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yi.M.JI . y\J...JI o-
.. " _, ") _, ..
Lo> . U"'ft' c ...
(') La narrazione araba che trovaai nel cod. vatic. airiac. 199, Col. 18S,b.- 165,a, brevis-
e per la storia letteraria non h" quasi alcuna importanza, eaaa principia cosi: J L.J
(' .>.i ..tl.l.l ... 0 t..o;
(') Cat. Cod. Or. I, 109.
(') CC. Spitta, Gramm. cl. arab. Yulg4rd. v. Af19. 343.
a) Forse - b) Forse }l.i.J.I. - c) Di questa parola si lllggooo solamente le due prime
lettere ... ; pare che l'ultima lettera sia un o=:t (da ?).
-52-
(sic) ;_,.-ali ..J- 0 1 (aie) r'' . .L J.:-3
.._;;.- ;_,.-ali .L . . ..u.JI jStj L.-JI
t 9'7,b. l,.,i"' . ..uJI .:,ro ..>Ji . .MJ\ JZ .:,ro
Q"' o- Ql .>.4 J!. l.-JI J!. Q,-i.f..
,j o" l..il_, . i:.. 'ii.' y'if. QL.jl .!U!I ,j
.I!W.I 1_,.;"' .L1..1 _,.;" .
.:,ro o" L. . .,..JI .:,ro l,.i"'. y\J.AJI ..>Ji o"'
uy.. M"'" _,.L !l .._,::.- u]D'-, .L l_,il=.i . ...-Y.. J.S' ,j yUAII
Q" L.- (sic) tt-.11 .._;;.- cUli .:,ro "4i l,.,i"'
l,.,i" o.,l"4. r4. o.!Ll..JI
t 9S,a. o- ..>Ji t L-u1 (aie) Ql .tJ Jli, J!. ...-.M3 i}: .. 'if. Qt, .
.:.ro J!.ii. clil.hl..., u w . ..r-1' ,j
. .!l . . . JJI .t..........ll J!.ii . J -- . JJI
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L.,. o!U..JI Jli f . .._,::.- cUI\ t-l.>.i .J-; '-.'\ l.a_,.r .>.i. i.,=..,
4.J 1_,:,1 .).i 4.J .
. ui_,..-JI Y.,. (aie) A.ll .tJ Jli,.
,,, (aie) ii,u::; Y l...l_, y,Li, . .tJ, .u, ..P;'-.'\'
c Coll'aiuto e la buona protezione di Dio, cominciamo a scrivere il racconto
di quei della caverna , e cib che loro accadde per opera dell' imperatore infedele
DeqjA.n6s, nella citt di Efeso.
Sappiate o fedeli, che quando l'imperatore Deqja.n6s venne e stette nella citt
di Efeso e la dominb, prese a raunare i cristiani che erano nella. citt di Efeso e
nei dintorni , percb sacrificassero vittime agli idoli impuri ; ed ordinb che fossero
demolite e distrutte le chiese dei Cristiani, e venissero essi uccisi, se non sacrificassero
vittime agl'idoli. Quando i cristiani furono certi di ci, si spaventarono grandemente
E!. si nascosero nei monti e nelle caverne. L'imperatore prese a fabbricar tempi
agl'idoli nel mezzo della citt, e faceva venire innanzi la gente perch li adorassero.
La maggior parte della gente l'obbedirono e macchiavano i loro corpi col sangue
delle vittime impure per essere riconosciuti ('); tutta la popolazione della citt!l. si
riuniva a questo culto degli idoli, ed il fumo delle loro vittime ricopriva la faccia
del sole; la citt putiva per gli odori delle sue vittime; adoravano gl'idoli in luogo di
Dio, ed i cristiani e costanLi nella fede temevano grandemente. Quando fu il terzo
giorno l'empio imperatore comand di condurre quanti cristiani erano nella citt!l.,
onde i servi di lui cominciarono ad entrare nelle caverne (?) e nelle case, e li cac-
(') Io non saprei dire 1.18 in queste parole s"abbia a riconoscere una tarda ed incerta allusione
a quelli apostati o lapri della persecuzione di Decio Traiano, chiamati specialmente lib&lalicii
perch compravano un ll/Mllus che attestava della loro obbedienm all'imperatore, come se aveaaero
sac:rill.cato agli idoli.
-53-
ciavano fuori conducendoli all'imperatore . Chi non avea forza da sopportare le pene,
rinnegava Cristo Signore ed adorava gl'idoli, e chi sosteneva le pene ed era saldo
nella propria fede, era crocifisso (f) ed ucciso, ed il suo corpo gittato fuori della citt.
Il sangue dei fedeli scorreva per le piazze; ed il maledetto imperatore comand che
i corpi degli uccisi fossero eretti sopra le mura; e gli uccelli del cielo n::angiavano
i corpi dei santi. I cristiani furono presi da grande tristezza , e le mura stavano
per cadere per il peso dei corpi dei santi, ed i cani erano tenuti lungi (f) dai corpi
dei santi; i cristiani innalzavano le mani al cielo verso Cristo Signore, perch li
salvasse da quell'infedele, ed in quel tempo il padre rinnegava il figlio, ed il fratello
il fratello. Eranvi in questa citt sette giovani robusti e freschi; questi sette giovani
erano tutti pieni di fede e d'amore per Cristo Signore, ed erano ai servigi dell'impera-
tore, e stavano apparecchiati alle pene. Essi erano fra i figli dei magnati della citt, e
per i grandi tormenti in che giaceva la gente ogni giorno, essi piangevano assai e si
attristavano continuamente, tanto che ne smagrirono le carni, e la loro carnagione si
guast. Passavano in preghiere la notte e il giorno, supplicando Iddio perch sal-
vasse il mondo dall'imperatore infedele, e quando l'imperatore comandava alle genti
di venire a sacrificar vittime agl'idoli, que' sette giovani non si lasciavano pi vedere
con loro. Qualcuno degli ufficiali si present all'imperatore e gli disse: costoro si
tengono lontani dall'adorare gl'idoli, e sono nascostamente cristiani, e queste cose
essi fanno sotto il tuo potere. Disse l'imperatore; chi sono coloro di cui tu narri?
Disse : i sette giovinetti che stanno ai tuoi servigi. L' imperatore si adir forte; e
comand che venissero alla sua presenza, e quando furon presenti entrarono a lui,
scorrendo dagli occhi loro le lacrime, e colle teste basse che avevano voltolate nella.
terra al cospetto di Dio, perch li aiutasse. Quindi disse loro l'imperatore Deqjn6s:
perch non avete adorato gl'idoli e sacrificato loro vittime 1 Poich tutta la gente
venuta e li ha adorati : andate or d voi, e ad essi sacrificate vittime. Gli rispose
Giamblico il quale era il minore di essi, e gli disse: noi abbiamo un Dio del quale
tutto cib che sta nel cielo e in terra lui adoriamo e veneriamo, a lui sacrifichiamo;
ma quanto ai tuoi Dei, noi non macchiamo la purezza dei nostri corpi colla loro
impuritk ...
Passando ora alla letteratura arabo-musulmana, io credo che debbansi in essa
distinguere due classi di testi relativi alla leggenda dei Sette Dormienti; la prima
di quelli che, come il Corano, hanno notevolmente alterato la primitiva versione,
la seconda di quelli che derivando pi immediatamente che non i primi da qualche
testo cristiano, sono, per cos\ dire, una narrazione cristiana in veste musulmana ('). E
sebbene, com' naturale, il Corano abbia influito su parecchi luoghi di questi testi,
codeste che chiamerei interpolazioni, si riconoscono subito in mezzo al resto del
racconto. Della prima classe ha parlato a lungo ed eruditamente il Koch nel para-
grafo V, e quantunque potrebbero farvisi delle aggiunte, tuttavia io non m'intratterr
che sulla seconda classe, e spero che ci possa anche mostrare la ragionevolezza e
(') Stranamente alterata la leggenJa in un ~ JAI ~ . .;.:... contenuto nel cod. 787
della I. Biblioteca -di Vienna; cf. il catalogp del FJtlgel II, 23.
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l' importanza di questa distinzione che sopra ho fatta delle due specie di testi. La ver-
sione adunque che non saprei se dover chiamare cristiana o musulmana, accennata
appena in Ba i 4 a w f (') vien data assai brevemente in 'fa bar t ( ') che ne riporta
l' isndd ad Ik rima (m. 105 o 106) e meglio da Z ama k 8a rt (
1
) e da altri (').
Ma il testo di gran lunga pi importante quello attribuito a Muhammad b.
IslJa.q e riportato da (') e da Damirt ('). Pertanto ho stimato utile
di dare qui appresso una traduzione di questo racconto, che di non lieve peso per
la storia letteraria della leggenda; fra i due testi, quello di e quello di
D a m i r i , corrono piccole di1f'erenze, delle quali ho brevemente tenuto proposito in
nota, solo quando presentano una qualche importanza. Del resto, mancando tuttora
edizioni critiche si di ! a' l ab i che di D a m t r i, non si pu dire se le differenze cui
ho accennato, siano reali o apparenti, cio dovute solamente all'imperfezione del ma-
noscritto seguito nell'edizione ('). La relazione che passa fra questo testo arabo attri-
buito a M u 1). b. Is ]J. a q ed il siriaco a me pare assai stretta; anzi, avuto riguardo alle
inevitabili alterazioni che doveva subire un simile racconto d'indole popolare, nel suo
passaggio dalla letteratura siriaca, nell'arabo-musulmana, io non sarei alieno dall'affer-
mare che il testo di I b n Is ]J. a q deriva poco men che direttamente dal testo siriaco
(') Ed. Fleischer, I, 1>59.
(') J, 781. Malamente il Kocb, a pag. 129 e parla di Tabart e di Hatumrnad b. Garlr
come di dne persone diverse.
(') Kaild{, ed. eg. I, 469 , 1. 33. Ecco la badozione di qoesto tratto c ... prima che Iddio
li risoscit.lsse regnil nella loro citt un uom pio e cr!!dente, mentre il popolo dol suo regno era, in
riguardo della risurrezione diviso in due parti, chi la crede'l'a e chi la neg.1v.1. (Poco sopra dice
Zamaksart: alcuni atl'cnnanno risorgere le animo senza i corpi, ed altri risorgere i corpi colle
anime). Onde l'imperatore entr nella sua casa, e chiosane la porta, si vestl di cilicio, giacque nella
cenere, e pregil il suo Signore di manifestargli la verit . .Allora Iddio ispiril ad uno dei loro pastori
di (
1
emolire ciii con che era at.lta chiusa la bocca della caverna, per f.lrnd un ovile al suo gregge.
Quando entro nella citt quegli che i setld durmiB'Iti avevan mandato per comprar cibo , e trasse
foori la moneta che era del conio di DeqjAnOs, lo ebbero in sospetto chll avesse trovato un le:10ro,
e lo all"hnperatore al quale narr la sua storia, onde l'imperatore e il popolo della cittl
andarono con lui e li videro (i sette dormienti), e lodarono Iddio del prodigio che dimostrava la risur-
re-zione. I giovinetti dissero quindi all'imperatore: che Iddio ti custodioca e guarJi dal male (che porsa
{arri) degli spiriti maligni e degli uomini. Poi tornarono ai loro giacigli e Dio raccolsll i loro spiriti;
l'imperatore giltb lor sopra le soe vesti, ed ordin di porre a ciascuno uua cassa di oru, ma vHeli in
sogno che non amavano l'oro, onde le fo:ce (le casse) di ebano, e sopra la caverna cottru una moschea.
(') La. citaaione di Sale (Koch, ai riferisce, come io credo> al noto e non
ha 11nlla che fue con GelAI ad-Dln ar-Biml.
(') 'Ardi.r al-magtlli.r, ed. egi1. 369, L 8, scg. Abd AQ.mai b. Mo\1. at-!a'labl morl
nel 427. Probabilmente questo testo troviLB. nel libro d A l- K is ii. i, ma io non
ho potnto constatarlo, percM l'esemplare della Biblioteca Vaticana incompleto.
(') 1/aydl al-Aaiwdn, ed. egiz. III, 395, eeg.; come anno della morte di D a m i r t Ili &sliOgna ge-
neralmente 1'808. aqaarcio di D a m l r 1 alato stampato altres nella nota Crc!Stou1azia pub-
blicata dai PP. Gesuiti in Beirt; Ma{pi.nl Gl-adab, II, 236, aeg., ma io ooa receusione &allAi abbre-
viata, e che forse quella dell' ei:;wnll minore dell'opera di D a m l r 1 (WGstenfeld, Guch. d .A r.
ccc. n. 261>) o po&Bibilmente anche dell'altro compendio noto generalmente, e intitolato
lldwJ dl-hi.rdn etc. (Loth, Catai. Jn. 0/f., n 1004).
(') Le poche parule ebe reca J]. &gl Khallfa (IV, 1115) delle '.drd&s, eebbene non lascino dub-
bio sull'identit dell'opera, non corrispondono tuttavia perfettamente al testo stampato.
-55-
che noi abbiamo, e nominatamente dalla recensione seguita in Dion. di Tellm., ecc.
Ecco pertanto la traduzione :
Dice Mul}ammad b. Isl}.lq: i seguaci del vangelo erano pervertiti; molti
cati e grandi delitti si commettevano da essi ed i loro re erano empii per modo che
adoravano gl'idoli e agl'idoli sacrificavano. Era tuttavia rimasta della brava gente che
seguivano la religione di Gesil figlio di Maria (su ambedue sia pace), e stavano saldi
nell'adorare Iddio altissimo e professarne la unit. Fra quelli dei loro re che adope-
rarono come si detto, eravi un re dei Rftm per nome DeqjAnOs, che adorava gl'idoli
e agl'idoli sacrificava, uccidendo chi contrariamente a lui sentiva dei seguaci della
religione di Cristo; \'eniva a stare nelle citt dei Rftm ed in nessuna delle citt ove
veniva, lasciava alcuno che professasse la fede di Cristo, che non l'uccidesse; finch
venne alla citt di quei della Caverna, che Efeso. E quando vi stette , fu ci
grave cosa per i fedeli, onde si nascondevano da lui e fuggiv11.no ad ogni parte:
DeqjanOs avea comandato, entrando nella cittk, che si ricercassero i fedeli n' luo-
ghi ove erano, e fossero tutti riuniti presso lui. Formb a se una guardia composta
degli infedeli del popolo di essa cillil, i quali presero a ricercare i cristiani nei luoghi
ove erano, e li traevano fuori conducendoli a Deqjn6s ; questi li portava al tempio
nel quale sacrificava agl'idoli, e facea loro scegliere fra l'essere uccisi e l'idolatria
ed il sacrificare agli idoli. Alcuni preferivano rimanere in vita, mentre ricu-
savano di adorare se non Iddio glorioso, onde venivano uccisi. Quando ci videro
quelli che erano costanti nella fede ('), cominciarono a consegnare se medesimi ai
supplizi ed alla uccisione , onde venivano uccisi, e poi tagliati ; e ci che veniva
tagliato dei loro corpi era appeso sulle mura della citt da tutti i lati (tutt'intomo)
e sopra tutte le sue porte, per modo che la tentazione (la calamitil) fu grande per
i fede1i; onde furonvi alcuni che confessarono l'idolatria, e quindi furono lasciati in
libert; altri stettero saldi nella fede, onde vennero uccisi. Vedendo ci i giovinetti
(i Sette Donnit'llli) si attristarono fortemente, pregarono e digiunarono e stavano sem-
pre recitando laudi e benedizioni e preghiere; essi erano fra i nobili dei Rum ed in
-numero di otto e piansero e supplicarono, e presero a dire ('): il Signor nostro il
Signor del cielo e della terra, n invocheremo alcun altro Iddio fuori di lui, altrimenti
diremmo una grande menzogna. O Signore! togli dai tuoi servi credenti questa tribo-
lazione, tieni lontana la calamit, e fa grazia a' tuoi servi che in te credono perch mo-
strino che te adorano. Mentre erano in ci, li sorpresero le guardie, che erano entrati
in un loro oratorio, e Ii trovarono adoranti sulla loro faccia, e che piangevano e sup-
plicavano lddio altissimo, pregandolo di salvarli da Deqjn6s e dalla tribolazione
(lentazione) da lui suscitata. Quando quelli infedeli li , dhsero loro: qual
cosa vi ha ritratti dall'obbedire il comando dell'imperatore f andatene a lui! Quindi
uscirono di loro casa, e ne riportarono l'affare a Deqj1\n6s dicendogli: noi tutti ci
rauniamo per adorare gl'idoli, e quei giovinetti che pure appartengono alla tua casa,
si ridono di ta e ti sono ribelli. Quando l'imperatore udl ci, li fece condurre, mentre
le lacrime scorrevano dai loro occhi e le facce aveano voltolate nella polvere. Disse
(') Damirl c Quando gli abitanti di questo paese preferirono la costanza nella fede ecc.
(') Cor. 18,18,
-56-
loro l'imperatore: qual cosa vi ha impedito di assistere al sacrificio degli lddii che
noi adoriamo sulla terra, e di comportarvi come gli altri hanno fatto l scegliete adun-
que: o di sacrificare ai nostri Dei come fa la o vi uccida ('). Disse
Maksalmtnl, ehe era il maggiore di loro: nof abbiamo un Dio la cui grandezza
empie il cielo e la terra, n invocheremo mai alcun altro Dio in sua vece, n mai
confesseremo ci a che tu c'inviti: ma noi adoriamo Dio Signor nostro cui si conviene
lode e onore e glorificazione puramente dalle nostre anime in perpetu; lui adoriamo e
da lui imploriamo salvazione e bene; ma quanto agl'idoli noi non li adoreremo mai, e
tu fa pure di noi quello che ti piace. Allora i compagni di Maksalminl dissergli
cose simili a quelle dette da lui. E quando gli dissero ci, comand che fossero loro
tolte le vesti proprie dei magnati, di che erano rivestiti; quindi disse loro: voi avete
fatto quel che avete fatto, ma tuttavia io vi dar tempo, e vi aspetter prima di compire
le minacce di pena che vi bo fatte ; n mi distoglie altro che io m' affretti a ci farvi,
se non che veggo che siete giovani di tenera et, n vo' farvi perire prima di avervi
posto un termine, nel quale possiate prendere insieme consiglio e tornare a riflet-
tere. Comand quindi che fossero tolti gli ornamenti di oro e di argento che ave-
\'&no, e cosl fu fatto; poi comand che si facessero uscire dal suo cospetto. And
Deqja.n6s per un suo affare ad un'altra citt, diversa da quella ov' erano e vicina
a loro. Quando videro i giovinetti che Deqjft.n6s era uscito dalla loro citt, antivennero
il suo r.itorno, temendo che ove fosse venuto alla loro citt, si ricordasse di loro.
Onde presero consiglio fra loro, che ciascuno togliesse del danaro della casa paterna,
ne facesser limosina con parte di esso, e col rimanente fornitisi di provvigioni, andas-
sero ad una caverna vicina alla citt in un monte chiamato Nfl.gltls ('); ivi dimorereb-
bero ed adorerebbero Iddio altissimo, finch tornato Deqjan6s, sarebbero andati al suo
cospetto, peruh di loro fclcesse ci che voleva. Poi che si ebber detto ci a vicenda,
ciascuno and alla casa paterna , e presa una soinma , ne diede per limosina ; poi
andarono col denaro rimasto loro, e li segul un lor cane ('), finch giunsero a quella
caverna che era nel monte e dimorarono. Dice Ibn Abba.s fuggirono da
di notte ed essi erano sette; passarono accanto ad un pastore, che aveva un cane,
ed era di loro religione. Dice Kab ('): passarono accanto ad un cane che li segul,
e che discacciato da essi, abbaiava loro. Ci fecero parecchie volte, finch il cane
disse loro: che volete da me? non temete che io vi, faccia male, poich io amo gli amici
di Dio; ed addormitevi, aftnch io vi faccia la guardia. - Torniamo alla tradizione di
lbn Isl)Aq. - E restarono in quella caverna vicino alla citt, non d'altro occupati che
di fare orazioni, digiuni e laudi; e consegnarono il denaro ad uno di loro per nome
Giamblico ('), il quale dalla citt comprava loro nascostamente il cibo, ed era de'pi
robusti e belli di loro. Ci faceva Giamblico, e quando entrava nella cittk, deponeva
(') Invece delle parole c scegliete adunque ecc. I a' l ab i dice: c Quindi fu loro data la
scelta o di sacrificare come avean ratto gli altri, o che l'imperatore li uccidesse
(') D a m 1 r 1 J'y..M e coal appresso.
(') Ta'labl c il cane di uno di loro
(') La tradizione di Ka'b a l- a !;t b h, precede in D a m tr 1 quella di l. AbbA s. Questa parte
relativa al cane appartiene propriamente all'altra cla9se di testi, a quelli cio strettamente mnsulmani.
(') D a m l r l aggiunge c che avea la cura del loro cibo
-57...:..
le vesti belle che avea sulla persona, e prendeva \esti come quelle dei mendici colle
quali van chiedendo il cibo; prendeva quindi la moneta, e, venuto nella citt, comprava
da bere e da mangiare, e porgeva orecchio e spiava le notizie per loro, se venissero
in alcun modo menzionati; tornava poi presso i suoi compagni. Stettero cos\ alquanto
tempo e poi venne Deqja.nas alla citt e comand ai magnati che sacrificassero
agli idoli, onde i fedeli si spaventarono. Giamblico era in citt comprando il cibo
e torn ai compagni piangendo e recando con se poco cibo e di loro notizia che
DeqjAnOs era entrato in citt e che di loro erasi fatta menzione ed erano ricercati
insieme coi magnati della citt per sacrificare agl'idoli. Quaudo li ebbe informati
di ci temettero e caddero proni adorando ed invocando Iddio altissimo, supplieandolo
ed in lui cercando rifugio dalla tribolazione. Quindi Giamblico disse loro: o miei
fratelli alzate la testa e cibatevi , e confidate nel Signore: ed alzarono le teste e
dagli occhi scorrevano le lacrime per la tristezza e il timore che aveano in riguardo
di se medesimi; gustarono del cibo, e ci fu vicino al tramontare del sole, quindi
sederono favellando insieme e leggendo uno all'altro i libri santi e ammonendosi a
vicenda. Mentre erano cos\, Iddio colp\ le loro orecchie (per modo che non sen-
tissero pi nulla), ed il loro cane stava colle zampe anteriori stese sulla soglia, alla
bocca della caverna, accadendo ad esso quello che accadde ai giovinetti ('), ed eran
veri fedeli, e il danaro era posto presso le loro teste. Quando fu il mattino, De-
qjD.nOs li cerc e ricerc, ma non li ebbe trovati, onde disse a qualcuno dei suoi:
mi duole di codesti giovinetti ~ h sono andati via; essi stimarono che io fossi adi-
rato contro di loro, perch hanno misconosciuto il mio comando ; ma io non sono
adirato contro a loro, se si pentano ed adorino i miei Iddii. Dissergli i grandi della
cittA: non si conviene a te di aver misericordia di gente inobediente e ribelle, che
persistono nella loro iniquitfl. e ribellione; tu loro hai assegnato un termine; che se
avessero voluto, sarebbero tornati dentro questo termine, senoncb essi non si sono
pentiti. Quando gli ebbero detto ci , si adir fortemente ; mand quindi ai loro
genitori, e li interrog in loro riguardo dicendo: informatemi dei vostri figliuoli ribelli
che si sono ribella ti a me ! Gli risposero: ma noi non ci siamo ribellati a te, e
perch vuoi uccidere noi in cambio di coloro che ti si son ribellati ~ Essi banno
sentito contrariamente a noi, hanno portato via il nostro denaro e l'banno sperperato
per le piazze della citt, poi sono andati al monte che chiamasi Nagllls. Quando gli
dissero ci, li rilasci liberi, n sapeva che fare ai giovinetti, quando Iddio gl' ispirb
di comandare che fosse loro ostruita la caverna. Volle Iddio altissimo onorarli e porli
a portento ad un popolo avvenire, e mostrar loro che la risurrezione avr luogo
senza dubbio veruno, e che Iddio risusciterfl. ehi giace nei sepolcri. Comand Deqja.-
n6s (") che fosse loro ostruita la caverna dicendo: !asciateli stare nella caverna, che
muoiano di fame e di sete, e la caverna che si scelsero sia il lor sepolcro. Reputava
che fossero desti ed avessero notizia di ci che loro faceva, ma Iddio ne anva rac-
colti gli spiriti, morendo essi della morte del sonno, mentre il cane stava colle zampe
anteriori distese sulla soglia, alla bocca della caverna, essendogli intervenuto ci
(') Cf. Coran. XVlll, lC ete.
(') Nell"ediz. egiz. di D a m l r 1 qui evidentemente stata ome88& qualche parola.
-58-
che ai giovinetti era intervenuto, ed erano rivoltati a destra ed a sinistra ('). Quindi
d11e fedeli che stavano nella casa dell'imperatore Deqja.nOs, tenendo celata la loro
fede, per nome Tandrfts l'uno, e Rftbas l'altro ('), presero consiglio di scrivere
intorno a quei giovinetti, la loro prosapia , i nomi e la storia, in una tavola di
piombo, e porla in una cassettina di bronzo, e quindi la cassettina nella
costruzione i deliberatono cos} dicendo: forse Iddio prima del giorno della risurre-
zione far conoscere l'esistenza di quei giovinetti a un popolo fedele, e chi avr tal gra-
zia da Dio, sapr la loro storia quando legger questa tavola e) ; cosl fecero e la mu-
rarono dentro. Sopravisse DeqjnOs alquanto tempo, poi morl e morirono i suoi con-
temporanei e molte altre generazioni dopo a lui e si successero imperatori ad impera-
tori('). Poscia regn sulla popolazione di quel paese un uom pio per nome Teodosio,
e poi che regn, stette regnando 88 anni. Nel suo regno la gente si divise in varii par-
titi; alcuni credevano in Dio e sapevan bene che la risurrezione una verit; altri la
negavano, e ci riuscl grave al pio imperatore. Il quale ne volgeva lamenti verso Dio,
e lo supplicava e si attristava grandemente, vedendo che i seguaci della falsit eran
pi numerosi e vincevano i seguaci del vero; dicendo che non havvi altra vita se non
quella di questo mondo, e solo gli spiriti vengono risuscitati e non i corpi, ch il
corpo consumato dalla terra; e dimenticavano ci che sta nella Scrittura. L' impe-
ratore Teodosio mandava a coloro di cui avea buona opinione, credendoli antesi-
gnani della veritk, mentre essi negavano la risurrezione, tanto che per poco non
sedussero il popolo dalla verit e dalla religione degli Apostoli. Quando il pio
imperatore vide ci, entr nella MUa stanza, e chiosane la porta, si vest di cilicio,
pose sotto se la polvere sulla quale SPdette, e giorno e notte continuamente suppli-
cava Iddio altissimo, piangendo nel vedere in qual condizione era il popolo, e dicendo:
o Signore ! tu vedi il dissentire di costoro ; manda un miracolo che loro mostri la
verita. Allora Iddio misericordioso e clemente, il quale non vuole la perdizione dei
suoi servi, si compiac'que mostrar loro i giovinetti della caverna, e far nota alla gente
la loro storia e condizione, per porli loro a portento ed argomento; peroh conoscessero
che la risurrezione avr luogo senza dubbio inoltre per esaudire il pio suo
servo Teodosio e colmare i suoi benefici ver. o. di lui, n toglier da lui il regno e la
fede che gli avea dato, perch non adorasse se non Iddio, e niun altro insiem con lui,
e per riunire i fedeli che si erano sbandati('). Ispir Iddio ad un uomo del nel
quale trovavasi la caverna, e quest'uomo chiamavasi Auljs ('), di distruggere quella
costruzione che era sulla bocca della caverna, e con essa costruire un ovile al suo
gregge i onde prezzol due operai i quali cominciarono a togliere di quelle pietre, e
(') Cor. XVIII, 17.
(") In D a m ir l: Mandra e Dmis: nel ms. del Br. Mn& 7209, Antlldoriis e Arabi>s i questi
nomi sono certamente corruzione di no solo prototipo, cf. Kocb, 118.
(") D a m l r l c scrittura"
(') D a m i r i inserisce qo uno squarcio cbe appartiene alla classe d11i testi strl!ttamente mu-
sulmani, e riprende poi la versione cristiaoo-musulmana a pag. 999, ). 12.
(') Io quest'ultimo tratto la lezione dell'originale non sembra del tutto corretta.
(') Questo nome manca in D a m l r l i e&BO, specialmente per lo scambio f11cile nella scrittura
araba di v e d, si riconosce facilmente per corruzione di Adolia.
-59-
cosfiru.ire con esse quell'ovile. finch sbarazzarono ci che era aulla bocca della ca-
verna ed aprirono loro (ai giovineW) la bocca della caverna; ma Iddio li tenne (i
St!Ue Dormiemi) con terrore lontani dalla gente, e dicesi che il pi coraggioso di
quelli che volevano vederli, entrava dalla porta della caverna e procedeva insino a
che vedeva il loro cane dormente sotto essi, verso la porta della caverna (' ). E
poich furon tolte le pietre e fu loro aperta la porta della caverna, Iddio altis-
simo, potente, magnifico, dominatore ., risuscitatore dei morti , permise che sedes-
sero nell'interno della caverna; e siederono lieti co' volti ilari. e gli animi con-
tenti, e si salutarono a vicenda come se fossersi destati nell'ora qualunque, nella
quale si destavano al mat'ino della notte che avvano passata. Sorsero alla praghiera.,
e pregarono come solevan fare, non iscorgendosi ne' loro volti, nella carnagione o
nel colorito, alcun che di spiacevole; stavano nella forma che si erano addormentati,
stimando che l'imperatore DeqjnOs li ricercasse. Poich compirono la loro preghiera
dissero a Giamblico lor tesoriere: narraci ci che sul nostro conto diceva la gente
ier sera presso codesto tiranno; stimavano di aver dormito quanto avean dormito
qualunque altra volta , ma pure immaginavano di aver dormito il pi lungamente
che so levano, nella notte al cui mattino erano allora; e si interrogarono a vicenda
dicendo : quanto tempo siete stati 1 dissero : siamo stati un giorno o parte di un
giorno, e soggiunsero : Iddio conosce bene quanto tempo siete rimasti ('); e tutto ci
era piano per loro. Disse Giamblico: voi siete stati cercati e ricercati nella citt
per sacrificare agli idoli, ed egli (l' imperatorc) vuoi condurvi oggi, affinch o sacri-
fichiate agli idoli o veniate uccisi; dissero: Iddio farli. dopo ci, quello che vuole.
Disse MaksalminA: o miei fratelli, sappiate che voi vi troverete al cospetto di Dio,
onde non rinnegate la fede dopo che avete creduto, quando domani vi chiamerll.. Poi
dissero (') a Giamblico : va alla citt e porgi orcchi a ci che in essa si dice di
noi (') adopera e che nessuno si avvegga di te; compraci del cibo e
portaci pi del cibo che ci recasti ier sera, poich era poco e stamane abbiam fame.
Fece Giamblico come soleva; depose le sue vesti, e indoss quelle colle quali si tra-
vestiva; quindi prese della moneta dal denaro che era appo loro, coniato coll'impronta
di Deqjn6s, e le monete erano grandi quanto un'unghia di un cammelo piccolo.
And fuori Giamblico, e quando pass la porta della caverna, vide le pietre tolte
dalla bocca della caverna e se ne maravigli ; pass quindi senza farvi attenzione,
ftnch giunse alla porta della citt celatamente e lontano dalla via battuta, per
timore che alcuno della citta lo vedess, e riconosciutolo, lo conducesse al tiranno
Deqj&n6s; ei non sapeva del pio servo di /)io Teo1losio e che Deqjnos (') e la
sua generazione erano morti 300 anni innanzi. Quando Giamblico vede la porta della
cittk, ab lo sguardo e sulla porta scorse un segno proprio ai fedeli, e quando lo
vide si meravigli, e cominci a guardarlo di nascosto, mirando a destra ed a sinistra,
(') Aggiunte dovute all'influenza del Corano :X:Vlll, 17, cf. Koch, 108.
(') Coran. XVIII, 18.
(') In D a m t r t c disse :t; ciob
(') Damtrt aggiunge c ed in qual maniera presso DeqjnOa si radi noi menziono
(') 'fa'labt c il pio se"o (Giamblico) non aapova che Deqjnoa eoc.
-60-
n vide alcuno di quelli che conosceva. Quindi lasci questa porta, e si volse ad
un'altra delle porte della citta, guard e vide la stessa cosa, onde cominci ad
immaginarsi che la citt non fosse quella che egli conosceva; vide molta gente
nuova che prima non aveva conosciuta; onde camminava e si meravigliava di loro
e di se medesimo pensando di essere divenuto stupido. Torn alla porta dalla quale
era venuto, meravigliandosi in s stesso e dicendo : vorrei pur sapere come che ier
sera i fedeli nascondevano e tenevano celato questo segno, ed oggi esso palese! forse
i() sogno! se non c ~ e vide che non dormiva. Prese le vesti e le pose sulla testa, quindi
entr nella citt e comincib a camminare nel mercato e sentiva molta gente che
giuravano nel nome di Ges figlio di Maria, onde ci gli accrebbe meraviglia e dubit
di esser fuori di se; e stette appoggiando le spalle ad uno dei muri della citt, dicendo
fra se : aft' ! io non so che cosa questa! iersera nessuno era vi sulla terra che men:-
zionasse Ges, n quale non fosse ucciso, e questa mane sento che tutti lo menzionano
senza temere. Disse quindi fra se : forse questa non la citt che io conosco; io odo
il parlare p,oprio negli abitanti di essa, ma non conosco alcuno di loro, e per mia fede
io non so di alcun' altra citt vicina a questa nostra; e stette siccome istupidito, non
andando verso nessuna parte. Incontr quindi un fanciullo della citt e gli disse: come
chiamasi questa citt, o fanciullo ? risposegli : Efeso ; onde disse Giamblioo fra se:
forse io 'sono impazzito, o qualcosa mi ha tolto l'intelletto; ma mi si conviene uscire
da essa citt prima che m'incolga alcun male, onde io abbia a perire - ci rifer
Giamblico ai suoi compagni quando gli fu chiara la loro condizione. Poi si riebbe
e disse : se m'affrettassi ad uscire della citt prima che si avvedessero di me, sa-
rebbe pensiero pi accorto. Si avvicin quindi a coloro che vendevano il c i o ~ e
tratta fuori la moneta che avea, la diede ad uno di loro dicendogli: ehi! quell'uomo!
vendimi del cibo in cambio di questa moneta! La prese quell'uomo, e rimir il
conio della moneta e la figura e si meravigli; la pass quindi ad un suo compagno
che la rimir, e poi se la passarono fra loro, uno all'altro meravigliandosi; quindi
cominciarono a prender consiglio fra loro e dire: quest'uomo ba trovato un tesoro
nascosto sotto terra da molto tempo. Quando Giamblico li vide consiglh:rrsi fra loro
per sua cagione, temette fortemente e si attrist assai, e cominci a tremare, cre-
dendo che si fossero accorti di lui e l'a-ressero riconosciuto, n volessero altro, se
non condurlo all'imperatore loro Dcqjanos. Altri sopravvenivano e lo scrutavano 7Jl"f
conoscel'lo ed egli disse loro, tutto pieno di timore: andate longi ! or avete preso
il mio denaro e lo tenete ('), n io ho bisogno del vostro cibo. Dissergli : o giovi-
netto, chi sei tu e qual condizione la tua ? aft che tu hai trovato un tesoro di
quelli degli antichi, e vuoi nascQnderlo a noi; vieni con noi e mostraci il luogo
ov' e fanne partecipi, e ti rimarr secreto ci che tu hai trovato; che se nol farai
ti meneremo al principe, ti consegneremo a lni, ed egli ti uccider.. Quando udl il
loro parlare si meravigli fra se e disse : sono caduto in tutto ci di cui io stava in
guardia! ('). Quindi dissero: aft giovinetto, tu non puoi nascondere ci che hai tro-
vato, e non credere che noi te lo terremo celato. Egli rest confuso e non sapeva che
(') D a m i r i c datemi ci di cui abbisogno, poich avete preso il dena.ro, e se no, tenete pure ece. ~
(') Cf. sopra pag. 47,24
1
il periodo del quale questo sembra corruzione.
-61-
dir loro e replicare, onde temette e non rispose loro nulla. Quando lo videro che
non parlava, presero la sua veste , gliela attorcigliarono al collo, e si posero a
tirar lo per le vie della citt, legato, tnch fu udito di lui da tutti gli abitanti e
si disse : stato preso un uomo chE! tiene presso se un tesoro. Si radun attorno
a lui la popolazione della citt, grandi e piccoli, e cominciarono a rimirarlo e dire:
atf codesto giovinetto non degli abitanti di questa citt; non ve l'abbiamo mai
veduto, e non lo conosciamo ; n Giamblico sapeva che dir loro, udendo ci che da
loro udiva. Quando la moltitudine della cittll. si radun attorno a lui, temette e non
parlava, ch se avesse detto che era di quella cittk, non sarebbe stato creduto; egli poi
teneva per certissimo che il padre ed i fratelli erano nella citt, e che egli era riguar-
devole, in modo da contarsi fra i grandi di essa, e sarebbero i parenti venuti, quando
avessero udito la cosa; sapeva di certo che la sera innanzi conosceva molti degli abi-
tanti, mentre oggi non conosceva nessuno. Stava cos\ come stupido, aspettando che al-
cuno di sua famiglia, il padre o qualcuno dei fratelli venisse a salvarlo dalle loro mani,
quando lo tolsero e portarono ai due capi e governatori della citt, i quali ne gover-
navano gli affari, ed erano due uomini pii, l'uno per nome Ermfts e l'altro Esb.ffts. C)
Quando lo portarono presso a loro due, credette Giamblico che lo menassero all'empio
Deqjl\n3s imperatore, dal quale erano fuggiti, e prese a volgersi a destra e a sinistra,
mentre la gente lo deridevano come si deride un matto ed uno stupido. Giamblico
cominci a piangere, quindi alz la testa al cielo dicendo : O Dio ! Dio del cielo e
della terra, infondimi oggi pazienza, e fa entrare insiem con me un spirito, che venga
da te (
1
), col quale tu rui fortifichi presso quel tiranno, e piangeva e diceva fra se:
mi han diviso dai tpiei fratelli ; oh! se e' sapessero ci che mi incolto, e dove
mi portano, e venissero onde tutti insieme stare innanzi al cospetto di questo tiranno !
poich eravam convenuti che staremmo uniti, non rinnegando Iddio n associandogli
alcun altra divinitil e di non adorare gl' idoli in luogo di lui; sono stato separato
da loro, io non li bo veduti n essi banno veduto me ; ed eravam convenuti (
1
)
di non separarci n in vita n in morte . mai ; ohim ! che far di me f mi uccider o
no f Ci raccont Giamblico di s stesso ai compagni, quando torn presso a loro.
Fu condotto a que
1
due pii uomini Ermfts e Estaffts, e quando Giamblico conobbe
be non era stato condotto a DeqjAnos si riebbe e s'acquet la paura(') che avea.
Quindi Ermfts ed Estaffts presero la moneta, e la rimirarono e si maravigliarono.
Disse quindi uno di loro due: dove il tesoro che hai trovato, o fanciullo f poicb
questa moneta fa testimonianza contro te, che hai trovato un tesoro. Disse: n ~ n ho
trovato alcun tesoro, e questa moneta moneta di mia famiglia e l'impronta ed il
conio in uso in questa citt; ma aft' io non so in che stato io sia, e che dirvi. Disse
uno di loro d ne: chi sei f rispose Giamblico: per quel che io repnto, io mi credeva
di questa citt!l. (
1
) disse: chi il tuo padre e chi in essa ti conosce t ed egli annun-
(')In '!a'Iabi Erli& e cos appresso. Questi due nomi, a mio giudizio, non sono che ~ o r
ruzioni di Maria o Harinua (il vescovo) e di J16v1raTo' (il proeoo.ole).
(') Cfr. sopra ci che si dice di David; p. 31-32.
(') 'r a 'l ab t lascia questo periodo dalle parole c n aasociargli alcun altra ecc. :t
(') Damtrt c il pianto :t.
(') Io 1' a 'la b1 c chi sei 1 rispose : - Giamblico - disse ecc. :t
-62-
zi loro il nome del suo padre, ma non trovarono alcuno che conoscesse lui o il suo
padre. Onde dissegli uno di loro due: tu sei un bugiardo che non ci dici il vero; n
Giamblico sapeva che cosa dire, ma abbass lo sguardo a terra. Disse qualcuno di
quelli che gli stavano intorno: quest'uomo pazzo! altri soggiungevano: non pazzo,
ma si finge stupido a bella posta per isfuggire da voi. Sorse allora uno di loro due e lo
riguard con forza e disse: reputi tu che noi ti rilasceremo, e ti crederemo che questo
denaro sia di tuo padre, mentre il conio e l'impronta di questa moneta di pi che
31)0 anni fa' Tu sei un fanciullo di poca et e credi di mentire e riderti di noi che
siamo vecchi come vedi? attorno a te sono i principi di questa cittk ed i suoi gover-
natori, i tesori di questo paese sono in nostre mani, e di codesto conio non abbiamo n
un d i rh e m n un d t n r (' ). Ma veggo bene che comander che tu sia battuto e
punito severamente, poi ti terr in ceppi finch non mi faccia conoscere questo tesoro
che hai trovato. Quando gli ebbe detto ci, rispose Giamblico: informatemi di una cosa
che io vi domander, e se lo farete vi aprir veracemente il mio animo. Dissergli: do-
manda, ch non ti celeremo alcuna cosa. Disse: che avvenuto dell'imperatore Deqjl-
nos Dissero: non conosciamo pggi sulla faccia della terra alcun imperatore che si
chiami Deqjn6s, e non vi stato se non un imperatore che morto gi da lungo
tempo e diuturno; dopo lui sono morte molte generazioni. Disse Giamblico: davvero
che non trover alcun uomo che presti fede a ci che io dico; noi eravamo fanciulli i
sen;i.gi dell'imperator Deqjanos, e a forza. ci costringeva ad adorare gl'idoli e sacrificar
loro, onde fuggimmo da lui ier sera e passammo la notte; quando ci siamo svegliati,
sono uscito per comprar cibo ai miei compagni, e spiare le notizie in loro riguardo; ed
eccomi come mi vedete. Or venite con me alla caverna che nel monte Naglfts, e
vi mostrer i miei compagni. Quando Ermfis ud ci che Giamblico, disse:
popol mio, forse che questo un miracolo di Dio, da Dio a voi dato per ammae-
stramento per mezzo di questo giovinetto i ora andiamo con lui, che ci mostri i suoi
compagni. Andarono con lui Ermfis e Estaffts, e con loro due tutta la popolazione
della citt, grandi e piccoli, verso quei della caverna per mirarli i ed i giovinetti
della caverna, vedendo che Giamblic!) tardava a portar loro il cibo e la bivanda pi
che non solera, credettero che fosse stato preso e condotto a loro impe-
ratore, dal quale erano fuggiti. E mentre pensavano cosl e temevano, udirono le voci
ed il romore dei cavalieri che salivano a loro, e reputarono che fossero inviati del
tiranno, il quale mandato a loro per condurli via. Quando udirono cib, sor-
sero per la preghiera, e si salutarono a vicenda, quindi dissero: andiamo pres.so il
fratel nostro Giamblico, poich egli sta ora dinanzi a Deqjanos, aspettando che noi
andiamo a lui. E mentre seduti in fondo alla caverna, dicevano cosl, senza che se
ne accorgessero, Erms e g!i altri stettero sulla porta della caverna. Giamblico li
aveva preceduti ed era entrato presso i giovinetti do i e quando lo videro
piangere piansero insiem con lui, quindi l' interrogarono di sua condizione, ed egli
li inform e narr loro tutta la storia; onde a questo conobbero che per comando
di Dio avean dormito tutto quel tempo; ed erano stati ridestati perch fossero por-
tento agli uomini a conferma della risurrezione, affinch conoscessero che la risurre-
(') Nome delle due prinr.ip&li monete ar&be e (deo&rilts) ti7J"ae'ov).
-63-
zione ha luogo senza dubbio veruno. Quindi appresso a Giamblico entrb Ermt\s e vide
una eassettina di bronzo suggellata con sigillo di argento, e stette sulla porta della
caverna; quindi chiamb alcuni fra i magnati della citt, ed aperta la cassettina tro-
varono in essa due tavole di piombo nelle quali era scritto di Maksalminll, Amli)JA (o
Tamltta.), Martt\kus, Nava.Its, Sl!niis, Batnifts e Kasftat ('}; che erano giovinetti che
fuggirono dal loro imperatore, il tiranno Deqjan6s, per timore che li seducesse dalla
loro religione, ed entrarono in questa caverna. E quando l'imperatore seppe dove erano,
comandb che fosse loro ostruita la caverna con pietre, e noi abbiamo scritta la loro
condizione e la loro storia, chi vivr dopo loro sia informato, se in loro s' im-
batta. Quando lessero, si meravigliarono e lodarono Iddio, che in essi avea loro manife-
stato il miracolo della risurrezione; quindi alzarono le voci lodando e magnificando
Iddio. Entrarono poscia nella caverna presso i giovinetti, e li trovarono seduti in fondo
ad essa, e co volti raggianti . e colle vesti non punto logore. Erms ed i compagni
caddero proni adorando, e lodarono Iddio che loro avea mostrato uno dei suoi miracoli;
quindi parlaronsi a vicenda, ed i giovinetti l'informarono di cib che aveva loro fatto
l'imperator Deqjflnos; poscia .Ermis ed i suoi compagni mandarono un corriere (")
al loro pio imperatore Teodosio dicendo : affrettati che forse vedrai un miracolo di
Dio altissimo che ha manifestato agli uomini nel tuo regno, e lo ha posto a tutto
il mondo perch sia luce e conferma della risurrezione. Affrettati a venire presso
i giovinetti che Iddio ha risuscitato, dopo che li avea fatti morire d L pi che 300
anni. Quando gli giunse la notizia , sorse dal giaciglio nel quale era, e tornb in
se e gli passb la tristezza; si rifugib in Dio, e disse; Ti lodo o signore Iddio dei
cieli e della terra che sei stato benigno con me, e per tua bont mi hai avuto mise-
ricordia e non hai spento il lume che ponesti ai miei padri ed al pio servo Qastits
(Costantino) imperatore. E quando ne fu informato il popolo della citt, cavalcarono
a lui, e con lui vennero finch salirono e giunsero alla caverna. Allorcb i giovinetti
videro 1.'eodosio impt!ratore e quelli che erano con lui, si allietarono assai e caddero
proni sulla loro adorando Iddio. Stette Teodosio innanzi a loro; quindi li ab-
bracci e pianse, mentre essi sedevano sulla terra innanzi a lui, lodando Iddio e bene-
dicendolo. Quindi i giovinetti dissero a Teodosio: t'affidiamo a Dio che ti custodisca;
noi ti diciamo salute, e che Iddio guardi te e il tuo regno, e ti esortiamo a rifug-
giarti in Dio contro il male che possano fiJre gli uomini e gli spiriti maligni. E
stando l'imperatore, essi tornarono ai loro giacigli e s'addormentarono, e Iddio prese
i loro spiriti. L'imperatore sorse e andato presso di essi, pose le proprie vesti sopra
(') Cos sono Fcritti questi nomi in D a m t r l; alquanto diversamente da 'E a l ab t; del resto sa-
rebbe assai lungo e forse inutile raccogliercJ le varianti o piuttosto le strane corruzioni di questi
nomi s'ineontmno in innumerevoli passi di codici e nei molti monumenti, come armi, ornamenti ecc.
sui quali sono scritti i nomi dd Sette Dormienti. I nomi quali stanno in D a m t r t, sono certamente
corruzione di qnella di numi, che occorre (come nel M etafras te ecc.) nella recensiJnc >iriaca
che bo sopra pubblic-ata, quella cio seguita in Dion. di Tdlm.; e ci conferma quanto sopr.t ho notato
(pag. M) sulla relazione che passa fra il testo arabo e la detta siriaca =
Jamblir.us; = Martinua, Martinianus; = Iohannes;
Dionysius; Antoninus; la.l:._,.;...:::s=.b.l:...,.,_,.A:-S"I,
E1acusta.Jius, Exacuatadianus).
(') Le parole c un corriere :. mancano in '!' a'l ab t.
-64-
loro, comandando che a ciascuno di essi fosse fatta una cassa di oro. Ma quando
fu sera, gli apparvero in sogno e dissergli: noi non fummo creati dall'oro e dall'ar-
gento, ma dalla polvere fummo creati ed alla polvere torneremo; onde lasciaci come
eravamo nella caverna, sulJa polvere, finch Iddio da essa ne risusciti. Allora l' impe-
ratore fece fare delle casse di ebano, e t'urono posti in esse. Iddio, quando la gente
fu uscita da presso a loro, li tenne in seguito lontani col timore, n alcuno pot pi
pervenire insino a loro (' ). L'imperatore comandb di fare alle porte della caverna un
tempio nel quale pregate, e istitu loro una grande 'festa comandando di venirvi in ogni
anno; e dicesi che quando giunsero alla porta della caverna, Giamblico disse loro:
lasciate che io entri ai miei compagni e dia loro la lieta novella, poich se vi ve-
dranno con me, li spaventerete; ed entrb e di loro la buona novella, e Iddio rac-
colse il suo spirito e quello dei compagni; ed occultb loro il luogo ov' erano, n
poterono (la gente venuta con Giamblico) giungere a loro, siccome disse A li b. Ab i
'!' fll i b, che Iddio abbia in onore. E questa la storia di quei della caverna (').
.IV. Testi etiopici.
Debbo il testo etiopico che qu segue alla cortesia del Wright, il quale l'ha
tolto da due codici, che si conservano nel British Museum, Orient. 687-688 del
XV sec. e Orient. 689 del XVIII sec.; intorno ai quali si confronti il catalogo -dello
stesso Wright ('). Debbo poi al Dr. Vollers della R. Biblioteca di Berlino, un'esatta
collazione del miglior codice di questo testo, voglio dire quello di Berlino () usato
e citato dal Ludolf ('). Oltre questi tre mss. che bo noverati, non ne conosco altri
che contengano la nostra narrazione.
Come gi bo detto pi sopra, io son persuaso che questo testo etiopico derivi
da alcun testo arabico. lJna tale origine, ancorch mancasse d'ogni argomento po-
sitivo, dovrebbe reputarsi siccome assai probabile, poicb sappiamo che fra le mol-
tissime opere etiopiche del periodo pi recente e tradotte dall' &11lbo, s'annoverano
(') Questo periodo, come anco le ultime parole del racconto, hanno origine dal Corano, XVIH,
17, et. Koch. 103.
(') Una notevole variante della leggenda dei Sette Dormienti presso gli Arabi trovasi in
Qazwtn i ed ricOrdata dal Koch, 187, 138; su tal proposito mi si permetta manifestare un dubbio.
Non forse probabile che aulla viva failtaaia degli Arabi abbia ialoito qaalcuna delle grandi com-
posizioni artistiche, che nell' vm IHICOlo dovettero esser oramai assai sparse nelle chiese dell'Oriente
cristiano' n detto attribuito ad Alt, che cio tre dei 7 Dorm. erano alla destra dell'imperatore e tre alla
sinistra sembra convenire colle rappresentanze , nel mezzo delle quali sta il Salvatore, ed a destra o
sinistra un numero pi o meno grande di apostoli. Per an momento ho pare sospettato che &Dche
la nota composizione dell'agnello apocalittico avesse dato origine al cane nella leggenda rnusalmana,
poich l'agnello sta &ul libro a '7 sigilli (che potea venir confuso collo scritto dei due confidenti del-
l'imperatore) in una postura simile a quella in che Maometto descrive il cane. Anzi questo spieghe-
rebbe fora'.t.nche perch il nome raqlm che senza dubbio significa cscrittot dia stato interpretato per
il nome del cane. - Ma vero che il cane gi trovasi in Teodosio, De .rilu lerrae sanctae (520-530
e. volg.) quantunque sembri un tratto popolare.
(') Calal. o( the Eth. mrs. in the Br. Mu.r. 161, col. I e 169, col. Il.
(') Ma. or. fol. 117 cf. il catalogo del Dillmann p. 1>"1.
(') Cf. ~ m m Hist. A11lh. 436. eli;.
-65-
pressoch tutte le vite dei Santi, specialmente di quelli non originari di Abissinia; ba-
sti citare il Seneksctr (Sinassario), il Gannat,la storia di Barlaam e Giosafat, ecc. C). Ma
nel nostro caso la provenienza araba direttamente accertata tanto dalla somiglianza
colla versione arabo-cristiana, quanto e pi dai nomi propri nei quali le differenze si
spiegano facilissimamente supponendo un originale arabo. Tale sopratutto il c Bro-
nAtj6s ,. (') che per lo scambio nella scrittura araba facilissimo di n e b corrisponde a
c Probatius , ed scritto in principio con una b, perch la p manca all'alfabeto arabo C).
La data precisa di quando sia stata fatta questa traduzione io non saprei dire,
n il testo stesso offre alcun interno argomento che ne dia luce sopra ci; l' Abflna
Giovanni che & ricordato in fine nell' Orient. 687 , non saprei dire chi fosse o in
qual tempo vissuto. Tuttavia il codice Orient. 689 assegnato ad un tempo, per
un manoscritto etiopico , assai anti cio al XV sec. ed ugualmente antico il
codice di Berlino. Or ponendo nel XIll secolo il principio della preponderanza let-
teraria dell' arabo e delle traduzioni da questa lingua, avremo nei secoli Xlii e XV
i due limiti estremi di questa traduzione etiopica. A me sembra. in vero assai proba-
bile che essa sia stata fatta sotto il regno di Zar'a JAqab (1434-1468) o non molto
dopo; e debba perci la sua origine a quel movimento letterario e religioso che rese
ragguardevole il regno che ho detto; ma di notizia certa non havvene alcuna (').
Le variet che passano fra i tre codici sopra ricordati non sono grandi , ma
in generale i due codici pi antichi, quel di Berlino e l'Or. 689, concordano fra
loro pi spesso, che non coll'Or. 687-688, il cui testo sembra ritoccato recente-
mente, come difetto assai comune .dei mss. etiopici specialmente i pi recenti.
E parecchie delle diversit che pure si osservano fra i detti due codici antichi, sono
certamente dovuti all'ignoranza dell'amanuense dell'Or. 689, il cui testo altrettanto
scorretto, quantQ buono ed emendato quello del codice di Berlino. lo pertanto
(') Anche la. narrazione dei martiri Omeriti cuntennta nel medesimo codice orient. 689 tradotta
dall'arabo, cC. Fell, Dis Christenverfolgung ecc., Z. d: D. M. G. XXXV. 9. Notevole la. storia di Takla.
Hi:minllt, della quale qna.Iche testo sembra essere tra'7lotlo o parafrasato dall'arato, e qnalcun altro,
vicevelll8., ll l'originale di traduzioni o parafrasi arabiche; cf. Zoten berg. Calai. des 11m. thiop. 205.
(') Questa scrittura per quanto riguarda la b e la n si trova ugualmente nel Smekscir di Pa-
rigi (Zotenberg, Cat. 172) in quello della Bodleia.na (Dillmann, wt Cod. mss. etc. 50) etc. Invece io
un breve squarcio dell'Or. 691 {Wright, Gal. 1(>1, 1). il nome Probatius scritto c fa.rabtes:. conser-
vando cio la b.
(') L'altro nome c DemtjOs o Damatjs:. potrebbe essere corruzione di Demetrius, e il SB11eksdr
scriTe appunto cos. Senonch il nome Demetrius raro fra. quelli dei Sette Dormienti, mentre qui
dovrebbe supporsi piuttosto c Sabbatius:.; ed io inclino a. credere che di quest'ultimo sia corruzione
il Dalpfi.tjbs; (.J'....,1'f-h=f..,1'f-h = = Parimente corruzione di Sab-
batius mi sembra il nome c anbltea:. dello squarcio poco sopra citato. c Demfi.tjs:. potrebbe
c Domitius:.; ma il Domitius che col fratello Massimo ll festeggiato dai Copti ed Abissini, scritto
lf...,i:,h nella confessione detta di Jacopo Baradeu (ed. Curnill, !J. !1. G. XXX, 438) nel Calend1nio
di Ludolf (Comm. 405) e nel Senelca. della Bodleiana (Dillm. CaJ. 51). Invece di Achillies sta la rorma.
Archelides, la quale come si ll veduto, trovasi anche nella. versione copta. La pronunzia di Kh, rome i
poteva nascere tanto presso i Copti quanto presso i Siri, quindi la. forma Arsalides nella quale talsolta
ll scritto il nom<l nei nostri mss.
(') Cfr. Dillmann, Ue/ler die Regimmg ecc. dei Kflnig1 Zar'a-Jacob 5, 26 (Berl. Akad. Abb. 1884).
Parecehi altri codici di agiografia sono del XV sec.; cf. Zotenberg, 151,203; Wright, 162, 164 ecc.
-66-
seguo la lezione di questi due codici antichi, registrando in nota le varianti di qual-
che importanza dell'Or. 688-689. Rarissimamente ho abbandonata la lezione del
codice Berolinense ed ho seguita quella dell'Or. 687, quando questo concordava
coll'Or. 688-689 e mi sembrava preferibile al codice di Berlino, del quale tuttavia
do sempre in nota le varianti. Molto pi spesso ho seguito la lezione di quest'ul-
timo, quando concordava coll'Or. 688-689; abbandonando la lezione dell'Or. 687
e notandone raramente le varianti, perch in massima parte si appalesano essere non
altro che errori o inavvertenze del copista. Ho tralasciato parimenti di registrare
le semplici differenze ortografiche negli scambi di gutturali e sibilanti, ecc.; basti
avvertire in genere che l'ortografia dei due codici pi antichi, nominatamente di
quello di Berlino pi corretta ed offre delle particolarit come s'incontrano in
mss. antichi, p. e. h.l."'''el"t talvolta f.thiD-C ecc.; la divisione di parole per
solito unite, come: AtiiJH..h. ofldt.C , )aoa ihl ecc.
Nelle annotazioni critiche il codice Or. 689 designato colla lettera: L; l'altro,
Or. 688-689 colle lettere: Lo, e finalmente quello di Berlino colla lettera: B.
Rtaoa h.-o tDtDA1: 1 +lUI h.mlf. 11m-Ai: a l. IL'lf.,..
A i Htl). bJ. Rm-la-t Rh.+ tDRl.h.,.,.... fVk 1 f"la
A.) : h."'"t d
f\0 )tiJIP .llht-la cJ. "t1-fP flh. m-la+ OQf. V1C d), A "t-t la"''h.A./1
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,.,.,.,K"Jot.Pltt-k ... A ,.,..,.,.o- Ah."''Ah+ om-ta-t rtt-t.-o A1-t"'
)K l Rl't.A.f\"t l tD-tAOA l m.ll l Af.At l f"JP'P6 l ODA6A-t l V1C l tDl\ihOD'fD
a) L tD1111: (In Lo il titolo : OlaiiD l etc. tD1ftD-)a-f: l 11:A l tDla9"6 l tD1ftD-
)a-f: IL'lf,.,. tD)1l. tar p,... 1 Htl). Rm-la-t fl't+
KA--1-,.,. tDOl.h"',.,. fVk f"laA 1ilc:',.,. 1.t-C1.lt A'ti\OD 't
AfO l l\"11 )- b) L AA l tJ).- c) Q11i e spesso in St>guito I.o: .llb.JPla, L .llh.i"'la l-
d) Lo V1C OQf. - e) B ti-A-,.,. - n B m-la-t - g) L e Lo Y,ba1"tJP RHH -
h) Lo om. - i) Lo agg. sulla lin. l - le) B f.1-f. l - l) Lo prem. tD. - m) B agg. ti"
k l-n) Lo rtt-t.R l'arab. crist. s. Jl 51.- o) Lo tDh.HII .... - PY Lo om. il m.
-67-
_. 1 AH-A- f'HJ)a a), ).A VAIIJ. llf a m)ar1f L+f.. .llhfoll 'l1-fPa), ,__,Re
ft'JA At...,Abi:o- b), mt.tlll,.. AH-A- c) fl-o)a lfDYh- m-Ili" fDH-
&-0 l t...,AhT Il mih11R l hCllti"Jil l fda11). l m1-i:hlt l Ll:4wf.. l,.,._ l
I\1!"711Jei"J l AliCihl',.. l mt.1Re,.,.. l 1-flh- l ,.,...,. l ..,.+.,,. l AJi"7AhT Il
o-.AliT 6AT JiHH 'l1-fP lfDY)a,.,.. 1 Aih11R hellti"J m)ar1f 1
ID6h- 1DJil"7m-I"J 1 mt.1-o-1: 1-1fP p-,.,.. 1 Aih11R be
llti"J ,.,...,. H-A- Jr.1:QC 1 mt.m-..,c"' 1 mRt.:J-T 11Jft1D1t)a,.,... -\R 1
'l.,.fP -\R d.' VAID. Ji"7AhT )afD ih11R hCllti"J a) 1 ,_.,.
o- AJi"7AhT 1 H)a"JRA L:f-P.,... R)a"J.,_ fi:CV.,_ m-)a-f:
)aftOD ofllt-\ Jiiht1D,..,.,... IIJJiOD')f..ofl,.,.._ )afth 1 faR ,.,.,.ih11 f) f..'fD
,.. 1 ID-li.,_ ,.t:C ht1D "71- H,J'.ID-ih11 mAHt Jr.Rf T)afiJI , .,.
A,. 1D1-li+A,. g) JLR 1 t.'+K
11
! 01e m1-IID1h- 1 Ji6'PL 11"71-
dJ1-RAo- fP ;JIJ',... a OO.f a), ih110 hCllti"J RID-
11.,_ 1-)at 1 V1C mQ6.11"J't t.ihllofl t), fda1f).l) 1 R)a"JtJill',.. fao m>
\t oflH 1 1 mt."Jil 1 Ji"7"J )aoflA"f ht1D 1
,.,,.. 'r+ l ,..,,,.. O)a"JtJr.IJ',..II OO.f o) 1:A+A+ IIIJIIJt: .. l
JiofliT p), )af"of111-\ 11-hT 1 RID-11.,_ 1-)at V1C )aftt1D +.,_A,.,..
A-olt:\"J 1 +11-,.,"J mou'I,.,.M mou.,_e,.,.. )a11DAfA1-Il',.. m1f..fi:,.,..1
,.,...,. 1 mrfPIIIIT aqJ on.ro; 1 daH"J 1 m-nft1- 1 li-n
t 1-hihJI. 1 AmAli- r), IDmAt:t 1-hihJI. 1 1 M-\-o- }a,. tl)
Amfl;f- 1 m mA+ sJ A)a"7 moch 1 AOCb- mie 1 Ai"- }afDoflH t)
1 mou'l,.,..'., 1M 1 ttr.,.m- 1 t.61-'lt
l}',.. l,.,...,.. 11"71- 1-liAk d). mi"J+Ot:IIJ. u)-\R l l mout: ... U l A.f
a) Lo om. - b) Lo Ali"7AhT - c) Lo AH-A-,... l - d) J,o premette m. - s) Lo
)a,.ih11ofl - () Lo ID-1H L om. faR - g) Cos Be L(); L f.f'TA,. IIIJ,II+A,. -
l) L e Lo Ji'l+K - i) Lo 00.f.1 daH"J l - kJ Lo ih11ofl - lj Lo agg. mf.i:hlt l-
m) B IDfaR l L om. ed agg. il ID alla parola seg. (che in B scritta f.C)a\t ). - n) Lo li
"Jil }aoflA li"7"Jf - o) Lo OO.f. -p) L .e Lo lioflt:"JT - q) Lo agg. i h'i!A -
r) B AID-A-11- - s) B IDmATt - t) Lo IIJ-fltl-1 - u) Lo agg. m-li.,_ ll"7f.
-68-
h-11 hCII.,.II bou 1 l"lt..,.,.. a) 1 IDIM':'IID- ID1-QA,h11D- ltr-
1111: 1 fJAID- IDAI\- 1 lliiOof: b) H-b"t 1ftD-)aof: hll-,1:11',.. hC
llAJ.!.IIa "lt."YJ'.IIIIi J\tD-:J1P-111:"'1ffll c) iiC"''rt-11 Ali m. cf. 't'li h.CI
tlll dJ a Al\-
111
tD-1\-P.IID- AORf,_,. V1C A.f
ft.ll hcll.,.ll .. 111tt-r A"tl r "'"- ,.Il.,. b) o..,. hclltl1 R'1R-A
,,.,.., ... = R1l',.. ,.Il.,. rt:c. ,,.,1:, "lR n tti:AIItar,.. 1
tDf,nh'- g). IDf,l\ihiD.tDf,lllal\- 1DI1+0t:ID.h), )a-,u_Aildi.C 1 bODi) l
1:'1'r,...11Df,QA,h,...l AfOhfOAtl IIIP+ l IIDP''PfJ+ l Cb-lltD/10 l
CAf,f'IID- 1 hdt1: 11 1 A 111 f mtD-"- tD-11-r- 0._,. hCII-1:11 ID,h"-
1
>1 'i!m-
'i ... n 11-P' 1 AAI\- e) 1 1 bOD 1 hCII-1:11 AIID-11: 11
tDf,O.AI' ihltD- .IShf-111 11-P' Allh 1 A'fAf" a 'iv- 1 A1_,.1l 1 ;t-+Cfl,.. 1
ACm.:J-11 bou f,rP-11- 1 Ah..-,Ahth
1
1 IDf,IIIJR"- +AttJJh 1 IDAAil 1-+
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11
) l l fliofl'-h o) l IDA.f,llro- l .4-Ah l IDA.,,.
o- Ah..-,Ahth u _,.,.,._,,..,;.11-P' 11Df,O.r,.. lt,..."tof: M 1oft"-
bOD11 a tDJ\tD-P'J\.q) l IDf,O.AI' l J\ChAJP-11 r), IDM fOIIA.v- l AIID
t\ 11-r- V1C 1 Al\- 1 )&,..11: f mtD-"- 1 ,.Il_,. ') 1 0._,. 1 hCII-1:111 ID 1-lliiiJJI. 1
tDf,&.A'- tD-II-t:;J-1 tDJ\R\t ll"to 1 :t-Ah 1 ,_.,.,..A.,. t\fJA 1 IID1111JP'+h
,.,.,.,_, 11-P' .. .,..,. 1 -r-ro 1 tDttnn 1.1rttAI',... = tD/IR 1
hfOttAI',... l .,,.. l +t:"'v- l A1H r ,,.ih11 l A1ofiP,.. l IDfOI\-A r mOD1: l
,.Il.,. l), CA ...... IIIDf,O.r;.. l 11-P' l u), .,.h.,., l ll"to l .4-Af IIJJIP
'1!0 1 Ah..-,Ah-tf 1 p), bOD ti-1\- lliiA f,out;J\.
.,,.. IIDI+CR- l IIDJP'PfJ ... I Ah...,Ah+f. l ,h"-
11
), IDA+
co- l ODP''PfJ ... l Ah;JAII+ l IDAP'Aill'+ s) l RhiiD l "''-"" Il IDJ\,.P'h l
a) Lo l1:1t..,.,.. l - b) Lo om. - c) Lo - d} Lo B
tl/11 - e) Lo agg. i - (J Lo ,.Il.,. l - g) B om. il IIJ, - h) Be L l -
i) B om. - k) Lo om. il IIJ, -l) Lo Ah...,Ah+ l - m) L e Lo premettono A. -n) L e
Lo preml'ttono il IIJ, - o) Lo om. il b. - p) Lo premette IIJ, - q) Lo IDii,.P'AI' l -
r) L hChA.P./11 Lo ActLAP.l11 (pi sotto come L). - s) Lo ... R l - t) Lo "lR l -
11) Lo om. il - 11) Lo th-"- l (e cosi appresso f,dt-"- l eco.) - a:) Lo om. il A.
-69-
AC'-A.P-11 A11-JP 1 1iMA 1 -Q) 1 hfDI'\b 1 h.lll- 1 11\ilih 1 IDA-l: 1
',_Ab 1 ID'+Cofl a) 1 -\O.IJ- 1 H!fl) 1 IDP' ;J) 1 IIDJP'Pil.,. 1 1A.dl a 1 h
"fil 1 A"Sbr-h 1 11-JP bJ 1 1ih)fl Jr..1Am1Dh RJ\1.,.11 1 )1C 1 1Dit.r'1_,.t 1
A:JtAh!. 1..1119"11 c), IDAJI.,Abtht tl' 1 IDA.'R)a IIDJP'Pil.,. A
"'I'T IDI..'l.tl-h 1 )fi!{l.,.) e1 r'hA h:J11i- a faO.() 1\.JfJf 1 11-P' r
ICr'IID- a 'll- l IJl.'i!btJD- 1 4\IIA 1 IID1"JP'Tf 1 1
1'11"7.0 1 :l-A f 'ili- 1 f h i-T tHICbtJD- 1 )afD-\O.f h) 1 IDA. -=1-INP-'i- 1 )afDAA_hf 1
1 hta 1 JlliV.,..Ab..,. 'i!m-) 1 hl'\ Qih1= 1 Ai--.1rPb..,. 1 b1111 1 i-i-1111
fm- 1 1\."7/AbTf 1 IDT"'oflh- ,_11_,. 1 AR+'-. ... 1 1
AihiiD h1111 i) t..h111 h,., 1 1..1"7111 k) CitTb,.,.IIJ'll- 1 AA1mb,.,. 1
IIJ)t .. l "t"Sm l IIP'P/IA l J\IIP't l l l IDAIID+IP
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-70-
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11). l ID ... f.I\ID. AIID'f!+ Il ID)a.,H l fdt11). l ID,i:hlt t) l IDf,Ohr. l l
OCA Ilda,_ IDhilf. J\11,_ 11:11",... )afD1'H" ID':',.. IDA.,JlJ\il.h.C tar
4\h l DDdad IIJJ"7ihf't u) l H-A- l 'tAr l l ICA. oo.r l ... li,. l. l m1hl. l
4\IIA 1 ).A- 1 1.4:+ a ID':'IID- 1 )..,...11: m) 1 OhiiD 1 Aofl)a ).A 1 1 ID-il.,. 1
..
Cl) Lo AA./Ji'"llrD- l - b) r.o aggiunge l - C) LI' IDA"lt...,.,.iiA l - dj Lo 4\
Uf. - e) Lo om. il ID. - IJ Lo IJJ,_Uf.IJ' ' - g) Lo KC+ - h) Lo IDf,DDiiA -
i) l, e Lo om. - k) I,o f"ilh.., l - /) Cos B; tanto L quanto Lo 1Dfla ... Kr)e cr. Diltm.
l.ezic. 1S2.ol. In riguardo del Il ho seguito l"urtografla consueta, ma tutti e tre i cod:ci banno il K,
che sembra pi e1atto se della stessa r.adke ..-J l, "Cl - 111) Lo o m. - n) B AOD\t. 11+ -
o) L e Lo lrJr)e9'11D- -p) Lo IDM - q) Lo ID).A rilta.u- 1 - r) B rJrJ\1:
L rJrJraolt a A.,1-JP - t} B agg. IJDD - l) B om. - u) L om. - v) B om. il ID.
-71-
f"1:C IIUDIIft- 1 )'i!f\,.. 11\A-JH.Jioftdt.Ca) a,.,..,. 1 1\4-11',.. b) IIIJJS..'t.Tr\ c) 1
1ft-C clJ 1 ... ...,._.'-ha 11tOitt;f" 1 .llhr-11 11-P' ilA,. 11J"''1P?'dD- ,.Il
.,. l tf-f\-1 DDb,. IIIJi""''"rJi. IIJia. i"lbft- Il IIJ)afD1:'1l1ft "-)IIJ l 1'1-P' l ... 0 l tiD
\\,.,. ..... IIJOR1-i" 111C 1 IIJJ\111111'/"f)afl,.. 1\AA- 1.-t.f,..
.. ,.,,.. ..... , .... ,.,.t 1 ,.,t..,. l& n 1 nll 1 M g).
)af"hOD l )IIth- l ,.,.,. .. ,.,... l ...... , IIJI\tD-P'h- l OD\\,.,..,. l 111C l IIJ l
Il,..,.,.. l t..+ih111 hJ. laA.-l-) l IlA,..,.. ).A- 1.-t+ l h.it1:1,. )afll ,.)-o"- l
ID-Ili" llih# IIJt#"A- f"-JQC )ab-,. 'ili- i) 1 )P'Ji. IIJC.,. IIJil"-l 1 IIJoft
H 1 1ft 1 1 tU.III,. 1 ih11R 1 hCII-1:11 1 .-.o "'"-n 11t6
"'1.1' 11-P' 1 H,.i" 1 )1l _,.,..8 1 R"LILY "-)IIJ 1 "''O 1 liO'!If_. 1 )a1H U
A Jif"llh- 1 A. i" k)a 1.-t_,.h,... l), h.it1: /) 1 Hi"ltll. t _,."'P'+f 1 IDI\R
f. 1 r\1.1. llJi.,Ah+f 1 11Jia.1il"- 1 +)all1ff u ID 'ili- t li 11\ )afD ihA RJ\C)alrtlf
,..1/lJ\.,Ah+f l ).OD m), la.1fDJ\Ahf"9',.. 1 hDD TIID,.-1: 1 'f"i" 1 n)a_
IIJI\,.P'Ji. 1 1/l,."'-P' 1 t.A..ft) )tODf\
0
) "-+1:h +.Jt+ll) 1 OA1-I:
J\11"_. t Ji .. _1 Tb-1))P Uf1i:ll"_. t 1ih)f\i) 1 ,.)IIJlh 'Pf!.,.l aJia.)"''off)t q)
)art.h IL'll",.. 1 AA- 1.4:+ )P'J\. IIJC.,_) rJ IIJ-R"-l) .r) ,.,.,
vo- 1 U.III,. IDth"- ,.,..,. . oli+ ,.,.,. Ji1Jll ,.,..t..,. 111c ur ,.)
"""- 1 oon.,.. "'",. IDA./A,..C) uta) 'f"i: 1 1 Vllto.
a IIJr\"'1.1 ,..,_P' H,.i" )1l ... ,_.,_. IDJ\"''Jf.t) f"''A. HhiiD
,.\a. 1'f,.. A)a&. 1.-t.ft. ,.,,..,n..Jt-om.c. 6-ft)a ,.,,_,
ID-Ili" t AO ,..,_P' bOD 1 ,.(lp.,. li"- Oli+ t hDD t la.,.fJ\. 1 )a
fDi.Y Rillt'1 J\AQ11 ID111i:A Htl) 0"-:J-,_ )a_,H.Jiildt.C 1 ht1D 1 ,.il_,.fl
a) L agg. ID-'l't.TII Senza dubbio qui in tatti i codici tralasdata
parola p. P. IIJJ\b-i:i" l )a.,H.Jiildt.C l .. Trji a.:.-w .. ), e ci tanto pi
facilmente per taosa Ile n omoleleuto. - b) Lo 1\4-11- l - c) L om. - d) Lo ,.8-t.+ l - e) L
l- f) Cosi L e D; Lo IIJia.,.dt.A. - o) Lo A)aA l - h) Lo la.TihH1 -
i) Lo prrm. IIJ, - .t) Lo om. - l) L Af.-l!.fth,.... l B 1.4!-l-h_.. l - m) Lo 1\AIID l -
n) B l 'f"i" l - o) Lo )t/IOD l - p) Lo Tb-1) l - q B 1Dia.1'1Q)a l - r) L e
Lo IDC.,. - .r) I,o 1Dil"-ll - l} Lo ID"-.,.f. l
-72-
,.. 1 MA- 1 A..Y6+ 1 Ahh 1 a\ O 1 f.Th1PT IL'tr,.. dJhOD 1 ''l 1 M 1
f.hih.._ 1 +-t"'t.. 1 rdJe;J-1a 1 JrttfJII 1.,.P' 1 f.6Adl. 1 1 f.ll
i: b 1 Rh+ 1 RORf.T cJ 1 AAfl1a dJf.O. 'iiJe 1 ,..,.,._& 1 AA- 1:.-tt 1 aJftll)..
,...,..,,. 1 IfA 'fAr 1 }aftOD 1 8l4- 1 4\IA 1 Ji_,Ah+f dJ dJIJAdl. 1 hAt.. b) 1 61.
..,. 1 rJr&IID'itu- 1 A1.,.P' 1 aJhOD1f 1 Ah..Y-tar,.. 1 a aJODtP.1f.h
hClrl:111 A__,-1: 1 A.,llh-fl.h.C R"tft-A 1 RJ\1,. tt:CII+ 1.
P' e) 1 GJll..,..,-1: 1 1 fiflf.'i:li'DD- 1 f.tldaf. fl IL'ili'DD- 1 Ala& 1 l:.of!t 1
A..YIT 1 AIIOD 1 OA1 ... 1 hCII.f.h 1 ,.i: 1 ftdJeh ... 1 Rh+ 1 aJAr1f 1 i:
1GJOD+P.1r-h 1 hAJI.P) 1 tli\T 1 Jl8lC 1 dJ.I'l6Am.hadJefti:.f.11 U.W
,. 1 AAA- 1 i 1 lfA1RA 1 ..Yf 1 ihiiDT 1 aJ.I'l1RC,1 ..,.,.,. 1 ;111-t 1 If-A
c+ 1 ,. ... ,.,.., 1 Af.A-1; 1 ;1-fl-t 1 dJJi1RC-P 1 -DahA 1 JiAQ1 1 lf8AdJe. 1 Af.
Ai: 1 Oh-t 1 A11f 1 U& i) 1 }aODf\.t} 1 t: 1 la_,lllaofl.h.C 1 dJelai: 1 1_,1J1:.,
U.'ill',.. l MA- l i 1.-tt. IPAf"1:'1l11 l,.. ... l "lhr-ftl)l l )1P'T l
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AQR.li'DD- l Il,.,. r) l l IDA.ARID. .r) l llf.R. l )a.,Jl}a) l A.ff\.h l h
a) B - b) r. e Lo om. - c) L ROR.f 1 B RORf. ... l - d) Lo OD1
.,P'+f GJJ'l..YAhTf 1 - e) Lo agg. dJelai: 1 - f) Lo dJAdaf. 1 - ul Lo i -
h) B dJOA,.. l - i) Lo agg. All't l H+ l l U.'ill',.. l A i l dJehi:
:l'l ID.I'l1RC'V l fD"W'f"'iY l -DthA l Ji6Q1 l hOD l +b-1 +11bl A+dJ-A.t- l
Questa aggiunta non solo manea negli altri dne antichi eodic:i, ma aneo negli altri testi. -
.t) Lo )a{IIID - l) L e Lo agg. 1.,.P' l - m) Lo om. - n} Lo iht-dJT l - o} r.o agg.
in fine 't. - p) Lo premette il dJ. - q) Lo om. il r) Lo fJJ,.Ji++ - .r) Lo fJJ
-73-
CM/11 RID.,"&A 1 ftJS../11 hiiD 1 )aA 1 ID-/l_,. l o.u:J'-oC 1 1 :J'tr-1 AIDAf..l
)a=JA 1 )a11Dihi1D- 1 ID,+)P"Jl. ID-il_,. HAIJAf" 1
fa 1 ID-/1_,. IIAIJAf" IDA-,H.h"ffdt.C AD-A 1 hU1'-""""',.,. 1
Aih11R l hCll"tl"t l C"f:'U 1 'IY,1'f+ 1 h'\ 1 Qih-1: 1 1
l IA;flf',.. l 'FRR l ID)r,)ar'C" Il IDRl\.,..,.,. h.,V,. l ,..,H.hil
dt.C l r'llm.l. l +.,.,h. l ,.,,.. ;l-'l l ID hll.,. l Ai:f' P.llr-11 l .,,.,.... = b) ID
Vtr- l ft,..,.c)ft.o- l Ai:f'P.llr-11 hthJS. l ODb-.,, l 1111,.. l ht:Af-/11
f,ih.,Jt 1 OAf.. .1 AhQ-,'\,o- 1 tD&,)tD 1 h_,-octu- tDbAli)t c). l\A _,.0118- 1 r'
liMI",... l cl) l ID-/l..,. l r' 1:C 1 bOD 1 I1D-6Jl. 1 fr-1: e) 1 hl\Q) l Rllf th
.,Jr 1 DAf.. 1 hQ-,'\,u- f1 a ..,,.C,_,... 1 A"'H.h"ffdt.C. 1 ID-il_,. 1 Y,)at 1 Rh+ 1
"\R 1 AA- 1.-t+ a tDR"'All+ A+ 1 A.,ll 1 Y,hC\t 1 ID-il_,. 1 1
IDIIIDJth- 1 J\AQ) 1 wr;u- g) 1 ..,.C1tD 1 h&. 1 Y,At Rh+ 1 ,..,Jlhofl,h.
.
C 1 Hf,hA 1 H-tr- 1 tDhAfl 1 Hf,i'ah'f a tDh.,P"t.,.. 1 A-,H.h"ffdt.C 1 AAA- 1
1
')
1.-t+ i) 1 Ar'1'Pr' a dlh"\lt 1 RRY,'itlf..,. 1 fthOD
,, ... H-tr- h"tl. 1 tDA_tl). k) 1, h,.. 1 11 ... 1: l) 1 wA.RAf 1 hAQttlf..,. h
'\ Qih-1: 1 fdl11). 1 1 ft)a.,_,. .,.,_,.... 1 11 tD
1 A"lt."'Lf.ll ,..-,_,. _,.QUA- faofl)a 1 Rl\.,th) n), +1Ar' i'aCh o) 1
IDhiD-P"h l -\A-v.-11 tDf,O.tr--- l i'a1hf',.. l A1111 lAtA- l bOD l f,)P"
1\.)Pll ,.IIA.If ... l,.,... l Ah1Ah+ Il IDhiD-P"h q) l hChAJ.ll l
t.h'11D-f 1 A. 1 A11.,1: .,.,..,.... -,.1'\Y, 1 mA..,.,.., ')
Ah1Atli:o- t) C'h-4., 1 IDA_ 1h,.,_ u) 1 A)a.,Jl}a) 1 1 A.ft\-/11 hCll
a) Lo om. A (L Aih11R l hCll-1:1., l IID'/,r''i., ) - b) Lo agg. !l l -
c) B e L IDIJAli'tt l (B - Y.); poeo appresso Lo f"IIA.u- l - cl) Lo l cf. Dillm.
s. v. - e) Lo )afr-.,.,. l; L om. - f) Lo AhQ-,'\,IJo l - g) B 'io- l - h) Lo agg. i -
1) B ll)+u-; L II.,+U l (et: Ptalm. 72, 20). - k) B IDA_ ti) 1; ma originariamente come
sembra tDA_ta). l, come gli altri IDII. l) Lo 11,...,. l - m) Lo "t1-P" l -
n) Lo RQf.'i"tlf..,. l ft)a1"th) l faofl)a l-o) Lo OfaCh l-p) L e Lo 1-.,P"Jl.) -
q) Lo l-r) Lo om.I'A; B om. in fine il f. - t) L e Lo IDA_ .,IPID-6 l -
l) lA Ah1Ah+ 1 - u) L e Lo diA_ .,hrihJ'. 1
1o
-74-
..,.,. 1 ID1l"'i6 1 aj 1 1 H.lill- 1 bOD 1 1lh 1 ihf,IDi" 1 UA'fAr mb
60 l ,. .... ,. l l thC l b) l ,..,..,. r JP ,.,. l IDi"Uff'r l ll.tl
... l J\hoa l C.,.Q., l l IDhh-ttrJ\ d) l u,.-l-QIIll- l 11-o)a l = IDJ\
r111 i"1JPli l l l rtttt,u- l t) l ArJ\A l
., ... l n l OA..,11: l ,..,. l J\hOD l tl'r ... l MA- l J\r lioa'
'r ... l,..,..,. l ,.J\-1: l Ali+ g) l Ahb l IlA l i"1JPJ\. l [l lt) IJJ it ID,,,..+ IIIJthl
1 bOD r f,QJ\ 1 m-h-t r 111l r t..L,-.1 1 J\1U r f,LCU boa r A.IJ\
re,. 1 11-RA 1 ID1\.f,IJJ-h1:,. i) r .llhP.h 1 11-JP 1 A.IJ\oal1
bOD 1 Jif)Jtf"-1:11- r A.llhP.h k) 1 AAf 1 IDHbA1t1l
1
) J\A J\f"
1 AA lt 1 ti" A-_.. 1 w..-,11)- 1 m-h-t m. 1 r 1:C o ID IlO 1 .,.CA 1 '10 f,J\-1: 1
111C 1 CJ\f 1 IIDA6Ai" 1 li1+l" 1 -l-J\f"Ci" 1 oaft.,.A a weJ\p. H1i" h1bl
u ID'ill- 1 ODA" h ji -RA/1.1 IDdt-t ... n'l 1 IDf,ILA- 1 DD)-1 ,....,
Alfi: l 111C l IDf,ILA- l ,...., a) 1 t..U1 Il IDJ\r11 1 thl l '10 l bAJ\ l
111c 1 1 lbO 1 IIDA6A-tu- 1 +Are-t 1 _,..,.. 1 thl
l.,.,. l l 111C l IDAUft l lbA l boa l m-)aof: l o) 1JJOA1i"1i l l
1Dh1blu 1 f.-l-ODf'r 1 AL 1 IDAL 1 1J' 1 AliA). r btJD 1\..IJ\
re,. P:, llofiJ\ 11 wJ\1u 1 1 ,..,..,. 1 111c 1 li,. o 1 J\111. AofiJ\ 1
IDf,ofiA- 1 r 1 1\.fil-h heh ... h 1hrc 1 ti-A- 1
h q) 1 IlA 1 liro 1 U1i" r a), h1bll 1 ID,.IL 1 r1+ r m-J\1: 1
1C l h ti). l +..,Ar l hAll l l IDf.llhC r) l ,.,., l A beh ... ,. l .,.'i,. l
r-rll 1 J\llrP,_. l f,rihl\- l Oftoa l hCh ... h a) l 1'11. Il IDthll ,.,.,..,. l rJPI
'r r boa 1 f.Uff'r 1 11.11..,.,... 1 IDAI.th s) 1 '101M f,IPf,m- 11i1JJ-6h t),
IDIDUO u), MA l ,.,,10-. bou l fllil,. 11.1\f. ,.,..n l C)af. l,..,..,. l
a) Lo om. - b) B prem. Ja. - c) L e Lo o;, in fine - d) Lo IDJiJtr{J l - 11) L e
Lo l rhlbll- l - () Lo om. (L l AJ\...,-,1: l IID'PIA l Jfi"1ill 1)
p) Lo agg. J\r.,..ll"t l - h) B agg. 'fiiD-l- l - 1) B ID1\..f,11Jh1:,. l - k) B agg . .,,.
JP 1 - l} Lo IDAbAh1l l - m) L e Lo premettono A. - n) B om. il ID. - B agg.
- p) Lo l -q) Lo agg. in fine A - r) Lo f,ILbC 1 (L dlf,ILhC ).-
.r) L e Lo IDAA"dt l - t) L e Lo premettono ID. - u) Lo IJJIDIIft,_. l
-75-
fl}a'). l Mare-+ a), IIDAbJ\. 1Dli1il .. .,. l A"ilul.-1: IDJ'.&A,. l lll'tf.i: lb-0
h l .,.,.,. l "l'il l II+Ahli l t.,.+b+ l ,.,. l IOa,.,. b) l t.
+ 1 "l'il AQ6'111 l'iilJ. c) dl)t,.,.-,"f:ll +fiOA- 1 ftft,.'ii:ll",... IDI-ft.A- 1
11-ot..t. lhR tl) ,.,,o. 1 ,.,..,. 1 IDa\R 1 llf"o. "l.Jo.-r.NI 11
.,.,. t 1 'r+ 1 IDC61. e) 1 ID-1\A- 1 h- ,.rBIII:,. f) 1 "lft llhf'"
Il .,.,.P' 11 ID,.O.r-- 1 -,P'Jt.b. 1 IIIDIJ.Ah,.,.t 1 ftft+ 1
lt 1 111'11:-..t. tathc 1 .,. 11> 1 IDa\R ta,.,. 1 .. .,.,. 1 t1l 1
Ji-tlfft 1 ,,. .... ,. 1.,lt A) i 'rit+ "lO 1 rJA- 1 IID1I'tfl1 Jllb
il h A. 1, IDA_f"., .... t 1 IDJ.IIDfl 1 1 .,IDilf.h 1 .,. 1 IIDb-1
., a IDfl"''.! l 111+ l t1l 1..,18 t ID,.ft.A-,.,. 1 Jo.Ap l ll,.lboft l IID1f10 t IDA_
,.+hort> ,.Qt. JtltiiD 1 ,.+biP+ Il , ..,,.+Dfllt O"ll.U- 1
11\IA.v- liAP 1 II,_+'PP't.,... IDA.,.-,+t m) a dlt.,..-,i:l\1
11,. 1 "lR 1 ,.,,._,., 1 ID+Il,.D 1 :l'A 1 ,.11+ 1 rJ1C 1 h- 1 -ot.t\ 1
th.C lbft tJD1110 Rlli- ,.1:-C n) 1 1 lkiJ\ 1
ID+Aro-,. 1 H-r-- 1 1\oft}a 1 1 111,.0.1\- 1 1Hlt.ft t th.C 1 ,.)t"f:R) 1 IDii
A .. ID-\t."YJP.hll 1 +'i"'C' 1 ID,.-1-IIfJf'r Al., filM. )tOD
.. 1 tr,.l.A. JiQII- li,. 1 )&,.li11.,-\IJ- li,_ i t.,.)&A 1 lli,.CIJ IDiiAP 1
lfe)&f t o) 1 6A+ IIft-P), t..A_II f.t-11 1 q) A"l.t.
ID-\'i"-t r). ,.IIA.IJ- a Jti:fl') hDD oft)&t\ li-di: llllhl1 A
,.Ili: ID,. 1 J\11- +IJA-11 1 dJif1.,...,...,.,, 8l4- u)
v- 1 IDOA1+11 +'iiiJf:'v} h- 1 RYf" a dJa\R 1 f.- 1
h- 1 .. ,. ... 1 "l'il 1Dt.,.11 dai-... 1 1CII 1 t..A_II 1 f.t-11 Jou)t.-,
a) Lo Ma,..:' - b) L e Lo 7" c) Lo AQ6JI'). Jt+ l 'l'i l (aie) -
d) L e Lo prem. lf. - B) Lo IDC61. l 'r+ l - f) Lo II,.IDII1:,. - g) Lo prem.ll (B
agg. J.-i :=:). - h) Lo ed L agg. 1?1. - i} Lo prem. IIJ, - 1) B ID,.+hVA- l -
l) Co5 B; L ,.Qt. 1 di,.'1QJ. 1 ID)&,. ,..,.h,.+ l Lo ,.'1QA t La le-
lione non 11embra sienra. - m} B om. in fine t - n) Lo om. - o) Lo prem. O. - p) L e Lo
prem. -q) L om.; B - r) B ID"l.'i.:'t l- r} Lo agg. In Rne t -t) B IDilli.,
111J,. 1 L IDiill-,"16,. t - u} Lo il H IIJJfll4- l .:..... v) L agg. ID l - s) Lo l"tt l
-76-
"t 1 ,.,,_O.A, 1.0ii,_i: 1 liMih 1 ....,.10 1 HliiD-91\h 1 J\r'tu- 1 d"t ... 1 "l'il.
A,.,.P'Ii 1 f..O.A-,.... 11iAfl1 uliMib- 1 ,..,.,n 1 A.r"t+t 1 11aa1= 1 A
"tfl 1 )"fl\b, 1 A11.,.., 1 "l''C J\9"0. .... 1 hfH' 1 IDIJTAbli'L aJ 1 DIIi: b) 1 IJ1C
A.IIi,.C 1 ll"tT 1 1 1 1 HA"tRA 1 liOalf 11 IIJTfl'r
, l IIDb-"t"t l .. ,. .. A- l dD). l li"tT l l AD-h l ....... ). l llrh c) l ......
). 1 h'1'ehtl) 1 11Jii11..,..,_h 1 IIJiif..i: 1 J\"th 1 01Ch a e) IDAID-P'Ii 1 1
IDf..O.A- l AIIDba"t"t l li"tfl l J\r'tli: l IJ1C l IIJ)1C' l ,.., l 18[1,. l Ao-u l A-l
'1!11- 1 wA11..,..,_u-tfl ,,...,..,.,.. 1 1 M-oli 1 U1C 1 Mfl 1 nhl\...,C"
,...u> ,.,_0.1\- ODb-"t"t 1 Jaf.':tJ.hh :,.,._. 1 d-ftl\ M 1
,..,.,.,.,.. 1 11"til 1 1 iJ 1 n:JtA- 1 h,. 1 1 1 ltn 1 A
ro 1 u,...,. 1 ttt.u 11A 1 Ili- 1 ,. 1 *>1,.,,.,.,. 1
IPA l IIDb-"J"t l IIJf.,AA- l All': l l hliD 11f"Jil l "l''C l,.,. .. ..,. llifteh IIIJ'
Il- 1 IIDAbJi. 1 IIJA"ih.t.il 1 J\r't!l) IIJ(tiiJI'f,.T li.,..,.).m)-h-oC 1 J\,.ID-J\1=
,.'PIA 1 J\ilb 1 r-r 1 ID-C111D-h 1 A.Al1 n) 1 -t-1 1 1 AA
ilA 1 IJ1C f..l\ILt 1 .,..,_tt o) 1 .,,_.,_ 1 Rhf..-1: 1lhilb 1 H"tT 1lllt1f1R 1 dJl
,..,. 1 P 1 1 ,.,.il..,. 1 ... ..,. 1 'P+ih 1 mA\1. 1 on.r 1 tMt
IDI\Gif..f 1 1 H"tT 1 1 J\r'-"tR 1 ,.ba"t"t 1 .t.CIJ 1 .,.,_ 1 1 ID-11
..,. 1 .. ,.,. ... 1 J\IIMh 1 A"'II.J\f 1 b,.. 1 t-& "tmt 1 .,,..,. 1 .llbr-11 1 .,.,.
P' l ihiiD-t- l ID-Ai= l ...,._ l AAII IB(IR l llr'O l ..,CII l Ji.A.ll l l
t: l A ... l 101-CLA- l lita q) l 01f"til l DD'P/JA l .,.,.P' l Hll,.. l .llhr-111
J\11,. 1 r) .llbf-ll1 P' 1 .,...,. 1 J\,.-o1t11 1 1 1
1 'P-1: > a ID,_O.A- 1 AAIH' 1 A.i-1\ 1 1 Atflf 1 11JI1"t
G) Lo IIJIITAb'ft l - b) Lo A,.ll-1: l (L o .. ll..,. l Ili: 1). - c) B om. - d) B IDJ\
l - e} B agg. J-i :=: - f) L om. il t - g) L Hlil\IIDC' l; Lo llfli,.C" l -
h) Lo J\11': l - 'J Cosi L e B; Lo 1 - A:) Lo O'i!CU+ 1 (B agg. J.-i -> -
l) B agg. 'fr' l - m) L e Lo prem. IIJ, - n) L IIJA_hl;J l; Lo IDA.tl"th l Al;J't l.
Ho ritenuto la lezione dei due codd. pi antichi ('arog-ka); quella di Lo sembra cambiamento fatto
per evitare una parola rara e malnota. - o) B f..AILt l l - p) B IIJA..,Atlfl l -
q) Codd. liti). l - r) L e Lo om. - .r) Lo e L A,.illt1 l tt-:J-+ l 'fDT l (L Jl'fDT 1)
l (L 1) 'fD1= l l a.
-77-
b- 1 h,. czJ: OYfD b), IDA_,. hA T'"'f! Il IDA1+,...l l II.Tftf").t r 111-b. 1
+ct.lt h_.,,.,., 1M 1 1 f"ht.r ID-hT RA+ 1 Ja1d RJ.1
T 1 'i!CIJT 1 AJihr-h 1 11-JP )ahiiD a) 1 +..,Af" -'Ch IIJ. b- 1. ID-h
..,. l Ili: l IJ1C l ID..,...,,,b- l ltlt..,. l AA'11D-f 1DhAR9' l Ja"JH.hil.h.C l A+
.lUI l IDfUJ-1) c) l "''Ch l t..A.h l "'-h l l A-\A,.,_,.It l ID,.ILA- l t\11Dbo11 1
''IJod) 1 Ja"'H.Ail.h.C 1 ,.1.t1: "' 1 1 r-f" 1 oO.f 1 _,.lifDl fl 1 Rt\6A 1
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IDihtt-+9' l ID,......,.,.., l A)a-,u_t.-nm.c Il IDfaO l cJ.r-,... r) l "''Ch l t..A..It l
,.,.h l IDDDbo11t i fl1Jf. l AJ..,H.hil.h.C l lllflr-,... l l ,.CAlt l .. ,..,. l
DD1hl n 1 r}tJf.fl1 .r) 1 ti-A- 1 t\61\.11_. 1 ).9" .... 0 1 Jlhf"h l 11-
p- 1 IDJihDD l) 1 u)l OJ...,1i: 1 DD'P6A 1 AIIDY,.f"''} 1 ih11R l hCh-1:1
1 n mfaO.Y u) 1 &mof. 1 ..,O 1 i:9'P..Itr-lt 1 11-JP
4
l 1 111-t 1 1 hiiD r ,.,."). 1
..., ... .,...,. 1 ,.eh,. 1 u1-t 1 oo1ht 1 111-nl 1 Ja-Ju.A-nm.c 1 OIID'P6A.
a) Lo om. - b) L e Lo RYDD i e poco appresso h1+,...t r -c) L e Lo IDAofl8-6 l -
d) Lo agg .. in fine 'h.. - e) Lo ,.1.-l-1: l A"JH.Ail.h.C l - f) Lo OD1hl l ID-tAr'
l - g) B 1 - h) B 1 flofl)a 1 ..,.AID-9' l 1:1&.1Jo l - i) Lo r'h
Adi- 'A-\hflll.P.h l - k) L e B ..,1-tf" l -l) Lo A10Q l -m) B om.- n) B ti'"
A-,.. 1 M-.u.A 1 il.h.C L e Lo agg. A"JH.Aofl.h.C 1-p) B -thf"l 1 - q) Lo
om. col st>g. ID. - ;) Lo C'Il,.,.,.. l - s) In L avanti, e in Lo do;Jo t\61\.lf,... 1 - t) Lo
om: il dJ. - u) Lo l - v) B 1Dft'1.1LY l - B IDhDD l
-78-
.,.:a m(aO l OA"da l IIDA"dt.ff. l -J\h-1- l 'iO l 't1-P' l ll'tROa) l l
h-t::J-b) l Tff.P'da l IDfHlda l M.,H..liilm.C l.,.... l t.litH l .M.,H..J.t l
IDIIDi-... U li.ffl-11 hCh-M c) 1 IIA.lflft MA"A" 1 J\f"AfH' -khm'tm. 'f
tt 1 .,,.P' 1 +JS.tt = JI.r11 IlDA" li 1 ... n 1 r11t t..l.ft't 1 rtaA 1
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-79-
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h-oc n 1 Olll-om+ 1 Olt\1..(- 1 *il,/lOD 1 ,llfD 1 h"11Yl 1
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo cle sono un solo Dio.
Questa la storia dei sette giovinetti che furono martiri entro la caverna ; la loro
preghiera e benedizione sia con noi, Amen.
Quando regn l'imperatore Decio, entr nella grande citt che ha nome Efeso,
e comand che fossero raunati presso a lui tutti gli abitanti di quella regione af-
finch sacrificassero agl'idoli, e chi si rifiutava al suo ordine e non obbediva al suo
comando era ciascuno con ispecial supplizio punito, imperocch grandemente era in-
durito e fatto severo il suo animo contro il popolo cristiano. Il quale fuggiva da lui,
nascondendosi nei monti, nei colli e nelle caverne; ch egli costru\ tempi degli idoli,
e comand ai magnati della citt ed a tutta la popolazione del luogo che sacrificassero
agli idoli in quella citt. Fuvvi grande seduzione, e venivano e sacrificavano
agli idoli nel tempio che Decio avea costruito in Efeso; il" fumo di quel sacrificio
s'innalzava al disopra della citt, ed attristava tutti coloro che erano ivi. Poscia
l'imperator Decio volle celebrare una festa ai suoi Dei e comand che tutti quanti
offrissero il sacrificio nel tempio degli idoli. Il popolo cristiano era amitto e tristo
assai, poieh gl' infedeli li tormentavano e costringevano ad entrare nell' idolatria.
N el terzo giorno comand l'imperatore che fosse addotto il popolo cristiano; quindi
uscirono i capi dei carcerieri, i pagani e gli ebrei, ricercando i Cristiani per tutti i
a) B Oltf-4-,... l hihllofl l - b) L e I,o OA1T l 111-fll. l - c) Lo OI.(-1U l -
ti) L om.; Lo tf-4-,._ l -- e) Lo premette dJ, - ()Lo om. colseg. 01. - g; Lo om.; L agg.
Olh"'-1 l Olh"'-1 l . Qui finisce la parte comune ai tre rnss.; L e Lo aggiungono una sotto-
scrizione; la quale in L ' del 8Cguente ten<Jre: Ali t hJr.hS::
1
tiJ/lfll JrdlS:: 1 01/llll h1
OP 01/ltl 1 TC"l-1" 1 mlltr 1 i'ffDO 1 1R-l. 1 f.fD mC",..
1
ACIJttA-nm.c 1
0&4-;J- 1 OIOliM;J- 1 "7C1fD 1 1 : 010&
r-r-,.,. 1 ll"''.bt..A 1 011of1Ct..A 1 010&4-T 1 tt-4-,.,. 1 +JJ.ia1 : 1 mO
&A-T 1 All- l 1.4:+ 1 f.6+P mf.+"71&'f 1 0101" _.,.,. OliA++ 1 J\
"7 1 ml.tt 1 AfD"o- 1 1 r-m1t11 ll,/lOD 1 ,llfD 1 h"'-1 1 mA"11 1 llf.
b-1 l . La sottoscrizione di Lo la seguente: Ol.h-r-,... l 011.(-/ll 9"711,... 1 fUll- l fD
"{l/li 1-flC",._ l 01/Af.. 1.f-C1.ll1 il,/lOD l ,ilfD l h"11 l h"'.'l il,.b-1 !
-80-
monti, i. colli e le caverne, e li adducevano presso l'imperatore, o ve trovavansi
gl'idoli; e molti fra i Cristiani a malincuore- sacrificavano agli idoli per timore
di quelle pene. Perch , molto li affiissero e tormentarono insino a scorrere in
terra il loro sangue siccome acqua corrente ; chi poi resisteva al comando, lo uc-
cidevano e mettevano in croce sulle porte della citt , e gli uccelli del cielo
venivano e ne mangiavano i corpi. In grande tristezza si stavano i cristiani in
codesta citt, e le altre popolazioni erano tristi per loro causa, vedendo le molte
pene che sopra loro gravavano; ed io dico in verit che gli angeli del cielo assai
per loro erano conturbati. Fuvvi gran tremuoto e assai case caddero per i molti
commovimenti che furono in questa citt!i., perocch molti santi e fedeli vennero
uccisi, e tagliata parte delle loro membra, le gittavano nelle piazze e nei mercati.
Fu grande tristezza e pianto e gemiti; il padre rinnegava il figliuol suo ed alla sua
volta il figliuolo al padre, il fratello al fratello; la madre alla figlia e la figlia alla
madre, l'amico all' amico e il vicino al vicino, per i molti tormenti che pesavan
lor sopra. Ed i fedeli che erano fuggiti dal supplizio innalzavan gli occhi al cielo
e pregavano e avevano lo sguardo a Ges Cristo Signore e Red!3ntore nostro, per-
ch si affrettasse ad aiutarli e li redimesse e salvasse da codesto malvagio. I nomi
di quei sette fanciulli benedetti erano: Arsalidos, Di'omidos, Awganjos, Dematjos,
Bronatjos, Estifns e Kirjakos ('). Questi giovauetti, figliuoli dei magnati della citt,
eran saldi nella fede in nostro Signor Ges Cristo; ed ogni giorno andavano di ce-
lato alla chiesa, e adoravano prostrati colla faccia a terra e gittavano cenere sopra
la loro testa; piangevano e gemevano, pregando ed avendo gli occhi a Dio, perch li
redimesse e salvasse dall'idolatria e dall'immondo sacrificio. Gl'infedeli avendoli veduti
andare alla chiesa, si recarono prestamente presso l'imperatore, ed accusarono quei
giovinetti di esser cristiani, dicendogli: viva l'imperatore Decio in eterno! ecco, tu
adduci i lontani perch sacrifichino ai tuoi Dei e compiano il tuo comando, mentre
coloro che sono vicini a te, da te si .allontanano, ti resistono, non obbediscono al
tuo comando, n sacrificano ai tuoi Dei. L'imperatore rispose loro e disse: chi
sono codesti che hanno adoperato cosl Gli risposero dicendo : Arkelidos, ed i suoi
compagni, figliuoli dei magnati della citt ; essi vanno alla chiesa ed ivi adorano e
pregano, riuusando di dare ascolto al tuo comando e deridendo la tua regale mae-
st. L' imperatore ci udendo si adir, e diede ordine che fossero addotti presso a
lui; e quando furono addotti, stettero al suo cospetto, mentre scorrevano loro le la-
grime, e copiosa cenere avevano sul capo. Disse loro l'imperatore: perch ricusate di
dare ascolto al mio comando e sacrificare ai miei lddii non vedete siccome tutti
vengono dai loro paesi, ed offrono sacrifici ai miei Dei ; ma o'ra andate voi pure, ed
offrite sacrifici alle Dominazioni e Potest, siccome conviensi. Rispose Arkelidos e disse
all'imperatore: noi abbiamo un Dio, a lui diamo lande, lui adoriamo ed a lui offriamo
l a n i ~ o e il corpo nostro in puro sacrificio. Ed ora odi o Decio imperatore; noi non
ti daremo affatto ascolto in questo proposito, n obbediremo al tuo comando; i tuoi
Dei non adoreremo, non offriremo sacrifici agl' idoli , n il nostro corpo (') conta-
'
(') Archelides, Diomedea, Eugenius, Demetrius (Sabbatius' v. sopra), Probatius, Stepbanus,
Ciriacus.
(') Lo c la nostra anima 1>.
-81-
mineremo coi demoni. Tncontanente l'imperatore comand che tacessero e-disse loro:
or ecco voi avete bestemmiato la mia regia maest, e vi rifiutaste di dare ascolto
al mio comando, or vien rimossa la vostra dignit, da presso me, n sarete pi
dei miei. N io adesso subito vi sterminer, ma s\ vi aspetter, perch vi conver-
tiate ai miei Dei e torniate nel loro amore , per vostro stesso vantaggio , poich
mi sta a cuore che non perisca la vostra giovinezza; ed ecco che vi aspetter e vi
darb tempo alcuni giorni, se siate liberi del vostro errore e della pena che ho vo-
luto imporvi, poich assai io vi amo. Quindi l' imperatore diede loro tempo alcuni
. giorni e li lasci ; dopo questo, usc l' imperatore per girare in tutte le sue citt,
e poi tornare nella grande citt di Efeso. Quando furono rilasciati liberi i gio-
vinetti andarono alle loro ease e tolsero assai ricchezze , oro, argento e moneta, e
la diedero ai poveri ed ai m endici celatamente, e si consigliarono fra loro di sot-
trarsi dalla loro citt, e di andare nella caverna che verso l' oriente di questa
cittk e nascondersi in essa, e pregare da Iddio che li proteggesse dai supplizi del-
l' imperatore. Andati quindi, entrarono in questa caverna e lodarono il Signore
Iddio e dissero: come Dio vuole, tal sia di noi! da ora in poi non temiamo e
siamo pronti a morire al cospetto dell'imperatore per il nome del nostro Signore e
Redentore Ges Cristo , amnch riceviamo dal cielo la corona che viene data ai
fedeli, i quali furono martiri e diedero la vita per il nome di lui. Cos quei
. giovinetti, e prese con se le monete per il loro cibo, dimorarono in quella
molti giorni, pregando e piangendo e gemendo a Dio, perch liberasse il fedele
popolo cristiano. Diomede poi che era di bello e splendido aspetto, saggio e intelli-
gente, que' giovinetti lo fecero loro ministro, che.andasse al mercato e comprasse
loro il cibo, ed anco ne desse ai poveri. Egli si vestiva con istracci logori e somi-
gliava ad un qualunque povero, andava al palazzo dell' imperatore e porgeva orec-
chio a ci che la gente si dicevano l'un l'altro in loro riguard?. Dopo lungo tempo,
venne Decio imperatore ed entrato nella citt di Efeso, immantinente comand ai
suoi giudjci ed ai grandi della citt, che conducessero Arkelid6s ed i compagni di
lui, perch sacrificassero ai suoi Dei. Allorquando Dio mede ud ci, venne presso
i suoi compagni che dimoravano nella caverna, disse loro della venuta di lui ( Deciu)
e siccome aveva comandato ai giudici di condurre essi (i Sette Dormienti) a lui, amn-
cb sacrificassero agli idoli. Poi che udirono ci da Diomede, temettero forte e si
amissero assai; adorarono colla faccia a terra e fecero preghiera, supplicando Iddio
che li salvasse dalle insidie dell'imperatore. Quindi Diomede appose loro il cibo che
aveva portato seco ; essi mangiarono tristi e pensierosi assai , ed apparecchiaronsi
a morire. Mentre erano cos dolenti ed atHitti e piangevano, il sole tramont; i loro
occhi erano gravi di sonno e si addormentarono. n Signore Iddio misericordioso e
vivifi.catore di tutto il mondo, volle mostrare grande prodigio e miracolo in quei
giovinetti ; i quali si addormeniarono come uomini che giacciono sulla terra, e .resero
le loro anime al Signore .... C) nella loro bocca ed il denaro era posto presso a
(') Qoi certamente manca qualche parola p. es.:- ed era la lode del Signore-; fedi la nota
critica al testo etiopico p. 71. Ecco tutto il loogo quale sta in M eta fra s t e: (ed. Migne Il, 433)
lrR ixot/l1j8tjflaJI rn O lta nit1011taJ1 avrtiiv. lanv
-82-
loro. Il dl '&eguente Decio empio imperatore, mand a cercarli in ogni luogo, ma non
furono rintracciati e trovati. Dopo ci mand l' imperatore presso i giudici ed i
grandi della .citt, e comand che adducessero quei fanciulli, di,:endo loro: la
mia real maest clemente, n sono poniti (') coloro che mi si ribellano, poi che
si pentino e tornino a me. Risposero i giudici" della citt e dissero all' imperatore:
non ti caglia, o nostro principe, di quei giovani ribelli .che sono nell' enore ed
in ogni opera malvagia; ecco essi si han preso oro e argento e molte ricchezze,
e le diedero ai poveri fra i cristiani , n sappiamo dove essi sono andati. Udendo
questo, l'imperatore si adir ed incontanente mand presso i loro genitori dicendo:
conducetemi i vostri figli ribelli che derisero la mia real maest, rifiutaronsi di
adorare i miei Id dii , e non adempirono il mio comando. Or io giuro per il capo
dei mi i Dei, se voi non li condurrete qul, morrete di morte dolorosa. Risposero
all'imperatore dicendogli: o nostro principe, se vuoi ucciderei per loro cagione o.
punire noi in loro vece, noi ti diremo chiaramente, n ti nasconderemo nulla affatto
di loro storia. Quei giovanetti presero il nostro oro ed argento, lo diedero ai poveri,
e poi andarono alla caverna che guarda il lato orientale della citt ; col dimorano
in grande tristezza n sappiamo qual cosa sia loro intervenuta, se siano morti o stiano
col il vivi. Ci udendo l'imperatore li lasci liberi, e cominci a pensare come punire
quei giovinetti. Ma Iddio misericordioso e amante degli uomini ispir nell'animo del-
l' imperatore di chiudere loro con molte pietre la bocca della caverna, affinch non.
ne potessero uscire, e questo avvenne per volont del Signore, per custodire quei
martiri finch la loro storia venisse rivelata, ed arrossissero quelli che negavano la
risurrezione dei morti. Dopo ci .diede ordine l'imperatore di chiudere la bocca di
quella caverna con grosse pietre e disse: or ecco sono periti quei giovinetti: n
potranno .Pi vivere in eterno poich hanno bestemmiato i miei Dd. Eranvi due
confidenti dell' imperatore per nome Teodoro e Macedonia, che erano cristiani e
timorati di Dio, nascostamente, per paura dell'imperatore; essi preser consiglio fra
loro di scrivere la storia di quei giovinetti martiri , che per Cristo eriU)o morti
nella caverna. Quindi Teodoro e Macedonia tolsl'ro due tavole di piombo, ed in esse
trascrissero senz' inchiostro la storia di quei sette giovinetti, le posero in una cas-
settina di bronzo, la quale sigillarono e collocarono in mezzo alle pietre che chiude-
vano quella caverna, dicendo: se Iddio voglia, esso scritto manifester la storia di
qoe' sette giovinetti. Morl dopo cib Decio, e molti altri imperatori che regnarono dopo
lui l'nn dopo l'altro tutti morirono, finch regn Teodosio imperatore spirituale (le-
de/e). Nei suoi giorni sorse gente eretica di fede, e cercarono corrompere gli uomini
dicendo: non havvi dei morti ; ed anco dicevano: non havvi vita e pene
eterne. Eranvi poi degli altri che dicevano: il corpo si guasta e corrompe nella terra,
iv Ttjj anipcm avrwv zai T &(!yV(!1011 ree. Cos l'edizione del Migne, che ignora se in
quest" punto sia criticameute e;atta.
(') Tale parrebbe il del testo; Lo dice pi c n medita o prepara pllna ere.:.
ma dubito che ci sia un emendazione arbitraria di questo codice recente. Potrebbe supporsi .J'."\1\- l
invece di l ma ignoro se' l trovisi mai usato nel senso che il contesto richiede (Si r.
IJ).
- S;J-
n risorge se non l'anima sola. Ignoravano codesti stolti siccome l'anima nulla affatto
pu fare o di bene o di male, se non unita col corpo; cieche erano le loro menti
e da loro allontanat l' inte1ligenza, n comprendevano ci che dice Nostro Signore Ges
Cristo nel santo Vangelo, che cio coloro che sono nel sepolcro udiranno la voce del
figliuolo dell'uomo e risorgeranno, i giusti a vita ed i peccatori a pena eterna C).
Ma Iddio altissimo non vuoi far perire il fedele popolo cristiano ortodosso , ma lo
aiuta e salva, e gli la sapienza e la scienza. Perci il Signore manifest il
mistero della risurrezione dei morti, e fece lieto l' imperatore Teodosio. Era nei
giorni di Teodosio un magistrato per nome AdeljOs il quale volle costruire uo ovile
al suo gregge ; onde mand i suoi servi ed altri che furono prezzolati con loro, perch
scavassero -la terra per trarne fuori delle pietre per lui, onde costruire l'ovile per le
sue pecore. Iddio li guid a quella caverna ove eransi addormentati quei giovinetti,
e nel terzo giorno mentre scavavano .nella terra e traevan fuori pietre, ecco fu
aperta la bocca di quella caverna, per volere del Signore che tutto pu ed a cui nulla
impossibile. Il Signore risuscit quei giovinetti siccome chi si desta dal sonno, e
presero a salutarsi a vicenda come facevano ogni giorno ; non avevano aspetto di
morti, n le vesti erano logore, ma solo stavano tristi e pensierosi per timore dei
supplizi dell'imperatore Decio. E dissero a Diomede: che parlavano fra loro la
gente in nostro riguardo ier sera? Rispose Diomede e disse loro : li ho uditi dire
che ci avrebbero tolti con loro per sacrificare agl'idoli. Rispose Arblid6s e disse
loro : o miei fratelli ! non temiamo i supplizi di codesto imperatore tiranno, non sa-
crifichiamo ai suoi Dei impuri, n rinneghiamo il nostro Signore e Redentore Ges
Cristo; saldi stiamo nella sua fede per ereditare la vita eterna. Dissero di nuovo
a Diomede; va fratel nostro al mercato e compraci il cibo poich abbiamo fame; e
porgi orecchio a quello che di noi dicono fra loro la gente. Allora sorse Diomede
e prese del denaro di quello che avevano collocato presso a loro, che era stato fatto
in quei giorni; imperocch da quando si addormirono in quella caverna fino a che
risorsero, erano passati a quei giovinetti trecento e settantadue anni. And Diomede
per entrare nella citt di Efeso, pauroso che la gente lo riconoscessero, e lo condu-
cessero presso l'imperatore Decio; n sapeva Diomede che le ossa di Decio erano
putrefatte, e che gli altri imperatori che regnarono dopo lui erano tutti corrotti e pu-
trefatti nella terra. Poi si avvicin alla citt, vide sopra la porta il segno della
croce, e cib vedendo assai si meravigli. Ecco venire un uomo e Diomede l' interrogb
dicendogli; qual il nome di questa citt t Rispose l' altto: il suo nome Efeso.
Poscia andb ad una seconda porta delle citt, ed ancora trovb sopra di essa
il segno della croce ; andb anco ad una terza porta della citt., e ivi pure trov in egual
modo; per cib stup e meravigliossi; comincib a volgersi di qua e di l, coprendosi
la faccia col sabano, affinch la gente non lo riconoscesse. E mentre traversava la
citt, udiva la gente parlare e dire: Ges Cristo nostro Signorij e Redentore sa
tutto. Onde Dio mede udendo questo parlare si meraviglib assai e diceva: che code-
sto? non forse che ieri non v'aveva che ardisse menzionare il nome di Cristo,
(') lvh. V, 28, 29. I.a citazione il vs. 29 non letteralmente esat.ta, e foll!e vi
Bione con IJaniel, XII, 2. Anc.he il M eta fr u te cita 0'-ln. xn, li (naturalmente secondo Te o d o-
zio n e), ma nell' ed. di Mignc p. 436, per isbaglio rinviato il lettore a /Jeut. II, S.
-84-
ed ecco che oggi li odo giurare apertamente nel nome eli Cristo! And al mercato
per comperar loro il cibo, ed accostatosi ai venditori fuori una moneta e la
porse loro pereb gli dessero il cibo. Quando i venditori videro quella moneta, non
poterono riconoscerne l' effigie n leggere la scrittura (la leggenda) e dissergli: dove
hai .trovato questa moneta che stata battuta fin dai tempi antichi ? E cominciarono
a mostrare la moneta agli altri, ed essi ragionavano fra loro e dicevano: quest'uomo
ha trovato un tesoro nascosto sotto terra. Quando Diomede ud f, temette assai e tre-
mava, credendo che l'avrebbero menato presso l'imperatore Decio; disse loro Dio-
mede.: ors prendetevi il cibo che mi avete dato ed aneo il denaro, e !asciatemi che
vada dove debbo andare. Quando coloro intesero questo parlare da Diomede, lo pre-
sero e dissergli : narraci esattamente ov' il tesoro che tu hai non ci
nasconder nulla affatto; che se tu non ce l dirai, ti condurremo presso il giudice.
Diomede udendo ci eonturbossi e disse lore : non ho trovato alcun tesoro ! n po-
teva andare in sua casa, percb sarebbe stato scoperto e riconosciuto; e per la
grande paura che avea addosso, non contradiceva loro in alcuna cosa, onde quelli
lo presero e lo condussero presso il giudice. Fu udita la voce per la citt che un
uomo straniero avea trovato un tesoro dentro terra; molta gente si radun attorno
a lui, e tutti lo seguivano dicendo: costui uno straniero e niuno lo conosce. Dio-
mede non poteva parlare e volgevasi di qua e di l, se pur vedesse suo padre o alcun
suo parente o alcun suo conoscente, ma niuno vide quel giorno. Sedeva il vescovo
nel seggio episcopale e gli addussero Diomede e insiem con lui la sua moneta, ed
egli stava come uno stupido che briaco dell'aver bevuto vino; mentre lo burla-
vano e deridevano e molto lo ingiuriavano, onde non poteva parlare, come un muto.
Quando stette innanzi a loro, presero da lui quella moneta e quindi il vescovo M-
ris col giudice esaminaronla e gli dissero: dove hai trovato il tesoro dal quale
hai estratta moneta l Rispose e disse loro: non ho trovato alcun tesoro di
sorta, ma s\ ho preso questa moneta dalla casa paterna, di quella coniata in questa
citt; n io so che sia f!Uesta tribolazione che piombata addosso a me, senza mia
colpa. Il giudice rispose e gli disse: ehi sei tu e il padre "tuo f qual il tuo nome,
chi i tuoi fratelli e i parenti, e dove mai la tua citt ? Rispose Diomede e disse
al giudice: io sono di questa e gli disse il proprio nome, quelli d l padre,
dei fratelli e dei parenti. Il giudice interrog (esamin) della citt, ma niuno
lo conosceva; ond., disse il giudice a Diomede: come tu menti! e dissero quelli che
stavano col: questo giovine c'inganna col suo parlare per liberarsi dal supplizio.
Quando Diomede udl queste parole, pieg la faccia a terra con vergogna; il giudice
quindi lo rimprover dicendogli: come potremo crederti che questa moneta sia della
tua casa paterna, mentre la sua effigie e la scrittura sono di 372 anni fa l Oh che tu
vivi da quei giorni fino ad oggi ancor giovine, e non hai in"fecchiato l forse vuoi ingan-
nare gli abitanti della citt? Ora fa di dirci bene dove hai trovato questo tesoro;
che se noi dirai io ti gitter in prigione e ti punir con grandi supplizi, Diomede
udendo dal giudice questo parlare, temette assai e si prostr a terra dicendo: io
ti domando, signor mio, che m'informi esattamente; l'imperator Decio egli vivo o
no t Quando il vescovo Mris ud\ questo parlare, di Diomede, dissegli: non havvi in
questi giorni alcun imperatore per nome Decio; eh l'imperator Decio da molti anni
-85-
morto, . e dopo lui molti imperatori sono .morti. Gli disse Diomede : o padre mio ! io
ho l'animo conturbato, sono come muto e non posso parlare; voi non mi credete, ma
Yenite a vedere i miei fratelli che dimorano con me nella caverna, stando noi na-
scosti per paura dei supplizi di Decio imperatore; poich iersera io sono entrato :ili
questa citt, ed ho comprato cibo per i miei fratelli. Iddio fece intendere al santo
e beato vescovo Maris la cosa che dicea Diomede, e disse al giudice : or ecco, Dio vuol
mostrarci oggi un grande prodigio sopra codesto venite, andiamo con lui. Sorse
il vescovo, il giudice ed i principi della citt, e seguendoli molta gente, andarono con
Diomede e vennero nella caverna, e colli. trovarono la cassettina di bronzo immezzo
alle pietre, che era suggellata con due sigilli di argento. Prese su il santo vescovo
Maris questa cassettina, l'apr e trov dentro ad essa due tavole di piombo, nelle quali
era scritta la storia di quei sette giovanetti, che furon martiri, e come fuggirono e si
nascosero da Decio imperatore. Quando il vescovo le lesse innanzi all' intiero popolo,
tutti lodarono Iddio per aver loro manifestato questo prodigio; quindi entrarono nella
caverna, e trovarono quei santi seduti e co' volti splendenti come lo splendore del sole,
e benedicenno e lodavano Iddio. Quando il santo vescovo Mris ed il giudice li videro,
adorarono Iddio, poich li avea fatti degni di vedere questo miracolo; i santi raccon-
tarono loro tutto ci che loro era accaduto per opera dell'imperator Decio, e come
a quei giorni avea tormentato il fedele popolo cristiano. Incontanente scrissero al-
l'imperatore Teodosio questa cosa affinch prestamente venisse presso loro, e vedesse
questo miracolo che Dio avea operato ne'suoi giorni; quando la lettera giunse all'im-
peratore, ed ebbe letto ci che vi era scritto, si alliet e J.od Dio e disse: ringrazio
il Signore e Redentore nostro Ges Cristo, che non ha fatto s che io fossi da menQ del
mio padre Costantino santo imperatore. Quindi venne alll citt di Efeso con molto
esercito ed innumerevole; . e quando giunse nella citt, tutta la gente usc per incon-
trare l'imperatore e andarono con lui nella caverna, e uscirono quei sette giovinetti ad
incontrare l'imperatore. Quando l'imperatore li vide che risplendevano i loro volti sic-
come la luce del sole, ador Iddio innanzi a loro e quei santi lo presero e lo alzarono
di terra; egli alla sua volta li abbracci e li fece sedere innanzi a se e benedisse il
Signore Iddio e disse: o miei Signori io vi dico (1eputo) in questo giorno che (come
tjtW1ldo (')) Nostro Signore chiam La zar o e lo fece sorgere da infra i morti. E disser-
gli (all',mprrntore) quei giovinetti il nostro Signore e Redentore Ges Cristo fortifi-
chi la tua real sottometta i tuoi nemici sotto lo sgabello dei tuoi pied!, guardi
la tua fede retta (Ortodossia) e ti liberi da ogni male. Molto lo benedissero e prega..:
rono per lui; e ci detto s'addormentarono sulla terra e resero le anime a Dio, e mo-
rirono mentre l'imperatore stava presso a loro. L'imperatore pianse di grande pianto;
si tolse le vestimenta di porpora e ne li ricopr; comand che fossero fatte loro sette
casse di oro e venissero collocati in esse. Ma ecco che i santi martiri apparvero al-
l' imperatore e gli dissero: non gi dall'oro fummo creati, ma dalla terra; e fanne
adesso tornare alla nostra polvere. Comand allora l'imperatore che con una pala
tli oro scavassero entro la caverna e seppellissero quei martiri. Radunaronsi tutti i
vescovi e molta gente e innumerevole, e celebrarono una festa a quei santi il
(') Cf. sopra il testo sid co, p. 49. ome,sa qualche 11arola in t.ttti e tre i m-s.
12
-86-
giorno tredicesimo del mese di 'fer C), e quel giorno l'imperatjre diede molte ric-
chezze ai poveri ed indigenti. Quindi uscirono tutti i vescovi ed il popolo, ed anda-
rono coll'imperatore, e lo condussero nella citt capitale del regno, ringraziando e
lodando il Signore Iddio che avea operato tal miracolo sopra i suoi santi. E noi
supplichiamo e volgiamo la mente al Signore e Redentore nostro Ges Cristo, per-
ch ci aiuti ad adempire i suoi comandi, ci salvi da ogni male, ci liberi dai lacci
del demonio, e ci congiunga con que' santi martiri: a lui onore e gloria ed adora-
zione nei secoli dei secoli, amen.
Oltre il lungo brano che ho pubblicato e iradotto, un altro testo etiopico della
leggenda dei Sette Dormienti quello che reca il St>neksdr sotto il giorno 13 di
'fer (Gennaio), e che do in luce qui per la prima volta sMondo i codici di Ox-
ford l') e di Parigi ('). Questo testo breve e tutta la narrazione ristretta in
pochi periodi, onde non facile riconoscere con certezza in qual relazione esso stia
col lungo racconto precedente i se cio:> ne sia indipendente o non piuttosto da esso
derivi, a quella stessa guisa che p. es. il racconto dei martiri omeriti nel Senrksdr
deriva dalla estesa e pi antica narrazione sopra di essi ('). Questo seeondo caso mi
sembra molto probabile, anche perch i nomi dei Sette Dormienti, e il numero degli
anni che dur il loro sonno uguale in ambedue i testi. Ad ogni modo il racconto del
Seneksdr etiopico non si collega punto con quello del noto Sinassario arabo dei Co-
pti gi&cobiti, attribuito a. Michele vesc. di Atrib e Malig i dal qulde diverso nei
nomi dei Sette Dormienti, e in tutto quanto il dettato ("). Il Serreksdr etiopico
di questo tenore:
mOJJ1! 1 bA+ 1 h6i.4- 1 1 AA hlt"71!1J"DD- 1 hClt.ut'lt a) 1
JJ.J\"7.1-lt b) 1 J\DJ-;J1r-lt c) 1 1 OC'i'l'l'-lt d) 1 Altro. 4-'flt 1 h.t.tllt 1 A
tr 1 1 DJ-/rP..DD- 1 AOOf.i" 1 fJ1C 1 0Vf."7'fi" 1 hClt.f.lt e) 1 mh
(') Ge:111aio.
(') Dillma.un, Cal. p. 50. I.a copia di questo S1na:cio fu gentilmente fatta me dal sig. Mar-
golionth, Fellow of N<W College, Oxfor.I.
(") Zotenberg. Cat. p. 172. Debbo la di questo cod. allo stelillJ Zolenberg.
!': Cr. Fell, Z. d. D. ,v. G. XXXV, 8.
(') Etfo il principio di questo !t'sto arabico st'condo il codic. arab. 63, fui. l7!l,a, seg.
,,, ._,-...-ti o-o 6 .:: 1.;..... J ,,, ....s;- o-e
o-o .-':11_,- ._;tWI vL.J J W ... ':11_,-
I nomi dei Sette Dormienti S,no: Massimiano. Giamblico, Martino (Martinia'lo, Gio-
vanni, Co-tantino, Antonino e Come dalle parole che ho recate, il racc mto arabo
fhe sopra ho citato. (pag. 51, not. 1) non altro se non qnesto testo dl Sinasario arabo
copto-giacobita. cr. anche sopra p. 13.
a) .Ox. hCfi.AJP..lt r - b) Par. l ma appresso = O x. - c) Ox. J\DJ-;J,. l
Par. l - d) Ox. oflC'i'l'lt l - e) Par. l l lt.fl\-lt l bCh
..,.,. l A-1: l tt-nm+-
- 87-
laH1.f41,.,. '10 .1Sb.,.i11 11-P" 1 1 bliD 1 hC/1"1:11 l J-,.,.11: m h
iJA",t.,.. 1 mh"JOC',.,. a) bliD 1 f.la-,11- 1 AJi"''AhT a m.-.a 1 hOf.,. mU(I
,.. b) r 1 bOD f.T"''h<- 1 fPlaA 1 a m,hll "Sb.,.l\1 ,.il.,. 1 IID'i!
...... IDJ.A- l i 1.-t+ l Kft1 l ... <- l ,..,..,.. l Aill-1:11',.,. l mJiliD. l ti" A'" l 1
...,.,_. 1 mAfPlah.'i1 1 mJI.,..Cf. c) 1 Jl''t..,.. 1 1 1\IIDii!+P.,.. 1
d) 1 ,..,..,.. 1 Oh+ 1 11,. P" 1 U"JC 1 m.IJ.h"tP.la 1 1 m O. il 1 m
AQ'I! 1 .. ).1:! f.+At.t'l,... 1 ,..,..,.. 1 U"JC mf.Pff1' A'",.. 1 l'liti"',.,. 1
1 Jlll,.O a m.-.o 1 .,..,., f.m 1 .liti.,. la 1 11-P" 1 m-la.,. 1 U"J
c n 1 '11P,.,.. 1 AJ.A- 1 1.-t+ 1 m.-. o 1 1 h,., 1 uAm. 1 .. ,..,.. 1 o t.+ 1 t. H
111 1 Ji.t. 1 Ot.+ 1 OJ\J.Q11 mJ.A-Il g) 1 +11-1t1 "l 1 1.-t+ 1 .-.o 1 lf,.. o
"J.U. 1 llCh 1 1 J."'lllAild..C 1 1 mt.blt::,.,. 1 ,..,..,.. 1 1 m
'f_. 1 f! (t m l 'JIIDT i) 11 mUAm. 1 fPJ.OD'i1 1 k) 1 11-P" llla'fD
,.. l} l -1:,..(-C'la l mOD+P..1i"'la l l l JIOlC l mAthf.. 11hC',.,. l
A.)Jiwlt11 1 ,..,..,.. 1 Ji.t. OA+ a 1 ,.,.,.. 1 "Sb.,.la 1 11-P" 1
m'l l l l mOOD'PbA l i:,.P.lai"'la l 11-/" l OD
1.t.lt9! l .,.,,l't- l 6A'P11 J.A l f.hih.IJ. l T1Pfh. ,.,.;J-1 a mutt- l ii ODb-1
11 1111,.. 1 J.A.(-i"'la a m.-.o m) 1 ,_.,.,_ 1 f.ih1.1t 1 OAS'. 1 AhQ"'II\,.o-1 fDJ\JIII,.,.m; 1
AA-,iiC-I:o- 1 lfP.Itl\. 1 O,.h11.,.. 1 1111: 1 1 J\C'im-,. 1 Aco-J.
i: n) l ..,.,. l l ).,.,.11: l ........ 1 l l AJI.Ji"tf.ll l bOD l f.Pff
1' 1 ,_,.,,.,.. m.-.o 1 1 fliiA 1 U"JC 1 Jt'ill HA" m-'i! 1 Rla,., 1 .IStL,.la 1 t.
..,, l A.IJ.Ji"tf..la l mODl\tt-,.,. l JllhR l l fDJ\il.ltihfl l '10 l IID\\11
+ 1 mh.A.Ia 1 1 m.-.a 1 ,..,..+,. 1 1 OJ-1.,.. 1 i 1.-t+ 1 mth'f!C',..
lhil,._. o) 1 1 J-1111 f.RCo- 1 bliD 1 IJ.daf. 11 1 h.A.la 1 ... 1 1
IIOlC 1 J\100 o) 1 uA"th-'i! 1 U.'ilf,.,.Pl 1 mfl"tP,.,. 1 bliD ftliD'PbA q) 1 "Sb.,.
a) Par. fDJ\la.,..Q.It,h,.. 1 mJ\10C',.. 1 - b) Par. mUofl,. l - c) Par. mJI.,..C
.t. l - d) 01. om. - s) Par . .,..,., f.m- l - f) Par. om. - g) Par. mMA-l\1 - h) MSil.
agg. [. - i) 01 ! (t m l ,,.,+ l - k) 01. l - l) 01. Jlla-- l - m) 01.
om. il IJJ, - n) Par. J\C'im l "'(1.,.. l - a) Os. preru. IJJ, - p) Par. U.'ill',.,. l Jl.ltth-
'i! l - q) 01. om. il n.
-88-
Il 1 t;'oo- 1 A1hC,. 1 ... th.C 1 Ao-A a) 1 dJI\J\'h- r -\R 1 i:,.Jl.llf-11 1 ,..,.
JP bi 1 tDRJ..,t. 1 .,.Jr.,.."'foo- 1 A+JJ. ... 11 dJ.,.IIlh c> 1 A,..".,,.,. 1 A,...e-1t= .,.IL
1tm. 1 ,..,.te..,. 1 tDQlh,. b) 1 tD'r,... 1 ,.,..,. 1 ,...e-c 1 dJODmaJ. 1 t'i!t',... 1 -tR 1
1 Ao-A a) n dJ1.,.JPr\ cl)= 1:,.Jl.1tr-l11 Rhr 1 1 tD+RC,.
,... 1 ID-11.,. 1 t.A-1: 1 RA+ 1 e)
1 Ah,... 1 1 1\-Q,_ =
HtRCh,... 1 hR-ISt fl 1 A,..1'POD b l 1 T 1 dJ,.....,,_ a
A9" .lt1l g: 1 [l 'JOD;J-T 1 U9"lll\ 1 r\of)'J 1 tDhAJi. a
t-l!ll"i'hoo- 1 t'O
1
' l 1 1 .,.Qh. n
1 ,..,.;J-1 1 U,J'.hiJJ-11 J\}tOD{. 1 T1..,h. a
In questo giorno morirono i sette giovinetti i cui nomi sono: Archelide, Dio-
mede, Eugenio, Demetrio ('}, Br6natjos (Probazio), Stefano e Ciriaco. Questi giovi-
netti, figli dei magnati della citt, erano saldi nella fede di Cristo, e vennero accu-
sati presso l' empio imperatore Decio di esser cristiani; egli li fece venire e li
costringeva ad adorare gl' idoli. E poich gli si rifiutarono di ci fare, diede loro un
termine fisso di tempo, perch insieme prendesser consiglio. Decio and dove gli
era mestieri, e quei sette fanciulli benedetti si recarono alle loro case e spartirono
tutto il loro avere ai poveri ed.indigenti i e tolto il denaro che era rimasto per ci che
loro occorreva, si nascosero nella caverna che sta ad oriente della citt. E Diomede
era giovinetto savio e prudente ; egli prestava loro servigio nella citt, comprava
loro il cibo, e narrava loro le cose che aven udite. Quando torn l' imperator De-
cio nella citt, cerc quei giovinetti; e allorch gli fu detto che se ne stavano nella
caverna, comand che fosse ostruita la bocca della caverna con pietre. Quei sette
giovinetti santi, quando s'addormentarono a sera, Iddio tolse i loro spiriti e li
fece riposare nel paradiso ('); ed essi dormirono 372 anni. Fra le guardie dell'im-
peratore eranvi due fedeli , per nome Teodoro e Macedonio i i quali tolsero due
a) Ox. om. - b) Par. um. - c) Ox. dJI-Ql'h- l - ; Os:. um. il 1\. - e) I ms. aggiun-
gono Rlh.f,... : +.e-11+ l T'h-1 (Par . .,.111\-) ,..111\ l l l OD,e-11 l
(Par. UOD1l.ll 1 1) A'JAtio l 'JA,.. a - f) Os:. 1 -- g) O:r. A9" 1 -
h) Par. Al\ l
(') Cf. sovra. pag. 65, not. 3.
(') Nel Paratli.o come reputo, e ci secun,!o la comune credenza che cul resb-sero le
anime dei giusti Ho o alla risurrezione. Cf. Lulolf, Comm. hisl. 3"l5 seg. ' 369, -t7B; v. anche sopr-A
p. 50 not l, e Dillmann, Das Ouch 1/enor.h, rap. 2t.
-89-
tavolette di piombo, scrissero la storia di quei santi, e la posero nella porta della
caverna.
Poscia morl Decio, e molti imperatori regnarono dopo di lui; e nei giorni del
fedele imperatore Teodosio sorsero degli eretici i quali negavano la risurrezione dei
morti. Era vi un magistrato per nome Aldejos (') ; volendo costruire un ovile alle sue
pecore, ed avendo comandato ai suoi servi che portassero delle pietre per tal pro-
posito, fu aperta quella caverna. Destatisi quei santi, mandarono Diomede affinch
comperasse loro il cibo. Quando gli abitanti deJJa citt videro la moneta scritta col
nome di Decio, presero Diomede e credettero che avesse trovato un tesoro, e lo
condussero presso i magistrati ed i vescovi. Quando lo ebbero interrogato ed esa-
minato, egli narr loro di quei sette giovinetti; e andati li trovarono seduti risplen-
denti siccome il sole. Il vescovo tolta la tavoletta di piombo, lesse la loro storia
che era scritta. E poi che la gente ud\ che eransi addormentati ai giorni di Decio,
ammirarono Iddio altissimo, e mandarono presso Teodosio imperatore; il quale ve-
nuto, abbracci i santi e chiese la loro benedizione; poi che si furono intrattenuti
con 1ui, narrandosi a vicenda le c(jse avvem..ttt. E lo benedissero e addormentatisi
sulla terra resero le anime a Dio altissimo. L'imperatore Teodosio pianse sopra
loro ed essi vennero sepolti in quella caverna.
Salvete o sette fanciulli, che giaceste aggravati dal sonno di timore e
spavento. Dopo trecento anni insieme con settanta e due, allorch la gente
vide il vostro ridestarsi conobbe chiaramente la risurrezione dei morti.
Finalmente pubblico qui un'altra strofa ai Sette Dormienti, da un codice di
Parigi (') secondo la copia trasmessami coll'usata cortesia dal Zotenberg. La strofa,
notevole anche per ci che concerne il numero dei versetti e la rima, fa parte del
libro intitolato 1 )CIJIP 1 e compQsto dal re Zar'a J'qob, o almeno per
comando di lui (').
1 liiiA 1 1
[ f 1 (t mbAh. 1 'JOD..,. : 'r,.. 1
li1U 1 fAi\- 1 )t}lu- 1 Jif1'.1Sh.f-lt 1 r
i'"7Af1' 1 'rf1') 1 mr-r a
Salute io dico ai sette fanciulli; trecentosettanta e due anni dormi-
rono; destaronsi dicendo: da Decio siamo fuggiti, ieri ci addormimmo ,
ed oggi ci siamo levati.
(') Adeljos = Adolios.
(') Zotenberg, Cal. n. 130, f. Si,v, al 13 di J.!.edir.
('j Dillmann, Ueber die etc. 26. Questa circostanza aggiunge ona qualche probabilit.\ a
ci che h" detto supra, pag. 65, sul tempo in fu fJ.tta la traduzione del lungo tc.>sto etiopico
che ho pubblicato.
-90-
Testi armeni.
Chiudo la serie di questi racconti orientali sopra i Sette Dormienti, con quelli
in lingua armena. Io dapprincipio non voleva dare se non un brevissimo cenao su
tale proposito, giovandomi di alcuni schiarimenti fornitimi dal prof. Giuseppe Fer-
l}jan (ora vescovo di Diyrbekr) il quale colla consueta sua cortesia, mi trasmise la
traduzione di un breve testo inedito, ed in pari tempo mi fece avvertito della nar-
razione pi lunga e distesa, contenuta nel martirologio stampato a Venezia nel 1874.
Tale era la mia prima intenzione; ma vedendo da un lato come dei testi armeni
non si fa alcuna menzione neppure nel libro del Koch, e d'altra parte desiderando
aver ragione, in questa mia memoria, dei racconti che si conservano in tutte le
lingue letterarie dell'Oriente cristiano ('), ho deciso per tali cagioni di tener pi
lungamente proposito anche dei testi armeni. A tal fine e col permesso del prof. Fe-
al quale rendo qui le dovute grazie, pubblico appresso il testo inedito che
sopra ho ricordato, e che conservasi in Roma nell'Ospizio nazionale degli Armeni in
s. Il codice bombicino e porta la data del 1239, ma la composizione stessa
risale naturalmente a tempo pi antico che tuttavia. non saprei con esattezza deter-
minare. Inoltre ho tradotto tutta la narrazione dei Sette Dormienti qual' nel libro
pubblicato, come ho detto, a Venezia nel 187 4, col titolo lr-r. t.. rf..+-.JP-"'.P/r,j,-r.
"I'P"D .p,m'llr"'l.J! /r & ..... 1!-,_I'"'D I, p. 491, seg. Questo testo sarebbe do-
vuto al celebre Gregorio Wgajash o amieo dei martiri, (secondo patriarca
di quel nome presso gli Armeni, fiorito nella seconda met dell'XI sec.) o almeno
a qualche suo discepolo (').
probabile che questo non il racconto pi antico che sopra i Sette Dor-
mienti corresse presso gli Armeni, tanto pi che l'agiografia armena principierebbe
da tempo molto antico, cio dal V secolo, e con due nomi illustri: I sa c c o il Parto
e M es r o b; inoltre nel secolo IX vi si distinsero K a k i g,_ abate del monastero di
Adom e. Gregorio d i a c o n o. E se non verosimile che la leggenda esistesse in
Armenia fin dal V secolo, nulla vieta di credere che vi fosse ben presto importata.
Ma per poter decidere se nel testo di Gregorio W g aj a s r vi siano delle parti
tolte dagli scrittori armeni anteriori che ho detto, bisognerebbe saper se da essi
fu trattata la leggenda, e ci sian conservati i loro scritti, e sarebbe necessaria una
conoscenza della lingua e della letteratura armena assai pi vasta e profonda di
quella che io bo; oltrech nelle nostre biblioteche pur troppo mancano sempre molti
libri che potrebbero facilitare simili ricerche. Ad ogni modo questo lungo squarcio di
G re go rio W g aj a s er mi sembra in se medesimo di non lieve importanza per la
storia letteraria della leggenda, onde non ho esitato a tradorlo qni appresso per
intiero. Di altri agiografi pi recenti, come Gregorio V II (m. 1307) e G re-
gorip Zerentz (m. 1425), come dei piil antichi, io non so se abbiano scritto la
storia dei Sette Dormienti, ma d'importanza relativamente non grande , a mio ere-
('j Ignoro se nella letteratura giorgiana troriei qualche narrazione dei S.:tte Dormienti.
(') Cf. Sokiu Somal, {Jutldro della SL ldt. 7tr.-i6. Quadro delle op. tradotte etc. 34; cf. anche
Moesinger, .4cla SS .MarL Etleu., 32.
-91-
dere' la narrazione contenuta nelle vite dei santi ' scritte dall' A.ucher n. il quale
sembra aver largamente attinto anco a fonti occidentali e recenti, specialmente agli
Acla Sanctorum ('), confondendosi cos nel suo dettato il racconto orientale coll' oc-
cidentale. possibile tuttavia che per la storia letteraria abbia maggior rilevanza
l'opera del P. Ignazio Caciadur (m. 1780), quella stessa cio che fu poi ampliata
dall' Aucher.
Ecco pertanto il testo e la traduzione del racconto qual nel codice di s. Bia-
gio, sopra ricordato.
Ma. "i. "i. b'f\ OUf'H'f\fil'bR "i. -
lfR "i.l.JR "i.8"i. btbUHUJ-.
ll.r, 1;-[r't. '[r J,.,r,.'t,,.+, 'l-4-+rur[r wJ"pph_m wpgwJ[r't. 1 "1'7/r-1! .,.,..,,.._,1'-1!
1.. 1;-[r'b l.-p[ruuuulllf''f-1! !.. p111ph-ml.-u111+-R !.. {rlw'l"''-"l'[r'b J.. w'bnuu'blf
"'o- l,[r'b l 1f -r.""""""'"" ' n.r'l}gu t lf -pm[r .. -, .. , t '1-[rn't.l;-u[r t o .. u ' 1),,,,,,_
n,,'t,fil.nu l bL '" of.p[rumll /,_ rlltf'urh-ow't., l. dwm't.h-o[r't. {rltufUIL"f'""'
pl;- "f.p[.uura't.[rwn. 4-'LI/i. 1 l.J,t_!.-wo 'L'bnuw l. !.. 't.nlfUI "L nLpm't.,.L
,.,.,.[ruurau l. +urg'b. t.. pwp+woh-"'L p ... ,,.._,p't, 'L.)-'t.ouru
-,,0,.. !.. r[_wut. ..,,.,.,._,J ,)-'t,,'L,.9 [ry!.-w't.o' wpl.w+4-wo '-"'""w mn..h-wL ,JwJ"w'bw+
Ff'"'-fJh-w'b (ill.-pl.u 'l.'L!uo[rt. 1 b._ ITL'"LJh-ph-,.ug p,.,,..._.,,.[r't,' pmz}uh-g[rt. 'l.f.'t.t_u [ryir-
,.).9 -'L-R--o"' b .. ,.L'"-L '" .r .. ,,+-J L'""''".,., .. ,. +u n'l-R"" .. '---
,,,,...,,)- fp+h-L 'L-,,,,. 'f. l-1.-nwo .. 'bopl,'b l. '[r ,r,,.,-,.4-L JYI.t,Jrn.
'lo{rll,[r'b IMUII'b'fi.-Ofr'l. [ry!.-,.'bg "'"- ,.,,.,._,.,)- 1 8!.-ur 111 L"Lf'9 fr'btfn'b'H'!.-"'0
,_ nt_ '""'"'' ,_ .J-w'bn .. g{r'b fJ ... , ....... ,.[r'b pl;- '" Lb-.... 'b Jn'l-R"" p ... , .... o'"-L M. JUIJf'f.'t.,
l.. fw+!.-L 'L'I"Lf'" Jpfr'b 'l.f. y'b[rofr't., 1.. Jlr.J-wJ/r.J- 1}J"o-R 4-fn[ro
'f..'f"Lf'" 111Jf'f.'b, +wp.J-I,p fili;- +4-'b'f"''bfr 4-'b 1 ll.JLJ"I'J,.,,r z/r'b/,[r'b 'l_drtun wJpfr'b fil'fnf"f'""
1.. ft.af[r'bu "f.tr[.uutn'bh-,.n. '[r f-f'h-9[r'b '[r wUifnurw+ +w..,wph-w,/ 'Lw't.nuu't.u
'bna p l;- [-u'b "f.p[ruuuru[r +wwmph-a,..'b, 1.. 4-rtJ.'b '[r z/r'b,..,.,.)-"J'b /,_ y'bwo[r'b ,
}t.v+ '[r ,r,.,;,.__'t,l,'b 'J-1.-+nu{r .ft.tl..
1
[r JwJ" m'bw+u Jil'l;-npu[r ,..,r-R -&fn f 1 !.. 4-p+f.f'
,.JVb,..J't. LJJir"'L 1.-'lb. l'.l'f.um't.f[r._B 1 ll.JL Jmpl.-ru'b ,,r,.'t,lf "L {ilio Ji.wJ'I.
... , "'JL b. -R"'; .. -,,J-R b. '""'""+""1"""'"'-lf, "l' wulo;Jr't. t Pio zl;- J"'I'"..PJr..'b
(') J. B. Aocbt>r, Vilae omn. Sanctor. Ven. 1810-1814.
(') Questo mi fanno supporre alcuni nomi propri p. eJ. quelli Llei conf!J,nti che
sono Teodoro e Rufino (' Koch, 119) e specialmente qqelli dei capi eretici; 'l'eoJoro e G.Lio (v. Kocb,
13) il nome del go,ernn.tore Antipatros (v. Koch, 18) ecc.
- 92
J" t Jtat J)-{n'l"u
1
{r r{_mw'll'lfr truJp
1
{r funpu
1 l,. ULtl_'I_IU+wn. p{rumn'lllrwJ/l 1 b._ wJMI.UIIJn'-f'Tb
J.. Jlrp ... Jiraun Jfr'-1' J..
1
{r 1 J.. tu,/ITalr..,L
'LJ".I" wpt '[r u{rpw ,J,,..,.j. wJpfr'll' Jnpn..J' ... "b.,_ ..
+wpwfu wn'lllrt fr'-1'"9 1 />pn9 lrppoaL
-r.wtlrL t.. lrp(fllrwL t.. '/> n:_ J'ur[r'll, "'.IL IIUn.
ur/;-p'll b._ .. pupA.nJll 1 f._ lrL/r"'L
'l.umw'l. wlrullrwJ'p /.,_ fil/;- '11'11!/rwl 1 J.. pra l...u
lrpifr'-'l 't-lrtnu/r
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Ottobre 24. Storia della dormizione e risurrezione dei Sette Giovinetti
di Efeso.
Questi viveano ai tempi dell'empio imperatore Decio, erano di illustre stirpe,
e giovani di bello aspetto, e sempre stavano al cospetto dell'imperatore. I nomi
loro erano: Makhsimianos (Massimiano) , Amghikos (Amlico), Mardianos (Martino,
Martiniano), Tionsios Iohanns (Giovanni), Gosdantinos (Costantino),
ninos (Antonino). E credettero in Cristo e furono battezzati i vennero poi denunziati
all'imperatore, che erano divenuti cristiani. Egli a se li chiam, e li interrog, ma
essi non acconsentirono a negare Cristo, e sacrificare agl'idoli. Adiratosi l'impera-
tore comand che si percotessero loro le gote, ma per render omaggio ai loro genitol'i,
li lasci andare, dando loro tempo ed avendo pazienza, che forse si pentissero. Usciti
dal cospetto dell'imperatore, distribuirono le loro ricchezze ai poveri, e saliti ad un
vicino monte detto Oghkhos (Olchos), pregarono Iddio che liberasseli dalle mani
dell'iniquo imperatore. Indi al tramontare del sole, mentre stavano pregando, resero
le anime a Dio. Dopo alcuni giorni l'imperatore fece ricerca di loro, ma non li tror,
e fu informato che erano nascosti nel monte Olchos, in una caverna. Ordin che si
chiudesse la porta della caverna, perch morissero di fame, e con grandi pietre
chiuse la porta della caverna i egli credeva che fosser vivi. Ma allorch murarano
13
-94-
l'ingresso della caverna. Teodoro e Rufino C) che erano celatamente cristiani, scris-
sero su una tavola di piombo i loro nomi, come per amore di Cristo eran morti ;
misero la tavola entro l'edificio, e se ne partirono.
Or dalla morte di Decio fino ai tempi di Teodosio corsero 144 anni, e tutta
la terra era divenuta piena di Ma sorsero alcuni scismatici; non sola-
mente laici, ma anco sacerdoti e vescovi, i quali dicevano non esservi risurrzione
per questo corpo ridotto in polvere. L'imperatore Teodnsio era in grande pericolo, in
un abisso di tristezza, ed insieme con lui tutti i cristiani ortodossi deploravano ci b.
Ma il e misericordioso Iddio, volse gli occhi verso il suo popolo e
i suoi fedeli, volendo manifestare la speranza della risurrezione; e mise in animo
al padrone della caverna nella quale i giovani riposavano, di fare della caverna
un ovile per la sua gregge. Comand ai suoi servi di recarsi a demolire la porta
della caverna; andati essi, la demolirono, e non penetrarono nell'interno ('), ma
ritornarono presso il loro padrone. A quel momento Iddio fece tornare le anime
dei sette giovinetti, i quali sorsero e sedettero con aspetto risplendente, e parea
loro di essersi addormentati l sera innanzi, avendo ancora nell'animo il timore
di Decio. Inviarono Amlico alla citt per comprare di molto pi pane che non la
sera antecedente, poich erano affamati, e per informarsi qual cosa si pensasse
da Decio sul loro conto. Uscito Amlico vide delle pietre alla porta della caverna;
n'ebbe paura e coprissi la faccia col turbante, affinch niuno lo conoscesse. An-
dato alla citt, vide mutati gli edifici, ed il segno della. santa croce sulle porte
e sulle mura; udl pure il suono delle campane (') e vedeva il popolo che facevasi
il segno della croce, e tra loro giuravano nel nome di Cristo. Dicea: questo segno
fino a ier sera era nascosto ed oggi apertamente si mostra; ed aggirandosi per la
citt la medesima cosa vedeva, e la medesima cosa udiva. Fattosi nascostamente
presso ad un uomo disse: questa Efeso? Andato da un venditore di pane e datagli
la moneta per averne del pane, quegli, tolta la moneta, non la riconobbe, e preso
Amlico, lo condusse presso il governatore ed il vescovo Marino, dicendo: quest'uomo
ha trovato un antico tesoro, e mostr la moneta, la quale avendo presa, lesservi
il nome di Decio. Dimandarono: donde sei? e dove hai trovata questa moneta?
rispose : son nativo di questa citt; e loro il nome del padre suo, ed il suo
grado d'onore. TI governatore lo minacciava: se non dici donde questa moneta,
io ti percuoter di grandi. percosse. Disse Amlico: io Yi prego o Signori; su ci
di che vi interrogo rispondetemi; questa citt o no Efeso? Risposero che sl;
replic Amlico : dov' l'imperatore Decio r Disse il vescovo: ma tu parli da matto,
ovvero vuoi ingannarci e liberarti dalle nostre mani, poich dimandi dell'antico,
empio ed idolatra imperatore. Disse Amlico: io ieri ho lasciato ancor vivo nella citt
Decio, il quale tormentava i cristiani, onde noi fuggimmo al monte; e se non credete
a me, venite ed io vi mostrer i miei compagni nascosti nel monte Oghkhos (Olchos)
dentro la caverna. Allora compresero siccome cib era una rivelazione, e sorti lo
(') Questo nome Sllmbra indicare un originale greco; cf. Koch, 119.
(' 1 notevole questa circostanza, della quale nna somigliante tanto sviluppata nei testi arabi.
Cf. oopra pag. 64.
(') Propriamente gli ayuc
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seguirono il governatore, il vescovo ed una moltitudine di gente. Allorch giunsero
alla porta della caverna, trov il vescovo la tavola di piombo e la lesse; entrarono
poi nella caverna e videro i santi star sedti, coi volti lieti e risplendenti, ed ab-
bracciatisi raccontarono i sette dormienti uno ad uno gli avvenimenti accaduti.
Al momento stesso, all'imperatore Teodosio scrissero della gloriosa risurrezione
arvenuta, il che udendo egli fu pieno di gioia, e con veloci cavalli giunse ad Efeso,
seguito da molti principi e popolo. Quando s'appressarono alla caverna, i santi usci-
rono incontro al re, risplendendo i loro volti come il sole. L'imperatore sceso gi
dal cavallo, si gitt ai loro piedi e li vener al loro cospetto; indi seduto nel luogo
dove si erano addormentati, parlarono all'imperatore e dissero: sia in pace il tuo
regno, n dubiti il tuo spirito in riguardo della risurrezione, imperocch per cagion
tua Iddio ci ha risuscitati. Ci dicendo abbassarono il capo, e resero le anime nelle
mani degli angeli. Allora l'imperatore comand che si facessero sette casse di ar-
gento; ma di nottetempo appan-ero i santi, e dissero all'imperatore: seppelliscine
un'altra volta al nostro luogo, nella terra. L' imp'ratore ordin di scavare il luogo
dove erano addormentati, e col onore\olmente diede loro sepoltura. Al di sopra
fu costruita una chiesa bella e de.corosa, ed annualmente celebrossi la festa dei santi
nel giorno che erano risuscitati. Quindi l'imperatore fece ritorno a Bisanzio con
grande gioia ed allegrezza, rendendo grazie a Dio. Il vescovo e l'altra gente che ave-
van piantato lo scisma nel vedere questi proigi, credettero con fede ortodossa
nella speranza della risurrezione. Gloria sia a Cristo. Amen.
Ecco poi la traduzione dell'altro testo attribuito a Gregorio II Wgajaser
del quale ho tenuto sopra proposito.
Martirio dei sette santi giovinetti.
Il Signore e Creatore di tutto, il quale conosce le cose estreme e le prime,
scruta i cuori e le reni, e sapeva l'avvenire che cio contro i suoi fedeli sarebbero
insorti coloro i quali non vogliono adoperare con retta fede, abbandonando alla sorte
della natura il tesoro indestruttibile; il che volle Iddio manifestare allorquando di
questa cosa si sarebbe sollevata disputa, al tempo di quelli che cominciarono a
ricercare tali pensamenti. Poich suole Iddio amante degli uomini retso tutti ado-
perare con bont, custodire inconcussi nella fede i credenti, fortificarli, e portare g:li
infedeli alla rettitudine con segni e prodigi, a seconda del tempo e della necessit,
siccome per mezzo dei santi Sette Martiri mostr il prodigio, e per loro mezzo con-
ferm la speranza della risurrezione; dei quali sette nw1til'i i nomi eran questi:
Makhsimilianos, Amlikhos, Mardimos, Tionesios, Johanns, Hekhsagios, Dadianos (').
(') Un m ~ Andoninos. t la steesa ~ e r i e di nomi che ricorre nelh recensioni) siriac.\ di Dio-
nigi di Tellm.
1
nel racconto cridtiano-musulmano (v. sopra p. 63) etc. cio: Ma."Similiano (in qualche
ms. Mas8imiano)
1
Giamblico, Martino o Martiniana, Dionisio, Giovanni, Exacnstodiano e Antonino.
Hekhsagios e Dadianos sembrano ambedue corruzione di Encustodianus.
-!113-
Essi tutti e sette abitavano nella citt di Efeso; zelanti nella fede del Signor
nostro Ges .Cristo e adorni di opere nlorose, essi viveano vita tranquilla con fede
immacolata. Ed accadde nel regno di Decio, che questi sen venne alla citt degli
Efesini per sacrificar sacrifici ai suoi Dei, insieme con tutti i cittadini; compivano
cosi le vane ed impure oft'erte immonde; onde i fedeli nascondefansi dal suo co-
spetto. Ora l'imperator Decio comandb di costruire tempi agl'idoli, e volendo com-
piere .l'impura sua festa, diede ordine ai principi della citt di raunarsi insieme con
la gente dei dintorni di essa, aftnch venuti compissero con lui il sacrificio. Badu-
nossi un' innumerevole moltitudine di uomini che erano consenzienti col volere del-
l'imperatore, e compivano il sacrificio. Grande dolore avevano i fedeli per coloro che
prediligessero gl'idoli e lo sviarsi dal vero Dio, perocch Decio aveva suscitate perse-:
cuzioni ai cristiani, ed opprimeva tutti coloro i quali invocavano il nome del Signor no-
stro Ges Cristo. I soldati poi per comando dell'imperatoye ricercavano coloro che
eransi nascosti nei monti, nella caferne, nelle foreste e negli spechi. I- pusillanimi
cadevano dall'altezza della fede, mentre quelli che erano saldi nella fede e nella spe-
ranza vivificatrice, si stavano armati contro il demonio, e con fede incrollabile copri-
vano di vergogna il ti'ranno; imperocch rammentavano la parola evangelica che
dice ('): non temete da coloro i quali uccidono il corpo,. e lo spirito non possono ucci-
dere, ma temete di colui che dopo avere ucciso, ha potere di gittare nella geenna.
I santi sopportavano tormenti svariati che l'empio cagionava loro per le macchina-
zioni del demonio; molti furono martiri di morte volontaria per il nome del Signore.
N dell'animo solamente si contentava questi (Decio) che da Dio era alienato, ma
anche i loro corpi custodiva, appendendoli gi dalle mura ed elevandoli sopra pali
innanzi alle porte della citt, mantenendoli insepolti. Oh ! quanto era terribile il
furore di Decio, e quanto egli era pieno di collera verso i cristiani ! Ma coloro che
in Dio speravano, non temevano del morire e dello spavento del tiranno. Gli angeli
in cielo cantavano le laudi trionfali per i santi, i quali nella retta confessione mo-
rivano per la gloria di Dio, e i demoni erano svergognati nella vittoria dei santi.
Or tutti e sette i i o v i n ~ t t i 1 cui nomi abbiam detto pi avanti, i quali erano
immobili nella fede di Cristo, vedendo tutto ci stavano perseveranti in continue
preghiere, chiedendo dal Signore con vigilie e con lacrime la costanza nella fede ;
essi erano illustri in F.feso e figli di dignitarii, ed eransi nascosti dall'empio Decio;
stavano in preghiera il giorno e la notte, e con lacrime supplicavano Iddio che li
liberasse dalle macchinazioni del demonio e restassero fermi nel Signore. Alcuni ma-
ligni avendoli veduti, ne diedero notizia all'imperatore e dissero : i figli dei nobili di
codesta citt, Massimiliano figliuolo del prefetto ed i compagni di lui, figli di digni-
tarii, in sette, concordandosi nella fede di Cristo, non obbediscono al comando, e non
saorificano agli Dei ai quali tu sacrifichi. Come udi l'imperatore, pieno di collera co-
mandb di addurli subito e disse loro: perch non sacrificate agli Dei, ai quali sacri-
fico io e tutti quelli che ottemperano al mio sommo comando f Rispose Massimiliano
e disse all'imperatore; noi prestiamo culto al Dio del cielo e della terr;, della cui
gloria tutta la terra piena, lui adoriamo, a lui ofriamo un sacrificio di benedizioni
('i :Matth. x, 28.
-97-
colla confessione e col profumo (incenso) che innanzi a lui poniamo con purit di
cuore, con fede perfetta e con rette opere ; ai demoni noi non sacrifichiamo , n
macchiamo la purezza delle anime nostre.
Come l'imperatore udl cib, diede ordine di tagliare le loro cinture e spogliarli
della dignit loro; po3cia mostrando umanit per il momento, siccome a giovinetti
disse: io vo' risparmiare la vostra giovinezza cedendo per alcun tempo, affinch
lasciati questi vostri sentimenti siate consenzienti con me; ma se persisterete cos,
di morte morrete. Comand di cacciarli dal suo cospetto con grandi minacce, ed egli
se ne part dalla citt.
I santi giovinetti andaron via lieti dal cospetto dell' imperatore, poicb erano
stati degni d'ignominia per il nome di Qristo; e andati compievano pi di prima le
opere giuste, e prE-so oro ed argento dai loro genitori, lo distribuirono ai bisognosi.
Pensarono quindi uscire della citt ed &ndare alla caverna che nel monte Oghkhos
(Olchos), e non distratti, col dimorare senza paura attendendo alla preghiera, finch
Iddio non ci visiti e ci faccia degqi di compire la nostra mortai carriera con una
bella confessione, e riceviamo la corona che promessa a coloro che lo amano.
Cos essendo convenuti, tutti e sette i santi giovinetti presero seco delle monete
per i poveri e per cib che loro abbisognasse, ed andarono alla caverna; essi erano
occupati in ogni opera giusta ed in continue preghiere, implorando dal Signore di
tutte le cose la loro salvezza .. Posero a servo Amlico il quale era uom saggio e
attivo, e prese ad essere loro servo. Quando veniva alla citt per qualsivoglia bisogno
prendeva seco delle monete, e cambiato il proprio abito, andava come un povero e
comprava ci che abbisognava, ed apprendeva ci che pensavasi dei cristiani; tornato
quindi narrava quello che aveva udito, e li serviva.
Dopo alquanti giorni tornato l'imperatore alla citt, fece ricerca dei giovinetti,
ed Amlico alla venuta dell'imperatore s'incontr colli., essendo andato per le cose loro
necessarie. A vendo ci udito uscl dalla cittll. con grande timore e and ai suoi com-
pagni a\"endo nn poco di pane e loro narr l'accaduto. Poich udirono temettero assai,
e gittati sulle loro faccie in terra supplicavano Dio con lacrime e con molti sospiri,
perch li liberasse da questo mondo malvagio, dalle minacce dell'imperatore e dagli,
inganni del demonio, e secondo il desiderio dei suoi diletti chdeva110 uscire da questo
mondo malvagio ed andare a Dio con un degno martirio, ereditando la vita ineffabile
che custodita in eterno a quelli che sperano in lui. Dopo la preghiera, Amlico appose
il poco pane innanzi a loro, pregandoli perch si cibassero, e fatto animo, tutti man-
giarono il poco pane verso il tramonto del sole, e resero g r z ~ e al Signore. Inoorag-
giaronsi a vicenda esortandosi all'amore di Dio ed alla perseveranza in Cristo, e
stavano pensierosi come esser degni della corona del martirio; quindi si addormen-
tarono a un tempo tutti quanti e preser sonno. Iddio amante degli uomini li visit
col farli morire, liberandoli dalla paura dello scellerato (Dee io), per esser poi in
seguito testimoni della risurrezione ai fedeli, e coprir di vergogna coloro i quali
non credevano alla risurrezione. N conobbero l'uscire delle anime dai corpi, ma era
come un sonno, giusta il consueto. La dimane comandb l'imperatore di condurre i
giovinetti al tribunale, ma non si trovarono in verun luogo. Chiamb i genitori dei
giovinetti che erano illustri, minacciandoli di far loro cattivo trattamento se essi
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(i Sttle Dormienti) prestamente non venissero al suo cospetto. Dissero i genitori dei
giovinetti: percb noi dovrem morire per loro, noi che ossequenti al tuo comando,
adoriamo i tuoi Dei e ad essi sacrifichiamo, siccome il tuo volere comanda? Essi
(i S('(te Ocrmirnti) sono sul monte Oghkbos (Olchos) in una caverna col, e vivono
in grande angustia nella lor fede cristiana. Ci dissero i genitori, poicb temevano
dell'imperatore; onde egli pens qual cosa far loro (11i Sette /JO!TIW'IIti), ma ebbe
riguardo di condurli un'altra volta. al tribunale, per timore di essere ripreso (sver-
gognato) dai giovinetti, poich li aveva conosciuti nelle precedenti interrogazioni.
Quindi comand'J di chiudere con grosse pietre la porta della caverna nella quale
erano i giovinetti. Ci avveniva per divina provvidenza, affincb immobili fossero
custoditi i corpi dei santi, perch al medesimo tempo fossero testimoni della risur-
rezione dei morti, e per loro mezzo fo!>ae nel momento opportuno glorificato Iddio, e
vinto il demonio e i partigiani di lui. Comand cosl di chiudere la porta della ca-
verna perch col morissero, e fosse a loro e prigione e sepolcro in perpetuo. Co-
mandi} altres che nessuno entrasse nella caverna a vedere, siccome li credeva vivi,
e ci avvenne per celeste sollecitudine, affinch n essa (caverna) rest!l.ssero. Ma
Teodosio ed Apos (') fedeli dell'imperatore e cristiani, i quali tenevano celato il loro
esser cristiani, pensarono fra loro e dissero : scriviamo il loro martirio e i loro
tempi, mettiamo lo scritto in una cassettina di bronzo e gittiamola nella caverna ;
forse' Iddio benignamente manifester i corpi di questi santi. Come pensarono cos
fecero quegli uomini per provvidenza di Dio, e scrissero la sloria di quei tempi, il
martirio dei santi e i loro nomi, e come per comando di Decio fu chiusa la porta
della carern!l perch quivi morissero. Tutto ci particolareggiatamente scrissero, e
posero nella cassettina di bronzo, e gittaronla dentro alla caverna. Quindi secondo
il comando di Decio fu chiusa la caverna e nessun seppe la morte dei giol'inetti
in quel tempo ; ci fu per disposizione di Cristo. Dopo ci mor Decio e tutta
questa generazione, e si successero altri imperatori insino a Teodosio il grande.
Poich regn il pio Teodosio il grande dopo questi anni ed era sottomesso alla
fede di Cristo ed adorava la Santissima Trinit, sorsero taluni i quali dicevano non
esservi punto la risurrezione dei morti e corrompevano la fede di alcuni, siccome
l'apostolo in antecedenza. avendo veduto disse ci, e di nuovo dice : Il Signore co-
nosce quelli che sono di lui ('). Il pio Teodosio si affliggeva per questo e ne implo-
rava da Dio lo scioglimento. Capo di questa setta era un certo Teodorito vescovo
di Elat (J) ed altri suoi compagni di malvagio pensare, corrompi tori della chiesa
e della fede ortodossa, i quali dicevano che la risurrezione dei morti gi stata;
altri rliceVtl110 che i c6rpi guasti e corrotti nella t ~ r r ed in molt.i luoghi dispersi
non risorgono, ma solamente gli spiriti ricevono l'immortalit e la vita imperi-
tura. Errando costoro non comprendevano che il fanciullo non nasce nel ventre senza
il corpo, come altresl non esce un corpo vivo senza spirito; essi chiudevano le loro
orecchie per non ascoltare il Signore il quale dice : I morti udiranno la voce del
(') Un ms. c Apas
(') Il 1'im. 2, 19.
(') Varianti: c Teodoro (o TeoJolito) vescovo di Efeso. Elal (?), sembra essere corroziune di
Aegina.
- !)9-
figliuolo di Dio e quelli che avranno operato il bene verran fuori alla risurre-
zione della vita, e coloro che avranno operato il male, alla risurrezione del giudizio.
E l'apostolo dice: O stolto, ci che tu semini non vivificato se non muoia, e
Dio d il corpo secondo che vuole, ed a ciascuno di essi il proprio corpo, ed il pro-
feta Ezechiele come in nome del Signore dice : Aprir i vostri sepolcri e vi trarr
fuori dei vostri sepolcri, o mio popolo, e dar in voi il mio spirito e sarete vivi (')
e molto altro annunziato nei libri santi in riguardo deHa risurrezione dei morti.
n pio Teodosio con lacrime, vestito di cilicio e sedendo sopra la cenere, implorava
dal Signore di vedere qualche apparizione sulla risurrezione, perch fosse confermata
la speranza dei credenti, e la turba degli empi fosse vinta. Ma colui che accoglie il
desiderio dei suoi di voti, ed ascolta le loro preghiere, volle mostrare la risurrezione per
mezzo dei santi giovinetti, nei giorni di Teodosio il grande imperatore, il quale do-
mand al Signore ed ottenne poicb ognuno che chiede riceve, e chi domanda trova;
siccome disse il Signore nel Vangelo (').
A questo modo adunque fu la dei giovinetti. Un cotal uomo nobile
il cui nome era Okoghi (
1
), ed in possesso del quale era il monte Oghkhos (Olchos)
volle costruire un ovile alle sue pecore, presso la caverna nella quale erano i santi
giovinetti ; i suoi servi insieme cogli operai lavoravano e voltolavano le pietre gi
da1la porta, onde fu aperta quella caverna che da Decio era stata chiusa. Allora
per comando del Redentore rivissero i giovinetti che erano nella caverna, e sor-
gendo sederono lieti e con gaio aspetto, come se il giorno dell'addormirsi e quello
d('l ,idest,,si fosse ieri ed oggi; n in loro appariva aspetto di morti, poich i corpi
stessi e le vesti e l'aspetto non erano per nulla mutati; sorsero al mattip.o credendo
di esst"rsi addormentati la sera innanzi e stavano pensierosi per la persecuzione del-
l'empio Decio, per la ricerca di essi giovinetti. Di nuovo interrogarono Amlico in
1iguardo di lui ( nec10), qualcosa avea udito nella citt di Efeso. Disse Amlico:
come iersera narrai, l'imperatore Decio ci ricercava, per sacrificare agli idoli o mo-
rire, se a lui non ottemperassimo. Disse Massimiliano ai suoi compagni : o miei
fratelli, ricordate il celeste e terribile tribunale, e non ci spaventiamo del timore di
ci che passeggero, n ha affatto il terrore della minaccia eterna, e non rinneghiamo
la nostra vita che noi abbiamo per la fede nel figliuolo di Dio , il quale diede se
stesso per noi, per redimerei da questo mondo perverso alla gloria. della Santissima
Trinit. E disse ad Arulico; prendi teco delle monete, e va alla citt per
di Decio, qual cosa abbia in animo in nostro riguardo.
Sorto Amlico, and, avendo preso con s delle monete, e cambi la sua esterna
apparenza per paura che alcun lo riconoscesse e lo consegnasse all' imperator J?ecio.
E i non . sapeva che le ossa di lui erano tornate alla terra ed il suo spirito ai supplizi.
Entrato nella citt di Efeso, vede il segno della santa croce sulla porta e si maravigli
nell'animo; gir tutta la citt, e vide nella stessa guisa il segno della croce del Signore
innalzato nei rari luoghi; gli uomini giuravano nel nome di Nostro Signore Ges, e la
citt gli sembrava diversa. Stava meravigliato e stupito e dicea fra se medesimo: ieri
(') Iuh. V, 25; I Cor. XY, 36; Ez. XXXVII, 12.
(') Matth. VII, 8.
(') In luogo di OdoAi, AdoAi, Adulius, per lo scambio facilissimo di 'l e 'l
- 100-
in nessun luogo vedevasi il segno della croce del Signore, e niuno osara in-rocare il
nome del Signore dei prodigi; ed ora liberamente viene annunziato il nome del Si-
gnore; se pure voramente questa citt Efeso, poicb non pare essere somigliante, ed
ignoro se sia un sogno cib che mi appare, n qual cosa avvenuta che mi fa cos\ stu-
pido; chi ne informer di ciM Ed avvicinatosi ad un tale gli dice: qual. questa
Quegli dice : Efeso! Ed Amlico disse fra s; che so n divenuto f Ges Signore
aiutami! e coll'animo stupto, venne pauroso al mercato per comprare il pane, ed
uscire dalla citt per paura di preso, e data la moneta che seco aveva, pren-
dere il pane. Disse il venditore del pane: la monrta ba l'effigie e la scrittura (leg-
gmda) degli antichi imperatori. e la mostrava ai suoi compagni; i quali riguardando
Amlico dicevano : egli ha ritrovato un tesoro, poicb la moneta di molti anni fa.
Udendo Amlico temette assai, percb credeva di esser consegnato nelle mani di Decio,
e disse loro: io vi prego datemi del pane che mi spetta, e me n'andr al mio luogo.
Dissergli: donde sei tu? Daccene del tesoro una qualche parte che se no, sarei con-
segnato nelle mani del giudice e morrai. Questo udendo Amlico, spaventato disse:
io ci non mi aspettava, mi si aggiunto dolore sopra dolore! e non sapeva qual
risposta dare a quelli che lo amiggevano.
Si sparse la voce nella citt che era stato preso un tale che aveva trovato un
tesoro; molti adunaronsi presso di lui ed egli guardava se si scorgesse alcuno dei
suoi conoscenti, ma non vedeva alcuno e stava stupefatto, mentre quelli Jo tormen-
tavano e dicevano: quest' uomo uno straniero e niuno lo conosce; alcuni lo stima-
vano matto, altri dicevaao: egli lo finge (rli esser malto) per fuggire. Giunse la voce
al console il quale era per caso nella chiesa presso il santo vescovo Maris e coman-
darono di condurre Amlico per esaminare la sua controversia. Come lo condussero
e videro la moneta, gli dissero: donde sei tu f e che sono queste monete le quali
banno l'imagine e la scrittura ), degli antichi imperatori l di' tutto vorace-
mente! Ma egli non sapeva quale risposta dare. Disse il Vescovo: o figliuolo, di' il
vero e sarai libero dalla tribolazione nella quale sei preso. Disse Amlico: ti prego
o signore , rendimi informato ed io tutto dir quello che so ; l' imperatore Decio
egli in questa citt f ovvero: questa citt Efeso? Disse il vescovo: nessun hnpe-
ratore per nome Decio sopra la terra, ma assai fa, adorara gli
idoli e perseguitava i cristiani; ora Teodosio imperatore credente in Cristo, e la
Santissima Trinit da tutti benedetta ed adorata; ques!a citt poi si Efeso. Disge
"Amlico: ieri Decio imperatore era nella citt e puniva i cristiani; io come udii ieri
sera, andai e resi informati i miei compagni che egli era sulle nostre orme per farci
perire; poich noi siamo da lui perseguitati, per essere sette cristiani figli di nobili
di questa citt, ed avendo preso molto di nostro oro ed argento, l'abbiamo spartito
fra i poveri, restando un poco di moneta per quello che ci fa bisogno; e questa mll-
neta quella che voi vedete. Noi stiamo nel monte Oghkhos (Olchos) in una caverna
col; venite e vedrete ; disse i nomi loro e dei genitori, ma nessuno li conosceva. Poi
disse: io son venuto per compar pane e portar lo ed informarmi di Decio ; n io mi
aspettava d'imbattermi in questa tribolazione, nella quale sono stato cos\ preso. Or io
vi ho narrato il vero; avvenga secondo la volont di Dio che tutto sa, io altro non so
dire affatto.
-101-
Disse allora il vescovo; 'Oggi Iddio vuol manifestare un grande prodigio per mezzo
di questo giovane; orsb andiamo al monte Oghkhos (Olchos) alla caverna e vedremo le
grandezze di Dio. E presa seco la moltitudine
1
andarono, il vescovo, il console ed i
grandi della citt, ed Amlico innanzi a loro, il quale entrato nella caverna, narr ai suoi
compagni le cose che gli erano intervenute. E allorch il vescovo volea entrare nella
caverna, guard di qua e di l e vide la cassettiua di bronzo, e recatala alla porta,
l'apr\ in presenta del console e dei nobili. E videro due tavolette di piombo sulle
quali erano scritti i nomi di tutti e sette i giovinetti e come, perseguitati per la fede
di Cristo da Decio imperatore, n acconsentendo i santi martiri di Cristo ad
adorare gl'idoli, fu chiusa per comando di Decio la porta di questa caverna, perch
fosse loro insieme prigione e sepolcro. E noi Teodosio ed Apos fedeli dell'imperatore
e cristiani, abbiamo scritto ci3 perch fossero manifesti che sono martiri di Cristo
tutti e sette i santi giovinetti, allorquando il Signore li favorir e manifester i
loro corpi;
Ci udendo magnificarono Iddio per l' ineffabile prodigio che ii Signore avea
mostrato ; entrarono dentro alla caverna e videro i santi giovinetti, splendenti, belli
e graziosi, siccome angeli di Dio ; cadendo sulle loro facce li adorarono, a vicenda
salutaronsi con salutazioni spirituali, e ringraziarono Iddio per essere stati degni di
vedere il prodigio della risurrezione, e la terribile visione che Dio mostrava a quel
tempo. Favellaronsi a vicenda, ed i santi giovinetti narrarono della persecuzione e
delle cose avvenute ai giorni di Decio, mentre il vescovo nardi come erano periti
gl' imperatori atei, 'llarr() il regno ortodosso ed amico di Cristo , gli ordinamenti
cristiani ed il consolidamento della fede. Ed essi benedirono Iddio, e nel medesimo
tempo fecero sapere all' imperatore Teodosio la risurrezione dei santi giovinetti che
a suoi giorni si era manifestata.
Come il grande Teodosio udl cib, oft'rl ringraziamenti e benedizioni al Signore
dell' univers,1, che la speranza della risurrezione avea confermata per mezzo dei
santi giovinetti , ed avea svergognato i malvagi ; l' imperatore si fece lieto e pieno
di gioia, e bened ra Prestamente giunse colli. per vedere i cari giovinetti santi ;
i quali vennero innanzi a lui sulla porta della caverna ed i loro volti risplendevano
come luminari ; prostrati a terra venerarono l' imperatore, ma questi gittatosi sulla
sua faccia a terra, baci i loro piedi, ed i giovinetti prendendolo per il pugno, lo
fecero lev.are ed insieme con lui entrarono nella caverna. n vescovo ed i nobili
siederono tutti sul suolo, e stese le braccia baciavano ciascuno dei santi, e l' impe-
ratore ne era lieto e benediceva Iddio dicendo: chi narrer le del Signore
che solo fa prodigi? oh ! i disegni dell' amore di Dio verso gli uomini , la miseri-
cordia del quale in perpetuo a coloro che sperano in lui ! e disse : che i santi
hanno predicato la risurrezione ora apertamente lo vediamo per opera di questi
santi; ors pubblichiamo tutti la gloria della Santissima Trinit, ora e sempre ed
in perpetuo. L'imperatore interrog i giovinetti: com' erano i sensi dei vostri spiriti?
Dissero i giovinetti come coloro i quali dormono nei loro letti, con maggior senti-
mento, come chi in buona speranza che del tutto libero dane insidie dei nemici,
gioiSGe di mirabile bellezza che occhio non vide, e orecchio non asooltb, n entr iP
mente umana , l ove tesori sono apparecchiati alle anime degne, in contentezza e
- 102-
letizia nella gloria di Dio; ma i peccatori in dolore e.gemiti, a seconda delle opere
di ciascuno, buone o cattive. Ma i beni. perfetti e le pene nel corpo e nello spirito
ricevono, per giusto giudizio di Dio. '
E molte altre cose favellarono ap:' imperatore, e lo benedissero nel nome del
Signor& dei prodigi, dicendo : sii tu
1
benedetto nel Signore, o diletto da Dio, poich
per tua cagione Iddio ha mostrato in noi il miracolo della risurreziona. E levatisi
in piedi tutti quanti insieme stettero pregando e benedicendo Iddio, e dissero a
tutti : salvete! la pace sia con ! e chinati i loro capi e di nuovo addormentan-
dosi, resero le anime nella gloria di Dio. L'imperatore e tutta la moltitudine ve-
dendo prodigi sopra prodigi , diedero lode a Dio , e lo glorificarono per cagione di
tutte le sue meraviglie.
L' imperatore comand di far loro delle casse di oro, ma in quella notte appa-
rendo i santi all'imperatore dissero: !asciaci al nostro posto come stavamo fino alla
comun risurrezione, e di nuovo risusciteremo rivestiti di incorruttibilit, e fatti im-
mortali erediteremo i beni infiniti. Ci udito, adornarono quella caverna, e l'abbelli-
rono facendola- di musaico, e li lasciaron cos\ come si erano addormentati, una grande
festa celebrando in quel giorno, siccome era conveniente, ai santi, a gloria della San-
tissima Trinit nei secoli dei secoli. Amen.
Di tutti questi racconti che io ho pubblicati e tradotti la prima fonte senza
dubbio un qualche testo greco che io stimo essere stato scritto nella prima met
incirca del VI secolo. Pi recente difficilmente potrebbe credersi, se tradotto in siriaco
fu inserito, come probabilissimo, nella storia di Giova n n i d i Efeso ; aggiungasi
che il codice siriaco Add. 12,160 del Br. Mus. il quale contiene la leggenda, della
2a met del VI secolo. D'altra parte poi io dubito alquanto che il primitivo testo
greco sia anteriore al VI secolo , e ci perch l' officiatura e il culto dei Sette Dor-
mienti, mentre generale fra i Greci, i Siri giacobiti e melchiti, gli Armeni, i Copti
e gli Abissini, manca totalmente ai N estoriani, ed E l i a N i si be n o ricordando la leg-
genda, cita come sua autorit la storia ecclesiastica di Giova n n i Giaco bi t a, cio(>,
come so n persuaso, G i o v a n n i d i E f es o. Poich nel racconto stesso e nello scopo
i esso, la verit della risurre:done ('),nulla havvi di contrario alle dottrine nestoriane,
la mancanza che ho detto non potrebbe attribuirsi ad un deliberato proposito di rifiu-
tare la leggenda, ma al fatto che quando essa sorse, i Nestoriani erano gi
divisi dalla cristianit bizantina, il l}he non pu dirsi che interamente se
non sul finire del V secolo, dopo la chiusura della scuola di Edessa e dopo il con-
cilio di Seleucia del 498. Potrebbe osservarsi invero che presso i Nestoriani non
si fa officiatura o commemorazione di santi del resto noti, e venerati da essi; ma
se questo fosse il caso anche per i Sette Dormienti, mal si comprenderebbe il
modo col quale E l i a d i N i si bi ne fa menzione ('). Ad ogni modo il testo greco
(') eSIIere invero che uno scopo del racconto fosse quello di procacciar fede alle idee
di cui ho toccato p. 60, sullo stato delle anime fra la morte e la risurrezione.
(') da notare tuttavia che il racconto dei Sette Dormienti ricorre in un recentissimo cedice
della collezione Sachan, n. 222 (Sachan, Kur&. Ver:., 21} che pare di origine nestoriana.
- 103-
che ho detto per quanto io sappia ancora sconosciuto, n ci viene rappresentato
se non dal Metafraste, il quale quantunque abbia conservato fedelmente una
grande parte di questo originale, come scorgesi dalla somiglianza colle altre versioni,
tuttavia probabile 'he ne abbia omesso qualche squarcio e Tariat.a. qua e l. la
dicitura ('). Certamente a desiderare che si ritrovi qut>sto primitivo testo, e se
ne dichiari possibilmente la vera patria ; perocch troppo facilmente forse si afferma
che il racconto nato in Efeso, colla qual cosa poco concordano i dati topografici
in esso con:tenuti. L'origine straniera di leggende che sembrerebbero locali non
inverosimile ; p. es. la leggenda del battesimo di Costantino imperatore che assai
probabilmente nata in Grecia, si svolge tutta a Roma, e le favole medioevali sui
monumenti di Roma, sono in gran parte di origine bizantina. poi naturale che
le leggende meravigliose siano riferite ad altra citt da quella nella quale esse
nascono e' cominciano a spargersi; cost p. es. il M a ~ 4 a a '(amdr che certamente
di origine alessandrina, vuoi far credere che in Roma soendesse la lettera dal cielo
Ma checch sia di ci, egli certo che da questo primitivo racconto greco sono
derivate assai presto la versione copta e la siriaca; di quella non sembra che resti
se non il frammento borgiano, mentre quest' ultima ci conservata, come pi sopra
si ~ detto, in due recensioni principali. Delle quali la pi antica a mio giudizio
quella di cui ho pubblicata la seconda met, t> che assai verosimilmente fu inserita
da Giova nn i di Efeso nella sua storia ecclesiastica, onde poi D i o n i gi di
T e Il m a Q re le di luogo nella sua cronica. Dai testi siriaci deriva la versione
arabo-cristiana, insieme con quella che sebbene narrata da autori musulmani, quali
T al ab i e D a m i r i, si avvicina grandissimamente al racconto cristiano. Per determi-
nare quando primieramente fossero fatte queste traduzioni arabo-cristiane mancano
elementi abbastanza sicuri; gli autori musulmani ricordati riportano il loro racconto
a Muijammad b. Isl}a.q, e ad ogni modo, non credo improbabile che esse possan risa-
lire all' VIU o al IX secolo. Non poche vite di santi sono state ben presto tradotte
in arabo, ed un esempio ne abbiamo nel bel codice vaticano arabo LXXI, scritto
sulla fine del IX secolo ed esattamente nell' 888 dell'era volgare e). D'altra parte
il Corano aveva fatto sl che i pi antichi e celebri tradizionalisti, come p. es. M a-
d a. i n t e H i a m a 1- K a l bi, si occupassero di proposito della storia dei Sette
Dormienti, e ne scrivessero monografia ('). Dall' arabo-r.ristiano poi, e come credo,
nel XV secolo, nacque la narrazione etiopica che quindi la pi recente di que-
sti racconti orientali, e dalla quale deriv probabilmente il breve testo del Se-
fleksdr. Quanto al testo armeno pi lungo, la sua strettissima affinit cogli altri
testi non pub certamente mettersi in dubbio, e trae forse la sua origine da alcun
testo greco anteriore alla compilazione del M e t afra s t e.
(') Nell"edilione di Bimeone Metafraate data dal Migne il racconto dei Sette Dormienti
l! al tom. II, p. 428 seg.; li notevole la somiglianza di 81110 col racconto etiopico. Il testo li tratto
da un codice parigino dell'XI secolo; quanto alla traduzione latina che gli sta a fronte, eua non
sempre fedele. &trano che il Koch, per quanto mi ricordo, non citi neppure quest"edizione.
(
1
) Erroneamente nel Catalogo del Mai li segnata la data del 788.
(') Fihrilt 96, 104.
- 104-
Termino questa mia Memoria dicendo poche parole sopra un racconto che da
alcuni creduto origine di quello dei Sette Dormienti , intendo dire del celebre
taumaturgo della leggenda talmudica Onia o hameaggel ('),il quale per
una curiosa interpretazione del salmo 126,1, non intendeva come si potesse dormire
per 70 anni sognando; ci che intervenne poi a lui medesimo, poieh addormitosi
sotto un albero non si destb che dopo 70 alliQ. Il racconto sta nel Talmtd Babilonese
rafli'" 23,a ed riportato dal Koeh p. 37; ma nel Talmtd Gerosolimitano (Ta'nu, 3)
sono chiaramente espresse importanti variet. Innanzi tutto devesi distinguere (noa
dico nella realt, ma nella tradizione giudaica) due Ch6ni Ham eaggel; l'uno e il pila
celebre del quale G i u se p p e Flavi o (') reca la bella preghiera, quando Aristo-
bulo II era assediato dal fratello !reano II (65 av. Cr.) e che fu ucciso da malvagi
ebrei ("); e l'altro che ora suo antenato e contemporaneo della distruzione del tempio.
Di quest'ultimo narra il Talmftd Gerosol. che sorpreso un giorno dalla pioggia, entr
in una caverna e addormentatosi passb immerso nel sonno 70 anni, fino a che
fu distrutto il santuario e riedificato la seconda volta; destatosi e
uscito dalla caverna, vide mutato l'aspetto dei luoghi e chiedeva notizie alla gente,
che si meravigliavano di lui, come ignorasse i grandi avvenimenti compintisi. A me
pare che questa leggenda di Ch6nt hameaggel nulla abbia di comune coi Sette
Dormienti, ma invece si colleghi strettamente con quella conservataci nei naealsmo-
/lE'Va IE(!EJ'lov o libro di Bartk ('). lvi narrato che Aimelek,
quando i Caldei stavano per entrare e distruggere Gerusalemme, fu mandato da
Geremia a coglier fichi, colti i quali si arrest all'ombra di un albero (come C h 6 n i
nel Talmftd Babilonese) e risparmiandogli la divina bontk di vedere l'eccidio della
cit.t santa, dorm per 66 anni durante la distruzione del tempio, e
destat.osi, n riconoscendo pi i luoghi, domanda ad ua veechio che incontra se
quella citt fosse Gerusalemme, e che era avvenuto di GereJBia e di BarQk, onde
il vecchio fa le meraviglie che non sapesse quanto era accaduto. La somigli8Jlza
delle due leggeo.de nei pUDti foo.dameo.tali a me sembra decisin.
l Paralipomeni di Geremia, pih recenti- dall'Apocalissi di Bartk e dell' Arctmfio
Jsajae, veagono assego.ati al III o IV secolo dell'era volgare (), ma la leggedlt
stessa di Abimelek pu credersi assai pi antica, e d'Wl& medesJDa patria con quella
di Choi hamaggel. Nel Corano (II, 261) trovasi una tardll reminiscensa della
leggenda, ehe in parte assoJlliglia a qu.ella di Abimelek, ma in parte e nominata-
(') Cio: c quegli che fa un circolo :t. Sulla cau&l che la tradizione d di queato aopranno.me;
cf. Ta'nu", e. 9. 8; ma cf. Geiger, Leseb. 29. (Hamburger, R. Enc. 140, etc.). Gli autori moderni tra-
scrivono queato cognome con qualche nrietA, p. es. Hamagel, Hamma'agel, M'angal, ed anco (Ugolini,
Th111. XVIU) M'aaglensis, e (Hershon, Talm. Mi#. 197), Choni the Maagol! Wieaner, der &lnn, 11,
not. 4 (citato in Derenbourg, &11Ji 1ur l'hi.IL etc.) de M'agala.
(') iiUiq. 14, 2, l.
(") Bolo di questo fanu aeulioae Hambarger, ReGI. Enevef.; Mlllll:, PahltiM 534 Graeb, 6'1th.
lll, 173 etc. TI JarUSal.mt, Ili (66,1) dice (cf. I..fJ a. v. '?l\1): ,l, 1'"1.,
NUii','-' M":! l:J,'In? 1'10D tl'r.'l '?l'VDM ,l'1m n,.,.:J "1.:1 '?JYOtl
(') Cfr. Ceriani, Saora fl Pro{. V, i 8eS DillwaMD, Clw't. blhioJI. VIII, l, aeg.
('} Cfr. l'Enciclopedia di Henog, Xlll, 358.
-105-
mente nella menzione dell'asino, ricorda la leggenda di C h a n i('), e i pi antichi
tradizionali arabi e pi informati di cose giudaiche erano incerti di chi parlasse il
Corano, sebbene general!nente si credesse di Ezra. Tutk> cib siccome anche l'in-
dole tutta di questa leggenda, dimostrano forse che essa ebbe un'origine umile,
n giunse mai ad una grande celebrit.
Ad ogni modo questa leggenda giudaica che ritroviamo pi o meno somigliante
nei Paralipomeni di Geremia o libro di Barftk, nei Talmfld, nel Midra8, e nel Corano,
non devesi, come ho detto, confondere colla leggenda crisliafla dei Sette Dormienti,
e dato pure che qualche antichissima credenza mitica abbia infinito sull'origine di
ambedue, tuttavia esse sonosi sviluppate indipendentemente una dall'altra.
(') Cf. Koch, 38. Questo tratto relativo all'asino ancor esso nel Talm. Ba bi l.
P. S. Un altro esempio di TQY per I'CTQY (et. sopra, pag. 5 not. a) il seguente, tolto dalle
omelie di S. Giov. Crisostomo, e comunicatomi da Mgr. Baciai (cod. vatic. copt. 57, hom. 22): ()y-
.l1ET8AIH .ll.llETATKAT TE XE RA.nKA81 ToY.llEYi ipwo-tr XE
CES!JOR (lazrir'1' rola T n briytuc rofliCt,, el,cu fiOJIIf'"%)
INDICE
PAO.
l. Testi gopti. 4
II. Testi siria ci. 16
ill. Testi 50
IV. Testi 64
v. Testi armeni. . 90