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Dipartimento di Fisica dell'Universita di Padova Luigi Taffara ISTITUZIONI di FISICA NUCLEARE e SUBNUCLEARE ‘Smulazione a computer del decarimento di un boscne di Higgs, come sera osservato nellacceeratore LHC (Larue Haciron Colter) in costruzione al CERN (Laboratorio europeo per ba fsia delle partialle) di Grevra. even sfc al aden dl bese n de Gd Pee aeice (a uz cel ce verso Fata) ein due detron (le due traaze azaue ben marca, dette in basso e indinate verso desta Ue ae yale Sr taut d patos quot pecs alo soe dae aun mut swe eriro, Come mostra Firmagine, alle alissme energie del LHC, Gasana @lisine produra ure fol di Partoale, che rendara esierremerve dificoktosa ent cazione dal bosone di Higgs. Introduzione. Un oggetto caratterizzato da atirbuti intinsed come massa, spin, momento magnetico, parild. @ viene comunemente chiamato particctia, Secondo tale definizione anche due diversi stati quantici delfatomo diidrogeno sono partioelle distinte, quindiil numero diparticelle esistente in natura 6 enorme. Se perd alla pardla particella si aggiunge Vattributo elementare, le cose cambiano radicalmente. Elementare significa infatti semplice, non strutiurato per cui una par ticella elementare dovrebbe essere indivisibile e quingi non composta da alte. Per stabilire se una partioella é elementare 0 meno nnecessario fara interagire con oggeti che hanno una lunghezza donda di de Broglie pit piocola delle sue dmensioni. Una particella pud quingi comportarsi come elementare o meno a second del to di esperimento e degli cbietiivi che esso si prefigge. La fisica atomica e molecolare che hanno per ssc0p0 principale lo stucio della struttura della materia con energie in giaco delfordine della decina © al massimo delle centinaia di eV, trattano il nucleo atomico (che sappiamo essere composto da neutroni @ protoni) come se fosse una particella elementare puntiforme. La fisica nuckeare, il cui soap principale élostucio della struttura dei nudei atorrici con energiein gioco dell orcine del centinaiod Me\, considerail neutrone eillprotone (che oggi sappiamo essere composti da quark) come oggetti elementari Punfifomi, Anche le ricerche che si occupano delle interazioni e delle proprieta delle cosiddette particelle subnucleari trattano questi oggetti come elementari se Fenergia non @ sufficientemente elevata da metteme in eviderza Vevertuale struttura interna. Dialtra parte, per conoscere la strut i oggetti di dimensioni sempre pit! piocole, @ necessario poter cisporre di machine acceleratrici di energie sempre piti elevate. Poiché tale disponibilita dipende dal progresso tecnologicn, il concerto di elementarita di una particella é funzione del tempo. Alraumentare delenergia delle macchine acceleratrici, aumenta anche la soglia di produzione di particelle di massa sempre pili elevata. E un fatlo che negi ulti cinquanta anni il numero di partielle subnucleari @ andato via via aumentando, ‘Oggi sono note alcune centinaia di particelle piti o meno stabil. Per fare un po’ di storia, ricorciamo che alla fine degli anni quaranta erano note e considerate ‘elementari sette particelle: il protone e il neutrone (detti anche nucleoni in quanto costituenti del nucleo atorrico), Feletrone, il eptone i, il neutrino, il fotone e il mesone 7. Questtutimo, scoperto nel 1947 da Lattes, Occhialini e Powell, sembrava aver risotto tut roblemi relativi alle interazioni tra tali oggetti. Le interaziori clettromacnetiche, la cui intensita & deterrinata dalla costante di struttura fine cy = = 74, erano ben spiegate dalfelettrodinamica basata sulle equazioni di Maxwell mediante processi discambiodi quanti dimassa nulla detti fotoni (chiamati anche quanti gamma oindicati semplicemente 2 con 7). Tall forze a lungo raggio cfazione, le uniche rilevanti a distanze superior a 10-210! om, Geterrrinano tutti fenomeni di natura atomica e molecolare, Le interazioni deboi, introdotte nel 1934 per spiegare il decacimento del neutrone, sembravano essere ben interpretate dalla teoria di Fermi secondo la quale quattro fermiori (particele a spin ‘semintero) interagisoono direttamente e ciod senza scambio di particelle mediatrici (partioelle intermedie) come aviene nel caso elettromagnetico. La costante delfinterazione debole (costante di Fermi) @ delordine oi 2 - 10-® erg.om’, Era inoltre noto che le interazioni fort, responsabili prindpali del legame tra i nucteoni nel nucleo, hanno un raggio dazione delfordine di 10" cm = 1 fermi, Partendo da questo dato e usando una ‘semplice relazione (ricavata per analogia con le equazioni del campo elettromagnetico) fra il raggio medio (range) delfinterazione e la massa del quanto scambiato, Yukawa previde nel 1996 I'esistenza i una particella di massa a riposo di circa 300 MeV quale quanto delle forze nucleari. La scoperta, del mesone 7, fortemente interagente con la materia, fece ritenere ai pill che il quacio sulle proprieta delle forze della natura fosse completo e che la natura stessa sia esserzialmente composta dalle sette Particelle elementari di cui si é detto, A parte dagii anni cinquanta perd, sia nella raciazione cosmica che con Fawento di macchine acoeleratrid di energia pill elevata, dapprima vennero scoperte le cosiddette particelle strane come i mesoni Ke ibarioni A €3:, e poi via via motte alte particelle, E stato proprio il proliferare del loro numero alfarritenere che non potessero essere tutte elementari ma composte a loro volta da enti pitt semplici e innumero motto minore, La prima ipotesi che i mesoni e i barioni sono composti da quark @ dovuta a Gell-Mann e Zweig € risale ormai al 1964. Le teorie pil! recenti prevedono Pesistenza di sei quark che si distinguono per Fattriouto chiamato flavour (in italiano sazore). Ogni quark possiede inoltre un grado di fberta interno Getto oxlore che pud assumere tre valor Le proprieta dei sei quark necessari a spiegare lo spettro delle Particelle osservate sono riportate nella prima Tabella del Appendice C, La teotia delle interazioni fort si basa sulfinvariaza della lagrangiana rispetto alle trasformazioni Unitarie unimodular in tre cimensioni operant sulle variabil di colore delle furzioni di campo (gruppo ‘SLL3) dove lindice ¢ sta per avlore). Tale teoria @ chiamata cromodinamien quantistien © prevede Fesistenza di otto basoni intermedi di massa nulla chiamati gluon. Lipotesi delfesisterza di quark e gluoni é stata verificata sperimentalmente numerose volte ma ‘sempre in modb indiretto, Infatti 'unica cosa certa é che i dati sperimentali sulle interazioni ad altissima. energia possono essere spiegati e inquadrall in modo coerente mediante un modello che prevede la loro Fesisterza, 3 (Questo fatto abbastanza sorprendente ha stimolato quelle ricerche che hanno poi condotto alle varie teorie sul confinamento dei quark, Secondo tali teorie, Tinterazione fra due quark, debole a corte distanze, cresce tanto rapidamente con la distanza da non permettere mai una loro completa separazione, La pit recente teoria delle interazioni elettrodeboli (Weinberg e Salam, 1967) si base invece sulinvarianza della lagrangiana rispetio al gruppo di trasformazioni uritarie indicato con il simbolo U(1)xSUQ2) e che rappresentail prodotto diretto di una trasformazione unitaria in una dimensione (U(1)) per una trasformazione unitaria unimodulare in due dimensioni (SU(2)). Tale teoria prevede lesistenza dei tre bosoni intemedi_ W*, W- eZ” come mediatori delfinterazione debole fra coppie di fermioni e del» come mediatore del carrpo elettromagnetico. PROPRIETA dei QUARK Tome | simbolo | carica (unita «) | massa (GeV) | Spin (unita fy Up u +3 +5 Down d =4 Zs Strange |S = +4 Charm [__¢ if ie Bottom b =i +3 Top t 7 i Come si inquadia invece la fisica nucleare in questi modell di interazione fra ke particelle? Essa nasce storicamente nel 1911 con la celebre esperienza ai Rutherford che dimostro che la caricapositiva di un atomo @ tutta concentrata in una singola particella delle dimensioni di 10-!? om detta appunto nucleo atornico, Lesisterza in natura di oftre un centinaio di stati legati stabili fra neutroni e protoni e il considerevole numero dita instabill ha portato allo sviluppo di ricerche su vasta scala in tutto il mondo per Io studio delle forze nucleari e della struttura dei nuciei atomici. & stata proprio la fisica nucleare a fomire i primi important risultati sulle proprieta delle interazioni in generale e delle interazioni fort in Particolare, Lo stucio dei modell nucteari e dei meccanismi di interazione fra nuclei e nucleoni @ stato portato avanti per molti anni in modo abbastarza indipendente dalle ricerche sulle partioelle sumnucleari, Si& uindi sviluppata una disciplina che sotto moti aspetti sta alla fisica subnucleare (pit comunemente chiamata fision delle particelle elementari 0 fisiea delle alte energie) come la fisica atomica e mokecolare sta alla fisica nucleare stessa. Infatti, poiché energia di legame media di un nudleone nel nucleo atomico é di dirca 8 MeV e Ie distanze medie fra due nucleoni allintemo del nucleo sono delfordine del fermi, le energie necessavie allo studio della struttura nucleare sono inferiori alla sogia di produzione di qualsiasi altra particella subnucleare (esoluso eventualmente il mesone 7), Inolire, a 4 tali distanze, i nucleoni possono essere trattati come oggetti puntiformi cosi come vengono considerati i nucki stessi nella fisica delle distanze superiori a 10-* cm, Anche se molte cose sono state comprese e molti fenomeni nucleari schematizzati in modo sockistacente mediante opportuni modeli, la fisica nucleare tradizionale incontra pareoctie cificlta nel tradurre Ie previsioni teoriche in numeri da confrontare con i dati sperimentali e cid essenzialmente Per tre ragioni. Inprimo Iuogo linterazione nucleone-nucleone a distanze delordine del fermi é piuttosto compiicata non esprimibile in termini di un poterziale semplice. La diffcoltd @ abbastanza simile a quella che inconia la fisica atomica nellinterpretazione delle interazioni fra due atomi neutri (forze di van der Waals). Benché la forza elettrostatica fra protoni ed elettroni sia abbastanza semplice, non altrettanto Ib é quella fra due sistemi neutri ognuno formato da cariche positive e negative, La seconde dificolta 6 comune a tutti sistemi a pid corpi. E noio infattiche, per wattare tall sister, bisogna ricorrere a metodi approssimati. Laterza difficolta deriva dal fatto che, nel caso delle interazioni forti, non si possiede un metodo valido neanche arprossimato per ottenere risultali attendibili, Tale difcolta é peraltro presente anche in quella parte della fisica delle parficelle che si occupa di interazioni forti a energie non molto elevate. Per queste ragioni la fisica nucleare tracizionale é costretta ainterpretare i dati con modell che riguardano solo una certa dlasse di fenomeni e che fomiscono risultati considerati soddistacenti gia quando si raggiunge un accordo quatitaivo con i dati sperimentali Negli ultimi anni si @ compreso che per migliorare la nostra conoscenza sulle proprieta delfinterazione nucleone-nucleone alfintemo del nucleo, sono nevessarie pit: dttaatiate informazioni ‘sul comportamento delinterazione stessa a picoole distanze e cioé alla distanze alle quali la struttura a {uerk dei nucleoni non pus essere trasourata. Ne deriva la necessita di sondare anche i nuclei atomic con proiettli civersi di energia elevata per cul lafsica nucleare ha sempre maggiori sovrapposizioni con {a fisica delle particelle subnucleari. Per aoquisire una panoramica abbastanza generale suila struttura della materia, sulle metodologie teoriche e sperimentali e sul travaglio storico-scientifico che ha portato alla modellistica attuale, lo studente ha a disposizione due corsi, Nel corso di Strutfura della Materia viene trattata la fisica atomica, molecolare e dello stato solido cioé fa fisica di oggetti di dimensioni superiori a 10-8 om. A tall distanze Finterazione predominate é quella eletromagnetica e, anche se la velodita deal eletroni atomici é dellordine di un centesimo di quella della luce, in prima approssimazione si pud far uso di Sulmucteare ene data urfidea della ben pit complessa problematica che riguarda la fisica delle interazioni di oggetti di dimensioni teorie non relativistiche. Nel corso di Istituzione di Fision Nucleare 5 inferior’ a 10-12 om nella quale Ie interazioni forte deboli giocano il ruoo predorrinante e per la quale Tuso della teoria della relativita é in molti casi essenziale, Nei primi quattro Capitoli sono stati trattati argomenti a carattere generale come la teoria della relativita ristretta, Feletromagnetismo, akuni elementi della teoria classica dei campi e della teoria delfurto. Il Capitolo 5 @ dedicato allo studio delle propriel@ intrinseche delle particelle e dei nuclei e ai principi di conservazione. Tali pringpi fomiranno anche lo spunto per discutere alouni interessanti argomenti di fisica nucleare e subnucleare. NellUultimo Capitolo sono stati esposti i fondamenti dei ‘modell pit important: il modelo a shell per i nuclei atomici e il cosiddetto modelo standard per le interazioni elettrodeboli e fort, intendendo per tale Tunione tra il modello elettrodebole di Weinberg e Salam e la cromodinamica quantistica per le interazioni fori. Nello stesso Capitolo fultima Sezione @ dedicata alla sommaria esposizione della termodinarrica dell'universo primordiale con partioolare riguarco allanalisi (frutto della collaborazione tra fisici nucleari e astrofisici) dei prooessi nuclear che hanno portato alla formazione degli elementi nelfuriverso attuale, ‘Rerminologia. Arche se il significato di alcuni termini come fermione, bosone, leptone, e0c. & pill 0 ‘meno noto, é bene chiarire la terminologia comunemente usata nel seguito. Inanzitutto ke partcelle (nuclei compresi) si dividono in due grandi categorie i fermioni che hanno spin semintero e i fosoni a spin intero. | ferrrioni a toro vota si dividono in Zeptoni (ferrrioni leggeri come Felettrone, il 1, ir ei neutrini associative, 7, € v-) @ barioni (ferrioni pesanti come il protone, il eutrone, fa A, le tre ©, la = e la 2). Come avremo occasione ci vedere in seguito, ogni fermione ha il suo corrispondente ati fermione (antiparticrla) distinto della particella stessa, Le particelle meciatrici delinterazione eletromagnatica, debole € forte sono chiamate tasoni intermedi in quanto hanno tutte spin uguale a 1. Esse sono il, le due W* e la Z” per Finterazione elettrodeboke € gi otto gluon per Tinterazione forte. Tutti gf alti bosoni sono chiamati mesoni. Inoltre ‘tutte le particelle che interagiscono fortemente sono chiamate acdroni (mesoni e barioni). In pratica le niche particetle non adroniche sono i leptoni e i boson intermedi del campo elettrodebole. (Quando una particella @ indicata con il solo simbolo, si tratta dello stato di energia pit bassa (stato fondamentale) della particella stessa, Per esempio, con i simboli 1), » @w si indicano tre particelle di massa rispettivamente uguale a 549, 770 e 783 MeV. La di massa 1440 MeV viene invece indicata con il simboto 1/(140). Uno stato eccitato @ anche incicato aggiungendo un asterisco al simbolo della Partioalla stessa. Cosi N’ @ il primo stato eocitato del nucleone (indicato anche con A), * & lo stato eccitato della sigma e cosi via. Le uniche particelle veramente stabili sono Felettrone, il protone, il 7 e tut i neutini, Le altre decadono in un tempo pill 0 meno lungo (vita media) in altre particelle per effetto delle varie 6 interazioni. Convenzionalmente si considerano stabili tutte le partielle che non decadono per effetto della interazione forte. L’elenco completo delle partielle sinora scoperte e considerate stabil riportato nella Tabella del Appendice C. | nuclei atomic’ sono caratterizzati da tre numeri, Il numero di massa indicato con A e che rappresenta il numero totale di nucleon che costituiscono il nucleo, il numero atomieo Z Uguale al numero di protoni ¢ il numero .V che rappresenta il numero di neutoni. Poiché A = Z +, sono ‘suffiienti due soli numeri per indicare un dato nucteo atorico. La simbologia nucleare @ abbastanza iversa da testo a testo. Nel seguito vera usato il simbolo X,, dove X sta per il simbolo chirrico delfelemento conispondente, Cosi “He, rappresenta il nucleo di elio formato da due protonie due reutroni: mente *He2 il nucleo di efo formato da due protoni e un neutrone. Poiché il sirbolo del'elemento gia fomisce il numero di protori, Findicazione di Z alla sinistra del simbolo pud essere omessa. ‘Anche per i nud il solo simbolo sta per lo stato fondamentale del nucleo stesso, Per indicare un qualsiasi stato eocitato o si pone fra parentesi in alto a sinistra 'energia di eccitazione o si aggiunge semplioemente Un asterisco. Per esempio con ©2Sm(%! 'e¥) si indica Jo stato del Samario che ha urenergia di 961 keV rispetto a quella del suo stato fondamentale. Se non interessa renergia di eccitazione, si pud scrivere semplicemente !"°Sm*, I nuctei con fo stesso valore di e diverso Z sono detti ‘solr. Quelli con lo stesso Z madiverso A sono dettiisatapi mentre quali con Io stesso .V e diverso A sono det isctoni. Unité di misura. sistema ogs (centimetro, grammo, secondo) é il pit: comunemente usato. Esso fomisce i seguenti valori delle costanti universal pit: comuni carica delfelettrone «© = 4.8062 x 10~ ues massa dollelettione m = 9.1005 x 10g costante di Plank n= = 105457206 x 10-27erg x sec Velodita dellakuce c= 2.00Ta245s x 10! 2 II sistema ogs non é di pratica applicazione né in fisica nucleare né in quella subnucteare in quanto le ‘sue unita di misura sono spesso troppo grandi per la descrizione di sistemi di particelle, Per quel che riguarda Ie distarze, Tunita di misura pill omunemente usata in fisica nucteare @ subnucleare é il fermi definito dalla relazione Leni =1im=10-on 7 La carica elettrica pud essere resa adimensionale dividendola per fic. Si ottiene cosi la ben nota quanta detta cosiante di struttura fine che fornisce il valore della carica elettrca con un numero pit praticabile. Le unita di misura per Fenergia sono invece mutipl delfeZettromolt gato al sistema ogs dalla TeV = 1,60219 x 10-" erg Esse sono tkeV = 10'ev 1MeV = 10PeV 1Gev = lev 1eVv = wev Anche le masse delle particelle possono essere misurate in eV e suci mulip. Se con m — Sisottintende — mc, lamassa delflettrone diviene, per eserrpio m =9.1095 x 1075 x (2.9979 x 10! = 8.187 x 10-7erg=O0.511MeV Notazioni matematiche. ‘* | vettori nello spazio tridimensional sono incicati in grassetto x y oppure dove «r, 120 (1, «2 €.r3) sono le component. © I quadkivettori sono indicati con il simbolo non corsivo (@)-[2 x ts dove sro = ¢f. Notazioni simili valgono anche per la quantita di moto p e per il quacrivettore energimpuiso py PR Ps ry 9 3 wom dove & @ Fenergia totale relativistica (Fenergia cinetica sara inveoe incicata con il simbolo E:). | prodotto scalare fra due vettori nello spazio ordinario viene indicato con il simbolo s vars Dents = yt oy dove gil incici delle component ticimensionali sono indicate oon le letlere greche. Se gliindici sono ripetut si intendono implicitamente saturati e quindi il segno di sommatoria potra essere omesso. Iprodotto vettoriale @ invece indicato con il simbolo Vix v2 II prodotto scalare fra due quadrivettori indicato allo stesso modo ma oon gi indici rappresentati dalle lettere normal, cio’ 5 Louris + a Lematrici e gf operatori sono indicat con lettere maiusoole non corsive. II simbolismo per le matrici e Vi-V2 complessa coniugata trasposta AY = coriugata herritiana At = iwesa CAPITOLO 1 Relativita ristretta. 1.1 I postulati della relativita. Per un sistema isolato, le leggi della fisica sono invariand in forma in tutti i sister di riferimento in qiiete relativa che differiscono uno dalfaltro per una rotazione degli assi e/o per una traslazione delforigine. Questa invarianza é evidente per il fatto che, in Un sistema isolato, tutte le Keg della fisica Possono essere poste in forma vettoriale. Essa é conseguenza delfomonencita € dell'isctrapia! dello spazio vuoto che, come si sa, hanno per conseguervza la conservazione dellimpulso e del momento angolare. omogeneita del tempo determina invece linvarianza delle legai rispetto alle trastazioni ‘temporal e la conseguente conservazione delfenergia dei sistem isolat Per un sistema fisico isolato, le leggi della meccanica newtoniana sono anche invariant in forma in {uti i sistemi di riferimento? in moto rettiineo uniforme Tuno rispetto alfaliro (principio della relativitt galileiana), Infatti, siano S @ S’ due sistemi di riferimento in moto relativo rettiineo fig. 1.1. Sistemi di tiferimento in moto relativo con velocita vo Uniforme oon velocita vo (fig. 1.1). Come @ noto, le coordinate di un punto P si trasformano secondo la (tras formazioni di Galileo) ¥(Q\=rO)—vol - (ay *” Omagenciths delo spazio (el tempo) signifi che tl puri cello spazio (Uti gi inlenalli i lemeo) sono equivalent. otrepia de spazio significa che tulle le drezion| spaziall sono eq ivalent 2° In fisica, per sistema di riferimento sl inlende non solo un qpportuno un sistema di coordinate, ma arche un sistema di ‘orologi shoronizzal in modo tale da poter assodare a gn evento un punto dello spazio e un istarte di tempo. In pariookre ‘s0n0 iner ial queisistemi dfermento nei quail moto Gi un corpo fbero avviene a velocit& costane. 10 Da questa, derivandd rispetto al tempo, si ottiene v= Yo (1.2) , derivando ancora la (1.2) rispetto a ¢ risuita che aaa Per cul, se le forze e le masse sono assolute, la legge di Newton F = ma é invariante. Viceversa, e leggidelfelettromagnetismonon soddistano al principio galileiano della relativita. Infatti seiicampi elettrici e magnetic si trasformano secondo le Hr, =He,) (1.3) Bir.) =ECr,.) 2 XH). (1.4) ‘entre la legge ai Lorentz mea=(B+2xH) (1.5) @ irwariante in forma rispetto alla (1.1), le equazioni di Maxwell (1.6) non lo sono. Infatti, secondo le (1.6), le onde elettromagnetiche si propagano con velocita uguale alla costante e quindi, se ke (1.6) valgono in un dato sistema di riferimento S e se le velocita si compongono ‘secondo la (1.2), le equazioni di Maxwell non possono avere la stessa forma in un altro sistema di riferimento in moto rettilineo uniforme rispetio a S, Postulando opportune regole di trasformazione per ke densita di carica e di corrente, si pud verificare che Ie (1.6) sono invariantiin forma solo se si trascura nella second il termine di spostamento +4. In questo caso @ interessante notare che, ridefinendo H @ jnelmodo seguente 1. als 7) Ja costae c non compare piti nelle (1.6). Invece nessuna ridefirizione dei campi e delle densita di carica € corrente permette di eliminare c se & presente il termine di spostamento 14 responsabile della propagazione delle onde. Notiamo infine che, con fa ridefinizione (1.7), il termine 38 appare moltiplicato per il fattore &. Di conseguenza nelle esperienze di elettromagnetismo le viokazioni del principio galleiano i relativita sono delfordine di 2. 1 Bisogna quindi concludere che, mentre nella meocanica tutti i sistemi in moto relativo rettilineo Uniforme sono equivalent, Telettromagnetismo, determinato dalle equazioni di Maxwell nella forma (1.6), deve valere solo in un sistema di riferimento privilegiato (cere). Meciante opportuni esperimenti di elettromaanetismo e di ottica, dovrebbe cuindi essere possbile misurare la velodta di un qualunque sistema rispetto alfetere, Lesperienza di Michelson fu ideata proprio per misurare la velocita della Tera rispetto alfetere. lsuo risultato negativo, cioé i fatlo che non venne osservato quello spastamento delle frange di interferenza che avrebbe dovuto segnalare una velocita non nulla della Terra rispetto alletere, mise in cris la fisica, Esperienze di tipo Michelson eseguite a distarza di sei mesi con misure di sensbilité suficiente a determinare veloc dellordine di quella di rivokuzione della Terra, diedero sempre risultati negativi. La conclusione che la Terra fosse ferma rispetto allfetere, era per contraddetta da altri fat sperimentali (es. aberrazione delle stelle). Tutte le ‘potesi ad hoc necessarie a spiegare il risultato negative delle esperienze tipo Michelson (trascinamento dell’etere, contrazione di Lorentz-Fritz Gerald, teorie emissive) vernero puntualmente bocciate, Einstein nel 1905 risolse il problema in modo radicale. Il punto di partenza delfanaiisi di Einstein fu di elevare a principio il risultato delPesperienza di Michelson postulando la non esistenza dell'ctere, ‘Second Einstein, non solo le Iegai della meocanica ma anche quelle delfelettromagnetismo (cioé tutte 4e leg) della fisica) devono essere invariant in forma nelpassaggio da un sistema d riferment inerziale .un alto in moto rettlineo uniforme rispetto al primo (principio della relativita einsteniana). Poiche Je leggi dellelettromagnetismo non sono invarianti in forma rispetio alle trasformazioni di Galileo, se si ammette il principio di relativita di Einstein, ci si trova di fronte a un dilemma, O si mocificano le Jeggi delretettromagnetismo o si modificano le legg) di trasformazione di Galileo, | tentativi di modificare Telettromagnetismo, peraltro convalidato e verificato da qualche decennio da numerosifattisperimental, i rivelarono infruttuosi, Non resto quindi che percorrere la seconda strada cio® quella della modifica delle trasformazioni di Galileo. I carattere rivolizionerio di tale soelta sta nel fatto che le trasformazioni di Galileo sembrano a prima Vista ovvie e naturali. Il merito di Einstein fu proprio quello di aver messo in evidenza che invece esse sibasano su un'ipotesi a priori, Per renderoene conto analizziamo Fusuale derivazione della (1.1). Consideriamo due sistemidi rferimento Se S’ coincidentiallistante t Funo rispetto alfaltro, Siano O e O’ Ie origini dei due sistem, vp la velocitéi del secondo rispetto al primo Pun punto generico. Partiamo dalla relazione vettoriale (vedi fig. 1.1) ein moto retilineounifome OP=0P-07 (8) 2 dove OF = rt) @ ilraggio vettore di P nel sistema S, OP =r'(t) il raggio vettore di P nel sistema S’e OO =voll)t ilraggio vettore di’ nel sistema S. Si é portati naturalmente a condkdere che, se vale il cakoolo vettoriale, la (1.8) @ conseguenza della (1.1). Ma questa conclusione é vera solo se i te Vettorir, 1’ @ vot fossero tutti misurati in S mentre inveoe sappiamo che r’(!) & misurato in S’. Quindi 1a (1.8) vale solo se si aggiunge l'potesi secondo la quale Intervalli temporali e distanze spaziali sono gli stessi in tutti i sistemi di riferimento in moto rettilineo e uniforme uno rispetto all’altro. 9) ‘Su tale ipotesi, ben confermata dallespericnza quotidiana, si basa tutta la fisica newtoriana che si fonda sia sulle trasformazioni ci Galileo (1.1) che sulla conseguente composizione delle veloaita (1.2). ‘Secondo Eintein inveoe, poiché I'espericnza quotidliana siriferisoe a velocita piocole rispettoa quella della luce, la (1.9) @ valida solo per velocith piceole rispetto a c. Egit , elevando a principio il risultato delfesperienza di Michelson, sostituisce (1.9) con la La velocita della luce é la stessa in tutti i sistemi di riferimento inerziali, (1.10) Non é difficile cimostrare che le ipotesi (1.9) € (1.10) sono incompatibili. 4) Un raggio luminosoemessoda A anivain Be C simultaneamente nel sistema S. Non per un osservatore solidale con S', ~b) Tl raggio luminoso emesso da A nel sistema S artiva simultaneamente in B eC anche per un osservatore solidale con S’ Dal punto A nel sistema dirferimento S (fig. 1.2a) venga emesso un lampo di luce allistante t = Per rosservatore in S la luce si propaga in tutte le direzioni con velodita c. Se scegiiamo due punti BeC (vedi fig. 1.2a) tai che [AC] = |AB), per Fosservatore in S il raggio di luce artiva in B e C 13 simultaneamente (Is = tc). Invece, sec’ = c, per Fosservatore in S’ non @ possibile che sia anoora (ACY = |ABY’ ef, = 14, Nel caso in cui i raggi luminosi vengano emessi nella direzione ortogonale alla direzione del moto relativo (fig. 1.2b), i raggi luminosi arrivano in B e C simultaneamente per entrambi li osservatori. \Vecremo che dalla (1.10) seguonole trasformuazioni di Lorentz. Essesiriduconoa quelle di Galileo per velocita picoolerispetio a c. Inoltre, mentre le leagi delfeletromagnetismo sono invariant in forma Tispetto alle trasformazioni di Lorentz quelle della meccanica newtoniana non lo sono. Dungue, per soxkisfare il principio di relativta, bisogna modifcare le leggi della meccanica newtoniana e arrivare a ‘nuove leggi che siano invariant in forma rispetto alle trasformazioni ci Lorentz (meccarica relatvistica). Esse dovranno ricursi a quelle della meocanica newtoniana per velocita picoole rispetto a c. Lasituazione pud essere riassunta nella tabella seguente fulatt della fisica ‘Ostulan della tisica, non relat a relativistica ‘Omogenelta dello Spazio e del ternpo © Botropa dello spazio Tiverianza degh interval Trvariarza dell veloota dela Ti0e spazialie temporal nel vuoto Te Teggi della meccarica hanno la stessa Toma Tuite Ie Teggj cella Tista hanno Ta Stes forma ‘in uti i sistem di riferimento inerziali in tutti i sistemi di riferimento inerziali Per dedure ke trasformazione di Lorentz dalle quali, come vedremo, @ possibile ricavare lameccarica relativistica, cimostreremo primail teorema delfinvarianza degli itervalli spazio-termporali che édiretta conseguenza del postulato delfinvarianza della velocité della luce. tervalli spazio-temporal 1.2.1 Teorema dellinvarianza degli intervalli. (Chiameremo everitoun qualunque fenomeno che avenga nel sistema diriferimento inerziale S al tempo 1 in un certo punto («, y, 2) dello spazio. Un evento sara pertanto caratterizzato dalla quatema reale 1.2 Invarianza degli hom ye Consideriamo i due eventi (ct, 1, 91, 21) © (cto, 2, thy 22). Chiameremo intervallo spnziortemporale laquantita fa — ty)? — (@2 — 1)? — (y2—1)? — @— 1)” (1.11) che non @ definita positiva, ‘Supponiamo ora che gli eventi 1 e 2 siano collegati da un lampo di luce che, emesso allistante /1 dal punto (x1, yi, 21), artiva allistante ¢2 nel punto (r2, Viaggia con velodta cin tutti sistemi i riferimento, a quantita c?(t2 —t1)? rappresenta il quadrato dello th, 2). Siocome, peril postulato (1.10), la luce 14 spazio percorso dal raggio luminoso in qualsiasi sistema. Ma, valendo la geomettia eucidea, anche la, quantita (2-11)? + (yom)? + (2221)? rappresentail quadrato ditale distarza, per cuideve essere 2 sk =C-4P- (ny --nP-(a-aP=0. Diconseguenza, se due eventi sono collegati da un raggio lurineso, s} = 0 (@ viceversa) in qualunque sistema di riferimento. Se i due eventi sono infiritamente vicini e caratterizzati rispettivamente dalle quateme (ct, ys 2) @ (ct + alt, + de, y+ dy, 2+ d2) il oro intervallo infinitesimo sara ds = Cd = de dy de (1.12) In particolare, in qualunque sistema, dovra essere «is? = 0 ogni volta che i due eventi sono collegati da un segnale Luminoso. Dimostriamo ill seguente Teorema Limtervallo spazio-temporale tra due eventi 2 invariante nel pass due sistemi di riferimento inerziali. aggio tra Siano S e S’ due sistem di riferimento inerziall in moto relativo con velocita ve siano ds? @ dy? i rispettiv interval infinitesimi, Faremo vedere che ds? = dl in qualunque caso. ‘Supporiamo che i due intervallinfritesimi siano collegafi dalla relazione lineare d= a(|v|)ds? +d. ove « é una quantita che pud dipendere solo dal modulo della velodta relativa v (non pud dipendere dalle sue componenti perché Jo spazio é isotropo, ne dal fatto che i due sistemi si allontanano o si avvidnano perché il tempo ¢ omogeneo) e a é un interval spazio-temporale, ‘Sappiamo che, se i due eventi sono collegati da un segnale Iuminoso ds? = «i? = 0. Quindl dovrat essere dl? = 0 eco’ dy? =a(lv)ds? (1.13) Dimostriamo ora che a(|v|) = 1. A tale proposito, consideriamo i tre sistemi di rferimento inerziali S, 'S1 € S», Indichiamo con v; la veloata di S; rispetto a S, con v2 la velocita di S» rispetto a Se con v2 la velocit di S: rispetto a S2. Dalla (1.13) siha ds} =a(\vi))ds? ds =al|vo|\ds?_— ds} = al |vya/)ds3 e quind a(|vi)ds* = a(lvie))ds3 =a(Wvre))a( wala. 5 Poiché ruguaglanza deve valere per ogni cs?, potremo sorivere (lv) = af|vi2))a(|v2)) Dovendo essere a #0 a(|vi)) a(lve)) Ma, mentre |v,2| € quindé il primo membro dipende dalfangobo tra v; e v.', secondo membro no. C% @ possibile solo se « non dipende ca |v], ci0® solo se a|vi2|) a a= equind d=d? oppure Bs (1.14) 1.2.2 Intervalli tipo tempo, tipo spazio e tipo luce. Quando, nel seguito, scriveremo P=0P-2- 7-2 , intenderemo intervallo finito tra Fevento di coordinate (ct, xr, y, z) ¢ Fevento caratterizzato dalla quaterna (0, 0; 0; 0). Lintervalllo tra due eventi 1 € 2 si dice ditipokwese 2 = 0 ditipotempose > 0 (1.15) ditpospaiose FF <0, Lintervallo tra due eventi collegati da un raggio Lurrinoso @ di tipo luce, quello tra due eventi che avvengono nello stesso punto spaziale é di tipo tempo e quello tra due eventi simuttanel in due punti spaziali diversi é di tipo spazio. Per il teorema di invarianza degli intervali, la classificazione (1.15) & indipendente dal sistema i riferimento. Perrappresentare Fintervallo tra due eventi, 2assai utile la raypresentazione graficadi Minkowski. Per comodita supporremo che uno dei due eventi, che chiameremo evento 0, coincida con Forigine. \Veciamo ora quali sono le relazioni ira Fevento 0 tutti gl alti. Per semplicta considereremo una sola cooriinata spaziale e il tempo (vedi fig. 1.3a). Il moto rettiineo uniforme di una particella che passa per iipunto.r= 0a tempo t =0 sara rappresentato da una rettapassante per Forigine e formante con 'asse 7 Gueso ronper i feorema del coseno, vaio solo nel caso incu la legge ot camposizione dele veloaia sa quala gallina, mma peril fato che a cco velocta si deve ricacbre nella dipendenza classica, 16 ct un angolo la cui tangente @ uguale alla velocita della particella. Nella fig. 1.3a sono state tracciate le due rette ct = ssr che rappresentano la propagazione di due segnali alla velocita della luce in direzioni ‘opposte e passant per in punto .r = 0 al tempo = 0. Le rette che, partendo dalforigine, formano con Tasse ct un angoko minore di 45° rappresentano percorsi di segnaii che viaggiano con velocitainferiore a quella della luce; quelle incfinate ci un angolo maggiore ci 45° sono percorsi di segnali che viaggiano avebcita superiore a quella della luce. @) Rappresentazione bidimensionale do) | punt cull iperbal hanno il medesime inorvallo spazio tomporale: tio tempo nella figura b) ¢ tivo spazio in quella G) fig, 1.3. Rappresentazione bidimensionale dello spazio-tempo. Consideriamo un secondo evento, che chiameremo evento 1, alfintemo della zona pi soura della fig. 1.3b dove @ stata tracciata liperbole (ct)? — ccontocche, per tuttigli eventi diquesto tipo, giiintervallicon Tevento 0 sono di tipo-tempo. Inoltre gk eventi costante. Essendo (c/)?—.1? > 0,@ facile rendersi Gitipo 1 oon # > 0 awengono sempre dor Tevento O mentre quellicon t < 0 awengono prima. Poich® due eventi separati da un intervallo di tipo tempo non possono essere simultane’ in nessun sistema di tiferimento, non & mai possbile che un evento con ¢ > 0 (posteriore alfevento 0) in un sistema S ‘abbia t < 0 (anteriore al'evento 0) nel sistema S’. Quindi tutti glieventi della regione pili scura di figura. con t > 0 Sano posteriori a 0 e quelli con £ < 0 Sono anterior a 0 indipendentemente dalla scelta del sistema di riferimento, Per questo la regione ¢ > 0 @ detta del futuro assoluto mentre quella con t <0 6 detta del passato assaluto @i concetti di prima @ depo Sono invariant. 7 CConsideriamo ora la Zona pit chiara della fig. 1.3a. Lintervallo tra qualsiasi evento di questa zona evento 0@ di tipo-siuizio, Qualunque sia il sistema di riferimento, questi eventi avvengono in differenti unti dello spazio. Per questa ragione si possono chiamare delfallontanamento assoluto rispetto alfevento 0, Tuttavia in questa regione i concetti di simultaneita, prima e dopo non sono invariant In altre parole, con una opportuna soelta del sistema di riferimento @ sempre possibile ridurre a zero la componente temporale di un intervallo di po spazio. Si dice che in tale zona gli eventi non sono Jegati da cnusalita e quindé il loro legame non pud avere senso fisico. Infatti, per parlare di causal tra due eventi, @ necessario stabilire in modo assoluto quale dei due sia causa delfalro e cio’ quale dei due debba precedere Faltro. Poiché nella zona degli intervalli di tipo spazio i due eventi sono collegatt dda segnali che viaggiano con velocita superiore a quella della luce, se ne deduce che tali segnali non hanno senso fisioo per cui Ja velocita della luce é la massima raggiungibile in natura. iassumendo, se due eventi hanno Iuogo nello stesso punto, lintervallo tra essi @ di tipo tempo viceversa, se Fintervallo tra due eventié di tipo terrpo, esiste un sistema di rferimento in cui avvengono nello stesso punto. Analogamente, se due eventi sono simultanei, Fintervallloé di tipo spazio € vioeversa, se lintervallo tra due event é di tipo spazio, esiste un sistema di riferimento in cui sono ‘simultanei. 1.3 Trasformazioni di Lorentz speciali. Determiniamo ora ke legai oi rasformazione trail sistema inerziale S a quello S’, Supporremo che le ‘oFigini O e O’ dei due sistemi coincidano per ¢ = 1’ = 0, che 'asse .x’ soorra lungo Passe xc e che gli assi 2 del sistema S siano rispettivamente parallel a x/ ¢ 2 (vedi fig. 1.4). Sia P un evento d coordinate x,y, 2@ nel sistema S e x’, 1/, 2/ e 1’ in S’. Poich’, come é stato detto, le Iunghezze nelle direzioni ‘ontogonali alla velocita relativa non si contraggono, dowa essere vay 2 Per la linearita della trasformazione e tenuto conto che, per picoali valori div si devono riottenere le ‘trastormazioni di Galileo, potremo scrivere v Ale= tol) = Ala So) a = BtotDr « dove j=2 ee ma. 18 fig. 1-4 Sistemi di riferimento in moto relaivo lungo Passe t= Imponend Ia condizione detfinvariaza degi intervalli at siottengono le condizioni dalle qual risulta faciimente che A D La trasformazione cercata sara pertanto (1.16) Invertendo la (1.16) si ottengono Ie trasformazioni da S’ aS 1 = 70h +B) x= (a + (32%) . (1.17) Se v <¢, trascurando i termini in (3, si otengono le trasformazioni di Galileo weet yay ¢a2 tat Lapresenza del fattore 7 nelle formule di trasformazione ci conferma che deve essere 10 fa (1.20) © a0 28) 7e=u) de _ de fdt= ty . te = fe aw ae emus * Per ti) << c; trascurand i termini in si ottiene con una buona approssimazione ew ee ee ey inacoordo con ka trasformazione di Galileo. Si asservi che, calle (1.20), componendo velocita in modulo minore dic nel sistema S.non si potranno mai ottenere velocita maggiori di cin S’. Per esempio, con siottiene w=0 %=0 1.4 Alcuni ausili matemati 1.4.1. Lo spazio quadridimensionale di Minkowsky. Nella sezione 2é stato visto che i postulati della relativita comportano Finvarianza degf intervalli spazio~ ‘temporal (1.11), Linsieme delle oo" trasformazioni lineari che soddisfano alfidentita (1.14) fommano un Gruppe det grupro di Poincaré. In termini matematici a relativita ristretta pud essere considerata come la teoria deal invarianti del gruppo di Poincaré. Per lo sviluppo di tale teoria hanno avuto grande importanza i lavori di Minkowsky. Egié riuscito a darle una forma matematica elegante osservando che * se sipone T=", m= a=Z e al posto delfordinario tempo ¢ si introduce la grandezza immaginaria «x1 = ict, le coordinate ‘paziali e temporali hanno lo stesso comportamento formale rispetto al gruppo di Poincaré e quindi 22 ‘anche rispetto alle leggi fisiche invariant rispetto a tale gruppo. Infatt intervallo spazio-terporale (111) sisorive -2 4 a =a)? + (yan)? + (aa P + (ays)? =f -a)? (1.21) a ‘* Poiché Fespressione (1.23) @ invariante rispetto alle trasformazioni di Poincaré ed @ quadratica nelle coordinate, @ owio defniira come quadirato della distanza tra due punti delPuniverso in analogia con il corrispondente quacrato della distanza tra due punti dello spazio tridimensionale cordinario. Con cid viene introdotta nel'uriverso una geometria (metrica) (chiamata da Klein e Hibert _seudoeucliddea) che presenta srette analogie con la geomevia eucidea. Lidentita piena delle due geometrie non sussiste a causa del carattere immaginario di una delle coordinate e cid comporta tra altro che due punti del universo di distanza nulla non devono necessariamente coincidere, Prescindendo da queste differenze, in analogia oon le rotaziori del sistema di coordinate di uno ‘spazio tridimensionale, le trasformazioni di Poincaré possono essere considerate come trasformazioni linear ortogonali delle coordinate delfuniverso e come rotazioni (immaginarie) degli assi delfuniverso. Cosi, come Fordinario caloolo vettoriale @ tensoriale ragpresenta la teoria degli invarianti delle ‘rasformazioni ineari e ortogonal delle coordinate nello spazio ordinaro tridimensionale, la teoria degli irvarianti del gruppo di Poincaré prende la forma di un caloolo vettoriale e tensoriale tetracimensionale. 1.4.2 Elementi di calcolo tensoriale per trasformazioni affi Per formulare nello stesso modo la relatvia ristrettae la relativita generale, nel seguito vera usato jl formatismo pit generale del gruppo di tute e trasformazioni neari non necessariamente ortogonali (sruppoaf fine), Dallpunto di vista geometrico cid significa che potremousare anche coordinate oblique (non curvitnee). Il caloolo tensoriale pud essere sviluppato in due mod: o si caratterizzano le corrponenti tensorial in mod puramente algebrico tramite il oro comportamento rispetto a determinate trasformazioni di coordinate, 0 si definiscono come proiezioni di certe figure geometriche. La rappresentazione algebrica presenta carattere ci semplicit& e trasparenza, quella geometrica ha invece il vantaggio delfintuitivita ‘Nel seguito verra usata solo la prima mentre Finterpretazione geometrica servira solo chiarire alouni concetti, Le grandezze Ti ‘ove gilincici possono.assumere indipendentemente i valor 1, 2, 3, 4, sichiamano componenti tensorial epi precisamente componenti covarianti neal indidl inbasso i, ky /,€ m € componenti controvar'ianti negli indi in ator, s, €¢, Se, per una trasformazione affine delle coordinate wae (= 1,2,3,4) (1.22) che ammete la trasformazione inversa w=Neti G=1,2,3,4) , (1.23) sitrasformano secondo la AIMAEN + (124) dove si sottintende che la sommatoria va eseguita su ogni copia di indidi ripetuti. Dovendo essere Wi=Xw Na, i coeficienti \; della trasformazione lineare (1.24) devono soddisfare alla condizione & (1.25) fl per isk ee {6 pr i¢kh * (1.28) I numero degl indici delle componenti di un tensore definisce il suo rango. | tensori di rango 1 si chiamanoanche wettori. Lesempio piti semplioe é dato dalle coordinate controvarianti.-' diunpunto. Le quantita ¢j, sono invece le componenti diun tensore di rango 2 covariante nellindice ke controvariant nelFindice i. Inolire le sue component hanno Io stesso valore in tutti sistem diriferimento, ‘Sommando due tensori si ottiene un tensore dello stesso rango. Motiplicandol si ottiene un tensore di rango pili elevato. Per esempio a+b =e ade=cn ath Per contrazione, ioé sommando su indici corrispondenti della riga inferiore e superiore si ottiene un ‘tensore di rango inferiore. Cosi, per esempio, dal tensore di rango 2 , si ricava linvariante ¢ = t!. E possibile poi combinare le operazione di moltiplicazione e contrazione. Per esermpio, mediante a; e bi & Possible costuie iltensore di rango2 +! = a,b @ da questo Finvariante s = sj (che peraltro si poteva ricavare direttamente da a, e bi’). Analogamente dal tensore a,,, e dal vettore :«" si possono ricavare vetore — y;=ayc* Finvariante J =ayric® Laregola appicata pud essere invertta, Se ay.r* @ invariante per ogni vettore arbitrario.c* , allora Je cx. Sono le componenti covariant di un vettore, Se ae = aus @ ait @ invariante per ogni vettore 24 artitrari.«,allora le «ix. Sono le component controvarianti diun tensore dirango2. Le regole si possono ‘owiamente applicare anche a tensor di rango pili elevato, Un tensore si dice sinnetrico © antisimmetrico negli indici i e k a seconda che sodkisfi alla ccondizione «jx: = ai 0 rispetivamente alla ax. = —.i+ E facile verificare che queste relazioni sono incipendenti dal sistema ditiferimento. E perd essenziale che i due indici siano entrambi di covarianzao controvarianza. Dovendo essere «ji = —ajj, Un tensore antisimmetrico ha tutte le componenti diagonal rule, Un tensore costante di rango 4 di particolare utilita nel seguito @ilfensore di Levi —Civita* se due indici sono uguali iim — © 1 se gi indici formano una permutazione pari rispetto alla 0123 (1.27) =I se di inci formano una permutazione dispar rispetto alla 0123 Come tensore di rango2 (1.26), le sue component sono identiche in tutti sistem iriferimento. Inotre esso socdisfa alle sequent util relazioni Epi = A (itn — 3581 cibtmgintn = a1 gt59h singh’ (1.28) {Etim ging = (BIG — pipla— ping lo 4. ginghlgnw . ginghigln —girglngliy che si ottengono saturando rispettivamente ‘uti e quattro, tre, due e uno solo degh indici del prodotto di ue tensor Dalla(1.27) @ possibile defirire il seguente tensore di rango 3 fissando uguale a0 laprimo degiiindici Caen. (1.29) Le sue proprieta si possono quind ricavare facilmente dalla seconde, terza e quarta delle (1.28) & precisamente Mea nen aya 1% (1.30) (ptr pry) Ricordiamo che la (1.27) non @ un vero tensore in quanto le sue component spaziali, dovendo essere sempre stessein qualungve sistema di riferimento, non carrbiano segno per una riflessione degiiassi. Per questa ragione il tensore di Levi Civita @ uno pseuiotensore. 1,43. II significato geometrico delle componenti covarianti e controvarianti. Un vettore si pud rappresentare geometricamente mediante un segmento, Le sue componenti controvarianti in un sistema non ortogonale sono allora date dalle proiezioni per parallelismo suai assi coordinati (vedi caso bidimensionale di fig. 1.7). Se poniamo nelforigine il punto di applicazione del vettore, queste proiezioni coincidano con le coordinate delestremo del vettore e, nel passaggio a un T Ura pamuladione sslm 6 pari (isha) repelio alla 0123 se sono neceSsarl un numero par (Glan) Gi scamibiGnd per "poral alla pemutazione fondamente, 25 altro sistema di coordinate, si trasformano come le componenti controvarianti. Inoltre la somma di due vettor sipud rappresentare meciante la diagonal del parallelogramma analogamente a quanto awiene inun sistema ontogonale. fig. 1.7 Sistema non ortogonike e suo reciproco. Le componenti controvarianti e covarianti del punto P sono cottenute dalle proiezioni per parallelismo sul sisterna diretto e sul suo inverso nommalizzando i versori dei due sistem in modo da soddisfare alla (1.29). Per determinare Tespressione del modulo di un vettore e del prodotto scalare tra due vettori in un sistema obliquo, caratterizziamo innarvitutto tale sistema mediante i versori dei quattro assi e, (k= 1,2,3,4) Ie cui componenti sono Siha quindi immediatarmente 22 = (vie) (e%ex) = (@; -eq)rir = gparie® a x-y=(wle)Grex) gasciy b. vend posto che &un tensore di rango2 detto fensore metrico e rappresentato dalla mattice G = |gic|+ (4.31) (1.2) (1.33) (1.34) 26 Introduciamo ora una nuova quatema di assi reciproci e; definita dalle relazioni eer=oh (1.35) | vettori @ sono perpendioolari ai vettori e; (vedi caso bidimensionale di fig. 1.7) ¢ i loro moduli sono normalizzaii in modo da soddisfare alla (1.35). Indichiamo ora oon .r le proiezioni parallele di x sugli ssi reciproci. Sara allora mee (1.96) Per determinare il Iegame tra le componenti covarianti e quelle controvarianti di un vettore, molipichiamo scalarmente per e; la (1.37) ottenuta dalfuguagianza tra la (1.32) e fa (1.36). Ricordando le espressioni (1.34) e (1.35) siottiene a= gaxt® (1.38) cio’ le proiezioni parallele del quadrivettore x sugli assi reciproci, misurate con le unite di misura reciproche, sono le sue componenti covariant Moltipicando la (1.37) scalarmente per e; si ottiene invece = gn (1.39) dove (1.40) Dalle (1.38 ¢ 39) si ha inoltre i= ging; Per cui deve essere (1.41) io’ «* sono gli element della matrice G~" Dalla (1.39) il modulo del vettore x ¢ il prodotto scalare x-y si possono scrivere anche nella forma rn orig Uj) (Cee E) ni@H)(ej) (GF epi (8 -ez)rim argc! ayy) A. (1.42) xy. 1.5 Il gruppo di Poincaré. Particolarizziamo ora le considerazioni generali fatte nel paragrafo precedente al caso dello spazio quacticimensionale di Mirkowsky. Per descrivere la pit: generale trasformazione da un sisterna di tiferimento inerziale a un altro, nel seguito verra usata la rappresentazione reale. Porremo cioe a= & La componente con Tindice 0 di un quacrivettore 0 di un qualsiasi tensore @ detta componente temporale mentre le componenti con gli indici 1, 2. € 3 sono dette spuziali. Indicheremo con indice latino le componenti nello spazio quadricimensionale e con indice greco Ie component nello spazio ttidimensionale ordinario. Per esempio, :r' con i = 0, 1, 2, 3 sono le component controvarianti del quactivettore x mentre x" rappresentano fe componenti del vettore x nello spazio ordinario. Elencando fe componenti controvarianti di un quadrivettore potremo quindi usare la notazione x= (0x) PPoiché nei vettori dello spazio ordinario non c’é nessun bisogno di distinguere tra component covariant e controvariant, i denoteremo cone lettere 1 @ 2 poste in basso o, laddove il formalismo non genera, confusione, con Ie lettere greche cioa .r, = «. Analogamente il prodotto scalare x+y sara anche incicato oon il simbolo «atk, Con ka solta convenione sual indiciripetutl ‘Si pud dimostrare che la pil! generale trasformazione non omogenea che lascia invariato l'intervallo spazio-temporale cio’ tale che (AP = (AXP = (An? P= (Ax)? pud essere posta nella forma ja’ (i =0,1,2,3) (1.43) dove je a; Sono numeri reall indipendenti dalle «. Usando la notazione maviciale, la (1.43) diviene x=Axta (1.44) dove i quadtivettori x ea sono @a @ &| 28 elamatrice 4x4 A=|Ai| deve soddistare alla relazione di pseudoortogonalité. ATGA=G (1.45) con 10 00 o-1 0 0 Bg 00 =1 0 = bul=["/=G4 (1.46) 00 0-1 Le trasformazioni (1.44) sono dette tras formazioni di Poincaré, Detto Pil loro insieme, ogni elemento iP é caratterizzato dalla copia {.\.a}. Pertanto scriveremo {AaheP ‘Si pub cimostrare che, defirita una opportuna legge Gi composizione interna tra gli elementi di R essi formano un gruppo detto gruppo di Poincare. Sinoti che a rigore .r' non é un quadrivettore, Infatti esso si trasforma secondo la (1.43) e non come fa(1.22). Un vero quactivettore @ inveoe cir’ che, a seguito di una generica trasformazione di Poincaré, sitrasforma seoondo la dv! Mad. Analogamente Fintervallo finito 3 — x @un quadrivettore, Ricordiamo che, per la (1.42), Finvarianza dellintervalioinfinitesimo (1.14) si esprime nella forma, gucdecidat = GF daydny, = deide! = giudeidal® = gdatde, = dada Inoltre dalla (1.39), tenuito conto della (1.46), siha che diy =, dry =—ar', dty=—de? (1.47) Lastessa relazione sussiste tra le componenti covariantie controvarianti di qualsiasi quacrivettore, Nel caso di un tensore AY di rango 2 per il quale Aig = ging A sia An =A™, Ags= AY, Ata =— A", Aco = A (a9 =1,2,3) (1.48) Notiamo infine che le componenti di un tensore antisimmetrico di rango 2 del tipo Ad = aly! — iy (1.49) 2 dove «ey sono due quactivettor, hanno un corrportamento particolare rispetto alle rilessioni degft assi del sistera di ferimento, E pit precisamente ya age Ales 40 ene Alora “as = 0g (@= 12,3) (1.50) se io’ le componenti spaziali diverse da zero del tensore non cambiano segno e si comportano quindi come Ie component AB aa, AB -a, A =a, (151) di un vettore assiale a, mentre le component temporal cambiano segno e si comportano come le component Map, AP=py Map. (182) diun vettore polare p. La strutiura del tensore antisimmetico A sara pertanto 0 Pe Py —Ps ava} Of a (1.53) Ps ay =as 0 Usandbo il tensore ci Ricci (1.29), la (1.51 e 52) possone essere anche soritte nel modo sequente MaMa, AM ay (1.54) Particolari trasformazioni di Poincaré, a) Le vastormazioni {1,2} agiscono nel modo sequente X=x-+a cio sono trastazioni nello spazio e/o nel tempo. Non é difficile dimostrare che talitrasformazioni formano sottogruppo abeliano di P detto grujpo delle trasdazioni. b) Le trasformazioni del tipo {4,0} equivalgono alle Ax e costituiscono un sottogruppo di P detto gruypo di Lorentz. C) Nel caso della trasformazione speciale di Lorentz (1.16) siha ty hy = 7 “=! 0 0 o 0 9 0 0 1 30 1.5.1. Struttura del gruppo di Lorentz. Concentriamoci adesso sul gruppo di Lorentz cui element potremo pt semplicemente indicare con la sola matrice A. Dalla (1.45) si ricava detG= det AT - det G- det.A = detG - (det.A)? Essendo detG= —1, segue che (det. A)? = 1 e quindt det A. (1.55) ‘Sempre dalla (1.45) si ricava in partioolare go = Aj gM doe LAE dlaaude (a= 1+ 5197 > e quind: “ " Agpwessere { 2), (156) Le (1.55 € 56) ci permettono di suddividere le trasformazioni di Lorentz in quattro classi. 1. Classe L|, cefinita dalle condizioni dot A. A questa classe appartiene la trasformazione identita . Tutte le trasformazioni di questa classe si Possono ottenere con continuita a partire dalla trasformazione identica, Non & difficile dimostrare che ‘questa classe é Un sottogruppo del gruppo di Lorentz, detto gruppo proprio di Lorentz. 2. Classe LL caratterizzata dalle condizioni det. A= A> 4 Una tipica matrice di questa classe @ 10 0 06 o-1 0 0 00-0 00 0-1 che contisponce alla cosiddetta operazione di pari 3 Questa classe non pud ovviamente Costituire Un sottogruppo del gruppo di Lorentz, in quanto a essanon appartiene la matrice unita, Questa seconda classe é disgiunta dalla prima, ed é impossibile passare con continuita dalfuna all'altra. 3. Classe LL caratterizzata dalle condizioni dtA=-1, AgS-1 Una tipica matrice si questa classe & -1000 o 100 0 o10 o 001 che corrisponde alfoperazione di inversione del tempo wax at 4. Classe Li definita dalle condizioni Una tipica mattice ci questa classe & o 0 0 0 10 0-1 a) 1.5.2 Struttura del gruppo proprio di Lorentz. Conventriamo adesso la nostra atterwzione sull gruppo proprio di Lorentz L. Una generica matrioe reale 4x4 dpende da 16 parametri reali. Se A cL!, essa deve inoltre veriticare la condizione (1.45) che, data la simmetria della matrice G, forisoe 10 condizioni indipendenti sui parametri. Di consequenza la generica matrice A cL! dipende dai 6 parametti reali indipendenti.. Nello spazio tridimensionale eucldeo, le rotazioni (proprie) dipenddono da tre parametri reali (ad esermpio, i tre angoli di Eulero). Nel caso del grugpo proprio di Lorentz, la generica A é individuata da 6 parametti reali, associat alle rotazioni nei piani coorcinati 1h Yes 2; thy yl zt Nei primi tre casi si ratta di effetive rotazioni (proprie) ricimensionali che cosfituiscono un sottogry9p0 del gruppo proprio di Lorentz, Nei secondi tre casi abbiamo pseuicrratazioni corrispondenti alle 2 trasformazioni speciali di Lorentz. Si badi bene che linsieme delle trasformazioni speciali di Lorentz sui 3 piari rt, yf @ 2t non costituisce Un sottogruppo del gruppo proprio di Lorentz. In definitiva, ogni trasformazione di Poincaré si pub pensare come il risutato oi una traslazione (4 parametit), di pure rotazioni spaziali (3 parametri), di pure trasformazioni speciali di Lorentz (3 parametii) e oi eventuali riflessioni degh assi spazio-temporal. Finora abbiamo utilizzato solamente i primi due postulati della relatvita. Dobbiamo a questo punto precisare megio la portata del terzo, ossia del principio di Relatvita di Einstein. Dato un sistema di rifeimento inerziale, consideriamo Tinsieme dei sisterri di riferimento che si ottengono da questo mediante trasformazioni lineari che lasciano invariante Fintervallo. Avremo i sistemi ruotali,traslafie in ‘moto rettilineo uniforme e ancora i sistemi ottenuti da questi con operazioni di parita e/o inversione del ‘tempo. Il principio di relativta di Einstein vale per tutti questi sistem d riferimento o solo per una parte diessi? Fino al 1957 siriteneva che valesse per tui questi sistemi. Nel 1957 perd si soopri che le leggi della fisicanon necessariamente sono invariantirispetto alle riflessioni degl assi spazio temporal. Come vvecrem nel Capitolo 5, le leg delle interazioni debali non sono invariantirispetto alfoperazione parita. ‘Si deve pertanto concludere che il principio di relativta di Einstein riguardai sister inerziali collegati da trasformazioni che sono combinazioni di trastazioni e trasformazioni proprie di Lorentz (gruppo proprio i Poincaré), 1.6 Dinamica relativistica del punto materiale. i proponiamo adesso di affrontare il problema di modificare le leggi della meocanica Newtonian per ttenere quelle della meccarica relativistica dun punto materiale, in forma amariante a vista. Cercheremo di soddisfare alle due condizioni sequent: «© Per velocit’ motto piccole rispetto a c si devono ottenere Ie note espressioni non relativistiche, «¢ Unendb alle tre component dela velocita e delf'accelerazione generalizzata una quarta componente sideve formare un quadrivettore, 1.6.1 Quadrivelocita. Consideriamo una patticella che viaggia con velocita v < c. Ricordiamo che Fintervallo ds? = dryl! =a = (dx)? = CUP =P) @ niinvariante. Poiché nel sistema di riferimento solidale con la particalla ds? = 2dr? > 0, ds? sara di tipo tempo in quaksiasi sistema. Introdbotta quindi la quantita invariante ds= Vardi = cdty1-P Possiamo definire il guadrivettore velocitt 0 quadrivelocita nel modo seguente act w (1.57) Per mettere in risalto il suo significato fisico, osserviamo che = = Timo Gee =¥ a= ae Te 0 158) p= a= Poser Si assend inolire che le quattro component della quadrivelocita non sono indipendenti. Infatti esse devono soddisfare alla sequent retazione iF dst ds ds 09) 1.6.2 Quadriaccelerazione. Definiamo orail quadtrivettore aceelerazione © quautriaccelerazione nel modo seguente Z “ : (1.60) Per meglio comprendeme il sigrificato fisico, osserviamo che du 2 ‘Anche in questo caso, le quattro componenti della quactiaccelerazione non sono indipendenti, ma devono soddistare a una precisa relazione. Per determinarta, deriviamo rispettoa s la conddzione (1.59). Fisulta jut au (1.61) In alfre parole, nella metrica pseudo-eudlidea la quadtiaocelerazione risulla sempre ortogonale alla quadrivelocita. 1.6.3 Quadrimpulso. \Vodliamo ora costruire un quadrivettore da associare a quello che in fisica dlassica é Timpulso p = mv. Per far cid supponiamo che esista un parametro m non null detto massa a riposo che caratterizza ogni Particela ed é un invariante relativistico ossia uno silare, Potremo allora defirire il quactrimpulsocome 34 il quactivettore caratterizzato dalla quatema pomai. (1.62) Per piccole velocitarispetto a c le sue component sono =meu= 2% lingo By = mv P ie 20 ae Pano, VF (Quindi, nell approssimazione non relativistica le tre component spaziali del quadrimpulso fomisoono Proprio impulso tridimensionale della meocanica classica. Anche per il quadrimpulso fe quattro ‘Componenti non sono indipendenti, ma sono legate dalla seguente relazione di immediata verifica pat =e. as Esplicitando tale relazione, otterremo pear +pe . (1.64) Per capite il sionificato fisico della componente temporale del quacrimpuilso osserviamo che nme P= RS limy ee 1 Beet te amd + hm? 4-2 +E dove E = 4c? @energia cinetica classica della particella. Dunque, a meno di termini dfordine (, cy!" ifferisce dalf'energia cinetica classica per il termine costante 12, Converremo allora di chiamare la quantita E=cP (1.65) energia totale delta particetia, La costante mc? @ detta energia di riposo e rappresenta Fenergia che la pparticella possiede quando @ ferma (v = 0). Di conseguenza Tenergia totale pud essere sartta anche ella forma me vo (186) ‘oppure, per le (1.64 € 65) E=/me22 + er . (1.67) Per ottenere 'espressione relativistica dell'eneryia cinction , @ necessario sottrarre dalenergia totale € Fenergia driposo. Dalle (1.66 € 67) si ottiene E=me i 2 Y= VORP FOP — me 1.68) Jia Da Vere (1.68) 35 \Vecremo nel seguito che la soelta di attribuire alle partielle uv’energia di riposo da aggiungere alfenergia di movimento non é un fatto formale. Negli urtiad alte energie o nei decadimenti cid che si conserva é lintero quadrivettore e, in particolare, energia totale ma non energia di riposo e Fenergia inetica separatamente, Cid comporta 'equivalenza tra massa ed energia e cuindi la possbilité di trasformare massa in energia cinetica e viceversa. Dalle considerazioni precedent, potremo scrivere il quackimpulso (1.62) nella forma : (1.69) Sinoilaretazione a=8 (1.70) che fomisce Fusuale velocita v in terrini dellimpuiso e dell energia relativistic. Poiché, se m+ 0, [p|& sempre minore di, la velocita di una partioella con massa é in modulo sempre minore dic. La (1.70) P| |. Dunque una particella di massa nulla si muove hha senso anche se i = 0. In tale caso | sempre con vel modulo eguale ac. In fisica classica, l'energia @ sempre definita. a meno i una costante additiva arbitraria. Ma allora erché non poniamo & = cy? — mc? invece che £ = a! come é stato fatto? La risposta é che, dal unto di vista relativistioo, aggiungere o togliere una costante modifica le proprieta di trasformazione di Un quadhrivettore, E bene prestare atterzione all civerso significato che in certi testi viene dato all'equazione € = m2. Infatt, posto m(o) = epossibile scrivere P=mov ee E=mvje2 (171) Sotto un certo punto di vista cid ha un significato, E’ megfo tuttavia non introdurre la quantita ra(v). Non trasformandosi fnearmente, essa non ha un signficato fisico rilevante. 1.64 Quadriforza. Lequazione di Newton ne dt i suggerisce di scrivere l'equazione del moto relativistica di una particella, nella forma we “Gs (1.72) 36 che @ covariante a vista se /? & un quadtivettore (quaiiri forza). Considerando le componenti spaziali i tale equazione e ponendo F wi? ctteniamo con ovie sempiificazioni fequazione fondamentale della meccanica relatvistica dp _ dy) Pow Tar! > (1.73) che, come si vede, coincide coll'equazione non relativistica per (7 il significato ffisico della componente temporale della (1.72). A tale scopo, asserviamo che anche Je componenti del quactivettore forza non sono indipendenti, ma devono soddistare a una precisa relazione. Infatti, dalle (1.72, 61 @ 62) otteriamo Cerchiamo ora di determinare fuso. (1.74) Esplictamente, potremo sctivere fom —f-u=0 , Jer 7 a= mis = che, con owie sempificazioni, diventa de a ‘Abbiamo ottenuio la legge della potenza. in are parole, la defirizione delle tre component spacial del quadrivettore forza fomisce la generalizzazione della legge di Newton. La definizone della quarta Componente da poill teorema della potenza che, cosi come in meccanica classica, si pud riquardare ‘come una conseguerza delle prime tre. Fv. (1.75) CAPITOLO 2 Relativita ed elettromagnetismo 2.1 Il quadripotenziale elettromagnetico. Ricoreiamo che, delfanalisi vettoriale trimensionale, si ha che se VeV = 0 alloa=>V=VxA se VxXU = 0 allra=+U=-vy Consideriamo ora il primo gruppo delle equazioni di Maxwell (1.6). Dalla prima si ricava. H=VxA. Sostittiendola nella seconda, si ottiene 10 1A, VX Btagl¥ XA)=V x Eto ap) 0 da cui e quindi 10a ae Cor In definitiva, il primo gruppo delle equazioni di Maxwell (1.6) pud essere sostituito dalle - aay laa H=VxA Bae @4) che esprimono i campi eletttico e magnetico in termini del poten ziale vettore A e del potenziale scalare Per esprimere il risuitato ottenuto nel formalismo quadridimensionale, introduciamo la seguente grandezza a quattro componenti A=(y,A) .oppue = AP= (A AY) (@=1,23) . 22) ‘Si dmostra che la quantita (22) si trasforma come un quactivettore per cui @ detto quaudripatenziale del campo elettromagnetica, Usando il formalismo quacrimensionale, é facile rendersi conto che le due ‘equazioni (2.1) si possono scrivere nella forma He=er01n Boa) ae 3) 38 dove é stata usata la converzione di scrivere sinteticamente (=01,23. 4) 2.1.1 Invarianza di gauge. Csserviamo che, dati poterziali, i carpi e quindiil tensore elettromagnetico risuitano univocamente determinati. Non vale per il viceversa. Infati se poniamo A(O) = Ale) +08) ) dove A(r) é Un arbitrario campo scalare, le (2.3) divengono HO = CAPA ONY [N+ DAW] = MPM LEMP AG) —EMPA = HO B= PPA PAH PPA PM PTA AY = Quindi le equazioni delfeletromaanetismo sonoinvariantirispetto alla tras formazione di gauge (2.5) dei Poterziali, Questa importante proprieta @ detta invarianza di gauge. Lindeterminazione dei poterziali consentte sempre di soeglierl in maniera tale da soddisfare a una condizione arbitraria supplementare 2a (Quindi basta scegiiere la A in modo che 3) Per ottenere la (2.7) 2.2 Il tensore del campo elettromagnetico. Tramite il quactivettori A" e 0! @ possibile definire un tensore emisimmetrico del tipo della (1.49) € cio’ Fisda-oa . (2.10) FY @detto lensore del campo elettromagnetico. Pet esprimenio in termini dei vettori E e H, esplicitando: dapprima la componente temporale J°°° avremo POR Pan per cui dal confronto con la seconda delle (2,3) otteniamo che POSE, (am) Le sue componenti spaziali non nulle si possono scrivere invece FI PAP PAS OSIM P A — EVP = (GSH OU) A” = EVP AY, Per cui, dal confronto con la prima delle (2:3) si ottiene P (OOM) =O OVAL) =O =H, (2.12) Confrontando Ie (2.11 € 12) con le (1.54), @ possibile scrivere il tensore del campo elettromagnetico nella forma (1.53) e precisamente 0 -E, -E, —E: Ey 0 Hy Hy Ey =H. 0 He Ez Hy —He 0 Fos (2.13) La @.12) pud essere invenita moltipicando entrambi i membti per 3° e sommando su } €7. Si ottiene 1 CNP = LOMO = BINH =H (214) dove si tenuto conto della seconda delle (1.30). 2.3 Lequazione de! moto in elettrodinamica. Coniltensore J"! el quactivettore velocita w @ possibile costruire, per contrazione, il quadrivettore F'Ju;, Essendo FY untensore antisimmetrico si ha che (FF ujuc=0 (Quindi il quactivettore Fou; (dove k: @ una costante) é un possibile esempio di quactiforza risultando automaticamente soddisfatta lacondizione (1.74). Pertanto in questo caso lequazione relativistica del moto (1.72) sara dy Te kPa; 2.15) con la sua parte spaziale data dal open (2.16) as Usando le (1.58) € (2.11 € 12), lo sviluppo del secondo merbro porta alfespressione FO Fey k ( Lao ) Fu; =k { ey = ee (ee & evI=F}) VI=F ¢ Poich’ Mgt, = (vx He, in conclusione potremo riscrivere la (2.15) nella forma a_i citVI=F I= cioé, in notazione trivettoriale fe + Lev BY] dp _ 1 GP =e(B+ iy xB) 2.17) dove é slatoposto k= £. La (2.17) non é altro che Pequazione di Lorentz deleetromagnetismo. Esaminiamo ora la componente temporale della (2.15). Sika Mentre il primo membro si pud sorivere we ds citVI=F eV il secondo @ invece (2.18) 41 che non @ altro che fa legge della potenza per il campo elettromagnetico, diretta conseguenza delequazione di Lorentz, In conclusione, associando al campo elettromagnetico il tensore FY si é ottenuta Fequazione di Lorentz (e quella della potenza) in forma oovariante a vista, 2.4 Le equazioni di Maxwell in forma covariante. Dalle proprieta di trasformazione del tensore antisimmettioo I!’ si possono dedurre le leadi di trasformazione dei campi elettrico e magnetico rispetto alle trasformazioni speciali di Lorentz. Consideriamo ora le equazioni di Maxwell (1.6), ll secondo gruppo @ costitito da quattro equazioni che, contenendo solo E e H, ne detenrinanco fe proprieta intrinseche. II primo gruppo @ invece Costitito da quattro equazioni che collegano E e H alla densité di carica p e alla densita di corrente j- Da quantodetto nel Capitolo 1, ci si deve aspettare che tali equazioni siano covariant, cio mantengano la stessa forma in tutti sister di riferimento. Per poter care Joro una forma amariante a vista, defiriamo la seguente grandezza a quattro component ne (2.19) Sipud dmostrare che essa si trasforma come un quadrivettore. Poiché le equazioni (1.6) sono otto, devono potersiriscrivere sotto forma di due equazioni quacrivettoria. A tale scopo, consideriama il tensore triplo -2 F,, € costruiamo con esso i due campi quadrivettorial Qo ‘ikon 2 jake 8 OF « Notiamo che, mentre il primo @ un campo vettoriale il secondo é un campo pseudovettoriale in quanto il tensore di Levi-Civita é uno pseudotensore. Non é difficile cimostrare che lequazione M9;Fe¢ = 0 equivale alle { a anaes (2.20) entre Iequazione wo per isa VxH aFi= equiva alle {& isan yd (221) Le (2.20) e (2.21) non sono altro che le equazioni ci Maxwell in forma covariante a vista. 2.4.1 Lequazione di continuita. Dato per scontato che j(r) si trasformi come un campo quactivettoriale, differenziando il secondo gruppo delle equazioni ci Maxwell (2.21), si ottiene 42 Poiché J” @ un tensore doppio antisimmetrico, dovra risultare O9jFi=o. Pertanto il quactivettore corrente deve soddisfare alla condizione ayi=0 5 (2.22) deta equazione di continuith (in forma covariante a vista). Esplicitando si ottiene Bivg , i aPrai— 2+ ag! =)? + Ons" = FE per cui, nel formalismo trivettoriale, Tequazione di continuité si sorive (2.23) Integrando ambo i membri sul volume V’racchiuso dalla superficie chiusa S orientata verso lestemoe che contenga la carica totale @, si otiene Begin = [ Lave [v-sar= LG veg = fsa [ jv = a : ; 9 = = nln + ff Jems = 5.0 + fusso.usoee =0 , cio’ oQ = flusso entrante che fornisce il significato fisico alequazione di continuita (2.23). 2.42 Invarianti del campo elettromagnetico. Con il tensore F** é possibile costruire alcune quantita invariant rispetto alle trasformazioni proprie di Poincar®. Consideriamo, ad esempio, le sequenti due quantita invariant FOR; ee OME yFy Laprimaé uno scalare ¢ la seconda uno pseudoscalare. Cercheremo di esprimerie in termini dei campi elettrico e magnetico. Tenuto conto della (2.11 € 12) ¢ della seconda delle (1.30), il primo invariante si Pudscrivere FIR; =2ARMR a) + PO Fg = DFO FO 4 (078 FL, Hp) = 2(E?—E?) = invariants (scalare) @28 Per il second invariante si ha invece MPs Fag = KP) Rag Fy = HOMO Hg = (225) = SEH, —SE-- H = invariante (pseucoscalare) 4 | due invarianti ora introdotti sono di enorme utilita nel risolvere i problemi concementi il moto di cariche in campi elettromagnetici uniform e costanti e per classificare i campi elettromagnetici. 24.3 incio energetico nel formalismo tridimensionale. Consideriamo le due equazioni di Maxwell nella forma tiidimensionale 10H VxB+iG = 0 Mottiplicando scalarmente la prima per 5, la seoonda per H e sottraendo membro a membro la prima dalla second, si ha dy, 0H, lp OB oN ee or 4+H-+V xEB-E-VxH= Usandbo ora la nota formula di calcolo vettoriale B-VXA-A-VXB=V-(AXB) , otremo riscrivere la retazione precedente nella forma tu) +v-@xH= Ot cio’ 22 pHs Sv. ex (226) 87 Ot ~ Introducendo le due quantita w = Le +H?)=censitad enega (2.27) Ss = =ExH-=vettore diPoyntng §, (2.28) 122.15) dventa Sess (229) a Quadricorrente di un sistemadi cariche puntiformi. Ci proponiamo ora d ricavare esplicitamente la quadricorrente ' nel caso di un sistema din cariche puntiformi. Consideriamo una particella puntiforme di carica © postanelforigine del sistema di riferimento. Se esistesse una funzione ordinaria p(r) in grado di descrivere una tale densita di carica, essa dovrebbe godere delle seguenti proprieta (2.30) a Poiché non esiste una funzione ortiinaria dotata di tai proprieta, & necessario ricorere alla fevria delle distribuzioni che consente di descrivere oggetti che hanno le proprieté (2.30) tramite funzioni simboliche. Consideriamo dunque un sistema di n cariche puntiformi e: (i 1n). Conveniamo di indicare conr;(t) le coordinate spaziali della 7° partioela alistante 1. Poniamo infine &(r) = 8(r)6(y)5(2)!.La densita. di carien si potra allora esprimere simbolicamente ptr, t) =Sesr—rl0) . (2.31) a Detto V’ un volume tridimensionale fit contenente tutte le particelle (per un certo intervallo di tempo Ad); potremo serivere [eernar Ya. (2.32) Ricordando che j = pv, dall'espressione della densita di carica possiamo ricavare quella della densita dicorrente ie) Sew ‘@-ri()) + (2.33) COsserviamo che le densita di carica e corrente dipendono sia dalle coordinate che dal tempo. Bilancio energetico in forma integrale, Per meglio interpretare il significato fisico della (2.29), consideriamo un volume 1’ racchiuso dalla superficie chiusa S' che contiene 1 cariche puntiformi ;. Lener gia totale del campo elettromagnefico contenuta entro V sara Ww =[ wd (2.34) Integrando su V arrbo i membsi della (2.29) ¢ appticandh il teorema di Gauss, si ottiene [ Sav +[v- ssl wl + f msds =F OW g=— [oe ‘EV. (235) Tenuto conto della (2.33), potremo sorivere a —YLewees Sr-rj) os Ricordando la leage della potenza (2.18) e integrando la relazione precedente sul volume V contenente tutte le cariche, si ottiene - [sew = Dewi: [me os'e—n) = i ae 2 katy = > ivi Btn) =- 0 7 nganet lprodato dfunzont cmbolcie non ha senso, ma inquest Gaso stalla Ofureion’ simbolche di varabil indore dent per Cui prodotto va inteso come ura specie dl provitto diretton Questa, sostituita nella (2.35), fornisoe fa relazione Wen 2%) La 2.36) rappresenta lequazione di continuita in forma integrale. Detto a parole, la variazione nel tempo delfenergia totale elettromagnetica 1” raochiusa nel volume V’ pit quella delle particelle untiformi contenuite in V @ uguale al flusso totale di energia 0, attraverso la superficie S. Questa relazione fomisce il sigrificato fisico al vettore di Poynting (2.28) che quindi rappresenta il flusso di energia elettromagnetica per unita di superficie e di tempo. 2.5 Alcune proprieta delle onde elettromagnetiche. 2.5.1 Lequazione delle onde. Determineremo ora la forma piti generale della soluzione delle equazioni di Maxwell nel vuoto (dove non vi sononé cariche né correnti). Nel vuoto, ove il quacrivettore corrente é identicamente nullo, le (221) divengono OFi=o. one (2.10), siottiene OA FOAM) (2.37) Ricordiamo che il quactipoterviale @ definito a meno di una arbitraria trasformazione di gauge (2.5) dove A é una atbitraria furzione delle coordinate. Di conseguenca é possibile soegiiere il potenziale in mocb tale da sempilificare la (2.37). Infatti, imponendo la condizione di gauge di Lorentz (2.7), le (237)dvengono a8 A =0 (2.38) e quindi, per a (28) OA%~®)=0 con AM) =0 (2.39) che rappresenta Requazione di propagazione delle onde elettromagnetiche nel Vusto. Con procedimento analogo, in presenza di sorgenti del campo, dalle (2.21) si otiene (2.40) 46 2.5.2 Soluzione generale dell’equazione delle onde. Per determinare la soluzione generale delle equazioni (2,39) useremo il metodo della trasformata di Fourier. Sviluppiamo la generica "() in integrale oi Fourier Ai = ap [Pwr (241) ove k é la Variabile quadridimensionale (KO, BA, k?, k3), @ Fk) @ la frasformata di Fourier & A¥Q), GO’ FW®= = / Aogeh ax. (2.42) ‘Sipuo dmosvare che, rspetto alle rasforrrazioni dl Lorentz la trastormata d Fourier £°(k) si trastorma ‘come un campo quadrivettoriale nella variabile quackicimensionale k. Sostituendo la (2.41) nella (2.39), siottiene aw) = = / POM eke= = Poe J PW Lik oak ap Pweg = ie PWR WI mak FajA ihe k= Pertanto, posto k? = k,k! = 3 —|k?, potremo sarivere la (2:39) nella forma O40) = tf pe piqgeniker ak = apl* Fk )e~hee ak =0 E immediao vetifcare che Futima ecuazione @ equivalent alrequazione algebrica KPK)=0 . Con analog ragionamento potremo sarvere la seconda delle (2.35) nella forma, aA) =p J FidQkxen* alk =0 dalla quake si ricava ke ®=0 . Dal sistema iniziale (2.39) siamo dunque passati a dover risolvere ill sistema KP® = 0 (2.43) KF® = 0. (2.44) 47 Laprima ci dice che F"(k) & ovunque nulla, e0oezion fata peri punti ove si annulla k? che costituisoono Un ipercono nello spazio quadricimensionale, Ma nello spazio quadricimensionale lipercono @ un insieme di misura nulla, Pertanto, se J"(k) fosse una funzione ordinaria, sarebbe nulla quasi ovunque e Tintegrale (241) dovrebbe valere zero per ogni x (i che non corrisponde alla situazione fisica che \voglamo desorivere). Siamo percid costrett a ricorrere alle distrisuzioni (furzioni simboliche). Si tratta di trovare la pill generale distbuzione (kil cui supporto sia contenuto nelfipercono di equazione k? = 0, che risolva la (2.43) e che, rispetto alle trastormazioni di Lorentz, si trasformi come un campo quactivettoviale. ‘Sidimostra che la forma piti generale di tale distribuzione & Fk) = G(R, Kae) kG, Kae) = 0 on la condizione che (x) — Oi direzioni ai ipo spazio. Tenendo presente la prima, la seconda equazione diviene kGiloWlag=0 (2.45) La soluzione generale avra pertanto la forma Fw GFW) oro + (2.46) In comispondenza, la (2.41) diviene AQ = o/ Gio, Re Usandd ora la relazione 42) = — IAP) = po — a 0 + Nota dalla teoria delle distribuzioni e integrando su ko, si ottiene 80) = pe [ gpg D Ao MUNG, We aly = 1 Tae | gates Wee CHa Wee ae Posto quindi GW=GEIKL Ky potremo scrivere A®= [Gi de) Hl) 4. Gi ei Jc anf 48 ‘Tenuto conto della condizione (2.45) siha fe a= Informa compatta, la soluzione generale delle equazioni di Maxwell nel vucio (e con la gauge fissata) sipotra saivere 1 oo J al AIC ew Mt +. GE (yetimley & . @d7) AMX) = he=o,wc'sa ‘Tale solzione pud essere pensata come la Sowrapposizione infinite onde clementari del tipo AyQ) = Gide 248) 20, AGO \Vediamo come espiicitare quella soluzione partioolare che soddisfa a determinate condizioniiriziali ‘Si consideri, ad esempio, rperpiano di equazione t = 0) € su esso si assegnino i valor di i o yi Ai(x,0) e WA Per ¢ = Ola sokizione generale dell’equazione d'onda e la sua derivata rispetto al tempo saranno 1 1 Ae60) = aap | apg IE 0 + Ge | seca) Laie Essendo assegnati i primi due membri delle precedenti equazioni, favendo Fantitrasformata di Fourier & Possbile determinare le funzioni Gi, (k) € Gi_(k) e oon did la soluzione parrticolare cercata, Le condizioni iniziali sono completamente arbitrarie. In partioolare, potremmosscegiiere A’(x,0)@ 4-Ai(x, 0) dversida ero soltanto in una regione firita dello spazio, Cosi facendo si ottengono i oosickdetti paachetté onda, (Quanto detto ha validita generale, e si applica quando si ha a che fare con un’equazione differenziale lineare, Nel nostro caso Fequazione é del second ordine nel tempo e quindi oocorrono due condizioni iniial, Caso particolare di un campo elettrostatico. Nel caso dun campo generato da una carica untiforme ferma neliforigine del sistema di riferimento, per la (2.31), la densita di carioa sara ; J ever (2.49) 49 dove Puttimo termine rappresenta lo sviluppo in intergrale di Fourier della furzione d(x). Fenuto conto della (2.8) e della (2.19), la prima delle (2.40) civiene quingi VA (r)=dmpr) (2.50) ‘Sviltppando A in integrale di Fourier O@y=— be f roqgenr M0) = arg | Fee ‘dk sostituendd tale sviluppo, assieme alla (2.49), nella (2.50), si ottiene aah [wert mit few dalla quale risulta che Pkj= I potenziale scalare assume quind la forma del noto potenziale coulor’biano a lungo raggio dazione me peer 410 = 90) = Ss J kas. (251) 2.5.3 Proprieta delle onde elementari. Faremo ora vedere che le onde elementari (2.48) sono: 1 2) in moto con veloaita cnella direzione k 2 4) polarizzate trasversalmente 5) tal che |B = |H|e BH. 1) E immedato osservare che onda ha la medesima fase in tutti punti x dello spazio quacticimensionale in cui ) Pian ‘) 3) monocromatiche ) ) yar! = ket — kx = costante prefissata ‘Se poi fissiamo anche il valore dif, ossia ci poniamo in un dato istante del tempo, otteriamo k-x=costante Ma questa é proprio Fequazione di un piano normale al vettore k. Pertanto fe onde hanno la stessa fase in tuttii piani normali al vettore k (in un dato istante), 50 2) Mediante una pura trastazione spaziale, possiamo pordi in un riferimento inerziale con k dretto comel'asse:r. Alora potremo scrivere k= (kl, 0, 0) onda ha bo stesso valore (e fase) per tutte lez tall che [kkr—hyct =costante (2.52) Rigordando che ij = |k/?, potremo sorivere [k|ce + et) =costante Maa cio significa che il piano di fase costante si propaga con velocita ¢ parallelamente alfasse .r, nel verso discorde 0 concorde a seconda che valga il seano positive o quello negativo. 3) Sempre nel riferimento in cui k é diretto Iungo Passe .r e la fase delonda ha lo stesso valore in {utt i punti sodcisfacenti alla (2.52), consideriamo un fissato istante di tempo 1”. Londa sara allora una furzione periocica della variabile :, in quanto avra lo stesso valore ogni volta che la fase varia di 27. Se 1° x” Sono due punti conseoutivi nei quai Fonda, allistante ”, ha lo stesso valore, dow essere Uk! — chot! = [ke — chil! +2 cio’ on vrs. i Sitratta quindi di un'onda monocromatica di Junghez2a Ponda A= i Consideriamo ora il tempo variabile e poniamodi in un fissato punto dello spazio (.r, 1,2). In questo ‘caso onda sara una furzione periodica della varicbile t che riprende lo stesso valore ogni volta che la fase varia d 27, Detti¢ e 1’ due istanti consecutiv in oui Tonda ha lo stesso valore, dovra essere Ikke het! = [khr— hget = 2r equind Tee Pertanto il pericdo delfonda sara (2.53) 5 ela sia frequenza (2.54) 4) Per mosvrare che fonda é polarizzata rasversalente, calcoliam i campi elettrio e magnetico, € facciamo vedere che i vettoriE eH sono entrambi sempre normalia k, cio’ che risulta sempre E-k eH k=02, Dallespressione (2.10), tenendo conto della (2.48) otteriamo FU SPN -PAM = -['G - Goh (2.55) e quindi, dalla (2.11), le componenti del campo elettrico sono poo ie Gane, (2.56) Le componenti del campo magnetico si ricavano invece dalla (2.14) tenuto conto delespressione delle component spaziali della (2.55) mea herp - heron eyo = ee = ie POH Pertanto, ricordando che Gn = G +k, Bek = ier" yng — gaye = = Hien" 209 = NG +k] Rio) G-k=0 Hek = ~iem*™™"(kxG)-k=0 Quindiil campo elettromagnetico, pur rappresentato dal quadivettore Aj(x),hasolo due gradi i libert’ intemi. Si pud dimostrare che questa proprieté é del tuto ndipendente dalla scelta della gauge. Dal punto di vista particellare i due stati di polarizzazione trasversale di un'onda elettromagnetica corrispondono alle due component, dello spin del fotone rispetto alla direzione dik. Manca uindi la possibilita che Io spin del fotone sia orientato perpendicolamente alla direzione della sua quantita di moto (caso_m, = 0). Questo fatto @ caratteristico di tutte le particelle oi massa a riposo nulla e cipende dalle rasformazioni di Lorentz. Per una partioela di massa diversa da zero, selo spin & corientato Iungo k in un sistema di riferimento, pud non esserlo in un altro, Basta pensare al sistema in (cui k=0. In questo caso lo spin pud essere orientato in una qualunque i che fare con k che non esiste) e ha 2s +1 componenti. Una particella di massa nulla invece viaggia sempre con la velocita della luce e non esiste un sistema di riferimento rispetto al quale @ fema. In questo caso i concetti di parallelismo 0 antiparalletismo sono invarianti, Converzionalmente si usa zione (che non ha nulla a 7 Lacordlusione pod andi ollenors GielirTonia sostiondo lespressionogenerica deicarplletiicre magnelig elsantar B= Bae“ = Hoe“ * nelle equazien i Maxvellnel wb V- E=0e V+ H= 0 52 indicare con sinistra (les) la particella che ha spin parallelo ak @ destra (right) quella con spin antiparallel alla direzione del moto. 5) Faociamo vedere che i campi elettrico e magnetico, calcolati nello stesso punto x dello spazio quadricimensionale, sono eguall in modulo ¢ tra loro ortogonali. In ale parole, voglamo dimastrare che W-E=0 e E-H=0 Ricordando le (2.24 e 25), basta far vedere che FF; =0 ec! Ki Fie =0. Dalla (2.24), tentito conto elle (2.55), si ottiene he! PR, = [Gi —WG'nG; —kGl = -(R6GG; + yG'G: — FGA; — GG) = = RPC? = (kiG)?|=0 Dalla (2.25) hes AR RF = eMC; —kyGillhkGe Ge] = = —4elkjkGyGe=0 CAPITOLO 3 Elementi di teoria classica dei campi 3.1 I pri della minima azione. 3.1.1 Introduzione. In questo Capitol, utilizzando il metodo lagrangiano (0 hamittoniano), saranno ricavate le equazioni del moto di un sistema relativisico di cariche puntiformi in interazione con un carrpo elettromagnetico. Luso del metodo lagrangiano @ vantaggiaso per almeno due mofivi, Innanzitutto per la sua eleganza formale. Infatti, dal punto ci vista dinarrico, un sistema fisico 6 completamente individuato da untunica furzione delle variabili dinamiche detta Jagrangiana 0, se si vuole, dalfazione che si ottiene dalla lagrangiana. Dalfazione, si possono ottenere le equazioni del moto mediante il principio della minima azione @ i teoremi di conservazione mediante il ieorema di Nocther. metodo @ valido anche per campi diversi da quello elettromagnetico. Considerazioni di carattere generale livitano drasticamentt> la forma delfazione e spesso permettono d individuarla completamente. Cid @ tanto pill vero nel caso disistemi relativistic isolati. Infatti essi devono soddistare al principio di relatvita i Einstein, coe te toro equazioni del moto devono essere covariantia vista. Equazioni del moto covariantia vista si ottengono ‘automaticamente se l'azione @ un invariante (cio un quactiscalare), Per i sistemi fisici esaminati in sequito, richiederemo che Fazione sia uno scalare. Cid non basta a deterriname univocamente la Sua forma ma, con Faggiunta di ulterior requisit di carattere generale, @ possibile ottenera in modo euristico (per un sistema relatvistioo approccio lagrangiano é preferiile a quello hamiltoniano perché Pazione uno scalare mentre la harviltoriana no). II secondo vantaggio del metodo lagrangiano (0 hamiltoniano) é che esso permette di capire la profonda connessione esistente trai principi di simmetria e le leggi di conservazione, In retativita non esistono comp rigisi ma solo campo particele puntiformi, Ora la quadtitorza J che ‘agisce su una particella puntiforme non pud dipendere dalla sua distarza da quelle con oui interacisoe (azione a cistanza) e cid perch? in retativita le interazioni non possono propagarsi con velocita infinita, Essa invece deve dipendere dal valore del campo creato dalle altre particelle (azione a contatto) nel punto dello spaziotempo in cui si trova la particella in esame. In fisica non relativistica il concetto di campo é utile, in relativita & esserziale. In relativita i carpi sono variabili dinamiche alla stessa stregua delle coordinate delle particelle puntiformi, Un sistema fisico relativistioo (eccett ilcaso banale delle particelle bere) @ sempre descrtto, non da una teoria lagrangiana a n grad di fberta, ma da na teoria lagrangiana di campo, eventualmente in interazione con un sistema lagrangiano a n gradi di fberta. Teorie lagrangiane di campo corrispondono, come vedremo, a sistem lagrangiani con infiniti 54 (gradi di fberta. Notiamo anche che le teorie lagrangiane di campo sono particolarmente adatte a essere escritte con un formalismo covariante a vista, Principio della minima azione per un sistema an gradi di liberta. — Consideriamo un sistema fisioo a gradi dilbert. II suo stato dinamico in funzione del tempo sara descrtto dalle 2n quantita 4.(0) dp (0); (¢ = 1.2,.m). Supponiamo che il sistema sia individuato da una certa furzione L(rsdr) (eventualmente non dipendente esplicitamente dal tempo), detta Jagrangiana, per cui i moti dinamicamente possibili siano quelli sodcisfacent alle equazioni di Lacrange O (HL 2Zeyn) 6 (3.1) Sianoora r=Glh) er =Gel2) (P= L2snnt) @2) due diverse configurazioni del sistema negli istanti 1 @ tz. Una qualsiasi n-pla di furzioni (0), ssockisfacenti alle precedenti condizioni agii estremi rappresenta un moto cinematicamente possibile nelintervallo At = f2 = f: e individua una traiettoria di estremi q,(t1) @ gr(t2) nello spazio delle configurazioni a n dimensiori. Supporremo che le traiettorie siano dotate di sufficienti proprieta di regolarita da consentire le operazioni seguenti. Consideriamo il seguente funzionale della traiettoria detto azione ‘a Hal= fHaosaon @a) ‘Alora vale il seguente Principio della minima azione (Hamilton) ‘Tranute le traietorie possibili, soddisfacenti alle condizioni agli estremi(3.2), sirealizzaeffettivamente quella che rende minima (0 almeno stazionaria) l’azione nella classe delle traiettorie variate sincrone con estremi fissi (ossia nella classe dei moti variati sincroni soddisfacenti le condizioni agli estremi). In altre parole, $2 ¢f.(t) = ar(t) + S¢r(t), COM bgr(t) = ‘gr(ta) = 0, dovra essere = Mg)-lal=0 @4) E immediato mostrare Pequivalerva tra equazioni di Lagrange (3.1) e il principio variazionale enunciato. Infatti siha OL d (OL d OL [Bat a (ee) ~ (aa) | “(ald OL SOL ya D (E-aF) one Dy Spoale Poich’ égr(¢1) = dar(t2) =0, Pultimo termine al secondo membro é nullo € quindi dob ok cr a 61=0 — equivale alle 0 (P=1,2y.nm) Notiamo che nel principio della minima azione non é essenciale che il parametro rispetto a cui si integra Per ottenere Fazione e rispetto a cul si fanno variazioni sincrone, sia il tempo; si potretbe usare una qualunque funzione monotona di !. 3.1.2 Principio della minima azione per i campi. Equazioni di Eulero-Lagrange. II principio della minima azione, gia visto nel caso di un sistema a n gradi di libert, si pud estendere aun sistema di campi, pensando ll campo (x) [r= 1, .. n @x= ( un numero infinito (noc) di gradi di liberta. Per sistemi relativistic é in pratica indispensabile che Ie interazioni siano zion a contalto, Perc richiederemo che la Lagrangiana sia un funzionale Locale dei carpi cio’ dowra dipendere dai prodotti dei campi e dalle loro derivate spazio-temporal dfordine = ct,>0)| Come un sistema a finito, presi nello stesso punto dello spaziontempo. Lalegrangiana L si pub pensare come un integrale su tutto lo spazio tridimensionale della furzione L= L16,(%),019,0)] @5) deta densita dé Lagrangiana per cua lagrangiana sara L= J cbc 8) ce cuindd lazione assumera la forma Lat = mel, Considerando Ie traietorie «, (x) a estremi fssi, ¢ possibile estendere ai camp il principio della minima azione e, analogamente a quanto visto nel caso a .V gradi di liberta, dedurre le equazioni di Bulero- Lagrange * [eteroo.aroiate en aL a. me Naa om). 8) In questo caso la variazione dell'azione (37) sara 8 SL Fb, + GSO Oey) = FEO. + IE FI'G, = = [Beats] +8 (whoo) + 9) Per cui si ottiene oat [" le ~OxgE Tom) a J eoates t tf fa (ae Wan i) om ‘A queso punto non & difcile dimostrare che il secondo ackiendo @ identicamente null. Iinfat, peril toorema di Gauss a quattro dimension, compare Fintegrale del quadtivetore Af, sulla ipersuperficie delimitata dai due iperpiani di equazione 1.9 = chy 19 = ct. Per il tipo cf variazione da noi considerata, sui due iperpiani rsulta &¢ defiritiva, potremo scrivere .- = 0. Inoltre alfinfrito spaziale i campi sono null, in ais) sot lc ef 8, Pertanto, per Parbitrarieta delle «,. tra i due iperpiani, la condizione éI = 0 per ogni variazione nulla aii estremi risulta equivalente alla (3.8). Notiamo che se i campi @, hanno proprieta di covarianza ben definite (cioé sono o campi scalario campi quadrivettoriali, ecc.) e I (cioe £) @ uno scalare, le equazioni di Euilero-Lagrange sono covarianti a vista. E nevessario a questo punto una precisazione a proposito della notazione usata nellfespressione (3.7) delfazione. Infatti, supposta scalare la densita di Lagrangiana £, questa notazione pud creare ‘dubbi sul carattere scalare delazione in quanto, mentre Fintegrazione spaziale @ estesa a tutto lo ‘spazio, quella temporale é limitata alfintervallo tra fi € cf2 . In effetti tale notazione é imprecisa. E perd possibile ovviare a tale inoonveniente sostituendo al posto degl iperpiani x? = x? ex = 03 due ‘superfici tipo spazio ©, e Ya. 3.2. Prins Dalla (3.9) risulta pertanto che per n campi ¢,.(x), Soddisfacenti alle equazioni di Eulero-Lagrange (38), la variazione della densita di lagrangiana dovuta alle variazioni és, dei campi é data dalla, aL=0; (sean) : (8.10) di conservazione. Se la densita di lagrangiana @ invariante rispetto a un certo gruppo di trasformazioni che producono elle variazioni 5¢, delle furzioni di campo, allora, dovendo essere J = 0, siha che ag =0 dove un quadhivettore di divergerza nulla, Prendendo in considerazione particolari variazioni delle ¢,, dalla (3.10) @ possibile ricavare delle leggi di conservazione, 3.2.1 Conservazione dell’energia e della quantita di moto. Consideriamo il caso di un solo campo scalare scarica «(x) (r= 1) in cui C non dipenda esplicitamente dalle coordinate spazio-temporali. ‘Supponiamo dapprima che la variazione sia prodotta dalla trastazione infritesima x =x+da La furcione di campo diviene quindi F(R) = AK + da) = (%) + 600%) e, al primo ordine in da si ottiene 6(X) = HO) — AX) = da’ diG(X) + OCdada) Allo stesso modo la variazione di £ sara 80= LAW chet] ~ Chon) eso] = dak SE = aki Sostituendo le (3.11) e (3.12) nella (3.10) si ottiene da jaca (see) | per cui, data Farbitrarieta delle ia! AL Aye, =0 equind dove al. Ta = ga, Ful @t) (3.12) (3.13) (3.14) La (@.18) rappresenta la legge di conservazione del fensore energiasimpulso (3.14) soritto in forma canonica, 58 Integrando la (3.13) su un volume V’sufficientemente grande dello spazio ordinario, si ottiene a 3.2. ‘ ap | tote ages | Ths =0 ‘Se Tjq tende a Zero a grandi distanze, il secondo termine si annulla in quarto, usando il teorema di Gauss, @ possibile trasformario in un integrale sulla superficie che racctiude il volume V”. Quindi in cefinitva a 8 Pi J Tde (3.16) ‘Secondo la (3.15) quindi, la (3.16) definisce quattro costanti del moto. La componente temporale = | rate figgeyoo- aes [ig -ewe= [ree @.17) non @ altro che 'hamiltoniana del campo (Con H = densita di hamittoriana e 3, = 24) per cull prima delle (3.15) rappresenta la conservazione del'enerdia. Le component spaziali r= - by — [ OL Sp po= [Took s= Tay neer= (18) siidentficano invece con Ie tre componenti della quantita di moto del campo. La componente 17jo del tensore (8.14) rappresenta quindi la densiti di energia-momento del campo. 3.2.2 Conservazione del momento angolare. Per analogia, la naturale definizione della densita di momento angalare orbitale del campo rispetto alforigine é data dalfespressione Meg = teaTin = 9T oo (3.19) per cui ke component del momento angolare arbitale sono Mog = J niente. (20) Le (2.20) rappresentano le componenti spaziali del tensore niomerto angolare / mod’ acai conservazione pub essere ricavata dalla (3.13). Infatti, derivando il tensore M [otn-2tayts mje = iT 0 jTi tenendo conto delle (3.13), si otiene Amie = Pei x —ajTin) = Pai) T + i Tye — Oxy Tae — 50 Te = = AD + VOT — BT — Te = Ty - Tis quindi mye =0 (21) solo se T;; = T;; 08 se il tensore energia-impuso é simmetrioo. In generale questa simmetria non & diretta conseguenza della defirizione (3.14). Usandb il fatto che & sempre possibile aggiungere alla densita oi lagrangiana una quachidivergenza senza alterare i contenuti fisici della teoria, @ sempre Possbiile simmetrizzarer;,. Quindi, in generale, sebbene densita di energia, impulso e momento angolare non siano quantita completamente definite, lo sono Fenergia totale, la quantita di moto totale ei momento angolare totale. 3.2.3 Conservazione della corrente. CConsideriamo ora un campo scalare carico definito da due furzioni ci carrpo reali cy (x) @ d(x) (r= 2) ‘oppure dalla funzione compl AX) = 1%) + i62(%) 8°) = 61) —toa(x) (3.22) Poiché £ deve essere una furione reale, in essa possono comparire soltanto le combinazioni é*(x)(X) 20'0" (X)0i0(%).Quind £ deve essere invariante rispetto ala trasformazione di gauge glolnle I) Bo dove © una quantita costante infinitesima, Dalle (3.23), caloolando le variazioni ‘(X) = (L+ iee)o(x) oe CMe (623) e sostituendole nella (3.10), si ottiene ~ jena, (OL OL og OL = ised; (aamn* may” ) 0 pill precisamente aj’ =0 (3.24) dove a Prie (wamn* (325) rappresenta la densitit di corrente conservata, 3.3 La lagrangiana del campo elettromagnetico. Cerchiamo adesso di determinare lazione del campo elettromagnetico in assenza di cariche. Poich® jicampi sono urivocamente determinati dal quadrpoterziale 4j(x), nel caso del campo elettomagnetion G7) sisaive f * cava ove, come si é detto, C deve trasformarsi come un carnpo sealare @ ¥1, ¥2 Sono due iperpiani paralleli ditipo spazio. Ricordiamo che, in assenza di cariche, il campo elettromagnetico obbedisce al principio di sovrapposizione @ Cosi pure il quacipotenziale, Cid comporta la lincarit delle equazioni che ccoinvolgono il quadipotenziale 4,(x) percid, nelfespressione delfazione, la furzione integranda deve risuitare quadratica nelle A;(c). Infatt, nel caso del campo elettromagnetico, le equaziorii di Eulero- Lagrange (8.8) sono a, a oA; VHO;AY e, affinché siano lineari in 4;(x), £ dovra essere quacratico nel quadipoterziale. Dati i campi elettici e magnetic’ a un certo istante di tempo, cio’ in un iperpiano ¢ = costante, le equazioni di Eulero-Lagrange devono essere in grado di determinare i campi E e Hin tutti gi istanti ‘suocessivi, In termini del quadripotenziale cid significa che dati Ai(x; to) e db*(x, to) sulfiperpiano 1 = (a, le equazioni del campo devono essere in grado di deterinare Aj(x, ) dappertutio, Dunque devono essere equazioni differerziali del secondo ordine nella derivata temporale e quindi, per la covarianza, del secondo orcine anche nelle derivate spaziall. Ne segue che C deve contenere termini quadratic in 0:4’. Dunque C dovra essere una corrbinazione lineare di termini del tipo 0 (3.26) Li = aAlad? Ly = aa,ai Ly = GAA; Ly = AA‘ +600. Ricorciamo ora che, ai fini della deteminazione delle equaziori del moto, la densita di lagrangiana é determinata a meno diquadridvergenze. Cid permette ci sermpliicare' espressione dC. Ad esempio, potremo elivinare il termine A,0j0 A! = 0,(A,0! A") — (0;A)( 4°) avantaggio di @ANO'A') 61 Cosi procedende, tra i possibili termini costitutivi di gli nic indipendenti sono FyPo=(0A;-GANIA IA) ANAM) — AAP Pertanto potremo sorivere L=akyFS +b 0:A\0;4) + CAA’ ‘A questo punto possiamo usare Finvarianza delle equazioni di campo per trasfomazioni di gauge del quadripotenziale (2:5) Tale invarianza éautomatica se ladensita di lagrangianaé essastessainvariante per trasformazioni di gatige. Ora, mentre il termine F7¥ di é invariante per trasformazioni di gauge, li alti termini (e ogni loro combinazione lineare) non fo sono. Cid comporta che nelllespressione saitta per £ dovra essere b= = 0. Quindi le considerazioni fatte ci portano a postullare per il campo elettromagnetico una densita di lagranaiana del tipo Ca ak yh ‘Si pud verificare che, per ottenere dalle (3.8) le equazioni di propagazione del quadripoteriale (2.38), bisogna scogiere u = —} per cui Len(t)=—5hyFY (327) 3.4 Cenni sulle equazioni delle particelle con massa. 3.4.1 Il campo scalare scarico e l’equazione di Klein-Gordon. E noto dalla meccanica quantistica che Fenergia e la quantita ci moto di una particella sono rappresentati dagli operatori p= iO; eco’ c= in2 a E=05, msn (a= 123) (328) Quingi roperatore dalambertiano (2.8) non @ altro che oe znP) ‘Tenuto conto della (1.67), equazione di propagazione del quacripoterziale elettromagnetico (2.39) & consequenza della massa nulla dei fotori, fiz, 3.1 Confionto tril potenziale coulombiano e il potenziale di Yukawa, Si noti la mpida decrescita di ques ultimo per.ar> L(° > ro). Consideriamo ora un campo scalare neutro (x) (un solo grado di liberta interno) i cui quanti hanno massa a riposo m. La logica generalizzazione della (2.39) sara Cite) = LE — p00) =— me) ioe [+7160 =0 629) dove (3.30) @ una costante che ha le dimensioni delfirverso di una lunghezza, La (3.29) @ detta equazione di ‘Klein-Gordon, Essa pub essere ricavata dalle equazioni di Eulero-Lagrange (3.8) mediante la densita dilagangiana = F1o'o921400) 2200]. (31) Nel caso di un campo scalare statico con massa generato da una carica puntifomme g ferma nelforigine del sistema di riferimento, Fequazione che generalizza la (2.50) @ [V? +470) =960) Usando Io sviluppo in integrale oi Fourier della é(r) ¢ della dir) e procedendo come per la (2.51), Si ottiene oe) = fo ae Rap J Fn (3.32) dove n= (3.33) rappresenta il raggio di interazione (range) del campo. Nella fig. 3.1 @ stato riportato il confronto tra Tandamento del potenziale coulombiano (2.51) ¢ il potenziale (8.32) (potenziale di Yukawa). ‘Second la teoria quantistica dei carpi, interazione tra particelle avviene tramite lo scambio dei quanti del campo stesso, Nel caso delfinterazione elettromagnetica i quanti sono i atom che hanno massa nulla. Si noti che, a causa della presenza del fattore esponenziale nella (3.32), il poteriale statioo generato dallo scambio diparticelle con massa diversa da zero decresce molto pitl velocement del poterziale coulombiano (scambio di particelle di massa nulla) ¢, per r > ry il poterziale di Yukawa diviene praticamente trascurabile (potenziale a corto raggio). Inottre la (3.33) mostra che quanto pill grande @ lamassa della particella.seambiata in un processo d interazione, tanto minore @ il range delle forze in gioco. Tale risultato, ricavato in un caso abbastarza semplice, ha validita generale. 3.4.2 Le particelle a spin semintero e Pequazione di Dirac. Nel caso non relativistico, lo spazio ai Hibert per le particelle d spin 3 @ uno spazio di coppie ot urzioni Tappresentato dalla matrice a due righe e una colonna vibsd) vec) =| y 0c 0) (3.34) detto spinore a due componenti, Esso & defirito dalle seguenti proprieta di trasfomazione rispetto alle jone defirita dal versore n. rotazioni di un angolo attomo alla direzi Wost)=West) con U=exfigorn] (3.35) dove (1, 92, 04) (3.36) a=|° | on ¢ z o=|§ (37) 4 ‘sono le tre matrici di Pauli che assieme alla matrice Unita formano una base per tutte le matrici 2 x 2. Le (8.36) soddistano alle proprieta ci commutazione (3.38) Se indichiamo con w=|d ° (3.39) il sistema di base per gl spinori, la (3.34) si pud scrivere anche nella forma UOEGD =UyEsDK Hye + 840) ‘Sipuo verificare facilmente che le (8.39) sono autostati di PaitB+ ee oy cio’ PX. = Naa ox, = OX, 41) Poiché U @ unitaria, la quantita 0 (x; f(t) @ uno scalare Gio’ invariante rispetto ale rotazioni. Si ud anche dimostrare che «* (x; f)o~/(G« t) si trasforma come un vettore nello spazio tridimensional. Nel caso relativistico le cose sono pil: complicate. Innanzitutio wv) rappresenta una densita di probabil 0 di carica e quindi non pud essere invariant rispetto alle trasformazioni di Lorentz. ‘Sipud dimostrare che, in teoria della relativita, si possono definire due tipi di spinori a due component cche si dffererziano per il modo i trasformarsirispetio a una trasfomazione di Lorentz divelocita v <1 liretta lungo V'asse «x. Se fi indichiamo oon (7, € >, pil precisamente si ha che m1 )21 (B42) se 8.43) a=ivr gion) & b= (Re Plow) sitrasfomano come quadkivettor. Tramite gi spinori a due component ye 2 @ ora possibile costrirsi quantita invariantirispetto alle ‘trasformazioni di Lorentz. Infatti, usando Ie (3.42 e 43) si ottiene Least HL Gus joer =o + 00%) 6 e anagolga per yj». Quindi, per costruire degli invarianti rispetto alle trasformazioni di Lorentz, sono necessati due spinori a due component, Tramite , e y si possono costruire anche invarianti del fpo @Bi=eh~Bo-—Go~-B e gBi="ink-yioy,-B dove 5 @ un quadivettore. Se, per esempio, consideriamo il quadrivettore enercia-impulso p; dato dalla (1.62), alora dovra essere a 5. [5 -0-ples=invariante = mops (3.44) dove m @ una costantte scalare che non pud che essere la massa della particella rappresentata daghi spinor, € 1. Dalla (3.44) si ottiene Tequazione (op-Se =m, (645) Mottipicando entrarrbi i merrbri di questultima per cz « p+ & e tenendo conto delle proprieta (3.38) risulta che (o-p+)A, : (3.46) Le (8.45 € 46) formano un sistema di equazioni aocoppiate negli spinori a due component 2 € E interessante vedere come si comportano tali equazioni rispetto alle riflessioni spaziall. Per far cid, definiamo Foperatore parita P mediante le Pop P-1yQ0P. F(x) G47) dove /(x) @ una qualunque funzione, Allora, tenuto conto delle definizioni classiche di quantita ci moto momento angolare, siha P-lgP=0 Pippa p (3.48) Rispetto alle riflessioni spaziali la (8.45) si trasforma nel modo seguente Prlloo «p= EPPA P = [oo p+ EPP = mPa P e analoga per la (3.46); quind (3.49) cio’ i due spinori , @ 422 Non sono autestati di P (non hanno parita definita) e si trasformano luno nelfaltro. Per defirire spinori a due componenti che siano anche autostafi di P basta porre =hwry, a= Ale) YwahGeta) + (650) 66 Usandb le (8.49), si verifica facilmente che PP = alg PoypP=—atp 651) Inoltre, calle (3.45 e 46), si ricava che vq @ uy Soddisfano alle equazioni accoppiate (co- pig = (E+ me2)'p 52) (co-pyy= (E-mu Queste, considerando p ed € come all operator quantistic (3.28), rappresentano le equazioni fonda, relativistiche (equzioni di Dirac) di particelle cariche libere di spin 3 (per esempio elettroni). Nel caso di elettroni di cavica —« in un campo elettromagnetico di quadripotenziale Alaly, A) con la sostituzione classica Bopres 53) Ie (3.52) divengono [ox - (DHEA) = (E+ [eo (p+ EA) ey = (E+ Le (8.52e 54) ammettono unnumero di soluzioni doppio di quello che dovrebbero avere, Meta di esse iiferisoono a stati Gon valori negativi delfenergia € = +772 necT, Questa dificolté si presenta anche nella teoria relativistica classica, A causa della variazione continua delle variabili dinarriche lassiche, una particella di energia positiva non puo mai passare a uno stato di energia negativa. meg men. (54) Nella meccarica quantistica invece, potendo avvenire variazioni discontinue delenerdia, un elettrone iniziaimentein uno stato di energia cinetica positiva pud corrpiere una transizione in uno stato di energia negativa, Quindi nella meccanica quantistica gli stati con <0 non possono essere ignorati. Per dare [E| <0, allora ke (8.54) divengono uninterpretazione fisica a tali stati supponiamo che sia € = co + (—p-£A)]a lE| —ep—me2)uy (co (—p-EA)jey El-ep+ mea (3.55) (Queste coincidono con le (3.54) se si sostituisoe p> -P eo -e (Quiindi Ie solzioni con energia negativa delle (3.54) equivalgono a sokzioni di energia positiva per Particelle che hanno la stessa massa delfelettrone, una carica positiva « > Oe viaggiano in un campo elettrico estemo nella direzione opposta a quella del'elettrone. Tali particelle, previste teoricamente da 67 Dirac nel 1928 sulla base delfequazione (8.54) e osservate sperimentalmente da Anderson nel 1982 sono dette positrons ‘Secondo Dirac pero: “Non possiamo tuttavia asserire semplicemente che le sol.zioni con eneraia negativa rappresentino positroni, perché cid renderebbe erate tutte le relazioni dinamriche. Per esempio non @ affatto vero che un positrone ha ur‘energia cinetica negativa. Pertanto dotbiamo stabilire la teoria del positrone sulinee alquanto diverse. Supporremo che quasi tutti gf stati di energia negativa siano occupati con Un elettrone in ciascuno di essi in aocordo con il principio di Pauli. Uno stato di energia negativa non ‘ocaupato apparira ora come qualcosa dotato di energia positiva, poiché, per farfo scomparire, cio’ per riempirio, dovremmoaggiungere a esso un elettrone con energia positiva. Supporremo quindi che questi stati di energia negativa non occupati (buchi)rappresentino i positrori. ‘Queste ipotesi richiedono che nell universo vi sia dunque una distribuzione di elettroni con densi infirita, Un vuoto perfetto & rappresentato da una regione in cui tut gli stati di energia positiva non ‘sono Occupati mentre tutii quelli di energia negativa sono occupa. In un vuoto perfetto deve valere Tequazione di Maxwell V - E = 0. Cid significa che la distrauzione infirita di elettroni con energia negativa non porta alcun contributo al campo eletrico. Solo scostamenti dalla cistribuzione del vuoto Porteranno un contributo alla densita di carica » nel'equazione di Maxwell V -E = dp. Vi sara cunque un contributo —eper ogni stato occupato di energia positiva e un contribute eper ogni stato non occupato di energia negativa. II principio di esclusione impecisce orcinariamente che un elettrone di energia positiva compia delle transizioni a stati di eneraia negativa ocoupati, Sara tuttavia ancora possibile per un tale elettrone pervenire in uno stato di energia negativa non cocupato. In tal caso avremo che un elettrone @ un Positrone scompaiono simultaneamente mentre la loro energia viene emessa sotto forma di quanti di raciazione. I processo inverso consiste nella creazione di un elettrone e un positrone da parte della raciazione elettromagnetica. Per la simmetiia imposta dal principio di Pauli tra stati occupati e non ccaupati, la presente teoria é esserzialmente simmetrica tra elettronie positrori, Otterremmo una teoria equivalente se supponessimo che positroni fossero ke particele fondamnentali e che quasi tut gi stati di energia negativa per i positroni risultassero occupati interpretando perci6 un buco nella distribuzione dei positroni di energia negativa come un elettrone ordinario. LLo stesso tipo di teoria vale per qualungue particella di spin 4 sodkdstaoente Dirac (3.52). A tutti i fermion di una certa carica q @ associata quindi una particella della stessa massa e di carica opposta detta anche antiparticella (oppure, nel caso di particelle di spin semintero, ‘equazione di antifermione). Le (8.52) hanno quattro soluzioni indipendenti, due di energia positiva e due di energia negativa. Incichiamo con ta; € ti le SokZioni con £ > 0.€ con va € tb quelle Con E <0, Poiché dalle (3.52) si ha che quindi al limite p — 0 sopravvivono solo le due component di fpo b. Se rappresentiamo la partielle ‘mediante gf spinori a quattro componenti a va|% Up % us allora, ricordandosi delle (3.39 e 40), possiamo sorivere per le partioalle (€ > 0): 1 0 : m, = 3 j ms=—4 0) Perms = 5 | Petms=—5 0 0 perle antiparticelle (€ <0): 0 0 0 al 0 _ 1) Perm = 5 oO) Petms=—5 0 1 Indichiamo genericamente con M4 Ya |_| v2 te vs (3.56) M4 lo spinore a quattro componenti (sia esso di energia posiiva che negativa). Poiché dalla (3.39) Ie v', € {Up Si trasformano in modo opposto tispetto alle riflessioni,introducendo la matrioe 100 0 i288 as 00 0 1a @.51) si pud sovivere sinteticamente nel modo seguentte PP =f (3.58) Poiche per uno stato di energia negativa al mite p — 0 le due component inferiori sono Ie uniche diverse da zero, é evidente che Fantifermione ha parita opposta a quella del fermione. Usando le (8.50), lo spinore (8.56) si pud scrivere equind web = Goh er + ten) = usa We La quantita y'*/1) @ quindi invariante rispetto alle trasformazioni di Lorentz (\)""w non é invariante in Quanto contiene termini del tipo i» € vf'p1). Inotre uu & anche invariante ispetto alle riflessioni (ecalare) in quanto «!3,1'4 @ vf vp hanno la stessa parita. E possibile costruire invariant che cambiano segno rispetio alle riflessioni (pseudoscalari) introducendo la matrice o1 0 00 00 che, avendo elementi diversi da zero solo lungo fa diagonal ortogonale a quella principale, ha la proprieta di invertire la posizione delle quattro componenti dello spinore, Infatti (3.59) e quindi la quantita vt Dre -usey-vbel cambia segno rispetto alle riflessioni in quanto y, @ vz_ si trasformano in modo opposto rispetto a 4s vy. Lo spinore «3 & spesso indicato con il simbolo 7. Le equazioni di Dirac (8.52) si possono scrivere nella forma di uniunica equazione nello spinore a quattro component (3.55). Tenuto conto che e introducendo le matrici 5 (3.60) a’ a =a (v=1,2,3) Quindi le (3.52) si possono porre nella forma. fea ptmed=Ep (3.61) Moltipicando questtutima equazione a destra per —i 7 @, tenuto conto delle (3.28), siotiene aig) +4jv=0 E infine, introducendo le quattro matrici oY = Gor (vy = 1,23) ee eee) ‘Si @unge all’equazione di Dirac in forma covariante (Cin -O:+ wy (3.63) dove 116 dato dalla (8.30). La (. ) pud essere ricavata dalle equazioni di Eulero (3.8) tramite la densita dilagrangiana del campo di Dirac £30) = $I A+ Hl FiO +a. (3.64) 2 Notiamo che essendo 7-2; 0) una quantita invariante, Ty) si trasforma come un quadrivettore mentre Jy 50" sitrasforma come un quadtivettore assiale. Da cid che é stato detto, con gli spinori a ‘quattro component, usando le matrici (3.59 € 62) é possibile formare Ie seguenti correnti is = i scatare lis = Th5v pseudoscalare Gy = dy’ vettoriale (3.65) Ga = trae) assiale Gt = Thivy — tensoriale Concluddamo questa breve discussione sulla rappresentazione spinoriale dei fermioni osservando che, nel caso di un fermione di massa nulla, Ie (3.45 e 46) divengono (co-p= ey (co-p+8)e1 =0 a Tenulo conto che £ = -tc|p| a Seconda che si trati di particella 0 antiparticella, queste ecpivalgono allunica equazione ato (3.66) op Pl rappresenta Toperatore clicitt: cio’ la componente dello spin nella direzione della quantita di moto, Quindi i ferrrioni di massa nulla sono in uno stato di efit defirita inoltre particella € antiparticella hanno elicita opposta. In questo caso possono essere rappresentate ca spinori a due sole component. Formalmente si possono confinuare a usare spinori a quattro componenti osservando che, per = 0, fa (@.61) si riduce alla arp. + per E>0 pr’ -v pr E<0 Poiché, come si potrebbe faciimente verifcare, 5 commuta con le ai! (ma non con \F) per cui nel (3.67) caso m=0é una costante del moto. Essendo inoltre 72 = | , i suoi autovalori sono +1. Se si spezza la «in due parti tramite Fidentita (3.68) dove oo R= 30 : (668) allora gli autovalor di 75; sono dai dalle ao = HL ma 70) | due autostati di >; (3.70) rappresentano anche stati di elicita defirita e opposta alfautovalore di 75 « Infatti Pequazione (8.67) perv € vz Una volta moltpicata a sinistra per —7,, diviene (371) Poiché dalle defirizioni (3.59 e 60) —na=|5 2 se loo fa@.71) diviene o 0|P, fe 0], 8 0 o [PLR=|0 « [MLR= PLR che rappresenta due equazion’ identiche e uguali alla (3.66). Per stabilire se un dato ferrrione oi massa nulla @ destro o sinistro (e quindi rappresentato dalla vp 0 dalla v,), bisogna misurare la componente 72 del suo spin nella direzione del moto. Notiamo infine che, per le (3.48), P anticommuta con « e quind i ferrrioni di massa nulla non hanno parita defini, In tutte le reazioni in cul intervengono tall partcelle la Parité non pud quindi essere un buon numero quantico. 3.4.3 Ilcampo scalare carico, Consideriamo un campo scalare carico a due gradi di liberta intemi costituiti dalle funzioni di campo reali (8) € (x). Per la (831) la densité di lagrangiana del campo libero @ 1 2 Vi@’eNGe) +e] 72) mt Introducendo il campo scalare complesso (3.22), la (3.72) diviene Ls Le =—xl(0'6)(0:0) + 1? "9 . (3.73) Le equazioni del campo possono essere dedotte al solito modo dalle (3.8) e sono + p2]0( ae (3.74) La@.73) é chiaramenteinvariante rispetto alla tras formazionedi gauge globale(3:23) e la conseguente corrente conservata ticavata dalle (3.73 € 3.25) & FR) = il QW — ORE W] —- (8.75) Per ricavare fe equazioni del campo elettromagnetico in interazione con il campo scalare carioo, & necessario sorivere la densita di lagrangiana totale nella forma L(x) = Lem(X) + L(x) + Lint), (3.76) dove Lom(X) €d £3(%x) sono le densita i lagrangiana dei campi liberi date rispettivamente dalle (3.27) © (8.73) © Lin(X) @ la lagrangiana d jinterazione dipendente da entrarbi i campi. Osserviamo innanzitutto che, mentre Con @ invariante rispetto alla trasformazione di gauge (25), Ls ¢ invariante rispetto alla trasformazione di gauge globale (3.23) ma non rispetto alla tras formazione di gauge locale AIW=6@eiO™ | (8.77) Una rivetta per costruirsi Lix(x) & quella di di imporre che la lagrangiana totale (3.76) sia irvariante rispetio alle trasformazioni (00) +8200) oyeiene) 78) 73 Sia Lom che il termine di massa 426% che compare nella (8.73) Sono chiaramente invariantirispetto alle (3.78), II termine non irvariante @ il primo della (3.73), Infatt ASK) = E®MAGIX) + ied(XJEOMAAR) = = EIA + dL NGQEK®) Quindi, sostituendo nella (3.72) al posto della derivata 3; la derivata covariante definita dalla Di=O:-ieAiR) (3.79) siottiene che LelX) + Ln(8) = $0" + ieAlyo"(O,— edo + 120)] @ invariante rispetto allle (3.78). Sottraendo da questultima la (3.73), si ottiene che Lane) = 7 AIO) (3.80) FQ)=ie[6@OD* SF W=-S' WDM] (381) La (8.76) con le (827, 73 e 80) permette di ricavare dalle (3.8) sia Tequazione del campo etettromagnetico, sia quella del campo scalare carico in interazione con quello elettromagnetico. II procedimento pud essere usato anche per un carpo di Dirac in interazione con il campo elettromagnetico. Infatti anche il termine di massa della lagrangiana (3.64) é invariante rispetto alle (8.78) (con 'alposto dela 4). Quindi, sostituendo nella (3.64) D; al posto did; e sottraendo dal isultato ottenuto la lagrangiana libera nella forma (3.64), si ottiene che la densita di lagrangiana di interazione fra campo ferrrionico ed elettromagnetico ha ancora la forma (8.76) ma con (Questa rappresenta la gusta corrente vettoriale fermionica da oocoppiare al campo vettoriale 4; per formare una lagrangiana scalare, 3.44 I bosoni intermedi. La ricetta con cui sono stati introdotti i carpi carichi come sorgenti del campo elettromagnetico pub essere estesa e generalizzata. Sia ,, Un campo qualunque rappresentante un insieme di particelle della stessa massa e caratterizzate daun certo numero di gradi di fberta interni, Per costruire una teoria nella quale la lagrangiana Cn risult invariante rispetto alla trasformazione di gauge locale TOD (3.82) 74 dove yuna costantee Tj, sono gin. generator di un certo gruppo di trasformazioni, bisogna usare la seguente ricetta, Poiché Cm dipende sia dalle, che dalle sue derivate 0;,,per rendereinvariante la, pparte dipendente da), (generalmente contenuta nel termine di massa), basta non far corparire nella, lzgrangiana termini del po 1,0, 0 vu ma soltanto prodotti del tipo v1),. Per rendere invariante la parte cipendente dalle derivate, & necessario inveoe introdurre tanti carpi vettorial AY (v= quanti sono i generatori del gruppo T;. Se tall campi sono invariant rispetto a una tasformazione di a a 76 da oui risutta che, per distinguere due punti a distarza d, bisogna analizzare i dali ad alti momenti trasterti (y deve essere vicino al valore MAssIMO dna = 2 © 6 vicino al valore =); «fare 'esperimento a un'energia tale che sia fh 5 i Ge =20>5 dod p>y (4.4) ‘Se ka paticelia incidente ha una massa a riposo trasourabile rispetto alla sua energia cinetica, ponendo Epo la (4.4) diviene 197 MeV x fm 2 (45) Per provare sperimentalmente mediante elettroni che il nucleo atomico & composto da particelle (nucleoni) che si trovano a una distanza media di 1 fm, bisogna che energia del fascio incidente sia delfordine del MeV, Se si vuol inveoe stuciare la struttura di particelle di dimension’ inferior (come tutti ii adrori), & necessatio usare macchine acceleratrici di energia piu elevata. Con 1 GeV si sondano distanze delfordine di 10-!" — 10-"° om, con 10 GeV distarze delfordine di 10-!° cm e cosi 4.1.2. Proprieta generali di un processo d’urto. Usando la convenzione di attriouire allle particelle iniziali le lettere a e b e a quelle finall i numeri 1, 2, 3, ..., 11, Un generico processo unto pud essere schematizzato nel modo seguente atb=elt2t.ctn (4.6) Usando la siessa convenzione ria 6 la massa della particella « (stato iniziale) mentre rin é la massa della particelia 1 (Stato finale) ¢ cosi via. | prindpi di one della quantita di moto e delenergia per la reazione (4.6) si sorivono Pot oe (47) 4+G=38 8) oppure, introducendo Ie energie cinetiche (vedi (1 3) Ext E+Q ye 49) dove la quantita: - Q=(ma+m=Somie? (4.10) @ detto Q-valore della reazione. 7 * Se Q > 0, Fenergia cinetica totale dello stato finale @ maggiore di quella dello stato iniziale e la reazione @ detta esotermica, #Se Q <0, la reazione é detta endotermica. ‘* Una reazione con due soli comi nello stato iniziale € m2 = may mi = my € quindi Q = 0 @ detta etastica, fig, 41 Sistema di rferimento per un processo Purto, Tutte le reazioni non elastiche sia esotermiche che endotermiche sono dette iniclastiche, Spesso le reazioni inelastiche hanno nomi diversi a seconda del meccanismo che Ie produce. I principi di conservazione (49) ¢ (4.10) permettono di determinare i imiti di variablita delle quntita dimoto e delle energie delle particele final una volta note quelle iniziall. Una configurazione dello stato finale é determinata univocamente daglin vettor pe quind da 3n quantita [per esempio, dagli n moduli 17; @ dal comrispondenti angoli J; € ; (Vedi fig. 4.1)], Non tutte queste quantita sono perd indipendenti. Infatt il prindpio di conservazione della quantita di moto permette di detemminare univocamnente una quantita di moto finale in funzione delle tre 1 — 1 (e ci quelle irizial supposte note). II principio di Conservazione del'energia fissa invece il modulo di unvaltra quantita di moto finale. Quin, in defintiva risultano indipendenti 3n —4 quantita dinamiche delle partielle final, La loro misura permette di definire in modo univoco ka cinematica del processo. La scetta delle in — 4 quantita da misurare pud essere fatta in vari modi, Solitamente, preso un sistema di riferimento che ha come asse < la direzione della particella inziale incidente (fig. 4.1), si soelgono n — 2 energie (0 moduli delle quantita i moto) n — 1 angoli ; ed n—1 angok 2. 78 Molto spesso invece di usare le energie e gli angoli delle quantita ci moto finali che dipendono dalla ‘soelta del sistema di riferimento, si usano quantita invarianti rispetto alle trasformazioni di Lorentz (di Galileoin approssimazione non relativistica). 4.1.3 Sistemi di riferimento. | sister diriferimento pit: comunemente usati nei pr Il sistema di riferimento del laboratoric Nel sistema del laboratorio vengono usualmente misurati gli angoli d’urto, le energie e le quantita di moto delle partielle. Per due sole particelle esso @ definito dalle relazioni (4.11) Po=pe Nel seguito supporremo sempre che la partioella ) sia ferma nel leboratorio. Llenergia totale nel leboratorio assume quindi la forma f= my2+ YRE TRE (4.12) mente Fenergia cinetica & Ee=8— mg me (4.13) Dalle due precedent relazion si ricava facimente il modulo della quantita ol moto nel kaboratorio ene = VERE FIM) = Em Pam (4.14) IL sistema di riferimento del centro di massa. Iltiferimento del centro di massa permette uno studio teorico pit semplioe del fanomeno durto. Esso 6 definito dalle P=potp=0 Pa=Pi=P (4.15) questo caso Fenergia totale e Fenergia cinetica assumono la forma £=VPE TTB y (4.16) B= = mec? my? 17) ‘Quadrando due volte la (4.15) si ottiene la quantita di moto nel centro di massa in funzione-dell'energia (img? + migc2PI|E? — (Mac? = nay2)%] EF (4.18) 79 Notiamo che menire nel sistema del laboratorio fa particella b @ ferma, nel centro di massa si muove con velocita wae (2 net caso non relativistico) aa im Quindi si passa dal laboratorio al centro di massa mediante una trasformazione di Lorentz ( 0) % Q < Hex iE A Eso Ej=0 & A eprocesso elastico (ing =m, my =m, Q=0) BS H 1). Caso 6, <1 Posto 084,n = en Pon (@=12) 5 (4.43) 1a (4.37) viene sind, a n= arctan (Sa) @=12). (4.44) Si pub vetificare faciimente che la (4.44) cresce sempre alfaumentare di Jj. Quind 0. assume il suo massimo valoe per 0,, = 7. ¥andamento della (4.44) 8 rappresentato dalla curva della fig. 4.4 e si riferisce al caso etASti00 CON Mg = m2 My = my = 2ma.Nella (4:39) la soLZIONe con Hl segno negativo deve essere scartata € quindi le energée finali variano entro i iti Ma Mn VP ner.<_maltia Tae —D Sines (ma FF ~ on una corrispondenza biunivom fra angolo durto ed energia (vedi caso elastio). C4806, >1 Bye +0? (w= 1,2) Posto cos Ona Ongq = aoons(, (445) 1a(4.37) dviene _ Sinn cosa ae One =arctan (335%) (12. (4.46) Si pud facilmente verficare che la (4.46) ha un massimo ugualle a ORE = avesin(. (n=1, 2) (4.47) per On = Orga : (448) La tunzione (4.46) @ rappresentata dalla curva della fig. 4.5 (caso elastioo con 1 2ma). ‘A ogni angolo d'urto nel laboratorio eorrispondono due angoli nel centro di massa per i due possbi valor della (4.38) (in questo caso entrabi i segnii devono essere presi in considerazione). Ai due valori delfangolo nel centro di massa corrispondono anche due valori delfenergia della particella finale nel laboratorio (vedi (4.39). In questo caso a ogni angolo nel laboratorio corispondono particele di due diverse energie, [tte casicn =1, f>1 @ <1 possono verificarsi a tutte Ie energie, oppure, al'aumentare delenergia, vi pud essere una transizione fra un caso e Faltro. Cid dipende dalla natura del processo (esotermico, endotermico 0 elastico), dall'essere la particella ferma nel laboratorio la pit esante o la pit leggera e da quale particella finale viene osservata. 4.2 Sezioni d’urto e altre quantita misurabili 4.2.1 Sezioni d’urto. Sinora abbiamo cercato di stablire quali angoli € quali energie sono act bili alle particelle ello stato finale se le equazioni che regolano il loro moto sodkisfano a quelle proprieta di simmetria spazio- ‘temporale che conducono alla conservazione della quantita di moto e delenergia. In sostarza, é stato Visto come determinare Ie recioni dello spazio delle fasi inte da tali prindpi, Le regioni acoessbili dello spazio delle fasi non sono peré tutte ugualmente probabil e cid @ dovuto essenzialmente a due fattori: uno statistio (la probabilité che una particella abbia una quantita di moto p entroill volume dello 86 ‘spazio dei momenti ip @ proporzionale a cip) e uno dinamico in quanto, a seconda dl tipo ci forze in gioco, certe regiori dello spazio delle fasi possono essere favorite rispetto ad altre, CConsideriamo la reazione con 1 corpi nello stato finale (4.6). Per fissare le idee, supporiamo che dopo Turto la particella 2 abbia una quantita di moto pz entro il volume «pz, fa particella 3. py entro il Volume pss... € la partioella (n— 1)" p, entroil volume dp,1. La conservazione della quantita di ‘moto totale permette dideteninare univocamente py, mentre la conservazione dall’energia totale fissa Fenergia della particella 1. Se incichiamo con PANO, 22020058 Ay Fn Baye il numero totale di particelle delle quali nel unfit di tempo quelle dtipo | vanno in d= sin Oya quelle di tipo 2 vanno in di, = sin ézdil, con energia cinetica in dE, quelle di tipo n—1 vannoin d2,,-1 = sin0),-1d8,,1 Con energia cineticain dE. 5 tale quantita é proporzionale sia agli elementi di volume indipendenti dello spazio delle fasi che al fuss incidente per cui PANO nis Faas Eas v00s Bet) = = (01, P15 ++ 1 Onats Pati Eas + +1 En—1) fated « dyad Ea «Ena (4.49) dove dai = PaNolVo— Val = PpNal¥o — Val (4.50) rappresenta il numero di particelle iniziali che collidono nelfunita di tempo e per unita di superficie erpendioolarmente alla direzione della velocita relativa; Ni, € Ni, sono i numeri di panicelle iniziali oinvolte nel processo mentre p,,€ /4, sono le loro densita, La quantita o@1,e1; rocesso, Essa ha le dimensioni di una superficie divisa una eneraia elevata alla n — 2 si misura in trots Ba--)Ena) @ deta sezione Curto differenziale del ban ° millibam ° microban: Wevy= Wevy'= Wey? Lam = 1 b= 107% om? = 10? mb= 10° wb. 87 ‘Sezioni 'urto differenziali paiali si possono ottenere dalla (4.50) integrando su alcune delle variabili indipendenti. Integrando su tutte le variabili si ottiene la sezione d'urto integrale ote) = fore che ha le dimensioni di una superficie e dipende soltanto dall'energia cinetica totale E Se Tenergia cinetica del canal iniziale @ superiore alla soglia di piti processi, cioé se sono possbil On 1s Pati By «+s Ena) «dnd Ey... dE pa (451) reazioni del tipo a +b=0+b — reazione elastica (452) 344 34547 eazioni inelastiche Sen, fa somma delle sezioni durto integral relative a tutti processi o(E) =oe(E) + o£) + on(E) +... = 06(E) + 0a(E) (4.53) dicesi se a(E) @anche chiamata sezione Purto Cassorbimento, Nel caso di un processo con due soli comp nello stato finale la sezione dlurto ciffererciale dipende soltanto dagii angof di una delle due partioelle final. La (4.49) infatti diviene LENO ja BY ione urto totale. Lasomma delle sezioni uno integrali relative a tutte le reazioni inelastiche 0.2) (4.54) ela sezione duro integrale sara of) = J o0,gd2 (455) Sia la (4.54) che la (4.55) hanno le dimensioni di una superiicie. Poiche la quantita 2.(0.0) @ imvartante, deve avere Io stesso valore nel centro oi massa e nel laboratorio; quind o(Oesex)dQ = OO.) : (458) Dalla (4.36) si ottiene per il caso non relatvistico 3 ee) = LAR E 0,0) «sn dove c@ dato dalla (4.37) con 1 = 1 0 2. Dalle (4.56 € 57) si ha inotire che (458) Nei processi ad altissima energia 0 comunque in tutti quellinei quali sono aperti pit canal con mote Particelle, lo studio particolareggiato dei singoll eventi é piuttosto complicato. Conviene allora fissare 88 Fatterzione su una sola particella finale raggruppando insieme tutte le alte. Infati,nello studio inclusive ella reazione a+b==> | +particelle di diversi stati finali (4.59) ii limita alla misura delle quantita cinematiche (energia e angoll) e del numero di partioelle emesse per unit di tempo della sola particella 1. Si definisce in tal modo la sezione urto indusiva (EB, 91) = Oana 4.00) ENE 0,9) = ENE) (4.61) Nella (4.61) la somaya su tutti possibil stat finali (generalmente non noti) che concorrono alll (4.59) nei singoli termini al secondo membro é sottintesa Fintegrazione su tutte le variabili cinematiche delle altre particalle tranne owiamente la 1. fig. 4.6 Misura della sezione Puro totale con esperimenti di trasmissione, 4.2.2 Cammino libero medio e coefficiente di assorbimento. La sezione duno totale pud essere misurata direttamente mediante misure di trasmrissione. Consideriamo la seguente esperienza, Un fascio di particelle di tipo « di fusso (0) incide suun mezzo costituito da partielle ditipobe di densita p, (fg. 4.6). Sia j(s)ilflusso alluscita del mezzodi spessare s. Se (x) @ilffussoalla profondta.r entro Fassorbitore, l'attenuazione «j(.r) del fascio nell'attraversamento dello spessore cir @ dovuta al numero di paricelle j(r),7eckr che per unita oi superficie e di tempo ‘sono deviate a tutti gli angol e al numero di particellej(.r)pycavlr che per unit di superficie e di tempo spariscono dal canale finale per effetto di urti inelastic’. Quindi ie) = j@)p6(Fe + adele = je) pyre eintegrando fra 0 ed s si cttiene IOC =IVTR « (462) La quantita He = or (463) Si chiama coef ficiente di assorbimento lineare del mezzo b per le particelle di tipo ae ha le dimensioni di una lunghezza. La quantita 1 — (4.64) Pom (ae) @illibero cumminomediodelle partielle a nel mezzo b. Se indichiamo con 1 la massa totale incontrata per unita ci superficie dalle particelleincidenti lungollltratto s (misurata in griom?), poiché s = 2, la (462) diviene JOM) = FOer~™ (4.65) dove _ Hany _ or Fon = Eg, (4.66) det eve ficiente di assorbimento di massa @ si misurain om? /or. 4.2.3 Probabilita di transizione e vita media. Consideriamo un sistema di particelle in uno stato quantico i che, per effetto della transizione ist Possono passare nello stato quantico f. La probabilta per unita di tempo 7 che una particella effettui ‘ale transizione passando in un qualsiasi stato quantico f @ uguale al rapporto fra il numero di partioelle er unita di tempo 4 che effettuano tall transizioni e il numero diparticelle Vj presenti nello stato i; cio’ RaSh (467) fra dove la somma va fatta su tutti gli sta final f diversi da quello iniziale, Integrando si ottiene N(Q)= NOH" = NOewF (4.68) (4.69) @ detta vita media dello stato F, Se si pone a i 1 (4.70) dove ri rappresenta la vita media parziale del processoi =, dalla (4,67) si ottiene aL 4.24 Principio di reciprocita delle reazioni. Consideriamo un volume V entro il quale si trovano particelle del fipo a, b, 1 @ 2 in equilbrio termodinamico. Supporiamo inolre che fra le quattro particelle possano aweerire le due reazioni a+b => 142 reazionediretia 142 => a+b reazioneinversa ‘Siano Ie energie cinetiche degli stat iniziali delle due reazioni nel centro di massa. Dalla (4.54) il numero di Provessi diretti per unit di tempo che portano la particella finale 1 nell'angolo solido 12: a partire da uno stato iniziale di energia Ginetica Fr @ dato dalla Ni BP Nec Ec O15 21) = Jutta (Or 1) Vath dir Or Py), dove ti @ fa velocita relativa iniziale del processo diretto, Integrando, il numero di processi dretti che portano la particella 1 a un qualungue angolo Née( Ea) = > vanerie( Ear) (4.71) dove o( Ei) é la Sezione duro integrale non polarizzata. Ricordiamo che il numero di stati iniziali del rocesso diretto che hanno il modulo della quantita di moto compreso fra pas € Pas + druo @ (volume ello spazio delle fasiintegrato sugli angoli dip.) Ar (25a-+ 1)2sp + WV evstP ad © cuind il numero di stati di energia compresa fra Har © Fair + ir Sara Am(2sa+ Qs» + DV iapPabel Ee + (4.72) a alle (4.71 € 72) siricava cheil numero di reazioni dirette per unita di tempo che hanno energia compresa fra Foi © Ein + Ur © dNéi NaNo(2su +1)(280+ Noe (FexvitEae + (4.73) ‘Analogamente per la reazione inversa si trova dNiw N3(2s1 + 1)(2s2+ Dow Env pad By (4.74) Alf equiliorio, il numero di reazioni dette per urita di tempo deve essere uguale al numero di reazioni inverse. Supposto Ni, = Ni = Ni = No @ Ege= Fi = E, uguagliando ka (4.73) alla (4.74) si ottiene Pac E) _ pp(2s1 + N22 +1) andE) ~ PCF FD) (47s) relazione che va sotto il nome di principio di reciprocith delle renzioni oppure principio det bitancio dettagliato. 4.3 Elementi di teoria dell'urto da un potenziale centrale. Tratteremo ora il fenomeno durto da parte di un poteriale station nell'ambito della meccarica quantistica non relativisica che si fonda sulfequazione di Schréinger Fev + V(r wa) =n on dove e 77 1a a Bat Sino) 4 an) = Matte T=M—-To (a) atm sono rispettivamente Foperatore di Laplace, loperatore momento angolare orbitale, la massa ricotta e la coortinata relativa delle due particelle interagenti. Poiché fa (4.76) @ invariante rispetto alle ‘rasformazioni di Galileo e quindi non é contemplata la trasformazione della massa a riposo in energia, inetica e viceversa, Tunico processo durto possibile con un potenziale reale V(r) @ quello elastico. | risultati che otterremo possono quindi essere appicati solo ai pocti casi pratici nei quali Penergia del moto relativo dello stato iniziale @ sufficentemente bassa da permettere Fuso della cinematica non relativisica e nei qual unico canale finale aperio & quello elastico, Ciononostante vedremo in ‘seguito che, mediante Vintroduzione di un poterviale complesso, alcuri risutai possono essere estesi a processi elastic in concorrenza con eventuali processi inelastici aperti. 92 liprocesso durto @ certamente Un fentomeno dipendente dal tempo e andrebbe affrontato mediante Tequazione temporale (4.76). Se perd ci si pone a un tempo molto lontano da quello di aovensione del fascio di panticelle incidenti, si pud supporre con buona approssimazione che la densitl di partielle (Sia incidenti che diffuse) sia incipendente dal tempo in ogni punto dello spazio. Essendo quingi (rs)? = costante WOes8) = U@rk)en PEt (4.80) Tequazione (4.76) diene eeeve wk) = Bu(rsk) (4.81) dove rappresenta lenergia cinetica del moto relativo Lipo k= pve (4.82) (4.83) che ha le cimensioni di una [linghezzal~2, a (4.81) si pud scrivere nella forma pit sintetica V+ RWink) =UMUEkK - (4.84) Nel seguito supporremo sempre che il poterziale V (e quindi anche U) sia centrale cio’ dipendente ‘solo dal modu di r. Cid introduce nel fenomeno d’urto una simmetria assiale rispetto alla direzione diincidenza per cui la sezione durto cifferenziale dipende solo dall'angolo 0. Nel caso in oui V(r) = 0 la (4.84) diviene 2+ Je) =0 (4.85) cche rappresenta lequazione oi una particellafibera le cui soluzioni sono le one pane ott; = ar otek) = ore . (4.88) Il fattore numerico davanti alle (4.86) é stato messo in modo tale che [er temetr)te = 6K) dove al secondo termine compare la funzione é di Dirac. 4.3.1 Ampiezza e sezione d’urto elastica. CConsideriamo un processo d'urto elastico fra due partielle di massa ridotta 1 ¢ interagenti tramite un Poteriale centrale V(r). Lequazione di Schrodinger (4.84) deve soddistfare alle sequent condizioni al ir sk) = 00 BOE = Yn an (487) Tim dove in © vax Sono Urvonda piana incidente e urvonda sferica uscente, La quantita /(0) che rappresenta Fampiezza del'onda sferica diffusa @ detta ampiezza cPurto e, nel caso in cull poteriale centrale, dipende solo dalfangolo 0 (ig. 4.7). diezione dincidenza fig. 4.7 Sistema di coordinate per un processo durto. Se indictiamo con jn(") € jow(") rispettivamente il flusso entrante il flusso uscente, i numero di particelle deviate nell'unita di tempo nell’angolo solido di? = sin fiddly sara dV(8) = jaa(r)%d@ quinai data (4.54) = daar), 00) = ee (488) | fussi entrante ed uscente si possono calcolare dal modulo del vettore corrente di prababititd teil) = ghle" Ek IWele keV" I) (489) dove V rappresenta l'operatore graciente. Si ottengono quindi per i flussi le espressioni seguenti 1 inl) = apt = 1 or Jolt) = ay dove v é il modulo della velocité relativa, Quindi in defiritiva dalla (4.88) o@=OP + (490) 94 La corrente della furzione cfonda asintotica é stata cakoolata introduoendo nella (4.89) tin() © vg") ‘separatamente e cioé senza tener conto dei termini di interfererza che inevitabilmente comparirebbero ‘se si caloolasse il fusso totale usando tutta fa (4.87) (la j(r; k) non é lineare nella funzione d'onda). In pratica perd le particelle incidenti e quelle diffuse sono separate da cispositivi di colimazione. Poich® (0) pon varia motto rapidamente con Fangolo, nel punto cfosservazione (vedi fig. 4.8) é presente soltanto il termine joxs(r)s mentre il flusso incidents si pud caloolare tenendo conto solo delfonda. Fiana; infatti nella parte di spazio dalla quale provengono le particelle incident, lontano dalla zona di interazione il termine che contiene (0) & praticamente trascurcbile. collimatore ; punto dosservazione Tees HHI ne entrante Hitt ts Hierity Hiei bien eee ‘onda sferica uscente Wl i ul 1 i MI hi piana || hi hn UH 1 ul ur Hn fig. 4.8. Dispositivo sperimentale per un processo duno. Per effetto del dispositive di collimazione, Ponda piana ‘entrante si riduce in un fascio che ha intensit trascurabile ad angoli durto maggiori di zero. 4.3.2. Sviluppo in onde parziali dell’ampiezza d’urto. Se il poterziale @ centrale, la (4.84) pud essere separata in una parte radiale e una parte angotare ponendo Wk) = Rel k)Yemn(0) (4.91) dove Yem(0,) sono ke funzioni sferiche autofunzioni del momento angolare (4.88) (vedi (A.13) del Appendice A) € F(rsk) @ sokuzione della ld,od\_ +) _,, p= alg) SE -UORAK)=0 (4.92) I Posto (4.93) fa (4.91) dviene 2 Be LY _veymiay=o (494) che @ formalmente uguale all'equazione di Schrécinger unidimensionale dove al posto del poterviale U(9) compare il potenciale efficace Uarlr) =U) + an Nel caso U(r) = 0 Pequazione @ ' Brie Vinny =0 (495) haper soluzioni null alforigine velker) = (hr jek) (4,96) dove Jje(krr) sono le furzioni sferiche di Bessel [vedi (A.3)] che per — 00 si comportano come la (A.14) ecoe slim ep(hr) = sin(hr— HB) er or), (497) Le autofurzioni della particella libera c’* possono essere svilippate in serie delle autofurzioni del momento angolare Yj,,,(0, 2). Se si soegiie come asse polare la direzione di k, le funzioni sferiche si riducono ai polinom di Legendre (vedi appendice A) per cui si ottiene r= Slor+ DitjlkryP(cos) (498) a Come nel caso della particella libera, la soluzione della (4.91) regolare allorigine e che si comporta allinfinito secondo la (4.87) pud essere sviluppata in onde parziali Sia OK) = Fe LL+ Dil Felr-h) Poors) (4.99) Se la sozione della (4.84) saritta in modo tale che per U(r) = 0 coincida con la (4:98) (per U(r) = 0, felt k) = (kr )je(r)). Perr — 00 Jfu(rsk) avra un andamento analogo a (hr')e(hr) (vedi (497) modficato per® nelf'ampiezza e nella fase per effetto del potenziale di interazione; cioe lt fesh) = Cosine (4.100) Quindi per (Jr) — 00 la (4.99) civiene dm fo) = Eber + DitCesin(kr — x PO)Pi(cos8) = (4.101) = = ge Sere pilcloe-S09 e607 (08) & Uguagiando quest utima relazione ala (487) (serza il fattore di normelizzazione =) nella quale Fonda piana entrante @ stata sostivita dal suo sviluppo in onde parziali (4.98), si otiene 0 = 5b Se+ 1p (aly Ce — NEMO F = GerH 1) CHB] a Poiche il primo membro reppresenta urfonda sferica usoente, il coetficiente delonda sferica entrante al secondo membro deve annullarsi; cio Ge (4.102) cain f= Le + 1)(Se— Pees) (4.108) dove ae, (4.104) La(4.103) rappresenta lo sviluppo in onde parziali del'ampiezza d'urto elastico (caso di particelle senza spin). Linsieme delle quantita 5S; viene detto matrice d'urto 0 semplicemente matrice S anche se nel caso in esame non si tratta di una matrice in quanto la.S; dipende da un solo indice. Poiché le 6c sono reali, a matrice S ha modulo 1. Come nella fisica atomica, a ogni onda parziale caratterizzata da un deterrrinato valore di (si fa conispondere una lettera. Si parlera quindi di cnuda s nel caso ( =0, dona, |, di onda d nel caso ¢ = 2, di oncia f nel caso ¢ = 3 seguendo quindi Fordine alfabtion Prel caso (= per le onde con f > 3. Usandb le (4.102) ¢ (4.104), a (4.100) diviene tm JO= Gl FH40 — Sele F +00) (4.105) dalla quale risulta che fonda sferica uscente é sfasata rispetto a quella entrante di 25;. Le quantita 6; ‘sono dette s/asamenti asintotici dell’ (™ onda parziale ¢ dpendono dall'energia. Dallle (4.90) e (4.103) ‘si pud ricavare la sezione d'urto differenziale 1S 2 = Gale +DS-DR(owKP (4.106) =f Integrando sulPangolo, tenendo conto delle proprieta di ortogonalita dei polinomi di Legendre (A.6), si ottiene la sezione durto integrale a [ofoataso) = 1 + sine (4.107) 7 Nel caso di un poterziale di interazione a corto raggio dazione (praticamente trascurabile per 7 maggiore di un certo 1), contributo alla sezione duro diferenziale da parte delle onde parziali maggiori di fax = KR (4.108) @piooob. Infati, con un ragionamento di tipo dassico, possiamo dire che le parioalle che incidono con lun momento angolare maggiore di fmax Sono quelle che, avendo un parametro dlurto maggiore di F, interagiscono sempre piti debokmente al'aumentare di ¢ (nel caso di una buca di potenziale le 6 sono nulle per ¢ > frex (fig. 4.9). fig. 4.9 Traetorie di panticelle classiche neutre interagenti con potenziale a conto regio, Le particele incidenti ‘che hanno un parametto Purto superiore al raggio del potenviale non interagiscono. 43.3. Linterazione coulombiana in meccanica classica (Rutherford). Linterazione coulombiana presenta un interesse particolare dal punto di vista applicativo in quanto la maggior parte delle particelle hanno una carica elettrca. Inoltre il problema delfurto da un campo ‘coulombiano generato da una carica puntiforme @ uno dei pochi che si sappia risolvere esattamente sia in meccanica dlassica che in meccanica quantistica. Cominciamo con il calolare la sezione d'urto ‘coulombiana non relativistica fra due cariche puntiformi Z; ¢ € Z2 usando la meccanica classica (sezione urto di Ruther ford). ‘iano im, @ mn. le masse delle due particelleinteragenti. E noto dalla fisica classica che il problema di due corpi si pud riduire al problema del moto di un corpo solo i massa pari alla massa ridotia 1 (vedi (4.79)) che interagisce con un centro di forza fisso. La particella incidente, proveniente dalfinfinito con velocit v ed energia totale £ = 4).02, entra nel campo coulombiano a lungo raggio d'azione dato dalfenergia poterciale We ZaZx2\2k _ 12 Qk Re Or (4.109) 2 ven = 22 98 ove @ il numero dionda e la quantita adimensionale Aka n= Ean=€ Clan in (4.110) @ detto purametro di Sommer feld. Come @ noio, la partioella descrivera una traettoria iperbolica di equazione @)_1~sin($) re)= Daa) (4.111) dove re } sono le coordinate polari che individuano la sua posizione lungo la sua traettoria (vedi fig. 4.10), 0 @ langolo durto e ra(0) = ap" er) (4.112) ‘sono rispettivamente la minima distanza dal centro diflusore raggiunta dalla particella lungo la traettoria, che porta al generico angolo //e la minima distarza assoluta dal centro diffusore che si ha per un angolo @uguale a = (ka partcella urtante rincula indietro), traicttoria coulombiana \ centro di forza del potenziale coulombiano fig. 4.10 Sistem di riferimento peril fenomeno duno da un potervale coulombiano repulsivo (Rutherford. La ‘raettoria& uniperbole equilatera di equazione data dalla (44111). Sia b il parametro urto doe la distarza tra il primo asintoto della traettoria iperbolica e la retta a ess0 parallels e passante per il centro di forza (vedi fig. 4.10). Uguagiiando il momento angolare della Particella allinfinito al suo valore nel punto di massimo awvicinamento si ottiene _ Abe ra) dalla quale, tenuito conto delle (4.110 e 111), risulta che 13O)=rara) 4.113) Da questiitima relazione @ evidente che esiste una corrispondenza tra le particele che incidono sul bersaglio oon un certo parametro cfurto d e quelle che sono deviate all'angolo 0. Se incichiamo con jn il fusso incidente, il numero di partielle che vengono cifluse per urita ditempo tra e0-+-d0 sono quelle che hanno un parametro d'urto compreso tra b eb +b, cio’ (vedi fig. 4.10) Groth Tenuto conto della definzione (4.54) e delle (4.113, 111 ¢ 112), lasezione duo ciffererziale di Rutherford risulta quindi avere la forma Ave! 1 Onan = TE STE (4.114) Landamento della (114) é stato riportato nella fig. 4.11. La curva diverge per 0 — 0 come 0-. Tale divergenza é dovuta al lungo raggio d'azione della forza coulorbiana che tende a zero con la distanza comer", fig. 4.11 Andamento del logaritmo della sezione d"uto di Rutherford in funzione dell'angolo d'urto.. 100 4.3 Linterazione coulombiana in meccanica quantistica. Lo stesso problema pud essere risotto anche in meccanica quantistica non relativistica usando Fequazione di Schrédinger. Qui ci limiteremo a fomire solo i risultati e a discutere le differenze tra la trattazione quantistica e quella classica, Con il potenziale coulobiano (4,109) la (4.84) si sive WHeVeR =e (4.115) Lampiezza durto coulombiana ottenuta risolvendo esattamente la (4.115) & 2 2 nk? §)-200] 09 = asl + in)] (a.tt6) ove la funzione I'(2) & definita nel Appendioe A.2, lI modo al quadrato della (4.116) fornisce per la sezione c'urto differenziale coulomibiana ancora la sezione durto di Rutherford (4.114). La dfferenza tra il caso classico e quello quantistioo sta nel fatto che, mentre nel caso Classico (le traiettorie coulombiane sono perfettamente definite dalle sokzioni delfequazione del moto f = ma) la sezione dlurto viene valutata direttamente dalla sua definizione ‘operativa (4.54), nel caso quantistioo bisognia passare per il calcolo di un’ampiezza durto generakmente immaginaria, Cid porta a sostarviali dfferenze in moti casi, Infatti la fase della (4.16) dioca un ruolo importante sia nel caso del'urto fra partoelle identiche che in quello in cui, oltre Finterazione coulombiana, intervengano forze di natura diversa, Nelfurto tra particelle identiche, poiché dopo Turto non é possibile distinguere fra la particella urtata quella urtante (come invece avviene nel caso classico), la sezione d'urto differenziale deve essere caloolata quacrando la somma delfampiezza durto all'angolo 0 con quella a 7 —0 (somma ooerente dei due Conttibuti), Goe oO=O+IG-OP . (4.117) Con le (4.116 e 117),a sezione d'urto Colombiana fra due particelle identiche di massa m diviene (sezione diurto di Mott) Abe 1 | 1 _awlnlosttar*$) ate) “GE? \ ant * cost ~~ sn Goo? " ove illprimotermine ¢ identioo alla (4.114) el tezo termine rappresenta linterferercattra /(0) e /(=—6)- 4.3.5 Urto da un potenziale a corto raggio in presenza dell'interazione coulom- biana. Poiché il potenziale coulombiaio @ centrale, anche la funzione cfonda coulorbiana pud essere ssviluppata in onde parziali e gli sfasamenti asintotici coulor-biari, che indicheremo semplicemente con oe, Possono essere caloolati esattamente risolvendo Fequazione di Soré hy tutte fe traiettorie sono esteme alla zona di influenza di U(r) e quindi sono ‘Petboliche Iungo tutto il percorso. Inoltre gf angoli dlurto sono minoti di. Se : 2 Tm >R 08 keh oppure BR AEH (4.121) tutte fe traiettorie sono puramente coulorbiane € la sezione d'urto é uguale a quella di Rutherford, Lenergia . @ detta barriera oulombiana, Ritomiamo ora al problema quantistio. Per analogia con quello classico possiamo dire che se il momento angolare (> ln = bg = hie = VRRP 2A (4.122) allora gi stasamenti asintotici sono tutti uguali a quelli coulombiani oy ; nvece, Per f < fg, le by Sono deterrrinate dal poterviale totale (coulombiano + corto raggio) in modo complicato. conveniente pero defirire gi sfasamenti bye =8e— oe (4.123) che hanno la proprieté di essere praticamente nulli per ¢ > f, @ nei quali sono concentrate tutte le Informazioni sul poterziale a corto raggio (sono perd ancora influenzate dalla coulombiana). Quindi 102 traiettoria della particella devintn solo dal povenrinle coulombinne 0x0, potenziale a corto raggio fig, 4.12 Interavione di una particella da un potenziale coulombiano in preserza di un potenziale a corto raggio. Ad angoli ’utto inferiori al’ angalo di contatto la trettoria & determineta dalla sola interzzione coulombiana. Possiamo sorivere la matrioe S (4.104) nella foma_ Spa lor) (4.124) Per cui Fampiezza dlurto (4.103) dviene 100) = oe Sf Ql [HCH — 11 P0080) = % a Bs eur yee" [een “ iio 4) “ dove fo(0) dato dalla (4.116). Con I introcuzione delle 6,,¢ si ha il grande vantaggio che, nella ‘sommatoria al secondo memrbro della (4.125), in pratica si amtiva fino a /. ll secondo termine della (4.126) @ comunemente chiamato Tampiezza del potenziale a corto raggio (nucleare) U(r). Notiamo infine che nella sezione diurto differenziale compare inevitabimente anche il termine dinterferenca fra Tampiezza coulombiana e il resto. E proprio dalla determinazione del segno di tale termine che alle volte possibile valutare se il potenziale (1) ha lo stesso Segnio 0 segno oppasto a quello coulobiano € cio’ se é atrattivo o repubsivo, E evidente che se 'energia della paticella incidente é inferiore alla bartiera colombiana, la Sezione furto é uguale a quella di Rutherford, In questo caso non possibile ottenere nessuna informazione sul Poterwiale U(r) dallurto elastico. Alraumentare delfenergia, un numero sempre maggiore di momenti angolari vengono influenzati da U(r) € la sezione d'urto tende a deviare dalfandamento di Rutherford Partendo dag angoli grandi per arrivare ad angoli anche picooli a energie motto maggiori della barriera coulombiana. 103 4.3.6 Determinazione sperimentale degli sfasamenti asintotici. Nel caso di interazione con un poteniale a corto raggio, gli sfasamenti asintotici che determinano il processo a una fissata energia della partcellaincidente, possono essere determrinati sperimentalment dalla misura delle sezioni durto. Come é stato detto, nelle sommatorie che compaiono nella (4,103) (caso serza poterviale coulombiano) e nella (4.125) (caso con coulombiano) il numero di onde parziali che contribuiscono al proceso é praticamente definito dalle (4.108) e (4.122) e dipende quindi dalfenergia. ALmentando Fenergia aumenta ke quindl anche il numero di onde parziali da prendere in considerazione. Se lenergia é molto elevata e il numero di onde parziali diventa superiore ad aleune Unita, la loro determinazione sperimentale risutla praticamente impossible, Consideriamo per sempilicit il caso in cul il potenziale coulombiano é assente. Se Turto awiene fra particelle cariche le relaziori saranno pit! complicate ma la sostanza del metodo rimane la stessa. La sezione diurto differenciale (4.106) & data approssimativamente dalla oy oO) = p! SL+DS-YR(wOP (4.126) a Tenuto conto che fe (cis) sono pokinomi di grado ¢ in cxs0 [edi (A.10)], la (4.126) si pud anche sarivere nella forma we (0) = B SY Anos)” (4127) ih dove i coeffcienti 4,,, sono furzioni note degli sfasamenti asintotici é;. Per esempio, Se lnx = 0, Si PU facimente verificare che 21 cos2%) ek sezione d'urto differerziale @ isotropa nel centro di massa cioé non dipende dall'angolo durto. Se ‘rey = |, allora la Sezione dfurto diventa una parabola in ors 0 cio’ oO) qeltot Ayoos0 + Apcos? 6] dove Shoos(Go — 61) —cxs2hy—CxB2Ay] Ay Ay= f(a 20) 5 301-8251) In generale, dato (ax, Vi SOMO Firax + 1 COBHECIENE Ay, @ fac + 1 iNCOgnite 6,. La loro determinazione Sieffettua usando il metodo dei minimi quadati mediante appositi programm di caloolo numerioo, ‘Supponiamo che i dati sperimentali consistano in n determinazioni della sezione durto differenziale elastica zper(Ji) Con 7 = 1s++.,7 (a Sezione durto viene misurata nel sistema del Laboratorio ma @ facile ottenere i valori nel centro di massa). Sia Ao; ' errore della czpe(0;). II massimo aocordo complessivo (best fit) fra i valori sperimentali ela forma matematica (4.127) si realizza imponendo la 104 ccondizione che sia minima la quantita Gi appositi programm di caloolonumerico forrisoono quindii valor delle 4, iloro errori A.A, eilvalore mirimo del x? che ha prodotto lottimizzazione, Naturalmente per far cid bisognerebbe conoscere il valore di (max. In effetti la (4.108) ne fomisoe solo Fordine di grandezza in quanto é stata ottenuta mediante un ragionamento semiclassioo, Per ottenere un valore di max PiU attendibile, basta procedere a successive ottimizzazioni con valori di fm Crescent II Suo valore pit! significative sara quello per il quake Fotimizzazione suocessiva (Con UN fm aumentato di una unit) non produce Un significative abbassamento del mirimo valore diy. Una volta determinati i coefficient Am, con appositi programmi @ possibile ricavare gli sfasamenti asintotic 3. Da quanto abbiamo detto, il problema fornisoe 2fmax + 1 €quaZIONI € (max + | incognite. Quindi @ possibile usllzzare le equazioni in pil per determinare la soluzione fisicamente acoettabile fra Ie tante che fomiscono le equazioni di parterza. II problema perd non é sempre cosi semplice. Infatt, ‘nei casi pratic, il numero di stasamenti asintotici da determinare @ supetiore a fax + 1. C16 & dovuto al fatto che motte particelle interagenti hanno uno spin s (momento angolare intrinseco) che si acooppia con il momento angolare orbitale ¢ per formare il momento angalare totale j. In questi casi gii stati (@ quindi gli sfasamenti asintotici) devono essere caratterizzati dai valori di j, s ed ¢ Per esempio, come veckemo nel Capitolo 5, nelfturto di mesoni = (spin s = 0) con nudkeoni (spin s = 4), lo spin totale del sistema 6 4; se (nex = 1, il numero di sfasamenti asintotici si ottiene accoppiando il momento angokare orbitale ( = 0 con lo spin totale s = 3 cid fornisce il solo stato Inoltre Faccoppiamento del momento angolare otbitale / = 1 con lo spin totale s = } forrisce idue stati Nel caso delfinterazione fra due nudieonill numero di stati aumenta anooraperché entrambe le particelle hanno spin diverso da zero. | coefficienti della distibuzione angolare (4.127) non sono quind pit sulficienti a determinare tutti gi sfasamenti asintotid. 4.3.7 Relazione fra stasamenti asintotici e potenziale. CConsideriamo le due funzioni onda racial f(s) € ve(kr) Sokizioni regolari alforigine rispettivamente delle (4.94) e (4.95). Motiplicando la (4.94) per ve(kr) e la (4.95) per f(r; ), sottraendo membro a 105 membno e intergrando entrambi i membri sur si otiene Wleitkr), si(esgys = [cai weonniesky (4.128) dove con Wi Al= Ao Z2 — pry HO @ stato indicato il wronshriano di due generiche funzioni fi ed fo. Tenuio conto delle condizioni al contomo (4.97) e (4.100) ¢ del fatto che entrambe Ie funzioni sono regolatialforigine (01(0) = fi(k:0) =0), la (4.129) aiviene sndeet=— [nu (flr bra lo dove é stato posto ve( kr) = kr-je(/er). Per pioooli valori di és ponendo sind ~ de @ exp(ide) = 1 Sipud sarvere a fee [ kU (r) fle, Byrd (4.129) fo dove si é supposto che ilpoterziale sia nullo per r >. Poiché per picooli sfasamenti asintotici (debole interazione) le due furzioni_j e hanno praticamente lostessosegno (la /' viene debolmente perturbata dal poterziale) dalla (4.129) si ha che ! sed>0 allora. U(r) <0. atrattivo se6:<0 allra U(r) >0 repulsivo (4.130) 4,38 Lunghezza d'urto e raggio etfettivo. Liintograle (4.129) pud essere valutato approssimativamente sostituendo al posto della la furvione dlonda radiale della particella libera vy(kr) = kxrje(r). Si ottiene [ia PUG Pdr =e [ov jy 2p = mag h2O (431) fo TOF Jo dove nel'ultima uguagiianza le funzioni ci Bessel sono state sostituite dal loro comportamento asintotico (A.34). Dalla (4.131) si vede che tut gli sfasament asintoiltendono a zero per I tendente a zero. Lasezione duro integrale elastica ottenuta dalla (4.107) & 60,800 = ao =4n (26+ 1facPPk & (4.192) 7 Encioche I segno dela forza @ delerminalo cela derventa del poleniziab rgpetioa r- Nel nos caso steuppone dre U(r) ‘saapraticamente costanto parr < Re tenda.a Zero repidarnente neinfomo r = Re 106 Lasezione unto integrae elastioa a energia nulla é quindi uguale alla superficie di una sfera di raggioan; inoltre Funico sfasamento asintotico che contribuisce al fenomeno durtoé quellorelative alfonda s (? = 0 a @urto, Particolarizzando , Sezione dUunto differerziale isotropa). La costante ag & chiamata urigh la (4.131) per Fonda s si ottengono le due retazioni equivalent Jim, = ~ak Jim kootés (4.133) Per determinare il corretto comportamento a bassa energia di kouté. cio’ per detenminare come varia tale quantita all‘aumentare del numero d'onda k; consideriamo Fequazione radiale (4.92) relativa alffonda ¢ = 0 e a due valori diversi f:€ i’ del numero d'onda PhD + G2 —uEyid(s®) = 0 ene FHI 0—Ue hie) = 0 Moltipicando la prima equazione per f(s i), la seoonda per Jfu(rsk) e sottraendo membro a merrbro siottiene aw Lolrs®). fol) = (P= Vfolrs Vos) (4.134) La funzione donda Jo(r,) Sia ora normalizzata in modo che sin(kr +60) _. Jif, 8) = BEE — ayn) (4.195) dove tu(kr) é la soluzione regolare delfequazione della partiella libera (4.95) nommalizzata in modo che 1» (0) = 1. Con lo stesso prooedimento é possibile ricavare anche per vy(r) una relazione analoga alla (4.134) @ cio’ FV wr) I= (Kell) (4.198) ‘Sottraendo la (4.134) dalla (4.196) e integrand su r si ottiene [Weo(Ar),e0(Mr)] — WLfa(rs®), flrs PP 21 [ rttoyrber)— Sols Rol (4.137) Poiché ra(kr) e fo(r,R) hanno la stessa forma asintotica © fo(0,k) = 0, tenuto conto della (4.135) la (4.137) diviene Fe extdy(h) =H cot (ie) = 2 =) [ “ol taden ier) = flr bol HD e della (4.133) per i’ — 0, si ottiene root do(h) 6 [olin = heoHwsOHr « (4.138) 107 Se il potenziale @ a corto raggio, i maggiori conwibuti alfintegrale (4.138) provengono dalla regione 1r< R. Intake regione, se l'energia @ suffidentemente bassa, la f(s) non varia motto rapidamente al variare di per cul in prima approssimazione si pud scrivere a4 ae (4.139) kot balk) =F dove la quantita. re=2 [180 — ROOK (4.140) fs @ detta raqyio ef fettivo delfinterazione. Notiamo che lintegrale al secondo membro della (4.138) @ furzione dik. La (4.139) rappresenta il primo termine dello sviluppo in serie in i? della (4.138) nelFintomo i? ~~ 0, Essa esprime lo sfasamento asintotioo dell‘onda s in termini dei due soli parametri a9 @ re €d@ indipendente della particolare forma del poteriale purché sia a corto ragaio 'azione, Dal valore sperimentale della quantita /: ext. @ picoole energie, mediante un processo di estrapolazione aenergia ruill, @ possbile valutare la lunghezza diurto con il suo segno. Se @ presente anche il poterziale coulorbiano, la relazione (4.139) deve essere opportunamentts ™odificata. I procedimento per ottenere la nuova relazione @ pili o meno lo stesso salvo che bisogna ‘operare con funzioni d'onda coulombiane. Ilrisultato che si ottiene pub essere sintetizzato dalle relazioni hn) Le reat dy + + eee ata Creat dyn att (ast dove m= = logn = 08772. © dno @ 10 sfasamento detfonda s definito dalla (4.124). Per n= 0, sihache C2=1 e D—ocela (4.141) diventa allora la (4.139). Notiamo che come fa fo non é lo sfasamento asintotion delronda s in assenza del poteniale coulombiano cosi come fa. cng non & determinata dal solo potenziale a corto raggio, La Zunghezza «urto equivalente Gio’ quella che si avrebbe in assenza di interazione coulombiana é stata valutata approssimativamente da Breit. II suo risultato @ che doi low By +033] (4.142) 4.3.9 Urti elastici in presenza di processi inelastici. Sinora @ stato trattato il caso di due partioelle che, interagendo trarite un potenziale centrale, Possono venir deviate solo elasticamente, D’altra parte, a causa della conservazione del flusso insita 108 nnelfequazione stazionaria di Schrécinger, é impossibile descrivere processi nei quali particelle vengono create o assorbite, Mediante Fintroduzione di un potenziale complesso del tipo U(r) +i1V(r), @ perd possibile desorivere Frocessi elastic anche se sono azerti ennali inelastic. Infatti, nel caso di un potenziale complesso, lay € la ¢* soddisfano alle due diverse equazioni IM+UO+WOWEK = v(t.) [7 +U@)- Wk) = Bu (rk) Moltiplicando la prima per «*(r,k) la seconda per «)(r,k) e sottraendo membro a membro si ottiene aie) = Ae tgrv() dove (rk) @ dato dalla (4.89). Nel punto in cui 11(r) < 0 , ke particelle vengono uindi assarbite in misura proporzionake alla loro locale densita. Come conseguerza dellntroduzione dellpotenziale complesso, gli sfasamenti asintotic non possono it! essere quantita reali, Infati, se il poterviale & reale, la sokzione delequazione (4.92) regolare nnelforigine @ reale a meno di una costante motiplicativa (Cr nella (4.102). Infati sia Tequazione cifferenziale che le condizioni al contomo che la definiscono sono reali. Se il potenziale @ complesso, Tequazione differerziale non @ pill reale ecuind C71 & complessa come tutte ley. Lanon realta degli ‘sfasamenti asintotici dscende cirettamente dalla non conservazione del flusso radiate, Per rendersene conto senza fare calooii, basta osservare chenel caso in cui lassorbimento &assente (IV (r) = 0), Fonda, sferica entrante e quella uscente devono avere la stessa ampiezza e quindi deve essere Ise? se by rea. (4.143) ‘Se sono aperti canali inelastic’, rarpiezza delonda divergente deve essere minore di quella convergente per cui [sie = [2ertop = Mec (4.144) dove le quantita mae (4.145) sono dette parametri inelastic. In presenza di assorbimento, ampiezza e la sezione durto iffererziale etastica hanno ancora la forma (4.103 e 106) ma con la S; definita dalla we (4.146) 109 La sezione d'urto integrale elastica diviene quind e= Fe A+ Dl — IP = Fe AL+ DIA po? +4pesin? be] (4.147) m = Lasezione durto di assorbimento pud essere inveoe espressa tramite lesole pp. Perfarcide suficiente osservare che, per ciasoun valore di ( , onda divergente si attenua rispetto a quella entrante della quantita. p? @ che tale attenuazione deve essere attribuita interamente al prooesso di assorbimento, Quindi oa= BL D-. (4.148) a ‘enuto conto delle (4.147 e 148) la sezione dlurto totale diviene aoe 2 =e oa= TY FVM pees dh] + (4.149) a Confrontando Fampiezza curio elastica caloolata per 0 = 0 con la sezione durto totale, siricava ta seguente importante relazione che va sottoil nome di tevrema ottico In[fO)] : (4.150) Per ottenerta si é usato del fatto che, per 0 =0, tutti ipolinomi di Legendre sono uguali ad 1 (vedi (A.7)). 4.3.10 Risonanze e formula di Breit e Wigner. Per semplicita supporremo che il poteniale sia reale cio che Funico canale aperto sia quello elastico. lI procedimento che seguie pud essere pero esteso anche al caso di un potenziale complesso. Per comoditarisoriviamo la sezione duro elastica (4,107) nella forma seguente Oe Yoel (4.151) a dove oo) = FeCl + 11Se—1P (4.152) ‘sono i contributi dovuti all’ onda parziale, Per valutare in modo approssimato la. S,, osserviamo che, nel caso di un potenziale a corto raggio (il discorso @ esatto nel caso di una buca di potenziale), l'espressione asintotica (4.100) é valida Praticamente per tutti valori dir > R. Sia Fu) (4.153) rok la derivata logaritrica della funzione c'onda regolare alforigine caloolata per r=. Notiamo che, essendo (rk) reale a meno di una costante moltiplicativa, é reale anche F(E). Utilzzando le (4.100 110 © 102) siottiene la formula approssimata §=2% = ae ee MR) (4.154) che, essendo Fi(E) reale, é chiaramente unitaria. La (4.152) diviene allora 2 fy piermg)_ _ BR sei ol = Hers) Singer neo (4.155) Lasezione duro elastica (4.155) 6 composta da due termini, Seilprimo é dominante, possiamo sorivere approssimativamente bax tn tr oe= Vo = Fy (+ Ysin*(eR= > = = 8,88 KR <1, foe = 0, allora 00 = Anke che é quattro volte la sezione d'urto geometrica, Questo contribute alla (4.155) rappresenta il cosicdetto ‘urto da potenciale, Rall) 22140 An(2/+1) fig. 4.13 Tipico andanento dell sezione uno alla risonanza (fornmuila di Breit e Wigner) solo con il ‘contributo del momento angolare risonante. Caggiunta del fondo dovuto agli alti momenti angolari ne deforma lasimmetia, 1H CConsideriamo invece il caso pit interessante nel quale prevale il secondo termine. Supporiamo di aver tisolto Tequazione di Schrodinger e di aver trovato che per un certo momento angolare ¢= ¢, la derivata logaritmica (4.153) della funzione cfonda si annulla per il valore delfenergia FE, cio’ Fi(E)=0 (4.156) In questo caso, sviluppando in serie F},(E) nelfintomo del valore E;, si ottiene al primo ordine in Day [aFic(E) Fy,(E) = (E- E; + (4.157) ie) =( D(A ee (as87) dove si é tenuto conto della (4.156). Introducendo la costante 2k - : (4158) z on a (4.157) si pud sorivere nella forma RE) =(E-B)e (4.159) ela sezione Curt parziale relativa al secondo termine della (4.155) diviene (2f, +1): ey (4,160) Ens La (4.160) @ detta formula di. Breit e Wigner e presenta la pica forma della risonanza, comune ad altri analoghi fenomeni fisici (vedi fig. 4.13). La costante T. rappresenta la larghezza della risonanzaa meta del massimo, Essa é legata alla duraia + (vita mecia) del processo dalla retazione di indeterminazione ah Tr (4.161) In una trattazione completa si deve tener conto di entrambe i termini della (4.155). Questi danno Iuogo ‘a un termine di interferenza che produce una depressione nella sezione durto integrale a urvenergia di poco inferiore a quella della risonanza. Inoltre, alle onde parziall risonanti, si sovrappongono nella (4.151) i contributi d tutte quelle che non risuonano. Per concludere ricaviamo Fandamentoin furzione deleneraia di uno sfasamento asintotico risonants nelFintomo di E; . Usando le (4.159), la (4.154) diviene -E+i be, mw Fe —2i(hen AZ) E-E- dalla quale siricava che 12 ‘Tenuto conto della relazione siottiene infine =(kR- be, arctan lant an (4.162) Landamento del primo termine della (4.162) é riportato in fig. 4.14, Si pud osservare che, nellintomo elenergia di risonarza, lo sfasamento asintotioo varia di # entro un intervallo dellordine di Te. Sia Fandamento della sezione durto difig. 4.13 , che quello dello sfasamento di fig. 4.14 sono caratteristic el fatto che il fenomeno dlurto @ passato attraverso uno stato intermedio nel quale si é formata una risonanza e cio’ una paricella instabile la cul vita media é determinata dalla larghezza T. tramite la (4.161). La misura della larghezza della risonarza é spesso unico modo per determinare la vita media i oggetti estremamente instabil. fig. 4.14 Andamento di uno sfasamento asintotico risonante, Si noti il passaggio per il valore di § con un salto di § nell'intomo dell’enereia di risonanza, 4.3.11 Cenni sulla teoria delle perturbazioni | casi in cui Fequazione di Schrédinger (0, pit! in generale, pid: complicate equazioni relativistiche di campo) si sa risolvere esattamente sono molto pochi, Nella maggior parte dei casi, per calootare ke (grandezze osservabili da controntare con i dati sperimentali si é costretti a usare metodi approssimati (metodo varazionale, metodo JWKB, metodo perturbative e altri). Senza entrare nei dettagli voliamo dare quiuntidea del mictodo perturbative chee quello pit: comunemente usato nella fsica delle partioelle elementari quando Finterazione é sufficientemente debole, 13 ‘Siconsideri un sistema quantistico descritto dall’equazione termporale = init (Ho + Hi)u= ieee dove H; @ indipendente dal tempo e piccolo rispetto a Ha (che non @ necessariamente Foperatore hamifoniano delle particelle libere). Supponiamo inoltre i saper risolvere Fequazione imperturbata Wan(Ki) Hovlaa( ls) = 8 la quale ammete un sistema si soluzioni della forma Uogn( Bi) = toyn (hadeTP nt (00N tay, Soluzioni note del'equazione stazionaria, Hottoyn hi) = Eontiogn Os) dove k; @ autovalore di una seconda grandezza fisica K che commuta con Ho e che quindi caratterizza li stati stazionari imperturbati assieme all'energia totale del sistema. Sia inoltre { Fo,n»k:) la densita di stati di energia Fa, per una dato valore di f;. Allora si dimostra che la probbilta che nelPunita di tempo H, provochi una transizione dallo stato stazionerio k; allo stato stazionario hy, al prinno ordine in Hi & 2a P= Fale | * p(Eaans ht) (4.163) dove ({x|H: |i) & Felemento oi mavice della perturbazione fra gli stati imperturbati. La (4.163) @ detta regala foro. Nel caso di un processo cfurto elastico da un poterviale V(r) =H, in ou parcel tage =fev= passano dal numero d'onda ki al numero dfonda ky con || = [ke] = (ila Ja) = [eve ae _ Lap 1) Papsinadodg PEs It) = FETE (4) rE Dalla (4.67), tenendo conto delle definizior (4.54) e (4.51) e ponendo = 1 (una partcella per unita di volume) si otfiene L@N _ ja = poo per cui Ban (O.) mada yeast (4.164) sae 4 che rappresenta la cosiddetta apprassimazione di Born della sezione d'urto elastica. Dal contronto con 1a (4.90) siottiene Fapprossimazione di Born delfampiezza urto fean(0s9) = f RV (eK (4.165) La (4.164) permette di caloolare la sezione durto elastica approssimata nel caso di deboli potenziali. Per eserrpio, nel caso in cui V(r) @ il potenziale coulorbiano © Nintegrale (4.165) si pud efettuare esattamente e si riotiene la sezione dlurto di Rutherford, ‘spaio) fig, 4.15 Grafico di Feynman del prim ordine nella costae interavione g, Una pauticella di quantita di moto P amette un’altra paticella di impuiko p’ . In questo caso si tratta di un processo virtuale perche, see pusticell ‘nteragenti sono reali (hannomassefisiche), non si possono conservare contemporaneamente P energia elaquanti dimpw. Nella teoria dei camp il metodo perturbativo consiste nel trattare la lagrangiana di interazione come una picoola perturbazione. Anche in questo caso é possibile esprimere le quantita che interessano ‘sotto forma di opportuni sviluppiin serie nella costante diinterazione (per esempio la carica elettrica nel caso del'elettrocinamica). Se essa é sufficientemente picoola, come aocade nel caso delle interazioni deboli ed eletromagnetiche, i calool alfordine pti basso fomiscono risultaliattencibil. Purtroppo ib non € vero nel caso delle interazioni fot. Infatti tutti settori della fisica che dipendono da queste (fisica ‘nucleare, fisica degli adroni a energie non molto elevate) risentono fortemente della mancarza di un metodo di caloolo attendibile e quindi della limitata possibilta di fare previsioni teoriche, La teoria quantistica dei campi ha sviluppato una tecnica praticamente automatica che consente di caloolare le quantita fisiche desiderate ai vari ordini nella costante di interazione mediante delle regole (vegete di Feynman) applicate a grafici nello spazio-tempo (gra fici di Feynman). Tali grafic, introdott uindi per il calcolo, hanno assunto Un significato pit! ampio in quanto permettono di schematizzare i ‘meocarismi pid importanti che stanno allabase di un determinato processo assieme al loro ordine nella costante di interazione, Llesempio pill semplioe di grafico di Feynman & quello rappresentato in fig. 115 particelle finali \" ile inal / —— . panicella i seambians panicele nial pueele wl 4) rien dt see one) Cre del guano eine fig. 4.16 Grafici di Feynman del secondo e del quarto ordine nella costante CPinterazione g. Le particelle soambiate (intermedi) non sono osservabili direttamente (particelle virtuali) e hanno una massa diversa dat quella fisica. 4.15. In esso una particella di massa m e quantitadimoto p , emette una particala (linea tratteggiata) di quantita di moto p’ emassa m' nel punto Re ee 121 (0) in ae 70 0 in pradi % fig. 5.2 La figura mostra la sezione d'un differenziale dellurto elettrone—"2C misurata a un’ energia di 420 MeV persette diversi angoli. La curva continua & il risultato del calcolo effettuato usando la (5.13). equindi 3 fy Spe =a f arabe, 67) Uno dei metodi pit! attendibili per la determinazione del raggio mecio della distibuzione di carica dei ructe é quello di misurare la sezione duro ditterenziale elasica di eettroni su nude. Se renergia cinetica degi eletroniincidenti@ superiore a un centinaio d Me\4 la loro velocita é molto vicina a quella della luce e quindi la toro lunghezza dfonda di de Broglie sara a be hic 197 bp EB EMey 68) Ekettroni di tale energia sono oggetti che hanno una Iunghezza d'onda dello stesso ordine di grandezza delle cimensioni nucleari per oui passono essere usati per mettere in evidenza la struttura dei nuclei atorici, Nella fig. 5.2 @ stata rportata la sezione d'urto cifferenziale sperimentale di elettroni di 420 MeV su un bersagiio di carbonio (Z = 6). Per determinare la sezione d'urto teorica che tenga conto delle dimensioni nucleari, consideriamo Per il momento il caso non relativistico, L’energia potenziale del sistema elettrone-nuckeo sara (fig. 5.3) pede 2 f far yy a Introducendo la (59) nellespressione delfampiezza durto (4.165) calcolata in approssimazione di Bom siottiene V@= 69) Ze fie gen’ ea” Sef “ eu [eet rT 122 elettrone fig. 5.3. Sistema di riferimento per 'integrazione della (5.9). , ay pen = fe ayia” (254 (im) 6.10) 3 = foean)Ge) = HCE) dove Sosan(0) = 2 [e man TRE @ fampiezza dlurto coukmbiana calcolata in approssimazione di Bom e Fespressione della quantita di moto trasferita in funzione delangolo d’urto nel centro di massa & P= k-KP= 280 as0) =aH2sn2(8) . 1) Laqentita Ge = f ee f(ryir 6.12) @ detta fattore di forma elettromagnetico del nucleo, Quadrando la (5.10) si ottiene la sezione dturto dlifereriale (0) = ovwen)IGEDP dove crutn(@) @ la sezione durto di Rutherford. Poiché fesperimento deve essere effettuato con elettroni estremamente relatvisici, Ea cru (8) deve essere sostitita con fa oyion (8) che @ la Sezione dlurto relativisica tra cariche puntiforri (caloolata con equazione di Dirac). Quindi in definitiva possiamo sovere 00) =ononO|GeDP (6.13) 123 Se la distibuzione di carica ha simmettia sferica, la (5.12) diviene (6.14) Per ¢=0 (0 =0)siottiene Ge()= dove si é tenuto conto della (5.4). IIfattore di forma é quindi una funzione reale minore di {il cui massimo valore sihaper 0 = 0. [sore =1 (6:15) fig. 54 Funzione di distibuione a due parametsi (formula (5.16)). Ge(q), @ quindi il raggio quadratic medio della distbuzione di carica, Per far cid & converiente fare Una ipotesi esplicita sulla forma della funzione /(r). La curva continua della fig. 5.2 @ stata calootata usando la distribuzione a due parameti (ig. 5.4) 0) 10) =o ED ae y (6.16) dove ,/(0), determinato dalla condizione (5.4), é approssimativamente uguale a Wparametro dp & detto dif fusivité della distribuzione di caren @ tien conto del fatto che la densi di carica deve passare con gradualita da un valore costante allfintemo del nucleo sino al valore nullo. Tanto pil! piooolo é tanto meglio definita é la superficie nucleare. Allimite per dp =0 ka (6.16) coincide con la (5:6), Ilrisultati fomiti da moti esperimenti di questo tipo effettuati a diverse energie e su nuokei diversi (fig. 5.5) pemettono di trarre le sequenti conclusioni: 124 fig, 5.5 Densiti di carica in funzione della distarza dal centro del nucleo (Hofstadter (1957). ‘¢ [nuclei non sono sfere con una superficie definita in modo netto. Al loro intemo la densita di carica @ praticamente costante mentre alla superficie si annulla in modo graduale. La distribuzione radiale della cavica elettrica pud essere descritta con buona apprassimazione dalla (5.16) (vedi fig. 5.4)).. Caloolata empiricamente, la costante Ji che compare nella (5.16) e che rappresenta la distanza dal centro de! nucleo alla quale lar) si iduce alla meta del suo valore a r= 0 risulta essere uguale a Re=rAtin rox 112m 17) ‘¢ Nel caso di nucki con alto numero atorico la cifusivita nucteare, valutata errpiricamente, & circa ugualea de =0.545 fm A>30 6.18) «¢ Ladistibuzione di carica (0) al centro del nucleo dirinuisce leggermente al crescere del numero dimassa, Se ien conto della presenza dei neutron, e si moltplca /(0) per A, siottiene una densita, «di nuctconé al centro del nucteo praticament costante e pari a 3 -tniclooni i & = ASO)= Alcuniinuctei deviano dalla forma sferica e possiedono una deformazione di tipo ellissoidale. Questo. 125 i verifica in partioolare per i lantanidi (terre rare). La foro forma non pud essere determinata esattamente ricorrendo al'urto elastico di elettroni, Quello che si osserva é una superficie piuttosto diffusa, ‘* La conseguerza pil importante della (5.17) & che la densita oi materia nudeare di tutti i nucle’ & approssimativamente indipendente da. Infatt, sypponendo i nuclei steric, la loro densita media é M(AZ) 3p a= 33x 198 8 (8.19) gary, dove (4,2) ~ Anny rappresenta la massa nudeare @ my = 1,673 x 102" kg @ la massa del protone, Tutto quindi avviene come se a ogni nucleone competa uno spazio pari a una sfera di ragaio rp. Cid & comnesso con il corto raacio clazione delle forze nuclear; a causa del piccolo valore dim (Figpetto alle cimensioni nuclear), ogni nucleone alfintemo del nucleo interacisoe fortemenrte solo con i nucleoni limitrofi e pit: debolmente con gli altri (safuirazione delle forze nudeari). (Quanto detto é valido soloin prima approssimazione. Infatti 'esperienza hamostrato che laggiunta di solineutronia un nucleo stabile dimassa A, modifica la cistribuzione dei proton. Laprovaé stata fornita Confrontando gli spostamenti degli spettri atomici ct isotopi civersi caisati dalle dimensioni nucleari non nlle, fig. 5.6 Distribuzione di carica ellissoidale di semiassi a e b. 1 sistema di riferimento ( Pellissoide. 2) &solidale con

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