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I. A Ercole dEste Illustrissime Princeps ac excellentissime Domine, Domine mi obsevandissime.

Essendomi venuto a notitia come il Conte Antonio Maria mio fratello s querelato a la Celsitudine Vostra circa il facto de la provisione etc., dubitando io esser stimato circa ci de simile animo et intentione, m parso per questa mia far noto a la Excellentia Vostra che, essendomi stato continuamente il Magnifico Messer Galeoto non fratello ma patre, mia intentione non descompiacergli mai in veruna cosa; anzi le demonstration grandissime damore che de continuo me ha facto con li boni effecti me persuadeno a voler essere sempre obedientissimo, prima per a la Excellentia Vostra come bono et fidelissimo servitore, poi a Sua Signoria come bon figliolo. A la prelibata Celsitudine Vostra et a la Illustrissima sua consorte humiliter me raccomando.

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Mirandulae, die 8, 1478. Excellenti Celsitudini Vestrae servus Ioannes de la Mirandula Protonotarius Apostolicus, manu propria. II. A Federico Gonzaga Illustris et excelse Domine, Domini mi honorandissime etc. Hauendo deliberato di andare fra quindeci o venti d a Ferrara al studio, dove forsi per tal causa dimorar circha quatro o cinque anni, et volendo mandare a quella citate quelle robe le quale mi serano necessarie per il mio stare ivi et de la famiglia mia, lo inventario de le quale ser monstrato a Vostra Excellentia per lo presente exhibitore, mmi necessario per maggior commoditate, movendole dal nostro castello de la Concordia et arivando al fiume di Po, passare per il tenire di Vostra Ilustrissima Signoria. Per la qual cosa io prego quella si voglia dignare di

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concedermi uno mandato per vigore del quale possi liberamente senza alcun pagamento de dacii, de portione di gabelle n di altra inquietudine che si potesse fare, condure le dicte robe et altre che successivamente di tempo in tempo mi siano necessarie ut supra. Farammi di ci grandissima comoditate, et singularissimo appiacere ne ricever da Vostra Excellentia di usarmi tal liberalitade, a cui continuamente mi raccomando etc. Mirandulae, 14 Aprilis MCCCCLXXVIIII. Servus Ioannes de la Mirandula Protonotarius Apostolicus, Concordiae etc. III. Ad Alfano degli Alfani Alphano mio. Hebbi da M. Angelo el vostro libro, et molto caro ve ne ringratio: li caratteri sono indiani. Vi prego diciate al Maxeo chio ho ad Roma, con altri mei libri,

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certi soi quinterni. Como li ho qui, glieli mander, alli piaceri vostri. Florentiae, 2 Iunii 1488. IV. A Lorenzo de Medici Magnifico Lorenzo. Se nostro S.r vole commettere qui, o ad quello Vescovo che scrive lo oratore, o ad altri che intenda sio sento delle conclusione mie quello che sua S.t ne ha determinato, o altramente, lo po fare et io sar paratissimo et ad lui et ad ogni altro far sempre intendere chio ho le predecte conclusioni per tale, quale nostro S. ha indicato che lo siano: n mai o in scripti o in parole tentar cosa alcuna in oppositum. Quando volessino chio confessassi havere mai per alcun tempo transgresso lo edicto di N.S. et non observato quello che S.S.t nella bolla sua comanda, prima a loro non onore che de loro comandamenti sia

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stato tenuto poco conto, alla fede non utile, ma piuttosto scandalo, a me gravissimo preiuditio, perch quantunche io sia poi absoluto dalla pena che ne consequirebbe, non posso mai essere absoluto dallinfamia et onta del peccato, del quale bisogna nella absolutoria si faccia expressa mentione, et quod peius est saria cosa iniustissima, perch io confessarei havere facta cosa chio non fea mai. Il che a loro po esser manifestissimo: per che la bolla di N.S. fu publicata in Roma a d XV di Dicembre, et non prima, di che tutta a citt po far testimone, et ad mia notitia pervenne alli sei del mese sequente, essendo io nel cammino di Franza. E bench la data della bolla sia del mese di Agosto, nondimeno sanno chio non sono, n veruno altro obligato ad obedirgli insino che la non publicata. Da quello tempo in qua, non solo io non ho transgresso in parte alcuna lo edicto di N.S., ma non ho mai curato altro, se non da ogni canto et per ogni via a me

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possibile far constare alla S.t sua la mia obedientia et levargli ogni suspitione che potesse essere in contrario. Di questo ne ponno far fede gli Oratori soi che erano in Franza, se non voglono tacere el vero, alli quali offersi non una, ma molte volte et privatim et publice etiam nel mezo della Universit di Parigi confessare el iuditio mio delle conclusioni esser tale, quale N.S. havea iudicato. La M.tia Vostra si po ricordare quante volte gli ho fatto intendere chio non desidero altro che far cognoscere al nostro S.re la obedientia mia. Quando loro allegassino che prima chio partissi da Roma io giurai non diffendere le conclusioni dannate da quelli padri ad li quali nostro S.re havea data questa cura, io non giurai mai questo, ma bene giurai de avere le conclusioni mie per tale quale Nostro Signore et loro le iudicassino. Et bench del parere delli Padri fussi gi certo, non era certo di quello di N.S., dal quale

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principalmente dependeva, n mai seppi el loro iuditio esser confirmato da sua Santit, se non quando lessi la bolla, ne la quale Sua S.t dice: quorum iuditium apostolica auctoritate firmamus. Hor voglo intrar in iustificatione della causa mia, n per altro merito cercho la declaratione di N.S. che per intercessione della M.tia V. la quale non mi valerebbe a niente se la causa mia fusse chiara talmente che etiam li inimici miei in modo alcuno la potessino calumniare. Vaglami la auctoritate vostra ad questo, che senza altra discussione di questa cosa, la quale avendosi ad far e per lettera sarebbe di gran tempo et gran fastidio, che N.S. sia contento fare in mio benefitio quello pi chel pu senza preiudicare o alla fede o al honor suo. Quello che io desidero un breve ne la forma chio scriver di sotto. Faccia vedere la Sua Santit se per concederlo ne li po nascere o danno o vergogna o scandalo alcuno nella ecclesia di

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Dio, chio so gli sar dicto di no, se ne saranno domandati uomini non passionati. El breve voria che fusse in questa forma: Havendo tu gi proposto per disputare alcune conclusioni etc., fu iudicato per noi che el libro di quelle non fusse letto, come in una nostra tale bolla si contiene etc.; di poi nacque qualche suspitione che tu non avessi obedito ad lo edicto nostro etc. Et havendo noi indagato questa cosa diligentemente tandem ad noi constato della innocentia tua circa ci et havemo apertamente conosciuto te non havere in cosa alcuna contrafacto ad la decta bolla nostra, poich tu havesti notizia desta. Et per questo, ad ci che la tua innocentia sia cos nota ad ogni altro come la ad noi, declariamo per questo breve te non essere incorso alcuna pertinacia eretica e consequentemente niuna censura o pena debita ad chi incorre in simile errore, ma thavemo per bon figlolo di Santa Chiesia.

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In questa sententia vorei el breve adaptandolo con quelli termini che usa la corte et che sono necessarii per far la absolutione la pi efficace, di che se haver parere da chi se ne intende quando nostro S. sia disposto al farlo. Potr anche la M.tia dellOratore mandare un poco di minuta del breve voranno far loro, se N.S. disposto. E perch el Conte Antonio mio fratello mi dice Monsignor di Napoli havergli decte due cose, luna che da non so che Vescovo da Parigi gli stato significato chio parlai l contro la bolla di N.S., laltra chio scrivo di novo di questa materia, alla prima dico che sono contento che N.S. mai mi faccia grazia alcuna quando possa con vero intendere che a Parigi in veruno loco n publico n privato parlassi contro alla bolla sua. Anzi feci sempre lo opposito, come ho dicto e sanolo li oratori che erano l se lo voglano dire. Alla S.ria io non ho scripto altro di nuovo che quella expositione sopra el Genesi chio

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ho mandata alla M.tia. Vostra, e lei po far fede se contra el Papa o no, che tanto distante dalle materie di quelle conclusioni quanto el cielo dalla terra. Et per certo questa mia opera sarebbe in tutto vana di cercare con tanta instantia chel se intendesse chio fussi stato obediente a N. S. quando io fussi in proposito di far pubblicamente lopposito. FlLIUS IO. DELA MIR.LA. 1489 dAgosto a d XXVII V. A Niccol Michelozzi Prestantissimo viro domino Nicolao Michel. Magnifici Laurenti Med. Secretario Amico optimo honorando. Romae. Ser Niccol mi carissimo et honorando. Vi ringratio sommamente della ambasciata mi mandasti per Roberto alla partita vostra. Heri el Magnifico Lorenzo mi mand a dire per el cancelliere chio scrivessi ad Messer

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Cosmo di Pazzi che l vi faccia intendere tutti li bisogni che l vede li per expedientia delle cose mie che lui ve havea data amplissima commissione sopra epse. Io lho pi caro che sio gli fussi io in persona perch so farete con quello medesimo animo per me che faresti per vui et saprete molto meglio che non saprei io. Ho scripto a Messer Cosmo el volere del Magnifico Lorenzo. Nunc tibi et me et causam meam commendo. Se voi potete con destro modo cavare dal Maestro di Casa del Papa li libri di Mitridate, mi farete cosa gratissima et ve li rimandar in uno mese; pagar le vetture e gabelle et ogni spesa: ma non bisogna mostrare di volerli per me che non ve li darebono. Ad vui mi raccomando. Flor. XVII Novembre 1489. vr. Io. de la Mirandola comes Concordiae.

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