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Il dipinto dell’anima

Era una mattinata piovosa quando, alle dieci del mattino, venne tagliato il filo rosso che impediva
l’entrata alle persone del nuovo museo inaugurato dal sindaco della piccola cittadina.
Nonostante il tempo avverso, un centinaio di persone di qualsiasi età accorsero per assistere
all’evento. Il ritrovamento di un antico quadro ottocentesco destò la curiosità di molti critici ed
appassionati. Lucas, il guardiano del museo, controllava i corridoi e faceva in modo tale che la quiete
regnasse, nonostante la moltitudine di bambini che erano accompagnati dalle maestre, in quella che
sembrava una visita guidata organizzata nei minimi dettagli. La guida, una giovane donna slanciata,
spiegava la provenienza e la storia dei quadri e dei monili che si trovavano all’interno dello stabile.
Come ultima opera rimase il quadro del diciannovesimo secolo, ove si era avvicinato un uomo per
guardarlo. In esso era raffigurata una ragazza la cui apparente età era di circa ventisei anni, indossava
un maestoso abito azzurro, con pizzi e merletti dorati. I suoi capelli erano di un lucente rosso e gli
occhi verdi brillavano nella penombra della stanza ove si trovava. Tra le mani teneva una rosa rossa e
lo sfondo era di un blu cupo che faceva risaltare la figura della ragazza i cui colori erano sgargianti. Il
custode si avvicinò e guardo lo sconosciuto che parve non accorgersi della sua presenza.
« E’ un bellissimo quadro...non trovate? »
« Molto raffinato e preciso, oserei dire...voi amate la pittura Messere? »
« Si, nel tempo libero mi diletto nella realizzazione di quadri...Anche se devo dire che non sono certo
del calibro di quest’autore...Sai per caso chi può essere? Sai, è stato ritrovato da poco e non
sono ancora certe le sue origini, mio malgrado » disse il custode ammirando l’opera da varie
angolazioni in cerca di visualizzare una possibile firma situata tra i colori.
« L’autore è Claudel ...Proveniente dalla Francia all’inizi dell’Ottocento...Sapete, lui era molto
bravo...Metteva passione ed anima nelle sue opere »
« Scusa la domanda...Ma tu, come fai a saperlo? » chiese incuriosito
« Semplici voci che girano nell’aere Messere...non so dirvi altro »
« Ah...Capisco...Ora scusami ma devo controllare in giro se va tutto bene...È stato un piacere » disse
mentre si allontanava.
Passò tra le varie stanze e corridoi notando con sollievo che ogni cosa era al suo posto e perfettamente
illesa. La giornata trascorre nella più totale tranquillità e varie scolaresche visitarono il museo anche
nel tardo pomeriggio. Quando si avvicinò l’orario di chiusura Lucas fece un giro d’ispezione e, con
sua sorpresa trovò ancora quell’uomo dinnanzi al quadro.
I suoi capelli neri, che gli accarezzavano le spalle formando delle morbide onde, catturavano tra essi
qualche goccia di pioggia, indice che l’uomo era uscito per poi tornare nuovamente.
« Salve signore...Ci si rivede...Scusami ma devo chiudere, posso accompagnarti all’uscita? » L’uomo
si voltò, nei suoi occhi azzurri come il ghiaccio vi era una totale assenza d’animo
« Mi scusi Messere...Non l’avevo notato...Vi seguo » il cappotto che indossava si mosse lievemente
ad ogni passo che faceva.
I passi quieti rimbombavano nei corridoi attraversando le pareti.
« Eccoci qua...Ti auguro una buona serata » disse Lucas aprendo la porta e facendo un cenno con la
mano verso l’uscita.
« Vi ringrazio Messere...Arrivederci » disse l’uomo che uscendo si disperse nella nebbia. Il guardiano
diede un’ultima controllata e dopo essersi assicurato dell’assenza di vite umane, chiuse lo stabile e si
diresse a casa. Soddisfatto della numerosa adesione, sperava che anche nei giorni a venire vi fosse
stata una continua affluenza. Arrivato dinnanzi alla porta di casa, indugiò qualche minuto prima di
entrare, ripensando all’uomo che era tornato nel pomeriggio per vedere solamente lo stesso quadro.
Entrò nell’abitazione e, dopo aver cenato, andò nella sua stanza ove teneva le tele e i colori con cui
dava libero sfogo alla sua immaginazione. Qua e la, vi erano posizionati vicino alla parete dei dipinti
che lui aveva realizzato. La maggior parte di essi raffigurava dei paesaggi nelle varie stagioni.
Soltanto alcuni raffiguravano delle persone, ove si notava una predilezione per il gentil sesso. Si
avvicinò ad una tela ove la mattina precedente aveva iniziato a stendere delle pennellate di azzurro.
Prese il pennello e lo intinse nella boccetta di colore. Proseguì con la formazione di quel vasto cielo
variando gradualmente l’intensità.
L’orologio suonò le 23 facendo sobbalzare Lucas.
« Stupido orologio, se non fosse perché mi sei stato regalato, ti avrei già venduto » disse con aria
cupa. Decise che, data l’ora, era meglio riposare per affrontare al meglio la giornata lavorativa. Si
cambiò, prese una candela profumata e dopo averla accesa la posizionò dinnanzi alla finestra,
dopodiché si coricò addormentandosi dopo qualche minuto. Il mattino seguente si svegliò come di
consueto alle sette, scrutò il tempo che non prometteva una giornata differente dalla precedente. Con
un po’ di tristezza, si vestì e fece colazione augurandosi che i visitatori portassero con se un po’ di
felicità. Prese le chiavi e si diresse al museo. Lungo le vie sentì il dolce profumo di biscotti e del pane,
che gli fecero tornare alla mente quando anche lui, da bambino, aiutava il padre nella preparazione dei
dolci. Quando arrivò aprì la porta, fece un giro d’ispezione ed attese l’arrivo di Sophie, la donna
addetta alla vendita dei biglietti. Quest’ultima arrivo dopo qualche minuto, salutò Lucas e si
sedette dietro alla grande scrivania in attesa dell’arrivo dei visitatori.
« Anche oggi verranno due scolaresche, speriamo che siano dei bimbi disciplinati come ieri » disse
mentre estraeva un blocco di fogli.
« Lo spero anch’io... non vorrei veder correre fanciulli a destra e a sinistra...lo sai che mi irritano »
disse il guardiano posizionando le chiavi nella tasca. La porta dell’entrata si aprì e con i primi
visitatori iniziò la giornata lavorativa. Verso le dieci vi fu una maggiore affluenza così Lucas aumentò
la sorveglianza e rimase stupito nel vedere l’uomo del giorno precedente, davanti allo stesso quadro.
« Ciao »
« Bonjour Messere... » rispose lo sconosciuto senza voltarsi
« Scusa la domanda...ma come mai sei tornato? Ehi, non che mi dia fastidio, sia chiaro...Solo che con
oggi hai già acquistato tre biglietti per restare tutto il tempo davanti allo stesso quadro »
« Avete ragione Messere...Ma vedete, sono assai affascinato da esso...I soldi non sono un
problema...Veramente » Lucas lo guardò perplesso spostando lo sguardo tra l’uomo e il quadro.
« Posso sapere come ti chiami? »
« Oui Messere...Chiedo venia » disse ed allungò la mano « Sono Laurence, piacere di conoscervi »
« Piacere mio, Lucas- disse stringendogli la mano. I due rimasero qualche minuto ad osservarsi.
« Sei strano, lo sai?- disse il guardiano sistemandosi il ciuffo ribelle.
« Strano dite? Non credo di aver commesso nulla di inappropriato-
« Il tuo modo di parlare è strano...Credo che se verrai ancora a trovarmi, diventeremo ottimi amici »
« Messere non per essere ingrato...Ma io giungo qui per osservare il quadro. »
Lucas non attutì la frase nel migliore dei modi, corrugò la fronte e tornò a girovagare tra le
stanze del museo. Rimase sorpreso quando, all’ora di chiusura l’uomo non c’era ma esso riapparve
verso le cinque del pomeriggio, sempre immobile davanti al quadro.
« Ciao Laurence...Ci si rivede »
« Bonsoir Lucas » rispose con un cenno del capo
« Vorrei scusarmi per stamane...Credo di esser stato sgarbato »
« Non preoccuparti, è tutto ok...Scusa la domanda...Ma non hai un lavoro? »
« Ho un’azienda...Ma non serve il mio aiuto con tutti gli operai che vi sono al mio servizio »
« Ah , ora capisco...Bene allora, io proseguo con il mio lavoro » rispose il guardiano salutando con la
mano. La giornata trascorse tranquilla e i visitatori seguirono il percorso senza dare fastidi. Alla
chiusura, come previsto, Laurence era ancora la, al suo posto.
« E’ ora di chiudere... » disse Lucas
« Avete ragione... Scusatemi » disse l’uomo che si diresse all’uscita.
« Beh, a domani allora »
« Già...A domani »
I giorni successivi, sia la mattina, che il pomeriggio, Laurence faceva visita al quadro e dopo un mese,
Lucas decise di parlargli.
« Scusa se ti disturbo, avevo un’idea...Dato che tu hai ammirato per tantissime ore questo quadro,
credo che tu sappia ogni minimo particolare di esso, no? »
« Precisamente Messere »
« Perfetto...Allora cosa ne dici se noi non ti facciamo pagare il biglietto e tu in cambio descrivi il
quadro alle persone quando vengono ad osservarlo assieme alla guida? » Laurence si mise una ciocca
di capelli dietro all’orecchio.
« Va bene Messere...Per me è un onore poter dare la giusta interpretazione a tale bellezza...Vi
ringrazio...Quando posso iniziare? »
« Anche domani se vuoi, ma, se ti serve tempo per scriverti un copione da imparare ti diamo del
tempo»
« Messere...Voi mi offendete, potrei sostenere una discussione su tale quadro per l’intero
pomeriggio...Non dovete dubitare di me » Lucas rise e dopo essersi scusato, si allontanò.
Il giorno seguente, come stabilito, fu Laurence ad elogiare la magnificenza del quadro, rapendo
l’attenzione di chiunque lo ascoltasse. Chiunque poteva credere che fosse stato lui stesso il creatore di
tale quadro anche se non era vero. Sophie ricevette i complimenti da parte di molti turisti per
l’eccellente verve dell’uomo che sapeva rendere partecipe alla descrizione chi lo ascoltava. Laurence
si congratulò con lui molteplici volte. Si sparse la voce di tale rarità d’animo che turisti da ogni dove
accorrevano per assistere a tale talento e, in pochi mesi, quel museo divenne il più nominato.
Una notte di fine febbraio, Lucas venne svegliato dal suo profondo sonno dalle grida che provenivano
dal retro della casa.
« Quell’uomo è pazzo! »
« Morirà, fermatelo per cortesia! » gridavano alcune voci.
Il custode decise dunque di aprire la finestra per chiedere informazioni, ma, quando lo fece, la paura
gli balenò negli occhi quando vide da lontano il museo in fiamme.
« Lucas scendi ! Devi fermare quel pazzo prima che accada l’irreparabile! » urlò la vicina di casa che
l’aveva svegliato con le sue grida qualche minuto prima. Non ci pensò due volte, si vestì e dopo
aver chiuso a chiave la porta di casa corse verso l’incendio. Quando arrivò, notò Laurence che veniva
tenuto fermo da quattro uomini mentre cercava di divincolarsi e gridava.
« Calmati amico mio, sono qui» disse il guardiano avvicinandosi con cautela
« Lasciatemi, ve ne prego! Devo salvare il quadro!! Devo portarlo fuori!! »
« Ma non puoi, rimarrai ucciso dalle fiamme, stanno arrivando i vigili del fuoco, non tenere faranno il
possibile» tentò di rassicurarlo invano. Ci volle l’aiuto di un’altro uomo per tenerlo veramente
bloccato. Quando arrivarono i vigili del fuoco spensero l’incendio ed entrarono per salvare il
salvabile. Fortunatamente le sculture rimasero quasi illese ma dei quadri non restò nulla. Alla notizia
Laurence si accasciò al suolo emettendo un flebile lamento ininterrotto.
Lucas si avvicinò all’amico e gli accarezzò la schiena ma quest’ultimo non reagì in alcun modo.
« Ragazzi, voi prendete ciò che è rimasto illeso o quasi e portatelo nei magazzini...Io mi occuperò
di lui- disse il custode ai collaboratori del museo che erano accorsi. Lucas prese Laurence per le
braccia e tentò di rialzarlo.
« Avanti, non devi abbatterti così...Troveremo il colpevole o la causa dell’incendio...Su, alzati...Ti
porto a casa miacosì potrai tranquillizzarti e possiamo parlare un pò...Ok? » disse ed in risposta ebbe
soltanto un cenno di assenso col capo. Lo aiutò a rialzarsi ma la camminata fu alquanto faticosa in
quanto l’uomo si faceva più che altro strisciare senza compiere dei veri e propri passi. Quando
arrivarono a casa, lo fece sedere sul divano in salotto e gli porse un bicchiere d’acqua.
« Accidenti, hai parte del volto leggermente ustionata! Sei forse impazzito? » disse guardandogli il
voltò. I capelli erano bruciacchiati qua e là e anche la camicia era in pessime condizioni.
« Tutto è perduto » disse con flebile voce.
« Suvvia, era soltanto un quadro...Cosa dovremo dire noi che abbiamo perso decine di opere? »
« Tu non capisci...Aveva un enorme valore... Non sai quanto ho faticato per trovarlo »
« Ehi ehi aspetta, perché uno come te dovrebbe aver voluto trovare un quadro totalmente sconosciuto
al mondo? »
Laurence sospirò e si toccò i capelli le cui punte erano bruciate. -Tu non sai nulla...Quel quadro è
andato perso anni fa...Dopo lo scoppio di una sanguinosa guerra...Centinaia di case vennero rase al
suolo e chi si trovata nei paraggi ne approfittò per rubare ciò che trovava...Tra i vari oggetto fu rubato
anche quel prezioso quadro »
Lucas che stava girando in tondo nella stanza si fermò per riflettere. -Sì certo, bella storiella... Dove
sono i documenti? Come fai a saperlo tu? »
« Perché io c’ero quel giorno »
« Senti, forse sei stato troppo a contatto con il fumo ed il fuoco... Non è possibile e non intendo
crederci »
« E’ la pura verità, è la mia defunta moglie...Morta per salvare nostra figlia nello scontro con il
nemico...Per me quel quadro era l’unico ricordo che avevo di lei »
« Veramente, credo che tu sia solamente molto stanco. Ti porto nella stanza degli ospiti, rimani un po’
con me se può servire a calmarti, ok?- disse Lucas mentre cercava di tenere saldo il suo autocontrollo.
Laurence acconsentì e si fece accompagnare nella camera da letto.
« Nel cassetto troverai dei pigiami, forse ne troverai qualcuno della tua taglia...Io sono nella stanza
accanto, chiamami se c’è qualche problema ok? »
« Ok...Grazie...Chiedo venia per il disturbo » disse e chiuse la porta.
Il custode si sedette sul suo letto e sospirò. Dopo essersi cambiato, accese la candela profumata e si
coricò. Mentre dormiva in un sonno tormentato, si svegliò di soprassalto con la sensazione che
qualcosa di appena percettibile e freddo gli avesse sfiorato la guancia. Notò che la candela era spenta
ma la finestra era chiusa. Si alzò e controllò se vi era qualche intruso ma non trovò nessuno.
Riaccese la candela e sprofondò nuovamente in un sonno tormentato. Quando suonò la sveglia, Lucas
si sedette sul letto e ricordò l’accaduto della notte scorsa.
« A che serve alzarsi presto? Non ho più un lavoro ora... » disse e dopo essersi alzato si vestì.
Andò silenziosamente nella stanza degli ospiti ma quando la aprì non trovò nessuno al suo interno, vi
era solamente un foglio di carta piegato sulle lenzuola. Si avvicinò e lo prese aprendolo delicatamente.
Su di esso vi era una calligrafia frettolosa:

“Non c’è più vita per me...qui...la tristezza avvolge il mio cuore...girovagherò per un mese...poi
tornerò per darti un ultimo saluto...l’ultimo ricordo tangibile di lei...ora è svanito...e io svanirò con
esso...ossequi...
Laurence... “

« Accidenti...vuole morire? » disse Lucas mentre riponeva il foglio sul letto.


Dopo essersi recato al deposito del museo per verificare gli oggetto rimasti e aver parlato con il suo
capo, tornò a casa e rimase nella sua camera a meditare. Si avvicinò alla finestra ed accese una
candela; non era solito usarle di giorno, ma dato che il profumo che emanavano lo rendevano
tranquillo decise di lasciarsi rasserenare. Non aveva mai creduto alla storia che si racconta su di esse:
erano in grado di placare l’animo e richiamare gli spiriti benevoli attorno a se.
Mentre pensava alla lettera che aveva letto, sentì il tipico leggero odore che emana la candela quando
viene spenta. Si voltò verso la finestra e rimase letteralmente paralizzato, si strofinò le mani sugli
occhi e li riaprì, ma nulla cambiò. Dinnanzi a lui vi era un fantasma, un’anima che fluttuava
leggermente al suo cospetto e gli sorrideva timidamente.
« Eh no eh, questo è troppo, sto delirando » disse alzandosi dal letto si diresse verso la porta ma si
bloccò quando la presenza gli accarezzò una mano. Si voltò e vide che quest’ultima si dirigeva verso
il comodino e, dopo averlo raggiunto, indicò un foglio che era appoggiato su di esso.
Incuriosito, Lucas si avvicinò e vide che il fantasma indicava l’articolo di giornale raffigurante il
quadro ottocentesco.
« Ehi, non vorrai mica farmi credere che sei tu vero? Pensa, sto addirittura parlando con uno spirito,
devo esser impazzito » La presenza scosse il capo ed indicò nuovamente la foto per poi posare una
mano sul proprio petto.
« Senti, io non ne so nulla ok? » disse seccato e lo spirito ripeté il gesto. Lucas si avvicinò ad esso,
poi guardò la foto nel giornale notando che effettivamente le due figure si assomigliavano: stessi
capelli ramati che formavano degli splendidi boccoli.
« Non può essere...tu...cosa vuoi da me?? »
Il fantasma indicò la tela ed i pennelli poi guardò il guardiano.
« Vuoi che dipinga? A che scopo?? »
Lo spirito prese pazientemente la lettera di Laurence tra le mani e la baciò.
« Ah, ora capisco! Vuoi che rifaccia il dipinto!! Forse potrà aiutare il mio amico a superare questo
duro colpo...ma non credo ne sarò all’altezza » disse e lo spirito, dopo avergli sorriso scomparve.
Lucas prese una tela nuova, poi si avvicinò alla credenza dove riponeva la polvere colorata, andò in
cucina, aprì il frigorifero e prese le uova. Prese i recipienti e separò il tuorlo dall’albume, prese la
polvere e la mescolò con l’albume. Dopo che ebbe creato i colori tornò in camera e posizionò la foto
vicino alla tela. Tinse il pennello e tracciò le prime linee, lavorò fino a quando non si addormentò
sullo sgabello. La mattina seguente, si ritrovò disteso a terra e tutto indolenzito.
« Non mi sono nemmeno accorto di aver ceduto alle avance di Morfeo » disse rialzandosi
lentamente dal pavimento. Si cambiò d’abito ed andò da Sophie per farsi aiutare nella ricerca di
un nuovo impiego che gli permettesse di sfamarsi.
« Potresti vendere i tuoi quadri, no? » disse Sophie bevendo una tazza di caffè
« Non credo possano piacere molto, sono alquanto strani » obiettò sfogliando il giornale, alla ricerca
di un annuncio soddisfacente. La sera, quando rincasò si fermò dinnanzi al quadro e rimase
soddisfatto notando che assomigliava un po’ all’originale. Andò vicino alla finestra e accese la
candela e si rimise all’opera. Dopo un’ora si accorse di esser osservato e si voltò; dinnanzi a lui c’era
la sposa ma non era sola, accanto a lei vi era una fanciulla di circa trent’anni, un fantasma anche lei,
erano per mano ma quest’ultima sembrava impaurita. Aveva gli stessi capelli di Laurence ma gli
occhi erano come quelli dell’altra anima, capì che era sua figlia.
« Siamo in compagnia stasera! E’ tua figlia? » chiese e la sposa sorrise annuendo, poi indicò il quadro
e poi la figlia.
« Vuoi che dipinga anche lei? » annuì nuovamente e si spostò vicino alla tela assumendo la posa del
quadro, tenendo per mano la figlia che era al suo fianco. Lucas si mise all’opera con entusiasmo,
dipingendo fino a mattina presto quando gli spiriti scomparvero. Per i giorni a venire, le due anime
tornarono ogni sera a fare da posa per Lucas che si mise d’impegno per fare del suo meglio. Senza
accorgersene passarono le settimane, il quadro ormai era quasi completo e lui si sentiva sempre più
realizzato. Arrivò il tanto atteso giorno e, come promesso, Laurence si presentò alla porta
dell’amico e suonò.
« Ciao! Eccoti qua, prego, entra »
« Grazie...» disse ed entrò.
« Allora, come stai? »
« Non bene Messere, vengo per dirvi che tutto è finito »
« Ma cosa dici? Dai, vieni su in camera mia, voglio ridarti la lettera »
« No Messere, non ne vale la pena, voglio finire quest’oblio »
« Dai dai, vieni su, avanti » disse spingendo l’amico verso le scale. Arrivarono in camera e Lucas
corse verso il dipinto che era coperto da un telo
« Avanti, guarda cosa c’è qua per te, un mio regalo »
« Non serve a nulla, credimi »
« Non farmi arrabbiare eh, togli questo telo, avanti! - disse spazientito, così l’amico si avvicinò e con
un gesto sicuro, scoprì il quadro. Rimase immobile, la bocca leggermente aperta, lo sguardo incredulo
e gli occhi spalancati.
« Messere, come avete fatto? Voi...non capisco »
« Beh, volevo cercare di sollevarti il morale, così grazie ad un piccolo aiuto, sono riuscito a ricrearlo,
con una piccola modifica» Laurence non credeva ai suoi occhi, lacrime rosse gli sgorgarono sulle
guance, si avvicinò al quadro e accarezzò il volto della figlia
« Mon tresor » disse con un filo di voce « Grazie Messere...siete la mia salvezza »
« E’ il minimo, ora puoi restare tra noi » disse Lucas felice. Due braccia uscirono dal quadro e si
attaccarono alle spalle di Laurence che si spaventò. Dal quadro uscirono la madre e la figlia
che lo abbracciarono con affetto.
« Vieni con noi, mon amour » disse la moglie che lo prese per un braccio. Laurence non oppose
resistenza, chiuse gli occhi e sospirò
« Adieu Messere...siete la mia salvezza » disse, sorrise e si lasciò trascinare all’interno del quadro.
Lucas rimase sorpreso dalla scena e non ebbe il tempo di reagire, si avvicinò al quadro ove notò con
sorpresa che assieme alle due donne vi era Laurence che teneva la mano alla moglie. Quel quadro rese
ricco Lucas in quanto lo espose assieme ai suoi quadri nelle varie mostre cui partecipò e raccontò
personalmente, negli anni, la storia di quell’uomo che aveva perduto tragicamente l’amore ma aveva
trovato la dolce salvezza e la pace eterna.

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