Si poteva trovare un punto di contatto tra la forma contrappuntistica per eccellenza della cultura
musicale occidentale ed un lirismo asciutto, assieme ad unironia destabilizzante?
Autore: Dmitrij Dmitrievi ostakovi
Esecutori: Keith Jarrett
Genere: Classical
Anno: 1992
Etichetta: ECM
Tracklist
Preludes And Fugues Op.87, 1-12
1.1
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foglie autunnali; il grottesco affiora nell8 e nel 15, come una marcetta sghemba, un giro tra
marionette ed inquietanti marcette militari; nel 5 e nel 17 una calma tranquilla e beata ti rischiara
la vista, ti apre i polmoni; lultimo preludio laffermazione di se stessi e della propria arte,
shostakovich crea un ponte alla potente fuga finale.
Le tonalit sono usate con le loro luci ed ombre (ad esempio si ascolti la serenit del preludio 1, la
tonalit di do maggiore sin dal barocco stata sempre associata alla luce; oppure il 12, dove
unoscura tonalit di sol diesis minore, ci fa calare nelle tenebre) e spesso danze del passato, come
passacaglie, gighe e sarabande, sono scheletri affascinanti e datati, che riappaiono dopo secoli di
usura e cultura musicale, evolutasi con i gusti e le mode. Le tonalit poi subiscono delle
deformazioni dallinterno, che spostano i colori e che modificano ed intensificano lambiguit
dellopera.
Le fughe sono un ambiente perfetto per un autore come shostakovich, la cui arte sopraffina
quando tocca lelaborazione dei temi. Egli un maestro assoluto di una creativit basata su di un
continuo, arrovellato, complesso mutamento del tema iniziale (si ascoltino la quinta e lottava
sinfonia e qualsiasi quartetto) e ci lo pone con naturalezza vicino alla fuga, inestricabile
congegno della mente: la 1 dolcemente decelerata nella sua serenit, si possono quasi seguire le
varie voci, come se lautore volesse farci vedere come fatta dentro, con un rallenty sognante; la
fuga numero 2, 3 e 9 sono gioia colante allo stato puro; la numero 7 splendente nel suo tentativo
luminescente di accedere ad un cielo sgombro da nubi; la 8 sprofonda in una certa desolazione; la
fuga 11 frenetica e gioiosa; la 12 particolarmente insidiosa dal punto di vista ritmico; la 14
sembra riportare un p di luce dopo il tremolare triste, infinito del preludio; la 15 indiavolata ed
unagrande prova di virtuosismo compositivo (le 5 voci pretendono una scrittura su 3 righi) e
tecnico; lultima, la 24 rappresenta lapice drammatico dellintera composizione, raddoppia il
tempo piano piano, con un procedimento quasi cinematografico, un crescendo accellerando verso
una forte e luminosa affermazione.
Questo un disco davvero straordinario che mi ha colpito subito dal primo ascolto, quasi 20 anni
fa.
E incredibile come un solo strumento possa creare tutti questi stati danimo, questi mondi,
andando a pescare stili, danze, contrappunti secolari, diammetralmente opposti in taluni casi, ai
nostri gusti, ma che qui si fondono magicamente in ununica forza espressiva, riuscendo a
comporre con melodie e lirismo, tante volte estranee a molti compositori del secolo passato, senza
snobbismi, settari elirarismi. Larmonia risultante pare conosciuta, vicina, facilmente
decodificabile, con mezzi direi apparentemente risaputi, allo stesso tempo sonda nuovi territori. E
gi sentito, ma anche spazio sconosciuto, ferree regole contrappuntistiche, ma anche eccelsa
vitalit e creazione di libero pensiero.
Jarrett da poi gran prova qui con un autore che gli congeniale anche dal punto di vista
compositivo, usa tempi mai troppo lenti e riesce con ci ed un tocco perfetto, ad unificare preludi e
fughe in un unico flusso di musica sublime.
La registrazione praticamente perfetta: il pianoforte non mai gigante, n troppo lontano e
riverberato, in primo piano con equilibrio, ogni pi piccola sfumatura ripresa, priva di
asprezze, rumori di pedali e martelletti.
Che dire di pi?! Provate ad ascoltare tutta lopera senza interruzioni, sar unesperienza unica, da
ricordare e replicare.
Buon ascolto.
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