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80 Saget di filbsofie danesca sith man mano che egli ascenderA pit in alto nel I’Empireo, sede dei beati, ciclo di p “Lace intelletnal ‘Amor di vero Letizia che tcascende ogni doleore.! E in questo sfondo di luce, che ammette infiniti gradi Cintensitde di splendore, sono disegnate con sfarz0 di colo le figure che ricmpiono il meraviglioso quadro della celeste visione. Dante, che nell'Iyferi nel Purgatorio regge al para- gone di Virgilio ¢ d'Omero, nella terza Cantica, per Vim- mensiti del soggetto perfettamente signoreggiato nella sua ‘unit come nei pitt minuti particolari, per it vigore con cui 8 corpo e vita ai pitt astrusi concetti dela speeulazione greca ¢ eristiana, per quell'inesauribile potenza di espressione onde le sue figurazioni paradisiache spiccano in quell'oceano di uci, & poeta sovrumano che sembra possedere tal finezza di sensi del tutto sconosciuta agli altri poeti. Ed eg stesso pare averne coscicnza: Lacqua ch'io prendo gid mai Minerva spira e conduce wve Mu 1 Par, XXX 4040 9 Pan WT. v LE CITAZIONI DANTESCHE DEL «LIBER DE CAUSIS» * Il piccolo anonimo Liber de causis godé fra di grande autorit’ e fortuna, e fu una delle opere pid frequen- temente citate, benché, a dir vero, non sempre a proposito, Tradotto dall'arabo in atino, a Toledo, da Gherardo da Cre- mona, fra il 1167 e il 1184, fa per molto tempo attribuito ad Aristotele; © fia Te opere dello Stagivita si trova talora, non solo nei manoscritti medievali, ma perfino in antiche stampe.! Tuttavia Alberto Magno s'accorse di buon’ora che + Pabblicit Ia prima voles net «Giorae cxton V (1900, pp. 199-215. rorma al Lie de canal, ft. Bardenhever, ike dar rene i floafa dantesca opera non poteva essere d'Aristotcle, ¢ cost ne scriveva nel suo ampio commento: ® ex dictis Arieorlis, Avi= pet modum theoze- eomac, Algaadlis et Alpharabi congrege esse compost, malta ans de dictis Avicennae et Alphazabi. sorgente di queste ne sia il valore, no clegli avesse chiaramente intaito lo sp Liber de Proclo. E questo vide subito Tommaso appena ebbe tia mano la Ereizetooe Deoroyveh, del filosofo greco, tradotta da poco in latino, nel 1268, dal suo confra~ tello ¢ collaboratore, il fiammingo Guglielmo di Mocrbcke:* tunic (in Albeto Magno, Opera, ed. Jamy Citazioni dantesche del «Liber de consis» 3 Ecco com’egli s'esprime in principio del suo commento al Liber de caus weniuntor igicur guaedain de primis principiis conser tiones distinets, quasi per -modam sig dacentas et 11 proposi- qui instulame Ele srabico vero invenitur qui apud Latinos de caus diciar, quem consta de arabica larum, et in graeco penitus non haber. Unde ¥ philosophorum arabu im quiz omnia quae in ct diffsins continentar David Iudacus, che aleuni credono sia quel Toannes Hispanus © Avendeat (Aben Dahut), di Siviglia, il quale, verso Ia meth del secolo XU, faceva parte, insieme a Domenico Gundisalvi (Gondissalins) © a Gherardo da Cremona, del eclebre col- legio dei traduttori di Toledo." Il Bardenhewer, che ha edito il testo arabo insieme alla traduzione latina in uso nel Medio Evo, pensa invece, come Tommaso, che il De amiss sin stato scritto originariamente in arabo, da un atabo del 1X secolo, che doveva avere davanti a sé la traduzione arabica della Sreryetaoms di Proclo.® Intanto, pet quel che conccme Dante, & opportuno notare che, sebbene, anche dopo Alberto eT wassero. a citare il Dec egli vi si riferisce sempre con & Saggi di flosefia dante E sche nals coma a not prima di acin i ‘in rassegna Te citazioni dantesche, Le ctazioni de FS cts radon nc xc Glia c tcologici del secolo XIII e XIV, di modo che non sarebbe difficile rinict= tere insieme per mezzo di csse i 31 teoremni che vi sono nun ciati e gran parte del commento.® Aleune poi di queste cita- Zion ticocrono ad ogni pit sospinto, come luoghi comuni ¢ dettitalora stravolti dal loro senso originario, adattati a tesi teologiche che niente han che fare coll'anonimo libreeto neoplatonico, La maggior parte dei riferimenti. danteschi riguardano appunto, come vedremo, passi del De causs che sono fra quelli pid comunemente sfruttati. Cosicché & ben Aificle stabilre con qualche probabilita, se Dante conoscesse direttamente Fopera, ovvero devivasse le sue citazioni da alei autori da Ini lees. Ancor meno probabile & ch’egli conoscesse il commento tomistico; non cost forse quello albertino. Del resto, il Liter de cansis era letto © commentato nelle scuale, ¢ oltre lesposizione di Tommaso ¢ d’Alberto, ci esta il com= mento d'Egidio,"® e si ha memoria di quello, oggi perduto, di Teodorico di Vriberg,)t 1. Per osdinare in qualche modo le nove o dicei cita- vioni dantesche, le disporremo nellordine che i luo hhanno nel De causi. Ora, in quest ordine, la prima citazione offte innanzi & quella dell” Epistle Kani, [XX], 57. Lantore vuole prima terzina del Paradis, ¢ segna- tamente il coneetto che la gloria del primo Motore risplende ‘Per tutto, nelPuniverso, A questo fine si serve di duc argo nica ctsione latina del De cu smbra quella di Alano da ee lo riconta soto i Stlo ai Aphorian de ese doe 1 Pe 205 s.3 M. Guabmaoa, Die Gece , Tebuigo in He, 1911, p. 47), Citasiont daneshe del « Liber de consis» 85 enti, uno di ragione, ¢ Valtro Pautorith. Vargomento di ragione & cosi concepi nme quod et. Sia se sic est primum; ter vel a se vel ab aliguo. Ex cum eset sic procedere in infinitum in causis agentibus, ut probatur in secundo ‘Metaphysior im, qui Deus ex. jone: tutto cid che &, riceve, « mediate vel imme- essere da Dio, La riserva «mediate vel immediate» 2 conforme alla dottrina colla quale Dante spiega, nei canti Ml, VIL ¢ XMM del Paradiso, il procedere di tutte le cose da ue. matferom ot quod i alind ese ab io, cam ‘Unde eae Cont semper In quod guid ert ene CE Avi MBps. XI, [XX], $5 5455, 8% Siagi di flafia dan sche del «Liber de cnsie» a7 Dio. Secondo questa dottrina, V'universo & concepito come di cause 0 agenti gerarchicamente ordinati ¢ causa universalis ecunda virtutem stam a re casa universlis prima em stam ab ca. Quod est, quia causa universalis cause secundie, agat in ipsum secondaria 8 come tno specchi wegio della causa primaria ¢ lo rifecte che vien dopo di la causa cose por modo lore reverberato; onile se vehementius causa homini quam ius quod dicimus into d'autorith & costieuico la quale Dante vuole apps gomento di ragione citazione del to confermare I et vivum, et remanet esse; quonia movetur ab co, sed removet Et hoe dicitue plus inf Queste parole son proprio comincia, Ma ecco la proposiio dimostrazione: ws effcit, Verumtamen ofc eam pee moda et subl im, quod cau qua, quae sequitur eam; W5 causa rei quam causa pri i damesche del «Lier de causis» 89 88 flu donesea et quod ipsa inflitv sepscatar ab ca sepa suum super eam, et servat eam, et ne suue cause propinguoe, immo rermanct rentia vehementi, secundum quod os dimus e¢ exposuimus.” Alberto, che par non cita Proclo, cos! commenta: 2. Alla prima proposizione del De causis si tiferisce anche Causa... prima, ad sceundam compart, est causa toneum e& non eausntem; propter quod causa prim i secundaria in causaltate extenditue, est in mal hhabot tionem, rem, wt patet ex Dicit Aristotels, quod universale est quod est ainum in mukis of de mulkis. Quia vero universilias est quo. est et de phe ribus, ideo prima causa universalior et quam secundaria, Pat primaria plus est inluens et pluribus quam univer- ttera, ma a senso. Le parole a cui gli si riferisce sono quelle del primo capoverso: « Et causa prima adiuvat ete, ¢ quelle del terzo capoverso: « Et non figitue causitum etc, Commentando il primo capoverso, Tommaso cita Proclo: Proclus sit effec cause sccundae: proprer quod adhaerentia adhacret rei et fndst ot servat cam. festum est et planum, quod caus primatia, ab singuz, vehementins est causa rei cmusatae qu it causa effectus, habet 2 prima causa; esse ergo «avi st primo c2use primae; secundo autem eausae secunda prius in omnibus est magis, quia perf aus secunda.!* L’Aquinate cita di nuovo Prod capoverso: 1el commento al rerzo (Causa prima est smagis causa quam secunda; exgo est perfectiors virtatis. Sed qu %” Sage d files ‘quod reete a philosophisassimilatur orizonti, qui est cemisperiorum iki che una citazione, questa ® wna vaga allusione. infatti a cui Dante allude stona cost ipsum, ate ost tempus. Esse vero ‘Tommaso, commentando le parole dalle quali deriva il detto riferito da Dante, scrve: Unde et Proclus dicit, 191% propos cipabilis subst nis anima pa jam quidem aeternalem habet, operationem Et ideo hic dcitur quod npression recipit impeesionem suscipit impresionem iquid magis est remotum a pri quod est acten 191; Tian hugh pedeee a Be Beye wack yebvon fo, De eu le. 2°, Che Fah sed, ty f Te tesche del «Liter de casio o E Alberto: Ex fats plnum est, quod ese quod est ante acternitatem sic ‘ct causie primac, sive causa prima; et hace est propter hhoc, quia causa prima est tlis aeteritatis. Bt esse quod est cumn dic non coniumeta nee proportion: novet desiderium; et propeer hoe estes secundum, movens secundum nam. hal , et non paticur neque destri uid in ipso. Esse vero quod est post acteri et supra emndum etiones Come si vede, il detto, cui allude Ds fonte neoplatonica, un significato profondas a cui Tadatta Vautore della Monarchia. di cui sark detto nel paragrafo successivo, ¢ non dell tumana e dell uomo. Tuteavia Dante, nel riferisi al concetto del De casis, imitava i filosofi ¢ i teologi del tempo, che di siffatto adat- tamento gli fornivano frequenti esempi, Basti citare per tutti ‘Tommaso, par sapeva bene qual fosse il significato gemuino della proposizione del De causi. 4, Nel G suo della vera nobil Voppinione a, Dante, per chiarire il concetto 1omo, si fa ad esporre, « secondo € de li Peripatetic», la sua doterina tana el modo onde la divina no seme cade nel suo recet ice, esi porta seco la ver Dico che quinds cot ne Ia ms lc Tanima generativa 2 Saggi di fsa damtsca 1a verti del ciclo e la verti de li element leguti, cid la com- plessione; © matura e dispone Ja a la vert formativa, rae ode; e, second I ma parade, dene wale pombe che det ¢ come deo & in he parte Patina sve, nll er tude sla hone atta canola do ogni ombra corporeal ii Bontade ne mute, come incom suficente meter gua quind i ruhiplca ne Tanima qua inteligenn secondo che feevere poe. [|r Ein guts cote anima tl ete aa propria, ea inners, els dina, cit quella nner che des EE per & srt nel Lil de eat: «Ogu anima noble ha te persion, cot nial inte c divin» La citazione & presa dalla III proposiz del De camsis, la quale & formulata © dimostrata come seg Omnis anima nobilis habet tres operationes. Nam ex opera- tionibus eius est operatio animal ratio divin. Operstio aut entia. Et propre illud facta est anima effciens ope- rationem divinam. Postquam exgo ceeavit causa pposuit eam sicut stramentam in ligentse, in quod efcia opera- Alanesche de «Liber de cis 93 Che cos sia iobile, ha capito benissimo Albert. Anima... nobilis, secundum Peripatetcos [i Peripatticd neo atoizaniy quorum noe bic eplanameinentonem, nil de sed eortm ingentionem, pro nostro dicen tantes, nom est anima animalium, vel ho caclestism ... Etideo dixeeunt Peripatetii eaclos tunumuodgue caelom kabere propriam animam. Haee autem Tumen desiderans, ad movet_ caelum, moti secidam situm ubique et seraper, ut lumen intelligentiae, sbi influsum, pee m cexplicet et producat ad effeccum.™ E Tommaso . n sciendum est, quod Plato pos forse env nivel gi tem, secundum supra particularia entia quae ipsas participant, ideo omnes huiusmod: formas sic subsistentes Deos vocabat... Bt quia ant, sont secundum se in ns per speciem inellgibiler, sub ordine Deorum, idest pracdictarum formarum, posuerunt ordi rem intellectaum qui participant formas praedicts, ad hoc quod iter quas formas est etiam inellecus ideals Sed incelleetus pracdicti participant praedices formas secundum modam lec m po quae mediantibus inellectibus participant formas pracdicas secundum motam, quantum scilicet sunt prin superioresformae participa ‘ordo rerum est ordo corporum. 28 Alpeto Magn, Deo Peck, Boepyelae he BE Oe Sev EEyormasore. fe iil, dna oe Ts Bys0001 1 vay Gmadebduevas Seton, tas 1 Opus sper Ate 95 isnon & dungue Vanima umana, ‘ma Fintlligenza motrce, il « beato motore», la « mente pro findas che vege le sere cesth come deuo nal cane I dal Paradis. E dalle parole del De consis e da quelle di Pe tate da To: che cosa consistano tre operazioni ingue, citando l'anonimo libretto neoplatos parole ad un concetto del tutto divers testo adattaanento, pi che citazione, sali che Vintelleto.pos- 8" Del resto lo stesso adat~ no talora anche negli serie’ di altri pen- del tempo, come si vede dal seguente passo di A'Alberto Magno che a Dante non doveva esere od est quia ese est supra se ipsum, qu imen est compositam ex finito et in quod es eo sequitur cas ieee repel al ie sium divina propriceate et .2* Cuius quidem ratio est, a dictum est, quanto ‘ese magis sepacatum Belay oon, al BE jdoae Bed ark iy Tie, dvauoudiete yard sy obo s; quia bonum vel not praedicatue ens, secundum te 6 tt , 96 Sage di filbsfa da ad finem. Sic igiur stmmnm bane Platon unum et bor: psu ens sep Donitatem et 1 sicut ens; et ideo im, utpote participans tem, tamen ponebant jpsum primum inter omnia Lo spirito neoplatonico della proposizione del De caus intuito subito da Tommaso, & sfuggito invece questa ad Alberto, per il quale Iesse, di realts per nplex count iil Hast ante sean i be secundum ordinem formalium causarus y soc prey, sic am ot in iene, mgr subi sive etiam poste- sive partcularis in ente. Quod tute ultimm Guede tectum esteem mentis est, ad nihil fi 7 prius 2 cause pri quod est... Ese processum % Aristotle, Phys. I 6 9, 1b 35-192 1 gue tr in penpals rth creation Anthrem de caus, ed ci, £130) senra, © eomsmenta:» pe Giasioni dantewche del « Liber de consis» ” In tal guisa, in quanto «actus in esse constituens omne quod est», Tessere non & pid [a «prima rerum creataeum gerarchia neoplatonica degli eseri che emanano dalla prima, ma un semplice concetto astratto che, in quanto si predica, almeno in senso analogico, anche di Dio. ‘A questo modo tutto aristotelico d'intendere Vesere, si ispira Dante nel luogo citato del Convivio, e in questo senso gli intende le parole da lui rferite del De eausis, Il che spiegs stato svisato. Assai pid vicina allo spivito del tutta la dottrina neoplatonica dé canto del Paradiso (vv. 112-118):38 er de eausis &, invece, echie lunari, nel secondo tro da s€ hanno, ni ¢ lor semenze. I primo cielo mobile & i cielo dell'essere uniforme indiviso, che i ciliinferiori partono, determinano e contrag- gono in diverse essenze o forme, contenute virtualmente nel- del primo mobile. In questo modo rerum creatarum » nel senso neoplatonico del De causs. Qualeosa di simile si legge in wn’altea opera di Alberto Magno: Sieut enim sol ex se product luce, ita quaclibet inteligentia ex se produit formas suorum naturlivm operum, quae operstur explendo eas per motum sphacrac quam movet. Hace autem forma Che, wpe, pp. 2025. Chacioni danesche del « assis» » lanto & atta e cagi Aristotele, infonde Anche questa volta Dante cita, secondo il suo cost a senso € non alla lettera. Ma : del De causis cui si accenna, sia rento alla proposizione IV: Necesse autem est, quod sp i ordi ea beat operstionem una ddeerminats; spha nfluunt supra intelligent sccundas igenze prime, come abbiamo visto sopra eve deemo anche fia poco,** sono appunto effeto della na e causa delle intelligenze che vengono dopo di questa gerarchia di esseri, quello che vien prima riflette su quello che vien dopo la causlit prima causa, che ogni agente inferiore accipit et est o quod ci 8 diffrentiae ess 6. Mi sembra che a questo punto vada citazione del Ci htt mento della te Sc W Gd 100 Sage a flosofia dantesce sotto sé. Conosce adunque che 2 sotto sé the sono speza [cod Barb, lat. 4086], © conoscono gh essere puote, sf come loro regola ma, esemplata © individu nnon ® manco de lo detzo esemplo, ma de la Per’ quando dico: Oyun forma generale per g che fabbricano cal massimamente in qui cielo queste cose di qua Lier de rent 2s gus aly iscernit quod es €€ set quod illud quod est supra I presupposto, evidentisimo del resto, di questo cone cxtto del De causis, & quella gerarchia di esseri'e di cause, sit parlato nci paragrafi precedent, In tale ust superiore infonde in quella inferiore un she riceve dalla causa prima; di guisa che ols § 173: Tig wile voepiig tore xl th pb cxinly, Ti uty vie tov. nar alvin, boa usr ebvon, Te BE rank yhdele, Zon wpb abies cod Citazioni dantscte del «Liber de igenze celest, scondo Dante, conoscono la forma tumana in due modi. La conoscono, anzi tuto, in quanto conoscono Dio come cagione ¢ cagione lisa di tutte le cose. Tn Ia luce divina, in quel st e, che & causa del loro essere, vedono a «forina generale» ¢ Px essemplo intenzionale de mana esenzia». Ma se questo modo di conoscere ® prow prio di tutte le inte separate, le intelligenze motrici anno un altro lor proprio. Qi tumana in particolare, in quanto sor di quella dias wione della causa « universalissima, © « fibbricano te cose di qua giuso », limitando ¢ contraendo ai generale» ¢ I «essemplo intenzionale », che dellu- corgono nella | "nze moteici conoscono danque le cose da loro prodorte in quanto le producono intelleteualmente. La del loro conoscere & questo loro produrre per via d’inteletto. 1 due modi di conoscenza che Dante, il quale questa volta ha capito perfettamente il Liter de causis,atribuisce alle ligenze motcici, non han niente che fare colla duplice cono- Seenaa, mattutina e vespertina, di Sant’Agostino,t” sia gual & fntesa da San Tommaso," sia q tesa da Alessandro di Hales, da San. Bona da Duns Scoto,* 0 dallano- imo autore del De inteligentis Per Tommaso, infati, gli Liter de rebuss & 13 (8 S11 Sent dist. 3, ps 4 2 as Ose, eonoscono, si, le cose del mondo infetiore nella loro ymnia cognoscit non solum wversales, sed etiam qu: tomistica Gli aleri dottori scolastici, che ho citati i una specie dé nnegata da Tom: itiva delle cose in sé, antesche del «Liber de fe eat ad primar Propter guod pat ipsius ese, quod omnis exsentia Ma Dante sno a questa dottrina. Eeli, dopo aver dimostrato che la realth o esistenza effertiva delle e mente 0 immediatamente, da una causa oro causalita ideale, ed affern Toro capacith ad agire, effeiva ® unfidea, un «essemplo criste in una mente, e su questa idea essa Ora fia tlligenze motrici dei oto da quanto abbiamo detto nei paragrafi_pr Le intelligenze inferiori sono quasi specchi che rifle di grado in gra A conferina di questo concetto neoplatonico, Dante cita te scritti neoplatonici: il De caclest hierachia ceil Liber de causis 10 dei principal rap~ wonismo. La proposizione del De eauss sa ut formac que procedunt ex 1 secundae proiiciane views eos iversalem, quae est in In Questa proposizione del De ci commento alla doterina esposta da Paradiso, per spiegate il abbiamo git notato in uno che neppur questa. volta abbia frainteso il senso del parole i sembr racl I canto del recedenti spistole a Ci da Tui riferite. Le qu mprese anche da Alberto Magn ento al De coelo che abbiamo riportato, quentium evadit, quod non formetur ab ips, sicut paulo a ta res mens, format ct fmaginem sum extra es autem manens, non es nis substan ligentie. Sic eqgo forma est, et in agente procedendo aueen ab agente, divenificatur et Er Plato de hoe ponchat simile in estenilter forma est in se manens, immot dicie Plato, forma ex hoc forma vocstur, 106 aif ata et ad res ordinata, formas nto de la cosa che riceve ite Te cose le questa ontade si mova da simplicissimo % secondo pitt e meno, da le cose sceventi, Onde seritto ® nel de fe cagionis La prima bontade Ie sue bontadi sopra le co con uno diseorrimento. Veramente ciascuna cosa riceve da q iscorrimento secondo lo modo de Is sua verte de lo suo essere Lrespressione « forma sustanziale » non & evidentemente del De causis, ma aristotelica. E neppure nel piccolo libro neoplatonico ‘sta «scritto alla lettera quanto si legge 1 primo periodo che comincia con quellespressione. Tutavi concetto di Dante si ricava dalla proposizione I, ov’é d 2 spiegare Quanto Citas 107 che la causa primaria influisce sull’effetto delle cause seconde piii di quello che non influiscano le stese cause seconde im- tediate; ® dalla proposizione IX, ove si legge che la causa prima & cansa delle intlligenze, dell'anima nobile, della natura e di tutte le cose inferiori a questa; ® dalla proposizione X, ove sta scritto che le ii diverse essenze la forma superiori; dll Res omnes habent ent 1am est quictum et est caus causarum. Best ipsum dit rebus omasbus crus, Fai dctroan divesitde pax quale na, ma per Ie secondarie cagioni», le q cagioni del realiz- rondo inferiorc, di ogni forma generale, +e per a in che discende> la forma stessa. Il De causis nel luogo citato da Dante non menziona affatto la materia, ma benst il soggeito su cui si riper regat eis fm pura ie bonitaes super unaguacque rerum recpie 108, Saget di flosyfia dovwesce ‘non recipiunt eagualiter, immo qna recipiunt plus qua n est propter magnitudinem soa femtiae... Ee diverstas quidem zeeeptionis non ft ex causa prima, sed propterrecipins. Quod est, qa saeipions diversi iad ergo suscepeum ext divesicarum. Lo stesso concettoneoplatonico s'incontra in un'opera di Alberto che Dante conosce ¢ cita ce quo. minus sane ct plies hsbent bonita po Piyuicsdisious, quae in ipsa indistincta sunt, procedonia x ipsa wuntur seundam ese et esent & sole venintes in aers et vitear cso et diversas species dum provenit diversas, quod unum flit ab unico per divers conganiceipram explicnta ct in divers ab ipso informacs ®” Alle precedenti citazioni si dovrebbero aggiungere parecchi altei luoghi danteschi, per Tintlligenza dei quali il Liber de causis potrebbe giovare non poco, pur non esendo in est de ricordato.!# Ma questo ci porterebbe assai lontani dallo scopo prefissoci ¢ dal tema di questa nota, c implicherebbe una pit ampia ricerca intorno all'influso neoplatonico su tutto il ii Dante; ricerca in vero non inutile,

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