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Vitruvio

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Vitruvio (Formia 70 ca. - 23 ca. a.C.), architetto e trattatista romano, vissuto tra l’età
di Cesare e i primi anni del regno di Augusto. La sua opera in dieci libri De Architectura fu
scritta tra il 25 e il 23 a.C., quando Augusto – cui è dedicata – intraprendeva un grandioso
programma di costruzioni pubbliche a Roma e nell’impero.

Il trattato costituisce una fonte essenziale per la conoscenza delle tecniche edilizie, dei
materiali da costruzione, delle tipologie degli edifici pubblici e privati, dell’urbanistica e
dell’agrimensura degli antichi romani (vedi Arte romana). I primi otto libri sono dedicati
allaaedificatio (costruzione) e affrontano tematiche legate alla costruzione di un edificio, dalla
scelta del luogo a quella dei materiali più adatti, dalle tecniche costruttive alle finiture interne;
gli ultimi due libri sono dedicati rispettivamente allagnomonice (gnomonica, vale a dire lo
studio dell’astronomia e della costruzione delle meridiane) e alla machinatio(meccanica). Nel
trattato sono anche stabiliti i tre requisiti che un edificio (e l’architettura in sé) deve
possedere: utilitas(utilità), firmitas (solidità) e venustas (bellezza).

Ispirandosi ai trattati di Ermogene e di altri celebri architetti greci, Vitruvio elaborò una
concezione umanistica dell’architetto che, a suo parere, doveva unire all’esperienza
specialistica un’ampia cultura generale. Sul piano della lingua e dello stile alternò il gergo
tecnico dell’arte a un’eloquenza retorica che tradisce la sua formazione letteraria.

Il trattato fu testo di riferimento fondamentale per tutti gli architetti del Rinascimento e fu
modello per la trattatistica architettonica da Alberti a Palladio.

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