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AGGIUNTE ALLA ZECCA E MONETA PARMIGIANA DEL PADRE IRENEO AFFO STUDI DEL COMM. M. LOPEZ Direttore emerito del R. Museo d’A1 ita di Parma, Lipro I. Carrroto Il. — Federico Il. Imperatore. Da Carlo Magno (1), insino a Corrado I. Augusto, non si conoscono finora monete coniate a Parma; ma nemmeno troviamo fatta menzione nelle nostre antiche carte, che monete forestiere fossero introdotte in questa citta, se non sul finire del secolo X. Da cid e da quanto fu discorso nel capitolo precedente, si potrebbe per avventura dedurre, che la nostra zecca, nell’indicato spazio di tempo, rimanesse aperta. Nullameno, se pure ebbe a coniar monete, non credo che fosse tanto operosa da sopperire al continuo bisogno delle contratta- (1) Era gia stampato il capitolo precedente quando il mio alunno @ successore cay. Luigi Pigorini acquistd la moneta di Carlo Magno che prima ivi descrissi. Questa, facendo parte della collezione Dassy, veniva posta all’ asta publica a Parigi dagli esperti raccoglitori Rollin @ Feuardent, ai quali fu aggiudicata in prezzo di lire 699. Ora trovasi nel nostro Museo e si pud chiamare la gemma pid preziosa della collezione delle monete parmenti. Nulla debbo cambiare nella descrizione di essa moneta, se non che le aste delle lettere PARM sono terminate da piccoli globetti; 6 PERIODICO DI NUMISMATICA E SFRAGISTICA zioni. Quindi ragion vorrebbe che, non ostante la man- canza di documenti opportuni, moncte di altre zecche caro- lingie corressero in Parma fino al tramonto del detto secolo. A venire in tali congetture mi sono indotto dal trovar notizia, che nei secoli IX e X, si facevano talvolta fra noi cambi di derrate, e che in luogo di monete si usavano metalli pesati e non impressi; il che dimostra evidentemente quanto i coniati fossero rari. Il sistema monetario carlovingio non durd in Italia che circa un secolo; gl'Imperatori germanici, forse Ottone I, od il II, richiamarono il peso dell’antica libbra nazionale; che corrispondeva alla libbra romana; percid le monete si abbassarono di peso (Rev. Num. 1863, p. 23, 24). _Nei primi lustri del secolo XI, e probabilmente nel 1037, Corrado Augusto impresse la moneta, che per la prima volta vide e descrisse il celebre Muratori (Antig. Ital. Med, Aev. Diss. XXVII), ma essa andd perduta, e niun’altra simile fu rinvenuta finora. Non mi fa meraviglia la somma rarité di questa moneta; perciocché il cambiamento che fu poscia introdotto nella zecca avrebbe fatto si che le monete anteriori sarebbero state quasi tutte nel crogiuolo disciolte. Belle sono le osservazioni dell'Affo per comprovare la che il suo peso ® di grammi 1,14, ciod inferiore di 9 contigrammi a quello da me indicato; e che ha di diametro 17 millimetri. Tro- vasi da una parte un poco corrosa, nel resto & perfettamente con- servata, e nulla lascia a desiderare intorno 1a sua autenticita, L’arte poi con cui 8 improntata mostrasi migliore di quella delle monete dello stesso re battute fuori d'Italia, com'ebbe a scrivere il Le Blane nel brano da nol recato nel precedente capitolo. Mi gode I'animo nel tributare piena lode all'attuale Direttore di questo Museo per tale acquisto importantissimo alla storia della zecea di Parma. Debbo poi qui notare che la descrizione delle monete N. 1 e 2 dell’annessa Tavola I, fu data nel N. V dell'anno 1° di questo Pe- riodico, @ che le monete N. 8, 9. 10, 11, 12 della stessa Tavola yerranno doscritte nel successivi fascicoll, PER LA STORIA D'ITALIA. 7 esistenza di tale moneta, e si posson pregiare quelle del ch. conte Bernardo Pallastrelli, (Afoneta di Bernabd Vi- sconti p. 4,@ seg.) per porla in dubbio. Io perd confesso, che ichiari nomi di un Muratori, di un Carli, di un Affo m'inducono a seguire il loro parere, e tener quindi per genuina la moneta di Corrado. Vero @ che I’Affo stesso, disdicendo poscia le fatte os- servazioni, mise in dubbio l’autenticitad di tale moneta (Stor. di Parma, T. Il, p. 17), e cred’ molto probabile che fosse falsata. Ma deboli troppo sono le obbiezioni che ap- pose a se stesso, percha io mi persuada ch’ei ne fosse con- vinto. Primamente @ noto che le monete adulterate non sono sl rare come le genuine; i falsificatori spinti dall’amor del guadagno cercano d’ingannare i nummofili, nel_ mag- gior numero che possono. In secondo luogo é inesatto che se non dopo il 1208 non si sia mai incontrata menzione di moneta parmigiana: troviamo nel Chronicon Parmense (ediz. di Parma 1858, p. 1), che nell’anno 1085, sextarium frumenti vendebatur tribus solidis parmensibus, et sexta- rium speltae duobus solidis parmensibus. Che se reputo doversi muover dubbio intorno la qualita della moneta nominata dal cronista, perché ne'tempi di cui parla bat- tevansi denarie non soldi, non posso credere che avesse chiamata parmense’una moneta uscita da altra zecca. Il nominare soldi invece di denari (ritenuta la lira ancor divisa in 20 soldi, e questi in 12 denari) non @ infrequente ne’cronisti; ma l’attribuire ad una citté monete coniate in un’altra non ho memoria. Il nostro storico per rifiutar poi la recata notizia ne dice (Storia di Parma, T. Ill, p. 108), che non si conoscono mo- nete coniate a Parma nella seconda meta del detto secolo; ma anche questa obbiezione non mi convince, e viappongo Tesempio delle monete parmensi e fiorentine di Carlo Magno, e delle piacentine di Desiderio, le quali, rimaste sconosciute ed ignote, con meraviglia di molti, compar-

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