Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto: La Bhagavadgita
Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto: La Bhagavadgita
Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto: La Bhagavadgita
Ebook324 pages4 hours

Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto: La Bhagavadgita

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Per chi desidera farsi un’idea chiara sull’antica India con le sue numerose Dottrine e grandi Maestri questo libro è sicuramente un’opportunità da non perdere.

Una vivida descrizione delle tradizioni sociali e culturali permetterà al Lettore di calarsi nell’atmosfera magica di questa Terra e di percepire l’animo e le aspirazioni di questi popoli.
Un itinerario coinvolgente guiderà a conoscere la storia e i fondamenti delle principali Dottrine fino a svelarne la loro Essenza mistica più profonda.

Si potrà prendere confidenza con i loro più grandi Maestri come il Buddha, Shankarcharya e Chaitanya attraverso la narrazione delle loro vite straordinarie. Le loro parole e i loro insegnamenti senza tempo risuoneranno sempre più familiari tra le pagine di questo libro.
Potremo vedere come nell’antica India i diffusi valori di Tolleranza e di Nonviolenza permisero una convivenza matura e vivace tra le varie Dottrine e Scuole di ricerca. Questo diede vita a infinità di confronti dialettici e dibattiti pubblici che crearono un ambiente Liberale unico per lo sviluppo del pensiero umano. Un mondo ricchissimo di stimoli e di grandi Mistici che con slancio indicarono all’umanità le vette più pure della Spiritualità.

In ultimo si potrà conoscere la Bhagavadgita, la scrittura Sapienziale più celebre e rappresentativa di queste tradizioni Spirituali. La lettura di questa sacra Opera sarà il modo migliore di acquisire e riportare con noi i Tesori più preziosi dell’antica India.

La Bhagavadgita possiede infatti la capacità unica di dare la più completa e universalistica descrizione del Supremo Spirito Divino o dell’Assoluto. Questo fatto gli è stato riconosciuto anche da molti eminenti Intelletti del mondo occidentale che l’hanno definita come un capolavoro meraviglioso e straordinario.
LanguageItaliano
Publisherprivato
Release dateJul 12, 2023
ISBN9791222426822
Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto: La Bhagavadgita

Related to Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto

Related ebooks

New Age & Spirituality For You

View More

Related articles

Reviews for Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Nel cuore dell'antica India e del suo Divino Canto - sante sorci

    Presentazione dell’autore

    Quando attorno a venti anni conobbi qualcosa sul misticismo dell’antica India ne fui subito affascinato e sorse in me un forte desiderio di conoscere bene questa Terra.

    La prima volta che riuscii farci un lungo viaggio fu nel 1977 e ne tornai entusiasta. Negli anni successivi una piccola attività d’importazione d’artigianato mi permise di farvi ritorno spesso e qualche volta anche di fermami un po’.

    Mi sembrava che al mondo non esistesse niente di più interessante che indagare nei misteri esistenziali e gli argomenti presentati da alcune Dottrine mi risuonavano così convincenti che, in periodi diversi, mi sono accostato a più di una facendone esperienza diretta. Ho avuto quindi la fortuna di poterne respirare dall’interno la loro Essenza più profonda.

    Inoltre lo studio e la lettura dei loro antichi Testi sacri mi ha sempre appassionato e tuttora questi libri rimangono i miei preferiti.

    In questo modo sono giunto nel tempo a conoscere bene la Cultura e le Tradizioni Spirituali dell’antica India nel loro insieme e nelle sue singole correnti di Ricerca Spirituale.

    Non ho quindi titoli accademici da vantare per trattare con autorevolezza quest’argomento e nemmeno particolari meriti personali se non la mia innata passione per esso. Spontaneamente ho continuato a indagare le tradizioni Culturali e le Spiritualità di questa antica Terra fino a diventarne uno studioso.

    Ormai sono passati 50 anni dai miei primi interessamenti alle sublimi Dottrine dell’India. Sono anche trascorsi più di 20 anni dall’ultima volta che vi ho fatto ritorno. Quella che dopo la mia gioventù è stata la mia occupazione lavorativa, unitamente alla mia vita familiare, mi hanno tenuto occupato per molto tempo e a loro ho dedicato molte attenzioni.

    Adesso sono piacevolmente libero dagli impegni di lavoro, i figli sono ormai adulti e i giovani nipoti rallegrano tutta la famiglia con la loro vitalità. Per portare avanti i miei impegni ho necessariamente maturato anche una discreta conoscenza sui diversi aspetti socio culturali del nostro mondo moderno.

    Ancora però continuo a considerare che le antiche tradizioni Culturali dell’India contengano dei Tesori d’inestimabile valore e che siano un’importatissimo Patrimonio umano da Riscoprire e Valorizzare.

    Condividere queste Ricchezze immateriali con gli altri Esseri mi sembra una cosa piacevole nonché doverosa.

    È dunque con questo spirito che mi offro volentieri per accompagnarVi alla scoperta di questa fantastica e mistica Terra.

    La Cultura e la Società dell’antica India

    Nel nostro mondo occidentale sono pochissimo conosciute le civiltà dell’antica India con la loro ricca Cultura e grandi Spiritualità. Solo qualche appassionato se ne interessa un po’ ma anche costoro ne hanno quasi sempre una conoscenza molto parziale.

    Questo accade nonostante tali civiltà sono state senza dubbio quelle che ci hanno lasciato dal lontano passato la più impressionante quantità di documenti scritti tanto da far impallidire ogni altra tradizione letteraria. In essi vi è ben testimoniato che già millenni fa su questa Terra erano presenti dei popoli dotati di una grande vivacità intellettuale e di un fervore per la ricerca esistenziale e l’introspezione dell’animo umano come mai ha mostrato nessun’altra civiltà esistita.

    Compiendo un’obiettiva analisi storiografica su tutte le civiltà conosciute scopriremo infatti che fino all’anno mille d.C.., quando iniziò il loro rapido declino, quelle fiorite in India sono state le più colte ed evolute tra le presenti nel resto del pianeta. Esse erano ispirate a valori di Tolleranza e Nonviolenza, qui convivevano pacificamente molte dottrine e ideologie ed era garantita all’individuo libertà di pensiero.

    Se davvero le cose stanno così queste tradizioni culturali meriterebbero di essere conosciute.

    Sembra però che da noi non vi sia interesse per esse. Mentre di altre antiche civiltà esistono molti servizi che ne parlano e ne approfondiscono anche minimi dettagli, le informazioni sull’antica India non vengono mai proposte nei normali circuiti divulgativi e non è neanche facile trovare pubblicazioni capaci di riassumerle e illustrarle bene.

    Rimane perciò il fatto che anche tra le persone più istruite delle nostre società oggi sono davvero pochi coloro che conoscono un po’ di questo antico monto culturale e spirituale.

    Questo è un vero peccato perché credo che molti Intelletti aperti e sensibili potrebbero apprezzare davvero tanto le Saggezze e Conoscenze che esso custodisce.

    Perché dunque accade questo?

    In primo luogo ciò è dovuto alla difficoltà oggettiva di rappresentare la vastità e la complessità di un mondo così ricco di Dottrine e di grandi Maestri.

    Questa cultura con le sue tante correnti di pensiero richiederebbe infatti molto tempo anche per conoscerne bene una e coglierne l’essenza. Ma poi non sarebbe facile orientarvisi e comprendere il quadro complessivo di questo ambiente così ricco di Spiritualità.

    Qualcuno potrebbe giustamente dire che noi conosciamo molto poco della Sapienza dell’antica India semplicemente perché è qualcosa accaduto in un tempo remoto e sull’altra faccia della Terra, lontano dal nostro mondo.

    Io credo però che ciò sia dovuto in parte anche ad una sorta di autodifesa inconscia del collettivo occidentale che ci inibisce dal conoscere bene la grandezza di queste Civiltà.

    Il nostro orgoglio rischierebbe infatti di essere sminuito perché un eventuale confronto potrebbe mettere in discussione l’immagine e la considerazione di noi come Sapiens moderni e più evoluti degli uomini di ogni altro passato.

    Mi rendo conto che a più Lettori questa mia introduzione sembrerà piuttosto supponente e dai toni esagerati.

    Il Tema trattato è ciò che più di ogni altra cosa mi appassiona e questo potrà riflettersi un po’ le mie espressioni, ma le mie affermazioni corrispondono a verità oggettive che in queste pagine intendo dimostrare con fatti e argomenti concreti.

    Ho quindi piena fiducia che andando avanti nella lettura Tutti possiate persuadervi che l’antica India, con le sue tradizioni Culturali e Spirituali, ha lasciato al mondo un Patrimonio umano d’inestimabile valore che merita davvero di essere Riscoperto e Conosciuto.

    Per iniziare a parlare di questa Terra millenaria dobbiamo necessariamente partire dal descrivere la storia del mitico popolo Aryano sul quale abbiamo molte informazioni certe, mentre sui tempi precedenti la sua documentata presenza, ovvero cinquemila anni fa, non si sa quasi niente.

    Gli Aryani svilupparono la loro opulenta civiltà nella bassa valle dell’Indo, nell’attuale Pakistan meridionale, e nella media piana del Gange, ovvero in tutta la parte centro nord occidentale dell’India.

    Questo grandissimo territorio gode di un clima caldo, di un suolo fertile e della presenza di numerosi corsi d’acqua che lo rendono tra le aree migliori del pianeta per ospitare una civiltà prospera e duratura.

    Il popolo Aryano non si distinse però tanto per le pregiate opere architettoniche o le grandi ricchezze prodotte ma soprattutto per il loro straordinario sviluppo Intellettuale e Spirituale. La loro ampiezza di pensiero ci è subito testimoniata dalla loro lingua Sanscrita che conteneva un grandissimo numero di vocaboli per indicare concetti filosofici e stati evolutivi e coscienziali dell’essere umano.

    Secondo la maggioranza degli storici questo colto popolo giunse in India dall’Afghanistan attorno al 3000 a.C. e si insediò nei territori di una civiltà più antica ormai in declino; si pensa a causa di qualche grande catastrofe naturale.

    In effetti nell’area sono presenti le rovine di città risalenti ad un’epoca molto remota ma dei loro antichi abitanti non ci è giunta nessuna informazione. L’unica cosa che sappiamo dallo studio urbanistico dei loro insediamenti è che anche a quei tempi le società erano amministrate da una classe sacerdotale.

    La teoria sulle origine afgane degli Aryani si fonda soprattutto sulla constatazione che nei tempi antichi il popolo Sumero e gli Aryani si consideravano fratelli. Essi avevano infatti culture con tratti simili, inoltre i loro idiomi traggono origine da uno stesso ceppo linguistico che per gli studiosi del linguaggio corrisponde allo stadio iniziale delle lingue indoeuropee.

    Le numerose somiglianze riscontrate tra i due popoli hanno dunque fatto ipotizzare molti storici che essi giungessero dalla stessa terra e che avessero origini comuni.

    Una simile ricostruzione storica non trova però d’accordo gli studiosi Induisti che basandosi sui loro testi più antichi sostengono che gli Aryani non siano giunti da un’altra zona ma siano sempre vissuti lì fin dalla notte dei tempi.

    A sostegno di questa ipotesi vi sono anche recenti scoperte archeologiche che mostrerebbero una certa continuità culturale tra le prime civiltà. Un esempio è il ritrovamento di un monile di ottomila anni fa che raffigura il Dio degli Aryani Shiva.

    Le origini degli Aryani non sono dunque molto sicure ma possiamo dire con certezza che a partite dal 3000 a.C. conosciamo davvero molte cose su di loro.

    Innanzitutto conosciamo molto bene la loro lingua, il Sanscrito, che ci permette di accedere a moltissime informazioni.

    Sappiamo per certo che nell’antichità si tramandavano in forma orale un vastissimo repertorio di conoscenze comprendenti la saggezza umanistica, la ritualistica religiosa e la metafisica del Divino per la Realizzazione di Sé; nel loro complesso tali saperi erano chiamati Veda e erano ritenuti una forma di rivelazione divina.

    Sappiamo poi che attorno al 1700 a.C. tutti questi ampissimi saperi vennero trasposti in forma scritta e in questo modo sono giunti fino a noi.

    Abbiamo prove che a quei tempi esistessero molte grandi città dove si sviluppò un’importante cultura aristocratica e cortese, vi erano grandi centri di studio dove si approfondiva la letteratura classica e vi erano anche molti ashram nei quali venivano indagati i saperi spirituali più profondi.

    Le popolazioni limitrofe di etnia diversa che abitavano i territori del sud e dell’est del subcontinente indiano guardavano gli Aryani con grande ammirazione per il loro evidente sviluppo e volentieri ne adottarono presto le usanze e la cultura Vedica.

    La loro influenza è quindi stata importantissima nello sviluppo sociale e culturale di tutte le popolazioni nella penisola Indiana e anche di tutto il sud est asiatico.

    Le loro basi di pensiero costituiscono quindi il fondamento dell’Indui- smo e di tutte le Dottrine nate in questo fervido panorama di Spiritualità.

    Politicamente il subcontinente indiano, compreso il vasto territorio degli Aryani, è stato da sempre suddiviso in molti regni che spesso erano anche in guerra tra loro. Qui però le guerre avvenivano soprattutto tra eserciti e chi non era un militare non ne era molto coinvolto, così le società civili riuscivano a mantenere un certo equilibrio. Queste dispute inoltre non mettevano in discussione la cultura che da tempo era comune in tutti i territori. Inoltre, come vedremo meglio più avanti, i Maestri e la classe sacerdotale di questi antichi popoli hanno sempre protetto le Conoscenze e Sapienze dei Veda, ritenute sacre ed eterne, tenendole accortamente separate dalle mutevoli e temporanee vicende politiche

    Questa grande fioritura sociale e umanistica di cultura Vedica perdurò quindi su tutto il vastissimo territorio dell’India e del Pakistan meridionale per diversi millenni e fino all’anno 1000 d.C. quando ebbero inizio le feroci scorre- rie dei popoli mussulmani venuti dall’est. Questi presero di mira le aree con più ricchezze e dove vivevano gli Aryani. Prima depredarono le loro opulente città con ripetute e sanguinose spedizioni e pian piano stabilirono un pesante e duraturo dominio in tutta quella grande area geografica.

    Gli eserciti indiani allora erano composti soprattutto da carri da guerra trainati da cavalli e da elefanti da combattimento. Essi erano piuttosto lenti nelle reazioni e concepiti per combattere su campi di battaglia dove gli avversari si affrontavano con precise regole cavalleresche.

    Tali eserciti vennero travolti dagli abilissimi arcieri a cavallo che li sorprendevano con velocissimi e imprevedibili attacchi dimostrandosi tatticamente molto superiori.

    Queste scorrerie erano organizzate e finanziate dalle nobili famiglie Persiane e riportavano in patria dalle Indie dei bottini e delle ricchezze che erano autentici tesori. Le spedizioni erano composte prevalente- mente da orde di feroci guerrieri a cavallo originari delle steppe che loro avevano assoggettato e resi quasi schiavi. Spesso il cavallo che montavano questi abili cavalieri valeva più della loro stessa vita e per darsi prestigio erano pronti ad essere spregiudicati e brutali. Centri di comando arabi decidevano le strategie e coordinavano gli attacchi dei diversi gruppi tribali spesso in disputa tra loro. Queste spedizioni erano così redditizie che si strutturò una complessa organizzazione che le fece perdurare per oltre un secolo e mezzo. Poi gli invasori iniziarono ad insediarsi stabilmente con dei presidi nel territorio.

    Il popolo Ariano rimase scioccato da quella sconosciuta ferocia e non

    seppe reagire avendo gli eserciti sopraffatti da questi spregiudicati cavalieri.

    Per tradizione in India non si erano mai cavalcati i cavalli ma questi erano usati solo per trainare carri da combattimento.

    I diversi regni del sud India, che non vennero mai conquistati dai mussulmani, non avevano la forza di contrastare questi nemici comuni e gli occorse anche molto tempo prima di riuscire ad organizzare una cavalleria capace di proteggere i loro confini dagli appetiti di razzie di questi abilissimi cavalieri nati a cavallo e privi di ogni educazione civile.

    Attorno al 1400 d.C. arrivò poi l’avvento della polvere da sparo ed anche stavolta gli Arabi si rilevarono molto meglio equipaggiati degli Indiani perché padroneggiavano l’uso di questi nuovi armamenti che possedevano in abbondanza. Così i diversi Sultanati poterono mantenere lungamente i loro vastissimi domini in tutta la media piana del Gange.

    Per molto tempo diversi sovrani, che in realtà erano comandanti di ventura ribellati alla madre patria e autoproclamati re, si susseguirono nei vari troni e vi costruirono ricchissime regge ben difese da feroci eserciti. Questi primi re mussulmani mantennero per molto tempo il potere con il terrore continuando a razziare ricchezze in modo sanguinoso e distruggendo sistematicamente i tempi per erigerci moschee.

    Attorno al quindicesimo secolo d.C. ci fu poi un mutamento tra i sultani che si susseguirono nei diversi regni, la nuova nobiltà persiana che prese il potere apparteneva ad un’aristocrazia più civile e colta e furono regnanti più saggi e meno violenti nell’amministrare i territori. Vi fu anche un re mussulmano che si appassionò allo studio delle Upanishad. Ma oramai la società Aryana era molto compromessa e dispersa.

    Arrivò poi il dominio inglese che attraverso delle guerre fratricide combattute tra eserciti mercenari indiani, unitamente a contratti commerciali, si impadronì di fatto dell’economia e della politica di quasi tutti i regni dell’India. Essi imposero che nel fertile territorio indiano si coltivasse soprattutto oppio e cotone dei quali avevano il monopoli commerciali che fruttavano loro enormi ricchezze ma che ridussero il popolo alla fame. I nuovi stranieri si sentivano molto superiori culturalmente ed erano tronfi di appartenere alla gloriosa corona Britannica. Questi ridi- coalizzavano apertamente le antiche tradizioni e nel tempo sostituirono tutta la classe dirigente del Paese con persone educate nelle loro scuole che curavano i loro interessi.

    Dall’anno mille in poi ebbe dunque inizio il rapido e costante declino di questa grande civiltà degli Aryani. La rottura del loro complesso sistema sociale provocò molta confusione e disordini.

    L’ultimo millennio della storia dell’India è stato tutto caratterizzato da continui esodi di massa all’interno del grande subcontinente e da forti immigrazioni di popoli stranieri.

    Questi grandi spostamenti di genti, assieme a un continuo incremento demografico, ci presenta oggi una popolazione Indiana nella quale le origini Aryane sono molto disperse. Basti pensare che gli Aryani erano descritti dalla carnagione piuttosto chiara e attualmente gli indiani sono quasi tutti molto scuri di pelle.

    Dopo questa breve descrizione della storica degli antichi Aryani andiamo a farci un’idea su cosa sia questo loro vastissimo compendio dei sacri Veda che essi custodivano e con il quale influenzarono la cultura e le Spiritualità di quasi tutto l’oriente.

    Molto brevemente potremmo dire che i Veda sono composti da tantissimi racconti che, spesso in forma mitologica, veicolavano Conoscenze all’uomo.

    Data la loro vastità quando i Veda vennero messi in forma scritta furono suddivisi in quattro sezioni in base agli argomenti trattati. Il nome delle quattro sezioni sono: Il Sama, il Rig, lo Yajur e l’Atharva Veda e in questo modo sono stati conservati e arrivati a noi.

    Al termine di ognuno dei quattro Veda era contenuta una raccolta di piccole opere chiamate Upanishad. Quelle oggi conosciute sono 108. Esse erano destinate agli studi superiori e racchiudevano la Conoscenza più trascendentale e il messaggio per la Liberazione.

    Le quattro sessioni dei Veda trattavano dunque quattro diversi argo- menti o tematiche umane che sono chiamate Dharma, Artha, Kama e Moksha.

    Nel Dharma si vuole guidare l’individuo in ogni fase della sua vita ad armonizzarsi all’Eterna Legge Divina. Il Dharma personale era determi- nato dalla personalità e dall’età del soggetto oltre che dalla sua posizione sociale. Questo argomento educava all’etica e alla religiosità del vivere, approfondiva anche lo studio del Karma.

    Compiere bene il proprio Dharma era ritenuto la missione più importante della vita.

    In Arta viene invece trattata la tematica della crescita dell’individuo per divenire maturo e esperto nello svolgere le proprie competenze in modo da contribuire a creare ricchezza e benessere. La logica, la dialet- tica e la scienza dei numeri erano le materie più studiate. Molte altre esperienze si sviluppavano poi nella vita quotidiana e si trasmettevano in famiglia da generazione in generazione.

    La tematica trattata su Kama, che tradotto alla lettera indica i piaceri sessuali, spiega come poter godere in modo armonico dei piaceri della vita, essere soddisfati e appagati era ritenuto importante. La civiltà aryana non era quindi né penitente né bigotta e i piaceri materiali erano accettati e perseguiti senza vergogna soprattutto in alcune fasi della vita. È da notare come in contemporanea a questa libertà di comportamento la tradizione ci mostra anche la presenza di molte forme di rinuncia ai beni del mondo e di totale dedizione allo Spirituale.

    Per aiutare l’uomo a raggiungere gli obiettivi proposti da Dharma, Arta e da Kama, la cultura vedica raccomandava anche diversi tipi di sacrifici che in qualche raro caso prevedevano anche l’uccisione di animali. Spesso questi sacrifici venivano dedicati agli Dei come Brama o Indra che secondo la loro cosmologia, simile a quella greca che da qui si era ispirata, amministrano i vari fenomeni della manifestazione.

    A questo punto è bene precisare che questi Dei nella cultura Vedica erano concepiti come esseri che vivevano in differenti piani astrali e che con i loro poteri contribuivano ad amministrare l’universo. Sebbene in modo più dilatato di noi anche loro erano però mortali perciò non rappresentano il Supremo Spirito Divino o l’Assoluto a cui anch’essi erano subalterni e devoti.

    Per tradizione la prerogativa di rappresentare il Supremo Spirito Divino era infatti riservata solo alle supreme ed eterne Signorie di Shiva e Visnu che più avanti avremo il piacere di conoscere bene.

    Infine i Veda trattano Moksha che è l’argomento più speciale per la sua unicità. Moksha significa Liberazione ed è l’insegnamento più mistico racchiuso nelle Upanishad e nel Vedanta, la parte conclusiva dei Veda studiata solitamente nella fase più matura della vita.

    Il significato di Moksha indica la possibilità che ha l’uomo di potersi emancipare completamente da ogni condizionamento e dall’identificazione con l’organismo corpomente per accedere a uno stadio di Coscienza spirituale pieno di pace e beatitudine

    Nei Veda viene quindi affermato che la Liberazione può essere ottenuta in due differenti modi da coloro che sono pronti a riceverla: al momento della morte o nel corso della vita terrena. Quando questo fenomeno avviene in un Essere ancora incarnato è chiamato Illuminazione, Realizzazione di Sé, Nirvana o Samadi a secondo delle diverse tradizioni.

    Questo stato di Consapevolezza di totale Libertà di spirito è ciò che viene anche comunemente chiamato Sommo Bene, la cosa più sublime a cui si possa aspirare nel corso dell’esistenza.

    La possibilità di poter sperimentare stati di totale completezza e beatitudine spirituale durante il corso della vita è stata di fatto la molla che ha dato origine alla più grande Caccia al Tesoro collettiva mai esistita sul nostro pianeta.

    Nessuno potrà mai quantificare gli innumerevoli individui che in India nel corso dei millenni hanno partecipato a questa Ricerca.

    Sorsero quindi molte piccole e grandi Dottrine che presentavano diversi percorsi per guidare l’Essere nel raggiungimento del Tesoro nascosto in Noi.

    Nel corso dei tempi moltissime personalità hanno affermato di aver raggiunto il Sommo Bene e alcuni tra questi Realizzati diventavano Maestri spirituali per insegnare ad altri il sentiero per la Liberazione. La maggior parte di questi Maestri aveva alle spalle seri percorsi di formazione e aveva già dato prova di notevoli doti umane. Spesso questi soggetti erano le migliori intelligenze prodotte dalla loro cultura.

    Nessuno potrà mai dire nemmeno quanti di questi Maestri, apparte- nuti alle tante correnti Spirituali, siano esistiti in India nel corso dei tempi.

    Si riteneva che il Sommo Bene donava anche la visione della Verità Assoluta o Realtà Ultima che è oltre l’illusorio velo di ciò che appare, ma questa era molto difficile da comprendere per le persone ordinarie, essa era definita come indescrivibile, inconcepiblile, molto sfuggente e fraintendibile dalle logiche umane. In altre parole questa Caccia al Tesoro era un gioco davvero complesso.

    La Conoscenza spirituale aveva perciò vari livelli di comprensione e per lo studio più avanzato occorreva la guida di un Maestro spirituale. Per intraprendere un tale percorso era richiesto tempo e dedizione quindi solitamente si riteneva importante che il candidato fosse già maturo ed equilibrato e che magari avesse già finito di assolvere i propri doveri sociali.

    Per questo motivo la maggioranza dei Maestri spirituali lo diventava quando erano già anziani.

    Questa convenzione ha però sempre avuto le sue eccezioni perché in tutti i tempi vi è stato qualche studente prodigio che ha bruciato ogni tappa e che ancora giovanissimo era già un’autorevole maestro spirituale.

    Fin dai tempi più antichi sono stati dunque moltissimi i Saggi e Maestri che hanno affermato di aver raggiunto lo stato della Liberazione. Questi in genere appartenevano ed erano esponenti della scuola di ricerca spirituale nella quale si erano formati. Come abbiamo accennato di queste scuole ne sorsero molte ed ora ne presenteremo per somme linee le più importanti.

    La letteratura classica ci testimonia l’esistenza di sei principali scuole di ricerca che erano chiamati Dahrsana, o punti di osservazione della Verità Assoluta. Tra queste non mancava un comune retroterra culturale, in alcuni argomenti si supportavano a vicenda ma avevano anche un forte spirito

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1