3). Il codice Zanardelli non prevedeva questa figura criminosa;del resto lautonoma previsione dellart. 586,anche nel codice Rocco potrebbe apparire superflua,posto che lart. 83 nel disciplinare i casi di aberratio delicti,ricomprende anche lipotesi in questione. Ed infatti in 25

entrambi i casi lagente risponder di entrambi gli eventi e per il secondo ne risponde a titolo colposo. Dunque lart. 586 non rappresenta uneccezione rispetto allart. 83 ma costituisce piuttosto una norma speciale rispetto a questa,in quanto disciplina lipotesi nella quale lelemento specializzante costituito dal fatto che lagente,come conseguenza di un delitto doloso,senza volerlo,cagione levento di morte o di lesione di un soggetto. La relazione al codice Rocco ha sottolineato che la norma in esame stata introdotta per inasprire la pena in tema di delitti di sangue.. Vi sono per anche altre fattispecie che prevedono la morte o lesione come conseguenza non voluta di altri delitti: es. artt. 572 (maltrattamenti) , 591 (abbandono di minori) ,593 (omissione di soccorso). Ma lart. 586 si distingue da tali fattispecie per due motivi: in primis esso non ancora la configurabilit del reato al fatto che la morte derivi dolosa gi in astratto potenzialmente lesiva del bene della vita o incolumit;in secondo luogo ai fini dellart.586 non necessario che levento si verifichi in danno del medesimo soggetto passivo in danno del quale era stato realizzato il delitto doloso. Un innovativo orientamento ha sottolineato che lart. 586 contiene una norma generale inapplicabile solo quando gli eventi non voluti in essa menzionati ( morte o lesione personale) siano espressamente previsti come elementi costitutivi o aggravanti di reati complessi 2 ) Rapporto causale e limiti di applicabilit Il problema pi delicato nellinterpretazione dellart. 586 quello di stabilire il tipo di connessione che deve sussistere tra levento non voluto e quello intenzionalmente cagionato dallagente. In dottrina e in giurisprudenza si sono sostanzialmente delineati due orientamenti: il primo individua nellart. 586 c.p. unipotesi di responsabilit oggettiva, per cui lagente risponde dellevento morte o lesioni, sulla base del solo rapporto di derivazione causale, quindi a prescindere dallelemento psicologico; Il secondo orientamento fa riferimento ad unipotesi di responsabilit colposa. La giurisprudenza ha mostrato i propri favori per il primo orientamento.In tale ottica non infrequente che il reato in esame si ritiene configurabile sulla base di una semplice connessione occasionale o fortuita tra levento doloso e quello verificatosi. Il rapporto tra il delitto doloso voluto e levento non voluto quindi di pura causalit materiale,sicch lautore del delitto doloso risponde a titolo di colpa dellevento non voluto indipendentemente ed anche in assenza di qualsiasi errore o fatto colposo od accidentale.Di conseguenza laccertamento della configurabilit dellipotesi in esame si risolve per il profilo psicologico in un accertamento della mancanza di intenzionalit rispetto allevento,mentre sotto il profilo causale sufficiente che lagente abbia posto in essere con la sua azione dolosa,una qualsiasi condizione per il verificarsi dellevento. Anche per il secondo orientamento,che ravvisa nella norma in esame unipotesi di colpa presunta per inosservanza di leggi,la responsabilit per levento finisce col fondarsi sul semplice rapporto di derivazione causale,e cio su una sorta di responsabilit oggettiva. Patalano ritiene che nessuno dei due orientamenti delineati riesce ad individuare la ratio della norma che prevede un aumento di pena rispetto allipotesi di omicidio colposo e di lesioni colpose. A ben vedere,il fondamento della responsabilit risiede nella attitudine del fatto doloso realizzato dallagente a cagionare la morte o la lesione. Questo evento deve presentarsi come un risultato adeguato alle modalit di realizzazione del fatto doloso. Si dovr stabilire se la condotta che lagente realizza nellintento di cagionare un dato risultato antigiuridico, sia adeguata sotto il profilo causale , a produrre levento non voluto previsto dallart. 586 c.p. 26

(causa adeguata). In definitiva si richiede un rapporto di causalit adeguata tra levento morte o lesioni e un delitto doloso. Si devono ritenere pertanto esclusi dalla previsione del delitto in esame tutti quei casi nei quali la morte o la lesione siano collegati alla commissione di un delitto doloso da un semplice rapporto di occasionalit. La ratio dellaggravio della pena va ricercato nel fatto che lo scopo della norma quello di predisporre una pi accentuata tutela della vita e dellincolumit individuale. Dunque lart. 586 non si applicherebbe nel caso in cui un rapinatore urti violentemente un passante durante la fuga,cagionandone la morte. In tal caso levento morte indipendente dal reato di rapina e potrebbe configurarsi un omicidio colposo. Diverso sarebbe se la lesione venisse cagionata dal rapinatore in seguito ad uno spintone dato ad un passante,nel corso di una colluttazione con un agente. In questo caso la lesione sarebbe la diretta conseguenza della condotta violenta costitutiva del delitto di rapina. La pena prevista dal 586 pi severa rispetto a quella comminata per altri casi di aberratio delicti perch il fatto base potenzialmente lesivo di un bene intangibile per eccellenza quale lincolumit individuale. 3 ) La ratio dellart. 586 c.p Siamo ora in grado di comprendere che lart. 586 viene in essere in tutte quelle ipotesi in cui la lesione della vita o dellincolumit individuale,costituisce un risultato soltanto eventuale delle modalit di realizzazione di una qualsiasi condotta dolosa. La norma in esame quindi ha una valenza sussidiaria ed destinata ad essere applicata in tutte quelle ipotesi in cui la morte non sia conseguenza di una condotta dolosa diretta a: 1) realizzare intenzionalmente luccisione di un uomo; 2) realizzare lesioni o percosse (omicidio preterintenzionale); 3) morte o lesione prevista come aggravante di un reato complesso. Ai fini della configurabilit del delitto in esame la giurisprudenza segue due criteri fondamentali: 1) Secondo un primo criterio che possiamo definire oggettivo,(perch si fonda sulla considerazione dellinteresse violato dalla commissione del delitto doloso) lipotesi delittuosa di cui allart. 586 c.p. riguarda esclusivamente i fatti di morte o di lesione derivati, come eventi non voluti, da un delitto doloso diretto a violare un bene giuridico diverso da quello della vita e dellincolumit individuale. Deve quindi trattarsi di un delitto diverso da quello di lesioni. 2) Un secondo criterio che possiamo definire soggettivo, ritiene che lipotesi in esame non si applica se la morte o le lesioni furono intenzionalmente perseguiti dallagente.Lart. 586 farebbe riferimento ad un evento dannoso non voluto che derivi da unazione dolosa non diretta a ledere laltrui incolumit. Dunque laccertamento per la configurabilit dellart. 566 c.p. va effettuato tenendo conto della volont dellagente;lintenzionalit della lesione da cui derivi la morte dar luogo allomicidio preterintenzionale,se invece le lesioni sono conseguenza non voluta,realizzate in occasione di un delitto doloso,allora si configura lart. 586. In giurisprudenza ed in dottrina si ritiene che lart. 586 c.p. si applica anche nellipotesi in cui la morte o la lesione derivano, come conseguenza non voluta, da un delitto tentato in quanto vi sarebbe una grande assonanza tra la norma in esame e lart. 83. Ma lart. 586 c.p. adopera una formulazione diversa rispetto allart. 83 c.p., esso infatti richiede che levento diverso da quello voluto derivi da un fatto preveduto come delitto doloso. Nellart. 586 c.p. non sufficiente, come nellart. 83 c.p., che levento sia diverso da quello voluto dallagente; si richiede che la morte o la lesione siano conseguenza non voluta, ed ulteriore, derivante dalla commissione di un fatto che presenti tutti gli elementi tipici di un delitto doloso,di un fatto cio completo di tutti gli elementi costitutivi che ne determinano la consumazione. Non vi dubbio dunque che nellart. 83 lagente risponde a titolo di colpa dellevento realizzato e non voluto anche nel caso di tentativo. Invece se la morte o lesione si verifica in 27

seguito ad un delitto tentato,il soggetto risponder secondo le regole del concorso di reati del tentativo realizzato e di omicidio colposo o lesione colposa ove ne ricorrono gli estremi. La dottrina tende ad escludere lapplicabilit dellart. 586 nel caso in cui le lesioni o lomicidio siano conseguenze involontarie dei delitti dolosi contro la vita o lincolumit individuale. Si per notato che questo punto di vista non stato trasfuso nellart.586 che non pone,sotto tale aspetto alcuna limitazione. Sembra per assurdo paragonare le lesioni volontarie a quelle che si verificano oltre lintenzione.

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