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Quando misi a punto la teoria sul fenomeno dei cicli emotivi (allora li chiamavo semplicisticamente cos) non ero

a conoscenza dell'esistenza di una moderna teoria dei bioritmi, che in parte vi trova delle similitudini. Ricercando un po' e addentrandomi nella storia delle antiche conoscenze e delle vecchie scienze e filosofie, non rimasi stupito di trovare molti segni di un pensiero che si riallacciava molto a quello che avevo osservato e studiato. Questo avviene perch da parecchie migliaia di anni l'Uomo non sostanzialmente cambiato, n nel corpo, n nello spirito, n nell'anima e quello di cui io ho fatto una teoria non affatto una teoria, ma una constatazione di quello che accade e per cui basta avere dei buoni occhi che sappiano guardare, gli occhi dell'anima. Il ciclo del giorno e della notte qualcosa che tutti possono osservare e per questo il divino ha donato la vista all'essere umano. Che esso poi non sappia se il sole che ruoti attorno alla terra o viceversa non intacca per nulla il fenomeno, il giorno continuer ad esistere nello stesso modo cos come la notte e il suo modo di rapportarsi a questo ciclo rester indifferente alle speculazioni filosofiche o scientifiche sulla sua causa. Lo stesso avviene per quell'aspetto interiore della psiche umana che io ho designato come emotivo, ma che in realt comprende molto pi della semplice espressione dei sentimenti. L'osservazione di tale Io psichico ha portato me, dopo tanti altri osservatori prima di me, alla verifica di un continuo ritorno degli stati mentali-emotivi in un ciclo caratterizzato da tipici stati definiti, l'uno in successione dell'altro. Per cui quello che mi accingo a spiegare non una teoria personale, ma un'osservazione dei fatti di cui ognuno pu farsene esperienza e verificarne la reale sussistenza. E non tenter di spiegarne l'eziologia, che per quanto me ne sia fatto molte idee rimane ancora per lo pi oscura e il cui svelamento potrebbe solo forse portare ad una maggiore conoscenza del fenomeno. Devo premettere che quello che scriver sar difficilmente comprensibile da chi non ha un minimo di senso dell'osservazione personale con attitudine acritica. Ovvero parlando di stati interiori, sentimenti e caratteri teofrastiani spesso si cade nel tranello di confondere qualcuna delle maschere caratteriali con cui si recita lo spettacolo della vita con la vera personalit, portando alla falsa credenza che alcuni aspetti di tali travestimenti dell'Io siano esclusivi della propria persona, quando invece sono una messa in scena di un poco originale adattamento a modelli psichici comuni. (principio di auto-osservazione) Intender per essere la totalit delle entit esistenti dell'Uomo, nel suo corpo, la sua mente e i suoi costituenti sottili, dal cui termine spiegato il titolo di cicli esserici. Tutte queste caratteristiche non sono stabili ritrovandosi in continua trasformazione o rimodellamento o evoluzione o restaurazione, ma mai nelle quattro insieme. Esiste uno stato dell'essere puro, in cui la mente lucida e pronta al suo percorso di sviluppo positivo, il corpo in una fase di rilassamento pronto a qualsiasi nuovo stimolo, la capacit di giudizio appare neutrale, la tendenza verso l'empatia e la sete di conoscenza e Verit sono all'apice. Si potrebbe considerare questo stato come il punto iniziale del ciclo, anche se, come tutti sanno, in un cerchio non esiste un inizio n una fine. In un processo evolutivo ideale l'essere si arricchirebbe di nuova conoscenza e nuovo sapere che gli indicherebbero costantemente il giusto gradino su cui muovere ogni passo. Questo processo tenderebbe ad una evoluzione positiva e il cerchio della vita si trasformerebbe in una spirale ascendente (positivogira), in cui rimarrebbero comunque dei nuovi punti di partenza, ma ognuno di questi sarebbe un gradino sopra quello precedente. In realt non si parlerebbe di spirale ma di salto psichico o evolutivo. Si utilizzi la metafora degli elettroni che girano attorno al nucleo lungo i propri orbitali. Ogni elettrone condannato a vita a seguire la traiettoria del proprio orbitale in un ciclo infinito a meno che un evento scatenante qualsiasi doni a tale particella un'energia positiva tale da fargli compiere un salto su un orbitale superiore a pi alta energia. Cos nella vita reale un'energia psichica positiva pu permettere un piccolo salto dell'Io ad uno stato essericamente superiore entrando cos in un cerchio pi alto e pi evoluto.

Nella pratica questo accade raramente. Ogni giorno ognuno di noi non ha la possibilit di curare l'evoluzione della propria personalit , per i motivi pi svariati. In minima parte dovuta ad una vera e propria attitudine innata, che pu favorire o meno lo sviluppo di tale tipo di intenti. In gran parte dovuto alla mancanza di una corretta cultura sociale. La nostra mente costantemente tempestata di stimoli esterni che spesso non combaciano con i buoni intenti della psiche. Premetto che gran peso nella positiva evoluzione dell'Io hanno i processi ultra-coscienti, che oggi sono per lo pi assopiti e nascosti. Ci avvenuto sia per una attuale incapacit di comunicare con il proprio inconscio e di visualizzare tutto ci che il filtro della coscienza ha celato, sia per una difesa operata dall'Io interno stesso per evitare di soccombere al grave fardello degli eccessivi, e spesso dannosi, stimoli esterni, secondo quello che io ho nominato fenomeno degli stimoli obnubilanti, di prossima pubblicazione. Chi mi legge spesso avr notato il mio utilizzo delle maiuscole ad inizio di parola; ci serve per distinguere alcune interpretazioni di una stessa parola. Cos quando scrivo coscienza, in minuscolo, intender quell'aspetto dell'essere che ha nascosto le parti inconsce, che vive la quotidianit indossando di volta in volta una maschera diversa e che crea quelle protezioni che filtrano tutti gli stimoli esterni elaborando solo ci che conviene alla personalit del momento; quando scrivo Coscienza, invece, intender un'entit esserica che trascende il corpo e che non necessariamente una semplice conseguenza dei processi nervosi. Quindi in uno stato confusionale, in cui non ci si conosce e non si sa che strada percorrere, un bene che la coscienza faccia da muro di difesa contro gli stimoli che andrebbero ad intaccare direttamente la parte inconscia e il vero Io trasformandolo forse irreparabilmente e in una maniera che non si mai desiderato. Infatti, come ho accennato prima, il vero carattere della persona conserva le sue radici nelle parti occultate della psiche, anche se se ne pu leggere qualche segnale nelle manifestazioni esteriori profondamente modificate dalla coscienza. Per questo i molti stimoli esterni che abbiano fini persuadenti, come le pubblicit, cercano di oltrepassare i filtri coscienti per stimolare l'inconscio, da cui modificare la personalit donandole un'inclinazione positiva nei confronti del soggetto di cui si cerca la propaganda. I famosi messaggi subliminali non rappresentano che un piccolo esempio della vasta gamma di cui si caratterizza questa tipologia. In ogni caso, quando mi riferisco agli stimoli esterni, non mi riferisco solamente ai messaggi pubblicitari, alle televisione, ad internet, ai giornali e altro. Mi riferisco a qualsiasi contatto con il mondo esteriore, che sia anche il semplice ascoltare un vostro amico che parla o semplicemente osservare un fenomeno, una persona, un'azione o anche l'assente restar senza far nulla. Difatti non detto che la persona a voi pi cara vi conceda stimoli a voi utili e positivogiri (ovvero che ruotano il vostro ciclo in una direzione positiva, verso uno stato energetico maggiore). sicuramente pi probabile che sia pi in sincronia con il vostro mondo interiore e quindi vi aiuti (e voi lei) meglio in un percorso psichico evolutivo, ma non sempre cos. L'insieme della valanga di stimoli negativogiri (che non significa che siano necessariamente negativi, ovvero la maggior parte degli stimoli che appaiono negativi sono negativogiri ma non viceversa) provoca svariate conseguenze inizialmente a livello psicologico, poi anche a livello somatico. Questo comporta che la coscienza e il senso di essere saranno sempre pi lontani da ci che rappresenta la retta via, questo porta a decisioni sia psichiche che fisiche non conformi alle giuste scelte che dovrebbero compiere sia la mente che il corpo. Per cui sia l'uno che l'altro andranno incontro ad una sofferenza sempre maggiore e ad un rendimento sempre minore. A livello mentale perderanno di efficacia l'intelletto, la ragione e il controllo di s, l'intuito, l'emotivit, l'empatia, la capacit di giudizio, la capacit di osservazione interiore e per chi vi crede anche

eventuali poteri telepatici, spirituali e quant'altro; a livello fisico il corpo dar segnali di stanchezza e di affaticamento che il cibo non potr compensare, la forza muscolare perder di tono, l'equilibrio e la comunicazione tra il corpo e la mente saranno deficitari. Inizialmente ci avviene in maniera graduale, ma il rapporto esponenziale, per cui ogni passo che si fa per andare gi o, importante, che non si fa per ritornare su, causa una scivolone ancor peggiore. Accumulare, accumulare fin quando uno dei sistemi va in tilt. Da qui segue una fase di stress generale che colpisce pi o meno qualsiasi parte dell'essere in maniera variabilmente soggettiva. Si arrivati quasi alla fine di un ciclo e, a questo punto, il nostro Io ci comunica che abbiamo bisogno di un riavvio, che pu essere innescato in maniera volontaria o involontaria. Qui l'argomento si allarga in maniera esorbitante per cui sar molto riassuntivo e cercher di elencare le reazioni pi comuni. a) Volontariamente possibile rivolgersi a svariati modi, innanzitutto scaricando l'insieme delle tensioni accumulate e nel corpo e nella mente, facendo delle attivit ideali come lo yoga, la meditazione, la bioenergetica e le migliaia di altre tecniche di questa categoria, senonch l'attivit fisica intensa; in alternativa si pu lavorare semplicemente sulla psiche attraverso tecniche spirituali, psicoterapeutiche. b) Involontariamente, che costituisce la maggioranza dei casi, la gente molto schiettamente si sfoga: si innervosisce e apre discussioni inutili per il semplice scopo di esternare le energie negative accumulate; magari prende a botte qualcuno, speriamo di no; si adira con se stesso; entra in una fase pseudo-depressiva; parla dei presunti problemi personali con amici o specialisti, non comprendendo quelli reali; trova l'esagerazione nel proprio lavoro e nei confronti del proprio ambiente di lavori, partecipanti compresi e tanto altro. Nella pratica quotidiana le persone pensano che questa punta di crisi faccia parte della propria vita e che avere problemi di stress sia normale. Cos credendo che sia normale non vanno in cerca di una soluzione, infatti si va in cerca di una soluzione solo quando si riconosce l'esistenza del problema, e se il problema per loro in realt una caratteristica naturale dell'uomo non si spremeranno troppo le meningi per tentare di guarirsi. Per cui la reazione pi ricorrente la distrazione. Si cerca di zittire gli ordini provenienti dalle zone inconsce, rendendosi conto di non essere all'altezza di comprenderli e nel migliore dei casi non credendosi capaci di affrontarli, avviene un ammutinamento del proprio Io interiore. La maschera della vana e illusoria serenit prende le redini della ruota della vita e conduce lei il gioco, tenendo gli ultimi getti di lucidit in un crudele giogo rafforzato dalle minacce di ritorno al caos. Cos si cercano delle evasioni esterne che possano rendere sereni, ma ci si rivolge a soluzioni su due rami: quelle che nutrono semplicemente il corpo fisico, come il sesso, il nutrimento di gusto, e tutto ci che doni piacere ai sensi; quelle che alimentano parti dell'io superficiale che danno temporanee sensazioni di ebbrezza, di euforia o di soddisfazione come ad esempio tutte le azioni che apportano ad un accrescimento dell'orgoglio fine a se stesso. Questi espedienti non portano il soggetto a risolvere le vere cause che hanno scatenato la crisi, perch non riguardano gli importanti processi psichici interni, ma solo l'involucro marginale esterno. Un antroposofo direbbe che si nutrito e soddisfatto il corpo fisico, senza aiutare il corpo eterico, il vero artefice del benessere dell'essere nella sua integrit psico-fisica. A questo punto ci sono tre possibilit: 1) si ritorna all'inizio dello stesso ciclo riuscendo ad aggrapparsi ad uno o pi artefizi che hanno permesso un parziale riavvio, ricominciando cos daccapo portandosi dietro il fardello dei problemi irrisolti; 2) si scende in un ciclo a pi bassa energia, entrando in una pericolosa spirale discendente;

3) Non si risolve nulla, gli stati psichici interni reagiscono creando una contesa furibonda che provoca un caos mentale, un cortocircuito in cui la parte diabolica della coscienza e del super-io vengono anestetizzati con la speranza che la parte cosciente possa vedere in profondit. Gli psicologi chiamano questo stato depressione (distinta dalla pseudodepressione che un piccolo accenno di avvertimento prima dell'arrivo della valanga) e rappresenta l'unica vera, anche se solo parziale, interruzione del ciclo esserico, o meglio di una sua ruota. La depressione, se viene risolta, non considerata necessariamente negativogira. Sorprendentemente pu capitare in questo stato di giungere a comprendere aspetti della psiche altrimenti celati, uscendone cos completamente rigenerati e pieno di vigore come la Fenice rinata dalla sue ceneri. In alternativa a tutto ci, se si riusciti a non cadere nei tranelli insiti in cornucopia nelle fitte trame tessute dal furbo incantatore chiamato Destino, si aprono le vie al nuovo (in rapporto a se stessi) stato di Conoscenza, da cui continuare il lungo viaggio come spinti dalle forti correnti ascendenti della Spirale della Vita. La durata dei cicli esserici variabile. inutile cercare di fornire dati basandosi su medie statistiche o altri risultati eristici. Ogni persona un caso a s. Se vuoi conoscere la durata dei tuoi cicli devi osservarti, possono durare pochi giorni come alcuni mesi, questo quello che io ho osservato sia per mia personale esperienza sia nello studio di altri soggetti, spesso peraltro inconsapevoli (non me ne vogliano gli amici). importante riconoscere le fasi di ogni ciclo, in modo da riconoscere sia la fase pi pura iniziale su cui poter sperimentare dei comportamenti sempre pi idonei, sia le fasi pi avanzate e irte di lordure, in modo da riconoscere tutto ci che muove verso il buon cammino e tutto ci che allontana dalla ideale meta. Ho spesso usato una significativa parabola-allegoria per rappresentare il fenomeno dei cicli esserici, in cui non mancherete di notarne i tratti a volte ironici: C'erano una volta tre marinai che vivevano in un'isola sperduta nell'oceano, un posto che era fatto a loro misura, avevano tutto il necessario: le noci e il pesce come cibo, le palme per coprirsi la notte e pure delle robuste liane e dei malleabili legni con cui fare utensili e trovare degli svaghi. Di contro avevano anche i loro problemi quotidiani con gli squali feroci, i sempre affamati cannibali e delle strane e incomprensibili malattie. L'abitudine aveva reso tali difficolt parte della propria vita e il fatto di doversene difendere costituiva una giusta parte dell'esistenza. D'altronde s'immagini quanto noioso sarebbe stato senza tutte queste evenienze. Un giorno, vuoi per un impulso innato vuoi per una risposta emotiva alle leggende del luogo, essi decisero di dare una svolta alla propria esistenza volendo intraprendere un viaggio verso un'altra isola di cui si sospettava anche la reale presenza ma di cui si diceva possedesse una variet di elementi naturali parecchio differenti rispetto a quelli gi tanto conosciuti, addirittura che avrebbero migliorato la loro vita ancor pi di cos. Costruirono un'imbarcazione nella migliore delle loro possibilit, ovvero al limite della distinzione tra barca e zattera. Le conoscenze attuali non permettevano di meglio. E poi via, partenza. Profittando della bonaccia dei primi momenti arrivarono molto lontano e il tempo scorreva lento, tale da abbassare un po' l'alto morale con cui si era cominciata l'avventura. Finch ad un certo punto avvistarono qualcosa che sembrava diversa dal tipico orizzonte oceanico. I loro pareri discordavano, chi credeva la terraferma, la sperata isola, chi credeva in un miraggio, chi a pesci di grosse dimensioni. Nella foga delle animate discussioni sul decidersi se dirigersi o meno verso il diverso inconosciuto, la povera barchicina cominciava a soffrire le pecche dell'abilit dei suoi padri e l'acqua del mare cominciava a farsi peso al di sopra di essa invadendola senza rimorsi. Ben presto i tre protagonisti si ritrovarono con le brache a mollo e l'acqua alla gola tolse a ciascuno ogni parola.

Mossi da ideali diversi curiosamente ognuno fece qualcosa di diverso. Il primo, privo fin dal principio di troppo entusiasmo e facilmente demoralizzabile, aveva deciso che sarebbe stato meglio tornare indietro e senza indecisioni; dunque, con la testa colma di paure, come inseguito da un grosso e feroce predatore, cominci a nuotare scompostamente verso casa, o almeno dove lui ricordava che fosse. Il secondo, assalito dal panico, cercava di trovare qualche appiglio su cui sentirsi al sicuro, e per molto tempo si vide un po' affondare e poi riprendersi per appoggiarsi ad un pezzo di relitto galleggiante. Ogni volta che riusciva a riemergere e a metter la mano su un qualsiasi salvagente di fortuna l'entusiasmo dell'essere salvo lo pervadeva e gli faceva quasi dimenticare tutti i problemi, poi per la durezza della situazione gli ricordava presto della gravit delle sue condizioni e che i suoi problemi restavano sempre l, sotto di lui e attorno a lui. Il terzo, spinto da una curiosit insaziabile e dal senso di realizzazione, mir il suo sguardo su quella macchia all'orizzonte e senza indugio, pur conscio di tutti i pericoli nel mezzo, si diresse a gran bracciate verso quella che poteva pur essere un'illusione. Le divinit del destino, quella volta, vollero essere favorevoli e, con grande stupore, il pi coraggioso tra i nostri marinai si persuase che quella a cui si avvicinava era proprio un'altra terra e presto fatto si ritrov a poggiare i piedi sulla nuova spiaggia. Spossato dalla fatica, tra i morsi della fame e della sete, camminava a stento ma stranamente la sua mente non era stordita presa cos dall'entusiasmo della nuova realt. E nonostante la lucidit non lo abbandon, rimaneva attonito e un poco stupito ammirando il paesaggio attorno a s, uno scenario originale ricco di trame e colori mai visti. Dagli alberi alla terra, dal cielo agli animali, ogni cosa stimolava creativamente la sua mente ritornata fanciullo. Aveva forse trovato il paradiso? E qui una piccola vocina proveniente da dentro di s, forse la stessa che lo aveva spinto a intraprendere quest'avventura, s'intromise sfacciatamente e in maniera del tutto chiara. No, non era il paradiso. Il senso di s riprese il controllo ed egli si guard e cominci a rendersi conto di tutto quello che aveva lasciato nella vecchia isola, tutto quello che gli necessitava per vivere. Ora non aveva pi nulla, avrebbe dovuto ricominciare daccapo, avrebbe cominciato una nuova vita. Ma una cosa importantissima aveva portato con s: le sue idee. Adesso arricchite e pi zelanti di prima gli avrebbero offerto maggiori possibilit di ricominciare da zero nel migliore dei modi, anche se solo. La parabola ha una sua continuazione ma non voglio togliere il gusto a chiunque di scegliere e scoprire il destino dei tre marinai. A questo punto, in conclusione non mi resta che augurare a tutti un'ottima nuotata, raccomandando di non perdersi per strada aggrappandosi a false speranze e illusioni che permettono di stare a galla per un po' prima di sprofondare in profondi abissi spinosi. E proprio a questo che mi riferisco quando incoraggio con un bel : Sursum Corda. PS Mi riprometto di spiegare tutto in maniera pi esaustiva, ma in questa sede ho voluto essere pi comprensibile possibile onde permettere a chiunque di entrare in questi piccoli misteri, soprattutto a coloro che non avrebbero amato un linguaggio troppo tecnico e intricato...ah scusate per i disegni un poco rudimentali degni di un abile uomo delle caverne. Ruggero Di Giovanna Evolfenix

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