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L'avventura di una moglie (I.

Calvino) Parte 2
Nel bar c'erano le sedie accatastate, la segatura in terra. C'era solo un
barista, al banco. Stefania venne avanti; non provava nessun disagio a esser l a
quell'ora insolita. Chi aveva da sapere nulla? Poteva essersi alzata allora, poteva
essere diretta alla stazione, oppure arrivata in quel momento. Poi, l non aveva da
render conto a nessuno. Sent che le piaceva sentirsi cos.
- Uno ristretto, doppio, caldissimo, - disse al cameriere. Le era venuto un
tono di confidenza sicura di s, come se ci fosse una consuetudine tra lei e
l'uomo di quel bar, dove invece non entrava mai.
- S, signora, un momento che scaldiamo la macchina ed pronto, - disse il
barista. E aggiunse: Ci metto di pi a scaldarmi io che a scaldare la macchina, al
mattino.
Stefania sorrise, si rannicchi nel bavero e fece: - Brrr...
C'era un altro uomo nel bar, un cliente, che stava da parte, in piedi,
guardando fuori della vetrina. Si volt al brivido di Stefania e solo allora lei
s'accorse di lui, e come se la presenza di due uomini la richiamasse
improvvisamente alla coscienza di s, si specchi con attenzione nel cristallo
dietro il bar. No, non si vedeva che aveva passato la notte in giro; era soltanto un
po' pallida. Prese dalla borsetta la trousse, s'incipri.
L'uomo era venuto al banco. Portava un soprabito scuro, con una sciarpa
bianca di seta e sotto aveva un vestito blu. - A quest'ora, - disse, senza rivolgersi
a nessuno, - gli svegli si dividono in due categorie: gli ancora e i gi.
Stefania fece un piccolo sorriso, senza fermare lo sguardo su di lui. Tanto lo
aveva gi visto bene: aveva una faccia un po' patetica e un po' banale, di quegli
uomini che a furia d'indulgenza verso di s e verso il mondo sono giunti
senz'esser vecchi a uno stato tra la saggezza e l'imbecillit.
- ... E come si vede una donna graziosa, dopo averle dato il: Buongiorno!
... - e s'inchin verso Stefania togliendosi la sigaretta di bocca.
- Buongiorno, - disse Stefania, un po' ironica ma non agra.
- ... ci si domanda: ancora? gi? Gi? ancora? Ecco il mistero.
- Come? - disse Stefania, con l'aria di chi ha capito, ma non vuol stare al
gioco. L'uomo la scrutava, indiscreto, ma a Stefania non importava nulla anche se
si capiva che lei era una sveglia ancora.
- E lei? - fece, maliziosa; aveva capito che quel signore era uno con la
retorica del nottambulo e che a non riconoscerlo per tale a primo acchito, lo, si
faceva restar male.
- Io: ancora! Sempre ancora! - poi ci pens su: Perch? Non l'aveva capito? e le sorrise, ma voleva solo canzonare se stesso, ormai. Rest un po' l,

inghiottendo, come avesse la saliva cattiva. - La luce del giorno mi scaccia, mi fa


rintanare come un pipistrello, - disse distratto, come recitasse una parte.
- Ecco il latte a lei, l'espresso alla signora, - fece il barista.
L'uomo si mise a soffiare sul bicchiere, a sorbire piano piano. - Buono? - fece
Stefania.
- Uno schifo, - lui disse. E poi: - Disintossica, dicono. Ma io ormai cosa mi
disintossico? Se mi morsica un serpente velenoso resta secco lui.
- Finch c' la salute... - disse Stefania. Forse scherzava un po' troppo.
Difatti quello: - L'unico antidoto, io lo so, se vuol che glie lo dica... - chiss
dove andava a parare.
- Quanto fa? - disse Stefania al cameriere.
- ... Quella donna che ho sempre cercato... continuava il nottambulo.
Stefania usc a vedere se avevano aperto il portone. Fece qualche passo in
l sul marciapiede. No, era sempre chiuso. Intanto l'uomo era uscito anche lui dal
bar con l'aria di volerla seguire. Stefania torn sui suoi passi, rientr nel bar.
L'uomo, che non se l'aspettava, rest un po' incerto, fece per tornare anche lui,
poi fu preso da una ventata di rassegnazione, prosegu per la sua strada,
tossicchiando, and via.
- Ha sigarette? - chiese Stefania al barista. Era rimasta senza e avrebbe
voluto fumarne una appena in casa. I tabaccai erano ancora chiusi.
Il barista tir fuori un pacchetto. Stefania lo prese e pag.
Si rifece sulla soglia del bar. Un cane le venne quasi addosso, d'impeto,
trattenuto da un guinzaglio e tirandosi dietro un cacciatore, col fucile, la
cartuccera, il carniere.
- Gi, Frisette, fa' cuccia! - esclam il cacciatore. E al bar: - Un caff!
- Bello! - fece Stefania, carezzando il cane. un setter? .
- pagneul breton, - disse il cacciatore. - Femmina-. Era giovane, un po'
brusco, ma pi per timidezza che per altro.
- Quanti anni?
- Avr dieci mesi. Gi, Frisette, brava.
- Allora, queste pernici? - disse il barista.
- Oh, si va per far correre un po' il cane... - disse il cacciatore. - Lontano? fece Stefania.
Il cacciatore disse il nome d'un posto non distante.

- In macchina un salto. Cos alle dieci sono di ritorno. Il lavoro...


- bello, lass, - disse Stefania. Le veniva di non lasciar cadere la
conversazione, anche se non parlavano di niente.
- C' la valle sgombra, pulita, tutta cespugli bassi, di brugo, e la mattina non
c' niente nebbia, si vede bene... Se il cane alza un volo...
- Potessi andare a lavorare alle dieci, dormirei fino alle nove e tre quarti, disse il barista.
- Be', dormire piace anche a me, - fece il cacciatore, - eppure, esser lass
mentre tutti gli altri dormono ancora, non so, m'attira, la passione...
Stefania sentiva che dietro quest'aria di giustificarsi, quel giovane celava un
orgoglio tagliente, un astio contro la citt addormentata l intorno, la caparbiet
di sentirsi diverso.
- Non s'offenda, ma per me voialtri cacciatori siete matti, - disse il barista. Mica per altro, sa, ma per questa storia dell'alzarsi a certe ore.
- lo invece lo capisco, - fece Stefania.
- Mah, chi lo sa? - diceva il cacciatore. Una passione come un'altra -.
Adesso s'era messo a guardare Stefania e quel po' di convinzione che aveva
messo prima nel discorso della caccia, ora pareva gli fosse gi caduta, e la
presenza di Stefania lo facesse dubitare che tutto il suo modo di pensare era
sbagliato, che forse la felicit era un' altra cosa da quella che lui andava
cercando.
- Davvero, la capisco, una mattina come questa... - disse Stefania.
Il cacciatore stette un po' come chi ha voglia di parlare ma non sa cosa dire.
- Quando il tempo cos, secco, e fresco, il cane pu lavorare bene, disse. Aveva
bevuto il caff, aveva pagato, c'era il cane che tirava per andar fuori e lui restava
ancora l, esitante. Disse, goffo: - Perch non ci viene anche lei, allora, signora?
Stefania sorrise. - Vuol dire che un' altra volta che ci incontriamo,
combiniamo, eh?
Il cacciatore fece: - Eh... - si gir ancora un po' intorno per vedere se trovava
un altro appiglio di conversazione. Poi fece: - Be', vado. Buongiorno-. Si
salutarono e lui si lasci tirar fuori dal cane.
Era entrato un operaio. Ordin un cicchetto.
- Alla salute di tutti quelli che si svegliano presto, - disse alzando il bicchiere,
- soprattutto delle belle signore -. Era un uomo non giovane, dall'aria allegra.
- Alla sua salute, - disse Stefania, gentile.
- Al mattino presto ci si sente i padroni del mondo, - disse l'operaio.

- E alla sera no? - chiese Stefania.


- Alla sera si ha troppo sonno, - disse lui, - e non si pensa a niente. Se no
guai...
- lo al mattino penso tanti accidenti uno in fila all' altro, - disse il barista.
- Perch prima del lavoro ci vuole una bella corsetta. Se facesse come me
che vado in fabbrica con la bici a motore, con l'aria fredda che corre sul viso.. .
- L'aria caccia i pensieri, - disse Stefania.
- Ecco che la signora mi capisce, - fece l'operaio.
- E se mi capisce dovrebbe bere un grappino con me.
- No, grazie, non bevo, davvero.
- Al mattino quello che ci vuole. Due grappini, maestro.
- Non bevo, sul serio, beva lei alla mia salute e mi fa piacere.
- Non beve mai?
- Be', alle volte alla sera.
- Vede? Ecco l'errore.
- Se ne fa tanti, di errori...
- Alla sua salute, - e l'operaio mand gi un bicchierino e poi un altro. - Uno
e uno due. Vede, le spiego.. .
Stefania era sola, l in mezzo a quegli uomini, a quegli uomini diversi, e
discorreva con loro. Era tranquilla, sicura di s, non c'era niente che la turbasse.
Questo era il fatto nuovo di quella mattina.
Usc dal bar per vedere se avevano aperto il portone. Anche l'operaio usc,
inforc la bici a motore, calz i guantoni. - Non ha freddo? - chiese Stefania.
L'operaio si batt sul petto; mandava un rumore di giornali. - Ho la corazza -. E
poi in dialetto: - Addio, signora -. Anche Stefania salut in dialetto, e lui part.
Stefania cap che era successo qualcosa da cui non poteva pi tornare
indietro. Questo suo nuovo modo di stare in mezzo agli uomini, il nottambulo, il
cacciatore, l'operaio, la faceva diversa. Era stato questo il suo adulterio, questo
stare sola in mezzo a loro, cos, alla pari. Di Fornero non si ricordava neanche pi.
Il portone era aperto. Stefania R. rincas in fretta in fretta. La portinaia non
la vide.

Italo Calvino, Gli amori difficili, 1970, pp. 113-121

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