Nicola Spinosi
Antologia dell'Errare
2
Premessa.
Traduce:
(...) Seul, je pouvais penser à elle, mais elle me manquait, je
ne la possédais pas.Presente, je lui parlais, mais étais trop
absent de moi-meme pour povoir penser.Quand elle
dormait,je n’avais plus à parler, je savais que je n’etais plus
regardè par elle, je n’avais plus besoin de vivre à la surface
de moi-meme.
(M.Proust, cit., ed. Robert Laffont; vol.III, pag.68).
44
Lascia star la Venera, che non fa per te, porta la mantellina
a mezza testa, e fa vedere il piede quando va per la strada.
(G.Verga, 1880, Vita dei campi, ed.1993; Pentolaccia).
45
Stava tornando a casa dal laboratorio di Zoologia (...).E
aveva visto Catherine venire verso di lui (quanti anni poteva
avere? Nove?Dieci?)mano nella mano con altre due
ragazzine, naturalmente Gentili, bionda come le altre due
(come aveva potuto succedere che sua figlia fosse bionda?),
e altrettanto ridente e spensierata (ma perchè no, del resto,
visto che non era veramente un’ebrea?). “la vita è bella,
non è vero?” avrebbe voluto dirle;soltanto questo, niente di
più.
Ma quando stava già per aprire le braccia verso di lei, i loro
occhi si erano incontrati, e lei, con uno scarto improvviso,
aveva costretto le sue amiche a voltare l’angolo per
evitarlo.
“Ehi,”aveva sentito strillare una di loro, “abbiamo sbagliato
strada”, e sua figlia aveva risposto:”E’ una scorciatoia”.
(L.A.Fiedler, 1966, L’ultimo ebreo in America, trad.it.;
pagg.52-53).
46
Se a causa dell’oscurità o della tua disattenzione metti un
piede calzato (s’immagina non solo per necessità, ma anche
secondo il tuo gusto) in una merda non vista o invisibile, e ti
consoli considerando che l’evento “porta fortuna”, o che
“shit happens” (come dice il sublime idiota Forrest Gump);
che è qualcosa di naturale; o rifletti: è una punizione della
mia vanità; ebbene, sei in errore, Forrest Gump a parte: che
la “merda” capiti vale come metafora.
Sei in errore. Certo non si tratta di un affare di Stato, no: si
tratta solo di convivenza civile. Abbiamo diritto di non
sporcarci con la merda che qualcuno ha lasciato sul terreno
dopo l’esecuzione, fregandosene delle regole di convivenza
civile, che prescrivono di togliere il fatto dal terreno. Non
crediamo che la raccolta della merda (canina) sia piacevole,
ma neppure pagare le tasse o rispettare i limiti di velocità è
piacevole. La convivenza civile è utile, può dar luogo a
piaceri civili, ma non è detto che sia, in certe circostanze,
direttamente piacevole, se è obbligatoria.
Traduce:
(...)Moi qui pendant tant d’annèes n’avait cherché la vie et
la pensée réelles des gens que dans l’énoncé direct qu’ils
m’en fournissaient volontairement, par leur faute j’e étais
arrivé à ne plus attacher au contraire d’importance qu’aux
témoignages qui ne sont pas une expression rationelle et
analytique de la verité ; les paroles elles-meme ne me
renseignaient qu’à la condition d’etre interprétées à la
façon d’un afflux de sang à la figure d’une personne qui se
trouble, à la façon encore d’un silence subit.
(M.Proust, cit.; vol.III, pag.82)
60
La passione per il silenzio, accresciuta, se non generata, dal
disgusto per il rumore urbano, deriva (anche) da una sorta
d’ipertrofia dell'io. Il rumore è non – io, il silenzio in
definitiva è l'io. Il placido sonno dei neonati in mezzo a ciò
che a noi pare frastuono dipende dalla mancanza dell'io dei
neonati – partecipano indifferenziati. I tappi di cera che
qualcuno introduce nelle orecchie per non udire il rumore,
tendono a proteggere l’io, inevitabilmente minacciato dal
non–io.
(...)
Mi armai anch’io.
Anch’io
mi unii alla “generale Caccia”.
Battei accanitamente,
a palmo a palmo, la rete
fitta dei campi – l’intrico
della macchia.
La sete
mi attanagliava.
La faccia
l’avevo in fiamme.
Dovunque,
88
col cuore che mi scoppiava,
non scorsi la più piccola traccia.
(...)
Gettai il fucile.
Rientrai
- di stizza – all’osteria.
(Il Conte
– al diavolo!- stravedeva?)
Traduce:
(...)A dog was there, weaving himself in and out amongst
people’s legs (...) and my companion stumbled over him.
The dog leaped away without a sound;the man, raising his
voice a little, said with a slow laugh, “Look at that wretched
cur”, and directly afterwards we became separated by a lot
of people (...).I saw Jim spin round. He made a step forward
and barred my way. We were alone; he glared at me with an
air of stubborn resolution. (...).”Did you speak to me?”
asked jim very low (...).I said “No” (...).”You say you
didn’t,”he said, very sombre.”But I heard.”
(J.Conrad, Lord Jim, 1900; ed.Bantam Books, cap.VI).
Traduce:
(...) Denn zu einem Märchenspiel gehört seit jeher eine
bösartige unduurchschaubare Gestalt, die das Gute,
Durchschaubare, zu zerstören oder wenigstens lächerlich zu
machen trachtet. (T.Bernhard, cit.; pag.24).
94
Funerale di massa a Firenze (4 VI 2010) per la morte di un
diciassettenne nello scontro notturno tra due scooter. La via
della chiesa dove si è svolta la funzione funebre era
affollata di adolescenti (con i calzoni tenuti bassi, ma non in
segno di lutto), vigili urbani sorvegliavano e garantivano il
rito. Non capivamo come il defunto avesse tanti amici. Tam
tam via internet, pensavamo.
Funeralismo di massa, corporativo, dolorismo.
L’ultimo concetto (A.Savinio (1941-1948), Nuova
enciclopedia) definisce la corruzione del dolore. Del
funeralismo di massa fa parte spesso l’interrogabile
applauso alla bara, quando essa è portata fuori dal luogo
della funzione funebre (di solito religiosa). Crediamo che il
fenomeno dell’applauso alla bara sia recente, qualcuno ci ha
proposto che sia stato inaugurato, da noi, in occasione del
funerale di Anna Magnani.
Quando muore qualcuno si tratta sempre di ‘uno di noi’, in
astratto potrebbe darsi sempre una partecipazione di
massa, e non solo ai funerali. Ma la massa si fraziona
secondo ‘corporazioni’, più facilmente secondo famiglie e
gruppi di amici, conoscenti.
Nel caso del diciassettenne morto giorni or sono la
‘corporazione’ mobilitata (probabilmente via ‘facebook’o
‘twitter’) era di adolescenti forse dediti allo scooterismo. Il
defunto, vittima a quanto pare di oscure pecche dell’altro
scooterista, non adolescente, era uno sconosciuto cui il
funeralismo ha dato un pomeriggio di fama alla memoria.
95
Bisogna distinguere il funeralismo prodigato agli sconosciuti
da quello prodigato ai noti (v. Anna Magnani, Pier Paolo
Pasolini, Enrico Berlinguer, Giovanni XXIII e così via). Il
funeralismo corporativo (di massa o meno) costituisce un
dono di notorietà (con applauso) allo sconosciuto. In
questione è una festa. (N.S.)
96
Troviamo su La Stampa del 7 Giugno ’07: “New York. Un
uomo fa causa per una super erezione. Ha preso un
integratore e ha avuto un’erezione “senza fine”, per la
quale è finito in ospedale.Per questo C.W., ventinovenne di
N.Y., ha fatto causa alla casa produttrice, Novartis”.
In Italia, in un posto di pronto soccorso, quale “colore di
urgenza” gli avrebbero dato? (N.S.)
97
Molte sono le leggende che, a Lucca e dintorni, descrivono
la figura della bella Lucida Mansi. Secondo i racconti, costei
era una donna giovane e molto avvenente e che sapeva ben
utilizzare il suo fascino per collezionare un amante dietro
l’altro, mai sazia dell’amore carnale.Si narra che avesse
fatto addirittura uccidere il marito per potersi dedicare
completamente alla vita galante, agli abiti preziosi, ai
gioielli.Amava talmente se stessa da avere bisogno di
circondarsi di specchi che riflettevano continuamente la sua
immagine: sulle pareti, nel libro da messa, addirittura sopra
il letto in maniera da addormentarsi fissando la sua dolce e
sinuosa figura.
Ma il tempo, come si sa, scorre inesorabile.E Lucida dovette
constatare, ad un certo punto, che le rughe cominciavano a
rigare il suo bel volto.(...)la donna non ebbe esitazione
alcuna e invocò nientemeno che il diavolo.Il quale le
apparve ben volentieri per stipulare un malefico accordo:in
cambio di trent’anni di ulteriore giovinezza, il demonio
avrebbe potuto prendersi l’anima della donna.(N.S.)
(www.tuscanjourney.org/leggende).
98
Un altro racconto (...) parla di una gran signora che
mangiava e beveva allegramente e aveva tutto ciò che il
cuore può bramare, e che desiderò vivere per sempre. Nei
primi cento anni tutto andò bene, ma poi cominciò a
restringersi ed aggrinzirsi, fino a che non poté più
camminare, né reggersi in piedi, né mangiare, né bere. Ma
nemmeno poteva morire.
Agli inizi l’alimentavano come se fosse una bambina, ma finì
col diventare tanto minuta che la misero in una bottiglia di
vetro e la appesero nella chiesa.Sta ancora lì, nella Chiesa
di Santa Maria a Lubeck.Ha la grandezza di un topolino e
una volta all’anno si muove.
(J.G.Frazer, 1913, Balder the Beautiful, trad.it.; ”Vivere per
sempre”).
99
Quando col progresso della conoscenza gli uomini
cominciarono a rendersi conto dell’errore compiuto
attribuendo al commercio tra i sessi un effetto sulla
riproduzione di animali e piante, la convinzione della
nocività di certi rapporti era oramai talmente radicata, che
non fu facile liberarsene, anche quando percepirono
l’assurdità del ragionamento che li aveva portati a quelle
conclusioni. Così la vecchia pratica sarebbe rimasta in
vigore, sebbene la vecchia teoria fosse venuta meno.
Avrebbero continuato ad osservare le vecchie regole della
morale sessuale, ma se dovevano osservare il rispetto della
comunità era necessario poggiarle su una nuova base
teorica. Quella base, in accordo con il generale progresso
del pensiero, fu fornita dalla religione.
(J.G.Frazer, 1909-1913, L’avvocato del diavolo, trad.it.;
cap.IV).
100
La stregoneria viene spesso considerata, per lo meno dagli
scettici, un crimine immaginario, un’elaborata fantasia priva
di alcun fondamento reale. Coloro che furono processati per
stregoneria, quindi, sono visti come vittime innocenti di un
sistema giudiziario distorto e di un ordinamento oppressivo.
Sono valide queste affermazioni? E’ proprio vero che la
caccia alle streghe in Europa creò migliaia di criminali che
non avevano commesso nessun crimine, oppure le streghe
commisero effettivamente alcune delle azioni per le quali
furono perseguite? Nel porci queste domande non abbiamo
bisogno di stabilire se la magia funzioni o se il Diavolo
esista veramente, perché tali problemi esulano dal campo
dell’indagine storica. Ma gli storici possono e devono
chiedersi se quelle persone accusate di stregoneria
avessero effettivamente compiuto talune delle attività per
le quali furono perseguite. La risposta a questi interrogativi
storici comporta inevitabilmente la risposta alla relativa
questione della colpevolezza in senso legale delle streghe,
dal momento che la colpa è determinata, almeno entro certi
limiti, dall’esistenza storica del presunto crimine.
(B.P.Levack, cit., 1987,trad.it.; pag.14).
Traduce:
(...)Qu’on vous envoie d’abord de Versailles sinon le
Chateau et les Trianons, a moins que la carte ne soit choisie
par quelque raffiné amoreux d’une certain statue, ou par
quelque imbécile élisant comme vue la station du tramway à
chevaux ou la gare del Chantiers? (...); pendant deux ans les
hommes intelligents, les artistes trouvèrent Sienne, Venise,
Grenade, une scie, et disaient du moindre omnibus, de tous
le wagons : « Voilà qui est beau ».Puis ce gout passa (...), un
wagon de première classe cessa d’etre considèré a priori
comme plus beau que Saint-Marc de Venise.
(M.Proust, cit.; vol.III pag.117-118).
“Anticaglie” rende male “une scie”, alla lettera “una sega”,
traslatamente “una lagna”.
116
Ne Il mago di Lublino (I.B.Singer, 1960, trad.it.; cap.IV,§ 3)
leggiamo che a Varsavia si sarebbe gustata olfattivamente
la brezza proveniente dalla “foresta di Praga”: è in
questione una sensibilità da mago, infatti le due città
distano almeno 500 Km. A meno che l’area boschiva non
fosse, alla fine dell’Ottocento, epoca della storia narrata,
estesissima, o che l’aria non fosse, ai tempi dopotutto non
remotissimi di Singer, un cristallino conduttore di odori.
Se “foresta di Praga” non significa, invece, qualcosa
d’altro, e Singer non rilascia un qualche madrigale in codice,
fruibile da chi sa lui. (N.S.)
117
Ha preso l’abitudine di mettersi ormai solo vecchi cappelli
(...) come suo padre, di indossare vecchie giacche, vecchi
calzoni, vecchie scarpe, tutto indosso a lui deve sempre
essere vecchio, in questo modo, come quasi tutti quelli del
suo ceto e delle sue origini, crede sempre di potere
rappresentare meglio quel ceto e quelle origini, di poterli
portare in giro con sé, di poter rispondere al gusto dei
cosiddetti superiori, fra i quali si è sempre annoverato. Si
compra un cappello e lo espone alla pioggia, per qualche
settimana lo lascia appeso a un gancio sul balcone (...) e
non lo stacca dal gancio finché non è battuto dalle
intemperie; poi lo rivolta sopra l’acqua bollente e se lo
mette così, scaldato al massimo, per fargli prendere la
forma della sua testa, i calzoni li immerge brevemente
nell’acqua e li appende alla finestra perché stiano al vento
prima di indossarli, altrettanto fa con le giacche, con le
scarpe va prima su e giù, come si deve, nel fango del
giardino, perchè non diano l’impressione di essere nuove di
zecca, giacché non si portano le scarpe nuove, non si
indossano le giacche nuove, non si mettono i cappelli nuovi,
tutto ciò che è nuovo viene profondamente disprezzato, anzi
odiato, perché così si fa, anche le case nuove, le chiese
nuove, le strade nuove, le invenzioni nuove, ovviamente
anche tutte le persone nuove, come si è detto, tutto ciò che
è nuovo, e naturalmente anche i pensieri nuovi sono nel
novero. (T.Bernhard, 1986, Estinzione, trad.it.; pag.268).
118
Qui davanti sosta un furgone bianco in doppia fila. Sulla
fiancata si legge: “Tessuti – tendaggi – tappeti orientali –
sistemi letto”.
“Sistemi letto”, questa la novità. Forse è una cazzata, ma
bisognerà pensarci. (N.S.)
119
Da qualche anno molte persone hanno iniziato a percorrere i
marciapiedi in bicicletta; sono di ogni età, qualcuno va con
cautela, qualcuno meno, anche su bici elettrica alquanto
veloce, svoltando perentorio le cantonate, così prendendo
di sorpresa chi cammina. Il fenomeno è in crescita. Ne
abbiamo letto anni fa, su un quotidiano che si definisce
“comunista”, un breve elogio che includeva, riferendo di
certi ciclisti cosiddetti radicali in Usa, anche la tendenza a
fare percorsi contromano.
Comunismo a pedali.
Comincia ad imporsi la necessità di uscire dal portone di
casa con una certa circospezione. Una volta abbiamo
incontrato due biciclette che procedevano sul marciapiede
appaiate, un’altra due in fila indiana, ma ecco un fatto
preciso. Tempo fa sul marciapiede una signora
ultrasessantenne se ne veniva in bici, e le abbiamo in effetti
sbarrato il passo, dicendole: questa è una prepotenza. La
signora si è fermata ed ha risposto: “infatti mi sono
fermata”. In breve congetturammo che con quelle parole la
signora volesse segnalare non la sua, ma la nostra
prepotenza. Buona battuta, in fondo.
Un giovane con lo stesso vezzo, da noi richiamato, invece ci
ha suggerito: “allora non camminare sui marciapiedi!”.
Anche questa non è male. (N.S.)
120
Da qualche anno, crescentemente, sentiamo in giro, e in tv,
e alla radio, e talvolta leggiamo, ma meno spesso, la
formula “piuttosto che” usata al posto di “oppure”.
Piuttosto che andare d’agosto a Viareggio, me ne resto in
città; piuttosto che andare a letto con quella persona lì, me
ne resto in castità; eccetera: la formula indicava preferenza
o preferibilità di questo in confronto a quello. L’uso
segnalato suggerisce, invece, l’intercambiabilità di questo
con quello. Ne vedremo (se vivremo) delle belle, e già ne
vediamo. (N.S.)
121
Il “cant”(...) non è la menzogna e neppure, propriamente,
l’ipocrisia cosciente;è l’ipocrisia di chi riesce a mentire
anche a se stesso o, se si vuole, è la sincerità che risulta da
una doppia menzogna, l’una rivolta al mondo esterno, l’altra
a se stessi.
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Nicola Spinosi, di formazione letteraria e analitica, ha
insegnato nell’ambito dell’Università di Firenze. Suoi scritti
sono apparsi, tra l’altro, sulle riviste L’erba voglio (Milano),
Paragone (Firenze), Il ruolo terapeutico (Milano). Tra i suoi
libri: Effetti formativi in psicoterapia (Pisa, 2000); Wir
Kinder (Firenze, 2004); Critica sociale e individuazione
(Firenze, 2004); Un soffitto viola (Firenze, 2005). Dal 2013
diffonde i suoi scritti in forma e-book con Scribd. E-mail:
spinnic@libero.it