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BACHMANN CELAN IL TORMENTO E IL DOLORE DI DUE POETI INNAMORATI

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Tu devi ornarla con il dolore per Ruth, per Miriam, e Noemi / dire alla straniera: / Vedi, io ho dormito con costoro. Si chiude cos la poesia In Egitto che nel 1948 Paul Celan scrive e dedica alla sua nuova amica Ingeborg Bachmann. Una terribile dichiarazione d' amore e di intenti, la cerimonia di consegna nelle mani della straniera del suo dolore, affinch ne abbia cura. Eppure di questo, del suo passato- lo strazio irredimibile della shoah, lo sterminio del suo popolo e della sua famiglia, - nonostante la poesia e nonostante l' amore Celan non riuscir mai a liberarsi davvero. Governer tutti i suoi giorni fino a spingerlo, molti anni dopo, a uccidersi buttandosi nella Senna. Allora l' amica Bachmann, in quel magnifico pseudo-romanzo che Malina, scriver: La mia vita finisce qui, perch lui annegato nel fiume durante la deportazione. Era la mia vita. Io l' ho amato pi della mia vita. Siamo ormai nel 1970, quando la loro relazione, nella quale nessuno dei due (come forse sempre accade) ha trovato la salvezza, si chiude in tragedia. Tre anni dopo, prima ancora di aver compiuto cinquant' anni, Ingeborg Bachmann muore a Roma, per le bruciature riportate nel rogo dei suoi vestiti, procurato dalla sigaretta. Mentre sola e resa incosciente dall' alcool e i sonniferi, smaltiva il suo dolore. Un dolore privato, che non trapela mai dalle sue lettere. Come se, dopo Auschwitz, niente di davvero privato avesse legittimit. Di questa doppia giurisprudenza (io/noi) si nutre il carteggio tra i due poeti, che Nottetempo pubblica col titolo, un po' anodino, Troviamo le parole (pagg. 304, euro 25). Il primo incontro, al quale segue la dedica di cui parlavamo all' inizio (Alla meticolosamente precisa, il meticolosamente preciso) si svolge a Vienna. Paul Celan, gi fuggito dalle persecuzioni naziste, in fuga da Bucarest e il regime comunista, Ingeborg una giovane studentessa universitaria, che ha gi elaborato un distacco ideologico molto forte dal suo paese, l' Austria, che ritiene incapace di verit rispetto agli anni dell' orrore hitleriano. Anche questa diffidenza, che fa di lei una specie di apolide elettiva, conquista Paul Celan. Inizia cos il carteggio tra i due poeti, che, sia pure difesi da armature pesanti, finiscono in fretta per innamorarsi l' uno dell' altra. La prima a cedere sembra lei, la cui curiosa giovinezza cerca risposte, approdi. Sceglieranno Parigi, a va sans dire. Qui, in un paio d' anni, si consuma quella parte di amore fatta di sensi, tempo condiviso, smania. Bachmann quasi subito coglie
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l' esemplarit della loro coppia, perfetto archetipo della cultura post-bellica. Nelle loro lettere, accanto alle vicende spicciole del presente, si sente sempre una volont di leggere la storia e soprattutto di misurarsi con la letteratura. Ma la letteratura, come sappiamo, vive solo di eccezioni. E per questo, con veemenza, il poeta Celan si ribella anche a questo di destini. Come potrei, scrive, statuire un esempio prendendo come misura me stesso? Questo modo di considerare le cose mi sempre stato estraneo, il mio occhio si chiude, quando costretto a essere soltanto un occhio, e non il mio occhio. Se fosse diversamente non scriverei poesie. Siamo nel 1951 e l' idillio del periodo parigino appena finito. L' amore cambia forma, si frammenta, diventa saltuario. Pur senza estinguersi mai costretto a far posto ad altre cose e Paul diventa pi fragile. Adesso scrive all' amica molto pi di quanto faccia lei, al contrario di quanto avveniva all' inizio, e si rivela in modo inedito. Mostra i sentimenti che sembravano appassiti dietro la politica, incalza, chiede. Ma al centro delle loro lettere rimane ben salda la poesia. Il confronto, i primi successi di lei, i riconoscimenti e la diffidenza di lui per il successo. Intanto nuovi amori si attorcigliano inevitabilmente intorno al fusto inestirpabile della loro relazione. Max Frisch, lo scrittore col quale lei va a vivere a Zurigo e la dolce Gisele, che dara Paul un figlio, Eric. Le lettere di Gisele a Ingeborg, pubblicate in calce al libro, rivelano una personalit forte, per niente somigliante alla donna di ombra e silenzio che avevamo immaginato. Mentre Max Frisch, a giudicare da quello che scrive a Paul, sembra interessato soprattutto ad accreditarsi come intellettuale, di fronte al collega stimato. Ma lo fa in un modo che a Celan non piacer, mostrando troppa indulgenza per la celebre recensione di Gunter Blockera Grata di parole, sulla quale era stato chiamato a esprimersi. Mentre il "meticolosamente preciso" Celan, diventato col tempo sempre meno capace di accettare l' approssimazione, forse anche la volgarit e in alcuni casi la malafede, di chi non ha attraversato il male come toccato a lui. Ogni giudizio per lui un' offesa alle tombe dei suoi morti, ogni leggerezza lo allontana dalla riconciliazione. Persino all' amica amatissima non riesce a perdonare la superficialit con la quale lei vorrebbe consolarlo di quello che a lui sembra l' intollerabile anti-semitismo di Blocker. il prezzo della fama, dice lei, e lui risponde addio. Decine di volte, nei pi di vent' anni della loro storia, si erano congedati per sempre l' uno dall' altra. Per poi ritrovarsi con la stessa intensit. Ma stavolta diverso. Restano i saluti, le gentilezze, gli scambi di poesie. Entrambi ormai impegnati a perdere la guerra contro i loro demoni, non riescono pi a trovare lo slancio per abbracciarsi di nuovo.
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RIPRODUZIONE RISERVATA ELENA STANCANELLI

27 maggio 2010 42-43

sez. CULTURA

Troviamo le parole. Lettere 1948-1973 Bachmann Ingeborg; Celan Paul Curatore Maione F. Editore Nottetempo (collana Ritratti)

Correspondence, By Ingeborg Bachmann and Paul Celan, trans. Wieland Hoban REVIEWED BY REBECCA K MORRISON FRIDAY 14 JANUARY 2011
http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/books/reviews/correspondence-by-ingeborgbachmann-and-paul-celan-trans-wieland-hoban-2183833.html

Theirs was an unlikely friendship. Or, as they would later wryly comment, an "exemplary" one. He came from that once vibrant centre of JewishGerman culture, Czernowitz, Bukovina, and had survived a Romanian labour camp; both his parents had been killed in a Nazi death camp in Ukraine. She had grown up in the southernmost province of Austria, Carinthia, in relative cultural isolation, and in conflict with her father's National Socialist beliefs and actions.

He, the young Paul Celan, referred to as "the only lyric pendant to Kafka", had written a number of highly regarded, if as yet unpublished, poems, and was in Vienna en route for Paris. She, Ingeborg Bachmann, six years his junior, was a burgeoning poet, seeking her voice and place in the curious place that was the post-war and post-Auschwitz Viennese literary scene, while completing her doctoral thesis on Martin Heidegger. Their encounter in spring 1948 was the upbeat to a magnificent, and troubled, meeting of minds that would last a lifetime.

This much-anticipated volume, handsomely published in a fine translation by Calcutta-based Seagull Books, also includes the handful of uneasy letters between Celan and Max Frisch, Bachmann's companion from 19581962, and the gracious, searingly moving exchange between Bachmann and Gisle Lestrange, Celan's wife from 1952. From the opening poem dedicated to Bachmann on her 22nd birthday, "In Egypt", one is in the intimate sphere of two highly intelligent individuals, fascinating and bewildering to the other, who came to epitomise the rigorous contemplation of what was possible in German-language poetry and prose after the
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Shoah. In almost 200 letters, telegrams, postcards, unsent drafts, poems as love-letters, they tussle with the possibilities and limitations of communication through the written word. Silence and personal darkness have their place. The compromises exacted by life on art, the power and powerlessness of language, fear of the written word, and belief in dialogue through poetry are subjects broached.

Time and circumstances conspired to create absence rather than proximity. After those spring months of 1948 ("my bedroom is a field of poppies"), it was not until 1950 that they lived together disastrously in Paris for two months, Bachmann referring to their co-habitation as "Strindberg-esque". The next meeting was at the spring 1952 gathering of the influential post-war literary circle, Gruppe 47. Both were invited to read their work: it was a triumph for her and a catastrophe for him. The reception of "Todesfuge", "Death Fugue", a work Celan regarded as "the only epitaph my mother has", was dismissive; evidence, he surmised, of the unjustly tricky path for the rare bird he had become, a German-Jewish poet.

While personal relations were distanced (him) or despairingly hopeful (her), they continued to converse on professional matters. Bachmann was tireless in her dedication to the careful positioning of his writing and reputation. While working in radio to scrape a living, she fought hard for writing hours, achieving a further breakthrough in 1953 with her collection Borrowed Time.

Both were invited to a symposium in Wuppertal in 1957, and the love affair resumed with gusto. Now Celan flooded Bachmann with letters, poems, telegrams, addressing her as an equal, recognising her poetic voice at last: "I felt I was drowning in something completely transparent and bright."

This period so verdant, yet impossible to sustain yielded to a negotiation for "friendship" through the 1960s.

Bachmann was living with Frisch, but remained stalwart in her support of Celan, not least through the Goll affair: those manipulated accusations of plagiarism that toppled him into the mental instability and breakdown that would culminate in his suicide in 1970. To read this correspondence with the relevant poetry to hand confirms the rich content of these letters. Taken together, there seems no doubt that, in each other, Bachmann and Celan did have that precious, nigh-impossible fellow being: a companion "you... for me... sensually and intellectually... the two cannot separate".

Bachmann e Celan, legami sopra le righe


http://www.ilcaffevitruviano.it/cultura/letteratura/item/1342-bachmann-e-celan-legami-sopra-lerighe

Le ritrovate corrispondenze tra due poeti


Troviamo le parole. Lettere 1948-1973, questo il titolo della raccolta epistolare di due poeti alti, che Nottetempo ha pubblicato. Sono venute alla luce le lettere d'amore, e non, scambiate tra due grandi poeti della letteratura del Novecento: Paul Celan (1920-1970) e Ingeborg Bachmann (1926-1973). Non soltanto questa sera facci trovare le parole era un telegramma che nel 1959 Bachmann spediva a Celan. Le loro vite cos diverse (lei di origini tedesche, lui ebreo), si incontrano presto, quando lei aveva solo 20 anni, lui 26. Da allora i loro destini, pur fatti di distanze, fugaci incontri, assenze e ritrovi, non si separano pi. Si scambiano per 19 anni lettere e poesie, Paul dedica a Ingeborg per il suo compleanno la pi bella forse delle sue poesie: In Egitto contenuta nella raccolta Papavero e memoria. Lei, donna romantica, lo ama appassionatamente, lui ricambia ma il suo amore p cerebrale. Entrambi vivono un avvallato malessere, ma quello di Celan pi antico, i suoi genitori muoiono nella Shoah e lui costretto a fuggire, rifugiandosi a Parigi. Entrambi sempre sul filo del crollo psichico, sempre in cerca delle parole, quelle parole con cui si accarezzavano, si cullavano: Tu adesso leggi io penso alla tua voce scrive in una lettera Paul a Ingeborg. E ancora entrambi scelgono di annullarsi nella morte, lui si getta nella Senna il 20 Aprile 1970, lei muore dopo tre anni in circostanze ancora oscure, anche se fondato appare il sospetto di tentato suicidio (rimane il mistero di una sigaretta lasciata accesa prima di andare a dormire). Il suicidio, questo stato il destino ineruttabile di molti poeti, forse parte

integrante della loro poesia, in quanto i poeti muoiono ogni giorno in vita, gi spossato il corpo, prima che arrivi alla sua fine. Questi alcuni versi che Paul Celan sped in una lettera a Ingeborg Bachmann. Un giorno e un altro ancora Sciroccoso tu. Il silenzio procedeva con noi come una seconda, distinta vita. Io vinsi, perdetti, credevamo ad oscuri prodigi, ci reggeva, inscritto grande nel cielo, il ramo, e crebbe fino alla luna, un mattino si alz nell'ieri, cogliemmo quel lume, io piansi nella tua mano.

5 Luglio 2012

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