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CAPITOLO 5 RIFLESSIONE ARGOMENTI TRATTATI DURANTE IL BANCHETTO Nel corso del banchetto presso il Palazzotto di Don Rodrigo gli

argomenti affrontati dai presenti sono vari e molti di essi sono gi presentati in modo pi approfondito nei capitoli precedenti. Il primo tema la discussione se recare violenza su un ambasciatore. Della violenza molto diffusa il Manzoni aveva fin da messo in luce le caratteristiche violente e crudeli della societ di quellepoca dominata da soprusi e da violenze mai puniti. Gli stessi invitati al banchetto erano rappresentanti di un mondo i cui valori erano la prepotenza, lignoranza e il vuoto formalismo. In questo avvenimento il Conte Attilio, cugino di Don Rodrigo, rappresenta il nobile prepotente e arrogante il cui unico valore lonore. Lonore per non inteso come la dignit della persona e il suo rispetto, ma come la necessaria sottomissione al suo volere. In linea con la credenza del tempo che un nobile dovesse prevalere in ogni occasione su tutti gli altri. Un altro rappresentante del tempo portato il podest, la massima autorit giuridica del luogo che si credeva superiore per la sua conoscenza delle leggi. Leggi che per allepoca erano vuote in quanto non applicate e non fatte rispettare. Le discussioni che nascevano allinterno di questo gruppo non erano dettate dal

desiderio di scambiarsi idee ma dalla necessit di apparire il pi potente e migliore rispetto ad ogni altro. Accanto a queste figure arroganti viene presentato il Dottor Azzecca-Garbugli, simbolo del servilismo e della paura provata nei confronti dei signorotti, un uomo che non ha nemmeno il coraggio di esporre la propria opinione. Al contrario di questultimo Fra Cristoforo, non prima di una certa insistenza da parte di Don Rodrigo, espone il suo pensiero che rispecchia a pieno la morale cristiana. Afferma infatti: il mio debole parere sarebbe che non vi fossero n sfide, n portatori, n bastonate. Ovviamente nessuno comprende il senso delle parole del prete, chi per ignoranza chi per arroganza. La discussione si spegne e il centro del discorso diventa la Guerra del Monferrato, in seguito approfondita nel capitolo 31. Il podest pu quindi mettere in mostra la sua conoscenza a riguardo facendo un lungo e ammirato discorso sulle ragioni del conte di Olivares, ministro del re di Spagna, contro il cardinale Richelieu, ministro del re di Francia. Pur di bloccarlo e di rivelare la sua ignoranza, don Rodrigo si volta allimprovviso, chiede un fiasco di vino a un servitore e fa un brindisi al conte duca di Olivares a cui tutti partecipano. Si comincia poi a parlare di carestia e il fracasso diventa pi grande, anche se tutti concordano che non esiste ma che la mancanza del pane sia da attribuire ai

fornai e a tutti quelli che lo nascondevano: erano tutti da impiccare senza processo. Queste ultime idee evidenziano larroganza e lidea di onnipotenza dei ceti sociali elevati dellepoca. La carestia, infatti, come poi si vedr nei capitoli successivi dedicati alla peste, esisteva eccome e fu una delle cause di unepidemia che avrebbe ucciso milioni di persone, inclusi i tanto famigerati Don Rodrigo e Conte Attilio.

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