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SALAMB KEN BURNS ANNE WIAZEMSKI BEN HECHT IAIN CHAMBERS OGGETTI DA ASCOLTARE CAPAREZZA, INTERVISTA IL ROMANZO DI ZEMAN

JUVE E CALCIO TOTALE


MUSICA ARTI OZIO
SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO SABATO 26 MAGGIO 2012 ANNO 15 N. 21

COSA SUCCEDE SE LARTE DIVENTA LA PIATTAFORMA POLITICA PER TUTTI I MOVIMENTI ANTAGONISTI?

di ARIANNA DI GENOVA
BERLINO

La 7 Biennale di Berlino potrebbe tranquillamente fare a meno di quel numero progressivo e raccontare se stessa con uno zero tondo tondo. Perch il suo curatore, lartista provocatorio e mai pacificato Artur Zmijewski (Varsavia, 1966), ha scelto la tabula rasa per iniettare nelle strutture e istituzioni che girano intorno allarte una specie di antidoto allimmagine e un veleno ipnotico che inibisce ogni atteggiamento da flneur. Levento, nato molto prima della sua apertura grazie a una serie di piattaforme e azioni - lintera manifestazione stata concepita in collaborazione con Joanna Warsza e con il gruppo russo Voina - ha fatto storcere il naso ai puristi delle mostre, esaltato studenti, graffitisti e attivisti, creato da subito schiere di innocentisti contrapposti ai colpevolisti. Lindifferenza impossibile. Ha smosso le acque, affiancando la strada e le sue proteste contro il capitalismo finanziario. Ha portato le denunce di Occupy sui muri, anche di luoghi come la Elisabeth Church. In una babele di scritte, parole di rivolta e disegni liberi ha lanciato il suo appello politico: non si passeggia districandosi fra le location della kermesse tedesca n si salta da un vernissage allaltro in una abbuffata estetico-museale con picchi spettacolari. E chi avesse questa aspettativa, partendo alla volta di Berlino, verr punito con un digiuno forzato. Piuttosto, sar solleticato nellego: il visitatore una presenza fisica pesante, invitato a un contatto strettissimo con chi agisce la Biennale e, insieme agli occupanti del KW, pu anche decidere di fermarsi a lungo per sperimentare una quotidianit diversa, un vivere comune dimenticato. Piattaforma democratica per tutti i movimenti antagonisti, nata allinsegna di Occupy con incursioni nelle manifestazioni che vanno da Francoforte alla Grecia, questa Biennale anomala ha in s il germe della distruzione (del passato), prolifica nel suo eterno presente (ogni giorno si fa qualcosa di politicamente creativo) ma rischia di far sviluppare anche un virus che dichiara guerra allartista, lo rimuove dal suo compito testimoniale o reinterpretativo della realt, scaraventandolo ai margini. Certo, rappresenta una beffa con i fiocchi al mercato, ma forse un prezzo troppo alto da pagare. Non un caso che Zmijewski stesso, quando vuole sovvertire unidea appiattita sulla banalit, lo faccia attraverso video, film, foto, non slogan. Il suo lavoro Prendimi, in cui alcune persone nude giocavano a rincorrersi dentro una camera a gas, ha suscitato molti interrogativi, stato uno scandalo vero e proprio e ha costretto i pi a ragionare sui confini di ci che lecito e ci che non lo . SEGUE A PAGINA 2

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ALIAS 26 MAGGIO 2012

IN GIRO PER MOSTRE

UNA GUIDA ARTISTICA PER GLI INDIGNATI

Forget Fear, almeno provaci


Una grande chiave che viene direttamente dalla Palestina, i timbri di uno stato che non c sui passaporti. E poi la libera espressione (e contestazione) dentro St Elisabeth Church
SEGUE DALLA COPERTINA Se per adesso lo slogan scritto ovunque, dai bagni delle sedi della mostra fino ai muri di Auguststrasse - una specie di grimaldello critico che ciondola sul bilico della caricatura concettuale - freedom, pu accadere che in una Berlino avvolta nei vapori di un caldo torrido si finisca in mezzo a indignati che si prendono una pausa th. Oppure ci si imbatta in modelli nudi per le lezioni di disegno anatomico nel giardino che circonda una delle location. Uno dei fulcri della manifestazione infatti la St Elisabeth Church: qui lartista Pawel Althamer ha dato il via al suo progetto Draftsmens Congress, un affresco-graffito partecipato da tutta la cittadinanza per dire in immagini quello che non si vuole pi spiegare con le obsolete parole. C poi il desolato set della Deutchlandhaus, edificio scrigno della memoria tedesca e degli esodi ripetuti cui stata costretta la sua popolazione; qui viene proiettato il video-fiction che ricostruisce la battaglia di Berlino finale del 1945, quella che decret la sconfitta di Hitler e del Terzo Reich. Laltro esodo che aleggia per la Biennale quello palestinese. Key of Return una grande scultura di una chiave che stata realizzata dai rifugiati del campo di Aida (Betlemme). Racconta, con la sua presenza imponente nel cortile del KW, la storia dei rifugiati che lasciarono le loro case dopo il 48: portarono con loro le chiavi delle abitazioni abbandonate e le tramandarono di generazione in generazione, come simbolo di una terra perduta, ma anche di una speranza di futura rinascita. Forget Fear - titolo della rassegna berlinese - inoltre ha dato il coraggio a un artista come Khaled Jarrar di inventarsi un possibile Stato palestinese. Con un timbro per il documento di identit - che stato stampato su circa 400 passaporti - e un timbro postale che rappresenta il Sunbird, realmente in uso per le spedizioni (ventimila i pezzi ascquistati) Jarrar ha dato corpo allutopia nello spirito del progetto Welcome to Palestine, un benvenuto a tutti che ha suscitato anche diverse contestazioni dal momento che lartista non ha affrontato direttamente la questione delloccupazione israeliana. Eppure, nelle sue interviste, Jarrar stato sempre molto chiaro: Non sono cresciuto come un bambino qualsiasi. Sono cresciuto come combattente. A undici anni, quando la prima Intifada inizi, ogni mattina invece di recarmi a scuola, andavo a tirare pietre ai soldati israeliani. E fin da piccolo, ho giocato con pezzi di legno e sassi con cui scolpivo la mappa della Palestina. Khaled crede per nello stato unico, anche se non pu non riconoscere che gli israeliani stanno praticando un apartheid sleale. Cerco la libert di movimento, vorrei potermi spostare senza problemi, lavorare, andare in spiaggia, vedere i miei amici a Gerusalemme, Tel Aviv e Yafo. Mi piacerebbe uno stato unico dove tutti gli esseri umani che si trovano in questa zona - ebrei, musulmani, cristiani, buddisti - possano vivere insieme. la soluzione pi logica in fondo, ma anche la pi difficile. Lolandese Jonas Staal (classe 1981) fa un ulteriore passo avanti e con il suo New World Summit crea un parlamento alternativo con rappresentanti politici e giuridici di organizzazioni internazionali, attualmente messe al bando come terroristiche - ci sono anche le Brigate Rosse insieme alle Farc, ai maoisti e ai vari gruppi islamici pi o meno integralisti. Il punto critico, secondo Staal, sono le procedure non trasparenti con cui vengono create queste liste di proscrizione: spesso sono i pregiudizi politici, le relazioni diplomatiche e gli interessi economici o militari a giocare un ruolo decisivo nelletichettare una organizzazione. Lintento, provocatorio, quello di promuovere una politica di inclusione al posto di quella di esclusione, che mina alla base i principi democratici.

BERLINO

IDENTIKIT DI UN CURATORE ANOMALO

Artur Zmijewski, limmunit dellarte? Non esiste pi


di TERESA MACR
BERLINO

proprio la forte personalit di Zmijewski a imporsi nettamente come forma mentis della kermesse. Artista radicale nonch art director della rivista socio-politica Krytyka Polityczna dove nel 2007 pubblica, The Applied Social Arts saggio che ha provocato un dibattito crescente attorno a ununica questione: la necessit dellarte contemporanea di avere un impatto sostanziale sulla societ. In quello che appare come il suo manifesto, Zmijewski analizza situazioni particolari in cui

definisce larte come politica ma senza la politica, e descrive la condizione secondo cui larte alimenta il suo potenziale politico nellambito di un sistema, nelle gallerie ad esempio, ma non sul piano del confronto reale che si svolge da tuttaltra parte, come attraverso i media. I suoi scritti affermano la necessit di una svolta Larte non uscir mai dal suo ghetto finch qualcuno non ne avr bisogno. Tra costoro potrebbero esserci i movimenti sociali che lavorano per risolvere i bisogni socio-politici ed economici delle societ di tutto il mondo.

Sfortunatamente, non sembra che questi movimenti abbiano bisogno degli artisti per raggiungere i loro obiettivi. Larte ha bisogno di essere reinventata, sostiene Zmijewski. Il suo lavoro diventa noto per An Eye for an Eye (1998-2000): qui lartista lavora con un gruppo di portatori di handicap mutilati degli arti? Nel 2005 rappresenta la Polonia alla 51/ma Biennale di Venezia con il film Repetition (2005) e sul filo dellinterazione realizza Them, nel 2007 e Democracies nel 2009. Se la politica intesa come ripartizione del sensibile il paradigma arte-politica su cui ruota la Biennale berlinese si incunea sullattivismo dei movimenti di protesta, dei gruppi autogestiti, Indignados, Occupy Amsterdam, Occupy Geneve, (Teatro Valle compreso), disobbedienti ossia su tutte quelle inarrestabili realt di contestazione e sui nuovi e molteplici soggetti sociali antagonisti allabuso della finanza nel post-capitalismo (che sarebbe stato meglio delocalizzare dal KW). Ci interessano quelle situazioni in cui larte agisce nella realt ed capace di proporre e sviluppare soluzioni con responsabilit. Contestualmente Zmijewski intaglia pochi e mirati progetti artistici che puntano le luci su situazioni socio-politiche estreme. Oltre ai lavori di Lukasz Surowiec, Yoel Bartana, Pawel Althamer, Jacek

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DOCUMENTA KASSEL 13
Dal 9 giugno al 16 settembre si terr in Germania anche Documenta 13, diretta questa volta da Carolyn Christov-Bakargiev. 100 giorni, 150 artisti da 55 paesi riplasmeranno il mondo attraverso le loro opere. Documenta dedicato alle forme di immaginazione che esplorano l'impegno e le relazioni sociali. Anche qui, come a Berlino, leconomia non pi un fattore centripeto, motore della storia. Fra gli invitati, ci saranno dunque altri soggetti come scienziati, biologi, eco-architetti, filosofi, antropologi. Il senso delloperazione di Christov-Bakargiev di ritornare alle radici, fare un viaggio a rbours alla prima edizione della manifestazione quando Kassel - era il 1955 - ricostruire un pensiero critico e una modalit di convivenza civile sulle macerie.

BB7 & ISTITUTO SVIZZERO


Il 31 maggio, alle ore 17, presso lUniversit La Sapienza di Roma, lIstituto Svizzero di Roma presenter P/Act for Art Roma, un giornale pubblicato e distribuito gratuitamente a Roma e Berlino, nellambito delle Solidarity Actions promosse in tutta Europa dalla 7/a Biennale di Berlino. LIstituto Svizzero, infatti, assieme ad altre istituzioni europee, ha dato vita a un programma di eventi e iniziative da cui nato anche questo giornale: uno strumento per riflettere criticamente sulle politiche culturali, la produzione artistica e le sue istituzioni a Roma. La presentazione organizzata in occasione della 5/a edizione della Notte Bianca della Sapienza: uniniziativa promossa dagli studenti, con dibattiti, proiezioni, spazi espositivi e incontri che apriranno al pubblico la Citt universitaria.

LUKASZ SUROWIEC

GERENZA
Il Manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri vicedirettore: Angelo Mastrandrea Alias a cura di Roberto Silvestri Francesco Adinolfi (Ultrasuoni), Matteo Patrono (Ultrasport) con Massimo De Feo, Roberto Peciola, Silvana Silvestri redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719549 e 0668719545 email: redazione@ilmanifesto.it web: http://www.ilmanifesto.it impaginazione: ab&c - Roma tel. 0668308613 ricerca iconografica: il manifesto concessionaria di pubblicit: Poster Pubblicit s.r.l. sede legale: via A. Bargoni, 8 tel. 0668896911 fax 0658179764 e-mail: poster@poster-pr.it sede Milano viale Gran Sasso 2 20131 Milano tel. 02 4953339.2.3.4 fax 02 49533395 tariffe in euro delle inserzioni pubblicitarie: Pagina 30.450,00 (320 x 455) Mezza pagina 16.800,00 (319 x 198) Colonna 11.085,00 (104 x 452) Piede di pagina 7.058,00 (320 x 85) Quadrotto 2.578,00 (104 x 85) posizioni speciali: Finestra prima pagina 4.100,00 (65 x 88) IV copertina 46.437,00 (320 x 455) stampa: LITOSUD Srl via Carlo Pesenti 130, Roma LITOSUD Srl via Aldo Moro 4 20060 Pessano con Bornago (Mi) diffusione e contabilit, rivendite e abbonamenti: REDS Rete Europea distribuzione e servizi: viale Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma tel. 0639745482 Fax. 0639762130 abbonamento ad Alias: euro 70,00 annuale versamenti sul c/cn.708016 intestato a Il Manifesto via A. Bargoni, 8 00153 Roma specificando la causale

Una betulla per accendere il ricordo quotidiano


di MICHELA BECCHIS
BERLINO

Taszakowski, del palestinese Khaled Jarrah, della bielorussa Marina Naprushkina, la messicana Teresa Margolles (1963, Culiacn) a palesare la violenza del narcotraffico che surriscalda la frontera messicana, avendo come snodo strategico Ciudad Jurez. Cd. Jurez posta sul confine fra Messico e Stati Uniti, considerata la citt pi pericolosa del mondo, soggiogata dal Cartello di Sinaloa, lorganizzazione mafiosa pi potente messicana (fiancheggiata dai militari e dalle pandillas, le bande armate) che controlla il narcotraffico e che dal 2004 ha causato 10mila assassinii. Margolles affronta la contraddizione della societ messicana attraverso la comunicazione mediatica. Nella vasta installazione posta al KW lartista ha riprodotto 313 copertine del quotidiano PM, raccolte dal 2010 e simile ad un annuario. PM il pi popolare quotidiano di Ciudad Jurez, editato solo in versione cartacea. Le cover, che rivelano levidente discrasia mediatica, pubblicano immagini violente e drammatiche degli omicidi perpetrati dal narcotraffico nelle pi macabre ritualit mafiose (torture, impiccagioni, corpi dissolti nellacido, accoltellamenti). Nella stessa cover vengono riprodotte immagini femminili porno, in pose ammiccanti e quasi consolatorie o compensatorie delle foto tragiche accanto, in una sorta di surreale connessione morbosa di sesso-morte. Il paradosso

concettuale delle cover di PM rimanda alle stesse contraddizioni del narcotraffico: il 90% delle armi usate dai narcos sono armi da guerra (bazooka, mitragliatrici) e arrivano tranquillamente dagli Usa, attraverso la frontiera nord. La percentuale del consumo di droga esportata in maggioranza in America e Europa. Margolles, come sua pratica, utilizza la drammaticit delloggetto e del corpo, come dispositivo percettivo. Lo shock delle immagini elaborate riproducono lintensit conflittuale delle societ post-moderne: apatiche e rutilanti, rumorose e inerti. La 7aBB dunque, costruita essenzialmente su una Weltanschauung condivisa con differenti entit socio-politiche, filosofiche, psichiatriche. Zmijewski demolisce i soliti intrecci istituzionali defluendo in un low profile austero, annullando la noiosa parata presenzialista vip-centrica e concentrando le energie in dibattiti, workshop, summit, happening che si avvicenderanno in maniera rutilante fino al 30 giugno. Nessun catalogo editato per loccasione ma il libro Forget Fear e molte altre pubblicazioni, tra le quali P/Act for Art che un giornale distribuito gratuitamente e pubblicato dallIstituto Svizzero di Roma, partner della Biennale di Berlino, che assieme ad altre realt europee, ha intrapreso azioni per esplorare gli effetti dellarte nella societ e le connessioni con le attuali situazioni politiche. Il titolo stesso e il lavoro dellISR, sono

Abbattendo il concetto di esposizione si pu uscire dalla morsa del mercato e del diktat economico fino a riprendersi gli spazi sociali
In queste pagine alcuni graffiti, stencil, disegni e interventi al Kw (sopra, lingresso) e alla Elisabeth church di Berlino. Sotto, linstallazione dellartista messicana Teresa Margolles concentrati sulla nozione di patto, il cui carattere intersoggettivo mette in risalto la cooperazione e implica la molteplicit degli attori e delle loro intenzioni, che necessariamente rimanda allazione politica. La 7a BB totalmente free entry. Un tale sovvertimento ha esterrefatto e irritato lopinione mediatica che, spiazzata, non stata tenera, come era prevedibile. Zmijewski scalza del proprio potere quasi tutto lo smanioso sistema dellarte: musei, gallerie, stampa, collezionismo e tutto lo star system artistico e, soprattutto, lonnivoro mercato che su queste kermesse specula. Sacrifica in qualche modo la fruizione estetica tipica di una biennale internazionale e tende a sorvolare il concetto di autorialit per estenderlo alla partecipazione collettiva. In realt ci che, lucidamente, il curatore-artista ha praticato lo scavalcamento dei soliti riti, ruoli e finalit di una lite neoliberale, mettendo in crisi lanemica critica di velluto con cui artisti e curatori interpretano il mondo, senza entrarci dentro. Impietosamente precisa: Non ci interessa preservare limmunit dellarte n prendere le distanze dalla nostra societ. La 7aBB si sottrae allo standard rappresentativo e indirizza verso unaltra prospettiva del guardare, a un orizzonte diverso da sondare, a un differente agire. Lo smottamento concettuale immenso: dalla riflessione sul reale ci si introduce attivamente nel presente. Dallabulica estetica relazionale alla condivisione esperienziale. Istruzioni per luso: a chiunque sia insofferente o impreparato a tutto questo, consigliamo la deviazione verso le pi addomesticate kermesse che incombono. Forget Fear straordinariamente politically incorrect, spudoratamente tendenziosa, inappagante esteticamente, dirty and noise, a tratti perfino naif, anti-spettacolare, non regala illusioni n adulazioni, piuttosto catapulta nel senso del mondo e costringe a esprimere il dissenso.

Per coloro che gli alberi li guardano e basta, ne imparano qualcosa dai libri o a scuola, la differenza fondamentale tra una quercia e una betulla che la prima sembra il simbolo della solidit perenne, laltra delleleganza a tratti invasiva. E la memoria per tutti noi com? Pi simile alle lentissime e solide querce di Joseph Beuys o alle sottili e fragili betulle di Lukasz Surowiec? Nel 1982 a Kassel lartista tedesco sostituiva a pezzi di pietra una delle piante la cui crescita tra le pi lente e che attraversa intere generazioni prima di arrivare a uno stadio adulto. Un tempo lunghissimo che lega gli uni agli altri tutti gli esseri umani che si avvicenderanno intorno a quellalbero, obbligandoli a fare i conti con il tempo della Natura, altro, indifferente, diverso da quello umano che pure in altre epoche si affannava paradossalmente a stargli dietro. Quella di Beuys unazione lunghissima, verticale nel tempo e tutta nello stesso spazio. Alla Biennale di Berlino uno dei primi progetti accolti da Artur Zmijewski, stato quello dellartista polacco che nel novembre 2011 ha piantato delle piccole betulle intorno al campo di concentramento di Auschwitz / Birkenau e in seguito le ha ricondotte a Berlino facendole piantare da ragazzi, bambini, ignoti volontari in 20 luoghi diversi della citt che si sono resi disponibili, tramite istituzioni, alloperazione. Alcuni di questi luoghi sono carichi di significati legati al nazismo come il Binario 17 in Grunewald dove il 18 ottobre del 1941, 1013 ebrei berlinesi furono caricati su un treno merci, tragica partenza della Soluzione Finale. Altre 4000 piantine sono al KW Institute for Contemporary Art, pronte per seguire chi si dichiarer disposto a prendersene cura. Molto pi dilatata nello spazio loperazione di Surowiec e a portata di una sola vita di un essere umano. La betulla adulta in ventanni, muore poco dopo gli ottanta. La luce fredda che colpisce la crescita delle piccole piante nello stanzone-vivaio nero del KW, colpisce in modo altrettanto netto locchio del visitatore. Non possibile, infatti, non fare unequazione tra quelle molte silenziose piantine in crescita e migliaia di creature messe in fila in stanzoni che si sono impressi nella memoria del nostro tempo e che non ebbero alcuna possibilit di continuare la loro vita. Al tempo stesso emergono violentemente dal nostro immaginario decine e decine di altri capannoni dove uninfinit di vite si spengono oggi, negate non fosse altro che a un giusto ciclo biologico. Ecco quindi un pezzo di Storia, quello della Shoah, del Porrajmos, che sempre pi si cerca di pietrificare e monumentalizzare, affinch divenga un semplice simulacro inoffensivo, diventare progetto di cura e crescita. Perch la memoria ha bisogno anche di un esercizio quotidiano tra soggetto e oggetto del ricordo, un dialogo che chi fa crescere una pianta conosce bene e non vi trova nulla di umoristico. Una memoria che diventer a breve un giardino non solo in crescita, ma anche in movimento perch, come ci dice Gilles Clment, solo nel giardino in movimento si pu trovare la crescita, la lotta, il cambiamento, il dplacement, la storia di una specie, fosse anche quella umana. E che non pu avere pi un tempo che si passa tra generazioni diverse, ma che deve farsi visibile quasi in fretta, perch loblio incalza e tacita ogni ricordo e ogni sua cura. Ma accelerare il tempo della memoria non vuol dire mai tagliare i ponti con un passato anche remoto, con una percezione antichissima del fatto che cura e tragedia sono pi vicine di quanto si voglia credere, o desiderare. La parola greca kdos vuol dire cura, sollecitudine, pensiero, ma anche lutto, cordoglio. Nelle aggraziate betulle di Surowiec trova posto proprio il kdos e non la nostra giornaliera accidia.

Un dettaglio del progetto dellartista polacco Lukasz Surowiec, Berlin - Birkenau, 2012. Linstallazione esposta al KW

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ALIAS 26 MAGGIO 2012

EROTISMO
DI RAFFAELE K SALINARI

Il palazzo sillumin dimprovviso alla balconata pi alta; la porta di mezzo sapr, e sulla soglia comparve una donna: era la figlia di Amilcare in persona, vestita di neri indumenti. Discese la prima scala, che costeggiava obliquamente il primo piano delledificio; quindi la seconda, e la terza. Su lultimo terrazzo, al sommo della scalinata delle gale, si ferm: immobile, la testa bassa, guardava i soldati. Dietro di lei, dambo i lati, erano due lunghe teorie di uomini pallidi, indossavano vesti bianche a frange rosse, che scendevano loro diritte ai piedi: non avevano capelli, n sopracciglia. Le loro mani, scintillanti danelli, reggevano enormi lire, e tutti, con voci acute, cantavano un inno alla divinit di Cartagine. Erano i sacerdoti eunuchi del tempio di Tanit: Salamb li chiamava sovente presso di s. Ella discese infine, seguita dai sacerdoti, la scalinata delle gale, e sinoltr nel viale dei cipressi; incedeva lenta tra le mense dei capitani che, vedendola passare, si ritraevano un poco. La sua chioma, incipriata di polvere violetta, era, secondo la moda delle vergini cananee, raccolta a foggia di torre, cos da far apparire pi alta la sua statura; serti di perle le circondavano le tempie, scendendo fino agli angoli della bocca, rosea come un melograno dischiuso. Portava sul petto un ammasso di pietre lucenti, screziate cos da ricordare le squame delle murene. Le braccia, cariche di diamanti, uscivan nude fuor della tunica senza maniche, a sfondo nero costellato di rossi fiori. Una catenella doro le univa le caviglie, regolando la sua andatura, (il corsivo nostro n.d.a.) e il gran mantello color di porpora cupo, tagliato in una stoffa sconosciuta, che le pendeva dalle spalle con strascico a terra, si dilatava cos, che ad ogni passo una lunga ondata pareva seguirla... Ella tacque; e premendosi ambo le mani sul cuore, le palpebre abbassate, per qualche minuto rimase ad assaporare lagitazione di tutti quegli uomini. Matho, il Libio, stava chino verso di lei; senza volerlo, gli si fece vicina e, sospinta da riconoscente orgoglio, vers nellaurea sua coppa un lungo getto di vino, in segno di riconciliazione con lesercito. - Bevi! Disse. Egli prese la coppa.... Cos la maestosa entrata in scena della figlia di Amilcare addensa il destino intorno alle figure dei due protagonisti, immediatamente legati dal gesto fatale. Incastonata nella potente descrizione riluce, suggestiva, limmagine della catenella doro che unisce le caviglie di Salamb regolando la sua andatura. Loggetto trama, da questo momento, la successione degli eventi, imponendosi come centro focale, metronomo che ritma tutta la narrazione catalizzando desideri e passioni. Da dove trae Flaubert questo particolarissimo ornamento-feticcio, il regolatore del passo che tanta parte avr nello scandire gli avvenimenti sino alla loro tragica conclusione? Lorigine storica della catenella doro si trova allinterno della Bibbia di Cahen, una traduzione originale dallebraico al francese che, pubblicata in ben 18 volumi dal 1831 al 1851, costituir per il romanziere una vera e propria enciclopedia delle analogie possibili tra lantica, e quasi scomparsa, civilt cartaginese e quella del popolo errante. Nello specifico si tratta del commento al verso VII-2 del Cantico dei Cantici: Come son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d'artista. Secondo Cahen questi versi, nelloriginale ebraico, si riferiscono: A degli ornamenti per le gambe, pi o meno somiglianti a dei braccialetti. indubbio, seguendo le indicazioni di D. Calmet, che le donne di quei paesi li portavano alle

cosce ed alle gambe. Ma il traduttore della Bibbia si spinge ben oltre, sino ad affermare che: Potrebbero trattarsi per anche di catenelle attaccate ad entrambe le gambe per prevenire gli incidenti che potevano occorrere alle vergini in caso di passi troppo lunghi. Questa specie di costrizione poteva dunque servire a preservare i segni della verginit, la cui assenza poteva portare grande scandalo al tempo del

matrimonio (volume XVI, 37). Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia, dice Bertand Morane, il protagonista de Luomo che amava le donne di Truffaut. E il passo delle donne ha certo il potere di addentrarsi nella vita di chi lo osserva con questa affascinata intensit; cos che si trasforma nellimmagine

stessa dellanima in cammino. Il passo di Salamb dunque, legato ma anche per questo misurato, cadenzato, scandito dalla catenella doro, imprime tracce che marcano il suo passaggio, mentre ci restituiscono, emanano, un tratto fondante della sua persona. Il passo di Salamb , allora, quello di Tanit, che lascia le impronte indelebili della divinit; la sua energia quella stessa che infonde alla psich il suo soffio vitale, cos come pu annientarlo. Il fascino di Salamb che cammina col suo passo cadenzato, poich legato, nasce, cos, dal segreto conflitto tra il ritmo ieratico, impostole dalla natura dellornamento sacro, e la sua intima inquietudine, che verr portata ad effetto dallincontro con Matho. La sua fascinazione tale da mesmerizzare gli sguardi degli astanti, ed anche da spingere Salamb, in scandalo al suo stesso ruolo di algida vergine-sacerdotessa, a restare a occhi chiusi per qualche minuto, ad assaporare lagitazione di tutti quegli uomini. Mezzo secolo dopo Flaubert, Aby Warburg torner sul passo di un'altra phatosformel, la sua amata Ninfa, anchegli perdendo la ragione sulle tracce di quellaltro passo, e di altri panneggi che, dallantichit greca ai giorni nostri, hanno evocato la componente dinamica del fascino femminile. Mozione-emozione dunque, motion-emotion; basta ricordare che Salvador Dal apre il suo The secret Life con la dedica allamatissima moglie-musa Gala: A Gala-Gradiva, colei che avanza. Lincedere di Salamb diventa in questo modo un topos della transitoriet della vita, di quella ineffabile, seducente sensualit esistenziale che trasforma la sua tragica figura in Wunschphantasie, un fantasma del desiderio, cui

Immagine degli anni 20 di John Willie illustratore e bondage artist. Locandina di Salammbo di Sergio Grieco, American girl in Italy, 1951 di Ruth Orkin, Salamb e il serpente di Almry Lobel-Riche

Salamb e il sex appeal dellinorganico


I significati cosmici della catenella doro che univa le caviglie di Salamb, figlia di Amilcare, sacerdotessa di Tanit e principessa di Cartagine. Dalla Bibbia di Cahen a Flaubert, Bataille, Benjamin

rivolgiamo leterna domanda di Baudelaire nella sua A une passante: Car jignore o tu fuis, tu ne sais o je vais. Cos travolgente il suo Eros costretto che le sue epigoni, le modelle che camminano sulle passerelle indossando gli ultimi abiti alla moda, richiamano ancora la stessa domanda, qui riportata nelle memorie di Lady Duff-Gordon, in arte Lucile, liniziatrice delle sfilate di alta moda nel 1910: Gamela sembrava sempre una creatura del Mondo Antico, e con labito di chiffon bianco, svolazzante, dal bordo decorato ed i bei capelli neri raccolti sembrava una dea venuta fuori dalle pagine di un libro di mitologia. Non dimenticher mai il mormorio prolungato di ammirazione che riemp la sala allaprirsi lento del sipario quando la prima delle mie gloriose ragazze inizi a camminare sulla passerella, fermandosi un momento per mostrarsi prima di scorrere via con grazia. Chi era? Da dove era venuta?. Qui latmosfera emozionale assolutamente sovrapponibile a quella suscitata dallentrata di Salamb nella sala del banchetto. Ma forse, in fondo, basterebbe la celebre foto di Ruth Orkin scattata a Firenze nel non tanto lontano 1951 (notate le calzature essenziali della donna!), per comprendere latemporalit di questo gesto, il Nachleben che riesce ad esprimere, come avrebbe detto Aby Warburg. Il passo di Salamb crea cos una dimensione metatemporale e metastorica ad esso propria, allinterno della quale agisce il suo fascino eterno. Se la catenella doro di Salamb rappresenta, in origine e in generale, ma particolarmente su di lei, un ornamento sacro, dobbiamo ora seguirne la deviazione, il passo laterale, come strumento di una sensualit feticista, della quale ella si servir; per farlo necessario indagare pi a fondo il suo ruolo di galma, come descritto da Porfirio. Il suo potere di galma, simulacro del sacro, si esercita anche attraverso un impiego di tipo cosmetico, la cui definizione autentica, di soggettivazione dellesistenza individuale, si trova espressa magistralmente da Ananda K. Coomaraswamy nel saggio Ornamento, nel quale lautore chiarisce la relazione ontologica tra loggetto ornamentale e la persona che lo porta: La parola greca kosmos significa in primo luogo ordine, con riferimento sia al giusto ordine o disposizione delle cose sia allordine del mondo, in secondo luogo ornamento delle donne. Il corrispondente verbo kosmeo vuol dire ordinare o disporre, e secondariamente equipaggiare, ornare o vestire. In relazione alla cosmesi si pu rilevare che nella nostra moderna prospettiva estetizzante loriginario scopo degli ornamenti del corpo risulta del tutto

incomprensibile. E, come dice Edmond Pottier, lornamento, prima di essere ci che oggi, era stato uno strumento pratico, un mezzo di azione che procurava al possessore vantaggi reali. Il rapporto tra lornamento e il suo oggetto dunque simile a quello esistente tra la natura individuale e la sua essenza: astrarla significa denaturarla. Lornamento dunque aggettivale, e senza aggettivi nulla che abbia un nome pu avere unesistenza individuale. Appare chiaro, allora, come la catenella doro che unisce le caviglie di Salamb sia un vero e proprio dispositivo ornamentale sia nel senso dellordine, i passi regolati che scandiscono il ritmo stesso della sua vita e del suo incedere nellesistenza di chi la osserva affascinato, sia uno strumento che procurava al possessore vantaggi reali, tra i quali i pi evidenti sono lo status di sacerdotessa di Tanit e principessa di Cartagine. Ma proprio lo status che la incatena al divino quello che la vergine-vestale vorr traguardare: per creare la situazione che porter alla sua liberazione, Salamb decider di dispiegare appieno il fascino ambiguo esercitato dalloggetto, quel sex appeal dellinorganico come lo definisce Benjamin. Ella provocher cos il rovesciamento di senso

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Come son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d'artista (verso VII-2 del Cantico dei Cantici)
suo destino: Una languidezza invase allora Salamb, facendole perdere ogni coscienza di s; un che di intimo e di superiore, quasi fosse un comandamento degli dei, la spingeva ad abbandonarsi; nubi la sollevavano da terra. Ella cedette, sarrovesci sul giaciglio, nel vello leonino. Matho le afferr i talloni; la catenella doro si ruppe e i due pezzi volarono via, andarono a sbattere sulla tela con un rimbalzo di vipere. Lo zamph cadde e la ricopr; sopra il suo petto elle vide curvarsi il volto di Matho. - Moloch tu mabbruci!. Ora emerge loppositivo contrasto tra la seduzione fredda, eucaristica ma costrittiva, del serpente, e quella calda, profana ma estatica e liberatoria di Matho, che con i suoi gesti ha erotizzato lincontro portandolo sino alle conseguenze estreme. Qui concludiamo con le riflessioni di Bataille e Benjamin sullessenza dellerotismo e della sua componente feticista, che entrambi intendono come polarit del transito vita-morte-rinascita, definendo e descrivendo esattamente ci che avviene sotto la tenda: i destini incrociati di Matho e Salamb. Per Benjamin: Nel feticismo il sesso abbatte le barriere fra il mondo organico e quello inorganico. Vestiti e gioielli sono i suoi alleati. a casa sua nel cadavere come nella carne, anzi la prima gli indica la strada per sistemarsi nel primo, mentre per Bataille: Dellerotismo si pu dire che lapprovazione della vita sin dentro la morte... Il passaggio dallo stato normale a quello del desiderio erotico presuppone in noi la dissoluzione relativa dellessere costituito nellordine individuale... Per il partecipante di sesso maschile allatto sessuale, la previa dissoluzione dellelemento femminile non pu avere che un senso, quello cio di preparazione alla fusione, allunione di due esseri che alla fine perverranno insieme a un punto di dissoluzione. La messa in opera dellerotismo ha come principio, allora, la distruzione della struttura dellessere conchiuso, che allo stato normale, allinizio, era laltro, lindividuo partecipe dellaltro. Lazione decisiva ha nome: denudamento. La nudit la negazione della condizione dellessere chiuso in s, la nudit uno stato di comunicazione che rivela la ricerca di una possibile totalit dellessere, al di l del ripiegamento su se stesso. I corpi si spalancano alla fusione, grazie a quegli organi nascosti che ci impartiscono il senso dellosceno. Oscenit significa squilibrio, uscita dalla condizione dei corpi, corrispondente al possesso in s, alla padronanza del proprio io, inteso qui come individualit durevole e affermata. E, tanto osceno questo congiungimento, tanto dirompente per lordine simbolico che, volendolo maledire come un sommo scempio, alto Flaubert far risuonare lanatema del vecchio generale cartaginese Giscone, che Salamb ascolta mostrando, peraltro, una somma indifferenza: Ah, sacrilega! Sii maledetta! Maledetta! Maledetta!. E cos, la maledizione di Giscone, coglie appieno la posta in gioco: la carica eversiva dellenergia erotica della Salamb liberata: Corro! Grid, e fuggendo scomparve. La catenella doro spezzata: il vero legame tra Salamb e Tanit, principio ordinatore di Cartagine, sciolto per sempre. Un volta rotto, certo ad opera di Matho, ma per volere della stessa Salamb, lautentico velo di Tanit limene virginale che la catenella doro preservava - verr profanato, dando inizio al dominio di Baal-Hammon, e alla conseguente caduta di Salamb che risolve, in una morte subitanea e sincronica a quella dellunico uomo mai amato, il suo impossibile essere al tempo stesso donna e dea. Cos per aver profanato il velo di Tanit mor la figlia di Amilcare.

I CINQUE DI CENTRAL PARK


Lallora sindaco di New York, David Koch, lo definisce il crimine del secolo. Il 20 aprile del 1989 alluna e mezza della mattina il corpo di una donna morente venne trovato in una scarpata della parte nord di Central Park. La donna aveva il cranio sfracellato, era nuda, eccetto che per il reggiseno. Le scarpe e la calzamaglia da jogging squarciata giacevano poco distanti. La notte prima, un folto gruppo di teen agers neri e ispanici, riversatosi nel parco dalla centodecima strada in uneuforia di violenza a vandalismo, aveva picchiato un homeless, assaltato una coppia in bicicletta, terrorizzato dei passanti. Alcuni di quei teen agers erano in stato di arresto quando arrivata la notizia del ricovero della jogger assaltata. I poliziotti hanno iniziato a ipotizzare un collegamento tra le due storie E, dopo ore di interrogatori estenuanti senza avvocati o famiglie presenti, il capo del dipartimento di polizia e la procura di New York, annunciarono di aver in mano cinque confessioni e cinque sospetti. Entro pochi giorni li avrebbero chiamati colpevoli. Una ventotttenne, bianca, promettente broker a Wall Street e residente nellUpper East Side e una posse di teen ager neri e ispanici di Harlem: non si trattava, come pontifica Koch, del crimine del secolo, ma di una giustapposizione incendiaria nella New York dei tardi anni ottanta, ancora stretta nella morsa della crisi economica provocata dal reaganismo e afflitta da unondata di crimine che totalizzava secondo le statitistiche della polizia - sei omicidi al giorno. Il caso della jogger del parco e il clamoroso errore giudiziario che ne seguito sono il soggetto di The Central Park Five, il nuovo documentario di Ken Burns (autore di docukolossal dedicati al baseball, al jazz, alla guerra civile, ai parchi nazionali Usa) presentato a Cannes fuori concorso. Come tutti i lavori di Burns, anche questo innanzitutto una meticolosa opera di ricostruzione. Quello che colpisce, fin dalle prima immagini, quanto lontana nel tempo sembri quella Manhattan fatiscente, terribilmente pericolosa se non per poche zone franche, limitata al Nord (Harlem e il Bronx) da ghetti poverissimi, piagati dallinvasione del crack e popolati di uno strato etnico/demografico completamente marziano nei confronti della vita normale della citt, a soli pochi isolati di distanza. NellAmerica di Barack Obama e nella New York di oggi letteralmente governata da Wall Street (siamo al terzo mandato del sindaco Bloomberg) e colonizzata a tappeto dagli imprenditori immobiliari, non molti ricorderanno le tempesta mediatica che si appropri immediatemente del corpo martoriato della donna e di un gruppo di minorenni di colore cos spavantati, alienati e convinti (insieme alle loro famiglie) di non avere diritti nella societ civile da confessare un crimine non commesso perch dicevano loro i poliziotti - cos poi sarebbero andati a casa, nel loro pianeta. Sarebbero state quelle confessioni estorte, contradditorie una con laltra e soprattutto prive di conferma da parte di eventuali testimoni (la jogger sopravvissuta ma senza memoria dellassalto) e di Dna a far condannare i 5 ragazzi. Due processi veloci, risolti entro poco pi di un anno, un trionfo della polizia, della procura, del municipio e di un momento disteria collettiva compattamente aizzata dalla stampa. 4 dei 5 teen ager condannati per il crimine avevano scontato la loro sentenza in carcere quando un uomo gi in prigione per omicidio e violenza sessuale annunci che la jogger di quella notte del 20 aprile era stata unaltra delle sue vittime. Da allora il caso stato riaperto e i ragazzi decretati innocenti. Nulla pu risarcire quello che successo (nemmeno la causa ancora aperta contro la citt di New York). E, peggio ancora, nessuno ha ancora chiesto veramente scusa. Il documentario di Burns una testimonianza dei passi avanti che si sono fatti, ma anche di quanti ancora ne rimangano.

CERCASI PAZZO PER UNA STRAGE


Chiss per quale strano gioco del destino ogni tanto capita di essere nei luoghi in cui il tragico si sta per manifestare, ci si passa accanto, si sfiora per pochi chilometri il centro dellevento, cos, per caso assoluto e non lo si percepisce affatto. La scorsa settimana ero in Salento in una piccola cittadina a dare tregua ai miei polmoni afflitti, a riposare un po il cervello sovraffollato, per qualche giorno ospite nella bella casa di Francesca e Franco, fuori stagione a sentire i profumi e vedere le stelle e il cielo dallorizzonte lungo il mare, a ritrovare quel mondo di gente schietta. diretto, semplice e ospitale, lapproccio dei salentini verso noi stranieri, turisti o insediati e riservato, uno sguardo franco, molto educato, di cultura antica e inestinguibile. Mi ha colpito il racconto di Francesca Marciano, sceneggiatrice: un giorno dellanno scorso sono arrivati nella sua casa di Spongano Valeria Golino e Riccardo Scamarcio, Francesca ha scritto insieme a Valia Santella la sceneggiatura del film che Valeria sta girando, per la prima volta alla regia, e che Scamarcio produce. Era lora di pranzo, le strade deserte, ci nonostante larrivo del divo non era sfuggito ad una adolescente di passaggio. Un urlo risuon oltre il vicolo, in pochi minuti tutte le ragazzine del paese erano fuori dalla porta di Francesca preda di palpitanti, vibranti emozioni, lei uscita, con aria professorale suppongo, ha spiegato che cos non si fa, non buona educazione e loro, le poverine affrante, se ne sono andate. Il giorno dopo vicino alla sua macchina ha trovato la scritta: PER FRANCESCA! CE LO POTEVI DIRE!. Pensa cosa sarebbe successo a Roma, ci sarebbe stato un assedio, discussioni, pianti, crisi varie, insulti, qui sono carine, sono educate, vero, cos. Sabato mattina ci mettiamo in macchina per affrontare il lungo viaggio di ritorno a Roma. Accendiamo la radio lattentato di Brindisi, la superstrada ha un uscita verso lospedale Perrotta, sentiamo le sirene, la ministra Cancellieri giustamente non azzarda ipotesi. un colpo, un diretto allo stomaco, una sensazione devastante pensare ad una bomba davanti ad una scuola, non era mai successo qui da noi, dove per un ragazzino qualcuno lha sciolto nellacido, dove le stragi senza colpevoli sono nel dna della nazione, in Israele s, a Beslan s, ma qui da noi, mai, forse un pazzo, ma sembra lucido questo pazzo, e poi un pazzo che sa che passer don Ciotti, con la carovana antimafia, che sa che ci saranno le elezioni amministrative, che sa molte cose, che ragiona bene questo pazzo... gli interessi sono tanti, i pi disparati, la paura corre impazzita e trasversale quando si colpisce una scuola, anche se una scuola di ragazze laggi nellestremo sud dellimpero, ragazzi e ragazze che sono il nostro futuro sano, pulito, che deve poter crescere educato e protetto dentro quelle scuole eroiche, perch a volte di eroismo quotidiano si tratta, tanto pi nel sud, che sono enclavi di terra liberata, coraggiosa e resistente, serra del futuro, che da tutti va difesa senza esitazioni.

dellornamento, che da galma manifestazione di un divino intoccabile - assurge a simbolo dellunione erotica operata per mezzo della sua rottura, ricomponendo lintima unit delle due polarit: quando lindividualit legata (bounded) di Salamb verr slegata (unbounded) dal gesto dellamante, essa si espander nellinfinito, oltrepassando quella della divinit stessa, finalmente profanata dal ricongiungimento col suo opposto. Seguendo con coerenza il filo di questa immagine, arriviamo a comprendere il potere evocatore che sempre assume, allinterno della sensualit feticista, la figura con le caviglie costrette: in questa pratica di bondage agisce ancora il feticcio del potere liberatorio, dissolutore e ricongiungente, che in illo tempore si esprimeva con la rottura dellornamento sacro. In altri termini, la donna, o luomo, con le caviglie incatenate, non solo un oggetto da possedere e sottomettere, ma un soggetto che dispiega ancora, al tempo stesso, sia laura ordinatrice che lornamento originariamente simboleggiava, sia il potenziale liberatorio scatenato della sua distruzione. Se il gioco tra chi incatena chi quindi sempre tutto aperto, tutto da scatenare, a renderlo possibile il fatto che lornamento catenella doro esprime simbolicamente un principio ordinatore del mondo, di quel particolare ordine che non deve essere violato in primis da chi ad esso legato: da chi ad esso si sottomette e, dunque, ne segue le tracce. E sar proprio questa rottura, la discontinuit materiale esercitata dallo spezzare la catena da parte di Matho, che verr a sovvertire il mondo pubblico e privato di Salamb, frantumato come le schegge di uno specchio irricomponibile, denaturato sino alla morte, e al tempo stesso la liberazione, di entrambi gli amanti. Ma non solo la catenella doro a incatenare Salamb; unaltra costrizione viene a rafforzare, a intrecciare ulteriormente, la relazione tra la sua parte condizionata dal legame col divino, e quella carnale di donna che ad esso non vuole pi sottomettersi: il rapporto con il serpente: Salamb si tolse gli

orecchini, la collana, i braccialetti, la lunga tonaca bianca; sfece la benda che le cingeva i capelli e se li scosse piano sulle spalle, qualche minuto: lo sparpagliarli cos le dava ristoro; fuori, la musica continuava uguale: eran tre sole note, sempre uguali, precipitate, furiose. ...Una dopo laltra le sue vesti caddero intorno a lei. Il pesante velaio ebbe un tremito, e al di sopra della corda che lo sosteneva, apparve la testa del pitone. Adagio, come una goccia dacqua lungo un muro, il rettile discese, strisci frammezzo alle stoffe sparse a terra, e si drizz di colpo, fisso al pavimento con la coda: gli occhi pi splendenti che carboni, saettavano Salamb. Il ribrezzo del freddo, o forse un pudore, la fecero a tutta prima esitare, ma, memore degli ordini di Sahabarim, si spinse innanzi; il pitone si pieg in avanti e, posando su la nuca il mezzo corpo, lasci penzolare testa e coda, simile ad una collana spezzata dalle due estremit pendenti al suolo. Salamb se lo cinse attorno ai fianchi, sotto le braccia, fra i ginocchi; poi stringendolo alla mascella, appress fin quasi alla chiostra dei denti quella piccola testa triangolare; e socchiudendo gli occhi, sarrovesci cos sotto il raggio lunare. La luce bianca sembrava avvolgerla in una nebbia argentea; sul pavimento brillava umida la traccia del suo piede e stelle palpitavano nellacqua

profonda. Il serpe stringeva intorno a lei le buie spire tigrate di chiazze doro; sotto il peso troppo greve Salamb ansimava, le si piegavano le reni, si sentiva morire; e la coda del rettile le batteva piano la coscia. Quando la musica cess, il serpente ricadde. Gli elementi di analogia tra i due dispositivi di costrizione, il loro segno imposto, dunque subito, il richiamo alla natura aurea delle buie spire del serpente, costituiscono un parallelo tra la catenella doro e lanimale che, quasi a dimostrare la sua attiva volont di dominio, batteva piano, come muovendo una piccola frusta, la sua coda contro la coscia della vergine. dopo questa mortificazione, impostale dal sommo sacerdote, che Salamb decide finalmente di recarsi nellaccampamento del barbaro, con lintento di recuperare lo zamph, il velo di Tanit: il Libio lo aveva rubato, non solo con lo scopo manifesto di impossessarsi del simbolo che racchiudeva la potenza arcana di Cartagine, ma come gesto anticipatore del possesso di un altro, ben pi ambito, velo: Salamb, Salamb, sono il tuo signore!. La liberazione dalla catenella doro verr ritualizzata dal gesto di Matho durante lincontro tra i due amanti nella tenda. Di fronte alladorazione di Matho, il corpo della figlia di Amilcare si prepara ad accogliere il

moderati arabi

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I muri parlanti del Sahara Occidentale, cos Claude Mangin, avvocato francese, titola un suo messaggio dalle citt sahrawi occupate dal Marocco. A 37 anni dallinvasione, i militanti della resistenza non smettono di opporsi alla colonizzazione: le mura degli edifici pubblici marocchini sono la superficie su cui ogni notte si disegnano le bandiere della Rasd e si scrivono parole di libert. Dai muri parlanti vengono le domande: dove sono nascosti i desaparecidos, dove i prigionieri di guerra? La vernice nera della polizia non riesce a cancellare la protesta.

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I LIBRI

LIBRI

In questa pagina: foto grande Anne Wiazemski, foto piccole Paul Muni in Scarface e una scena di Via col vento. Pagina accanto: foto grande: dal film Sand soleil di Chris Marker citato nel saggio. In alto a sinistra: Isabel Rocamora, The Rapture of Matter, Victoria and Albert Museum. Still Tim Flach, 2003; e da Indian highway, Dayanita Singh, Wallpaper installation - (Dream Villa 11), 2009, MAXXI, Roma. Foto Sebastiano Luciano, cortesia della Fondazione MAXXI. foto sotto Isaac Julien, Western Union. Small Boats (2007)

LA SCENEGGIATURA

SAGGI

Scrivere per Hollywood: Ben Hecht nel cinema americano classico


di MICHELE FUMAGALLO

Gioco a tre tra scala, specchio e spettatore, da Dietrich a Beckett


di M.F.

BIOGRAFIA UNE ANNE STUDIEUSE

Con Anne Wiazemski e Jean-Luc Godard, storie di matrimonio


di ROBERTO SILVESTRI

Il dominatore di Parigi incontra su un set, e poi si innamora e sposa in Svizzera, cantone di Vaud, la nipote di Francois Mauriac, la pi bella ragazza della citt. Ha 19 anni ma ne dimostra 15. Il nonno ladora: sei identica alla fanciulla di Vermeer del museo de lOrangerie. E solo per conoscerla lui ha combinato unintervista a Robert Bresson per i Cahiers du cinma sul set di Au hazard, Balthasar Lattrice, regista, fotografa e scrittrice Anne Wiazemski, finalmente, dopo una decina di romanzi e raccolte di poesie pubblicate da Gallimard, racconta i primi mesi della sua love story con Jean-Luc Godard nellautobiografia Une Anne Studieuse (il titolo quasi un gioco di parole tra una Anne studiosa e un anno di studi). Un amore che attraverser tutto il decennio della speranza rivoluzionaria, 1967-1979, cominciato nel giugno del 1966. Tre goffi incontri reciprocamente sprecati e una lettera di fascinazione artistica per Masculin Feminin che lei manda a Jean-Luc direttamente ai Cahiers, e senza conoscerlo, affermando: amo luomo che dietro questo film. Ma Godard a Tokyo. Al ritorno, letto il biglietto, lui si fa sotto. La raggiunge in un castello in Provenza dove Anne in vacanza con una amica. Un appuntamento al buio, di fronte al comune di Montfrin. Una corte elegante. Ho lasciato Anna Karina e Marina Vlady, assicura. Lamore

Amo luomo che dietro a questo film. Lui le lasci tutte e fece con lei La cinese. Dopo una decina di romanzi esce ora la teoria delle emozioni
rende coetanei, scoprir Anne in una notte damore di mezza estate. Poi Parigi, dove la coppia arriva con una fuori serie Alfa Romeo che lascia del tutto indifferente la ragazza. Anne pensa ad altro, al cinema, dove vanno spesso insieme, tra elogi del Maestro a Kazan ( lui che ha inventato James Dean) e a Persona di Bergman ma anche a Bourvil e a Louis De Funes, a Lang, Renoir, Murnau, Rossellini. Alla politica, ovviamente, perch lindignazione per i bombardamenti americani di civili a Hanoi sta diventando generale, soprattutto nella sua facolt, a Nanterre. Un appartamento tutto per loro, in rue de Miromesnil 15, vicino a piazza Beauvau (Eliseo). Proprio l si girer, di giorno, La

cinese, il primo dei loro 7 film. E molti giovani in Europa vivranno da allora in comuni con le stesse pareti bianche, le stesse porte ridipinte di rosso e di blu e i libretti di Mao. Le divise delle guardie rosse sono un po rabberciate. Lambasciata cinese di Parigi rifiuta il visto a Godard e Anne, che restano di sasso. Ma grazie al film che elogia la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, Anne si comprer una fiammante Fiat 850 verde Dopo lincontro con nonno Mauriac, i due avranno lapprovazione alle nozze della famiglia piuttosto contrariata nellintimo, che avverr a ridosso della prima del film a Avignone con tanto di comunicato sul Figaro della mamma di Anne, la principessa Wiazemski. E i giornalisti, i paparazzi, il clamore, la villa-rifugio di Jeanne Moreau in Occitania. Un febbrone misterioso e, secondo i medici, psicosomatico. Vado dallo psichiatra? dice lei. No, risponde lui sempre gelosissimo, gli psichiatri sono tutti provoloni...Gi Anne, per tutto il tempo, angosciata soprattutto per gli esami di filosofia che deve sostenere a Nanterre, e per superare i quali ha avuto la sfrontatezza di assoldare a una festa come maestro di sostegno, uno dei grandi personaggi del libro, il filosofo Franois Jeanson, un uomo capace di rendere vivi i pensieri pi astratti e che le assegner subito come compito a casa uno scritto: spiegami la differenza tra coscienza emozionale, condotta istintiva e

ruolo funzionale delle emozioni. Una teoria delle emozioni messa in pratica e solo dopo ben 45 anni di studio e applicazione - il succo di questo romanzo eccitante per ogni cinefilo e pieno di incontri mozzafiato: con Jeanne Pierre Cassel (nel letto, lei nuda, ma tutto un equivoco di stanze sbagliate), con il critico del Nouvel Observateur Michel Cournot. E con Jean Claude Brialy, Jean Vilar, Claude Miller, Maril la fotografa che le insegner il mestiere di fotografa di scena, Bernardo Bertolucci (bello e elegantissimo), Jean Louis Barrault (in soggezione con Godard, dallesuberanza dellintimidito), Jean Pierre Laud, Juliet Berto, Coutard, Truffaut (grazie per essere entrata nella vita di Jean Luc, non lo vedevo cos felice da molto tempo, se mai lo era stato) di cui Jean Luc rester gelosissimo. La love story contiuer per tutto il periodo del gruppo Dziga Vertov e per tutti i film del periodo Mao, fino quasi alla presa del potere di Madame Thathcher e agli anni 80 del riflusso. Anne e Jean Luc gireranno insieme Lotte in Italia, Weekend, Crepa padrone tutto va bene, Vento dellest, Vladimir e Rosa, Sympathy for the devile Wiezamski sar licona rossa del nostro immaginario irreversibilmente: Teorema, Il seme delluomo, Porcile, Capricci Anne pubblicher pi tardi con Gallimard una decina di romanzi e raccolte di racconti. Diriger 5 documentari sul cinema (dedicati a Danielle Darrieux, Nicole Garcia, Nathalie Baye, Mag Bodard e Les Anges 1943, histoire dun film) ma non si pentir mai (e neanche Godard) del suo periodo rivoluzionario (Ripley ha pubblicato proprio in questi giorni in dvd tre capolavori del periodo, Pravda, Lotte in Italia e British Sounds). Come potrebbero. Sul set del film Anne conosce un vero militante della giovent comunista marxista-leninista che interpreter una parte nel film. Omar Diop. Interpreter il Camarade X. Il 20 maggio del 1973 Omar Diop sar trovato cadavere nella cella dellisola di Gore, di fornte a Dakar, dove il regime di Senghor lo ha rinchiuso, torturato e poi suicidato come oppositore politico della pregiata democrazia senegalese.

Giornalista, autore di romanzi, racconti, memorie, opere teatrali, scrittore per radio e televisione, produttore indipendente di alcuni film tra il 34 e il 36 (quindi molti anni prima del New American Cinema), conduttore di un talk show che portava il suo nome (Ben Hecht Show), persino impegnato politico in difesa della causa ebraica in operazioni di appoggio al terrorismo di estrema destra (ma le sue oscillazioni ne fanno un personaggio politicamente non inquadrabile). Parliamo di Ben Hecht, su cui uscito l'interessante volume di Giaime Alonge Scrivere per Hollywood Ben Hecht e la sceneggiatura nel cinema americano classico (Marsilio edizioni, pagine 280, euro 26). Per ricordare che il geniale autore in svariati ambiti culturali (da rimarcare uno dei suoi libri pi famosi 1001 pomeriggi a Chicago) sarebbe ben poca cosa senza la sceneggiatura cinematografica in film che hanno fatto epoca e storia del cinema, da Scarface di Hawks a Notorious di Hitchcock. Ma va aggiunto, come si premura del resto di avvisare l'autore, che il saggio non una biografia critica di Hecht n un'analisi esclusiva del suo modo di scrivere per il cinema, ma un percorso attraverso il lavoro di Hecht dentro un modo di produzione delle sceneggiature americane in epoca di cinema classico. Pi in generale, nella scrittura hechtiana convivono cultura alta e cultura bassa, raffinate citazioni storico-letterarie e argot metropolitano dice l'autore ed la sintesi perfetta del suo saggio che si legge tutto d'un fiato e rappresenta una tappa importante, anche per le sue notizie di scavo negli archivi americani, per avvicinare il lettore e lo studioso a un'epoca e un personaggio che Ezra Pound definiva cos: In tutti gli Stati uniti c' una sola persona intelligente con la quale parlare: Ben Hecht. E se vale ancora l'antico adagio, portare alla luce gli sceneggiatori cinematografici significa in fondo parlare del rimosso del cinema, il saggio di Alonge ne una conferma. Perch non solo vengono smontate leggende ma anche ridato un nome a lavori del tutto emarginati. notorio che nell'industria cinematografica hollywoodiana soprattutto in periodo classico si poteva essere accreditati per un film cui si aveva collaborato in maniera marginale, oppure collaborare in modo significativo e non comparire nei titoli di testa. lo stesso Ben Hecht a descrivere il clima con compiaciuta ironia: Raramente i film venivano scritti. Erano creati a furia di urla in conferenze che andavano avanti nei saloon, nei bordelli e in partite di poker che duravano tutta la notte. Con tutto ci che ne consegue per lo studioso: la difficolt di scrivere filmografie attendibili. Che invece Alonge supera dandoci notizie di prima mano. Della genialit di Hecht hanno fatto le spese soprattutto le donne in memorabili battute, come questa: Apparve uno psicanalista (come il primo pettirosso di primavera) con la barba e un accento viennese. Il suo nome era Dr. Stekel e portava in citt la buona notizia che la castit era un male responsabile di buona parte della follia presente nel mondo, specialmente tra le signore.

Andare a rivisitare il cinema del passato sempre esercizio utile, non solo per analizzare in modo nuovo cose gi conosciute ma per aprire spazi alla discussione in un periodo in cui sembra che la stagnazione economica e civile abbia invaso anche le sfere di quella cosa misteriosa che si chiama arte. Ben vengano dunque studi e volumi che ci fanno fare un tuffo salutare nel passato, come questo di Maurizio De Benedictis A poco a poco quello sguardo Frontiere del cinema americano (ed. Avagliano, pagine 368, euro 25) che raccoglie, rivisti e riscritti, sei saggi, per lo pi sul cinema americano classico, pubblicati in anni diversi. Saggi che rivisitano il mito cinematografico statunitense da angolature e prospettive che sviluppano interesse e nuove domande. E si va dall'analisi della violenza nei generi gangsteristico e bellico ma soprattutto western al valore, del tutto simbolico a Hollywood, di due oggetti come la scala e lo specchio; dall'autorialit di un regista come Josef von Sternberg ai passaggi delle espressioni di Vivien Leigh in Via col vento; dagli aspetti nodali della vita artistica di Bette Davis alla costruzione dello sguardo tra Beckett e Keaton in Film. Insomma un viaggio dentro le frontiere (termine usato nell'accezione del tutto metaforica di spartiacque) del cinema classico americano per capire ci che rimasto e anche ci che abbiamo perduto. Per esempio nel trattamento della violenza, nei suo vari passaggi in film fondamentali. O nel rapporto a tre tra scala, specchio e spettatore, in uno dei saggi pi ricchi del libro, dove tutto viene analizzato, fino alla magrittiana e liberatoria scala di The Truman Show, tenendo ben presente il monito del Rimbaud di l'io un altro. E se nel trattare un regista geniale come Josef von Sternberg l'autore rimarca giustamente il rapporto straordinario con un'attrice unica come Marlene Dietrich (Sternberg ha l'intuito di costruire, con Marlene come materiale, la donna del momento: tra il passato e la tabula rasa dei dati storico-sociali e di costume che di l a poco far il potere nazista), le due incursioni in altrettante dive del calibro di Vivien Leigh (Vivien dunque Scarlett a partire dall'aspra condizione di una corporeit senza mediazioni) e Bette Davis ci danno l'idea non solo del ruolo insostituibile dell'elemento femminile nel cinema americano, ma della capacit di queste due attrici di giocare col doppio di s e restituire allo spettatore una ricchezza di recitazione rara nel cinema di tutti i tempi. L'ultimo saggio su Film di Alan Schneider affronta il rapporto filosoficamente assurdo Beckett-Keaton dalla prospettiva quanto mai evocativa dell'addio a un attore e a un cinema. Un libro, in definitiva, che ha il merito di porre molte questioni, anche se non tutte condivisibili. E che richiederebbe alcune puntualizzazioni. Ma un quesito va posto all'autore: davvero Peckinpah nel Mucchio selvaggio sposa l'avventura per l'avventura o non invece il film rispecchia una lezione terribile per qualsiasi schematismo ideologico?

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LA RIVISTA

ESTETICA
di IAIN CHAMBERS

ESTETICA. STUDI E RICERCHE


La rivista semestrale Estetica. Studi e Ricerche diretta da Daniele Giugliano (Luciano editore) sar distribuita nelle librerie ai primi di giugno. un monografico dal titolo Per un museo postcoloniale, curato da Iain Chambers, Lidia Curti, Alessandra De Angelis e Giulia Grechi. La rivista gi in passato ha cercato di cogliere quei limiti di intersezione tra riflessione etico-politica ed estetica. In particolare, come si pu vedere nel saggio di Chambers (che pubblichiamo in parte), in questo numero la questione centrale quella della memoria estetica, come atto politico, in un'epoca-mondo di immigrazioni. Risponde alle domande: un museo, oggi, in Europa, in grado di rappresentare e di confrontarsi con l'immaginario di un migrante nordafricano, centroafricano, asiatico? La storia che un museo europeo oggi registra, rispetta le storie dei migranti? rovine, le trame temporali e lincompiutezza che accompagna la densit delle forze e delle contingenze storiche, sono le prime, con la cancellazione []dellambivalenza, della complessit storica e della peculiarit delle circostanze moderne, ad aver cercato di dominare, storicamente, la costruzione dei musei come spazi espositivi.4 Stanze bianche e sepolcri Dimentichiamoci, per un momento, di quelle versioni della memoria che sono appannaggio esclusivo di Freud la repressione inconscia del passato di un individuo per abbracciare altri modi di memoria, che si incarnano nel passato, nel presente e nel futuro di corpi, materie, pratiche e affettivit. Si potrebbe tenere conto della memoria, anzich come di un oggetto da recuperare o da negare, come di una dinamica continua, le cui pulsazioni consce e inconsce sollevano incessanti questioni di propriet, potere e violenza: quale memoria ha da essere riconosciuta, raccolta e rivendicata? La memoria di chi? Quella forza concettuale violenta, che esercita sovranit sui ricordi, istituendo e autorizzando cos il passato (e il presente), invariabilmente esposta a una serie di dinamiche che tracimano qualsiasi arresto definitivo o collocazione individuale. La memoria diviene qui passaggio, o area di transito, che unisce passati, presenti e futuri in una configurazione che si dispiega ostacolando qualsiasi punto di vista unico o individuale. Questo concetto di memoria non suggerisce tanto lidea di un recupero, quanto quella di compito da assumere. Ci rende evidente sia le continue rielaborazioni della modernit, sia il suo stato profondamente migratorio, continuamente forzato a muoversi da altre storie, culture e narrative, e dalle loro pretese sul mondo moderno. Il trauma della memoria non ha pi tanto a che fare con quel che ci sommerge dal passato, ma piuttosto con quel che insiste pervicacemente, dopo il lutto e il dolore, a disturbarci e ad assediarci tra scenari presenti e futuri. A questo punto, la memoria evoca lo scenario contemporaneo di una modernit spossessata. evidente, ormai, che esistono altre zone, territori repressi e ribelli, che non stanno semplicemente l, in attesa di una nostra definizione, analisi o decisione. In questi luoghi i poteri della rappresentazione, nellinevitabile interazione e connessione di passati e presenti molteplici, incontrano anche la rivendicazione dei subalterni allopacit e allinvisibilit; incontrano, cio, il rifiuto allapparire e allessere rappresentati dal nostro punto di vista. Registrare linsistenza del non-detto, dellinaudito, il modo critico di provocare lingiunzione dellintervallo, del taglio, dellinterruzione che marchia una particolare narrazione egemonica del tempo con altri tempi: altre vite e altri archivi che aspettano ancora di essere raccontati. In questo passaggio voluto - dal museo inteso come cripta nazionale e cimitero commemorativo, a una rete migrante di tracce e memorie larchivio si apre a una questione di avvenire, la domanda dellavvenire stesso, la domanda di una risposta, di una promessa e di una responsabilit per il domani.5 in questo senso che larchivio diventa una macchina desiderante, per tornare alle parole di Georges Didi-Huberman con cui comincia questo articolo. Come tale, esso non pi la richiesta di accumulazione crescente, che sostiene il presente contro la minaccia di una possibile scomparsa nel passaggio del tempo, ma, piuttosto, il sito della redistribuzione continua di memorie che invitano il futuro.

Decostruire il museo. Come immaginare e concettualizzare spazi e pratiche museali alla luce delle storie, delle culture e delle vite che tali istituzioni hanno sistematicamente escluso nel corso della loro formazione? questa la sfida del museo postcoloniale e delle pratiche che lo accompagnano, che portano a unelaborazione diversa dei processi didentificazione, catalogazione ed esibizione di materiali, essi stessi annunci tangibili di storie spesso celate, di culture impenetrabili e di vite clandestine. Se il museo, sia nelle sue varianti nazionali sia in quelle pi locali e settoriali, ha molto a che fare con una narrazione del passato che si sforzi di stabilire una lettura condivisa del presente, si deve riconoscere, allora, la necessit di reindirizzare e ripercorrere quella tradizione attraverso lelaborazione ininterrotta dinizi sempre nuovi. I linguaggi e i lessici ereditati, a questo punto, sono inevitabilmente soggetti a essere interrogati, esposti a domande e interessi che mai prima avrebbero autorizzato. Non si tratta semplicemente di espandere le pratiche e gli spazi esistenti fino a includere ci che un tempo era escluso e negato. Ci troviamo di fronte a uno smantellamento molto pi radicale delle strutture di raccolta, mostra e catalogazione che abbiamo ereditato: siamo coinvolti, cio, nella decostruzione di una particolare formazione storica e culturale. In questo senso, come Jacques Derrida ci ha cos efficacemente ricordato, il passato obliterato, represso, rinnegato a emergere dalle pieghe di un tempo che ci viene incontro dal futuro. Su questa mappa molto pi estesa ci confrontiamo con relazioni di potere asimmetriche, che a loro volta ci forniscono strumenti cartografici per orientarci al cospetto di orizzonti pi ampi e intrecciati. Il transito critico nello spazio che si dispiega la mappa non definitiva, n stabile sempre unopera di viaggio, di traduzione. A chi spetti tradurre e viaggiare, qui, non mai una domanda neutrale. A chi spetti parlare e definire la rotta a malapena una questione di scienza o di oggettivit accademica (gli stessi concetti sono definiti e progettati dalle parti coinvolte). Contro gli interessi della nostra eredit culturale pi prossima, dobbiamo spostare la questione, per prendere in considerazione lassemblaggio e la regolamentazione degli apparati del potere. l, oltre ogni arresto dovuto alla giustificazione storica, culturale e ideologica locale, che le questioni del museo e della biblioteca postcoloniali abitano la dimensione planetaria, senza rimandare immediatamente alla mia storia o alla loro cultura. Dapprincipio si tratta di un luogo di domanda, apparentemente vuoto: lo spazio di un museo ancora da venire. E tuttavia, al contempo, il museo delloggi non ridotto al grado zero. Alla ricerca di uno spazio critico, ci che si sta proponendo

SAGGI MEMORIE, MUSEI E POTERE

Il museo e la biblioteca postcoloniale, altri spazi possibili


Recenti dibattiti e interventi hanno messo in discussione la centralit delle esposizioni per come sono rappresentate in Occidente
un taglio, o uninterruzione, dei linguaggi e dei lessici vigenti di collezione e di catalogazione, che possa permettere lemergere di un altro orientamento, di un altro spazio. proprio in questi termini che va riconosciuto il potere museale di narrare lappartenenza individuale e collettiva non solo alla nazione (o allastratta comunanza umana), ma anche a interessi pi locali e specifici. Questo potere non meramente istituzionale, e neppure subto passivamente in modo unilaterale. un potere profondamente affettivo, che incoraggia adesione, complicit e una volont complessa di assoggettarsi alle premesse culturali della sua agenda storica. Non si pu distruggerlo o cancellarlo facilmente. Si pu, tuttavia, rielaborarlo e ridefinirlo. Di l dalle pesanti ansie di catalogazione e definizione (cio di costruzione di un apparato che riconosca le complessit che operano oltre le sue mura, e vi risponda in gradi differenti), i musei sono soprattutto dogane della memoria. Ed proprio qui che si deve operare pi nettamente il taglio critico. Abituati come siamo a considerare la memoria, e con essa i musei, le storie e le vite gi vissute come cose del passato, fuggiamo ed evitiamo lidea pi radicale e disturbante che la memoria (e la storia) sia perennemente presente come una forza soggettiva e soggiogante. Il museo, come insieme di pratiche, sistemazione discorsiva di sapere, istituzione fisica e presenza culturale, una configurazione contemporanea del passato. Prende in custodia e cerca di rappresentare ci che accaduto; ma ci che accaduto anche ci che stato dimenticato, marginalizzato, oscurato, nascosto e infine negato. In questo senso lautorit del museo costretta anche, in qualche modo, ad assumersi la responsabilit di ci che non pu rappresentare. Cos arriviamo alla soglia di unaltra comprensione degli spazi museali possibili, che dovranno essere riempiti di riconoscimenti futuri. Memorie di una modernit spodestata In I frutti puri impazziscono James Clifford scrive che in occidente il collezionismo stato a lungo una strategia del dispiegamento possessivo dellio, della cultura, dellautenticit.1 La proposta di un museo postcoloniale mette chiaramente in questione questo modo di fare. Lappello allautenticit come segno distintivo di una verit orientata al possesso esposto a forze molto pi planetarie e selvagge. la stessa natura del s, e della cultura che lo accompagna, a essere necessariamente sfidata. Sia la memoria di chi? dove? e come? sia la sua realizzazione istituzionale nellarchivio o sugli scaffali, vanno ripensate. Se gli oggetti che sono raccolti nel museo tradiscono una precisa economia politica e psichica che ruota intorno a una presunta sovranit dellindividuo, allora dobbiamo anche riconoscere che proprio ci che forma il cuore e la sostanza della nostra individualit, la nostra soggettivit, le sensazioni, il linguaggio, e le abitudini, per definizione non possono appartenerci in maniera esclusiva in quanto individui.2 Ci potrebbe forse incoraggiarci a spostare lattenzione dagli oggetti singoli delleconomia politica liberale, centrati sullindividualit della soggettivit, alla configurazione incessante di archivi che sono assemblaggi di flussi culturali, connessioni storiche e reti sociali. Inoltre, nello specifico del museo darte, potrebbe contribuire a

spostare il focus dallartista individuale, autore delloggetto e dellopera darte, alla scena pre- e post-individuale di quel che Bracha Ettinger chiama artworking (loperare dellarte) in presenza di una memoria feconda.3 Ancora una volta necessario insistere sullidea che la memoria non un oggetto perduto, avvolto e nascosto nelle pagine polverose del passato, ma piuttosto il motore di pratiche tutte contemporanee, che a loro volta promuovono futuri. necessario problematizzare a fondo quelle versioni della memoria, sia individuale sia collettiva, che sono state consegnate al museo moderno e alla biblioteca. Tali ricordi profilano invariabilmente un sentiero di nostalgia, che ci scorta verso quel paese, ora insostenibile, la cui pallida luce ci attanaglia con la melanconia della perdita. Come macchine di memoria i musei accolgono la nostalgia, nelle varianti che Svetlana Boym definisce ristoratrici e riflessive. Se questultime riconoscono i vuoti, le

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ALIAS 26 MAGGIO 2012

STRAGI VIRTUALI

VIDEOGAME
RITA HAYWORTH GEMMA E KINSKI
Cera una volta larcobaleno nero Se c qualcuno che ricorda la provincia americana votata alla trascendenza (ma immersa nellignoranza) rappresentata dalloscuro Arcobaleno nero di Mike Hodges (1991, con Rosanna Arquette), qualcun altro ha ben pensato di andare oltre, e sintetizzare allosso e in astratto ossessioni e guasti dellera reaganiana, posizionando nel 1983 un estenuante confronto a due tra carnefice e vittima, riflesso di una allucinata disfunzione collettiva. infatti Beyond the Black Rainbow il titolo, esordio nelle intenzioni non proprio sommesso di Panos Cosmatos, figlio di quel George Pan ben conosciuto nella medesima epoca per un cinema di tuttaltra stoffa e baldanzosamente pop-reazionario (Rambo 2, Cobra, Leviathan): una giovane donna viene introdotta in un laboratorio sperimentale e sorvegliata da un enigmatico scienziato, affinch gli ostacoli a una percezione differente ed estesa vengano man mano a cadere, per lei e per chi la guarda, forse altrettanto sofferente, invitato a sostenere la rigidit di un design visuale che spazia (si fa per dire...) tra Kubrick e Tarkovskij, con tanto di synth-muzak ulteriormente a perseguitare... In attesa almeno di una visibilit on demand, dopo una imbarazzata uscita negli Stati Uniti: in realt, non si uccidono cos anche i midnite movies? Nicolas Pereda Nato nel 1982, il messicano Nicolas Pereda emerge silenziosamente ma con determinazione come figura-chiave dellultimo mucchio di filmakers ibero-americani innovatori della narrazione cinematografica. Il legame con la terra dorigine e la classe lavoratrice che ne esprime lidentit, unito a un misterioso, personalissimo prosciugamento minimale del linguaggio visivo avvicina il suo cinema allesperienza di un Pedro Costa (la trilogia sulla Lisbona del quartiere di Fontainhas ha decisamente fatto scuola), radicalizzando il distacco dalle categorie date di fiction e suo contrario. Entrevista con la tierra (2008), Perpetuum Mobile (2009: il condizionamento materno esercitato su un camionista ventiquattrenne), lincontro poetico con suor Juana Ines de la Cruz di Todo, en fin, el silencio lo ocupaba (2010), i dolori di Citt del Messico e la fuga nella foresta di Juntos (2009): tutto disponibile sulla piattaforma/social network dessai Mubi (www.mubi.com) . Rita e i gatti bastardi Immediata, doverosa segnalazione per un notevole repechage proveniente dagli archivi Warner: dimportazione, a meno di 20 dollari (su www.diabolikdvd.com) The Cats, ovvero I Bastardi, produzione internazionale del 1968 per Duccio Tessari, con trio mozzafiato, mamma Rita Hayworth e i suoi due pargoli criminali Giuliano Gemma e Klaus Kinski. Successivamente a una serie di omicidi causata da un furto di preziosi, cresce la tensione tra i fratelli Adam e Jason, diretta verso un violentissimo regolamento di conti finale, a cui non estranea la fidanzata del secondo, mentre lalcolizzata madre sembra attaccata maggiormente al whisky piuttosto che al destino dei figli: da non dimenticare che Hayworth subentr nella deliziosa proto-tarantinata dopo il rifiuto di Joan Crawford.

In pagina due immagini da Prototype 2 e in basso da Im alive

Un videogames post-apocalittico per Xbox e PS3, che ci catapulta in un mondo devastato da un terremoto perpetuo
questo tempo ma il personaggio che ci troviamo a controllare (in terza persona nell'esplorazione, ed in prima negli scontri a fuoco) non possiede praticamente nulla se non una piccola videocamera e discrete abilit da scalatore. Dovremo farci strada nella desolazione urbana di Haventon difendendoci da bande di predoni ed aiutando le persone in difficolt fronteggiando la scarsit delle risorse e la desolazione che ci circonda. Ma quella che abbiamo di fronte, come gameplay, non un'avventura, nemmeno un action adventure, almeno non in stile Tomb Raider: piuttosto occorre tornare all'idea di platform dato che le azioni (e i percorsi) da compiere sono sempre predefinite e il nostro compito trovare quelle giuste all'interno delle possibilit a disposizione (o ricominciare da capo tutto il livello). Cosa non semplice perch non ci concesso di approcciare liberamente alcuni personaggi non giocanti e solo utilizzando l'azione corretta riusciremo a sopravvivere. Ma anche con l'approccio giusto non sar agevole, ad esempio, superare una banda di 4 predoni armati solo di un machete e di una pistola con un solo colpo o addirittura scarica, o arrampicarci lungo cornicioni di palazzi in rovina con a nostra disposizione solo qualche chiodo da roccia. Tutto sommato per il gameplay ostico (sar estremamente facile morire anche in modalit normale) accresce il mood post-apocalittico del titolo che ci porta a riflettere come questo genere stia tornando di moda. A braccetto col Metro 2033 Universe, ma anche con la paura nucleare o di guerra su scala mondiale come negli ultimi FPS blockbuster Call of Duty e Modern Warfare, I Am Alive ci propone un mondo devastato in cui la polvere di cemento degli edifici distrutti dal terremoto come quella delle Torri Gemelle abbattute cala a soffocare i sopravvissuti, ma a differenza di quella, non si posa e continua a erodere vite e a impedire che le citt siano ricostruite. Come se la crisi globale, oltre ai salari, erodesse le speranze e i sogni che si esprimono tramite l'immaginario, anche videoludico.

PROTOTYPE 2 PS3 E XBOX 360

Un supereroe mutante per liberare New York

di FEDERICO ERCOLE

inevitabile che nei videogame ci siano nemici da abbattere, fa parte del gioco dai tempi di Space Invaders. Ci sono creature tenere e caramellose ma perfide, orripilanti mostruosit di ogni misura e crudeli nazisti. Chi videogioca ha eliminato nemici di ogni tipo, talvolta con dispiacere, come avviene con i colossi in Shadows of The Colossus dove, per risorgere un amore perduto, si eliminano gigantesche e splendide bestie divine. giusto che si provi un senso di colpa, o lombra di un sentimento simile applicato ad una finzione, quando si uccidono dei nemici, trasforma il videogioco in una riflessione etica sulla violenza e sul suo esercizio. importante che ci siano autori come Hideo Kojima che ci consentono di non ammazzare nessuno nei loro videogiochi, sebbene trattino di guerra. Ma in Prototype 2 di Radical Entertainment, appena uscito per PS3 e Xbox 360, non si sente rimorso alcuno a decimare i nemici, anzi siamo vittima di una cupa sete di distruzione e talvolta, anche quando non necessario, inseguiamo un sopravvissuto per vederlo giacere sanguinante sui marciapiedi e, se sentiamo un pizzico di vergogna per tanta strage virtuale, scuotiamo le spalle e ci diciamo tanto solo un videogame. Questo istinto omicida virtuale nasce dal fatto che pochi nemici, forse nessunaltro, sono peggiori di

quelli che compaiono nel primo e secondo episodio di Prototype: corpi speciali governativi, mercenari prezzolati da multinazionali delle armi e scienziati senza il minimo rispetto per la vita umana; gentaglia che uccide civili, anche donne o bambini e fanno esperimenti su di essi trattandoli come cavie. Ascoltando il documento registrato recuperato da un cadavere sentiamo un soldato sparare a un bambino autistico davanti alla madre solo perch non parla. troppo, non c educazione pacifista n morale non-violenta che tenga: dobbiamo distruggere ognuno di questi disgustosi esemplari di vita elettronica, e il gioco ci da il potere di farlo. Sequel diretto del cult del 2009 Prototype 2 si svolge a New York City, territorio in quarantena dove i

cittadini sono vittima di un terrificante virus diffuso dagli stessi scienziati che sono stati mandati con la scusa di contenerlo. Questa volta, intuizione drammatica affascinante, il protagonista del primo episodio lantagonista del nuovo personaggio principale, il soldato Heller, che lo ritiene responsabile della morte della sua famiglia. Il virus degrada gli esseri umani in zombi e creature mostruose ma trasforma Heller in un supereroe mutante in grado di sventrare carri-armati con artigli giganti e fare a pezzi elicotteri con tentacoli blobbosi. Pu correre sui muri, volare e assorbire ogni essere vivente. Lideale per liberare New York dai suoi aguzzini. La struttura ludica di Prototype 2 ricorda quella di giochi free roaming come Grand Theft Auto, per cui viaggiamo per la metropoli con un certo margine di libert. Muoversi per New York con i nostri super poteri ci ricorda un altro notevole esempio della nuova letteratura superomistica elettronica, InFamous di Sucker Punch, e ne ricaviamo la stessa impressione, ovvero che le grandi citt contemporanee siano state create solo per super eroi e mostri. Inoltre in Prototype evidente e inquietante che il passaggio da metropoli a campo di concentramento fin troppo facile e fa parte dei geni insiti nel concetto stesso di citt: un luogo dove contenere i cittadini, un posto in cui radunarli, controllarli e sfruttarne la vita e il lavoro. Non c metafora n allegoria alcuna in Prototype 2 perch la violenza della storia che racconta non ne ha bisogno, parla da sola. Come ogni opera horror davvero riuscita il lavoro di Radical Entertainment politico e ribadisce, con truce splendore e sanguinaria belt, lanima rivoluzionaria e ribelle di questo genere.

I AM ALIVE

Tornare a casa vivi tra nubi di polvere sismica


di FRANCESCO MAZZETTA

I Am Alive un gioco che ha avuto una genesi travagliata: inizialmente sviluppato da Darkworks, progressivi tagli di budget da parte del produttore Ubisoft hanno fatto s che lo sviluppo passasse a Ubisoft Shangai e che il gioco uscisse solo in digital delivery sui marketplace di Xbox e PS3. Nonostante le traversie subite dallo sviluppo - traversie peraltro che si riflettono soprattutto in un gameplay penalizzato da una eccessivamente limitata variet di situazioni e dall'assenza di un free roaming che al contrario ne avrebbe fatto quasi un capolavoro - I Am Alive un gioco interessante e a tratti addirittura affascinante. La premessa un enorme terremoto che ha devastato gli Stati Uniti e un ininterrotto sciame di scosse che a distanza di un anno continuano a tormentare gli esseri umani impedendo, con nubi tossiche di polvere di cemento nelle citt, la ricostituzione della civilt. Il protagonista torna ad Haventon dopo una peregrinazione durata appunto un anno per ricongiungersi con la moglie e con la figlia. Non sappiamo cosa gli sia successo in

Non c metafora in Prototype 2 perch la violenza che racconta non ne ha bisogno, parla da sola, ed ha gi superato il confine tra fiction e realt

ALIAS 26 MAGGIO 2012

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I FILM
BAD HABITS STORIES
DI AUTORI VARI, CON MANILA AIELLO, LUCREZIA PIAGGIO. ITALIA 2012

SINTONIE
Studio Ghibli di Hayao Miyazaki che firma soggetto, sceneggiatura e regia, disegna i personaggi e costruisce i modellini. Ogni inquadratura esplode nella vertigine di lampi e rapsodie visive, opere d'arte seriali ad alta quota, una trama del fantastico complessa. Lputa lisola fluttuante nel cielo, abitata da musicisti e matematici privi di senso pratico, o meglio di vocazione al profitto. Titolo e doppiaggio scelti in accordo con la Ghibli da una Lucky Red ammirevole nel distribuire tutto il patrimonio Miyazaki (il dvd del Castello nel cielo fu ritirato dalla Buena Vista dopo una breve uscita nel 2004). (m.c.) CHRONICLE
DI JOSH TRANK; CON MICHAEL B. JORDAN, MICHAEL KELLY. GB USA 2012

A CURA DI SILVANA SILVESTRI CRISTINA PICCINO, MARCO GIUSTI, ROBERTO SILVESTRI, GIULIA DAGNOLO VALLAN, ARIANNA DI GENOVA, MARIUCCIA CIOTTA

IL FILM
SILENT SOULS
DI ALEKSEI FEDORCHENKO; CON IGOR SERGEYEV, YURIY TSURILO, YULIYA AUG, IVAN TUSHIN, VIKTOR SUKHORUKOV. RUSSIA 2010

Diretto da Egidio Ferrara, Enrico Tubertini, Giulio Reale, Umberto Del Prete un film a episodi tra fantasia, magia e umorismo, feste al celibato, pulsioni sentimentali, bacchette magiche, e un racconto di Dacia Maraini. DIETRO IL BUIO
DI GIORGIO PRESSBURGER, CON SARAH MAESTRI, GABRIELE GERI. ITALIA 2012

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ora la domanda di un racconto che si fonda sugli atti processuali e sulle sentenze della corte di appello di Genova. L'assalto alla Diaz la scena madre, ritorna, si dilata nel tempo (cinematografico), l'imbuto in cui i diversi punti di vista convergono in uno solo (c.pi.) HUNGER
DI STEVE MCQUEEN, CON MICHAEL FASSBENDER, LIAM CUNNINGHAM. GB IRLANDA 2008

Il viaggio di una giovane donna, una sorta di Euridice moderna attraverso una Casa di Riposo dalla quale il marito la vuole far uscire per riportarla alla vita normale. Si scoprir a poco a poco, che si tratta di un viaggio nellal di l, nel tentativo di uscire, grazie ad un permesso speciale, dal mondo dei morti, per tornare a quello dei vivi, accanto allamato marito, scrittore di successo, che, ancora innamorato di lei, la vuole riportare alla vita. Tratto dallopera teatrale Lei dunque capir di Claudio Magris. FALLO PER PAP
DI E CON CIRO CERUTI, CIRO VILLANO, CON ROBERTA GIARRUSSO, GIACOMO RIZZO. ITALIA 2012

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ISOLE

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Ci sono pi Schlock e Roger Corman che Blues Brothers in questa cronaca di vita di liceo che combina solide radici mitologico letterarie e intelligente backround cinefilo dalla sensibilit ipercontemporanea non lineare, del cinediario da web per uno sguardo dinsieme da Icaro a The Blair Witch Project a X-Men. Il film lievita verso un clamoroso finale volante. (g.d.v.) COSMOPOLIS
DI DAVID CRONENBERG, CON ROBERT PATTINSON, JULIETTE BINOCHE. USA 2012

1981, Bobby Sands il militante dellIra trovato in possesso di armi, condannato a una lunga pena esige di essere trattato dal nemico con lo status e la dignit del prigioniero politico. Il sacerdote irlandese cerca invece di riempire di sensi di colpa il suo gesto, per resta convinto della politicit del suo gesto estremo. La storia dar ragione a lui e ai suoi compagni. (r.s.)

COCTEAU E MLIS DANZANO DI NUOVO


DANCE AGAIN Usa, 2012, 4, musica: Jennifer Lopez con Pittbull, regia: Paul Hunter, fonte: Mtv

Il titolo originale Ovsyanki (tradotto come zigoli) il nome di una specie di passeri dal piumaggio brillante e dal piacevole cinguettio, un soprannome dato anche alla bella Tanya defunta in attesa di funerale. E non una semplice cerimonia, ma un complesso rito fatto in solitudine che coinvolge il marito Miron e un suo dipendente, appartenente al suo stesso popolo quasi estinto, i Merja, una trib ugro finnica del lago Nero nella Russia centro occidentale. Il linguaggio essenziale e disteso, un affascinante viaggio nelle profondit del tempo a partire da una ambientazione moderna, una cartiera in piena funzione. Il film, come altri celebri, scorre lungo il fiume ed un fiume della storia, delle tradizioni, degli usi e costumi che si perdono per sempre, tanto che forse di alcuni dettagli neanche ci si ricorda pi. Resta il fuoco dove bruciare il cadavere e le ceneri da spargere nellacqua e, legame sottile tra vivi e morti, il racconto della intima vita coniugale che deve servire da elaborazione del lutto. Aist che nella cartiera lavora come fotografo ed anche un raccoglitore di memorie del suo popolo, anche se non cos esasperato come il padre poeta, fa la cronaca del lungo viaggio, mentre la scheggia impazzita sono i due passeri che svolazzano nella gabbia collocati in macchina a ricordarci qualcosa che ci sfugge. (s.s.)

REGIA: STEFANO CHIANTINI, CON ASIA ARGENTO, IVAN FRANEK. ITALIA 2012

Due fratelli dopo un litigio si rivedono dopo otto anni. Il padre fa di tutto per farli riappacificare, mentre uno dei due figli alle prese con il dramma della propria donna in continua attesa di una maternit che non arriva mai e riappare dal passato un amore mai dimenticato. LA FUGA DI MARTHA
DI SEAN DURKIN, CON ELIZABETH OLSEN, CHRISTOPHER ABBOTT. USA 2012

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Una giovane donna cade in una grave crisi di identit dopo avere lasciato i confini di una comunit-setta rurale. Tra sconvolgenti sprazzi di ricordi dal passato e visioni di un futuro pericoloso, sopraffatta da un confuso senso di timore che la getta in preda a misteriosi sensi di colpa. ATTACK THE BLOCK INVASIONE ALIENA
DI JOE CORNISH, CON NICK FROST, JODIE WHITTAKER. GB FRANCIA 2011

Una ragazza cammina per le strade buie di un quartiere a sud di Londra quando una banda di adolescenti la assale, derubandola di cellulare, borsetta, anello di fidanzamento. Allimprovviso, una misteriosa palla di fuoco esplode dal cielo precipitando su una macchina parcheggiata nei pressi, distruggendola. Dalla carcassa dellauto emerge una viscida e minacciosa creatura aliena che i cinque uccidono e portano in trionfo nel loro palazzo, l vicino. Ma lattacco alieno appena cominciato. (esce il 30 maggio) THE AVENGERS (3D)
DI JOSS WHEDON; CON CHRIS HEMSWORTH, SCARLETT JOHANSSON. USA 2012

Teorema sul cybercapitale, segnale purissimo di fine Novecento, ex-voto alle rivoluzioni in corso, il film dalla composizione ellittica il manifesto di Occupy-Wall Street nellinterpretazione del pi morale dei registi che compie detour politici su ogni riga di Don De Lillo. La limousine bianca al ralenti nel traffico di Manhattan una metafora vivente lunga dieci metri, un microcosmo attrezzato di monitor luminescenti che conduce da Park Avenue allinferno di Hells Kitchen il miliardario Eric Packer con la faccia pietrificata dellex-vampiro di Twilight, tanto per rinviare ai succhia-sangue dellalta finanza. E se lo scrittore americano della post-modernit data i suoi appunti aprile 2000, premonizione della crisi globale, Cronenberg li proietta in uno spazio atemporale, lambiente claustrofobico dellauto lievita e si dissocia dal presente. il regno del potere invisibile come gli algoritmi della Borsa che salgono e scendono a ritmo musicale, una zona morta dove il regista canadese comprime sotto la superficie asettica i mostri pi feroci del suo cinema. (m.c.) DARK SHADOWS
DI TIM BURTON, CON JOHNNY DEPP. USA 2012

Tre personaggi vivono nel loro isolamento e nel silenzio perch dolore o difficili situazioni hanno segnato il loro destino. Isole nellisola (siamo alle Tremiti), ma tra loro si crea una profonda comprensione: una ragazza muta (Asia Argento), lanziato prete appena uscito dallospedale, limmigrato senza documenti. Alta tensione emotiva, interpretazioni notevoli. Il film esce in sala e si potr vedere dal 16 maggio online sul sito www.larepubblica.it (s.s.) SISTER
DI URSULA MEIER; CON LA SEYDOUX, KACEY MOTTET KLEIN. FRANCIA 2012

Per la gran parte il solito clip glamour della Lopez, con la partecipazione di Pitbull, anche se, visivamente (sia per i tagli di luce che per le trovate scenografiche), Dance Again ha un suo interesse. A dirigerlo, del resto, il veterano Paul Hunter, autore di altri video per la popstar. Certo, lidea di trasformare con un trucco vecchio come il cucco (Le Sang dun pote di Cocteau, 1930, per non parlare di Mlis e di altri pionieri del cinema muto) il pavimento in soffitto e viceversa, magari riempiendolo di corpi umani, abusato, per mantiene una sua suggestione, soprattutto mescolata ad altre sequenze dove la Lopez trasmette una grande sensualit. Dance again comunque superiore al precedente clip On the Floor, tratto sempre dallo stesso album. ONLY THE HORSES

IL FESTIVAL
SICILIA QUEER FILMFEST
PALERMO, CINEMA ROUGE ET NOIR (VIA UMBERTO GIORDANO 67) 1-7 GIUGNO

Usa, 2012, 340, musica: Scissor Sisters, regia: Lorenzo Fonda, fonte: Mtv Uk

Storia di un amore doloroso e impossibile, di una complicit assoluta e feroce, di un mondo diviso dallalto delle stazioni sciistiche affollate dai vacanzieri di lusso e il basso di chi abita l, i ragazzini delle case popolari, i lavoratori stagionali. Simone un ragazzino quasi adolescente che vive con sua sorella, tanti uomini per storie destinate a finire male e che vive quel fratellino come un peso. Ma lui sempre occupato con i vacanzieri a rubare e rivendere sci e altri accessori. Un legame forte e violento. (c.pi.) NON VOGLIO MORIRE DA SOLO
DI TSAI MING-LIANG, CON SHIANG-CHYI CHEN, LEE KANG-SHENG. TAIWAN FRANCIA 2006

4 cavalli bianchi lanciati a tutta velocit sono legati a corde che fanno saltare altrettanti tappi di una struttura piramidale dai cui buchi fuoriescono getti di vernice colorata, che ricoprono i quattro membri della band statunitense. Curioso videoclip questo Only the Horses, giocato su un ralenti allinizio quasi insostenibile rispetto al ritmo veloce del brano, e su un montaggio alternato che crea suspence quasi sul nulla. Bello per i tagli di inquadratura e per leleganza minimale, il simbolismo resta comunque piuttosto oscuro, anche perch non collegato al testo della canzone. Il giovanissimo regista (originario di Modena) autore sia di music video sia di spot ed ormai lanciatissimo a livello internazionale. ALL IN GOOD TIME

La seconda edizione di Sicilia Queer, festival internazionale di cinema glbt e nuove visioni, madrina Vladimir Luxuria, propone un programma con i migliori lungometraggi e documentari internazionali, concorso per cortometraggi, omaggi e approfondimenti dedicati a Serge Daney e Werner Schroeter, tavole rotonde, letteratura queer con la presentazioni di libri, mostre e appuntamenti teatrali. Si tratta di un festival indipendente che ha fatto rete con i movimenti per la riappropriazione degli spazi ideando iniziative comuni con altri festival (come il SiciliAmbiente, il SoleLuna DocFest), condividendo progetti con gli studenti della Scuola di Cinema. Limpegno teorico della manifestazione si nota anche dal catalogo che propone scritti di Jacques Rancire, Linda Williams (docente a Berkley di Film Studies e teorica di pornografia), Ignazio Licata, Vittorio Lingiardi, Giulia de Spuches, Giorgio Vasta, . Da segnalare le mostra di Canecapovolto, Igor Scalisi PalminteriI e Alli Traina, Alessandra Rosciglione. Si inaugura venerd alle ore 17 con lintervista di Regis Debray a Serge Daney e con lepisodio di Histoires du cinma di Godard in cui interviene Daney. (s.s.)

LEDICOLA
FRIGIDAIRE E IL NUOVO MALE
IN EDICOLA

Una schiera di eroi coi geni modificati nel sangue chiamato a sventare Loki, fratellastro bacato di Thor (Chris Hemsworth) supereroe con lossessione del martello. Gli altri sono Robert Downey jr uno strafottente Ironman, Chris Evans Capitan America con la new entry Bruce Banner alias lincredibile Hulk. Il regista, da sempre un appassionato dei fumetti Marvel ha un sepolcrale passato di successi come Buffy lammazzavampiri e Angel. Distribuisce Walt Disney. (fi. bru.) IL CASTELLO NEL CIELO
DI HAYAO MIYAZAKI. ANIMAZIONE. GIAPPONE 1986.

Burton gioca con l'immortalit in un bazar di memorabilia, tra lupi mannari e Crocodile rock, alla ricerca impossibile di un presente dove fermarsi. Fruga nei bauli della paura, dietro alle sue creaturine mostruose, tutte fil di ferro, canapa scucita, occhi sbilenchi, autoritratti. Il vampiro Barnabas dei mille episodi Abc (66-71) salta fuori dalla memoria degli esseri anormali, reietti e cadaverici. Depp riprende la sua faccia di cera ed Barnabas, signorino nella tenuta di Collinswood, padrone della citt che dal 1750 porta il suo nome. Poi la maledizione. Poi il risveglio da vampiro nel 1972 alle prese con pantaloni a zampa d'elefante. Burton orchestra una commedia nera dai toni camp sull'essere sempre fuori dal proprio tempo. (m.c.) DIAZ
DI DANIELE VICARI, CON ELIO GERMANO, CLAUDIO SANTAMARIA. ITALIA 2012

Incastonato tra due capolavori Nausicaa nella valle del vento ('84) e Il mio vicino Totoro ('88) Il castello nel cielo il film d'esordio dello

Diaz non cerca il colpevole, vero o presunto, ma prova a riflettere (e a fare riflettere) sulle conseguenze di quella democrazia malata, e sulle sue modalit. Come possibile che sia accaduto qui, tra noi,

Esordio del regista a Kuala Lumpur, la citt dove nato, magnifico impasto del suo cinema. Siamo nella Kuala Lumpur del nuovo millennio popolata da immigrati, non parlano il malese e spesso si guardano anche tra loro con diffidenza, se non aggressivit, per difendere quel poco che hanno. Sfruttati, denigrati, picchiati, vivono in ogni spazio possibile, ammassati su terrazze, sottoscala, vecchi palazzi pericolanti, soffitte per i quali pagano ai propri padroni quasi tutto il loro guadagno. C' un senso di malattia profonda nel film, forse pi acuto che negli altri suoi lavori a cominciare dallo straniamento esasperato di un'immagine quasi documentaria. Un ragazzo di cui non sentiremo mai la voce (Lee Kang-Sheng, icona di Tsai Ming-Liang) picchiato quasi a morte, accolto da un altro emigrato dal Bangladesh che divide con lui il materasso. Una ragazza cinese cura un giovane ricco in coma. Stessi gesti ma senza dolcezza. Lei e Lee Kang Sheng si piacciono, si amano, l'altro si dispera ma c' posto anche per lui. La storia d'amore doveva essere tra i due ragazzi poi per l'attore indiano, che non professionista, musulmano e l'omosessualit era per lui un tab troppo forte, cos la sceneggiatura cambiata. (c.pi.)

Canada, 2006, 330, musica: Ron Sexsmith, regia: Chris Mills, fonte: Youtube.com

Ron Sexsmith una sagoma disegnata e animata in un contesto composto da layers fotografici tridimensionali, mentre prende ascensori, entra dentro palazzi e va in giro per strade che sembrano quelle californiane. Molto interessante questa mescolanza di animazioni artigianali (realizzate da J. Lee Williams) su background reali, probabilmente filmati con una semplice videocamera amatoriale. YOU ONLY LIVE ONCE

Sono in edicola i nuovi numeri dei due mensili diretti da Vincenzo Sparagna: Frigidaire n.242 e Il Nuovo Male n.7. In Frigidaire, come ogni mese, reportage, fumetti e racconti. Tra i reportage un servizio di Gianni Sartori sullA31, lautostrada veneta dove sono stati riciclati rifiuti tossici; uninchiesta di Graziano Graziani dalla comunit per tossicodipendenti di Citt della Pieve; reportage da San Francisco di Paolo Pontoniere sullimportanza del bilinguismo nella prevenzione dellAlzheimer. Da segnalare anche il racconto di Aleksej Meshkov su un agente di borsa di Wall Street nella crisi dei mutui americani. Tra i fumetti Silent Shit di SS Sunda sulle crudelt della vita familiare, The Pop Resistance di Maurizio Ercole e Massimo Perissinotto, le Cartoline da Kryzx di Fabrizio Fabbri. Nel Nuovo Male n.7, oltre alle vignette di Delucchi, Giuliano, Franzaroli, Pinna, Vecchio, Puglia, Laurenzi, Cecigian, Frago, Mal ecc, un altro racconto della serie Joe Cosporco, una nuova avventura di Acciona, il personaggio di Joe Trozki. Nel paginone centrale un altro giornale falso/vero: Il Fattone Quotidiano titolato Marijuana bene comune, spiegato da un robusto editoriale di Marco Trefoglie e articoli di Luca Telepi, Mirko Pannella, Malcolm Cristiani ecc.

LA FESTA
RADIO DAYS
SASSO MARCONI (BOLOGNA) FINO AL 27

Usa, 2003, 320, musica: Suicide Silence, regia: Nathan Cox, fonte: Youtube.com

I 5 componenti della formazione californiana eseguono il brano in un poligono di tiro sotto il fuoco ininterrotto di uomini e donne che imbracciano armi di ogni tipo. I proiettili trapassano i loro corpi con fiotti di sangue che schizzano sulle pareti. Il sound metallaro (che ricorda molto quello dei Rammstein) si fonde con queste immagini di violenza tanto estrema da diventare, come spesso accade, volutamente parodistica e surreale, fino al devastante finale. Il singolo incluso del terzo album dei Suicide Silence, The Black Crown.

MAGICO

La nona edizione di Radio Days, la manifestazione che Sasso Marconi dedica dal 2004 a Guglielmo Marconi e ai luoghi delle sue scoperte si tiene fino al 27 maggio. Ogni anno viene assegnato il Premio citt di Sasso Marconi ai grandi comunicatori e ai progetti meritevoli di sostegno. Questanno riceveranno il premio tra gli altri, Geppi Cucciari, Roberto Baggio, Luca Mercalli. Si premiano anche i conduttori del programma radiofonico Il Giorno delle Locuste (Bachi e Di Stefano), i progetti Millennium News (i Tg fatti dai ragazzi africani), la Fondazione Marino Golinelli (per lattivit di divulgazione scientifica) e la piattaforma digitale di giornalismo partecipato Women in the City. La cerimonia si tiene sabato 26 a Villa Griffone, la villa di Marconi, dove in giornata prevista anche una visita guidata al museo Marconi. A Villa Griffone si conclude la manifestazione domenica 27 con uno spettacolo (in giornata il mercatino del collezionismo a piazza dei Martiri, visita guidata nellOasi naturalistica di San Gherardo e visita guidata alle meraviglie del giardino botanico Nova Arbora (entrambi con prenotazione). Durante i Radio Days si tengono incontri, presentazioni di libri, eventi di gala, mostre e spettacoli. Per info: www.comune.sassomarconi.bologna.it (s.s.)

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ALIAS 26 MAGGIO 2012

Come dispositivi e tecnologie per ascoltare la musica aiutano a plasmare le nostre vite sociali. Tra moda, manie e marketing fin troppo invasivo
Uno schema per lascolto ideale, la copertina del libro di Magaudda. Una pubblicit Usa dannata per un impianto stereo, sotto una pubblicit audiofila pi recente. Accanto Bush, fiero del suo iPod pieno di country music americanissima. A sinistra un lavoro di Banksy, Steve Jobs, stencil e sticker art sentirla. Ascoltare vuole dire essere davanti alle casse, sullasse che collega la retta che attraversa la disposizione delle casse. Al di l di questo la situazione non ascoltare, sentire, perch un sacco di segnale che ti fa percepire la tridimensionalit del suono non lo percepisci pi quando sei fuori da quella posizione. Il rapporto tra gli audiofili e i propri impianti travalica spesso la semplice passione per la musica. Il pi delle volte gli audiofili hanno un particolare trasporto nei confronti delle tecnologie musicali e i loro comportamenti possono facilmente apparire maniacali e ossessivi. In effetti, per certi versi la loro passione per gli impianti hi-fi pu essere considerata un esempio di feticismo per le tecnologie: ne parlava gi Karl Marx nel Capitale a proposito del feticismo delle merci, ma probabilmente ne osserviamo tutti i giorni degli esempi guardano limportanza attribuita da molti a smartphone o ai televisori Lcd. La questione del feticismo dellhi-fi affiora spesso in molte confessioni degli audiofili appassionati di musica classica e per un'altra met schiavi della societ dei consumi - certamente le loro esperienze con le tecnologie costituiscono una particolare prospettiva per comprendere pi a

di PAOLO MAGAUDDA*

Dal momento in cui nel 1877 Thomas Edison invent il fonografo, gli oggetti e le tecnologie sono divenuti una parte fondamentale della nostra cultura musicale. Se la musica rappresenta un contenuto per sua natura immateriale e intangibile, le tecnologie e i supporti sonori ne costituiscono linterfaccia indispensabile per relazionarci con i suoni registrati; riflettere sugli oggetti e le tecnologie costituisce una prospettiva curiosa e alternativa per comprendere il ruolo della musica nella societ contemporanea. Iniziamo subito con un esempio, pensando a come le trasformazioni della mobilit musicale siano state legate alla diffusione di una nuova tecnologia apparentemente semplice: il walkman. proprio attorno a questo oggetto che la musica e il suono sono divenuti strumenti per acquisire il controllo della colonna sonora delle nostre passeggiate, per gestire le nostre esperienze dello spazio urbano e anche per tenere a distanza le persone che ci circondano e con cui non vogliamo interagire (come ha raccontato qualche anno addietro letnomusicologo inglese Michael Bull sia su queste pagine che nel libro Sounding out the city, uscito nel 2000 e ancora inedito in Italia). Oggetti materiali e tecnologie musicali possono insomma farci comprendere meglio non solo il ruolo della musica nella societ, ma possono dirci qualcosa di nuovo sulle nostre relazioni sociali e possono anche illuminarci sul ruolo delle tecnologie in generale nel dare forma alle nostre esperienze. Soffermiamoci per un momento sul ruolo sociale delle tecnologie in generale. diffusa la vulgata che descrive le tecnologie come magiche e rivoluzionarie (cos Steve Jobs ha per esempio definito liPad presentandolo a giornalisti e

fan). Eppure le tecnologie sono profondamente umane e sono inestricabilmente legate ai nostri bisogni, abitudini, relazioni e agli spazi in cui organizziamo le nostre vite quotidiane. Ecco: ragionare attorno ai dispositivi musicali - iPod, lettori cd, computer o dischi in vinile - ci permette di osservare come essi si intrecciano nelle nostre vite e di comprendere meglio lintricata relazione tra tecnologie e vita quotidiana. Per raccontare il rapporto tra ascoltatori di musica e tecnologie possiamo iniziare considerando uno degli ambiti musicali probabilmente pi elaborati e curiosi: il mondo degli appassionati di impianti hi-fi (o hi-end), i cosiddetti audiofili. La passione per gli impianti ad alta fedelt musicale infatti una forma di consumo musicale molto particolare: la passione degli audiofili per la musica li spinge ad acquistare tecnologie e dispositivi molto elaborati e spesso molto costosi, con lobiettivo di raggiungere la migliore qualit di riproduzione musicale. Se per met la loro passione vede al centro la musica, per unaltra met, invece, le loro attenzioni sono rivolte proprio agli impianti, agli accessori e alle tecnologie. I loro impianti sono costituiti da molti componenti (potenti amplificatori, magari valvolari; casse acustiche molto raffinate; costosi lettori cd, oppure giradischi di produzione artigianale) collegati con costosi cavi (dargento o addirittura di platino) e periodicamente controllati e testati. Non esiste una cifra standard per definire il livello minimo di qualit di un impianto hi-fi; tra gli audiofili che ho intervistato (per il libro Oggetti da Ascoltare. HiFi, iPod e consumo delle tecnologie musicali, Il Mulino, 2012, ndr), il costo degli impianti hi-fi si aggirava da un minimo di 3mila a punte di 25mila euro. Ma gli impianti pi costosi - che si possono incontrare alle fiere annuali dellhi-fi (la pi importante a Milano nel mese di Marzo) - possono raggiungere senza difficolt i 100mila euro. Da un punto di vista meno venale e pi - potremmo dire - filosofico, il mondo degli appassionati di hi-fi rappresenta lincontro tra particolari tecnologie e una altrettanto particolare visione della musica e di come deve essere ascoltata. Una delle distinzioni pi basilari della cultura hi-fi riguarda, per esempio, la differenza tra sentire e ascoltare, due definizioni che rimandano ad attivit differenti e non sovrapponibili. Questa differenza mi stata chiarita da un audiofilo, durante una delle numerose interviste fatte con appassionati di hi-fi. Spiegava: Un conto ascoltare la musica e un conto

LIBRI UNA RICERCA SUL NOSTRO RAPPORTO, A VOLTE INSANO, CON LE TECNOLOGIE MUSICALI

Dacci oggi il nostro mp3 quotidiano


fondo lintricata relazione tra dispositivi musicali, vita quotidiana e gli spazi in cui viviamo. Vediamone un altro esempio. Per ascoltare correttamente un impianto hi-fi necessario seguire determinate indicazioni che riguardano soprattutto la disposizione spaziale dellimpianto nella stanza, nonch la forma della stanza stessa in cui si ascolta la musica. Le guide per appassionati offrono sempre una sezione specifica dedicata a questo tema: la disposizione dellimpianto. La soluzione migliore sarebbe quella di posizionare limpianto in una stanza di circa 35 mq, con le casse a 3 metri di distanza luna dallaltra e in cui sia possibile sedersi al centro. Sicuramente si tratta di una soluzione molto confortevole dal punto di vista sonoro, ma di difficile realizzazione, soprattutto ai giorni nostri, con il rincaro degli affitti e la crisi economica! Una delle conseguenze di tutto ci per lesistenza quotidiana degli audiofili riguarda proprio la scelta della casa dove vivere, che lappassionato di hi-fi effettua sempre considerando anche la sua adattabilit per lascolto del proprio impianto hi-fi. Molti degli audiofili mi hanno raccontato di avere scelto la propria casa ponendosi il problema di come sarebbe stato collocato limpianto. Quando io e la mia compagna abbiamo deciso di andare a vivere assieme - raccontava un altro intervistato - abbiamo cercato una casa in affitto. E tra le varie necessit

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CERVELLONI ROCK, TRA MASTER E DOTTORATI


di FRANCESCO ADINOLFI Le univerisit ne approfittano per farsi pubblicit e per accaparrarsi nuovi studenti, da qui la mania di insignire una teoria di musicisti di lauree honoris causa. Molti artisti, per, vanno avanti per la loro strada e completano gli studi in maniera soprendente. Tra questi Tom Scholz (dei Boston, la band di More than a Feeling) in possesso di laurea triennale e magistrale in ingegneria meccanica. Anche Phil Alvin dei Blasters - che continua a tenere in piedi la band - ha completato una laurea magistrale nonch un dottorato in matematica e intelligenza artificiale. Una laurea magistrale in biologia molecolare anche per Dexter Holland degli Offspring che si

avviava al dottorato quando la band decollata. Greg Gaffin (nella foto), cantante dei Bad Religion, scrittore e professore con un dottorato in zoologia conseguito alla Cornell University. Importante la scelta di Brian May (Queen) che ha completato il dottorato in fisica dopo averlo iniziato prima del grande successo della band. La carriera di Karl Precoda (Dream Syndicate) passata dalla psichedelia alle aule universitarie. In possesso di un dottorato in inglese, ora insegna cinema e studi culturali al Virginia Tech. Degna di nota anche la formazione universitaria di Rubn Blades, il poeta della salsa, che ha conseguito a Panama una laurea triennale in legge e a Harward una laurea magistrale in legislazione internazionale. Kris Kristofferson, il cantante di Me and Bobby McGee, ha una laurea magistrale in letteratura inglese. Anche nel nostro paese tanti i laureati (Jannacci, Baglioni, Elio, Vecchioni, Tiziano Ferro, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz ecc.) e le honoris causa (da Guccini a Vasco Rossi).

cera il posto dove tenere limpianto hi-fi. Quindi ci doveva essere lo spazio decente per metterci limpianto; non necessariamente una stanza dedicata, ovvio, per uno spazio deve le casse potessero stare alla stessa larghezza. Quando abbiamo visto la nostra attuale casa abbiamo pensato: perfetto!. I dubbi nella scelta degli audiofili rispetto alla casa dove abitare, con un occhio particolare a dove posizionare limpianto, costituiscono probabilmente uno dei migliori esempi per constatare come la passione per alcune tecnologie musicali contribuisca letteralmente a plasmare e dare forma agli spazi in cui viviamo quotidianamente. Unaltra considerazione attorno al mondo dellhi-fi riguarda il rapporto tra impianti di alta fedelt e stili sonori di ascolto. Un ascolto in alta fedelt non dovrebbe essere caratterizzato dallesaltazione esagerata delle frequenze basse, ovvero da regolazioni con i bassi pompati. Come ha evidenziato un audiofilo esperto nella costruzione delle casse acustiche, per assecondare questo stile sonoro basterebbe compare delle casse economiche al centro commerciale. Spesso, come racconta ancora un altro esperto, nel contesto dellalta fedelt (come del resto anche in altri ambiti sociali) sono il marketing, le mode e le apparenze a giocare un ruolo determinante nei gusti e nelle scelte degli appassionati: Il mondo dellalta fedelt ha un riferimento che non tecnico, di marketing, limmagine. Perch se ho un lettore cd della Pioneer, questo lettore non suona bene, non un granch. Se invece ho un bel lettore che pesa 20 chili, con un nome altisonante e che costa 10mila euro, allora deve suonare bene per forza. Ma se poi li vai a confrontare non si sentono grosse differenze. Vediamo ora cosa sta succedendo con larrivo della musica digitale e con la diffusione di una serie di nuove tecnologie, dispositivi e piattaforme musicali. Nel momento della loro pi decisa diffusione, tra il 2003 e il 2005, i lettori portatili di mp3, e in particolare liPod, sono diventati oggetti al centro di molteplici processi sociali legati alla visibilit mediale, alla moda e allimitazione sociale. intorno al 2004 che viene coniato - a partire dalla nota frase cartesiana - lo slogan iPod, therefore Im, che svettava quellanno a caratteri cubitali in una copertina del Newsweek insieme al volto di uno Steve Jobs in una delle sue ricorrenti espressioni da cannibale della Silicon Valley. In quei primi anni, la moda delliPod ha riguardato tutte le et e tutti i livelli sociali. Nel 2005 ebbe per esempio un notevole risalto il fatto che il

venisse invitato a cena dagli amici proprio per insegnar loro come scaricare: Mi ricordo che nel primo periodo parlavo di questa cosa in giro, ovvero del fatto che si poteva scaricare gratis tramite internet un sacco di musica che era semplice e che se tutti scaricavamo ci sarebbe stata pi musica a disposizione nella rete. E non vorrei dire che mi invitavano a cena per insegnargli a scaricare, per ricordo che successo varie volte che sono andato a casa di amici per istallare i programmi e per fare vedere come funzionava... insomma facevo un po da consulente. Se mettiamo questo esempio accanto al precedente, possiamo mettere in risalto che la diffusione di nuovi oggetti e tecnologie musicali genera sia nuove opportunit di relazioni sia il ricrearsi di pi tradizionali forme di emulazione sociale. Del resto non dobbiamo dimenticare che le nuove tecnologie portano sempre con s anche tensioni, incognite e aspetti problematici. Una delle pi comuni critiche nei confronti della musica digitale riguarda, per esempio, il fatto che la circolazione di singoli brani mp3 (scaricati da iTunes Store o guardati direttamente su youtube) sia la causa della morte dellalbum come unit della creazione artistica (dimenticando invero che lidea culturale di album uninvenzione tardiva: si sviluppa solo nella seconda met degli anni '60). Una critica ancora pi profonda sollevata da parte di molti ascoltatori nei confronti della musica digitale riguarda, invece, la perdita di quel valore che gli oggetti musicali tradizionali sapevano produrre attorno allesperienza dellascolto e che i bit digitali non sono pi in grado di ricreare. La scomparsa dei supporti tradizionali (cd, vinili, mix-tape) a favore della gestione della musica attraverso il computer pu produrre il sentimento di perdita del valore culturale della musica e della pratica dellascolto. Questa critica pu essere anche raccontata - come ha fatto un ascoltatore durante unintervista come una deumanizzazione del rapporto tra il fan e lartista: Secondo me la musica digitale deumanizza il rapporto con lartista. Pensiamo a un approccio classico che abbiamo avuto con la musica, soprattutto da adolescenti: ti mettevi davanti alla televisione a sentire il gruppo che ti piaceva; poi magari compravi il cd,

magari ti leggevi larticolo sulle riviste. Adesso tutto sullo schermo del computer - dal video alle recensioni, alle foto - e non esce pi dal computer. Stabilire se la musica digitale sia una straordinaria opportunit per esplorare nuove forme di creativit musicale oppure, al contrario, se rappresenti una perdita di valore e significato della musica non forse la domanda pi adatta. forse pi utile pensare che la musica digitale, e soprattutto la sua appropriazione concreta, il modo in cui ci relazioniamo con i suoi nuovi oggetti, ha aperto uno spazio di cambiamento per ridefinire - sia nel bene sia nel male (dipende da come ci comportiamo noi utilizzatori) relazioni sociali, significati e pratiche culturali legate alla passione per la musica. Siamo noi ascoltatori che dobbiamo dare un senso a questo cambiamento. Pi in generale, i vari esempi incentrati sulla relazione con gli oggetti musicali ci dicono che le tecnologie sono molto importanti nelle nostre vite. Ma ci dicono anche che esse non devono essere interpretate come una rivoluzione magica impostaci dallesterno, magari dalla grande azienda di turno. E neppure come una novit repentina destinata a travolge le nostre abitudini consolidate. Piuttosto, dobbiamo pensare alle tecnologie come uno spazio di cambiamento (e, perch no?, anche di lotta), nel quale, come utilizzatori e ascoltatori, possiamo avere un ruolo attivo e significativo. Se comprendiamo il ruolo attivo che possiamo avere nel plasmare le tecnologie, possiamo allora anche intravedere le possibilit a nostra disposizione per dare pi consapevolmente forma al nostro futuro. Un futuro rapidissimo che ci sta aspettando dietro la prossima repentina curva nel percorso dellinnovazione tecnologica. * un sociologo delluniversit di Padova dove lavora sulle conseguenze sociali e culturali delle tecnologie e dellinnovazione. Oggetti da ascoltare - Hifi, iPod e consumo delle tecnologie musicali (Il Mulino, 2012) il suo primo libro di ricerca su questi temi. Il testo, uscito di recente, scandaglia e ridiscute in maniera avvincente il nostro rapporto con le fonti sonore che usiamo tutti i giorni

Siamo ostaggi di oggetti-feticcio che ci dominano. Recuperare un ruolo digitale attivo e sensato il segreto per un futuro pi consapevole
presidente degli Stati Uniti George W. Bush si vantasse di avere il proprio iPod pieno di americanissima musica country (artisti come George Jones, Alan Jackson o Kenny Chesney) da ascoltare tra una riunione nella sala ovale e un meeting internazionale. Ma, come spesso accade con le mode, tra gli adolescenti che liPod divenuto in quei primi anni un oggetto dallalto valore simbolico, attorno al quale si sono ridefinite le appartenenze di gruppo e i rituali relazionali delle nuove generazioni. Come mi ha raccontato nel 2005 Veronica - una studentessa di scuola superiore - liPod era divenuto il regalo dobbligo da farsi reciprocamente tra compagni di scuola, con leffetto di rimarcare le appartenenze e le differenze generazionali e di gruppo: Certamente, liPod era qualcosa di particolare, che gli altri non avevano. Questanno (nel 2005) c stato il boom. S, allinizio dellanno liPod lo aveva una persona su trenta. Poi c chi se lo fatto regalare per il compleanno, per lonomastico, per il fidanzamento, quando hanno fatto un mese di fidanzamento. Ho notato che questo iPod diventato il regalo che ha avuto la precedenza su tutto: che cosa posso regalare? Oh, quasi quasi regalo un iPod!. Un altro tipo di cortocircuito tra oggetti musicali e reazioni sociali lo ritroviamo soffermandoci su unaltra nuova tecnologia legata alla musica digitale, ovvero i software di file sharing. curioso ricostruire come, soprattutto nei primi tempi, la pratica apparentemente solitaria e individuale costituita dallo scaricare la musica da internet sia invece spesso divenuta unoccasione sociale e collettiva. Sono molti i primi utilizzatori dei programmi di file sharing (come gli oramai defunti Napster, Kazaa e Morpheus) che hanno ricostruito con i loro ricordi situazioni di download collettivo, in cui imparare a scaricare la musica da internet diveniva un evento di gruppo (un po come lo fu negli anni 50 guardare Lascia o Raddoppia? al bar del paese). Un downloader mi ha raccontato addirittura di come - lui esperto nellistallare e nel fare funzionare questi nuovi programmi musicali -

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ALIAS 26 MAGGIO 2012

RITMI
INTERVISTA IL RAPPER ALLA VIGILIA DI ESTINZIONE, IL NUOVO TOUR

CERCANDO HENDRIX
di R. PE. Il 18 settembre del 1970 moriva, in una stanza del Samarkand Hotel di Notting Hill, a Londra, Jimi Hendrix. Il canale tv statunitense Abc diede la notizia per bocca del presentatore Frank Reynolds: La Jimi Hendrix Experience finita. Il

musicista "acid rock" morto oggi in un ospedale londinese, sembra per unoverdose di sostanze stupefacenti. Durante la sua breve carriera, Hendrix fece volare la sua chitarra elettrica con suoni cos insoliti come insolita fu la sua musica. E ora un servizio del nostro Gregory Jackson. Oggi sappiamo con certezza che quelle parole furono quantomeno fuorvianti, giacch come si scoperto poi, Hendrix non ha mai

fatto uso di droghe pesanti ed in realt morto soffocato dal suo stesso vomito se non fu addirittura assassinato, come ancora alcuni sospettano. Ma il servizio in onda resta una vera pietra miliare e rappresenta una sorta di santo graal per le migliaia di fan e collezionisti del chitarrista afroamericano. Infatti le immagini che accompagnavano quel servizio rappresentano Hendrix sul palco del Miami Pop Festival nel 1968, Due immagini di Caparezza, in alto mentre sfoglia il nostro giornale. Sopra Jimi Hendrix al Miami Pop Festival (1968)

Anatomia di un eretico Il senso della crisi secondo Caparezza


di ANGELA MAYR

capitalismo o non so come, non curabile con lo stesso modello economico. Non sostenibile in nessun modo risolvere la crisi rovesciando su operai e pensionati, sul popolo in genere, sacrifici e costi. evidente che il modello economico che non funziona. imposto come un dogma indiscutibile... Esattamente, un dogma. La maggiore eresia oggi contrastare quel dogma. Per anni si parlato di minaccia comunista. Io francamente nei miei 38 anni di vita non ho mai pensato di vivere in un paese bolscevico. La minaccia reale invece arrivata dall'altra parte, paghiamo per colpa di quell'altra parte. Sono terrorizzato dall'idea che dopo questo governo ritornino gli stessi fautori di un modello economico perdente, lo stesso che sta affossando intere nazioni. Tu che lavori la lingua, come trovi il linguaggio del governo tecnico, ad esempio, la parola esodati? Esodati, fantasmi, come la parola

Michele Salvemini, vero nome dellartista pugliese, racconta la sua Italia. Il male non Berlusconi, ma il sistema che lo ha portato al potere
crisi, come spread. Per quanto spread significhi qualcosa a livello economico, un qualcosa che nessuna persona riuscir mai a capire e neanche a memorizzare. Io non so ancora spiegarmi cosa sia. Potrei ripetere a pappagallo quello che leggo, ma non me ne frega niente. Termovalorizzatore unaltra di queste parole usate per addolcire il significato reale. E poi l'antipolitica, altro termine con cui fare i conti. Sei un antipolitico, come se uno fosse antipolitico a prescindere, e non contro una certa politica. Crolla tutto, un intero sistema, e ci si meraviglia dell'antipolitica. La costituzione, che implica anche la famosa sana costituzione di uno stato, viene totalmente stuprata all'articolo 1. Personalmente sono in una posizione per cui non so pi cosa voterei. Sono ora a distanza dalla politica in generale, compresa quella pugliese. Faccio un passo indietro, non voglio pi essere accostato a nessun partito, rifiuto concerti legati a bandiere di partito. Mi sento vicino e sostengo i movimenti, quelli che sono stati i protagonisti delle vittorie referendarie della primavera scorsa, i No-tav. Li trovo molto pi interessanti e stimolanti. Un filo conduttore delle tue canzoni la diversit. Hai raccontato anche la tua vissuta a scuola in La mia parte intollerante: Non vivo di pallone, non parlo di figone, non indosso vesti buone, quindi sono fuori da ogni discussione. Come sei riuscito a trasformare l'emarginazione e apparente debolezza in elemento di forza? Ci ho pensato molto, perch tutto quello che oggi dico nelle mie

Vortici rap che frantumano pregiudizi e stereotipi, scavando nei tasselli e meandri di un decennio di deriva italiana. Ironia e rabbia, giochi di parole, versi geniali - Io sono spazzatura che spazza razza pura (Nessuna razza); Musicista meticcio... permettetemi di danzare sulle ceneri dei generi (Musica anarchica); Vulcani nelle vene (Mea culpa) -, quando sale sul palco, porta in scena reperti dalla sua stanza dei giocattoli. Parliamo dell'eretico Caparezza da Molfetta, al secolo Michele Salvemini. Il sogno eretico, suo ultimo album, lo ha consacrato superstar, traguardo meritato, non poco sudato. Il sogno eretico ribellione contro il dogma, con pezzi diretti come Legalize the Premier e Non siete Stato voi, intensissima requisitoria contro il fu governo Berlusconi, la mia canzone pi di pancia. Mite e sorridente, labbiamo incontrato e parlato del suo disco, e non solo. Non siete Stato voi, che parlate di libert, come si parla di una notte brava dentro i lupanari. La consideri una canzone superata? No, perch non solo sul berlusconismo, ma sull'abuso di potere che una istituzione commette quando viene eletta dal popolo per rappresentarlo e finisce per rappresentare solo se stessa. Con tutto lo strascico di violenza che si porta appresso. Qual il retaggio peggiore dell' era Berlusconi? La frase al suo posto avrei fatto lo stesso. Una cosa che appartiene non

a Berlusconi, ma alla gente che lo ha appoggiato. Il sistema che lo ha portato al potere la cosa peggiore. La cosa peggiore ... che al governo non ci sia Che Guevara. Ci tocca Monti, siamo tornati, per citarti, da Italia 1 a Italia... Mi piacerebbe avere una cultura

politica, oltre che la passione per gli argomenti. C' qualcosa che non va, direi da ignorante, ma sono stufo di sentir parlare di crisi, senza che si associ a quel termine la sua causa. Non una malattia arrivata da chi sa dove per cui siamo tutti contagiati, la crisi come una peste. La crisi la crisi di un modello economico, chiamato

canzoni frutto di anni anche di frustrazione. Da piccolo ero un timido cronico, di quelli che soffrono anche se gli rivolgi solo la domanda scusi dov' il bagno?. Alle feste io mi nascondevo dietro i divani. Ho sempre pensato alla vita come se io non fossi un protagonista, come se tutto intorno a me fosse una enorme recita dove ognuno avesse un ruolo, ma io non volevo averlo. Mi sono accorto a un certo punto di essermi costruito una realt parallela, che sconfinava nella lettura dei fumetti, nella visione di un cartone animato, nel videogioco, nello scrivere, nel suonare. Crescendo ho capito che l'unica salvezza che avevo era la creativit. E quella mi ha fatto venire fuori da tutto, mi ha fatto sopportare tutto. Ho scoperto che la musica, come l'arte in generale e qualsiasi processo creativo, trasforma il brutto in bello. Molte mie canzoni sono nate da momenti difficili. Io sono uno che nei momenti difficili non parlo con nessuno, non ho un migliore amico. Tendo a superare la cosa aiutato dallo strumento musica. Un amico mi disse, non devi per far diventare la musica il tuo psicoanalista... perch no? Costa anche meno dello psicoanalista! Se dovesse un giorno finire la mia creativit cosa accadr? Se diventassi una pianta, hai voglia ad essere creativi, sarei un filo d'erba, o una spiga! Tu citavi non vivo di pallone, ecco a me non piacciono le forme di aggregazione dove il singolo si trasforma in branco. capace di fare delle cose assurde che da solo non avrebbe mai il coraggio di fare. Io do molto valore alla solitudine, la compagna pi preziosa che un uomo possa avere, nell'essere soli, anche con gli altri, perch ti fa capire come sei fatto. Fin da piccolo nutrivo dei dubbi - io coltivo il dubbio perch per me il dubbio sacro - sul sistema vita, senza saperlo. Impazzisco quando penso che grandi pacifisti sono stati uccisi, neanche picchiati, che sarebbe gi una cosa assurda. A Gandhi hanno sparato tre colpi di pistola da distanza ravvicinata. A Gandhi! Che soltanto immaginarlo, un pulcino ti fa pi paura. E Martin Luther King... tutte persone che predicavano anche la mitezza. Certo erano ribelli, ma erano persone pacifiche che hanno costituito un corto circuito nel sistema vita. Questa cosa mi spaventa, mi fa ancor pi credere che c' qualcosa che non va nel sistema vita in generale. Torniamo a Il sogno eretico in estate inizier il tuo nuovo tour con la quarta versione... l'ultima, si chiama Estinzione perch il tour, che dura ormai da un anno e mezzo, finisce, ma anche perch, avendo come concetto di fondo gli eretici che finivano sul rogo, fondamentalmente altre persone miti che venivano bruciate vive, la parola mi fa venire in mente l'estintore, quindi la voglia di fermare questo processo. Su e gi per l' Italia, incontrando il tuo pubblico, che paese vedi? Molti giovani che vengono ai miei concerti nell'attesa cantano O bella ciao e slogan contro vari politici, quindi unItalia che si avvicina a me per gli argomenti che tratto. Ha una sua forma rabbiosa che si manifesta anche tra loro quando pogano, o quando cantano i miei ritornelli. Ci sono persone che si avvicinano perch ritengono buffo il mio modo di fare, altre per curiosit. E poi ci sono i bambini, il mio pubblico preferito. Se dal palco vedo i bambini sotto le transenne, mentre ballano e mi guardano come se io fossi uno di loro, la cosa mi rende felice.

ALIAS 26 MAGGIO 2012

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immagini che dal 73 risultano perse, sparite dagli archivi della Abc; con loro anche una serie di filmati inediti che riprendevano Jimi Hendrix in varie occasioni, tra le quali, si dice, anche alcune riprese girate durante le registrazioni del doppio Electric Ladyland. Vedere: http://www.dangerousminds.net/comme nts/abc_evening_news_report_on_the_ death_of_jimi_hendrix_1970 AUCAN BLACK RAINBOW REMIXES (La Tempesta International) Un anno fa o poco pi gli Aucan, trio con base a Brescia, hanno pubblicato il loro disco desordio, Black Rainbow, album celebrato da pubblico e critica italiana e internazionale. Una miscela di elettronica e rock trasversale che oggi riportata alla ribalta con questa collezione di remix affidati a varie personalit, tra cui spiccano Asian Dub Foundation e Dalek. Ci si muove tra dubstep e breakbeat e il risultato a tratti esaltante. (b.mo.) LIA IN CONCERTO (Felmay / Egea) Un ottetto, anzi, un nonetto, compreso Stefano Giaccone, e la tromba eretica e magnifica di Giorgio Li Calzi, ad accompagnare sul palco Lalli e Pietro Lalizzoni, in arte lia, dal 2003. Questo un concerto torinese del 2007, fissato (per nostra fortuna) in disco, anche se non vediamo l'ora di ascoltare nuovi brani. Intanto, con nuovi arrangiamenti, gustiamoci queste tredici gemme: dove Nico, il De Andr di Ave Maria e Tenco si intrecciano con fluida intelligenza di testa e di cuore alla tenacissima fragilit che Lalli mette nelle sue canzoni. Libert e pathos, assieme. (g.fe.) GIANT GIANT SAND TUCSON (Fire/Goodfellas) Tucson crogiolo di stupefacente ricchezza grazie allinflusso benefico del vicino Messico. Alla citt dellArizona il songwriter e produttore Howe Gelb, intelligenza pi che competitiva nellambito del country rock, dedica questo album con una spiccata attitudine lazy. Una rock opera che corre tra i solchi delle corpose 19 tracce, un road trip tra archi, fiati, mariachi, tex-mex e riti di passaggio. La band orchestrale la prosecuzione dellattivit con i Giant Sand, il collettivo insieme da 10 anni che qui diventano davvero giganti al quadrato e non solo nominalmente. (s.fr.) ITHAMARA KOORAX GOT TO BE REAL (Irma Records) Esce con una label italiana, dopo Emi, Mercury, Jvc, Milestone, il quindicesimo album della cantante di Rio de Janeiro che vanta innumerevoli collaborazioni con i maestri della bossanova e del jazz Usa: e in effetti lo stile dellalbum con questa vocalit dolce, quasi sussurrata, bench talvolta protesa in acuti sottili, veleggia a met fra musica brasilera e scelte mainstream, come nel solido repertorio qui inframmezzato di original e di riprese da Herbie Hancock, Jimmy Webb, Cole Porter, Joao Gilberto, Marcos Valle con arrangiamenti fusion talvolta roboanti. (g.mic.)

ULTRASUONATI DA LUCIANO DEL SETTE GUIDO FESTINESE SIMONA FRASCA GUIDO MICHELONE BRIAN MORDEN MARCO RANALDI

REGGAE ITALIA

ACOUSTIC

CLASSICA

INDIE FOLK

La Giamaica una penisola


Mr. T-Bone prende le distanze dallattuale scena ska italiana. Cos rivela il comunicato stampa del suo Nothing to Lose (Metatron/Incipit-Egea), secondo album scritto e registrato insieme agli Young Lions. Nel disco lo ska incontra soul e rhythm & blues e rimanda ai gruppi giamaicani pi cool, magari agghindati come negli anni Sessanta. Un album con un buon potenziale da party apprezzato anche oltreoceano. Decisamente pi ancorati al presente i tre The Dub Sync, ossia Madaski, Paolo Baldini e Papa Nico (tutti Africa Unite). Il loro omonimo album per Method un viaggio nel dub elettronico costellato di ospiti, da Fabri Fibra agli Steela passando per Bunna. Tante voci diverse spinte dalla ruvidezza contemporanea dei bassi impiantati sulle classiche strutture dub. Una buona tensione attraversa tutto il disco. Gioman & Killacat con Storie infinite (Macro Beats) optano invece per la Giamaica pi solare e orecchiabile: reggae festoso allitaliana con ritornelli pop e varie parti in dialetto (calabrese). Le dancehall gioiranno anche per i featuring di Sud Sound System, Anansi e Pay (BoomDaBash). (Luca Gricinella)

Un bluegrass al vino rosso


Quanti musicisti acustici, in Italia, possono vantare note di copertina scritte da Sua Acusticit in persona, Tony Trischka? Forse nessuno. Con understatement e passione sono arrivati al traguardo scintillante di 34 anni di vita i Red Wine. Martino Coppo e Silvio Ferretti guidano da sempre con polso sicuro (e scioltissimo!) la band, che propone bluegrass music ad altissimo livello: con voci perfette, precisione strumentale e parecchia ironia: ascoltate nel nuovo disco, Red (www.redwinemusic.net) la medley che parte con That's Amore e finisce con Oi Mar. Si capisce perch negli Usa, che del bluegrass patria, impazziscano per loro. Sembra incredibile, ma c' una band quasi omonima, e che si muove su zone musicali affini: di chiamano Red Wine Serenaders, e in D.O.C. (Totally Unnecessary Records) ascolterete gran messe di old time music, washboard sound, ricami western swing, con la bella voce di Veronica Sbergia. Il glorioso swing italiano d'antan trionfa invece in Ligurian Mood (Mellophonium), nuovo disco per Freddy Colt & His Red Cat Jazz Band. Da Pippo Barzizza a Natalino Otto, in quindici stazioni. (Guido Festinese) NOW BANJARA!(Orientoccidente/Ma.So.) Nuove Trib Zulu, anagrafe musicale romana, vocazione musicale rivolta al mondo, si sono conquistati un posto di riguardo nei nostri circuiti indipendenti. Il loro ultimo progetto unisce Italia e India in una girandola di suoni popolari, tradizionali, classici e di composizione propria, mossi da un vento travolgente. Le lingue delle parole sono italiano, inglese e hindi; molti gli artisti e strumenti che vanno da fiati e percussioni, corde di chitarre, been, bopang. (l.d.s.)

Cordiali saluti alla modernit


Di poco, ma lallievo ha superato il maestro. Lallievo Bruno Maderna e il suo itinerario di compositore si mostra nella forma del salto dal Concerto per pianoforte e orchestra (1942), la versione per due pianoforti dello stesso Concerto (1946), il Concerto per due pianoforti e strumenti (1948), lavori squisiti e generosi di 900 moderato con molti echi bartokiani, a Quadrivium per quattro percussionisti e quattro gruppi orchestrali, capolavoro radicale scritto nel 1969. Opere (le prime due in prima registrazione mondiale) tutte riunite in un cd della Naxos (distr. Ducale) con la direzione di Carlo Miotto dellOrchestra della Fondazione Arena di Verona e con i solisti Aldo Orvieto e Fausto Bongelli. Il maestro Gian Francesco Malipiero. In Cordiali saluti (Stradivarius/Milano Dischi) si ammira il suo acume e la sua modernit: da Rispetti e strambotti (1920) a Concerto per flauto e orchestra (1967). La vivente Sofia Gubaidulina protagonista di Canticle of the Sun (Ecm/ Ducale) con due lavori mirabili e intensi: quello liturgico del titolo e il laico The Lyre of Orpheus per violino (qui Gidon Kremer) e strumenti. (Mario Gamba) ODWALLA ISIS (Splasch(h) Records) Nono capitolo della discografia del gruppo tutto percussioni (e danza) di Massimo Barbiero. Cd, con due tracce live, e accluso dvd registrato al Giocosa di Ivrea nel 2010. Qui lospite deccellenza il grande Famoudou Don Moye, in piena sintonia con le scelte compositive e timbriche di Barbiero. Il cd offre la nuova suite del gruppo, ispirata ai Dialoghi con Leuc di Pavese, quindi a una delle fonti mitiche cui Odwalla si abbevera con continuit da un ventennio. (g.fe.)

Gli orizzonti rock delle Smoke Fairies


Ha solo ventidue anni ed al vero esordio, ma sa gi esattamente come muoversi nel mondo della musica alternativa. Beth Jeans Houghton, si fa accompagnare da un trio chiamato Hooves of Destiny e ha da poco pubblicato Yours Truly, Cellophane Nose (Mute/Self), un disco notevole, fatto di folk, art e chamber pop e qualche tocco di psichedelia. Si potrebbero azzardare affinit con My Brightest Diamond, ma le similitudini si limitano a qualche barocchismo, e poco altro. E in Atlas aleggia lo spettro di Adam Ant. Al folk, ma con un approccio completamente diverso, si rifanno anche le Smoke Fairies, in uscita con il secondo, bellissimo lavoro, Blood Speaks (V2/Coop Music). Le due ragazze inglesi hanno messo insieme 9 brani intensi, che partendo da una base da cantautorato allargano gli orizzonti verso lalt rock. Un disco di gran classe, e un duo che ha gi Jack White e Julian Cope tra i suoi estimatori. Chiudiamo con una ragazza gallese, anche lei al secondo disco, il suo nome Cate Le Bon e il titolo Cyrk (Turnstile-Pias/Self). Siamo sempre in ambito folk e pop, e il modo di cantare ricorda a tratti Nico. Un discreto album destinato per a perdere il confronto con gli altri due. (Roberto Peciola) MARK SOSKIN NINO ROTA. SOLO PIANO (Kind of Blue) proprio un bellomaggio questo del pianista Mark Soskin a Nino Rota. Completamente dimenticato, o quasi, lanniversario della sua nascita nella nostra nazione, ci hanno per pensato allestero e questo cd ne ottimo esempio Soskin fa suoi diversi temi scritti per il cinema riuscendo a trasmettere qualche cosa dinedito e interessante. Lunico riferimento originale tratto dai 7 Pezzi per bambini, un degno tributo alla genialit poco terrena di Nino Rota. (m.ra.)

SCATTI ELECTRO-SWING
Un tempo recuperavano latin sound e sonorizzazioni anni Sessanta/Settanta, oggi si piazzano al centro dell'ondata electro swing. Sebbene non immaginifico e pionieristico come It's all gone..., il debutto del 2000, l'imminente Electro Swing & Gospel Breaks (in uscita a giugno), rivela, per, sensibilit a cui Alex Rizzo (produttore, compositore) e Elliot Ireland (fondatore della Jalapeno rec.), cio gli Skeewiff, da tempo ci hanno abituati. Stavolt non anticipano, piuttosto rinvigoriscono - col tipico piglio della ricerca collezionistica sperimentata da anni - le fila di un genere che recupera boogie woogie, big band sound anni Trenta e gospel. Suoni gustosi, spesso in salsa club, danzabilissimi. Il loro ultimo disco, il quarto, Breaks of the Unexpected era uscito nel 2010. In mezzo una quantit enorme di produzioni parallele, remix (da Amy Winehouse a Eminem), pseudonimi come Shaft ecc. Il nuovo disco degli Skeewiff si ascolta qui: http://soundcloud.com/skeewiff/sets/skeewiff s-electro-swing/. Tornano anche i Third Degree di Londra, gi noti per aver rieseguito in chiave ultrasoul Mercy, il pezzo di Duffy. Stavolta si cimentano con Can't Get You Out of My Head, il classico di Kylie Minogue. Come nel caso della cover di Duffy anche qui vengono forzati i limiti pop del brano e immersi in staffilate soul. In rete gira il remix di Smoove, produttore di Newcastle: http://soundcloud.com/stevenmoove/third-d egree-cant-get-you-out. Uscito il nuovo singolo di Jake Bugg, 18 anni, cantautore di Clifton, Nottingham. Come nel caso del precedente Trouble Town, anche Lightning Bolt (Jake Bugg Records LTD 02) evidenzia riferimenti e ispirazioni immediate: Bob Dylan e Don McLean su tutti. Incredibile come Bugg - vero clone di Dylan - riesca a descrivere in maniera lieve l'ansia del quotidiano che ti arriva addosso come una saetta. Nel disco precedente cantava che l'unica cosa bella della sua cittadina era il pensiero e la prospettiva di andarsene. Normale quotidianit anche nelle splendide foto scattate da Stanley Kubrik quando era impiegato come fotografo della rivista Look. Nel 1946 trascorse due settimane sulla metro di New York tentando di carpire umori, volti, emozioni dei passeggeri. Sono scatti in bianco e nero realizzati tra mezzanotte e le sei di mattina, lasso di tempo - secondo Kubrick - in cui le persone sono pi rilassate e meno inibite. Le foto venivano scattate con i vagoni non in movimento, non celando l'intento ma fotografando con grande naturalezza. Nessuno si oppose mai ad eccezione di un poliziotto che si avvicin insospettito. Prima di Kubrick c'era gi stato il lavoro di Walker Evans nel 1938; in quel caso si trattava di foto rubate realizzate fotografando con una macchina nascosta nel cappotto. Tra giornali sbattuti in faccia ai vicini di sedia, piedi che si sfiorano, umanit varia. Tutto come oggi, mancano solo lettori mp3 e smartphone. Qui le foto: http://mcnyblog.org/2012/04/24/a-ride-on-th e-subway-in-1946-with-stanley-kubrick/

ON THE ROAD
Wire & Teho Teardo
Una data che unisce lo storico gruppo punk inglese e il musicista elettronica italiano. Roma VENERDI' 1 GIUGNO (VILLA MEDICI)

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT

Grimes
Indie pop e elettronica per la musicista e video maker canadese. Marina di Ravenna (Ra) MARTEDI'
29 MAGGIO (HANA-BI)

Fear Factory
Una delle metal band pi innovative. Ciampino (Rm) MARTEDI' 29 MAGGIO
(ORION)

LUNEDI' 28 MAGGIO (SIDRO) Torino MARTEDI' 29 MAGGIO (UNITED, CON BOB LOG III)

CON GUITAR WOLF)

Sandro Perri
Il musicista elettronico canadese anceh noto con il nome di Polmo Polpo. Marina di Ravenna (Ra) MARTEDI'
29 MAGGIO (HANA-BI) Padova MERCOLEDI' 30 MAGGIO (SUMMER STUDENT FESTIVAL)

Roncade (Tv) MERCOLEDI' 30 MAGGIO


(NEW AGE)

Neon Indian
Elettronica e dintorni nella musica della band Usa. Rimini SABATO 26 MAGGIO (VELVET) Roma LUNEDI' 28 MAGGIO (CIRCOLO
DEGLI ARTISTI)

Cloud Nothings
Il progetto fa capo al giovanissimo Dylan Baldi, in puro stile lo-fi. Bologna MERCOLEDI' 30 MAGGIO
(LOCOMOTIV)

Austra
La band indie electro pop canadese. Torino MERCOLEDI' 30 MAGGIO (SPAZIO 211)

Fenster
La band tedesco-americana, tra pop e noise. Padova MERCOLEDI' 30 MAGGIO (SUMMER
STUDENT FESTIVAL) Roma GIOVEDI' 31 MAGGIO (INIT) Carpi (Mo) VENERDI' 1 GIUGNO (MATTATOIO) Verona SABATO 2 GIUGNO (VILLA ZAMBONI)

And Also The Trees


Sulla scena del pop alternativo britannico da ben oltre ventanni. Roma SABATO 26 MAGGIO (INIT)

Jeffrey Lewis & The Junkyard


L'anti-folk del musicista newyorkese. Vittorio Veneto (Tv) DOMENICA
27 MAGGIO (BIANCONIGLIO) Roma LUNEDI' 28 MAGGIO (LOCANDA ATLANTIDE) Torino MARTEDI' 29 MAGGIO (SPAZIO 211)

Torino MARTEDI' 29 MAGGIO (ASTORIA) Milano MERCOLEDI' 30 MAGGIO


(LA SALUMERIA DELLA MUSICA)

Carl Craig
Un pioniere della techno di Detroit. Bologna VENERDI' 1 GIUGNO (LINK) Limatola (Bn) SABATO 2 GIUGNO (OLD
RIVER PARK)

Obits
La band indie rock statunitense. Verona SABATO 26 MAGGIO (INTERZONA)

Lower Dens
Dream pop e pulsioni elettroniche per la band della texana Jana Hunter. Torino LUNEDI' 28 MAGGIO (BLAH BLAH) Milano MARTEDI' 29 MAGGIO (VILLA
SIMONETTA)

Lords of Altamont
Garage per la band dell'ex Fuzztones Jake Cavaliere e dellex Mc5 Michael Davis. Codroipo (Ud) SABATO 26 MAGGIO
(SHACK)

Goldie
Uno dei padri della jungle e della dnb. Bologna SABATO 26 MAGGIO (LINK)

Ian Anderson
Il leader dei Jethro Tull in tour per celebrare i 40 anni di Thick as a Brick. Torino GIOVEDI' 31 MAGGIO (TEATRO
COLOSSEO) Milano VENERDI' 1 GIUGNO (TEATRO SMERALDO) Modena SABATO 2 GIUGNO (PALASPORT G. PANINI)

Civil Civic
Il garage, e non solo, del duo australiano. Milano DOMENICA 27 MAGGIO
(CS LEONCAVALLO)

Virginiana Miller
La band livornese propone la nuova versione del loro Gelaterie sconsacrate. Livorno SABATO 26 MAGGIO (THE CAGE)

Savignano sul Rubicone (Fc)


DOMENICA 27 MAGGIO (SIDRO)

Black Lips
Garage underground per la band di Atlanta. Bassano del Grappa (Vi) SABATO
26 MAGGIO (VINILE) Brescia DOMENICA 27 MAGGIO (VINILE 45)

Bolzano LUNEDI' 28 MAGGIO (DA DEFINIRE) Torino VENERDI' 1 GIUGNO (BLAH BLAH)

Ed Laurie
Il cantautore inglese dal vivo. Morbegno (So) SABATO 26 MAGGIO
(MORBO ROCK FESTIVAL) Merano DOMENICA 27 MAGGIO (SUNDAY BEST) Padova LUNEDI' 28 MAGGIO (SUMMER STUDENT FESTIVAL)

Ozric Tentacles
Il prog spaziale della band britannica. Ciampino (Rm) VENERDI' 1 GIUGNO
(ORION)

Il Teatro degli Orrori


Il tour di presentazione dell'ultimo lavoro della band veneta, Il mondo nuovo. Marina di Camerota (Sa) SABATO
2 GIUGNO (MEETING DEL MARE)

Codeine
Ritorna la band di Chris Brokaw. Bologna GIOVEDI' 31 MAGGIO (LOCOMOTIV)

Death in Vegas
La band londinese si dedica a sonorit a cavallo tra il rock e la dance, il tutto molto alternativo. Bologna MERCOLEDI' 30 MAGGIO
(ESTRAGON)

Mortegliano (Ud) SABATO 2 GIUGNO (AREA DEMANIALE DI CHIASELLIS)

Charalambides
L'indie rock della cult band di Houston. Napoli SABATO 26 MAGGIO (RIOT STUDIO) Roma DOMENICA 27 MAGGIO (INIT)

Bob Log III


Il one-man band di Tucson si nasconde dietro a un casco da motociclista e si accompagna alla sua slide guitar. Torino MARTEDI' 29 MAGGIO (UNITED,

Lo Spirito del Pianeta


Cori, danzatori e artisti di ogni parte del mondo, In cartellone stasera il suonatore di cornamusa Carlos Nunez. Chiuduno (Bg) DA SABATO 26 MAGGIO
A SABATO 2 GIUGNO (POLO FIERISTICO)

Guitar Wolf
Garage punk in salsa giapponese. Savignano sul Rubicone (Fc)

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ALIAS 26 MAGGIO 2012

ZEMANLANDIA
Un insolito sorriso di Zdenek Zeman mentre osserva i suoi ragazzi terribili del Pescara. Lattaccante Insigne e il centrocampista Verratti. In basso il messaggio di un bambino banda, superate le traversie giudiziarie. Zeman, prossimo ai sessantaquatro anni, sente che lultima fiche, prima del definitivo oblio. Accetta, ma lincanto dura pochi mesi. I ventenni a disposizione sono quasi tutti in prestito, raccolti con un budget di diecimila euro. Non si sentivano tatuata addosso la maglia del Foggia, constata Zeman. Il suo nuovo Foggia gioca un buon calcio, segna gol a raffica, ma perde alcune partite chiave. Nel finale la squadra si sfalda, mancando lobiettivo dei play off. Per Zeman, un fallimento relativo: ha mostrato di non essere un anacronismo vivente, di produrre un calcio ancora pieno di senso. Se ne accorge De Cecco, re della pasta, patron di un Pescara ancora nostalgico delleffervescenza di Galeone. Da lui Zeman pretende un premio promozione solo per la volata diretta in serie A, eludendo la grana dei play off . Altra condizione, una casa sulla riviera Nord, con vista sui palmizi, sui lidi in serie e su quel lungomare dove i pescaresi corrono a frotte dalle prime luci dellalba: Si allenano duro, eppure nessuno li paga, constata fumando dal suo balcone. E pensa al mare di Mondello, che lo streg nel 1969. Lenendogli la nostalgia di Praga e convincendolo a farsi adottare da zio Cesto Vycpalek. Nessuno in citt gli chiede la promozione diretta, ma tutti la sognano, dopo anni di purgatorio. Zeman la ottiene al primo colpo, in unannata romanzesca. Piena di euforia e di dolori. La squadra lo segue da subito, dando vita ad un

di GIUSEPPE SANSONNA

Gli enfants terribles del Pescara lo artigliano e lo scagliano in aria, riagguantandolo euforici. Zeman non oppone resistenza, rassegnato allaffetto selvaggio dei suoi. Conquistare la serie A rende lecito ogni eccesso. Si pu persino lasciar scorrere due lacrime pesanti sul fitto reticolo di rughe, pudicamente diluite nella pioggia. Commoventi come il cedimento emotivo di un androide, di un replicante sensibile come Rutger Hauer, mentre i bagliori elettrici di Marassi e il cielo di piombo completano il set da Blade runner. Piango per Franco Mancini, perch non qui a festeggiare con noi una vittoria anche sua. Mancio, il figlio materano, che irradiava carisma tra i pali e in unarea smisurata, dilatata dalle strategie boeme ai limiti del centrocampo. Una stella fissa, nelle mappe zemaniane. Ogni portiere doveva somigliargli, se lui in persona era indisponibile. E morto a fine marzo, per un infarto assurdo, a 43 anni. Stava acuendo i riflessi ed esorcizzando le paure dei nuovi portieri zemaniani, Anania, Ragni e Cattenari. Ventanni fa era lestremo difensore del Foggia, la prima Zemanlandia, approdata in serie A a suon di gol e verticalizzazioni estreme. Trainata dal trio puntuto, Baiano, Signori e Rambaudi. Allepoca le stelle dellattuale Pescara, Verratti, Insigne e Immobile, vagivano in neonatologia o brancolavano ignari nel liquido amniotico. Pi che un padre, sono diventato un nonno, sorride oggi guardandoli il maestro di Praga. Tra la promozione foggiana e quella odierna, ventanni in chiaroscuro. Nessun altro campionato vinto, sentenziano gli aridi almanacchi. La costante bellezza del gioco non gli bastata a schivare addii e rimpianti. Lavversit al doping e ai poteri nemmeno tanto occulti del calcio consegner Zeman ad un graduale esilio, ai silenzi ovattati dei campi da golf. Ho cambiato erba, raccontava a se stesso negli ultimi anni, con ironia obliqua, picchiando forte sulle palline bianche. Partite alternate alle mattine passate al bar di Collina Fleming, il mio ufficio, macinando sigarette e giornali sportivi. Onnisciente come sempre, a livelli di Rischiatutto, persino sui campionati minori. In vista di un ingaggio ventilato dalla stampa, ma perennemente destinato a sfumare. Finch, nel 2010, il Foggia non si ripresenta nel suo destino. Annunciato, come un tempo, dalla napoletanit suadente di Don Pasquale Casillo. Tornato in possesso della squadra rossonera, nel frattempo sprofondata in Lega Pro e deciso come John Belushi a rimettere insieme la

Se il calcio merita un romanzo boemo

gioco vertiginoso. Un folgorante filotto di vittorie viene spezzato dalla piaga biblica della neve, inedita a queste latitudini, che lo costringe a impugnare la vanga per liberare la pista atletica. La morte di Mancini poi una pugnalata crudele, inattesa. Seguita dallagonia in campo di Morosini, a due passi dalla sua panchina. Traumi e ferite finiscono per col cementare il gruppo. In una sera di fine maggio, sul prato fradicio di Marassi, il suo Pescara cancella la Sampdoria e sale in Paradiso. E il segnale: milioni di ghiandole lacrimali cedono, in ogni landa dItalia, in simultanea con quelle boeme. Luomo di Praga torna dove gli spetta, senza aver mai rinunciato a se stesso. Ossessivo come una artista, ricercatore metodico dellessenza pura del gioco, come Morandi cercava lanima delle bottiglie e Burri quella dei sacchi. Manda tutti in visibilio, inclusi i nemici pi efferati. I complimenti pi inattesi arrivano da Big Luciano. Li lancia dal suo scranno catodico Ieri Moggi e domani, mostra delle atrocit di Gold Tv, confortato dallo sguardo limpido dellex arbitro De Santis e dalla reliquia semovente di Pippo Franco. Zeman se li scrolla di dosso. Mi rovinano la giornata. Grande Pescara! E complimenti a Zeman che concquista un altra promozione.

Al termine di unannata di euforia e dolori, Zdenek Zeman ha conquistato la serie A con i ragazzini terribili del Pescara. Cos lItalia riscopre il suo allenatore pi scomodo e affascinante
Dopo ventanni, il tweet di Gianluca Vialli. Una reazione scomposta, dallortografia incerta. Ancora bruciano le considerazioni boeme sulla lievitazione artificiale dei suoi polpacci. Ma lui non Moggi, il suo uno sbuffo dinvidia pi umano, meno protervo. E stato amato e non temuto, proprio come il Boemo. Ventanni fa anche lui trionfava a Marassi e somigliava molto a quei ragazzini. Smilzo, ricciuto, felice. Allenato da un padre slavo come Boskov. Dalla parlata strana, quasi alla Zeman. Nelleuforia generale, voci insistenti annunciano il ritorno trionfale del Boemo a Trigoria, tredici anni dopo, in sostituzione dellhombre vertical Luis Enrique. Er proggetto riacquisterebbe fascino. A patto che questa volta lo si assecondi in tutto, a qualsiasi costo. Gli si comprino i giocatori che vuole, campioni o giovani promesse che siano, e li si costringa a massacrarsi sui gradoni, a seguirlo senza ostruzionismi. Se lo merita, ce lo meritiamo.

ALIAS 26 MAGGIO 2012

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ADDIO MANGIAROTTI, LEGGENDA DELLA SCHERMA


Si spento ieri a Milano Edoardo Mangiarotti, lultimo dei grandi moschettieri del 900, leggenda della scherma e dello sport italiano. Aveva 93 anni e in una carriera cominciata alle Olimpiadi di Hitler e terminata con quelle di Roma 60, aveva vinto pi di qualunque altro sportivo azzurro. 39 medaglie, di cui 26 iridate e 13 olimpiche che ne fanno il quarto atleta pi vincente della storia dei giochi alle spalle di Larissa Latynina (18), Michael Phelps (16) e Nikolai Andrianov (15). Un monumento della scherma italiana che con lui e i suoi fratelli Dario e Mario visse la sua et delloro dopo la fine della seconda guerra mondiale alla quale Mangiarotti prese partecome sottotenente abbandonando temporaneamente lattivit. Suo padre Giuseppe aveva indossato la divisa azzurra alle Olimpiadi di Londra nel 1908 (ma anche la mamma Rosetta era spadaccina) e aveva importato in Italia le varianti della scuola francese di

scherma. Fu lui a reimpostare il figlio, destro naturale, in onore del fuoriclasse mancino Lucien Gaudin. Nel 1936 Edoardo venne selezionato per le Olimpiadi di Berlino a soli 17 anni e vinse la medaglia d'oro nella spada a squadre. Finita la guerra, ai giochi di Londra 48 fu bronzo olimpico individuale nella spada, argento a squadre sia nella spada sia nel fioretto. Nel '52 Helsinki fu il teatro del suo primo oro olimpico individuale nella spada, bissato dal concorso a squadre con laggiunta di due argenti nel fioretto. Nel '56 a Melbourne sal di nuovo sul gradino pi alto del podio nelle gare a squadre di spada e fioretto, mentre nella spada individuale fu ancora bronzo. Il canto del cigno arriv a Roma 60 con le ultuime medaglie, una d'oro (spada a squadre), l'altra di argento (fioretto a squadre). Si ritir a 41 anni dopo esser stato per ben due volte portabandiera azzurro alle Olimpiadi. Se ne va un emblema e un modello - ha detto commossa Valentina Vezzali, sua degna erede - ricordiamo tutti la sua immensa passione per lo sport. Ai prossimi giochi di Londra porter la bandiera italiana insieme a lui.

SPORT E LETTERATURA

ARBITRO CONTRO ARBITRO


Palmese-Scalea, gara di andata dei play out calabresi, terminata con un eloquente 0-3. I padroni di casa hanno fatto ricorso chiedendo la vittoria a tavolino per ipotetiche posizioni irregolari di alcuni calciatori - squalificati, a detta della Palmese, nei campionati juniores e quindi inutilizzabili per la prima squadra - respinte invece dal giudice sportivo. Il quale, tuttavia, ha infierito contro Angelo Catalano (otto giornate di squalifica), stopper locale, che prima ha sparato un missile contro la panchina avversaria abbattendo una sfortunata riserva e poi ha colpito con un pugno alla testa l'allenatore avversario. Per le prime sei giornate del prossimo campionato, non potremo ammirare le gesta di Carmelo Fulci, centrocampista del Presila Vallecupo (sempre Calabria), espulso ingiustamente per fallo e protesta, ha strappato la divisa dell'arbitro. Obbligo di ricomprarla. Ancora Calabria, gara di play out stavolta di prima categoria, Campara-Crucolese, finita 2-0, ha visto entrambe le societ multate di 400 euro per reciproco lancio di sassi delle tifoserie. Una simpatica usanza locale. Spostiamoci nel Lazio. Di solito i ricorsi riguardano calciatori, che scendono in campo pur avendo ancora un residuo di squalifica da dover scontare. Fa eccezione la gara, campionato allievi tra La Rocca Calcio e Nuova Isonzo Latina, terminata sul campo con il successo degli ospiti ma che la giustizia sportiva ha deciso di far rigiocare a causa della precedente squalifica... dell'arbitro. In effetti Andrea Campoli, direttore della gara e iscritto alla sezione Aia di Latina, era in quel momento sottoposto ad una squalifica di 5 anni per aver aggredito... l'arbitro (gi, proprio cos) durante Pontina-Polisportiva Carso, giocata nel 2007 e nella quale figurava come guardalinee del Pontina. Una confusione di ruoli micidiale, insomma, al termine della quale ecco la nuova squalifica di tre anni. Cinque anni di squalifica a Marco Cavaliere, attaccante dell'Audace Isola d'Elba: non domo, recita il giudice sportivo toscano, di aver colpito l'arbitro che lo aveva appena espulso con due forti pugni al labbro e all'occhio, quando questi era caduto a terra gli aveva dato la seconda razione di botte, prendendolo a calci nella schiena e schiaffi al volto. Con conseguente trasporto all'ospedale di Piombino. Diop Moussa, del Montespertoli (Toscana) ha colpito un avversario con un fortissimo calcio al petto, provocandogli due ferite da 15 centimetri e fuoriuscita di sangue, ma solo quelle. Ben 1.800 euro - quasi il costo dell'intero campionato - alla societ Atletico Salviano Livorno per i trenta sputi all'assistente che lo colpivano alla nuca, alla schiena, alle spalle e alle gambe. Praticamente una doccia. Non solo: un calciatore della stessa societ, Francesco De Simone, espulso, uscendo dal campo andato a salutare - come no - l'arbitro ma invece di stringergli la mano gli ha rifilato un pestone alla caviglia. Allontanato a maggior ragione, arrivato all'altezza degli spogliatoi ha preso il tubo dell'acqua e ha iniziato a bagnare tutti, arbitro e calciatori. Si chiude in Piemonte. Davide Cazzetta, del Pertusa Biglieri, ha calciato con violenza il pallone in faccia ad un avversario mentre questi era a terra infortunato. Non vincer il premio fair play. Multa di un paio di cento euri ad una societ di seconda categoria, per aver tentato di trasformare l'arbitro in un San Sebastiano in mutande, per fitto lancio di ombrelli dalla tribuna. La societ si chiama Europa e, si sa, sta conoscendo giorni difficili.

Uno scudetto nel segno del collettivo e di un allenatore profeta. Ma nella rivendicazione della terza stella c letica del berlusconismo
di LUIGI CAVALLARO

CICLISMO

Il Gran Barnum del Giro dItalia nelle cronache di Vasco Pratolini


di PASQUALE COCCIA

Essendo stata lInter, vincendo il derby, a cucire lo scudetto sulle maglie della Juventus, giusto che sia un interista a parlarne. Magari anche solo per addolcire ai bianconeri la bruciante sconfitta col Napoli in Coppa Italia. Diciamo subito, allora, che la Juve ha vinto lo scudetto con pieno merito. Non lo attesta solo la straordinaria striscia dimbattibilit, protrattasi per tutto il campionato, ma anzitutto lottima qualit del gioco espresso dai bianconeri. Un gioco che ha consentito ad una rosa composta di calciatori non eccelsi (al netto di Buffon, Chiellini, Pirlo e Del Piero) di prevalere su squadre magari pi dotate dal punto di vista della tecnica individuale, ma incapaci di esprimere unanaloga qualit nel lavoro collettivo: penso al Milan, allInter, ma anche allo stesso Napoli, che vincendo meritatamente la Coppa ha confessato una volta di pi come il potenziale espresso da Cavani, Hamsik e Lavezzi si sia solo in parte tradotto in atto. In questo senso, la Juventus 2011/2012 ha mostrato una volta di pi quanto conti il gioco organizzato rispetto allassemblaggio pi o meno riuscito di solisti. E in Antonio Conte, che ne stato ed allenatore e profeta, la sua organizzazione ha trovato non soltanto un perfetto direttore dorchestra, ma prima ancora un formidabile ispiratore. Profondo conoscitore dei dettami del calcio totale, Conte ha mostrato chiaramente fin dallinizio come ai suoi occhi il talento del singolo dovesse inchinarsi allefficienza dellorganizzazione, scegliendo uomini e schemi sempre in funzione del miglior assetto della squadra rispetto allavversario di turno. Conte un allenatore che sa leggere e correggere le situazioni di gioco: se un modulo non funziona, lui lo cambia, cos nella stessa partita (il ritorno con l'Inter per esempio) passato dal 4-3-1-2 al 3-5-2 per guadagnare la superiorit a centrocampo sfruttando la duttilit dei suoi calciatori nel variare la collocazione in campo senza perdere (e anzi guadagnando) in rapidit ed efficienza. Sotto questo profilo, la Juventus di Conte ha partecipato solo in minima parte alla progressiva rinascita della difesa a tre, alla quale stiamo assistendo da un paio di stagioni in qua. Di fatto, specie nelle squadre meno dotate dal punto di vista tecnico, una difesa a tre significa una difesa a cinque, perch gli esterni di centrocampo giocano bassi (come terzini aggiunti) e lo schieramento in campo prende la forma di un 5-3-2. Lo stesso Napoli, che pure squadra di livello e dotata di individualit di spessore, ha praticato un 3-5-2 (o un 3-4-1-2) del tipo mordi e fuggi, con i due centrocampisti centrali molto bassi e sempre alla ricerca di veloci inserimenti in avanti ora di Cavani, ora di Lavezzi, ora di Pandev. Non cos la Juve. La sua interpretazione della difesa a tre stata molto pi offensiva e fondata anzitutto sul pressing collettivo, con tutti i reparti costantemente in avanti a recuperar palla quanto pi possibile vicino allarea di rigore avversaria. Un

LA SIGNORA VISTA DA UN INTERISTA

Elogio della Juve e del suo calcio organizzato, totale, di sinistra


pressing magari non perfetto nel controllo dello spazio come quello del Barcellona, ma capace di supplire con la corsa ad eventuali defaillances territoriali (soltanto 20 gol subiti vorranno pur dire qualcosa). Soprattutto, un pressing che ha consentito ai bianconeri di godere quasi sempre della superiorit numerica in ogni zona del campo e a Pirlo quella relativa libert di manovra che lo ha riproposto allattenzione (e allammirazione) generale come uno dei migliori registi del mondo. Ma non meno sorprendente stata la fase offensiva della Juventus. Nonostante il solito coro di presunti intenditori le rimproverasse lassenza di un centravanti classico e classicamente capace di caterve di gol, i bianconeri hanno mostrato cosa significhi avere esterni e attaccanti in grado di allargare gli spazi e centrocampisti e difensori pronti ad inserirsi, segnando 68 reti (appena 6 in meno del Milan, che vanta il miglior attacco della serie A e schiera con Ibrahimovic il capocannoniere in carica) con ben 19 giocatori diversi. Se poi Matri, Quagliarella, Borriello o Vucinic debbano lanno prossimo esser sostituiti da altri pi abili non spetta a noi dire; certo per che, agli occhi di Conte, un attaccante moderno pu essere bravo anche senza far gol: dipende da come si muove e da come i suoi movimenti aiutano la squadra a finalizzare comunque lazione offensiva. Valerij Lobanovskij, indimenticato allenatore della Dinamo Kiev e dellUrss, amava dire che il rendimento di una squadra organizzata superiore rispetto alla somma degli elementi che la compongono. In effetti, sta proprio in questo lefficacia di unorganizzazione, ci che la rende irriducibile a qualunque procedimento analitico che pretenda di risolverla senza residui nei suoi componenti: il tutto maggiore della somma delle parti e possiede propriet che le singole parti non hanno, al punto che queste ultime si trasformano nel momento in cui vengono a costituire il tutto. Con buona pace di Cesar Luis Menotti, lallenatore argentino che vedeva nel calcio totale un calcio di destra, fatto di fatica, sacrifici e utili idioti che seguono il sistema, la Juventus di Conte stata di sinistra proprio perch sistemica: una moderna reincarnazione delloperaio collettivo che certo sarebbe piaciuta a Togliatti, grande tifoso bianconero. Del resto, operaia era Torino negli anni che videro la nascita e poi la crescita della Juventus: gli anni 50 e 60, quelli del boom economico e soprattutto della grande migrazione meridionale verso le fabbriche del Nord, che rese la capitale piemontese

Domani a Milano si conclude il Giro dItalia e a noi piace salutarlo ricordando ledizione del 1947, il Giro della fame. Cos lo defin Vasco Pratolini, inviato al Giro da Romano Bilenchi, che dirigeva il Nuovo Corriere di Firenze. Allora gli scrittori che seguivano la corsa rosa erano costretti a farsi anche un po icronisti. Costano pi fatica le cronache del Gran Barnum che quelle letterarie, infinitamente pi fatica, ma forse una fatica che d maggior soddisfazione, scriveva Pratolini. Oltre allo scrittore fiorentino, a fare da spalla ai veri cronisti furono anche il poeta Alfonso Gatto, che segu il Giro per lUnit, e qualche anno pi tardi Annamaria Ortese per LEuropeo. Non mancarono gli umoristi come Achille Campanile autore del celebre Battista al Giro dItalia. Pratolini amava definirsi uno sportivo da caff ma dietro quellinnocua definizione si celava un raffinato intenditore di sport, e a differenza di tanti intellettuali comunisti, colse nel profondo il legame tra lo sport e la societ. Seppe farlo attraverso quelle cronache del Giro per i lettori del Nuovo Corriere, raccontando le strade di unItalia lunga e irta di ostacoli, sociali, economici e culturali. Seppe come pochi raccontare con la leggerezza dello sportivo da bar di talenti e di brocchi, cap fin dalle prime tappe come stavano le cose. Intanto il Gran Barnum del Giro dItalia, d la terza pi grande citt meridionale rappresentazioni di gala una di seguito allaltra. I giornalisti sono dopo Napoli e Palermo. E bianconeri gli imbonitori. Fanno le capriole ai diventarono in massa gli operai margini dello spettacolo: una gara meridionali, che come i loro automobilistica intorno allarena, omologhi a Manchester, Liverpool, mentre vecchi elefanti, gazzelle Barcellona cercavano nelle emozioni legate al tifo un surrogato di zoppe e leoni reali, in bicicletta, si esibiscono al centro. E un quei legami comunitari che avevano baraccone che passa e va. Non dovuto abbandonare nei paesi concede repliche sulla stessa dorigine. piazza. E il circo di Buffalo Bill. Questo elogio della Juve scritto da Dispensa volantini e caramelle, un interista vorrebbe arrestarsi qui, fango e imprecazioni felicit che sulla soglia della commemorazione di durano un attimo E unazienda un tempo ormai lontano, di cui che ha un border e degli interessi. restano solo fotografie ingiallite che In volgare si chiama cassetta. ritraggono folle plaudenti e un tipo Pratolini descrisse la lotta di coi calzettoni abbassati e la faccia da classe tra quelli sponsorizzati dalle impunito che segna gol a valanga a grandi aziende destinati a vincere e una squadra di ragazzini vestiti di i gregari che dovevano strappare il nerazzurro. Se non fosse per un maggior numero di premi per le problema, che cera allora e rispunta volate. Tra questi ultimi le sue adesso. simpatie andavano a Corrieri, un Gi, perch la rivendicazione fino famelico corridore siciliano, che ai massimi livelli dirigenziali della arraffava tutto quello che i premi, terza stella, dei 30 scudetti vinti sul allora anche in natura, offrivano, campo, ci ricorda una volta di pi per la sua famiglia di sette figli da che da molta parte della sua tifoseria sfamare. Un giorno opo averlo la Juve ha introiettato non solo la cercato invano in albergo lo vide di spacconeria proletaria, ma anche il buon mattino spedire dallufficio familismo amorale: vale a dire, quella postale del posto tappa il bottino di concezione estremizzata dei legami una volata: un maiale, una capra e familiari tale per cui la famiglia due prosciutti conquistati sul filo dappartenenza costituisce lunico del traguardo di Cupramarittima e ambito entro il quale ha senso parlare strappati al suo acerrimo nemico di etica e di regole, di bene e male. Conte, anchegli preso da fame Unidea che nega rilevanza a atavica. I due contendenti vennero qualunque dimensione pubblica, perfino alle mani dopo che Conte riducendola ad uno spazio in cui accus Corrieri di volersi pigliare coloro che si presentano come sempre tutto e fu necessario servitori dellistituzione sono in realt lintervento di Coppi per separare i portatori dinteressi propri o della due. Pratolini non manc di riferire famiglia dappartenenza, e delle cui ai suoi lettori il dettagliato bottino leggi e sentenze lecito fottersene, del corridore siciliano: A un almeno fintanto che si ha la forza per traguardo dopo Frosinone vinse 5 farlo. mila lire e due agnelli di latte. Michele Serra lo colse allindomani Laltro ieri a San Severo, subito dellinaugurazione dello Juventus dopo Foggia, si prese 10 mila lire e Stadium, con i 29 scudetti esposti a lode e gloria della famiglia e sprezzo una bottiglia di vino. Su questa scia si inserisce anche e scherno di quellistituzione pubblica il conflitto tra gli organizzatori del che nel 2006 ne revoc ben due. Giro e i ciclisti che un giorno Spiace doverlo dire, ma letica che scioperarono perch i premi erano in questo Paese ha alimentato i scarsi insieme alle alte multe e agli fenomeni speculari del moggismo e orari di partenza assurdi. Il del berlusconismo (e non solo quelli). Pratolini scrittore e politico si Proprio per ci auspicheremmo che chiese allora: Quale sar la Cgil la cresta di Hamsik non resti lunica che protester a nome dei ciclisti?. ad esser tagliata via.

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