Tilli
Introduzione allAnalisi
Complessa
e Teoria delle distribuzioni
8 marzo 2006
Indice
1
1
1
3
5
9
10
12
13
19
21
21
23
Funzioni analitiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.1 Derivabilit`
a.................................................
2.2 Condizioni di Cauchy-Riemann . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.3 Funzioni analitiche e armoniche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.4 Richiami su archi e cammini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.5 Integrali di linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.6 Teorema di Cauchy-Goursat . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.7 Formula integrale di Cauchy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.8 Risultati globali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.9 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.9.1 Soluzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
29
29
32
38
40
45
52
55
57
59
61
67
67
70
76
79
VI
Indice
3.4 Singolarit`
a isolate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.5 Residui e loro calcolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.5.1 Calcolo dei residui . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.6 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.6.1 Soluzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
83
85
87
87
89
Indice
VII
1
Numeri complessi e funzioni elementari
(1.1)
(1.2)
x = Re z
y = Im z .
Il sottoinsieme dei numeri complessi della forma (x, 0) pu`o essere identificato con
linsieme dei numeri reali R, in tal senso scriviamo R C. Numeri complessi della
forma (0, y) sono invece detti immaginari puri.
Diremo che due numeri complessi z1 = (x1 , y1 ) e z2 = (x2 , y2 ) sono uguali se
hanno le stesse parti reali e immaginarie, ossia
z1 = z 2
x 1 = x2
e y1 = y2 .
(1.3)
(1.4)
Osserviamo che
(x, 0) + (0, y) = (x, y) ,
e quindi
(x, y) = (x, 0) + (0, 1) (y, 0) .
(1.5)
(1.6)
(1.7)
come si vede `e sufficiente operare con le usuali regole dellalgebra, tenendo conto
della relazione i2 = 1.
Elenchiamo di seguito alcune propriet`a della somma e del prodotto, lasciando
la facile verifica al lettore; per ogni z1 , z2 , z3 C si ha
Im z
PSfrag replacements
z = x + iy
Re z
z1 + z 2 = z 2 + z 1 ,
(z1 + z2 ) + z3 = z1 + (z2 + z3 ) ,
z1 (z2 + z3 ) = z1 z2 + z1 z3 .
z1 z2 = z 2 z1 ,
(z1 z2 ) z3 = z1 (z2 z3 ) ,
z1 = 1z = z,
z C .
1
z
oppure z 1 , `e
1
x
y
= z 1 = 2
+i 2
.
2
z
x +y
x + y2
Definiamo dunque la divisione, per ogni z1 , z2 C con z2 6= 0, come
x2 y 1 x 1 y 2
z1
x1 x2 + y 1 y 2
+i
.
= z1 z21 =
2
2
z2
x2 + y 2
x22 + y22
Infine, sottolineiamo che lusuale ordinamento dei numeri reali non `e estendibile
allinsieme dei numeri complessi.
1.1.2 Coordinate cartesiane
` naturale associare al numero z = (x, y) = x + iy il punto del piano cartesiano di
E
coordinate x e y (si veda la Figura 1.1). Il numero z pu`o anche essere pensato come
il vettore dallorigine al punto (x, y). Lasse x `e detto asse reale e lasse y asse
z1 + z 2
Im z
z2
PSfrag replacements
PSfrag replacements
z1 z 2
z2
z1
z1
z2
z1
z2
z1
z1 + z 2
z1 z 2
z1 z 2
z1 z 2
Re z
Re z
Figura 1.2. Rappresentazione grafica della somma, a sinistra, e della differenza, a destra,
di due numeri complessi z1 e z2
Il complesso coniugato, o semplicemente il coniugato, di un numero complesso z = x + iy, indicato con z, `e definito come
z = x iy .
(1.8)
Graficamente il coniugato z `e rappresentato dal punto (x, y) che si ottiene mediante riflessione rispetto allasse reale del punto (x, y). Per ogni z, z1 , z2 C,
valgono le seguenti propriet`a
Im z
z = x + iy
y
PSfrag replacements
Re z
z = z ,
z1 + z2 = z1 + z2 ,
z1 z2 = z1 z2 ,
|
z | = |z| ,
z z = |z|2 ,
z1 z2 = z1 z2 ,
z1
z1
=
(z2 6= 0) .
z2
z2
z + z
,
2
Im z =
z z
.
2i
y = r sin ,
arctan ,
arctan + ,
y
= arctan ,
x
,
2
p
r = x2 + y 2 ,
se x > 0 ,
se x < 0, y 0 ,
se x < 0, y < 0 ,
(1.10)
se x = 0, y > 0 ,
se x = 0, y < 0 .
(1.12)
Si osservi che tale identit`a non vale se sostituiamo arg con Arg ; ad esempio, se
z1 = 1 = cos + i sin e z2 = i = cos 2 + i sin 2 risulta
z1 z2 = i = cos
ovvero
Arg z1 = ,
Arg z2 =
,
2
+ i sin
2
2
Arg z1 + Arg z2 =
6= Arg z1 z2 = .
2
2
(1.13)
Tale relazione, nota come formula di Eulero, trova una giustificazione (anzi `e
oggetto di dimostrazione) nellambito della teoria delle serie in campo complesso. Accontentiamoci qui di prenderla come definizione. Lespressione (1.9) di un
numero complesso z diventa allora
z = rei ,
(1.14)
(1.15)
(1.17)
con z = r ei ;
(1.18)
(1.19)
n
+ 2k
=
,
n
r=
k Z.
1+
3i
z2
z3
z1
Re z
PSfrag replacements
z4
z5
z = n e n = n cos
+ i sin
,
k = 0, 1, . . . , n 1 .
n
n
Geometricamente tali punti si trovano sulla circonferenza di centro origine e raggio
2k
n
k = 0, 1, . . . , n 1,
z+ = z 0 = e i 2
e z = z1 = ei
+2
2
= ei 2 = i .
PSfrag replacements
Im z
PSfrag replacements
z2
z3
z1
z2
z3
z1
z1
z2
z3
z4
z5
z6
Re z
z2
z4
z3
z1
Re z
z5
z6
dunque otteniamo
z+
b
2a
2
< 0;
4a2
z+
= i
2a
2a
ossia
b i
.
z=
2a
b
Tale espressione pu`
o essere scritta come z =
, in analogia con il caso di
2a
discriminante 0.
Le equazioni di terzo e quarto grado ammettono rispettivamente tre e quattro
radici (contate con le opportune molteplicit`a) che sono esprimibili in forma esplicita mediante le operazioni algebriche e lestrazione di radici quadrate, cubiche e
quarte. Non esiste invece una espressione analitica per le radici di equazioni di
ordine superiore. Il Teorema Fondamentale dellAlgebra garantisce per`o che ogni
equazione algebrica di ordine n ammette esattamente n radici in campo complesso,
ciascuna con lopportuna molteplicit`a. Tale teorema sar`a dimostrato nella Sezione
2.8.
10
(1.20)
r
z0
Br (z0 )
PSfrag replacements
Re z
Figura 1.6. Intorno Br (z0 ) di centro z0 e raggio r > 0
11
Im z
Re z
PSfrag replacements
PSfrag replacements
Re z
Im z
z2
z4
z3
z1
Figura 1.8. Insieme aperto connesso
12
Im z
Re z
PSfrag replacements
PSfrag replacements
Re z
13
per ogni r > 0, i punti del piano complesso esterni al cerchio |z| = r corrispondono a punti sulla sfera vicini a N . Chiameremo pertanto intorno del punto
allinfinito ogni insieme (aperto) Br () = {z C : |z| > r}.
Dato un insieme C, se ogni intorno di contiene almeno un punto
diremo che `e un punto di accumulazione per . Ad esempio, `e punto di
accumulazione per linsieme 6 = {z C : z = ni, n N} cos` come per il
semipiano 7 = {z C : Im > 0}.
Notiamo che un insieme `e non limitato se e solo se `e uno dei suoi punti
di accumulazione. Nel seguito z indicher`a sempre un punto nel piano finito, se si
intende il punto questo sar`a esplicitamente segnalato.
14
PSfrag replacements
Re z
Re z
Im z
u(x, y) = x ,
x
u(x, y) = 2
,
x + y2
u(x, y) = x ,
u(x, y) = x2 y 2 ,
v(x, y) = y
v(x, y) =
x2
y
+ y2
v(x, y) = y
v(x, y) = 2xy .
Im z
f4 (z)
PSfrag replacements
Re z
z
z
Re z
PSfrag replacements
z2
15
P (z)
Q(z)
(1.21)
Allora ez = u(x, y) + iv(x, y), con u(x, y) = ex cos y e v(x, y) = ex sin y, `e definita
su tutto C. Direttamente dalla (1.21) si ottiene che, per ogni z = x + iy, z1 , z2 C
e n Z, si ha
ez1 +z2 = ez1 ez2 ,
|ez | = ex ,
(ez )n = enz ,
arg ez = y ,
e0 = 1 ,
ez = ez .
z C ;
z C .
Funzioni trigonometriche
Se x R, dalle formule
eix = cos x + i sin x ,
ne segue che
sin x =
eix eix
,
2i
eix + eix
.
2
16
cos z
,
sin z
1
cosec z =
.
sin z
cotan z =
(1.23)
cos(z + 2) = cos z ,
z C ,
z C .
Esplicitiamo la parte reale e quella immaginaria della funzione f (z) = sin z; per
z = x + iy, si ha
ey (cos x + i sin x) ey (cos x i sin x)
ei(x+iy) ei(x+iy)
=
2i
2i
2i
ey + ey
ey ey
= sin x
+ i cos x
2
2
= sin x cosh y + i cos x sinh y
sin z =
(1.24)
(1.25)
Infine, le ultime due uguaglianze ci permettono di ricavare gli zeri delle funzioni
seno e coseno:
sin z = 0
sin x = 0
2
sin2 x + sinh2 y = 0
sinh y = 0
x = k (k Z)
e y=0
17
ossia
sin z = 0
k Z;
se e solo se z = k ,
(1.26)
analogamente
1
se e solo se z = k +
,
2
cos z = 0
k Z.
(1.27)
ex ex
,
2
cosh x =
ex + ex
,
2
ez ez
,
2
cosh z =
ez + ez
,
2
(1.28)
per ogni z C. Analogamente al caso reale `e possibile definire le funzioni tangente, cotangente, secante e cosecante iperbolica. Seguono dalle definizioni le usuali
relazioni iperboliche quali, ad esempio,
cosh2 z sinh2 z = 1 ,
z C .
sinh z = 0
se e solo se
cosh z = 0
se e solo se
Funzione logaritmo
18
Indichiamo con Log r il logaritmo naturale di un numero reale e positivo r; considerato z = r ei 6= 0, utilizzando formalmente le note propriet`a del logaritmo,
poniamo
log z = log rei = Log r + i ,
con r = |z|
e = arg z .
(1.29)
Poiche arg z = Arg z + 2k, k Z, la (1.29) non definisce una funzione univoca
ma multivoca, cio`e ad ogni z 6= 0, corrispondono infiniti valori di log z aventi
tutti la stessa parte reale (Re log z = Log r) e parte immaginaria che differisce
per un multiplo intero di 2. Chiameremo valore principale di log z il valore
ottenuto ponendo = Arg z nella (1.29). Tale valore si denota Log z ed `e quindi
dato dallequazione
Log z = Log |r| + iArg z .
(1.30)
La mappa w = Log z `e una funzione il cui dominio di definizione `e C \ {0} e la cui
immagine `e la striscia < Im w . Osserviamo che Log z si riduce allusuale
logaritmo naturale di una variabile reale quando il dominio di definizione `e ristretto
al semiasse dei reali positivi.
Occorre una certa cautela nellestendere le note propriet`a dei logaritmi. Innanzitutto, verifichiamo che
elog z = z .
Ci`
o significa che indipendentemente dal valore di log z che scegliamo, il numero
elog z sar`
a sempre z. Per verificare tale uguaglianza, scriviamo z = rei e log z =
Log r + i; allora
elog z = eLog r+i = eLog r ei = rei = z .
Non `e invece vero in generale che log ez = z. Infatti, se z = x + iy, si ha
log ez = Log |ez | + iarg ez = x + i(y + 2k) = z + 2k ,
k Z.
(1.31)
Queste uguaglianze sono da intendersi nel senso che, ad esempio, ogni valore di
log z1 z2 pu`
o essere espresso come la somma di un valore di log z1 e di un valore di
log z2 ; viceversa, ogni valore di log z1 sommato a un valore di log z2 `e un valore di
log z1 z2 .
Per verificare la prima delle (1.31), poniamo z1 = r1 ei1 , z2 = r2 ei2 ; ricordando
la (1.12), si ha
log z1 z2 = log r1 r2 ei(1 +2 ) = Log r1 r2 + i(1 + 2 )
= Log r1 + i1 + Log r2 + i2 = log z1 + log z2 .
In modo analogo si dimostra la seconda delle (1.31). Si osservi che le (1.31) non
valgono sostituendo log con Log . Ad esempio, per z1 = z2 = 1 = ei si ha
Log z1 = Log z2 = i mentre Log z1 z2 = 0 e dunque
Log z1 z2 = 0 6= 2i = Log z1 + Log z2 .
19
zz0
0 < |z z0 | <
|f (z) `| < .
(1.32)
Con il linguaggio degli intorni: per ogni intorno B (`) di ` esiste un intorno B (z0 )
di z0 tale che
z ,
z B (z0 ) \ {z0 }
f (z) B (`) .
equivale a dire che per ogni intorno B (`) di ` esiste un intorno BR () di tale
che
z ,
z BR () = f (z) B (`) ;
|z| > R
Im z
|f (z) `| < .
(1.33)
Im z
PSfrag replacements
z0
PSfrag replacements
B (z0 )
B (`)
f (z)
z0
`
B (`)
B (z0 )
Re z
Figura 1.13. Rappresentazione grafica della definizione di limite
Re z
20
|f (z) `| <
|iz i| = |z 1| < .
equivale a
1
|z| > .
1 .
Lasciamo al lettore la facile verifica dellunicit`a del limite, quando esiste, e delle
seguenti propriet`
a.
Teorema 1.4 Sia z0 un punto di accumulazione per il dominio di definizione di
una funzione f ; supponiamo che
f (z) = u(x, y) + iv(x, y) ,
z0 = x0 + iy0 ,
Allora
lim
u(x, y) = `re
(x,y)(x
0 ,y0 )
lim f (z) = `
zz0
` = `re + i`im .
lim
(x,y)(x0 ,y0 )
v(x, y) = `im .
zz0
lim g(z) = m .
zz0
Allora
lim [f (x) g(x)] = ` m,
zz0
zz0
lim
zz0
`
f (x)
=
,
g(x)
m
m 6= 0 .
zz0
zz0
Utilizzando la definizione di limite e i risultati appena enunciati si ha immediatamente che, se P (z) e Q(z) sono due polinomi, allora
lim P (z) = P (z0 ) ,
zz0
lim
zz0
P (z0 )
P (z)
=
Q(z)
Q(z0 )
(Q(z0 ) 6= 0) .
1.5 Esercizi
21
1.4.1 Continuit`
a
Consideriamo ora la nozione di continuit`a.
Definizione 1.7 Sia C una regione e sia f : C. Si dice che f `e
continua in z0 se
lim f (z) = f (z0 ) .
zz0
1.5 Esercizi
1. Scrivere in forma algebrica i seguenti numeri complessi:
a) (2 3i)(2 + i)
b) (3 + i)(3 i)
c)
d)
1 + 2i 2 i
+
3 4i
5i
1
5
1
10 i
5
(1 i)(2 i)(3 i)
b) z = 1
c) z = 1 + i
d) z = i(1 + i)
e) z =
1+i
1i
f) z = sin + i cos
1
2i
+
1i i1
b) z = 1 + i
i
1 2i
22
3z i
= 1.
4. Verificare che se |z| = 1 si ha
3 + iz
5. Risolvere le seguenti equazioni:
a) z 2 2z + 2 = 0
b) z 2 + 3iz + 1 = 0
c) z|z| 2z + i = 0
d) |z|2 z 2 = i
e) z 2 + i
z=1
f)
z 3 = |z|4
1i
i
1
2
+
b) z =
i
3i
a) z = 3 i
b) z = 5 1
c) z = 2 2i
9. Rappresentare graficamente i seguenti sottoinsiemi del piano complesso; di
ognuno di essi si dica se `e aperto, chiuso, connesso e se ne indichi la frontiera:
a) 1 = {z C : |z 2 + i| 1}
b) 2 = {z C : |2z + 3| > 4}
c) 3 = {z C : | Im z| > 2}
d) 4 = {z C : |z| > 0 ,
Arg z }
6
3
10. Trovare il dominio di definizione delle seguenti funzioni:
1
1
a) f (z) = 2
b) f (z) = Arg
z +4
z
z
1
c) f (z) =
d) f (z) =
z + z
9 |z|2
11. Per le seguenti funzioni f (z) si trovino u(x, y) = Re f (z), v(x, y) = Im f (z) e
g(z) = |f (z)|.
a) f (z) = z 3 + z + 1
c) f (z) =
3z
z z
1
z2 + 1
1
d) f (z) = 2
|z| + 3
b) f (z) =
1.5 Esercizi
23
1.5.1 Soluzioni
1. Forma algebrica numeri complessi:
a) 1 + 8i ;
b) 2 + i ;
c) 52 ;
d)
1
2i .
a) z = cos + i sin = ei 2 ;
b) z = cos + i sin = ei ;
2
2
3
i
3 3
c) z = 2 cos +i sin
= 2e 4 ; d) z = 2 cos +i sin = 2ei 4 ;
4
4
4
4
e) cos 2 + i sin 2 = ei 2 ;
f) cos 2 + i sin 2 = ei( 2 ) .
3. Modulo numeri complessi:
q
q
5
13
b)
a)
2 ;
5 .
5. Risoluzione equazioni:
a) z = 1 i ;
b) Applichiamo la formula risolutiva per equazioni di secondo grado e otteniamo
3i 9 4
3i 13i
3 13
z=
=
=
i.
2
2
2
c) Scrivendo z = x + iy, lequazione diventa
p
(x + iy) x2 + y 2 2x 2iy + i = 0 ,
ovvero
p
p
x x2 + y 2 2x + i y x2 + y 2 2y + 1 = 0 .
Uguagliando parte reale e parte immaginaria del primo e del secondo membro,
otteniamo il sistema
( p
x
x2 + y 2 2 = 0
p
y x2 + y 2 2y + 1 = 0 .
24
p
Dalla prima equazione, dovr`a essere x = 0 oppure x2 + y 2 = 2. Questultima relazione inserita nella seconda equazione del sistema d`a un risultato
impossibile. Pertanto l;e uniche soluzioni possibili saranno
x=0
y|y| 2y + 1 = 0 .
Distinguendo i due casi y 0 e y < 0, otteniamo
x=0
x=0
e
y 2 2y + 1 = 0 ,
y 2 2y + 1 = 0 ,
e dunque
x=0
y=1
x=0
y = 1 2 .
Pertanto
= i(1 2).
le soluzioni sono z = i, z
2
7
1
7
1
d) z =
(1 + i) ;
e) z =
i ; z =
i .
2
2
2
2
2
f) Ricordando che |z|2 = z z, lequazione diventa
z 3 = z 2 z2
z 2 (z z2 ) = 0 .
z = 1;
1
3
z=
i.
2
2
z = 1 i,
z = 1,
z = 2.
PSfrag replacements
PSfrag replacements
PSfrag replacements
1.5 Esercizi
Im z
z2
z1
z2
z3
z4
z5
z1
z2
Im z
z1
z2
z3
z2
z3
z1 Re z
Re z
z3
z1
z4
z1
z2
z3
z1 z2
z2
z3
z4
z5
25
Im z
z1
z5
z1
z2
a) z 2 = 2i ,
z 9 = 16(1 + i) ,
z 20 = 210 .
b) Razionalizzando i denominatori si ha
3+i
1
i = ( 3 i) .
z=2
4
2
Scrivendo il numero in forma esponenziale, si ha
z=
1
( 3 i) = e 6 i
2
e quindi
1
i sin = (1 3i) ;
3
3
2
3
z 9 = e 2 i = e 2 i = cos + i sin = i ,
2
2
2
1
20
20
i
i
z = e 6 = e 3 = (1 + 3i) .
2
z 2 = e 3 i = cos
a) z1 = 21 3 i ,
z2 = i ,
z3 = 12 3 + i .
I numeri sono rappresentati nella Figura 1.14, a sinistra.
b) Scriviamo il numero 1 in forma esponenziale 1 = e0i . Allora, ricordando che
ea+2i = ea , si ottiene
z1 = 1 ,
z2 = e 5 i ,
z3 = e 5 i ,
z4 = e 5 i ,
I numeri
rappresentati
Figura 1.14, al centro.
nella
sono
1
7
z2 = 4 8e 8 i .
c) z1 = 4 8e 8 i ,
I numeri sono rappresentati nella Figura 1.14, a destra.
9. Studio sottoinsiemi:
z5 = e 5 i .
Re z
26
Im z
PSfrag replacements
32
PSfrag replacements
Re z
1
2i
2
23
Re z
2i
1
2
2
Figura 1.15. Insiemi 1 , a sinistra, e 2 , a destra , relativi allEsercizio 9
3 } {0}.
10. Dominio funzioni:
a) = C \ {2i} ;
b) = C \ {0} ;
c) Poiche z + z = 2Re z, risulta = C \ {Re z = 0} .
d) = C \ {|z| = 3} .
11. Parte reale, immaginaria e modulo di funzioni:
a) u(x, y) = x3 3xy 2 + x + 1 , v(x, y) = 3x2 y y 3 + y ,
p
|f (z)| = (x3 3xy 2 + x + 1)2 + (3x2 y y 3 + y)2 .
b) Posto z = x + iy si ha
1
1
= 2
(x + iy)2 + 1
x y 2 + 1 + 2ixy
x2 y 2 + 1 2ixy
,
= 2
(x y 2 + 1)2 + 4x2 y 2
f (z) =
pertanto
1.5 Esercizi
27
x2 y 2 + 1
2xy
,
v(x, y) = 2
,
(x2 y 2 + 1)2 + 4x2 y 2
(x y 2 + 1)2 + 4x2 y 2
p
(x2 y 2 + 1)2 + 4x2 y 2
1
|f (z)| =
.
=p
2
2
2
2
2
2
2
(x y + 1) + 4x y
(x y + 1)2 + 4x2 y 2
u(x, y) =
3x + 3iy
3 3x
=
i;
2iy
2 2y
pertanto
3x
v(x, y) =
,
2y
3
u(x, y) = ,
2
d) u(x, y) =
1
,
x2 + y 2 + 3
12. Posto x =
z + z
z z
ey=
, si ha
2
2i
v(x, y) = 0 ,
3
|f (z)| =
2
|f (z)| =
1+
x2
.
y2
1
.
x2 + y 2 + 3
(z z)2
1
(z + z)2
+
+ i(z z) + i(z + z) (z + z)(z z)
4
4
2
= z2 + 2iz .
f (z) =
Im z
PSfrag replacements
PSfrag replacements
3
4
Im z
3
Re z
2
3
Re
2 z
2
Funzioni analitiche
2.1 Derivabilit`
a
Cos` come per le funzioni di variabile reale, anche per le funzioni di variabile
complessa si pu`
o introdurre il concetto di derivata in un punto, ottenuta come
limite dei rapporti incrementali della funzione, nel punto considerato.
Definizione 2.1 Sia f una funzione a valori complessi, definita in un intorno di
z0 C. Essa si dice derivabile in z0 , e la sua derivata si indica f 0 (z0 ), se esiste
finito il limite
f (z) f (z0 )
f 0 (z0 ) = lim
.
(2.1)
zz0
z z0
Altri simboli spesso usati per indicare la derivata in z0 sono
Posto z = z z0 , la (2.1) si pu`o riscrivere nella forma
f (z0 + z) f (z0 )
.
z0
z
f 0 (z0 ) = lim
df
(z0 ), Df (z0 ).
dz
(2.2)
Esempi 2.2 a) Una funzione costante `e derivabile in ogni punto, e la sua derivata
`e identicamente nulla. Infatti, i suoi rapporti incrementali sono identicamente
nulli ed `e quindi nullo anche il loro limite.
30
2.1 Derivabilit`
a
31
32
D ez = e z
D sin z = cos z
D sinh z = cosh z
D cos z = sin z
D cosh z = sinh z.
(2.3)
Tutto questo, in linea di principio, si pu`o dimostrare direttamente facendo ricorso alla definizione di derivabilit`a data allinizio di questo paragrafo; tuttavia,
queste verifiche dirette risulterebbero piuttosto laboriose. Vedremo nel paragrafo successivo che in realt`a esiste un importante criterio (condizioni di Cauchy
Riemann) che consente di verificare che una data funzione `e olomorfa, senza
ricorrere direttamente alla definizione di derivata complessa.
v
u
(x , y ) =
(x0 , y0 )
x 0 0
y
(2.4)
v
u
(x0 , y0 ) = (x0 , y0 )
y
x
in ogni punto (x0 , y0 ) .
v
v
u
u
(x, y) + i (x, y) =
(x, y) i (x, y) .
x
x
y
y
(2.5)
33
u
v
(x0 , y0 ) + i (x0 , y0 )
x
x
(2.6)
(si noti che il limite a primo membro, cio`e f 0 (z0 ), esiste per ipotesi e quindi,
per il Teorema 1.4, esistono anche i corrispondenti limiti della parte reale e della
parte immaginaria presenti a membro destro, cio`e le derivate parziali ux e vx ).
Analogamente, con incrementi immaginari puri z = iy si ha
u(x0 , y0 + y) u(x0 , y0 )
v(x0 , y0 + y) v(x0 , y0 )
f (z0 + z) f (z0 )
=
+i
z
iy
iy
u(x0 , y0 + y) u(x0 , y0 ) v(x0 , y0 + y) v(x0 , y0 )
= i
+
y
y
e quindi passando al limite si trova
f 0 (z0 ) = i
u
v
(x0 , y0 ) +
(x0 , y0 ).
y
y
u
(x0 , y0 ),
x
B=
u
(x0 , y0 ),
y
C=
v
(x0 , y0 ),
x
D=
v
(x0 , y0 )
y
(h,k)(0,0)
| (h, k)|
| (h, k)|
1
2
=
lim
= 0.
2
2
(h,k)(0,0)
h +k
h2 + k 2
h2 + k 2
(2.7)
34
v(x, y) = ex sin y.
u
(x, y) = ex sin y
y
v
(x, y) = ex cos y,
y
35
u
= 2x,
x
v
= 0,
x
v
= 0,
y
quindi le condizioni di CauchyRiemann sono soddisfatte soltanto nel punto (0, 0).
In altre parole, non esiste alcun insieme aperto (non vuoto!) nel quale siano
soddisfatte le condizioni di CauchyRiemann, e la funzione non pu`o quindi essere
olomorfa, in nessun insieme aperto.
2
Osservazione 2.11 La condizione 2. del Teorema 2.7 richiede la validit`
a delle condizioni
di Cauchy-Riemann in un insieme aperto, assieme alla continuit`
a delle derivate parziali
prime. In effetti, la validit`
a delle condizioni di Cauchy-Riemann in un singolo punto
non implica necessariamente che la funzione sia derivabile in quel punto. Riesaminando
la dimostrazione dellimplicazione 1. 2., si vede che la derivabilit`
a in un singolo punto
implica, da sola, le condizioni di CauchyRiemann in quello stesso punto. Pi`
u in generale,
se esistono le derivate parziali di u e v nellintorno di un punto (x0 , y0 ), sono continue e
soddisfano le condizioni di Cauchy-Riemann nel solo punto (x0 , y0 ), allora la derivata di
f in z0 = x0 + iy0 esiste.
2
z2
z 6= 0
z
0
z=0
soddisfa le condizioni di Cauchy-Riemann (2.4) nellorigine ma non `e ivi derivabile. Infatti,
per z 6= 0, risulta
f (z) =
f (z) =
z3
x(x2 3y 2 )
y(y 2 3x2 )
z2
=
=
+
i
z
|z|2
x2 + y 2
x2 + y 2
e dunque
x(x2 3y 2 )
y(y 2 3x2 )
,
v(x,
y)
=
.
x2 + y 2
x2 + y 2
Pertanto, per definizione di derivata parziale,
u(x, y) =
36
u
v
(0, 0) = 0 =
(0, 0). Cos` le condizioni di Cauchy-Riemann sono
y
x
soddisfatte in z = 0. Ma la derivata in z = 0, se esistesse, sarebbe il valore del limite
e, analogamente,
lim
z0
z2
.
z2
x0
x2
=1
x2
(x,y)(0,0)
(1 i)2 x2
= 1 .
(1 + i)2 x2
y
sin
= 2
=
,
x
x + y2
r
r
y
= p
= sin
2
y
x + y2
x
cos
= 2
=
y
x + y2
r
= cos
x
r x
x
r
r
u
u r
u
u cos u
=
= sin
+
;
y
r y
y
r
r
analogamente,
v
v
sin v
= cos
,
x
r
r
v
v
cos v
= sin
+
.
y
r
r
37
u 1 v
v
1 u
cos r r = sin r + r
1 u
u 1 v
v
cos
+
= sin
.
r
r
r
r
1 v
u
=
r
r
u
v
1
=
r
r
(2.9)
Dimostrazione.
detto prima. Verifichiamo che vale
Lesistenza segue per quanto
u
v
0
i0
f (z0 ) = e
(r0 , 0 ) + i (r0 , 0 ) . Posto z0 = r0 ei0 = x0 + iy0 , si ha
r
r
u
v
(x0 , y0 ) + i (x0 , y0 )
x
x
sin 0 u
v
sin 0 v
u
(r0 , 0 ) + i cos 0 (r0 , 0 ) i
(r0 , 0 )
= cos 0 (r0 , 0 )
r
r0
r
r0
v
u
(r0 , 0 ) + sin 0 + i cos 0
(r0 , 0 )
= cos 0 i sin 0
r
r
u
v
= ei0
(r0 , 0 ) + i (r0 , 0 ) .
r
r
f 0 (z0 ) =
38
1
cos ,
r
sin
v(r, ) =
,
r
u(r, ) =
u
cos
(r, ) = 2 ,
r
r
v
sin
(r, ) = 2 ,
r
r
u
sin
(r, ) =
,
r
v
cos
(r, ) =
.
Dunque le derivate parziali di u e v rispetto a r e sono continue per ogni (r, ) con
r > 0 e le condizioni (2.9) sono verificate. Applicando il Teorema 2.13 otteniamo
il risultato. Inoltre
v
u
cos + i sin
0
i
i
f (z) = e
(r, ) + i (r, ) = e
r
r
r2
=
1
1
e2i
= 2 2i = 2 .
r2
r e
z
2
2
+
x2
y 2
39
Dimostrazione. Utilizziamo un risultato che verr`a dimostrato nel seguito (si veda
il Paragrafo 2.7) il quale garantisce che, se una funzione di variabile complessa f
`e analitica, allora le funzioni parte reale u e parte immaginaria v sono di classe
C 2 ().
Per dimostrare il teorema `e sufficiente dunque verificare che le funzioni u(x, y)
e v(x, y) soddisfano lequazione di Laplace in . In effetti, dalle condizioni di
Cauchy-Riemann, ux = vy e uy = vx , derivando entrambe le equazioni rispetto
a x e a y, otteniamo
n uxy = vyy
n uxx = vyx
e
u = v .
u = v
yx
yy
xx
xy
Se due funzioni u e v sono armoniche in e soddisfano le condizioni di CauchyRiemann in , si dice che v `e una funzione armonica coniugata di u. Chiaramente se f (z) = u(x, y) + iv(x, y) `e una funzione analitica in , allora v(x, y)
`e unarmonica coniugata di u. Viceversa, se v `e unarmonica coniugata di u in ,
necessariamente la funzione f (z) = u(x, y) + iv(x, y) `e analitica in (Teorema
2.7).
Si osservi che se v `e unarmonica coniugata di u in , non `e in generale vero
che u `e unarmonica coniugata di v. Ad esempio, si consideri
u(x, y) = x2 y 2
v(x, y) = 2xy .
40
41
della retta reale. Indichiamo con z(t) il punto immagine di t [a, b] attraverso ;
linsieme
C = {z(t) C : t [a, b]},
cio`e limmagine dellapplicazione , viene detto sostegno della curva.
Come per tutte le funzioni a valori complessi, data una curva z(t) possiamo considerare la sua parte reale x(t) e la sua parte immaginaria y(t). In altre parole,
possiamo scrivere
z(t) = x(t) + iy(t)
`
dove x(t) e y(t) sono due funzioni reali, entrambe definite sullintervallo [a, b]. E
importante rimarcare che nella definizione precedente, quando si dice che z(t) `e
continua e C 1 a tratti, si intende dire che ognuna delle due funzioni x(t) ed y(t) `e
continua e C 1 a tratti su [a, b]. Si pu`o allora parlare della derivata z 0 (t0 ) di una
curva nel punto t0 , intendendo con questo il numero complesso
z 0 (t0 ) = x0 (t0 ) + iy 0 (t0 ),
a patto che entrambe le funzioni x(t) e y(t) siano derivabili nel punto t0 (si noti che
questo avviene su tutto [a, b] tranne eventualmente in un numero finito di punti,
avendo richiesto che z(t) sia C 1 a tratti).
La richiesta che z(t) sia continua e C 1 a tratti ha in parte motivazioni tecniche,
mentre `e essenziale comprendere la differenza tra una curva z(t) e il suo sostegno
C. La curva z(t) `e una funzione (di variabile reale e a valori complessi), mentre
il suo sostegno C `e un insieme di punti nel piano (cio`e limmagine della curva
stessa). Se immaginiamo la curva come la descrizione del moto di una particella
nel piano, la funzione z(t) rappresenta la legge oraria del moto, mentre il sostegno
C rappresenta linsieme di tutti i punti nei quali la particella `e passata almeno
una volta.
Si pu`
o anche pensare una curva z(t) come ad un modo di parametrizzare il suo
sostegno C, associando ad ogni valore del parametro t [a, b] uno ed un solo punto
del sostegno C. Tuttavia, linsieme C pu`o essere il sostegno di curve diverse, ovvero
pu`
o essere parametrizzato in modi diversi: con unimmagine del mondo reale, si
pensi a C come al tracciato di una pista automobilistica, ed a z(t) come ad uno
dei tanti modi in cui questo tracciato pu`o essere percorso (tenendo quindi conto
di eventuali accelerazioni, soste, inversioni di marcia ecc.).
Ad esempio, la curva z(t) = t(1 + i) con t [0, 1] ha come sostegno il segmento
di estremi w1 = 0 e w2 = 1 + i nel piano complesso. Tale segmento `e per`o anche
il sostegno di altre curve, ad esempio della curva h(t) = t2 (1 + i), t [0, 1]. Le
due curve costituiscono due diverse parametrizzazioni dello stesso segmento w 0 w1 .
Ad esempio, il punto
medio del segmento `e individuato dal parametro t = 1/2 nel
primo caso e t = 2/2 nel secondo.
Va tuttavia detto che frequentemente si indica con il termine curva o arco un sottoinsieme del piano (ad esempio, si parla comunemente di arco di
circonferenza); in tal caso viene sottointesa una parametrizzazione delloggetto
geometrico, solitamente definita nel modo pi`
u naturale.
42
w1 w 0
,
ba
t [a, b]
(2.11)
(si verifichi per esercizio che si ottiene effettivamente la parametrizzazione cercata). La formula precedente si pu`o interpretare, da un punto di vista cinematico, nel modo seguente: si vuole andare da w0 a w1 , con un percorso rettilineo,
nellintervallo di tempo [a, b] (e quindi in un tempo totale pari a b a). La
velocit`
a media (identificando i vettori coi numeri complessi) `e quindi data dal
rapporto (w1 w2 )/(b a) (spazio totale percorso, diviso tempo totale impiegato). Percorrendo il segmento con velocit`a costante, al tempo t ci troveremo
nella posizione ottenuta sommando il vettore di partenza w0 allo spazio gi`a
percorso, cio`e la velocit`a media (w1 w2 )/(b a) per il tempo trascorso t a.
Se siamo liberi di scegliere lintervallo [a, b], conviene lavorare sullintervallo
unitario [0, 1]. La curva precedente allora prende la forma pi`
u semplice
z(t) = w0 + (w1 w0 )t,
t [0, 1].
ii) Per parametrizzare una circonferenza di centro w0 e raggio R, con una curva
: [a, b] C, basta porre
z(t) = w0 + Rei2(ta)/(ba) ,
t [a, b].
Linterpretazione cinematica `e ora quella del moto circolare uniforme, con velocit`
a angolare costante pari a 2/(b a) (perche si vuole compiere un angolo
giro in un tempo totale b a). Come prima, il termine t a indica il tempo
trascorso, allistante t, dallinizio del moto.
Se siamo liberi di scegliere lintervallo di tempo [a, b], conviene scegliere [a, b] =
[0, 2], in modo da parametrizzare con velocit`a angolare unitaria. La curva
precedente allora prende la forma pi`
u semplice
z(t) = w0 + Reit ,
t [0, 2].
(2.12)
43
t [0, 2] ,
t [0, 2] ,
ha come sostegno la spirale parzialmente rappresentata in Figura 2.1, che viene percorsa in senso antiorario a partire dallorigine. Infatti il punto z(t) ha
distanza dallorigine uguale a |z(t)| = t, che cresce al crescere di t. La curva `e
semplice ma non `e chiusa.
iv) La formula (2.11) fornisce una parametrizzazione del segmento di estremi w 0
e w1 . La curva `e semplice, ma non `e una curva di Jordan.
v) Sia f : I R una funzione derivabile con continuit`a sullintervallo I; la curva
(t) = t, f (t) ,
tI,
ovvero z(t) = t + if (t) , t I, `e una curva avente come sostegno il grafico della
funzione f .
44
PSfrag replacements
X
A
B
CA
Figura 2.1. Rappresentazione della spirale definita nellEsempio 2.20 iii)
(t, 1) ,
(t, t) ,
t + i,
(1 + i)t ,
t [0, 1) ,
t [1, 2] ,
t [0, 1) ,
t [1, 2] ,
`e una parametrizzazione della poligonale ABC (si veda la Figura 2.2, a sinistra);
invece la curva
t [0, 1) ,
(t, 1) ,
t [1, 2) ,
(t) = (t, t) ,
t, 2 1 (t 2) , t [2, 4]
2
PSfrag replacements
ovvero
PSfrag replacements
1
1
2
A
B
C
O
1
B
1
1
2
A
B
C
O
C
1
B
Figura 2.2. Poligonale ABC, a sinistra e ABCA, a destra, definite nellEsempio 2.20
vi)
t + i,
z(t) = (1 + i)t ,
t + (3 1 t)i ,
2
45
t [0, 1) ,
t [1, 2] ,
t [2, 4] ,
`e una parametrizzazione della poligonale ABCA (si veda la Figura 2.2, a destra). Entrambe le curve sono C 1 a tratti, in particolare lultima poligonale `e
una curva di Jordan.
2
Enunciamo ora un risultato intuitivamente vero, detto Teorema di Jordan, la
cui dimostrazione `e tuttaltro che immediata.
Teorema 2.21 Associati ad ogni curva di Jordan vi sono due domini ognuno
dei quali ha la frontiera coincidente con il sostegno C della curva. Uno di questi
domini, detto l interno di , `e limitato; laltro, l esterno di , `e non limitato.
atb
con u e v funzioni reali che supponiamo continue a tratti in [a, b]. Definiamo quindi
lintegrale di g su [a, b] come
Z b
Z b
Z b
g(t) dt =
u(t) dt + i
v(t) dt.
(2.13)
a
46
f (z) dz =
f (z(t)) z 0 (t) dt .
(2.14)
Si noti che, per definizione, lintegrale lungo una curva `e ricondotto allintegrale,
sullintervallo reale [a, b], della funzione g(t) = f (z(t))z 0 (t), che va quindi inteso
nel senso della (2.13).
Vale la pena di scrivere in modo esplicito il membro destro della (2.14). Ponendo
f (z) = u(x, y) + iv(x, y) e z(t) = x(t) + iy(t), si ha z 0 (t) = x0 (t) + iy 0 (t) e quindi
svolgendo il prodotto si trova
f (z(t)) z 0 (t) = u x(t), y(t) x0 (t) v x(t), y(t) y 0 (t) +
(2.15)
+i v x(t), y(t) x0 (t) + u x(t), y(t) y 0 (t) .
Il secondo integrale nella (2.14) `e quindi ben definito grazie alle ipotesi fatte sulla
funzione f , e grazie al fatto che z(t) `e (per definizione stessa di curva) C 1 a tratti,
quindi le funzioni x0 (t) e y 0 (t) sono continue a tratti su [a, b].
Inoltre, usando la (2.15), si ha
Re
Im
f (z) dz =
Z b
a
f (z) dz =
u x(t), y(t) x0 (t) v x(t), y(t) y 0 (t) dt,
v x(t), y(t) x0 (t) + u x(t), y(t) y 0 (t) dt.
v dx + u dy ,
(2.16)
(2.17)
(2.18)
dove tj tj1 =
ba
,
n
z1 = z(t1 ),
zn = z(tn )
47
(2.19)
Z
n
X
f (z) dz = lim
f (zj ) (zj zj1 )
(2.20)
j=1
Z
n
X
z(tj ) z(tj1 )
(tj tj1 ) .
(2.21)
f (z) dz = lim
f (z(tj ))
n
tj tj1
j=1
Si pu`
o dimostrare non solo che il limite esiste, ma che esso coincide col membro
destro della (2.14): la presenza della derivata z 0 (t) nella (2.14), infatti, `e dovuta
proprio alla presenza dei rapporti incrementali nella somme di Riemann, scritte come nella (2.21). Preferiamo comunque mantenere la (2.14) come definizione di integrale, perche essa si presta maggiormente al calcolo diretto del valore
dellintegrale.
` comunque utile tenere presente che vale la caratterizzazione (2.20), perche
E
ben si adatta a interpretare il significato dellintegrale complesso da un punto di
vista fisico e geometrico. Infatti, ponendo
zj = zj zj1 = xj + iyj ,
la somma di Riemann (2.19) si pu`o scrivere come
P
P
n u(zj ) + iv(zj ) (xj + iyj ) =
n u(zj )xj v(zj )yj +
P
+i n v(zj )xj + u(zj )yj .
(2.22)
Ej =
u(zj )
v(zj )
lj =
xj
yj
(2.23)
48
E (x, y) =
u(x, y)
v(x, y)
ancora i numeri complessi coi vettori, il campo E si ottiene da f (z) passando alla
funzione coniugata. In formule,
Z
I
Re
f (z) dz =
E d l ,
E (x, y) = f (x + iy).
Veniamo ora allintepretazione della parte immaginaria dellintegrale. Nella seconda sommatoria della (2.22), analogamente, la quantit`a v(zj )xj + u(zj )yj si pu`o
interpretare come prodotto scalare tra i due vettori
!
!
u(zj )
yj
j =
Ej =
e
n
.
v(zj )
xj
j `e ortogonale al vettore
j
Notiamo che il vettore
n
lj definito nella (2.23), anzi
n
j
n
,
lj = (xj )2 + (yj )2 ,
j =
lj
esso rappresenta una approssimazione del versore normale alla curva, nel punto z j
(`e infatti perpendicolare al segmento di estremi zj1 e zj ), e possiamo scrivere
v(zj )xj + u(zj )yj = E j
nj = E j
j lj .
Questa quantit`
a rappresenta quindi il flusso del vettore E(zj ) attraverso il seg
(2.24)
Im
f (z) dz =
E dl,
E (x, y) = f (x + iy),
49
vettoriale E (x, y) = (x, y), relativamente alla circonferenza di raggio unitario centrata nellorigine, orientata in senso antiorario. Per quanto detto prima, conviene
considerare la funzione di variabile complessa f (z) = z, in modo che il campo vet
toriale E sia rappresentato dalla funzione f (z) (lo si verifichi), e calcolare il suo
integrale complesso lungo la circonferenza. Per parametrizzare la circonferenza C,
consideriamo la curva
z(t) = eit ,
0 t 2.
Si ha z 0 (t) = ieit e quindi usando la definizione (2.14) troviamo
Z 2
Z 2
Z
Z
z dz =
eit ieit dt = i
dt = 2i.
f (z) dz =
50
Effettivamente, nel caso in cui z(t) sia una curva semplice, si pu`o dimostrare
che la sua lunghezza dipende unicamente dal supporto C, e non dal modo in cui
C `e parametrizzato (purche la parametrizzazione sia iniettiva). In altre parole, la
lunghezza `e effettivamente una caratteristica geometrica del supporto C.
In ogni caso, in base alla nostra definizione di curva, si pu`o dimostrare che la
lunghezza L definita nella (2.25) `e sempre finita, e pu`o essere calcolata tramite il
seguente integrale:
Z b
L=
|z 0 (t)| dt.
a
Per interpretare il significato di questo integrale notiamo che, per quanto detto
in questo paragrafo, la derivata z 0 (t) rappresenta la velocit`a istantanea con cui la
curva viene percorsa al tempo t. Il suo modulo |z 0 (t)| rappresenta quindi la velocit`a
scalare al tempo t: integrando la velocit`a scalare rispetto al tempo, si ottiene di
fatto la lunghezza del percorso, ovvero -pi`
u precisamente- la lunghezza della
curva.
Torniamo allintegrale complesso e alla sua definizione.
Proposizione 2.24 Sia un cammino e siano f e g due funzioni continue a
tratti su C, sostegno di . Allora
a) per ogni , C,
Z
Z
Z
f (z) + g(z) dz = f (z) dz + g(z) dz ;
b)
f (z) dz =
f (z) dz ;
(2.26)
Lasciamo la dimostrazione di queste propriet`a dellintegrale come esercizio, soffermandoci soltanto sul punto c) che fornisce unutile maggiorazione per il modulo
di un integrale complesso. Per mostrare la (2.26), `e utile ricorrere alla caratterizzazione (2.20). Infatti, nelle ipotesi del punto c), per una qualsiasi somma di
Riemann si ha
X
X
n
n
X
n
f
(z
)
(z
z
)
|f
(z
)|
|z
z
|
M
|zj zj1 | M L
j
j
j1
j
j
j1
j=1
j=1
j=1
51
(si noti che lultima sommatoria `e la lunghezza della poligonale individuata dai
punti zj , ed `e quindi minore o uguale rispetto alla lunghezza L della curva).
Passando al limite sulle somme di Riemann, si ottiene la maggiorazione (2.26).
Z
Esempi 2.25 a) Calcoliamo
z dz, dove `e descritta dallequazione z = z(t) =
b) Calcoliamo
t dt = 10 .
0
mente dalle equazioni z1 (t) = t, t [0, 4], e z2 (t) = 4 + it, t [0, 2]. Poiche
z10 (t) = 1 e z20 (t) = i,
Z
Z
Z
Z 4
Z 2
z dz =
z dz +
z dz =
t dt +
(4 it)i dt = 10 + 8i .
c) Calcoliamo
2
0
e2t cos t + i sin t (2 + i) dt = . . . = e4+2i 1 .
ez dz =
i sin y), si ha
Z
Z
ez dz =
d) Calcoliamo
et dt +
0
2
0
e4 cos t + i sin t i dt = . . . = e4+2i 1 .
Si osservi come gli integrali della funzione f (z) = z lungo due cammini, entrambi aventi come estremi i punti 0 e 4 + 2i, abbiano valori differenti, mentre per
la funzione f (z) = ez essi assumano lo stesso valore.
2
0
0
1 i(n+1)t 2
e
= 0 n 6= 1,
= n+1
0
2i
n = 1 .
52
Occorre riflettere attentamente sul significato di questo teorema e sulle sue ipotesi.
Il valore dellintegrale di f lungo dipende unicamente dai valori che f assume
nei punti del sostegno C; tuttavia, le ipotesi richiedono che f sia olomorfa in un
aperto che contiene sia C sia la regione A delimitata da C.
Qui dimostreremo questo risultato nellipotesi pi`
u restrittiva che la derivata
prima f 0 (z) sia anchessa una funzione continua nellaperto . Faremo discendere
il teorema di CauchyGoursat dal seguente importante teorema, che riportiamo
senza dimostrazione.
+
,
(2.28)
div E =
x y
rot E =
.
y
x
(2.29)
Teorema 2.28 (Formula di GaussGreen) Sia una curva di Jordan, contenuta in un insieme aperto , tale che la parte di piano A delimitata dal sostegno C
E dl =
rot E dxdy,
(2.30)
E dl =
ZZ
div E dxdy.
53
(2.31)
E (x, y) =
v(x, y)
dove u e v sono la parte reale e la parte immaginaria di f . Calcoliamo divergenza
e rotore di E . Si ha
u v
,
div E (x, y) =
x y
u v
rot E (x, y) =
+
y
x
54
PSfrag replacements
r1
C1
C2
z0
r2
Re z
Figura 2.3. Anello = {z C : r1 < |z z0 | < r2 }
Definizione 2.30 Chiameremo dominio con bordo un dominio la cui frontiera `e lunione di un numero finito di sostegni C1 , C2 , . . . , Cn , a due a due
disgiunti, di cammini chiusi e semplici, 1 , 2 , . . . , n .
Ciascuno di questi cammini `e orientato in modo tale che un osservatore ideale
che percorre la frontiera vede alla sua sinistra. Chiameremo tale orientamento
orientamento positivo.
Esempio 2.31 Ogni anello = {z C : r1 < |z z0 | < r2 } `e un dominio con
bordo la cui frontiera `e lunione dei sostegni C1 = {z C : |z z0 | = r1 } e
C2 = {z C : |z z0 | = r2 } relativi ai cammini 1 e 2 dove 1 e 2 ammettono
parametrizzazioni z1 (t) = z0 + r1 eit e z2 (t) = z0 + r2 eit , t [0, 2]. Si noti che
la circonferenza esterna `e percorsa in senso antiorario, mentre la circonferenza
interna in senso orario (si veda la Figura 2.3).
2
Teorema 2.32 Sia un dominio con bordo e sia lunione dei cammini i cui
sostegni coincidono con la frontiera di orientata positivamente. Sia f analitica
in un aperto che contiene lunione di con la sua frontiera; allora
Z
f (z) dz = 0 .
Dimostrazione. Indichiamo con C0 il cammino esterno e C1 , . . . , Cn quelli contenuti nellinterno di C0 (si veda la Figura 2.4). Consideriamo un cammino che
55
decomponga in due parti 1 e 2 per mezzo di cammini L1 , . . . , Ln+1 congiungenti rispettivamente C0 a C1 , C1 a C2 , . . . , Cn1 a Cn e Cn a C0 (aventi sostegno
in ). Indichiamo con Kj il cammino il cui sostegno coincide con la frontiera di
j , j = 1, 2. K1 e K2 consistono di cammini Lj o Lj e di parti di C. Il Teorema
di Cauchy-Goursat 2.27 pu`o essere applicato a f su K1 e K2 e la somma degli
integrali su questi cammini `e nulla. Poiche gli integrali in direzioni opposte lungo
Lj si elidono, risulta
Z
Z
Z
0=
f (z) dz +
f (z) dz =
f (z) dz .
2
K1
K2
corrispondente al valore dellintegrale di f lungo un qualsiasi cammino, con sostegno in , congiungente z1 a z2 . Infatti, se 1 e 2 sono due cammini congiungenti
z1 a z2 , lintegrale di f lungo il cammino chiuso ottenuto unendo 1 a 2 `e nullo;
dunque
Z
Z
Z
Z
0=
f (z) dz +
f (z) dz =
f (z) dz
f (z) dz
1
e quindi
f (z) dz =
1
f (z) dz .
Osservazione 2.34 Supponiamo che sia un dominio con bordo la cui frontiera
sia lunione dei sostegni C1 e C2 di due cammini chiusi 1 e 2 (si veda la Figura
2.5). Sia f analitica in un aperto contenente , allora
Z
Z
f (z) dz =
f (z) dz
1
allora f `e analitica in D.
56
z
z z0
0
0
0
0
Ricordando la (2.27), si ha
Z
Z
g(z) dz = 2if (z0 ) +
f (z) f (z0 )
dz .
z z0
Verifichiamo ora che lultimo integrale `e nullo, ottenendo cos` la (2.32). Poiche f
`e continua, fissato > 0 esiste > 0 tale che per ogni z con |z z0 | < si
ha |f (z) f (z0 )| < . Non `e restrittivo supporre che r0 . Pertanto, grazie alla
(2.26), si ha
Z
f (z) f (z0 )
f (z) f (z0 )
2r0
dz sup
z z0
z z0
zC0
0
= 2 sup |f (z) f (z0 )| < 2 .
zC0
Per larbitrariet`
a di , otteniamo lasserto.
(9
z
z 2 )(z
+ i)
dz
57
z
dz =
2
(9 z )(z + i)
f (z)
dz = .
z+i
5
58
Enunciamo ora il cosiddetto principio del massimo che si pu`o dedurre dalla
propriet`
a della media.
Teorema 2.42 (Principio del massimo) Sia f analitica e non costante in un
dominio , sia inoltre continua in . Allora |f (z)| raggiunge il suo valore
massimo sulla frontiera .
2
Analoghe propriet`
a si possono dedurre per le funzioni armoniche u(x, y) = Re f (z)
e v(x, y) = Im f (z).
Teorema 2.43 (di Liouville) Sia f intera e limitata per ogni z C, allora f (z)
`e costante.
Dimostrazione. Sia z0 C, r0 > 0 e 0 il cammino di sostegno C0 parametrizzato
da z = z(t) = z0 + r0 eit , t [0, 2]. Per ipotesi, esiste M > 0 tale che |f (z)| M
per ogni z. Dalla formula (2.33) con n = 1, usando la (2.26), si ha
Z
f (z)
f (z)
1
1
0
2r0
dz
sup
|f (z0 )| =
2 0 (z z0 )2 2 zC0 (z z0 )2
1
M
=
sup |f (z)|
.
r0 zC0
r0
2.9 Esercizi
59
M
r0
pu`
o valere solo se f 0 (z0 ) = 0. Quindi f 0 (z) = 0, per ogni z C e dunque f (z) `e
costante.
2
Uninteressante conseguenza del Teorema di Liouville `e il Teorema fondamentale dellalgebra. Esso afferma che ogni polinomio P (z) = a0 + a1 z + + an z n ,
an 6= 0, n 1, ha almeno uno zero; ossia esiste z0 C tale che P (z0 ) = 0. In effetti,
procedendo per assurdo, se P (z) fosse non nullo per ogni z C allora la funzione
f (z) = 1/P (z) sarebbe intera e limitata in C. Si giunge cos` ad un assurdo in quanto, per il Teorema di Liouville, ne segue che f (z) `e costante e conseguentemente
anche il polinomio P (z) lo `e.
2.9 Esercizi
1. Dire se le seguenti funzioni soddisfano le condizioni di Cauchy-Riemann nel
loro dominio:
1
a) f (z) = |z|
b) f (z) =
c) f (z) = z n , n = 1, 2, . . .
z
2. Dire dove esiste la derivata delle seguenti funzioni e trovarne il valore:
a) f (z) =
1
z
b) f (z) = x2 + iy 2
c) f (z) = z Im z
y ix
2z + 1
z(z 2 + 1)
b) f (z) = xy + iy
d) f (z) = ey eix
f) f (z) =
(z +
1
+ 2z + 2)
2)(z 2
60
7. Verificare che le seguenti funzioni u(x, y) sono armoniche nel loro dominio e
trovare la corrispondente funzione armonica coniugata v(x, y):
b) u(x, y) = y 2 x2
y
d) u(x, y) = 2
x + y2
a) u(x, y) = 2x(1 y)
c) u(x, y) = sinh x sin y
(2.34)
b
a
|z 0 (t)| dt =
d
c
|Z 0 (r)| dr
b) f (z) = z
z+2
z
z
d) f (z) = e
c)
e)
f (z) =
f (z) =
1
C=circonferenza con r = 4 e centro 2 i.
(z + 2 + i)2
2.9 Esercizi
61
13. Sia il cammino percorso in verso antiorario il cui sostegno `e la frontiera del
quadrato con vertici nei punti z = 0, z = 1, z = 1 + i, z = i. Calcolare
Z
ez dz .
b)
c)
d)
e)
f)
g)
Z
Z
Z
Z
Z
ez dz
cos z
dz
z(z 2 + 8)
1
dz
(z 2 + 4)2
sostegno C = {z C : |z i| = 2};
cosh z
dz
z4
1
dz
z4 1
sostegno C = {z C : |z + i| = 1};
ez (z 2 3)
dz sostegno C = {z = x + iy C : x2 +
2
2z + 3
2.9.1 Soluzioni
1. Condizioni di Cauchy-Riemann:
a) No
2
3
q
3 2
2
= 1}.
62
b) Poiche, per z 6= 0,
f (z) =
1
x
y
= 2
i 2
z
x + y2
x + y2
si ha
y 2 x2
,
(x2 + y 2 )2
2xy
vx (x, y) = 2
,
(x + y 2 )2
x
,
x2 + y 2
y
v(x, y) = 2
,
x + y2
ux (x, y) =
u(x, y) =
2xy
,
(x2 + y 2 )2
y 2 x2
vy (x, y) = 2
.
(x + y 2 )2
uy (x, y) =
b) Risulta
1
, z 6= 0.
z2
u(x, y) = x2 ,
2
v(x, y) = y ,
ux (x, y) = 2x ,
uy (x, y) = 0 ,
vx (x, y) = 0 ,
vy (x, y) = 2y ;
v(x, y) = y ,
ux (x, y) = y ,
uy (x, y) = x ,
vx (x, y) = 0 ,
vy (x, y) = 2y ;
r ei/2 =
u(r, ) = r cos ,
2
v(r, ) = r sin ,
2
r cos 2 + i sin 2 , si ha
1
ur (r, ) = cos ,
2
2 r
1
vr (r, ) = sin ,
2
2 r
u (r, ) =
sin ,
2
2
v (r, ) =
cos .
2
2
2.9 Esercizi
63
ei
f 0 (z) = ei ur (r, ) + ivr (r, ) = cos + i sin
2
2
2 r
1
1
1
1
= ei ei/2 = ei/2 = i/2 =
.
2f (z)
2 r
2 r
2 re
4. Poiche
u(x, y) = x3 ,
3
v(x, y) = (y 1) ,
ux (x, y) = 3x2 ,
uy (x, y) = 0 ,
vx (x, y) = 0 ,
7. Funzioni armoniche:
a) v(x, y) = x2 y 2 + 2y + c ;
c) v(x, y) = cosh x cos y + c .
d) Poiche
b) v(x, y) = 2xy + c .
2y(3x2 y 2 )
(x2 + y 2 )3
2y(3x2 y 2 )
uyy (x, y) =
(x2 + y 2 )3
2xy
,
+ y 2 )2
x2 y 2
uy (x, y) = 2
,
(x + y 2 )2
ux (x, y) =
uxx (x, y) =
(x2
la funzione u(x, y) `e armonica. Per determinare v(x, y), imponiamo luguaglianza ux = vy , da cui
vy (x, y) =
(x2
2xy
+ y 2 )2
Cos
vx (x, y) =
v(x, y) =
x2
x
+ (x) .
+ y2
y 2 x2
+ 0 (x) ;
(x2 + y 2 )2
64
ux (x, y) = vy (x, y)
uy (x, y) = vx (x, y)
ux (x, y) = vy (x, y)
uy (x, y) = vx (x, y) .
1
1
v + vr ,
r2
r
1
ossia vr = rurr + v ;
r
ossia
1
vr = u .
r
Poiche vr = vr , si ottiene
1
1
rurr + v = u ,
r
r
cio`e
r2 urr + v + u = 0.
Usando luguaglianza v = rur , otteniamo il risultato.
10. Per verificare che u(r, ) `e armonica, osserviamo che
ur (r, ) =
1
,
r
urr (r, ) =
1
,
r2
u (r, ) = u (r, ) = 0
1
r v ,
vr (r, ) = 0 (r) .
in quanto 0 (r) > 0. Pertanto, con la sostituzione t = (r) da cui dt = 0 (r) dr, si
ottiene
Z d
Z d
Z b
0
0
0
|Z (r)| dr =
|z (r) | (r) dr =
|z 0 (t)| dt .
c
2
3
11
3 i.
2.9 Esercizi
65
d) 1 + e ;
13.
4
(e
e) 0 .
1) .
Ma
Allora
log z
1
1
max 2 = 2 max |Log |z| + iArg z| 2 (log R + ) .
z
R |z|=R
R
|z|=R
Z
Log z 2(Log R + )
dz
z2
R
C
da cui lasserto.
66
1
d
1
dz
=
2i
.
=
2
2
2
(z + 4)
dz (z + 2i) z=2i
16
z
e) Nel quadrato in esame, la funzione g(z) = cosh
ha un unico punto di non
z4
analiticit`
a z = 0. Sempre usando la (2.33) con n = 3 e f (z) = cosh z, si ha
Z
cosh z
2i d3
dz =
cosh z
= 0.
4
3
z
3! dz
z=0
f)
g)
3
2 e
2i
3
Serie di Taylor e di Laurent. Residui
lim an = `re
n
a)
lim cn = `
n
lim bn = ` .
im
n
b)
c)
lim cn = `
lim cn = `
lim |cn `| = 0 .
Ma |an `re | |an `re + i(bn `im )| e |bn `im | |an `re + i(bn `im )| .
Conseguentemente, per ogni n > n , risulta
68
cio`e
lim an = `re
lim bn = `im .
(3.1)
n > n2
.
2
Pertanto, se n = max(n1 , n2 ), si ha
n > n
ovvero
n > n
e dunque lim cn = `.
|cn `| <
lim (zn `) = 0
lim |zn `| = 0 .
c) Il risultato segue immediatamente osservando che |cn | |`| cn ` .
lim |z n | = 0
lim z n = 0 ;
0,
|z| < 1 ,
non converge, altrimenti .
69
Come nel caso reale, la somma di infiniti numeri complessi (studio della convergenza di una serie) si definisce a partire dalle successioni. Pi`
u precisamente, sia {cn }
una successione di numeri complessi. Consideriamo la successione delle ridotte o
somme parziali {sn } definita, per ogni n 0, come
s0 = c 0 ,
sn =
n
X
ck = sn1 + cn ,
k=0
n=0
n 1.
diremo che la serie non converge. Il numero s, se esiste, `e detto somma della serie.
Dal Teorema 3.1 si ottiene il seguente risultato.
Teorema 3.3 Supponiamo che cn = an + ibn e s = sre + isim . Allora la serie
X
X
X
cn converge a s se e solo se le serie
an e
bn convergono a sre e sim ,
n=0
n=0
rispettivamente.
n=0
n=0
z n , al variare di z C. Se
1 z n+1
1z
1
solo se |z| < 1.
1z
n=0
cn converge assoluta-
n=0
70
X X
cn
|cn | .
n=0
n=0
n=0
n
in
X
1
i
converge. Infatti, =
e la
n!
n!
n!
n=0
X
1
converge (si applichi, ad esempio, il Criterio del rapporto). Dunque la
n!
n=0
serie data converge assolutamente.
2
serie
n=0
an (z z0 )n
n=0
zn =
1
1z
se |z| < 1
n=0
71
b) se R > 0, la serie converge assolutamente per ogni z con |z| < R; se 0 < < R,
la serie converge uniformemente nel cerchio {|z| };
c) se R = +, la serie converge assolutamente per ogni z C e uniformemente
in ogni cerchio {|z| } con > 0.
Per dimostrare il teorema, premettiamo un risultato tecnico.
Lemma 3.7 Sia data la serie
an z n .
n=0
n=0
z
X z n
La serie
converge in quanto `e una serie geometrica con < 1; perz
z1
1
n=0
tanto, applicando il Criterio del confronto valido per serie numeriche reali, la serie
X
an z n converge assolutamente.
n=0
b) Se la serie convergesse in z con |z| > |z2 |, allora per la prima parte del lemma,
dovrebbe convergere anche in z2 , contrariamente allipotesi.
2
Il lemma appena dimostrato ci permette di definire il raggio di convergenza
X
della serie
an z n come lestremo superiore dei moduli dei punti in cui la serie
converge
n=0
R = sup{|z| :
an z n converge} .
(3.2)
n=0
72
n=0
z n ha
n=0
nz n . Infatti, applicando il
n=0
(n + 1)|z|n+1
= |z| .
n
n|z|n
lim
Dunque la serie converge per ogni z con |z| < 1; inoltre non converge se |z| > 1
in quanto il termine generale non tende a 0.
X
zn
b) Consideriamo la serie
. Fissato z C, studiamone la convergenza
n!
n=0
assoluta applicando ancora il Criterio del rapporto alla serie numerica cos`
ottenuta
|z n+1 | n!
|z|
lim
= lim
= 0 < 1.
n (n + 1)! |z n |n
n n + 1
X
zn
. Come sopra, fissato z C, applichiamo il Criterio
c) Consideriamo la serie
n2
n=1
della radice alla serie dei moduli
r
n
n |z|
lim
= |z| .
n
n2
Pertanto la serie converge se |z| < 1; non converge se |z| > 1 in quanto il
termine generale non tende a 0; il raggio di convergenza vale quindi 1. Per
studiare il comportamento della serie sulla circonferenza {|z| = 1}, osserviamo
X
1
che la serie dei moduli si riduce alla serie armonica generalizzata
che
n2
n=1
converge. In definitiva, la serie converge assolutamente (e uniformemente) in
{|z| 1}.
73
n=1
X
per le serie di potenze reali
an xn con coefficienti an R e variabile x R.
n=0
n=0
an+1
=`
lim
n an
allora il raggio di convergenza R `e dato da
0
se ` = + ,
1
R=
se 0 < ` < + ,
`
+ se ` = 0 .
Teorema 3.10 (Criterio della radice) Sia
(3.3)
2
n=0
p
lim n |an | = ` .
X
n! n
z . Utin
n
n=1
X
b) Sia
nn z n . Applicando il Criterio della radice si ha
n=1
lim
pertanto R = 0.
n
nn = lim n = + ;
n
74
Il nostro interesse verso le serie di potenze deriva dal loro comportamento come
X
funzioni. Come abbiamo gi`a detto, una serie di potenze
an z n , con raggio di
n=0
convergenza R 6= 0, converge per |z| < R e quindi ivi definisce una funzione f (z).
Mostreremo che f `e analitica in tale disco. Lidea `e dimostrare che la derivazione
termine a termine `e legittima. Iniziamo con il seguente risultato tecnico.
Lemma 3.12 Le due serie di potenze
an z n
n=0
nan z n1
n=0
an z n converge assolutamente
n=0
n=0
Fissato z con 0 < |z| < R e scelto tale che |z| < < R, si ha
n
n |z|
|an n | .
|nan z n1 | =
|z|
n
X
|z|
La serie
n
converge (si ricordi lEsempio 3.8 a) e che |z| < ), dunque
n=0
n
n
|z|
|z|
lim n
= 0 e pertanto esiste una costante M 0 tale che n
M,
n
nan z n1 converge
n=0
n=0
n=0
1
|nan z n1 |
|z|
75
n=0
rappresenta una funzione f (z) analitica nel disco {|z| < R}.
Dimostrazione. Per |z| < R, scriviamo
f (z) =
an z n = sn (z) + rn (z)
n=0
dove
sn (z) =
n
X
ak z k ,
rn (z) =
k=0
g(z) =
ak z k
k=n+1
n=1
Dobbiamo verificare che f 0 (z0 ) = g(z0 ) per ogni z0 con |z0 | < R. Siano z e tali
che |z|, |z0 | < < R; possiamo scrivere
sn (z) sn (z0 )
f (z) f (z0 )
g(z0 ) =
s0n (z0 ) + (s0n (z0 ) g(z0 )) +
z z0
z z0
(3.4)
rn (z) rn (z0 )
.
+
z z0
Inoltre, ricordando che z k z0k = (z z0 )(z k1 + z k2 z0 + + zz0k2 + z0k1 ), si
ha
X
rn (z) rn (z0 )
1
ak z k z0k
=
z z0
z z0
k=n+1
k=n+1
ak (z k1 + z k2 z0 + + zz0k2 + z0k1 ) .
X
rn (z) rn (z0 )
k|ak |k1 .
z z0
k=n+1
76
Inoltre, poiche lim s0 (z) = g(z0 ), esiste n1 N tale che, per ogni n n1 ,
n
.
3
Sia n n0 , n1 ; per definizione di derivata, esiste > 0 tale che 0 < |z z0 | <
implica
sn (z) sn (z0 )
0
s
(z
)
.
n 0 <
z z0
3
g(z
)
0 <
z z0
quando 0 < |z z0 | < . Abbiamo dimostrato che f 0 (z0 ) esiste ed `e uguale a g(z0 ).
Poiche il ragionamento pu`o essere ripetuto, abbiamo in realt`a dimostrato che
f (z) = a0 + a1 z + a2 z 2 +
f 0 (z) = a1 + 2a2 z + 3a3 z 2 +
..
.
(n + 2)!
(n + 1)!
n
an+1 z +
an+2 z 2 +
f (z) = n!an +
1!
2!
..
.
In particolare, an =
f n (0)
e la serie di potenze ha la forma
n!
f (z) =
n=0
an z n =
X
f n (0) n
z .
n!
n=0
(3.5)
77
f (z) =
X
f (n) (z0 )
(z z0 )n
n!
n=0
1
= f (z0 ) + f 0 (z0 )(z z0 ) + f 00 (z0 )(z z0 )2 +
2
(3.6)
ricordando che
1
1
1
1
=
=
;
z
sz
(s z0 ) (z z0 )
s z0 1 z0
s z0
1
qn
= 1 + q + + q n1 +
,
1q
1q
z z0
diventa
lespressione precedente con q =
s z0
n1
n
z z0
1
1
z z0
z z0
1
=
+ +
+
1 +
z z0 .
sz
s z0
s z0
s z0
s z0
1
s z0
Allora
f (s)
f (s)
f (s)
=
+
(z z0 ) + +
sz
s z0
(s z0 )2
f (s)
f (s)
+
(z z0 )n1 +
(z z0 )n ;
(s z0 )n
(s z)(s z0 )n
integriamo ora su C1 e dividiamo per 2i, ottenendo
Z
Z
Z
f (s)
1
f (s)
z z0
f (s)
1
ds =
ds +
ds + +
f (z) =
2i C1 s z
2i C1 s z0
2i C1 (s z0 )2
Z
Z
(z z0 )n1
f (s)
(z z0 )n
f (s)
+
ds +
ds .
n
2i
(s
z
)
2i
(s
z)(s
z 0 )n
0
C1
C1
Ricordando la (2.33), si ha
78
(z z0 )n
rn (z) =
2i
C1
f (n1) (z0 )
(z z0 )n1 + rn (z)
(n 1)!
(3.7)
f (s)
ds .
(s z)(s z0 )n
|s z| = |s z0 (z z0 )| |s z0 | |z z0 | = r1 r ;
allora, usando la (2.26), si ha
|rn (z)|
rn M 2r1
M r1
=
2 (r1 r)r1n
r1 r
r
r1
n
r1
< 1, abbiamo lim rn (z) = 0. Cos` per ogni punto z Br0 (z0 ), il limite
n
r
per n della somma dei primi n termini a secondo membro nella (3.7) `e f (z)
e questo conclude la dimostrazione.
2
Poiche
n=0
La funzione f (z) =
zn =
1
1z
|z| < 1 .
(3.8)
1
`e analitica in |z| < 1, il suo sviluppo di Maclaurin `e
1z
n=0
X
zn
ez =
(3.9)
n!
n=0
e, come abbiamo gi`
a visto nellEsempio 3.8 b), il raggio di convergenza di tale
serie `e R = +; quindi luguaglianza vale per ogni z C.
79
c) Procedendo come nel punto precedente, si ha che le funzioni trigonometriche sin z e cos z e le funzioni iperboliche sinh z e cosh z ammettono i seguenti
sviluppi di Maclaurin con raggio di convergenza R = +:
sin z =
(1)n
n=0
z 2n+1
(2n + 1)!
sinh z =
z 2n+1
(2n + 1)!
n=0
X
z 2n
cosh z =
(2n)!
n=0
z 2n
cos z =
(1)
(2n)!
n=0
n
(3.10)
+
X
cn (z z0 )n
(3.11)
f (s)
ds
(s z0 )n+1
(3.12)
n=
dove
cn =
1
2i
80
f (s)
f (s)
f (s)
=
+
(z z0 ) + +
sz
s z0
(s z0 )2
f (s)
f (s)
+
(z z0 )n1 +
(z z0 )n .
(s z0 )n
(s z)(s z0 )n
Per il secondo integrale della (3.13), notiamo che
1
1
1
1
=
=
s
sz
(z z0 ) (s z0 )
z z0 1 z0
z z0
e otteniamo lidentit`
a
f (s)
1
f (s)
1
= f (s)
+
+ +
1
sz
z z0
(s z0 ) (z z0 )2
f (s)
1
(s z0 )n f (s)
1
+
+
.
n+1
n
(s z0 )
(z z0 )
(z s)
(z z0 )n
n
X
k=n
ck (z z0 )k + rn (z) + qn (z)
z)(s
z 0 )n
C
Z
(s z0 )n f (s)
1
ds .
qn (z) =
2i(z z0 )n Ct
zs
La dimostrazione del fatto che rn (z) 0 quando n + `e identica a quella vista
nel Teorema 3.14. Analogamente, per stimare qn (z), sia M = max |f (s)|, allora
sCt
|z s| = |z z0 (s z0 )| |z z0 | |s z0 | = r t
e
n
Mt
t
1 tn M 2t
=
.
n
2r
rt
rt r
Poiche t < r, lim qn (z) = 0 e il teorema `e dimostrato.
|qn (z)|
81
1
e cerchiamo lo
(z 1)(z 2)
sviluppo di Laurent centrato in z0 = 0 valido nelle regioni
A = {z : |z| < 1} ,
Osserviamo che
f (z) =
C = {z : |z| > 2} .
1
1
z2 z1
1
1
1 X zn X n X
1
1
f (z) =
+
=
+
z
=
1
zn
n+1
2 1 z/2 1 z
2 n=0 2n n=0
2
n=0
e la funzione, analitica in A, ammette uno sviluppo in serie di Maclaurin con
1
cn = 1 2n+1
, n 0.
Sia ora z B, si ha
f (z) =
=
1
1
1
1 X zn
1X 1
1
2 1 z/2 z 1 1/z
2 n=0 2n
z n=0 z n
X
1 n X 1
z
+
,
2n+1
zn
n=0
n=1
n+1 n 0
cn =
2
1
n < 0.
Infine, se z C, avremo
1
1
1
1 X 2n
1X 1
1
z 1 2/z
z 1 1/z
z n=0 z n
z n=0 z n
1
X
X
1
1
=
(2n 1) n+1 =
1
zn .
n+1
z
2
n=
n=0
f (z) =
X
X
1 z
1 X zn
z n2
zn
e
=
=
=
2
2
z
z n=0 n!
n!
(n + 2)!
n=0
n=2
82
con
cn =
1
(n + 2)!
n 2
0
n < 2 .
z1
c) Sia f (z) =
e individuiamone lo sviluppo di Laurent centrato in z0 = 1
z
valido nella regione |z 1| < 1. Consideriamo la sostituzione w = z 1 e la
funzione g(z) = z1 . Allora a z0 = 1 corrisponde w0 = 0 e possiamo scrivere
g(z) =
X
X
1
1
=
=
(1)n wn =
(1)n (z 1)n .
z
w + 1 n=0
n=0
Pertanto
f (z) = (z 1)g(z) =
n=0
(1) (z 1)
n+1
n=1
(1)n1 (z 1)n
1
1
1
1
1 X (1)n
g(z) = =
=
=
z
w+1
w 1 + 1/w
w n=0 wn
X
X
(1)n
(1)n
=
wn+1
(z 1)n+1
n=0
n=0
e dunque
X
(1)n
(z 1)n
n=0
f (z) = (z 1)g(z) =
con
cn =
(1)n
n0
n > 0.
3.4 Singolarit`
a isolate
Sia f una funzione analitica in z0 , allora esiste un intorno Br0 (z0 ) allinterno del
quale f pu`
o essere rappresentata dalla sua serie di Taylor
f (z) =
+
X
n=0
cn (z z0 )n ,
|z z0 | < r0 .
e f (m) (z0 ) 6= 0 ,
3.4 Singolarit`
a isolate
83
+
X
n=0
cn+m (z z0 )n = (z z0 )m g(z) ,
|z z0 | < r0 , cm 6= 0 .
c1
c2
+
+ c0 + c1 (z z0 ) + c2 (z z0 )2 +
(z z0 )2
z z0
cm+1
c1
cm
+
+ +
+ c0 + c1 (z z0 ) +
(z z0 )m
(z z0 )m1
z z0
X
1
g(z)
f (z) =
cm+n (z z0 )n =
,
(z z0 )m n=0
(z z0 )m
|z z0 | < r , cm 6= 0
84
X
z 2n+1
1
f (z) = z
= z2 + z4 + . . .
(2n + 1)!
3!
n=0
2n+1
X
1 X
1
z 2n+1
n z
(1)
= 2
f (z) = 2 z
(1)n
z
(2n + 1)!
z n=1
(2n + 1)!
n=0
=
(1)n
n=1
z 2n1
1
1
= z z3 + . . .
(2n + 1)!
3!
5!
2
3
4
1 X n zn
= 3+ 2+
+
+
z + ...
3
z n=0 n!
z
z
2z
3!
4!
X
(1)n
.
(2n)! z 2n
n=0
+
X
n=
cn (z z0 )n ,
0 < |z z0 | < r .
85
Ricordiamo che
Ref (z0 ) = c1 =
1
2i
f (z) dz
C
dove C `e un cammino chiuso il cui sostegno, ad esempio, coincide con la circonferenza {z C : |z z0 | = r}.
Teorema 3.24 (dei residui) Sia C un cammino chiuso e semplice allinterno
del quale e sul quale una funzione f `e analitica eccetto che per un numero finito
di punti singolari z1 , z2 , . . . , zn appartenenti allinterno di C. Allora
Z
f (z) dz = 2i
C
n
X
k=1
Ref (zk ) .
Dimostrazione. Sia linterno di C; poiche z1 , z2 , . . . , zn , `e possibile trovare n intorni Brk (zk ) disgiunti a due a due e interamente contenuti in . Siano
C1 , . . . , Cn i cammini i cui sostegni sono le circonferenze {z : |z zk | =
rk } = Brk (zk ) (si veda la Figura 3.2). La frontiera del dominio con bordo
n
[
0 = \
Brk (zk ) `e il sostegno di un cammino C0 al quale possiamo applicare
k=1
f (z) dz = 0 .
C0
Ma
0=
=
Z
Z
f (z) dz =
C0
f (z) dz
f (z) dz
n
X
k=1
n Z
X
k=1
f (z) dz
Ck
Ref (zk )
z
dz
z2 1
86
Ma
z
1/2
1/2
=
+
1
z1 z+1
e dunque Ref (z1 ) = Ref (z2 ) = 12 . In conclusione, lintegrale vale 2i.
ii) Si voglia calcolare
Z
z2
e1/z dz
dove C `e il cammino il cui sostegno `e la frontiera del quadrato [1, 1] [1, 1].
La funzione f (z) = e1/z `e analitica in tutto C tranne lorigine; pertanto
Z
e1/z dz = 2iRef (0) .
C
Poiche
f (z) =
1
1
1
= 1 + + 2 + ...
n
n!z
z
2z
n=0
c1
g(z)
+ c0 + c1 (z z0 ) + =
,
z z0
z z0
0 < |z z0 | < r
n(z)
, con n(z0 ) 6= 0 e z0 zero di ordine 1 per d(z),
d(z)
ossia d(z0 ) = 0 ma d0 (z0 ) 6= 0. Allora si ha
Pi`
u in generale, sia f (z) =
Ref (z0 ) =
n(z0 )
.
d0 (z0 )
Infatti
Ref (z0 ) = lim (z z0 )
zz0
n(z)
(z z0 )
n(z0 )
= lim
n(z) = 0
.
d(z) zz0 d(z) d(z0 )
d (z0 )
3.6 Esercizi
87
Poli multipli
Sia z0 un polo di ordine m per f , allora
f (z) =
con
cm
cm+1
c1
g(z)
+
++
+ c0 + c1 (z z0 ) + =
(z z0 )m (z z0 )m1
z z0
(z z0 )m
g(z) = cm + cm+1 (z z0 ) + + c1 (z z0 )m1 +
Si ha
Ref (z0 ) =
1
dm1
1
g (m1) (z0 ) =
lim
(z z0 )m f (z) .
(m 1)!
(m 1)! zz0 dz m1
3.6 Esercizi
1. Determinare linsieme di convergenza delle seguenti serie di funzioni:
X
X
X
zn
zn
a)
b)
c)
n!z n
2
n!
n
n=0
n=1
n=0
2. Verificare che:
a)
b)
X
z n1
1
=
4z z 2
4n+1
n=0
sin z 2
1
z2
z6
z 10
=
+
z4
z2
3!
5!
7!
per z 6= 0
b) f (z) = z e2z
2
in z0 = 2
in z0 = 1
c) f (z) = (z + 1) cos 3z 3
in z0 = 0
88
1
5. Verificare che z0 = 0 `e una singolarit`a essenziale per f (z) = cosh .
z
6. Classificare le singolarit`a di
f (z) =
z3
cos z cosh z
2
2
z 2 4
z2 +
2
4
.
a) f (z) =
8. Calcolare:
Z
ez
a)
dz
2
C (z 1)
Z
2
b)
e1/z dz
C
Z
5z 2
dz
c)
z(z
1)
C
Z
3z 3 + 2
d)
dz
2
C (z 1)(z + 9)
1 e2z
z4
1
d) f (z) =
3 + 2iz
b) f (z) =
C = {|z| = 2}
C = {|z| = 1}
C = {|z| = 3}
C = {|z 2| = 2} oppure C = {|z| = 4}
3.6.1 Soluzioni
1. Insiemi di convergenza:
b) {|z| 1} ;
a) C ;
c) {0} .
3. Sviluppi di Taylor:
a) f (z) = 2 + 4(z 2) + 3(z 2)2 + (z 2)3 ;
e2 X n 2 n
b) f (z) = e2 +
2 (z + 1)n ;
2 n=1 n!
9
9
81
81
c) f (z) = 1 + z 2 z 6 z 8 + z 12 + z 14 .
2
2
4!
4!
4. Sviluppi di Laurent:
a) f (z) = 1 2
n=0
1
in {|z| > 1} ;
n+1
z
n=0
3.6 Esercizi
b) f (z) =
(1)n
n=0
89
22n z 4n5
;
(2n)!
X
(1)n 9n
(1)n z 2n+2
in
{|z|
<
3}
;
e
f
(z)
=
6i
in {|z| > 3} ;
c) f (z) = 6i
9n+1
z 2n
n=0
n=0
X
X
X
3n+1 1 n
zn
1
d) f (z) =
z
se
|z|
<
1
mentre
f
(z)
=
se
n+1
n+1
n+1
3
3
z
n=0
n=0
n=0
|z| > 1 e |z 1| < 2 .
Ref (2) =
3
;
2
b) Ref (0) =
4
;
3
3
i
d) Ref ( i) = .
2
2
8. Integrali:
a)
2i
;
e
b) 0 ;
c) 10i ;
d) i
2 2 +
23
i .
10
4
Introduzione alle distribuzioni
E
(4.1)
Come `e ben noto il legame tra lintensit`a di corrente i(t) che scorre nel circuito e
la forza elettromotrice E(t) `e dato da:
E 0 (t) =
1
i(t) .
C
(4.2)
Tuttavia questo presuppone che la funzione E(t) sia derivabile. Che cosa succede
se ad esempio E(t) = H(t) la funzione di Heaviside? E(t) `e derivabile ovunque
tranne che in 0 e la sua derivata `e sempre eguale a 0. In t = 0 non `e derivabile e
si potrebbe pensare di porre E 0 (0) = +. Quindi per la (4.2) si avrebbe che la
92
corrente i(t) `e sempre 0 tranne che per t = 0 dove vale +. Ha senso una i(t)
definita cos` ? Si noti che la (4.2) pu`o anche essere scritta come
1
E(t) =
C
i(s) ds .
Essendo i(t) sempre 0 tranne che in un punto e poiche lintegrale di una funzione
(di Riemann, ma in realt`a anche qualunque estensione ad esempio lintegrale di
Lebesgue) non vede ci`
o che la funzione fa in un singolo punto, otterremmo che
E(t) = 0 su tutto R. Ma questa non `e la nostra E(t) di partenza! Eppure fisicamente `e chiaro che cosa succede: la corrente fluisce per un tempo infinitamente
breve con un picco in 0. Il problema `e come rappresentare una fenomenologia di
questo tipo: una funzione sempre 0 con il valore + in 0 non `e soddisfacente.
Finche imponiamo che i(t) sia una funzione non riusciamo a superare il problema.
2
Le due formule sono chiaramente di tipo diverso; ci piacerebbe averne una unica
che possa trattare densit`a e cariche puntiformi alla stessa stregua. Il problema
chiaramente `e che le cariche puntiformi non possono essere descritte da densit`a se
queste devono essere delle normali funzioni. Si noti che cariche puntiformi possono
in effetti essere approssimate da densit`a di carica. Facciamolo vedere lavorando per
semplicit`
a sulla retta invece che nello spazio. Si consideri la successione di densit`a
lineari di carica1
n (x) = qnp1/n (x)
dove q `e una costante. Esse descrivono distribuzioni omogenee concentrate sullintervallo [1/2n, 1/2n] e la carica totale `e data da
Qn =
n (x) dx = qn
1
=q
n
e non dipende quindi da n. Allaumentare di n quindi queste distribuzioni di carica tendono a concentrarsi sempre di pi`
u intorno allo 0, ma sempre mantenendo
1
93
costante la quantit`
a di carica totale q. Lidea dovrebbe essere che al tendere di n
a + tali densit`
a dovrebbero convergere alla carica puntiforme q concentrata in
0. Tuttavia se ne guardiamo il limite dal punto di vista delle funzioni si ha che
0
se x 6= 0
lim n (x) =
+ se x = 0
n+
e tale funzione limite, se integrata sulla retta, da come risultato 0 e non q. Anzi
linformazione che la carica totale `e q sembra essersi completamente persa nel
passaggio al limite. Come vedremo, utilizzando invece le distribuzioni, saremo in
grado di non perdere questa informazione nel passaggio al limite.
2
Lidea fondamentale della teoria delle distribuzioni `e che una misura di una
quantit`
a fisica, di un segnale temporale, non fornisce mai il valore in un preciso
istante o in un preciso punto dello spazio. Lo strumento di misura, per quanto
preciso, comunque media la quantit`a da misurare nel tempo e nello spazio anche
se su intervalli temporali o zone di spazio molto piccole. Ne consegue che la quantit`
a fisica, il segnale non `e necessario pensarlo come qualcosa di definito punto per
punto o istante per istante, quanto invece come un qualcosa che associa ad ogni
possibile misura un numero che `e il valore della misura su quel segnale. Daltra
parte, le possibili misure possono essere descritte dalle medie che esse operano. Ne
consegue che un segnale potr`a essere pensato come unapplicazione dallo spazio
delle funzioni che descrivono le medie, dette funzioni test, al campo degli scalari.
Il primo problema da affrontare `e la scelta dello spazio delle funzioni test. Una
possibilit`
a, per il caso di segnali di tipo scalare, `e prendere lo spazio delle funzioni infinitamente derivabili a supporto compatto. Come vedremo questa scelta
permette di costruire una teoria ricca e completa e ben si adatta allidea dello strumento di misura che media su intervalli spaziali o temporali piccoli. Altre scelte
sono possibili e necessarie quando si vogliono studiare particolari problemi; vedremo in particolare lutilit`a di un altro spazio di funzioni test quando cercheremo di
estendere la trasformata di Fourier allambito distribuzionale.
Il supporto di una funzione f = f (x) `e linsieme degli x tali che f (x) 6= 0, unito alla
sua frontiera.
94
1
1x
2
|x| < 1
|x| 1
e
0
Si noti che r ha supporto concentrato in [1/r, 1/r] che diventa sempre pi`
u piccolo
allaumentare di r. Per definizione tuttavia
+
Z
r (x) dx = 1
qualunque sia r > 0. Questo significa che il picco r (0) dovr`a forzatamente crescere
allaumentare di r (anzi tender`a a + per r +). In Figura 4.2 sono riportati
i grafici per alcuni valori di r.
Se convolviamo le r con funzioni porta otteniamo altre funzioni in D. Definiamo:
r,M = 2r [M 1 ,M + 1 ] .
2r
2r
Il grafico di una funzione di questo tipo `e proposto in Figura 4.3. Non `e difficile
far vedere (provare per esercizio) che
se |x| M + 1/r
.
se |x| M
r,M (x) = 0
r,M (x) = 1
1/e
Figura 4.1.
95
Figura 4.2.
M1/r
M+1/r
Figura 4.3.
Inoltre si pu`
o dimostrare che esse sono effettivamente in C . Questo `e un fatto
generale: convolvendo una funzione in D con una qualunque altra funzione continua
a tratti, si ottiene una funzione in C .
Sullo spazio delle funzioni test D si pu`o introdurre un concetto di convergenza
molto forte nel modo seguente: data una successione n di elementi di D e unaltra
96
n in D n 0 in D .
(4.3)
n xI
97
Esempio 4.6 (Distribuzioni regolari) Sia f R1loc (R). Definiamo la distribuzione Tf associata ad f nel modo seguente:
+
Z
< Tf , >=
f (x)(x) dx ,
D.
(4.4)
Za
|f (x)||n (x)| dx =
sup
a<x<a
|n (x)|
Za
a
|f (x)| dx .
|n (x)|
98
i=1
i=1
Esempio 4.9 La distribuzione T = Tsin x 124 agisce sulle funzioni test nel modo
seguente
+
Z
< T, >=
sin x(x) dx 12(4) .
2
4.4 Le propriet`
a fondamentali delle distribuzioni
Le funzioni definite su R a valori in R (o in C) ammettono una serie di importanti
trasformazioni: esse possono essere tra loro sommate e moltiplicate; inoltre, data
una funzione f (x), si possono considerare le traslazioni f (x x0 ), i riscalamenti
4.4 Le propriet`
a fondamentali delle distribuzioni
99
f (ax) (in particolare linversione temporale per a = 1), la derivazione f 0 (x) (se
f (x) `e derivabile). Vorremmo introdurre le stesse operazioni anche sulle distribuzioni. Sappiamo gi`
a come sommare tra loro le distribuzioni e come moltiplicarle
per scalari. Come fare per le altre operazioni? Lidea `e di partire dalle distribuzioni
regolari e cercare da queste di trovare il modo per estendere la definizione alle altre
distribuzioni.
Prima di continuare facciamo unulteriore convenzione notazionale che sar`a
molto utile in seguito. Denoteremo le distribuzioni T spesso con il simbolo T (x)
anche se T non `e in generale una funzione della variabile x. Scriveremo quindi
< T (x), (x) > per indicare lazione sulla funzione test . Il motivo di questa
notazione `e che ci agevoler`a nelle notazioni per la traslazione che indicheremo
T (x x0 ) e per i riscalamenti che indicheremo T (ax) come se fossero funzioni.
Naturalmente queste sono soltanto scelte notazionali e non devono far perdere di
vista il fatto che in generale le distribuzioni T (x) non sono funzioni della variabile x
e che quindi < T (x), (x) > non sta per lintegrale del prodotto, ma come lazione
di T sulla funzione test .
4.4.1 La traslazione
Cominciamo dunque con le traslazioni. Sia f R1loc (R) e sia x0 R. Come `e fatta
la distribuzione associata a f (x x0 )? Vale la seguente catena di eguaglianze (la
seconda si ottiene con una sostituzione nellintegrale) qualunque sia D.
+
+
Z
Z
< Tf (xx0 ) (x), (x) > =
f (x x0 )(x) dx =
f (x)(x + x0 ) dx
(4.5)
qualunque sia la funzione test (x). Questa `e una buona definizione in quanto
effettivamente definisce una distribuzione: si ricordi che per dare una distribuzione si deve dire quanto essa vale su ogni funzione test e poi verificare linearit`a e
continuit`
a. Lespressione sopra definisce T (x x0 ) contro ogni funzione test (x),
linearit`
a e continuit`
a seguono facilmente dal fatto che la T (x) aveva le due propriet`
a. Si noti inoltre che per distribuzioni regolari, la traslazione cos` definita
coincide con la traslazione usuale delle funzioni, nel senso che
Tf (x) (x x0 ) = Tf (xx0 ) (x) .
Questo segue semplicemente confrontando (4.5) e (4.6).
100
D
1
= Tf (x) , |a|
x
a
(4.7)
E
(la seconda eguaglianza segue operando la sostituzione t = ax). Questo suggerisce di definire il riscalamento di una qualunque distribuzione T (x) come quella
distribuzione indicata T (ax) tale che
1 x
< T (ax), (x) >= T (x),
(4.8)
|a|
a
qualunque sia la funzione test (x). Come nel caso della traslazione questa formula
definisce effettivamente una distribuzione; si verifichino linearit`a e continuit`a per
esercizio. Si noti come anche in questo caso il riscalamento di una distribuzione
regolare Tf (x) (ax) coincida con la distribuzione Tf (ax) . Si noti infine che per a = 1
otteniamo la definizione dellinversione temporale di una distribuzione:
< T (x), (x) >=< T (x), (x) > .
(4.9)
.
|b|
b
|b|
b
Ne segue che
a (bx) =
1
a .
|b| b
4.4 Le propriet`
a fondamentali delle distribuzioni
101
4.4.3 La moltiplicazione
Supponiamo di avere due funzioni f e g in R1loc (R), una delle due limitate. Il loro
prodotto f g `e ancora in R1loc (R). La distribuzione Tf g agisce nel modo seguente
sulle funzioni test:
+
Z
< Tf g (x), (x) >=
f (x)g(x)(x) dx .
Non `e chiaro come questa azione si possa esprimere in termini di Tf e Tg per poi
generalizzarla al prodotto di generiche distribuzioni. Potremmo essere tentati di
scrivere
+
Z
f (x)g(x)(x) dx =< Tf (x), g(x)(x) > .
D;
|x|a
|x|a
(q)
q
X
q
k=0
(k) (qk)
n
(qk)
102
4.4 Le propriet`
a fondamentali delle distribuzioni
103
4.4.4 La derivazione
Consideriamo questa volta una funzione f : R R derivabile con derivata f 0
R1loc (R). Studiamo Tf 0 (x):
+
Z
< Tf 0 (x) (x), (x) > =
f 0 (x)(x) dx
+
Z
+
= f (x)(x)
f (x)0 (x) dx
(4.10)
+
Z
=
f (x)0 (x) dx =< Tf (x) , 0 (x) >
(la seconda eguaglianza segue dallintegrazione per parti, la terza dal fatto che
f (x)(x) `e nulla fuori di un insieme limitato). Questo suggerisce di definire la
derivata di una qualunque distribuzione T (x) come quella distribuzione indicata
T 0 (x) tale che
< T 0 (x), (x) >=< T (x), 0 (x) >
(4.11)
E ancora una buona definizione? Sicuramente `e unapplicazione da D in R che si
vede facilmente essere lineare. Per quanto riguarda la continuit`a, si noti innazitutto
che se abbiamo una successione n in D tale che n in D, allora anche 0n 0
in D (si pensi al perche). Quindi,
< T 0 (x), n (x) >= < T (x), 0n (x) > < T (x), 0 (x) >=< T 0 (x), (x) >
come volevamo. Si noti inoltre che anche in questo caso il nuovo concetto di derivazione coincide col vecchio nel caso di derivazione di distribuzioni regolari con simbolo derivabile, cio`e se f (x) ammette derivata f 0 (x) R1loc (R), le considerazioni
precedenti mostrano che
Tf0 (x) (x) = Tf 0 (x) (x) .
(4.12)
In base alla definizione che abbiamo appena dato, ogni distribuzione T `e derivabile. La derivata T 0 essendo una distribuzione `e dunque ancora derivabile. Ogni
distribuzione pu`
o quindi essere derivata quante volte vogliamo. Indicheremo con
il simbolo T (n) la derivata n-esima della distribuzione T .
Esempio 4.15 Calcoliamo le derivate della delta di Dirac. In base alla definizione
data:
< a0 (x), (x) >= < a (x), 0 (x) >= 0 (a) .
La derivata n-esima sar`
a quindi data da
104
Dunque si ha,
T = (x)a(n) =
n
X
n
k=0
Dedichiamoci ora alle derivate delle distribuzioni regolari. Si noti che ogni
distribuzione Tf con f R1loc (R), ammetter`a derivata. Tuttavia nei casi in cui il
simbolo f non `e lei stessa derivabile, non `e chiaro come questa derivata si calcoli.
Vedremo che in generale non sar`a una distribuzione regolare. Una precisazione
notazionale: quando si deriva una distribuzione regolare Tf , la derivata Tf0 (che in
genere sar`
a una distribuzione) si dice anche derivata distribuzionale della funzione
f.
Esempio 4.17 Calcoliamo la derivata della distribuzione regolare TH associata
alla funzione di Heaviside H(x). Si noti che, poiche H(x) non `e derivabile come
0
funzione non si pu`
o utilizzare la (4.12). Chi `e dunque TH
? Usiamo la definizione:
< TH 0 (x), (x) >= < TH (x), 0 (x) > =
+
Z
H(x)0 (x) dx
+
Z
=
0 (x) dx = (0) .
0
Abbiamo dunque,
< TH 0 (x), (x) >= (0)
il che vuol dire che TH 0 (x) = 0 (x): la derivata della distribuzione regolare associata
alla Heaviside `e la delta di Dirac in 0.
2
Lesempio precedente ammette la seguente generalizzazione:
Proposizione 4.18 Sia f : R R una funzione ovunque derivabile tranne che
in un punto x0 dove f (x) presenta al pi`
u una discontinuit`
a eliminabile od un salto.
Supponiamo inoltre che f 0 (x) definita per x 6= x0 sia in R1loc (R). Allora,
Tf0 (x) (x) = [f (x0 +) f (x0 )]x0 (x) + Tf 0 (x) (x)
dove f (x0 +) e f (x0 ) indicano i limiti, destro e sinistro rispettivamente, di f (x)
per x x0 .
4.4 Le propriet`
a fondamentali delle distribuzioni
105
Zx0
+
Z
0
f (x) (x) dx
f (x)0 (x) dx
(4.13)
x0
Zx0
x0
f (x) (x) dx = f (x)(x)
f 0 (x)(x) dx
0
= f (x0 )(x0 )
Zx0
f 0 (x)(x) dx .
Similmente si ottiene,
+
+
Z
Z
+
0
f (x) (x) dx = f (x)(x) x0
f 0 (x)(x) dx
x0
x0
+
Z
= f (x0 +)(x0 )
f 0 (x)(x) dx .
x0
0
ex
se x < 1
.
se x 1
106
` chiaro quindi che siamo nelle ipotesi della Proposizione 4.18: la nostra funzione
E
`e di classe C 1 tranne che nel punto 1 dove presenta un salto. Si ottiene dunque
Tf0 = (e 0)1 + Tf 0 ,
dove f 0 (x) = ex H(x 1) = f (x). Quindi,
Tf0 = e1 + Tf .
Esempio 4.20 Calcoliamo la derivata della distribuzione regolare avente il simbolo
f (x) = |x| + x2 .
k
X
i=1
2
f (x) = 1
I salti dunque producono delta di Dirac a livello della derivata. Meno facile
`e capire che cosa succeda quando la funzione che si deriva presenta ad esempio
un asintoto in un punto. Non miriamo a presentare una teoria generale che studi questo tipo di fenomeni e ci limitiamo invece a presentare un paio di esempi
significativi.
4.4 Le propriet`
a fondamentali delle distribuzioni
107
Esempio 4.23 Si consideri la funzione f (x) = ln |x|. Essa `e in R1loc (R). Calcoliamo la sua derivata distribuzionale. In base alla definizione si ha che
<
0
Tln
|x| ,
+
Z
>= < Tln |x| , >=
ln |x|0 (x) dx .
0
(4.14)
Come nei casi considerati precedentemente, non possiamo integrare per parti, senza
prima spezzare lintegrale isolando la singolarit`a in 0. Possiamo scrivere,
+
+
Z
Z
Z
ln |x|0 (x) dx = lim
ln |x|0 (x) dx +
ln |x|0 (x) dx
0+
Z
1
(x) dx (ln )()
x
0+
Z
1
(x) dx +
x
+
Z
1
(x) dx
x
+
Z
1
(x) dx
x
(4.15)
0+
0+
0+
() ()
= 0 20 (0) = 0
+
+
Z
Z
Z
1
1
(x) dx +
(x) dx
ln |x|0 (x) dx = lim
0+
x
x
+
Z
Z
1
1
0
< Tln
lim
(x) dx +
(x) dx .
(4.16)
|x| , >= 0+
x
x
0
Tln
|x| ,
>=
+
Z
1
(x) dx
x
e di dire come conseguenza che la derivata della distribuzione regolare Tln |x| `e la
distribuzione regolare T1/x cio`e quella ottenuta semplicemente derivando il simbolo
108
ln |x|. Tuttavia questo non `e corretto in quanto la funzione 1/x non `e in R1loc (R):
la singolarit`
a che presenta in 0 non `e integrabile nel senso di Riemann (e neppure
di Lebesgue o di qualunque altra teoria dellintegrazione). Dunque 1/x non pu`o
definire una distribuzione regolare. Tuttavia la relazione (4.16) `e perfettamente
corretta ed in particolare implica che lapplicazione
+
Z
Z
1
1
7 lim
(x) dx +
(x) dx
0+
x
x
1
= T1 .
x v.p.
x
(4.17)
In effetti,
= lim 4
0+
Z
x(x)
dx +
x
+
Z
3
x(x)
dx5
x
+
Z
=
(x) dx =< T1 (x), (x) > .
Za
1
(x) dx +
x
+
Z
a
1
(x) dx +
x
Z+a
(x) (0)
dx ,
x
D .
4.4 Le propriet`
a fondamentali delle distribuzioni
109
Osservazione: Segue dalle regole precedenti che proprio come per le funzioni, per
ogni a, b R con a 6= 0, si ha
T (ax + b)0 = T (a(x + a1 b))0 = aT 0 (a(x + a1 b)) = aT 0 (ax + b) .
Esempio 4.25 Ricalcoliamo la derivata dellEsempio 4.22 utilizzando le regole
precedenti. Si noti che Tf (x) = TH (x) 2TH (2 x). Si ha dunque:
0
0
0
Tf0 (x) = TH
(x)2(TH (2x)0 = TH
(x)+2TH
(2x) = 0 (x)+20 (2x) = 0 (x)+22 (x) .
Esempio 4.27 Calcoliamo la derivata della distribuzione T (x) = (x2 9)TI[2,3] (x).
Si noti che TI[2,3] (x) = TH (x + 2) TH (x 3). Dunque si ottiene:
T 0 (x) = 2xTI[2,3] (x) + (x2 9)[2 (x) 3 (x)] = 2xTI[2,3] (x) 52 (x) .
110
D .
(1/n) (0)
0 (0) .
1/n
k=n
111
Vorremmo far vedere che essa converge ad una distribuzione T . Ma chi `e la possibile
candidata distribuzione limite? Verrebbe di pensare alloggetto:
T =
+
X
n ,
ma ha senso? Dobbiamo dire come T agisce sulle funzioni test; definiamo nel modo
naturale
*+
+ +
X
X
(n) .
n , =
Si noti innazitutto che la somma a secondo membro `e in realt`a una somma finita
in virt`
u di nuovo del fatto che ha supporto limitato. Bisogna far vedere che
effettivamente si tratta di una distribuzione, cio`e che la mappa sulle funzioni test
che abbiamo appena definito `e lineare e continua. Per quanto riguarda la linearit`a
si tratta come al solito di una verifica semplice che lasciamo per esercizio. Vediamo
la continuit`
a. Sia k per k + nel senso dello spazio D. Allora sappiamo
che esiste a > 0 tale che k (x) = 0 per ogni x tale che |x| > a e per ogni k; non `e
restrittivo supporre che a N. Valutiamo ora T su questa successione. Abbiamo
*+
+
a
X
X
n , k =
k (n)
a
P
Dunque
T =
+
X
n ,
112
n
X
k=n
k=n
nZ
|n|>a
n
X
b k ak .
k=0
+
X
b k ak ,
k=0
intendendo che se D, si ha
< T, >=
+
X
bk (ak ) ,
k=0
+
X
i=1
(4.18)
113
n1
X
i=1
Esempio 4.34 Consideriamo la funzione f (x) = | sin x|. Essa non `e derivabile in
tutti i punti del tipo k con k Z. Di nuovo per il risultato precedente si ottiene
che
Tf0 = Tf 0 ,
dove
f 0 (x) = sgn(sin x) cos x .
Esempio 4.35 Consideriamo la successione di distribuzioni
n
Tn =
1X
k D 0 .
n
k=1
< Tn , >=
1X
(k) .
n
k=1
Poich`e ha supporto compatto, esiste n0 N tale che (k) = 0 per ogni k > n0 .
Si ha dunque che se n n0 ,
n
< Tn , >=
0
1X
(k) .
n
k=1
114
Zn
n+
n
(x) dx =
+
Z
(x) dx .
n+
115
+
Z
< Tsin nx , > =
sin nx(x) dx
+
Z
+
1
1
+
= cos nx(x)
cos nx0 (x) dx
n
n
+
Z
1
=
cos nx0 (x) dx
n
(dove abbiamo usato un passo dintegrazione per parti ed utilizzato il fatto che
ha supporto limitato). Si noti ora che
+
+
+
Z
Z
Z
1
1
0
1
cos
nx(x)
dx
|
cos
nx||
(x)|
dx
|0 (x)| dx
n
n
n
Lultima quantit`
a `e chiaramente infinitesima per n + in quanto si tratta di
1/n moltiplicata per una costante finita. Quindi, per la catena di eguaglianze e
diseguaglianze che abbiamo stabilito segue che
< Tsin nx , > 0
Dunque Tsin nx 0!
1/2n
116
Tn =
1X
k .
n
n
k=1
Sia D. Si ha che
< Tn , >=
1X
(k/n) .
n
k=1
Quella sopra `e una somma integrale della funzione sullintervallo [0, 1] e relativa
alla partizione
[0, 1/n] , [1/n, 2/n] , . . . , [(n 1)/n, n/n] .
Essendo integrabile su [0, 1] si ha che
n
1X
(k/n) =
lim
n+ n
k=1
Z1
(x) dx .
Si ha dunque che
Tn TI[0,1] .
117
Sia NT lunione di tutti gli intervalli aperti sui quali T `e nulla. Definiamo quindi
il supporto della distribuzione T come il complementare
supp(T ) = (NT )c .
Se T = Tf `e una distribuzione regolare non `e difficile dimostrare che NT = Nf .
Esempio 4.42 Consideriamo T = x0 e mostriamo che supp(x0 ) = {x0 }. In
effetti se consideriamo un qualunque intervallo aperto (a, b) R\{x0 } e D tale
che supp() (a, b) si ha che (x) = 0 per ogni x (a, b)c e quindi in particolare
< x0 , >= (x0 ) = 0. Dunque Nx0 = R \ {x0 } e quindi supp(x0 ) = {x0 }.
2
Loperazione di derivazione non aumenta il supporto di una distribuzione:
Proposizione 4.43 Sia T D 0 . Allora
supp(T 0 ) supp(T ) .
Dimostrazione. Sia A R un intervallo aperto dove si annulla T . Vediamo che
su esso si annulla anche T 0 . In effetti se prendiamo D tale che supp() A
abbiamo che anche supp(0 ) A e quindi
< T 0 , >= < T, 0 >= 0 .
Dunque T 0 si annulla su tutti gli intervalli aperti dove si annulla T e quindi vale
la tesi.
2
Esempio 4.44 In virt`
u del risultato precedente, tutte le derivate della delta di Dirac
(q)
x0 hanno supporto {x0 }.
2
(4.19)
118
C (R) .
Consideriamo
< T, 0 > < T, 0 >=< T, (0 0 ) >
Poiche (0 0 ) `e una funzione test nulla su (a, b) e supp(T ) (a, b) ne segue
che < T, (0 0 ) >= 0. Questo dimostra che la nostra definizione (4.19) non
dipende dalla particolare funzione 0 scelta. C`e ancora unimportante verifica da
fare: vorremmo che (4.19) fosse unestensione della T originale definita solo su D.
Dobbiamo quindi verificare che se D si ha che
< T, >=< T, 0 > .
Consideriamo la differenza
< T, > < T, 0 >=< T, (1 0 ) > .
e notiamo che (1 0 ) `e una funzione test che si annulla su (a, b) che contiene
il supporto di T . Quindi come prima < T, (1 0 ) >= 0. Dunque effettivamente
la nuova definizione estende la vecchia.
+
+ Z
Z
Z
+
+
Z
Z
Z
Z
=
f (t)
g(x t)(x) dx dt =
f (t)
g(x)(x + t) dx dt
+
Z
=
f (t) < Tg (x), (x + t) > dt =< Tf (t), < Tg (x), (x + t) >>
119
Dunque,
< Tf g (x), (x) >=< Tf (t), < Tg (x), (x + t) >> .
Vediamo di capire meglio quello che abbiamo ottenuto. La formula sopra dice che
per calcolare lazione della distribuzione Tf g (x) sulla funzione test (x) si pu`o
alternativamente procedere come segue: per primo sulla funzione test (x + t)
pensata come funzione della x, agisce la distribuzione Tg (x); il risultato ottenuto
`e a questo punto una funzione di t e su questa agisce quindi la distribuzione Tf (t).
Si noti in questo caso lutilit`a della notazione con la variabile indipendente nelle
distribuzioni. Se T e S sono distribuzioni, saremmo quindi tentati di definire la
convoluzione di T e S tramite la formula
< T S, >=< T (t), < S(x), (x + t) >>
(4.20)
cio`e una funzione costante in t. Se la funzione test `e tale che il suo integrale
non `e nullo, si ha quindi una funzione non a supporto compatto. Per ottenere il
supporto compatto `e sufficiente ipotizzare che S sia a supporto compatto come
mostra il seguente:
Proposizione 4.46 Sia S D 0 a supporto compatto e sia D. Allora
t 7< S(x), (x + t) >
`e una funzione test.
120
Dimostrazione. In virt`
u della Proposizione 4.45 `e sufficiente far vedere che ha
il supporto compatto. Supponiamo che supp(S) (a, a) e che supp((x))
(b, b). Allora fissato t, si ha che supp((x + t)) (b t, b t). Si noti che se
(a, a) (b t, b t) = , allora chiaramente < S(x), (x + t) >= 0. Basta ora
osservare che sicuramente (a, a) (b t, b t) = se b t < a o se b t > a
quindi se t > b + a o se t < b a. Questo completa la dimostrazione.
2
Dunque nellipotesi che T sia una qualunque distribuzione e che S sia una
distribuzione a supporto compatto, la formula (4.20) ha perfettamente senso e definisce T S che agisce sulle funzioni test. Per esser certi che T S `e effettivamente
una distribuzione, dovremmo come al solito controllare che linearit`a e continuit`a
siano rispettate. La linearit`a segue sfruttando la linearit`a delle due distribuzioni
T e S e viene lasciata per esercizio. Per quanto riguarda la continuit`a, omettiamo
la dimostrazione che usa tecniche di analisi funzionale che esulano dal corso. Dunque in questo caso effettivamente (4.20) definisce una distribuzione che `e detta la
convoluzione di T e S e rappresentata appunto con il simbolo T S.
E interessante notare che la formula (4.20) ha ancora senso nel caso T sia a
supporto compatto e S qualunque. In effetti in tal caso si ha che comunque la
funzione t 7< S(x), (x + t) > `e di classe C . Per cui ad essa si pu`o applicare la
distribuzione T (t) in virt`
u dei risultati ottenuti precedentemente per distribuzioni
a supporto compatto. Si pu`o mostrare che ancora comunque (4.20) definisce una
distribuzione ancora chiamata convoluzione di T e S.
Se infine entrambe le distribuzioni T e S sono a supporto compatto si pu`o
mostrare che anche la convoluzione T S `e a supporto compatto (lo si verifichi per
esercizio).
La convoluzione tra distribuzioni gode di molte delle propriet`a che valevano nel
caso di funzioni. Alcune sono raccolte nella seguente proposizione che enunciamo
senza fornire dimostrazione.
Proposizione 4.47 Siano S, T e U tre distribuzioni con almeno due di esse a
supporto compatto e siano , R. Allora le seguenti convoluzioni sono tutte ben
definite e valgono le eguaglianze:
ST =T S
S (T U ) = (S T ) U
S (T + U ) = (S T ) + (S U )
Calcoliamo ora esplicitamente alcuni prodotti di convoluzione.
Esempio 4.48 Sia T una qualunque distribuzione. Calcoliamo x0 T e T x0
mostrando in particolare la validit`a della regola di commutativit`a:
< x0 T (x), (x) >=< x0 (s), < T (x), (x+s) >>=< T (x), (x+x0 ) >=< T (xx0 ), (t) >
121
122
Esempio 4.51 Sia T una qualunque distribuzione e consideriamo la sua convoluzione per le derivate della delta di Dirac. Utilizzando ripetutamente la Proposizione
4.50 e lEsempio 4.48 otteniamo,
(x(q)
T )(x) = (x0 T )(q) (x) = T (q) (x x0 ) .
0
In particolare, per x0 = 0 otteniamo che
(q)
(q)
0 T = T 0 = T (q) .
Cio`e la convoluzione di una distribuzione T per la derivata q-esima della delta 0
produce semplicemente la derivata q-esima di T .
2
Vediamo un altro risultato ancora che mostra come il prodotto di convoluzione
trasforma la convergenza.
Proposizione 4.52 Sia Tn una successione di distribuzioni tali che Tn T in
D0 e sia S unaltra distribuzione a supporto compatto. Allora si ha che
Tn S T S .
Dimostrazione. Fissiamo D. Sappiamo che < S(s), (s + t) > `e una funzione
test in t. Dunque per la definizione di convergenza di successioni di distribuzioni
abbiamo che,
< Tn (t), < S(s), (s + t) >>< T (t), < S(s), (s + t) >> .
Questo dimostra il risultato.
Si pu`
o fornire unaltra versione del risultato sopra ipotizzando che anziche la
S, siano le Tn e la T ad essere a supporto compatto:
Proposizione 4.53 Sia Tn una successione di distribuzioni a supporto compatto e
sia T unaltra distribuzione sempre a supporto compatto. Supponiamo che T n T
ma nel senso che
< Tn , >< T, > C
(4.21)
4.8 Esercizi
123
+
+
Z
T (t),
(s)(s + t) ds
+
+
Z
T (t),
(s)(s t) ds =< T (t), < T (s), (s t) >>
+
Z
(s) < T (t), (s t) > ds .
(4.22)
Ma questo mostra proprio che T T coincide con la distribuzione regolare avente
come simbolo la funzione
s 7< T (t), (s t) >
che sappiamo, dalle considerazioni sulla definizione di convoluzione, essere di classe
C .
E possibile dimostrare che vale il seguente risultato.
Teorema 4.54 Data una qualunque T D 0 , esiste una successione di funzioni
n C tale che
T n T
nel senso delle distribuzioni.
4.8 Esercizi
Esercizio 4.2 Dire, giustificando la risposta, quali delle seguenti applicazioni da
D in R sono effettivamente delle distribuzioni:
< T1 , >=
< T3 , >=
R1
0
R1
ln(x + 1)(x) dx ,
< T2 , >=
R1
0
0 (x) dx ,
|(x)|2 dx ,
R4
124
R1
x2 (x) dx +
1
R1
ex (x) dx ,
< T2 , >=
x0 (x) dx ,
0
R
R3
R1
(x)3 dx
< T6 , >= 1
Dimostrare che esiste unaltra funzione test D tale che 0 (x) = (x) per ogni
x R. E unica una siffatta ?
Esercizio 4.6 Sia D tale che
+
Z
(x) dx 6= 0 .
Mostrare che non esiste una funzione test D tale che 0 (x) = (x).
Esercizio 4.7 Sia f (x) una funzione di classe C 1 tale che f (x0 ) = 0, f 0 (x0 ) 6= 0 e
f (x) 6= 0 per ogni x 6= x0 . Allora le uniche distribuzioni che soddisfano lequazione
f (x)T (x) = 0 sono quelle del tipo T (x) = cx0 .
Esercizio 4.8 Sia f (x) una funzione di classe C 1 per la quale esistono punti
distinti x1 , x2 , . . . xk tali che f (xi ) = 0, f 0 (xi ) 6= 0 per ogni i = 1, . . . , k e
f (x) 6= 0 per ogni x 6 {x1 , x2 , . . . xk }. Allora le uniche distribuzioni che soddisfano
lequazione f (x)T (x) = 0 sono quelle del tipo
T (x) =
k
X
i=1
c i xi .
4.8 Esercizi
125
Esercizio 4.9 Sia f (x) una funzione di classe C 1 per la quale esiste una successione di punti distinti (xk ) priva di punti di accumulazione tale che f (xk ) = 0,
f 0 (xk ) 6= 0 per ogni k e f (x) 6= 0 per ogni x 6 {x1 , x2 , . . .}. Allora le uniche
distribuzioni che soddisfano lequazione f (x)T (x) = 0 sono quelle del tipo
T (x) =
+
X
c i xi .
i=1
sin xH(x) ,
1
arctan x1
ex 1 + T3sgn(x) ,
x2 TI[1,1] (x)
Esercizio 4.12 Sia D una funzione test tale che 0 (0) = 2. Calcolare
< sin x000 , > .
Esercizio 4.13 Mostrare che le uniche distribuzioni T D 0 tali che T 0 (x) = 0
sono quelle del tipo Tf con f : R R funzione costante. (Sugg.: utilizzare il
risultato dellEsercizio 4.5.)
Esercizio 4.14 Determinare tutte le distribuzioni T D 0 tali che T 0 = 0 + 2
210 . (Sugg.: utilizzare il risultato dellEsercizio 4.13.)
Esercizio 4.15 Determinare la distribuzione T D 0 tale che T 0 = 200 e che
R +
soddisfa < T, >= 1 per ogni D tale che (0) = 3 e (x) dx = 1.
n(n) 0 ,
e1/n 1/n 0
n(1/n 1/n ) ,
n(1/n 1/n ) , n2 (1/n 1/n ) .
126
5n
1 X
k .
n
n
k=2n
2n
1 X
k k .
n
n2
k=1
Esercizio 4.25 Per ciascuna delle seguenti distribuzioni, se ne determini il supporto e si dica quali di esse risulta a supporto compatto:
+
P
Tp1 1/2 ,
0
2
TH ,
n=0
x0 ,
00
+ x6 12 ,
ex 32
Tx2 x
en n2
4.8 Esercizi
127
4.8.1 Soluzioni
4.2 T1 `e una distribuzione in quanto coincide con Tg dove g(x) = X[0,1] (x) ln(x +
1). T2 non `e una distribuzione in quanto non `e lineare (si ha ad esempio
< T2 , >=< T2 , > qualunque sia D). T3 `e una distribuzione in
quanto, per il Teorema fondamentale del calcolo integrale si ha che
< T3 , >= (1) (0) =< 1 0 , > .
Dunque, T3 = 1 0 . T4 non `e una distribuzione in quanto non `e lineare. T5 `e
una distribuzione in quanto coincide con 1 2 +3 4 . T6 `e una distribuzione
in quanto coincide con Tg + 64 dove g(x) = X[4,4] (x) sin x.
4.3 Sono distribuzioni T1 , T3 e T5 . Non lo sono le altre.
4.10
5TH + 30 ,
20 + T2 , T2xsgn(x2 1)
T2xH(x) + 0 ,
Tcos xH(x) ,
1
(x1)2 +1
+ 1
4.11
0
0 + 5/23/2
,
4.12
4.14
4.15
4.18
4.23
4.24
4.25
0
e1
60 ,
2xTI[1,1] (x) + 1 1
4.
T = TH(x) + TH(x2) 21 + CT1 al variare di C R costante.
T = 20 5T1 .
200 , 0, non converge.
TI[2,5] .
0.
[1/2, 1/2],
,
{n2 | n N}
R
5
Trasformata di Fourier
5.1 Introduzione
5.2 Trasformata di Fourier di funzioni
Le serie di Fourier non sono utilizzabili per rappresentare segnali non periodici. Una
delle conseguenze `e limpossibilit`a di utilizzarle per risolvere equazioni alle derivate
parziali definite su domini non limitati come ad esempio il caso della corda vibrante
infinita. Le trasformate di Fourier che introdurremo in questo capitolo sono una
naturale estensione delle serie di Fourier al caso di segnali non periodici e hanno
importanti applicazioni proprio sul tipo di equazioni alle derivate parziali alle quali
accennavamo.
Facciamo prima alcune considerazioni informali che guideranno per`o le nostre
derivazioni successive. Consideriamo una funzione f : R R continua. Fissato
T > 0 sia fT la funzione ottenuta estendendo per T -periodicit`a la restrizione di
f allintervallo [T /2, T /2]. Supponendo che fT CT possiamo allora scrivere la
sua rappresentazione in serie di Fourier complessa come
f (t) =
+
X
ck eik T t ,
dove
ck =
1
T
T /2
t [T /2, T /2]
f (t)eik T t dt
T /2
(il limite della serie deve intendersi in senso quadratico ma non ci preoccupiamo
di questo nelle considerazioni informali seguenti). Possiamo dunque scrivere, se
t [T /2, T /2],
#
" Z
+
X
2
1 T /2
ik 2
t
T
dt eik T t
f (t) =
f (t)e
T
T /2
130
Con un po di fantasia il secondo membro della formula sopra pu`o essere interpretato, per t fissato, come la somma di Riemann relativa ad una partizione uniforme di
intervalli di ampiezza 1/T dallintervallo di integrazione (, +) della funzione
"Z
#
T /2
f (t)e2ikt dt e2ikt
gT () =
T /2
cos` da ottenere
f (t) =
Z
f (t)e
2ikt
dt e2ikt
(5.1)
f () =
f (t)e2ikt dt
che gioca qui il ruolo analogo ai coefficienti di Fourier e che prende appunto il nome
di trasformata di Fourier. In questo senso, tutto questo `e la naturale estensione
delle serie di Fourier a segnali non periodici.
5.2.1 Definizione e prime propriet`
a
Come per le serie di Fourier dobbiamo prima definire lo spazio dei segnali che
considereremo. Definiamo R1 come lo spazio delle funzioni f : R C continue a
tratti (nel senso che su ogni intervallo limitato presentano al pi`
u un numero finito
di discontinuit`
a che possono essere solo salti) ed integrabili assolutamente su tutto
R cio`e tali che
Z +
Z M
|f (t)| dt = lim
|f (t)| dt < + .
M +
(si noti che lipotesi di continuit`a tratti implica lintegrabilit`a su ogni intervallo
limitato).
131
et ,
sin te|t|
2
1
sin t,
et ,
, sin
et
t
non ci stanno (le prime due perch`e non sono assolutamente integrabili pur essendo
continue, la terza perch`e presenta una discontinuit`
a di terza specie in 0.
Introduciamo alcune utili notazioni. Se a < b sono due numeri reali, indichiamo
con I[a,b] la funzione indicatrice dellintervallo [a, b], (nota come funzione porta nel
linguaggio dellingegneria elettronica):
1 se t [a, b]
I[a,b] (t) =
0 se t 6 [a, b]
La funzione indicatrice I[0,+[ viene anche indicata col simbolo H(t) ed `e nota
con il nome di funzione di Heavyside.
Esempio 5.2 Le funzioni seguenti:
I[a,b] (a < b R),
+
X
2k I[k,k+1[
k=0
+
X
(1)k I[1/k,1/(k+1)[
k=1
non ci stanno (la prima non `e assolutamente integrabile, la seconda perch`e presenta
uninfinita di salti nellintervallo limitato [0, 1].
Esercizio 5.1 Si dica quali delle seguenti funzioni stanno in R1 :
t4 sin te|t| ,
2
cos(et ),
(sin t)2
t2
sin t ,
t +1
2
+
P
k=1
(1)k
I[1/k,1/(k+1)[ ,
k
+
P
k=1
1I
[1/k,1/(k+1)[
k2
|f (t)| dt .
132
Si pu`
o far vedere che essa gode delle propriet`a della norma N1), N2), N3) del
Capitolo 1 e da essa si pu`o definire un concetto di distanza come fatto prima. Si
noti che a differenza della norma quadratica tuttavia, la norma ||||1 non proviene
da un prodotto scalare.
Sia ora f R1 e sia R; consideriamo la funzione
t 7 f (t)e2it
essa `e sicuramente una funzione assolutamente integrabile su R. In effetti essa,
essendo ancora continua a tratti, `e integrabile su ogni intervallo limitato e si ha
|f (t)e2it | = |f (t)|
il che implica, poich`e f R1 , che essa `e assolutamente integrabile. In particolare
questo implica che ha senso definire la funzione f : R C come
Z +
f() =
f (t)e2it dt
1
+ 2i
Esempio 5.4 Sia T > 0 e consideriamo la funzione f (t) = I[T,T ] (t). Chiaramente,
f R1 e si ha
Z +
Z T
sin(2T )
e2iT e2iT
f() =
I[T,T ] (t)e2it dt =
e2it dt =
=
2i
133
1. linearit`
a
F(f (t) + g(t))() = F(f (t))() + F(g(t))().
2. modulazione
F e2i0 t f (t) () = F(f (t))( 0 ).
3. traslazione
2
Osservazione: I punti 2. e 3. del teorema precedente mostrano come F scambi tra di
loro le operazioni di moltiplicazione per esponenziali immaginari e di traslazione.
Un altro risultato dello stesso tipo di quelli illustrati nel teorema precedente `e
il seguente:
Proposizione 5.6 Sia f (t) R1 , allora
F(f (t))() = F(f (t))()
Dimostrazione.
F (f (t))() =
f (t)e2it dt =
f (t)e2it dt
f (t)e2it dt = F (f (t))()
2
Facciamo ora alcune considerazioni sulla struttura in parte reale ed immaginaria della trasformata di Fourier. Sia f (t) R1 . La sua trasformata di Fourier pu`o
essere scritta come
134
f() =
Z
Z
f (t)e2it dt
(5.2)
f (t) cos(2t) dt i
f (t) sin(2t) dt
f (t) cos(2t) dt .
f (t) sin(2t) dt .
5.2.2 Propriet`
a di regolarit`
a e di comportamento asintotico
Notiamo alcuni propriet`a comuni alle trasformate di Fourier degli Esempi 5.3 e
5.4: si sono ottenute, in entrambi i casi funzioni continue, limitate, infinitesime per
t . Questo non `e un caso e lo faremo vedere in generale. Prima tuttavia
dobbiamo premettere alcuni richiami tecnici sugli integrali che ci saranno utili nel
seguito; sono presentati senza dimostrazione.
Teorema 5.9 (della convergenza dominata di Lebesgue) Sia fn : I R
una successione di funzioni in R1 che convergono puntualmente ad una funzione
f : I R anchessa in R1 . Supponiamo inoltre che esista g R1 a valori positivi
tale che |fn (t)| g(t) per ogni t I. Allora vale
Z
Z
lim
fn (t) dt = f (t) dt
n+
135
`e continua in x su J.
f (t, x) dt
I
f (t, x) dt
I
`e derivabile in x su J e si ha
Z
Z
d
f (t, x) dt = fx (t, x) dt
dx I
I
.
136
Proposizione 5.12 Sia f (t) R1 una funzione derivabile con f 0 (t) R1 . Allora,
lim f (t) = 0
lim f (t) = l
t+
Supponiamo per assurdo che l 6= 0. Allora si ha che |f (t)| |l| > 0 per t +; ne
consegue che esiste sicuramente t0 tale che
|f (t)|
Ne segue che
Z
|l|
,
2
t
t0
|f (s)| ds (t t0 )
t t0
|l|
+ per t +
2
il che `e assurdo per il fatto che f (t) R1 . Quindi f (t) `e infinitesima per t +.
Analogamente si dimostra per t .
2
Osservazione: Se sappiamo soltanto che f (t) R1 non `e affatto detto che valga la tesi
della Proposizione 8.15. Si consideri infatti:
N se t = N N
f (t) =
0 altrimenti
Allora `e facile rendersi conto che f (t) R1 e che infatti si ha ||f ||1 = 0. Daltra parte
f (t) non `e infinitesima per t + in quanto f (N ) + per N N +.
f `e continua.
f `e limitata e |f()| ||f ||1 per ogni R.
lim f() = 0.
||+
Dimostrazione.
1. Immediata conseguenza del Teorema 8.24.
2.
Z +
Z +
Z
2it
2it
|f ()| = |
f (t)e
dt|
|f (t)e
| dt =
137
f (t)e2it dt
a
2it
= f (t) e2 ab +
1
2
f 0 (t)e2it dt
a
f (a)e2ia f (b)e2ib
1 f0 ()
+ 2
2
Dimostrazione.
1. Si ha, utilizzando lintegrazione per parti e la Proposizione 8.15
Z M
f 0 (t)e2it dt
F (f 0 (t))() = lim
M +
=
=
lim
M +
lim
M +
M
f (t)e2it M
+ 2i
M
M
f (t)e2it dt
= 2iF (f (t))().
2. Si ha, utilizzando il Teorema 8.25
138
1
= 2i
f (t)
1
= 2i
2it
e
dt
f (t)e2it dt .
H(x)ex sin ax
I[0,1] cos x,
x2 ex H(x),
x sin xI[1,1]
139
Questa formula di inversione in generale non potr`a valere in quanto f() potrebbe
non essere integrabile. Inoltre se f (t), g(t) sono due funzioni in R1 che coincidono
ovunque tranne che in un insieme finito di punti, si ha che f() = g() per ogni .
Questo implica che (5.3) non pu`o valere simultaneamente per f e g nei punti t dove
esse differiscono. Problema simile lo avevamo notato nello studiare la convergenza
puntuale delle serie di Fourier. Come allora per`o si possono ottenere dei risultati
positivi di inversione.
Il pi`
u importante risultato che presentiamo `e il seguente:
Teorema 5.16 Sia f (t) R1 una funzione per la quale esistono ovunque derivate
destra e sinistra da intendersi come i limiti (supposti finiti)
lim
tt0 +
f (t) f (t0 +)
,
t t0
Allora esiste
lim
M +
M
M
lim
tt0
f (t) f (t0 )
.
t t0
f (t+) + f (t)
f()e2it d =
2
(5.4)
Z M Z +
Z M
f()e2it d =
f (s)e2is ds e2it d
M
f (s)
f (s)
f (s)
d ds
sin 2M (s t)
ds
(s t)
f (t + u)
2i(ts)
sin 2M (t s)
f (s)
ds
(t s)
sin 2M u
ds
u
(5.5)
140
(5.6)
Si noti ora che
Z +
Z
f (t + u)
f (t + u)
sin 2M u
ds =
I|u|< sin 2M u du = =m F
I{|u|<}
f (t+u)
u
u
u
|u|<
Daltra parte, la funzione
f (t + u)
I|u|<
u
sta in R1 e quindi la sua trasformata di Fourier `e infinitesima allinfinito (vedi Teorema
5.13). Dunque,
Z
sin 2M u
lim
f (t + u)
ds = 0
(5.7)
M + |u|<
u
u 7
f (t + u)
sin 2M u
ds =
u
f (t + u)
0
f (t + u) f (t+)
sin 2M u ds +
u
f (t+)
sin 2M u
ds +
u
f (t)
sin 2M u
ds +
u
f (t + u)
sin 2M u
ds
u
f (t + u) f (t)
sin 2M u ds
u
sin 2M u
ds
u
(5.8)
I primi due integrali convergono a 0 per M + e si vede con la stessa tecnica
utilizzata prima: si noti infatti che la funzione
u 7
f (t + u) f (t+)
I[0,] (u)
u
M +
f (t + u)
sin 2M u
ds =
u
lim
M +
= f (t+)
f (t+)
0
lim
M +
sin 2M u
ds +
u
= [f (t+) + f (t)]
= [f (t+) + f (t)]
f (t)
141
sin 2M u
ds
u
sin 2M u
ds + f (t) lim
M +
u
= [f (t+) + f (t)]
lim
R +
M + 0
1
M +
1
M +
lim
lim
sin 2M u
u
2M
0
M
0
ds
sin x
dx
x
sin x
dx
x
(5.9)
M +
lim
M +
dx =
lim
M + 0
x
2
Questo `e vero e sar`
a dimostrato nelle considerazioni successive.
M
0
sin x
dx
x
DN (t) dt =
0
sin(N + 12 )t
2 sin 2t
=
2
DN (t) dt
DN (t) =
1 X
+
cos kt
2
k=1
che si pu`
o ottenere semplicemente scrivendo la serie di Fourier di DN (t) (farlo per
esercizio). Ne segue che,
#
Z
Z "
N
1 X
+
cos kt dt
DN (t) dt =
2
0
0
k=1
N
P
=
2 + k=1
cos kt dt =
0
2
2
sin 2M u
ds
u
142
Lemma 5.18
lim
M +
M
0
sin x
dx =
x
2
1
1
t 7
I[0,]
t
2 sin 2t
Essa `e in R1 (si dica il perch`e). Dunque sempre in virt`
u del punto 3. del Teorema 5.13
si ha che
Z
1
1
1
sin
N
+
t dt = 0
lim
N + 0
t
2
2 sin 2t
Segue dunque dal Lemma 5.17 che
lim
N +
sin N + 21 t
dt =
t
2
Z ( N + 1 )
2
sin N + 21 t
sin x
dt =
dx
t
x
0
0
Quindi alla fine abbiamo ottenuto che
Z
Z (N + 1 )
2
sin x
dx =
N + 0
x
2
lim
Questo non `e ancora il risultato che volevamo perch`e ci stiamo limitando a valutare la
convergenza dellintegrale improprio lungo la particolare successione (N + 12 ). Tuttavia,
si noti che se M [(N 21 ), (N + 12 )] si ha che
Z
Z
Z M
(N + 12 )
(N + 12 ) sin x
/2
sin x
sin x
dx
dx
x dx `N 1 0
0
x
x
0
(N 12 )
2
per N +. Con questa ultima stima si pu`
o ora dimostrare (per esercizio lo si faccia)
che effettivamente esiste il limite
Z M
sin x
lim
dx = .
M + 0
x
2
M +
f (t)e2it dt
lim
M +
f (t)e2it dt,
lim
M +
143
f (t)e2it dt .
M
Si pu`
o dimostrare che questa estensione della trasformata di Fourier gode ancora
delle propriet`
a espresse nel Teorema 5.5, nella Proposizione 5.6, nei Corollari 5.7
e 5.8, e, con opportune modifiche nelle ipotesi, anche quelle nel Teorema 5.14.
Con questa definizione, il teorema di inversione pu`o riformularsi nel modo
seguente: se f R1 ammette derivate sinistra e destra in ogni punto si ha che
F(F(f )(t) =
f (t+) + f (t)
2
(5.10)
(5.11)
cio`e trasformando due volte con Fourier e operando un inversione di segno nella
variabile indipendente si riottiene, sotto quelle ipotesi, la funzione iniziale.
Esempio 5.19 Sappiamo che
sin(2T )
F I[T,T ] () =
t 6= T
144
||f ||2 =
Z
+
2
|f (t)| dt
1/2
Si verifichi che essa soddisfa alle propriet`a solite delle norme espresse nel capitolo
sulle serie di Fourier.
Osservazione 1: R2 , se limitato alle funzioni a valori reali ammette un prodotto scalare
dato da
Z
+
(f, g) =
f (t)g(t) dt
+
X
h
nI n,n+
n=1
1
n2
h,
g(t) =
+
X
1
I[n,n+1[
n
n=1
Allora,
Z
Z
Z
Z
f (t) =
n=1
f (t)2 =
g(t) =
+
X
n=1
+
X
f (t)2 =
+
X
1
1
< +
2 =
3/2
n
n
n=1
+
X
1
1
=
= +
n
n2
n=1
+
X
1
= +
n
n=1
+
X
1
2 < +
n
n=1
145
in quanto, in virt`
u dellOsservazione 2, la funzione integranda potrebbe non essere
integrabile. Tuttavia vale il seguente fatto:
Teorema 5.20 Sia f (t) R2 . Allora esiste sempre una funzione f() tale che
Z
M
2it
lim
f (t)e
dt f () = 0
M + M
2
f (t)e2it dt
f (t)e2it dt
M
|f (t)|2 dt =
|f()|2 d
2. Inversione
F(F(f ))(t) = f (t)
dove leguaglianza `e da intendersi nel seguente senso:
Z +
|F(F(f ))(t) f (t)|2 dt = 0
146
quasi ovunque. Si noti che questo non `e affatto in contrasto con la formula (5.4) in quanto,
se f `e continua a tratti, si ha che
f (t+) + f (t)
= f (t)
2
quasi ovunque.
|t|+inf ty
tp f (q) (t) = 0,
p, q N
f (s) (t) S
Dimostrazione. Il fatto che f (s) (t) stia in S segue immediatamente dalla definizione.
Per laltra, si noti che, detta g(t) = tr f (t, si ha, per la formula di derivazione di Leibnitz,
tp g (q) (t) =
q
X
k=0
dove
k =
r(r 1) (r k + 1)
k
Sapendo che f (t) S, segue subito che tp g (q) (t) 0 se |t| +.
147
1
,
t2 + 1
t R
f1 (t) = eat ,
f2 (t) =
1
,
t2 + 1
f3 (t) = e|t|
|t|+
1
=1
t2 + 1
f3 (t) invece non sta in S poich`e non `e una funzione in C (ha un punto angoloso per
t = 0).
(5.12)
k
Daltra parte, sempre dal Corollario 5.15 applicato ora alla funzione t f (t) (che sta ancora
in S in virt`
u della Proposizione 5.22) segue che
F ((tk f (t))(p) )() = (2i)p p F (tk f (t))()
(5.13)
(5.14)
148
tet e2it dt
1
= (2i) 2
et
e2it dt
i
2 2
b0
= i
f () = (2i)f () = f ()
2
f0 () =
f () .
Integrando si ottiene
2
2
f() = e f(0)
Rimane perci`
o soltanto da calcolare f(0):
Z +
Z +
2
2
1
f(0) =
et dt =
ex dx
Sappiamo che la funzione integranda non ammette primitive esprimibili per mezzo di
funzioni elemenatri. Tuttavia lintegrale improprio si riesce a calcolare esattamente con
un trucco che consiste nel considerare un integrale doppio e passare in coordinate polari.
Ecco il trucco:
2
I =
x2
dx
y 2
dy
+ Z
+
Z
2
2
=
e(x +y ) dx dy
+
Z2 Z
Z2
1
2
=
e
d d =
d =
2
0
Quindi si ha che I =
e dunque
1
f(0) =
=
149
2 2
e
f () = e
sono due funzioni di classe R2 (si dica perch`e lo `e la prima). Dunque utilizzando la
diseguaglianza di Schwartz si ha che il loro prodotto `e integrabile.
(c): Per le ipotesi fatte s 7 f (t s)g(s) `e eguale a 0 se s < t0 e se t s < t0 , quindi
se s > t t0 . Essendo poi essa una funzione continua a tratti, risulta dunque integrabile
su R.
(d): Stesse considerazioni che nel caso (c) (svolgerle per esercizio).
2
150
Oltre allesistenza del prodotto di convoluzione `e spesso importante avere informazioni su che tipo di funzione sia il prodotto di convoluzione. I risultati successivi
vanno in questo senso:
Proposizione 5.29 Siano f e g due funzioni. Allora
1. Se f R1 e g R1 ed `e limitata, allora f g R1 ed `e limitata.
2. Se f R1 e g R2 ed `e limitata, allora f g R2 ed `e limitata.
Osservazione 2: Con riferimento alla dimostrazione del risultato precedente si noti che,
nel caso 1. abbiamo in effetti dimostrato che
||f g||1 ||f ||1 ||g||1 .
Nel punto 2. si potrebbe invece dimostrare che vale
||f g||2 ||f ||1 ||g||2 .
Z
Z
Z
Z
Z
+ Z
151
f (t s)e2(ts) g(s)e2s ds dt
f (t s)e2(ts) g(s)e2s dt ds
f (t s)e2(ts) dtg(s)e2s ds
f (r)e2r drg(s)e2s ds
f (r)e2r dr
g(s)e2s ds
= F (f )()F (g)()
Osservazione 3: Alla luce di queste nuove considerazioni forniamo ora unaltra derivazione ed unaltra interpretazione delleguaglianza (5.5): Consideriamo la funzione di
R2 :
sin 2M t
(5.15)
t 7 KM (t) =
t
d
Sappiamo che K
M = I[M,M ] . Segue dunque da Teorema 5.30 e dalla Proposizione 8.31
che, se f R1
d
K\
(5.16)
M f = KM f = f I[M,M ]
che pu`
o essere interpretata nel modo seguente: la convoluzione di una funzione f con il
nucleo KM ha leffetto, nel dominio della frequenza, di tagliare tutte le frequenze con
|| M . Si noti che prendendo la trasformata di Fourier di ambo i membri di (5.16) ed
utilizzando il Teorema 5.21, si ottiene nuovamente leguaglianza (5.5).
152
(5.17)
(5.18)
non sia una funzione test: primo perche non `e a valori reali ma complessi, secondo
perche non `e comunque a supporto limitato. Al primo problema si pu`o ovviare
facilmente. In effetti se u(x), v(x) D e T `e una distribuzione, si pu`o definire
< T (x), u(x) + iv(x) >=< T (x), u(x) > +i < T (x), v(x) > .
(5.19)
0 () = 1 .
Non `e soddisfacente per vari motivi aver esteso la trasformata di Fourier esclusivamente alle distribuzioni a supporto compatto. Intanto perche non si tratta di
una vera estensione in quanto la trasformata di Fourier di funzioni era stata definita anche per funzioni non a supporto compatto. Secondo perche `e comunque
molto limitativo considerare solo questo tipo di distribuzioni. Per estendere oltre
la trasformata di Fourier dovremmo cambiare completamente strategia e non passare per la formula (5.17). Come vedremo non riusciremo ad estenderla a tutte le
153
distribuzioni, ma ad una ampia classe di esse che contiene quelle a supporto compatto, ad esempio anche il treno di impulsi o le distribuzioni regolari con simboli
anche non limitati. La classe di distribuzioni della quale stiamo parlando `e quella
delle cosiddette distribuzioni temperate che verr`a esattamente definita e studiata
nel prossimo paragrafo.
154
tutto facile da far vedere e che segue dal fatto che lo spazio D `e denso dentro
S intendendo con questo il fatto che ogni funzione rapidamente decrescente pu`o
essere ottenuta come limite nel senso di S di una successione di funzioni in D.
Questo motiva il fatto che leventuale estensione di una distribuzione T D 0 allo
spazio S verr`
a indicata con lo stesso simbolo T .
Vediamo ora alcuni esempi di distribuzioni che sono effettivamente temperate.
Iniziamo con il seguente
Proposizione 5.32 Ogni distribuzione a supporto compatto `e temperata.
Dimostrazione. Sia T una distribuzione a supporto compatto. Abbiamo gi`a esteso la sua azione a tutto C . Essa quindi agisce in particolare sullo spazio S.
Rimane da vedere se la continuit`a `e verificata.
Supponiamo che suppT [M, M ] e sia D tale che (x) = 1 per ogni
x [M, M ]. Consideriamo ora una successione convergente in S: n . Allora,
< T, n > < T, >=< T, n >=< T, (n ) >
Poiche n in S e D si pu`o far vedere (esercizio) che (n ) 0 in D.
Ne segue che < T, (n ) > 0 e questo completa la dimostrazione.
2
Esempio 5.33 Segue dalla Proposizione precedente che le delta di Dirac e tutte le
(q)
u in generale ogni combinazione
loro derivate x0 sono distribuzioni temperate. Pi`
lineare finita di distribuzioni delta e di loro derivate `e una distribuzione temperata.
Non tutte le distribuzioni temperate sono a supporto compatto come vedremo
tra breve.
Esempio 5.34 Consideriamo il treno di impulsi definito nellEsempio 4.31
T =
+
X
n ,
K
,
x2 + 1
x R
155
K
n2 + 1
Poiche la serie associata a 1/(n2 +1) `e convergente (sia per n positivi che negativi),
ne segue, per confronto, che anche la serie associata a |(n)| `e convergente. Questo
mostra che la definizione (5.20) ha perfettamente senso. Facile vedere che T cos`
definita `e lineare; rimane da vedere se `e continua. Sia k in S e consideriamo
+
+
X
X
| < T, k > < T, > | = (k (n) (n))
| (n) (n)|
(5.21)
k
Per come `e definita la convergenza su S, sappiamo che (x2 + 1)(k (x) (x))
converge a 0 uniformemente su R. Possiamo quindi stimare
|k (x) (x)| = |(x2 + 1)(k (x) (x))|
1
1
ak 2
x2 + 1
x +1
(5.22)
dove
ak = max |(x2 + 1)(k (x) (x))|
xR
+
X
P+
Poiche la successione ak `e infinitesima e n21+1 `e un numero finito essendo la
somma di una serie convergente, ne segue che, per confronto, < T, k > < T, >
converge a 0 per k +. Questo conclude la dimostrazione della continuit`a.
Esercizio 5.3 Consideriamo una successione an indicizzata con n Z per la quale
esistono una costante A > 0 e q N tali che
|an | A|n|q .
Dimostrare che
T =
+
X
a n n ,
+
X
en n ,
156
x R
Se
Se
Se
Se
Se
S, T S 0 e , R, allora S + T S 0 .
T S 0 e x0 R, allora T (x x0 ) S 0 .
T S 0 e a R \ {0}, allora T (ax) S 0 .
T S 0 e p(x) `e un polinomio , allora p(x)T (x) S 0 .
T S 0 , allora T 0 S 0 .
arctan x , ex cos x ,
H(x)ex
x sin ex ,
ex
ex +1
x3 ex
sin x
x
157
+
Z
=
|(x2 + 1)(n (x) (x))|
1
dx
x2 + 1
+
Z
x2
1
dx
+1
Poiche (xq (n ))(p) converge a 0 in S (si pensi al perche) utilizzando il ragionamento iniziale possiamo far vedere che la sua trasformata di Fourier converge a
0 uniformemente e concludere cos` la dimostrazione.
2
158
Siamo ora pronti per definire la trasformata di Fourier di distribuzioni temperate. Fissiamo dunque T S 0 e ricordiamo che essa `e unapplicazione T : S C
(ricordiamo che sta agendo su S che `e lo spazio delle funzioni rapidamente decrescenti a valori complessi, e che quindi essa stessa assume valori complessi).
Ricordiamo che la trasformata di Fourier trasforma S in se stesso, cio`e F : S S.
Le due applicazioni F e T possono quindi essere composte e determinare
T F : S C.
Essendo composizione di applicazioni lineari, T F `e anchessa lineare. Inoltre
essendo T continua per definizione e F continua in virt`
u della Proposizione 5.38,
ne segue che T F `e continua, nel senso che trasforma successioni convergenti in S
in successioni numeriche convergenti. Dunque essa `e una distribuzione temperata
che viene detta la trasformata di Fourier di T ed indicata con i simboli T o F(T ).
Abbiamo cos` definito una nuova trasformata di Fourier
F : S0 S0
F(T ) = T F
(dove naturalmente la F in T F rappresenta la vecchia trasformata di Fourier
sulle funzioni in S.
La nuova definizione, si legge meglio se vista nellazione contro le funzioni in
S. In effetti se T S 0 e S abbiamo che
< F(T ), >= (T F)() = T (F()) =< T, F() > .
che si pu`
o anche scrivere come
< T , >=< T, > .
Che cosa succede per le distribuzioni a supporto compatto? Per esse avevamo gi`a
dato una definizione di trasformata di Fourier nella formula (5.17). E compatibile
con questa nuova definizione? La risposta `e affermativa e si vede nel modo seguente:
+
+
Z
Z
2ixt
< T , >=< T, >=< T (t),
(x)e
dx >=
< T (t), e2ixt > (x) dx
(la terza eguaglianza segue sulla linea degli stessi ragionamenti utilizzati in (4.22)).
Dunque, in questo caso, T coincide con la distribuzione regolare che ha come
simbolo proprio x 7< T (t), e2ixt > che era esattamente la primitiva definizione
di trasformata di Fourier per le distribuzioni a supporto compatto. Quindi non c`e
alcuna contraddizione tra le due definizioni. In seguito, quando T `e a supporto
compatto, indicheremo con T direttamente il simbolo della distribuzione regolare;
ad esempio scriveremo x0 () = e2ix0 .
La trasformata di Fourier su D 0 gode di propriet`a analoghe alla trasformata di
Fourier di funzioni e vengono raccolte nella seguente proposizione.
159
(5.23)
(si noti che F(T ) `e una distribuzione regolare con simbolo C per cui la moltiplicazione a secondo membro a senso).
La trasformata di Fourier su S 0 `e invertibile in quanto lo `e quella su S. In effetti
se consideriamo la trasformata di Fourier inversa F 1 su S, possiamo definire F 1
su S 0 come segue
< F 1 (T ), >=< T, F 1 () >
(5.24)
Si noti che
< F 1 (F(T )), >=< F(T ), F 1 () >=< T, F(F 1 ()) >=< T, > .
Questo mostra che effettivamente F 1 F `e lidentit`a su S 0 . Similmente si fa
vedere che anche F F 1 `e lidentit`a. Quindi effettivamente loperatore F 1 su
S 0 definito in (5.24) `e linversa della trasformata di Fourier F. Si noti inoltre che
poiche la trasformata di Fourier inversa F 1 su S ha semplicemente la forma
160
F 1 ()(x) = F()(x) ,
ne segue che la F 1 su S 0 ha la forma
< F 1 (T )(x), (x) > = < T (t), F 1 ()(t) >=< T (t), F()(t) >
= < T (t), F()(t) >=< F(T (t))(x), (x) >
= < F(T (t))(x), (x) > .
Cio`e, anche su S 0 si ha che
F 1 (T )(x) = F(T )(x) .
Esempio 5.41 Sappiamo che
F(x0 )() = e2ix0
Dunque, si ha anche
F 1 (e2ix0 )(x) = x0 (x) .
In realt`
a avremmo dovuto scrivere sopra, a primo membro
F 1 (Te2ix0 )(x)
ma per semplicit`
a, in tutto il resto di questa sezione, spesso confonderemo a livello
notazionale, una distribuzione regolare con il suo simbolo. Per come agisce F 1 ,
si pu`
o anche scrivere
F(e2ix0 )(x) = x0 (x) = x0 (x) .
Questultima si pu`
o scrivere pi`
u chiaramente come
F(e2i0 x )() = 0 () .
In particolare, abbiamo che
F(1)() = 0 () .
(5.25)
Esempio 5.42 Dalla (5.25), utilizzando la (f) della Proposizione 5.39 che
F(x)() =
ed iterando
1 0
() .
2i 0
m
1
(m)
0 () .
F(x )() =
2i
Pm
Se abbiamo dunque un polinomio p(x) = j=0 pj xj abbiamo che
m
F(p(x))() =
m
X
j=0
pj
2i
j
(j)
0 ()
161
x sin x , ea|x|
x
x2
1
,
,
, sin2 x .
2
2
1+x
1+x
1 + x2
(5.26)
Si pu`
o da questa relazione stabilire chi `e F(TH )()? Saremmo tentati di dire che
essa `e eguale alla distribuzione regolare avente come simbolo (2i)1 . Il problema
`e che un tale simbolo non `e in R1loc (R), tuttavia noi sappiamo, da (4.17) che
1
1
T1 = 2i
v.p.
.
(5.27)
2i
(5.28)
(5.29)
162
Ne segue che
F(TH (x))() = F(TH (x))() = F(TH (x))()+0 =
1
2i
v.p.
1
c0 +0
(5.31)
1
F(TH )() =
2i
1
v.p.
1
+ 0 .
2
(5.32)
v.p.
1
x
F(sgn(x)) .
+
X
che sappiamo essere una distribuzione temperata. Sappiamo anche che essa `e il
limite in D0 della successione di distribuzioni
Tn =
+n
X
k .
k=n
163
F(Tn ) F(T )
in S 0 . Si noti che
F(Tn )() =
Possiamo dunque scrivere
F(T )() =
+n
X
e2ik .
k=n
+
X
e2ik ,
ricordando per`
o che la serie precedente converge non nel senso usuale delle funzioni, ma nel senso delle distribuzioni temperate! Vorremmo per`o trovare unaltro
modo, pi`
u operativo, di esprimere la trasformata di Fourier del treno di impulsi.
Cominciamo col dimostrare la cosa seguente
e2i F(T )() = F(T )() .
(5.33)
Per dimostrare (5.33) si noti innazitutto che (si pensi al perche), per n +,
e2i F(Tn )() e2i F(T )()
(5.34)
(5.35)
Daltra parte,
(5.36)
(5.37)
e2i 1 = 0 Z
ed inoltre che
d 2i
(e
1) = 2ie2i 6= 0
d
Segue allora dallEsercizio 4.9 che necessariamente
F(T )() =
+
X
ck k () .
(5.38)
164
(5.39)
+
X
ck k ( 1) =
+
X
ck k+1 () =
+
X
ck1 k () .
(5.40)
Confrontando (5.40) con (5.38) otteniamo subito che ck = ck1 per ogni k Z,
cio`e che (ck ) `e una successione costante: ck = c per ogni k. Dunque
F(T )() = c
+
X
k () .
(5.41)
|m (x)| 1 x
Allora
+
X
k (), m ()
= c m 3 .
(5.42)
Si pu`
o dimostrare che, per come sono fatte le m e notando in particolare che
lim m (x) = I[1/2,1/2] (x) ,
m+
si ha
lim
+
Z
Z1/2
1
2ik
2ik
m ()e
d =
e
d =
0
m+
1/2
se k = 0
se k 6= 0
Dunque,
lim
m+
1/2
+ Z
X
1/2
e2ik d = 1
(5.43)
165
+
X
k () .
(5.44)
+
X
k T (x) () =
+
1 X
k/T () .
T
n
X
f0 (x+kT ) =
k=n
n
X
k=n
"
n
X
kT (x) .
k=n
Si pu`
o dimostrare che per n +, leguaglianza precedente converge a
"+
#
X
f (x) = f0 (x)
kT (x) .
nel senso delle distribuzioni temperate. Si noti in particolare che f (x) essendo una
funzione periodica `e sicuramente a crescita lenta e quindi induce una distribuzione
temperata. Invece f0 (x) `e una funzione a supporto compatto e quindi induce una
distribuzione a supporto compatto. f (x) e f0 (x) dora in avanti indicheranno le
rispettive distribuzioni temperate associate ai due simboli. Usando la Proposizione
5.40 e il risultato dellEsercizio 5.8 otteniamo la trasformata di Fourier di f :
F(f (x))() =
+
+
X
1 X
1
F(f0 (x))()
k/T () =
F(f0 )(k/T )k/T () .
T
T
+
k
1X
F(f0 )(k/T )e2i T x
T
(5.45)
166
F(f0 )(k/T ) =
ZT
f (x)e2i T x dx
5.7 Esercizi
5.7.1 Soluzioni
6
Trasformata di Laplace
6.1 Introduzione
6.2 Trasformata di Laplace di funzioni
Sia f : [0, +[ C sia una funzione continua a tratti. Definiamo
f = {s C | x 7 esx f (x) R1 (0, +)}
Una funzione f (x) si dice Laplace trasformabile (o anche L-trasformabile) se f 6=
ed in tal caso si definisce la trasformata di Laplace di f come la funzione L(f ) :
f C definita dallespressione
+
Z
L(f )(s) =
f (x)esx dx
0
La seguente proposizione richiama invece alcune propriet`a di base della trasformata di Laplace.
Proposizione 6.2 Siano f e g continue a tratti. Siano , , s0 C. Sia x0 R+ .
Allora
(A) L(f + g)(s) = L(f ) + L(g) per ogni s f g .
168
k!
sk+1
(6.1)
Questo collegamento mostra come la trasformata di Laplace completamente determini la funzione nel senso pi`
u precisamente espresso dalla seguente proposizione la
cui dimostrazione segue dal corrispondente risultato per la trasformata di Fourier:
Proposizione 6.4 Siano f : [0, +[ C e g : [0, +[ C due funzioni continue
a tratti tali che L(f )(s) = L(g)(s) su una retta verticale Re s = x0 che stia in
f g . Allora, f (x) = g(x) per ogni x dove entrambe le funzioni sono continue.
Di conseguenza abbiamo che f = g e L(f )(s) = L(g)(s) per ogni s f .
Inoltre (6.1) suggerisce un modo per invertire la trasformata di Laplace. In effetti,
se ipotizziamo che f (x) sia una funzione che ammette pseudoderivate destra e
sinistra in ogni punto, utilizzando il Teorema 1.12 (dispense trasformata di Fourier)
si ottiene che per ogni x dove f `e continua,
f (x)eax = F 1 (b 7 L(f (x))(a + ib)) =
+
Z
L(f (x))(a + ib)e2ibx db
(6.2)
dove lintegrale `e in generale da intendersi nel senso del valor principale cio`e:
ZM
lim
M +
M
169
lim
ZM
M +
M
(6.3)
Consideriamo ora la funzione complessa L(f )(s)esx che sappiamo essere olomorfa
su f (in quanto prodotto di funzioni ivi olomorfe). Integriamola sulla curva M :
[M, M ] C data da (t) = a + 2it. Otteniamo
Z
L(f )(s)e
sx
ds = 2i
+M
Z
(6.4)
per tutti gli x dove f (x) `e continua. Questa formula di inversione viene spesso
scritta, esplicitando la curva M come
1
f (x) =
lim
2i M +
a+2iM
Z
L(f )(s)esx ds .
(6.5)
a2iM
a+2i
Z
L(f )(s)esx ds .
(6.6)
a2i
170
1
f (x) =
lim
2i M +
a2iM
Z
F (s)esx ds .
(6.7)
a2iM
(6.8)
La (6.8) presenta una serie di problemi che ci impediscono di poterla utilizzare cos`
come `e. Intanto x 7 esx non `e mai in D e neppure in S, `e soltanto in C . Quindi
la (6.8) funziona soltanto se T `e una distribuzione a supporto compatto. In questo
caso `e il modo giusto per definire la trasformata di Laplace di una distribuzione e
si noti che s pu`
o assumere un qualsiasi valore sul piano complesso.
Se T S 0 tuttavia, dovremmo riuscire a dare un senso alla (6.8) se Re s 0
in quanto esx `e rapidamente decrescente se guardata per x 0 e daltra parte il
supporto di T `e per ipotesi in [0, +[. Per rendere rigorosa questa intuizione, si
consideri una funzione (x) C tale che supp() [1, +[ e tale che (x) = 1
per ogni x 0. Definiamo, per gli s tali che Re s 0,
L(T )(s) =< T (x), (x)esx >
(6.9)
171
Per poter definire la trasformata di Laplace anche per distribuzioni non temperate (si noti che la funzione ex ad esempio `e Laplace trasformabile ma non
determina una distribuzione temperata), `e necessario fare unulteriore modifica alla (6.9). Cominciamo con una definizione: una distribuzione T D 0 si dice Laplace
trasformabile se esiste c R tale che ecx T (x) S 0 . Se ne troviamo uno di siffatti
c ve ne `e per lo meno una semiretta destra. In tal caso poniamo
cT = inf{c R | ecx T (x) S 0 }
e
T = {s C | Res > cT } .
La trasformata di Laplace di T `e una funzione L(T ) : T C definita nel modo
seguente: dato s T , sia c R tale che cT < c < Re s (un tal c sicuramente
esiste) e poniamo
L(T )(s) =< ecx T (x), (x)e(sc)x >
(6.10)
172
cx
(6.11)
0
173
(6.12)
L(0 (x))(s) = sq .
Usando la linearit`
a abbiamo quindi che
L
n
X
(k)
k 0 (x)
k=0
(s) =
n
X
k s k .
k=0
+
X
k=0
+
X
k=0
esk =
1
.
1 es
174
(6.13)
k=0
175
r(s) essendo un polinomio pu`o essere antitrasformato utilizzando lesempio precedente ottenendo una combinazione lineare di delta e delle sue derivate nellorigine. Per quanto concerne la seconda frazione, essendo strettamente propria, si
pu`
o antitrasformare in un opportuno semipiano destro che escluda tutti i poli,
ottenendo una combinazione lineare di espressioni del tipo xk eax H(x): questo si
vede riducendo la frazione in fratti semplici od utilizzando la tecnica dei residui.
Lantitrasformata di p(s)/q(s) si ottiene infine per linearit`a sommando i due pezzi
ottenuti.
Esempio 6.13 Consideriamo
F (s) =
Abbiamo
s
s+1
s
1
=1
.
s+1
s+1
Dunque,
L1
s
s+1
= L1 (1) L1
1
s+1
= 0 (x) ex H(x)
176
`e la distribuzione cercata.
6.5 Esercizi
6.5.1 Soluzioni
d
c
dx
m+2
Tf (x)
2