Era
da poco finita la Seconda Guerra Mondiale. Ci si chiedeva: che fine aveva fatto il Creatore
mentre tanti innocenti venivano massacrati, le donne violentate e i bambini inceneriti ? Da
nessuna parte, rispondeva Sartre. Per Sartre, il compito della filosofia esistenzialista
consisteva proprio nel liberare l'uomo dall' “idea” di Dio, porlo nell’essere «senza dei».
Secondo Giovanni Paolo II, invece, “Dio si astiene dall'assistere gli uomini perché
disgustato dal loro comportamento”.
La ragione, avverte Torno con una provocazione che sarebbe piaciuta a Nietzsche, «arriva
sempre dopo e fa il suo mestiere: conferma con la sua forza quello che il nostro cuore ha
già abbracciato».
L' ateismo è morto. Si torna a cercare Dio Corriere della Sera 08 novembre 2005
[…] Non avete mai sentito parlare di quell'uomo pazzo che, in pieno mattino, accesa una
lanterna, si recò al mercato e incominciò a gridare senza posa: “Cerco Dio! Cerco Dio!”
Trovandosi sulla piazza molti uomini non credenti in Dio, egli suscitò in loro grande ilarità.
Uno disse: “L'hai forse perduto?”, e altri: “S'è smarrito come un fanciullo? Si è nascosto in
qualche luogo? Ha forse paura di noi? Si è imbarcato? Ha emigrato?”. Così gridavano,
ridendo fra di loro...
L'uomo pazzo corse in mezzo a loro e fulminandoli con lo sguardo gridò: “Che ne è di
Dio? Io ve lo dirò. Noi l'abbiamo ucciso - io e voi! Noi siamo i suoi assassini! Ma come
potemmo farlo? Come potemmo bere il mare? Chi ci diede la spugna per cancellare
l'intero orizzonte? Che facemmo sciogliendo la terra dal suo sole? Dove va essa, ora?
Dove andiamo noi, lontani da ogni sole? Non continuiamo a precipitare: e indietro e dai lati
e in avanti? C'è ancora un alto e un basso? Non andiamo forse errando in un infinito
nulla? Non ci culla forse lo spazio vuoto? Non fa sempre più freddo? Non è sempre notte,
e sempre più notte? Non occorrono lanterne in pieno giorno? Non sentiamo nulla del
rumore dei becchini che stanno seppellendo Dio? Non sentiamo l'odore della putrefazione
di Dio? Eppure gli Dei stanno decomponendosi! Dio è morto! Dio resta morto! E noi
l'abbiamo ucciso! Come troveremo pace, noi più assassini di ogni assassino? Ciò che vi
era di più sacro e di più potente, il padrone del mondo, ha perso tutto il suo sangue sotto i
nostri coltelli. Chi ci monderà di questo sangue? Con quale acqua potremo rendercene
puri? Quale festa sacrificale, quale rito purificatore dovremo istituire? La grandezza di
questa cosa non è forse troppo grande per noi? Non dovremmo divenire Dei noi stessi per
esserne all'altezza? Mai ci fu fatto più grande, e chiunque nascerà dopo di noi apparterrà
per ciò stesso a una storia più alta di ogni altra trascorsa”.
A questo punto l'uomo pazzo tacque e fissò nuovamente i suoi ascoltatori; anch'essi
tacevano e lo guardavano stupiti. Quindi gettò a terra la sua lanterna che andò in pezzi
spegnendosi. “Vengo troppo presto, disse, non è ancora il mio tempo. Questo evento
mostruoso è tuttora in corso e non è ancor giunto alle orecchie degli uomini. Per esser
visti e riconosciuti lampo e tuono hanno bisogno di tempo, la luce delle stelle ha bisogno
di tempo, i fatti hanno bisogno di tempo anche dopo esser stati compiuti. Questo fatto è
per loro ancor più lontano della più lontana delle stelle e tuttavia sono loro stessi ad averlo
compiuto!” Si racconta anche che l'uomo pazzo, in quel medesimo giorno, entrò in molte
chiese per recitarvi il suo Requiem aeternam Deo. Condotto fuori e interrogato non fece
che rispondere: “Che sono ormai più le chiese se non le tombe e i sepolcri di Dio?” [… ]
L'annuncio della Morte di Dio è drammatico, perché implica il crollo di una Weltanschaung,
una visione del mondo, quella metafisica, che nel rapporto col divino aveva fondato
l'esistenza della società umana. Rinnegando la fede in Dio, in una entità trascendente che
governa il destino degli uomini, proclamando l'avvento della ragione (illuminismo), della
scienza (positivismo), dell'evoluzione (darwinismo), l'umanità vede crollare quel sistema di
valori che per tanto tempo ha retto, nel bene e nel male, l'ordine socio-culturale.
Questo crollo di valori implica un forte senso di vertigine e smarrimento. L'uomo folle
conclude di essere venuto “troppo presto”, perché l'umanità non è ancora pronta ad
affrontare questo evento traumatico, in progress, che tutt'oggi stiamo vivendo.
«Noi filosofi e spiriti liberi - scrive Nietzsche ne “La Gaia Scienza” - alla notizia che il
vecchio Dio è morto, ci sentiamo come illuminati dai raggi di una nuova aurora; il nostro
cuore ne straripa di riconoscenza, di meraviglia, di presentimento, d'attesa, - finalmente
l'orizzonte torna ad apparirci libero, anche ammettendo che non è sereno, - finalmente
possiamo di nuovo scioglier le vele alle nostre navi, muovere incontro a ogni pericolo; ogni
rischio dell'uomo della conoscenza è di nuovo permesso; il mare, il nostro mare, ci sta
ancora aperto dinanzi, forse non vi è ancora mai stato un mare così aperto».
«Morti son tutti gli dèi: ora vogliamo che il superuomo viva», esclama Zarathustra.
Nietzsche era ottimista. Sperava che la dimensione traumatica fosse solo un momento di
passaggio in vista dell'avvento di un uomo nuovo: l' “oltreuomo” o “superuomo”, ovvero un
nuovo modo di esistere dell'uomo, in base ad una trasformazione (transvalutazione) di tutti
i precedenti valori morali: libero dall'illusione di verità eterne, di una vita ultraterrena,
dell'uguaglianza tra gli uomini, libero dalla legge di Dio. Dal momento che non c'è più un
Dio che dice all'uomo che cosa fare, l'uomo avrebbe raggiunto, con un balzo, più che con
un'evoluzione graduale, un superamento dell'uomo, fino a diventare Dio egli stesso,
facendosi creatore di nuovi valori.
Ma come non ha potuto accorgersi Nietzsche che è proprio questo il senso della
Rivelazione cristiana: Gesù porta la spada del Logos, rinnega la Legge, scaccia i Mercanti
dal Tempio e proclama la venuta del figlio di Dio. È Gesù stesso ad annunciare la Morte di
Dio e l'avvento di un Uomo Nuovo, terrestre, umano e divino al tempo stesso, alla cui
forza, sapienza, generosità, umiltà, compassione, è affidato il compito di portare il Regno
di Dio sulla Terra.
Dopo Nietzsche, un altro grande filosofo (ottimista), Karl Marx, ha proclamato l'avvento di
un Uomo Nuovo: l' “Uomo Totale”, libero dalle costrizioni-alienazioni religiose ed
economiche, che, attraverso il socialismo comunista, si pone come padrone del proprio
destino. All' “uomo economico”, ossessionato dall’avere, Marx contrappone un oltreuomo
che esercita in modo creativo le sue potenzialità: “Ciascuno secondo le sue capacità; a
ciascuno secondo i suoi bisogni”.
Sulla scia di Nietzsche, Marx attacca la religione in quanto vede nella Morte di Dio la
necessità per l'uomo, specie quello oppresso, di abbandonare le illusioni metafisiche e
riappropriarsi della propria sovranità.
“La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la
religione è l'aureola. La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché
l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i
fiori vivi. La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, dia forma
alla sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova
intorno a se stesso e, perciò, intorno al suo sole reale. La religione è soltanto il sole
illusorio che si muove intorno all'uomo, fino a che questi non si muove intorno a se stesso.
È dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di la della verità, quello di
ristabilire la verità dell'al di qua. E innanzi tutto è compito della filosofia, la quale sta al
servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'auto-estraneazione umana,
smascherare l'auto-estraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma
così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della
teologia nella critica della politica. La critica della religione approda alla teoria che l'uomo è
per l'uomo l'essere supremo”.
«Ciò che io racconto è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che
non può fare a meno di venire: l'avvento del nichilismo. Questa storia può già ora essere
raccontata; perché la necessità stessa è qui all'opera. Questo futuro parla già per mille
segni, questo destino si annunzia dappertutto; per questa musica del futuro tutte le
orecchie sono già in ascolto. Tutta la nostra cultura europea si muove in una torturante
tensione che cresce da decenni in decenni, come protesa verso una catastrofe: irrequieta,
violenta, precipitosa; simile ad una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette
più ed ha paura di riflettere».
Più cresce il progresso della scienza e della tecnica, più l'uomo sprofonda nel nichilismo,
regredisce ad uno stadio primitivo, animale, mostrandosi incapace di una vera convivenza
civile.
Perché il progresso della tecnica invece di produrre un'epoca di pace ed armonia produce
mostruosità come la bomba atomica? Perché racchiude in sé i germi del nichilismo.
“Dal momento in cui la ragione divenne lo strumento del dominio esercitato dall’uomo sulla
natura umana ed extraumana - il che equivale a dire: nel momento in cui nacque - essa fu
frustrata nell’intenzione di scoprire la verità. Ciò è dovuto al fatto che essa ridusse la
natura alla condizione di semplice oggetto e non seppe distinguere la traccia di se stessa
in tale oggettivazione. […] Si potrebbe dire che la follia collettiva imperversante oggi, dai
campi di concentramento alle manifestazioni apparentemente più innocue della cultura di
massa, era già presente in germe nell’oggettivazione primitiva, nello sguardo con cui il
primo uomo vide il mondo come una preda”.
Esiste una malattia della ragione che è la volontà di potenza, cioè l'aspirazione a voler
dominare la natura, ponendosi al di fuori di essa, o, peggio ancora, al di sopra. La ragione
dovrebbe ricercare la libertà, la verità, la bellezza, invece agisce come strumento di morte.
Husserl, ne “La Crisi delle Scienze Europee” (1936), vede la tecnica rivolgere alle cose
uno sguardo distaccato, freddo, che tende ad “oggettivizzare” anche il soggetto che
guarda, rendendo l'uomo “una cosa tra le cose”.
Per Heidegger, la tecnica costituisce l'ultimo atto della metafisica: quando oramai il
mondo, nella sua totalità, si identifica con ciò che può essere conosciuto, dominato ed
utilizzato. Tale destino è nichilistico, ovvero si apre un'epoca dove “dell'essere non ne è
più niente”.
[...] rapporti di cose tra persone e rapporti sociali tra cose [...]
dice Marx del “Feticismo della Merce”, del fatto cioè che il valore della merce, puramente
economico, ha sostituito il valore d'uso, alienando il rapporto sociale (perché così si
perseguono solo interessi privati). Una cosa ha valore non perché serve, ad es. per la
sussistenza, ma solo se è scambiabile con altre cose, cioè se può essere acquistata sul
mercato, se di essa esiste un equivalente in denaro. Gli altri significati della merce sono
conseguenti a questo.
“Il carattere mistico della merce [ovvero la sua natura 'sensibilmente soprasensibile']” -
dice Marx - “non deriva dal suo valore d'uso”.
È il Dio Mercato che stabilisce se una cosa è utile o no, in base alla compravendita delle
merci (la borsa), e in questo modo determina la socializzazione, sempre più mediata da
merci, prive di valore d'uso, che finiscono per far accumulare immensi profitti e capitali a
chi produce la merce che vende di più.
La società capitalista è dunque una società alienata e nichilista che non persegue il
benessere collettivo ma solo interessi individuali, privati, che favoriscono il darwinismo
sociale, la lotta tra classi, e alimentano una spirale di violenza infinita.
NEUROTEOLOGIA
BACCHANALIA
THE FOUNTAIN
La Violenza e il Sacro
Apocalisse e Nolontà
COSMOGENESIS 2
PORNO IMPERO
MERCANTI DI IMMORTALITA'
IMMORTAL AD VITAM
L’UOMO MACCHINA
NATURA VS. CULTURA
Il Regno Di Satana