Notizie storiche
della
Casata Rusconi
Giancarlo Bronzi Rusconi
Notizie storiche
della
Casata Rusconi
COMUNE DI BUDRIO
Si ringrazia sentitamente
la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
per il sostegno destinato all’opera,
ed il Comune di Budrio per il patrocinio
alla sua divulgazione.
CAPITOLO 1
Le origini del cognome “Rusconi” ............................................. pag. 13
CAPITOLO 2
Il Barbarossa e i Ghibellini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 25
CAPITOLO 3
Tra Signoria e Papato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 37
CAPITOLO 4
La famiglia Rusconi a Bologna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 47
CAPITOLO 5
Parenti illustri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 73
CAPITOLO 6
Ricordi di nobiltà. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 79
APPENDICE
Dimore e araldica dei Rusconi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 87
7
PRESENTAZIONE
IL COGNOME
DI FAMIGLIA
Il cognome
di famiglia
Q
uesto libro è nato con il preciso intento di onorare i nostri Avi di una
parte della Casata Rusconi di Bologna, risalendo da nostro padre e
nostra zia, dal nostro nonno e bisnonno, arrivando fino a toccare
tutti gli altri antenati.
È nato anche per raccontare la loro interessante storia e per lasciare, a colo-
ro che continueranno la discendenza, una traccia, la più chiara e completa
possibile, del loro passaggio terreno. Sono state riportate notizie della vita e
delle vicende così come sono state vissute dai nostri Avi, inquadrando perso-
naggi e momenti storici nazionali ed esteri che li hanno visti coprotagonisti.
Il libro è il frutto di due anni di ricerche storiche, divise tra Bologna, Como,
Roma ed in sostanza prende in considerazione la storia bimillenaria dei
Rusca Rusconi, quello che nostro padre e nostra zia ci raccontavano a noi
bambini e ragazzi e, in ordine cronologico, le illustri personalità imparenta-
te con il ramo bolognese dei Rusconi.
Insomma, per distrarci un attimo dalla tecnologia d’Internet, dalla velocità e
dalla frenesia della vita di questa società sempre più superficiale, ci siamo
calati nella tranquillità di un mondo dai ritmi certo meno ossessivi del nostro,
nel quale la tradizione e la parola data o una stretta di mano contavano più
di ogni altra cosa. Per non dimenticare il nostro passato, le antiche radici,
che sono poi le nostre radici.
Il libro, soprattutto, tiene fede ad una promessa. Una promessa sbocciata nel
1980, quando nostro padre, Carlo Antonio Bronzi, malato e amareggiato da
una serie di disavventure nei suoi affari, ci lasciò.
Nostro padre e la sorella Caterina erano nati fuori dal matrimonio e da pic-
coli abitavano in via delle Casse, nel centro storico di Bologna, con la madre,
nostra nonna Margherita, dama di compagnia della moglie del nonno, la con-
tessa Giulia Verzaglia. Nonna Margherita aveva dato il proprio cognome
11
Presentazione
Bronzi a nostro padre e alla zia Caterina, come usava e ancor usa per le
donne non sposate che oggi siamo soliti chiamare “ragazze madri”.
E noi figli scoprimmo nei cassetti della scrivania del babbo le prove di una bat-
taglia ostinata, ma discontinua, e per forza di cose votata all’insuccesso, con-
dotta contro la burocrazia locale e nazionale per ottenere il diritto al cognome
Rusconi, così com’era nell’esplicita volontà testamentaria di suo padre.
Quando intraprese la sua battaglia per ottenere il cognome del padre l’Italia
era ancora retta dalla monarchia e le leggi di allora impedivano tassativamen-
te qualsiasi rivendicazione che potesse in qualche modo alterare un albero
genealogico gentilizio, considerato ciò appannaggio esclusivo della corona.
L’Italia divenne Repubblica, ma mio padre era già preso dal lavoro e dalla vita
che gli avrebbe portato una famiglia numerosa. A tutto ciò va sommato che
nell’ultima parte della sua esistenza terrena non godè di buona salute.
È allora che siamo subentrati noi figli nel prendere il testimone e ingaggiare
quella battaglia interrotta da nostro padre. E la battaglia per ottenere l’ago-
gnato cognome è stata lunga, difficile ed ha visto anche una complessa ricer-
ca storica, sulle tracce dei nostri Avi, che ha messo in campo ricercatori aral-
dici, come lo Spreti e il Litta, ma soprattutto Alberto Pio Rusconi, parente let-
terato, ed amico in particolare del bisnonno, Carlo Giacomo. Nel 1874 diede
alle stampe il volume “Memorie storiche della casata Rusca Rusconi” e sia
nostro padre che noi figli, da quest’importante testo, abbiamo attinto le noti-
zie relative alla storia antica della Casata Rusconi fino alla metà dell’800.
Abbiamo inoltre ritrovato testamenti olografi, notizie da Gazzette cittadine
dell’epoca, documenti da archivi, parrocchie e Curie, sia a Bologna, che a
Como e, come detto, in altre città.
Alla fine abbiamo vinto, poiché adesso abbiamo tutte le carte in regola, aven-
do ottenuto il riconoscimento (nel gennaio del 2001), da parte del Ministero
di Grazia e Giustizia, di un nostro diritto: aggiungere al nostro cognome
Bronzi quello di Rusconi. Così, come voleva nostro nonno.
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CAPITOLO I
LE ORIGINI
DEL COGNOME “RUSCONI”
Le origini
del cognome “Rusconi”
Como era stata fondata dai Galli Insubri Orobi, ma conquistata nel 196 a.C.
dai Romani; questi ne fecero una colonia che si chiamò “Comum”. Il nome
della gens Pinaria, giunta al seguito del grande Cesare, cui si deve anche la
colonia di Bellinzona, continuò ad affiorare nella cronaca della città lacustre,
probabilmente legata ad una carica guadagnata in seguito a qualche fatto
notevole compiuto da questo antenato durante la conquista della Lombardia
da parte delle legioni romane di Cesare.
Il nome Rusconi, secondo quanto affermano gli storici, è di certo derivato
dal cognome Rusca, che a sua volta deriva dal latino “ruscus”, ovvero “mirto
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Le origini del cognome “Rusconi”
selvatico”. È probabile così che il Casato sia quindi d’origine romana, come
sostengono molti storiografi e scrittori, tra i quali Gaudenzio Merula, facen-
dolo derivare dalla gente patrizia Pinaria.
Per scrivere la storia di questo Casato, ci si è rifatti anche alla genealogia
tenendo conto principalmente di quello che risulta da autentici documenti,
o da quello che è stato trovato nelle cronache lombarde e negli Archivi Muni-
cipale e Notarile di Como, Governativi, Civico e Notarile di Milano.
Etimologia di un cognome
Certamente gli appartenenti a questa famiglia furono sempre promiscua-
mente detti RUSCA, RUSCHI, RUSCONI ed è difficile stabilire quale sia, delle
tre varianti, il vero cognome. In latino poi, talvolta, sono nominati Rusconi o
Ruscones.
Nei documenti originali spicca Bernardo Ruscone, Rettore o Podestà nell’an-
no 1159 e un Giovanni Rusca, Console comasco nel 1182, ancora un altro di
nome RUSCA con il cognome RUSCONI vivente nel 1176, e tutti gli apparte-
nenti a questa famiglia.
Furono uomini che si distinsero durante le guerre tra Guelfi e Ghibellini e in
uno stesso documento si trova un fratello detto RUSCA, un altro RUSCONE,
collettivamente de’ RUSCONI, ed anche la medesima persona, ora chiamata
in un modo o nell’altro.
È difficile determinare il significato vero di questo cognome. Si pensa, come già
anticipato, che derivi da ruscus, rusco o mirto selvatico, che è nello stemma gen-
tilizio, ed allora pare che da Rusco Ruscone sia stato tramandato il vero cogno-
me; ma le foglie di rusco non si trovano nello stemma di famiglia che intorno a
secolo XVII. Si pensa così che vi fossero le condizioni per l’analogia al cogno-
me, poiché prima c’erano altri segni, come vedremo parlando dello stemma.
Un’altra ipotesi dell’etimologia deriverebbe da un soprannome della voce
celtica “rusk”, che nel linguaggio dei Celti invasori dell’Insubria significava
“scorza”. Anche nel dialetto comasco si dice rusca la corteccia grossa degli
alberi d’alto fusto. Comunque siano andate le cose, col passare del tempo e
della storia, ad alcuni membri della famiglia è stato attribuito il cognome
RUSCA e ad altri RUSCONI.
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Le origini del cognome “Rusconi”
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Le origini del cognome “Rusconi”
I conflitti europei
L’inizio della storia di questa Casata parte, come abbiamo visto, da Como,
città della Lombardia, all’estremità sud-ovest del lago omonimo. Patria di Pli-
nio il Vecchio, di Plinio il Giovane, di Paolo Giovio, di papa Innocenzo XI
(Odescalchi), di Alessandro Volta, di Sant’Elia, fondata dagli Insubri Orobi, fu
conquistata nel 196 dai Romani, i quali ne fecero una colonia che si chiamò
“Comum”.
Questa città del nord Italia formò politicamente la famiglia, le dette l’im-
printing, registrandone i membri tra le famiglie più importanti esistenti anco-
ra dopo l’epoca delle devastazioni dei Goti e degli Unni, quando Como
divenne possedimento longobardo.
In questo contesto si inserisce la nascita dello Stato Pontificio, ovvero l’in-
sieme dei domini territoriali soggetti alla sovranità del pontefice. Nei secoli
IV-VII, grazie a numerosi lasciti testamentari e a donazioni imperiali, si formò
una vasta proprietà fondiaria della chiesa romana chiamata “patrimonium
Sancti Petri”.
La mancanza di una autorità civile in Italia e la lontananza dell’imperatore
d’Oriente, fortificarono l’autonomia del papato che, soprattutto con papa
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Le origini del cognome “Rusconi”
FIGURA 1
Monete e sigilli Rusca Rusconi (Archivio Storico Rusconi di Pio Alberto Rusconi).
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Le origini del cognome “Rusconi”
FIGURA 2
Stampa antica raffigurante le case dei Rusconi a Castel Civiglio (CO) dall’Archivio
Pio Alberto Rusconi.
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Le origini del cognome “Rusconi”
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Le origini del cognome “Rusconi”
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Le origini del cognome “Rusconi”
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Le origini del cognome “Rusconi”
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CAPITOLO 2
IL BARBAROSSA
E I GHIBELLINI
Il Barbarossa
e i Ghibellini
I
Rusca scelsero lo stendardo del Barbarossa, sebbene qualche membro
della famiglia fosse a Milano. Prova ne è il fatto che pur non esisten-
do prove sufficienti per attribuire al Casato addirittura un santo,
SANT’EUTICHIO, morto nel 539, e GIOVANNI, entrambi Vescovi di Como,
è forse vero che LAMBERTO fu Arcivescovo di Milano dal 921 al 932. E sicu-
ramente questi nomi dimostrano l’esistenza della famiglia Rusca prima del-
l’avvento del Mille.
La famiglia sopravvisse agli incalzanti avvenimenti che travolsero l’Italia dalla
caduta dell’Impero Romano, ed alle confische longobarde nonostante le
vicissitudini del tempo. Como fu completamente distrutta dai lombardi, allea-
tasi al Barbarossa contro Milano, ed i Rusca, s’allearono all’imperatore diven-
tando fedeli Ghibellini, per restare tali fin sotto i Visconti e gli Sforza.
I Guelfi e i Ghibellini erano fazioni politiche medievali, nate in Germania
nel XII secolo e poi diffuse in Italia nei due secoli successivi. I nomi deri-
vavano da quello tedesco dei Welfen, Guelfi, che sosteneva la casa di
Baviera e di Sassonia nella lotta al trono imperiale contro i duchi di Svevia,
ai quali apparteneva il castello di Weiblingen (italianizzato in Guaibelinga,
da cui Ghibellini).
Questi nomi si diffusero in Italia e vennero inizialmente a designare le due
fazioni politiche dei sostenitori del papato (Guelfi) e dell’imperatore (Ghi-
bellini), distinzione molto spesso fittizia, a copertura di più ristretti interessi
politici di singole famiglie all’interno dei vari Comuni.
Federico I Barbarossa (Weiblingen 1122 - fiume Salef, in Cilicia 1190) impe-
ratore del Sacro Romano Impero dal 1152 al 1190, condottiero che fece la
fortuna dei Rusca, varò un programma politico consistente nel rafforzamen-
to dell’autorità imperiale, sia nei confronti dei grandi feudatari tedeschi,
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Il Barbarossa e i Ghibellini
schierati in Guelfi, come Enrico il Leone, e in Ghibellini, sia dei Comuni ita-
liani e del papato.
In Italia, Barbarossa con la prima dieta di Roncaglia (dicembre 1154), rista-
bilì i rapporti con i Comuni, che avevano acquisito sempre maggiore auto-
nomia giurisdizionale, recuperando i diritti usurpati (iura regalia). Molti con-
sensi, tuttavia, ricevette in Italia, e fu incoronato re di Italia a Monza, il 17
aprile 1155. È in questo contesto che s’inserisce la vita, e la morte, di alcuni
Rusca dell’originale casato comasco.
ADAMO, fratello del già citato Bernardo. Monaco dell’ordine dei Benedettini,
nel 1173 fu Abate di Sant’Abbondio e regalò dei terreni a quel monastero.
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Il Barbarossa e i Ghibellini
no (1162), dopo un assedio di due anni; altre, come Pavia e Como, accetta-
rono i voleri dell’imperatore.
Ancora una volta emerse la fedeltà delle famiglie ghibelline comasche, tra le
quali i Rusconi, nonostante gli avvenimenti precipitassero creando il para-
dosso dei due papati.
Lo scontro con il papato si era inasprito con il nuovo papa Alessandro III,
cui l’imperatore preferì l’antipapa Vittore IV, provocando uno scisma. Ales-
sandro III (1159-1181, sepolto a Roma nella Basilica Lateranense), al secolo
Rolando Bandinelli, senese, fu eletto papa il 7 settembre 1159 e prese il
posto dell’inglese Adriano IV che prima di morire firmò ad Agnani un patto
con la Lega delle città lombarde promettendo di scomunicare l’imperatore.
Ciò anche se in precedenza Adriano IV aveva incoronato Federico Barba-
rossa a Roma, in San Pietro, imperatore.
A seguito dell’incoronazione, dato che il Barbarossa non era in grado di
sostenere una spedizione militare contro i Normanni, Adriano IV si occupò
personalmente delle operazioni di guerra. Ma dopo qualche successo inizia-
le, il papa subì una grave sconfitta e nel giugno del 1156 fu costretto a fir-
mare il trattato di Benevento con il normanno Guglielmo I il Malo, a cui con-
ferì dignità regia.
Nella dieta di Bencon (1157) scoppiò una lite in merito ai rapporti tra papa
e impero; il legato pontificio Rolando Bandinelli (futuro Alessandro III)
mandò al cancelliere imperiale Rinaldo di Dassel, un documento che prove-
niva da Roma. Nella carta era scritta la qualifica “beneficium” per il titolo
imperiale conferito a Federico da parte del pontefice durante l’incoronazio-
ne. Ronaldo aveva giustamente tradotto la parola beneficium in “feudo” e
non in “concessione” il che suscitò un putiferio.
Un altro conflitto tra papa e imperatore si verificò durante la dieta di Ronca-
glia (1158), quando Federico, forte di una carta dei diritti sovrani imperiali,
ebbe la pretesa di ottenere da Roma le stesse condizioni che avevano avuto
Carlo Magno e gli Ottoni. Iniziarono lunghe trattative che però non portaro-
no a nulla di buono e portarono invece, come detto, alla firma di Anagni.
Tornando ad Alessandro III la sua elezione fu non poco contrastata. La mag-
gioranza, che aveva approvato la politica di Adriano IV, spinse al trono ponti-
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Il Barbarossa e i Ghibellini
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Il Barbarossa e i Ghibellini
GIOVANNI, Console di Como dal 1128 (gli Annali di Padova, nel 1162, lo
danno Pretore di quella città; nel 1194, in una pergamena del Museo Diplo-
matico di Milano, è chiamato Podestà milanese) nel settembre del 1196 firmò
un trattato di pace coi milanesi a seguito di controversie territoriali. Fu di
nuovo Console del Comune lombardo nel 1198, e andò a Milano a stipulare
una convenzione. Stilò la pace fra Lodi e Milano, e ratificò, per parte dei
milanesi, l’alleanza con i Marchesi di Monferrato.
L’anno seguente, essendo Podestà di Milano, scrisse a papa Innocenzo III
raccomandandogli, a nome di quella città, che confermasse Ottone di Bavie-
ra “Re dei Romani”. Papa Innocenzo III (1160/1161 – 1216, sepolto a Roma
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Il Barbarossa e i Ghibellini
nella Basilica Lateranense), al secolo Lotario dei Conti di Segni, fu eletto papa
l’8 gennaio del 1198. Fu uno dei papi più illustri che vanti la Chiesa da lui
portata a potenza internazionale mediante una vasta azione religiosa e poli-
tica. A Bologna era stato allievo del famoso canonista Uguccione e a Parigi
del teologo Pietro di Corbeil. Lavoratore tenace, con uno spiccato senso
dello humor, si dimostrò uomo molto intelligente rispetto agli uomini di
quell’epoca. Tuttavia il suo Pontificato manifestò, probabilmente come nes-
sun altro, la debolezza e la forza del papato come situazione di potere. La
forza stava nella formulazione della dottrina cristiana, la debolezza nell’at-
tuazione della dottrina stessa. Quando non era ancora papa si mise a ristrut-
turare l’intera Curia romana, estirpando parassiti e scansafatiche, e raziona-
lizzando al meglio l’intera organizzazione ecclesiastica.
Si sentiva in tutto e per tutto il rappresentante di Cristo in terra, inferiore a Dio,
ma superiore agli uomini. Per conseguenza si sentì giudice delle vicende euro-
pee, cambiando il papato in una potenza leader. All’inizio del suo pontificato
iniziò a riprendere i territori ingiustamente espropriati allo Stato Pontificio: il
ducato di Spoleto, e la marca di Ancona furono reinseriti nelle competenze
ecclesiastiche. Nel 1201, alla morte di Enrico VI, la Germania doveva sceglie-
re il suo successore e Innocenzo III si dichiarò a favore di Ottone di Brun-
swick. Dopo l’assassinio di Filippo di Svevia, Ottone fu riconosciuto da tutti
come candidato alla successione imperiale e così fu. Innocenzo III nel 1209 lo
incoronò a Roma. Ma Ottone nel 1210, contravvenendo ad una politica in pra-
tica concordata, si preparò ad attaccare il regno di Sicilia di Federico II, che
godeva della tutela papalina, e Innocenzo lanciò la scomunica contro l’impe-
ratore. Ottone fu deposto e sostituito con Federico II, riconosciuto dai princi-
pi tedeschi nel 1215. Con tale atteggiamento il papa contribuì però a causare
il rischio di una unificazione del regno di Sicilia con l’impero, anche se obbligò
Costanza, regina di Sicilia a riconoscere la sovranità pontificia.
Un grande merito di Innocenzo III fu l’aver accolto le idee di povertà di san
Francesco e san Domenico in un periodo in cui il mondo ecclesiale era con-
trario ad accettarle. Giotto, nella chiesa superiore di San Francesco di Assisi,
ha rappresentato il poverello che appare in sogno al papa nell’atto di soste-
nere sulle spalle la Basilica del Laterano in procinto di crollare.
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Il Barbarossa e i Ghibellini
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Il Barbarossa e i Ghibellini
FIGURA 3
Antica stampa del 1220 raffigurante la città di Como, “antico dominio dei Rusconi”
(tratta da: ALBERTO PIO RUSCONI, “Memorie storiche della casata Rusca Rusconi”).
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Il Barbarossa e i Ghibellini
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Il Barbarossa e i Ghibellini
GIACOMO, fu podestà di Novara nel gennaio 1281, nel dicembre 1282 e nel
1314; Podestà di Milano nel settembre 1323. BELLOSSO, fu uno dei quattro
Podestà di Como nel luglio 1292, carica cui si contrapponeva quella di Capi-
tano del popolo, che nei Comuni italiani del Medio Evo, erano il sinonimo
del magistrato che rappresentava e capeggiava le corporazioni popolari.
Tale carica fu istituita a tutela delle libertà democratiche al fine di bilanciare
il potere del podestà, anch’esso elettivo, che in genere favoriva eccessiva-
mente i nobili o l’alta borghesia.
Ancora oggi a Como vi è una via dedicata alla famiglia Rusconi, che deve il
nome alla famiglia capofila della fazione ghibellina della città, risultata alla
fine trionfante sull’opposta parte guelfa capeggiata dai Vittani. I Rusconi
acquisirono quindi nel corso del Trecento una sorta di signoria sulla città,
ceduta nel 1335 all’ormai soverchiante potenza milanese dei Visconti. Anche
dopo di allora, comunque, la famiglia comasca mantenne un ruolo centrale
nella vita politica e sociale del capoluogo lariano, nonché nel contesto cul-
turale, come dimostra l’elegantissima e aggiornata ricostruzione del palazzo
familiare, eseguita nel 1514 in stile rinascimentale.
Anche nei secoli più recenti i Rusconi si distinsero per l’operato di una nutri-
ta serie di religiosi, giureconsulti e intellettuali.
Come la contrada intitolata agli storici rivali Vittani, quella dei Rusconi risul-
ta una delle più antiche e stabili denominazioni toponomastiche del centro
cittadino, attestata fin da Benedetto Giovio (B. GIOVIO, “Historie patriae
libri duo”, pag. 230). Non esistono quindi dizioni alternative, se non un’o-
scura annotazione nella visita fiscale del 1560 che asserisce che la Torrazza
“guarda nella contrada di S.ta Margarita ossia nella contrada di Rusconi”.
La fama della contrada impedì anche il sorgere di eventuali toponimi mino-
ri, nonostante l’esistenza in zona di alcune osterie abbastanza note.
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CAPITOLO 3
TRA SIGNORIA
E PAPATO
Tra Signoria e Papato
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Tra Signoria e Papato
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Tra Signoria e Papato
Saranno canonici:
GERARDO nel 1240, MICHELE nel 1251, NICOLÒ nel 1316, AIROLDO circa
il 1352, BELTRAMO circa l’anno suddetto, PIETRO nel 1353, GIACOMO nel
1440, ANTONIO nel 1529, GIULIO nel 1530, GIACOMO nel 1638.
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Tra Signoria e Papato
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Tra Signoria e Papato
processi. In Germania i roghi mieterono tante vittime per oltre due secoli
e mezzo.
Sotto Innocenzo VIII le finanze papali (l’amministratore della Curia era un
corrotto) erano ridotte così male che si dovette dare in pegno la stessa tiara
e una parte del tesoro pontificio. Il Papa aveva anche un figlio e una figlia a
cui si dedicava con maggiore attenzione e cura di quanto facesse con la sua
carica. Tanto che organizzò in Vaticano le nozze del suo figlio legittimo Fran-
ceschetto con Maddalena figlia del suo alleato Lorenzo de’ Medici. In segno
di gratitudine a Lorenzo il papa nominò Cardinale il tredicenne Giovanni,
figlio di Lorenzo e futuro papa Leone X.
Innocenzo VIII fu poi il primo papa ad intrattenere rapporti con la “Sublime
Porta”. Il principe Gen, sconfitto nella faida contro il fratello il sultano
Bàyazìd, fuggì a Rodi dai cavalieri di San Giovanni. In seguito fu trasferito in
Francia e infine a Roma dove rimase imprigionato, dietro cospicuo compen-
so in danaro di Bàyazìd, in Vaticano fin quasi alla morte. Il Sultano tra l’altro
gli regalò un frammento della “Santa lancia”, frammento che si può osserva-
re nella mano del papa nel monumento funebre scolpito dal Pollaiolo.
Il principe Prospero Colonna fu poi con Carlo VIII, alla conquista di Napoli
(1494), ma in seguito aiutò Ferdinando II d’Aragona nella riconquista del
Regno e fu nominato Gran Conestabile. Col consenso del re di Napoli passò
quindi al servizio della Spagna e militò con Consalvo de Cordova. Insieme
al cugino Fabrizio scelse e addestrò i tredici Italiani della Disfida di Barletta
(1503). Dieci anni dopo decise le sorti della battaglia di Creazzo combatten-
do contro Venezia nella guerra per la Lega di Blois.
Nel 1515 Prospero Colonna, Capitano generale delle truppe di Massimiliano
II Sforza, lottò per impedire a Francesco I la conquista del Milanese, ma fu
fatto prigioniero presso Saluzzo. Liberato, ebbe da Carlo V il comando gene-
rale dell’esercito imperiale in Italia, cacciò i Francesi da Milano battendoli,
dicevamo, alla Bicocca (1522) costringendoli a sgombrare anche da Genova.
GIOVANNI TOMMASO figlio di ANTONIO RUSCONI, membro del Collegio
dei nobili Giureconsulti di Como, nel 1515 fu deputato per la patria a dare
omaggio al re di Francia Francesco I. Servì poi come uditore Odetto di Lau-
trec, comandante prima armata francese in Italia, e con lui andò in Francia
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Tra Signoria e Papato
nel 1522 dopo la disfatta della Bicocca. Perdonato da Francesco Sforza, tornò
in Italia nel 1525. Servì da Uditore Carlo Duca di Borbone. Nel maggio del
1527 Filiberto Duca d’Orange lo fece Uditore Generale della Curia Romana,
ossia imperiale.
Nel luglio 1530 fu ordinato Senatore Ducale. Fu Podestà di Alessandria nel
1532, di Milano nel 1535, di Lodi nel 1536, di Novara nel 1538 e forse anche
di Cremona.
Nel 1546 fu incaricato di chiedere per Como, all’imperatore Carlo V, la ricon-
ferma del grado di Senatore e la concessione d’un posto fisso nel Senato e
nel Magistrato Ordinario comasco. Nel 1556 fu presentato dal Comune di
Como a candidato per la carica di Senatore Ducale dello Stato di Milano.
Mori senza prole il 5 dicembre 1557 in Milano all’età di 80 anni, lasciando
erede universale suo fratello GIOVANNI ANTONIO sacerdote e Canonico della
Cattedrale di Como. A sua moglie Cecilia Mazenta, figlia di Simone e sorella di
Lodovico presidente del Magistrato Straordinario (la quale si risposò con Gio-
vanni Angolo Ricci segretario ducale) lasciò le sue case di Milano.
Non si sa con quale diritto Donna Cecilia abbia lasciato morendo, nel 1582,
ad uno dei suoi nipoti ex frate, Guido Mazenta, giureconsulto e ai suoi
discendenti, il cognome del primo marito. Non mancarono tra questi uomi-
ni di chiesa dei martiri della causa cristiana.
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Tra Signoria e Papato
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Tra Signoria e Papato
Lo stato di guerra tra la Francia e la Spagna non cessò tuttavia con la pace
di Westfalia. Ebbe termine solo nel 1659 quando venne firmata la pace dei
Pirenei, dopo che la diplomazia francese e le vittorie di Turenne avevano
annientato il predominio della Spagna in Europa. Pochi anni dopo, alla fine
del ‘600, un membro della famiglia Rusconi si stabilì a Bologna. Era l’inizio
di un altro ramo, il nostro.
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CAPITOLO 4
LA FAMIGLIA RUSCONI
A BOLOGNA
La famiglia Rusconi
a Bologna
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La famiglia Rusconi a Bologna
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La famiglia Rusconi a Bologna
Giacomo Filippo morì celibe nel 1850 e fu sepolto a Mezzolara di Budrio nel-
l’oratorio di Villa Rusconi. Lasciò il suo patrimonio ed il suo cognome Rusco-
ni a Carlo Giacomo dalle Tombe che prese discendenza.
Fu fratello di Germano (padre di Carlo, patriota, scrittore e traduttore di grandi
opere come quelle di Shakespeare, ed a lui è intestata una via a Bologna). Altro
fratello fu Carlo (eroe di Albuquerque) decorato da S. M. Cattolica re Carlo II.
Altro fratello ancora fu Francesco, che fu Capitano della guardia nazionale di
Bologna, pure lui gonfaloniere del Comune di Bologna. Sepolto, secondo i
suoi desideri, nella tomba di famiglia di Santa Ninfa di Mezzolara di Budrio.
Papa Gregorio XVI, al secolo Bartolomeo Alberto Cappellari, gli concesse di
poter inserire una lapide in sua memoria con un’iscrizione latina (vedasi il
testo tradotto dal latino a pag. 90).
Papa Gregorio XVI (Belluno 1765 – 1846 è sepolto a Roma in San Pietro) fu
eletto papa il 2 febbraio del 1831 e prese il posto di Pio VIII che fu Pontefice
per solo un anno (1829-1830). Nel conclave del 1930 si ripropose la stessa
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La famiglia Rusconi a Bologna
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La famiglia Rusconi a Bologna
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La famiglia Rusconi a Bologna
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La famiglia Rusconi a Bologna
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Illustrazioni
FIGURA I
“La Lettura”: tela del pittore Luigi Folli (1830-1891), dipinta nel
giardino della Villa Rusconi a Mezzolara. Proprietà della famiglia
Bronzi Rusconi.
57
Illustrazioni
FIGURA II
Effigie di Giacomo Filippo Rusconi (1770-1850), con decorazione di
Cavaliere dell’ordine della Croce di Cristo. Proprietà della famiglia
Bronzi Rusconi.
58
Illustrazioni
FIGURA III
Tomba di famiglia di Carlo Antonio Rusconi (1670-1761) nella par-
rocchia dei Santi Pietro e Paolo a San Pietro in Casale (BO).
59
Illustrazioni
FIGURA IV
Arcadia: pergamena datata 1839 (ora di proprietà della famiglia Bron-
zi Rusconi), rilasciata a Ismeno Cianeo. Si tratta in verità di Giacomo
Filippo Rusconi (1770-1850), pastore arcade, come riportato nelle noti-
zie di Vincenzo Paolo Rusconi, cultore della storia dell’Arcadia.
60
Illustrazioni
FIGURA V
Stemma gentilizio della Casata Rusconi.
61
Illustrazioni
FIGURA VI
Stemma gentilizio dei Marchesi Rusconi che si trovava nelle cancel-
late di Villa Rusconi a Mezzolara.
In alto il motto della famiglia.
62
Illustrazioni
FIGURA VII
Sala dei Cento, Sede centrale della Cassa di Risparmio in Bologna.
Nella lapide marmorea compare il nome di Giacomo Filippo Rusco-
ni quale fondatore, nel 1837, della Cassa di Risparmio insieme ad
altri illustri personaggi. Tra questi: Gioacchino Rossini, Marco Min-
ghetti, il Cardinale Opizzoni.
63
Illustrazioni
FIGURA VIII
Villa Rusconi a Mezzolara di Budrio (Archivio della Fondazione
Cassa di Risparmio in Bologna, Collezioni d’Arte e di Storia di S.
Giorgio in Poggiale). La foto dovrebbe essere collocata intorno al
1907. La villa, già Magnani, risale al tardo ’400 e fu dotata di merli
nel 1840. Attualmente è proprietà del Comune di Budrio che la adi-
birà a scuola di musica.
64
Illustrazioni
FIGURA IX
Villa Rusconi a S. Pietro in Casale (BO). Fu la casa di campagna del
Conte Carlo Antonio Rusconi (1670-1761) nei primi del ’700. Era
attorniata da immensi poderi di proprietà Rusconi. Ora appartiene
alla famiglia Terzi.
65
Illustrazioni
FIGURA X
Villa Rusconi “La Riniera” di Castel S. Pietro Terme (BO): casa di
vacanze in collina, appartenuta prima a Carlo Giacomo poi a Gia-
como Filippo Rusconi fino al 1930. Attualmente di proprietà della
famiglia Gardi.
66
Illustrazioni
FIGURA XI
M.se Carlo Giacomo Rusconi, fu Giacomo Filippo (1821-1894).
È sepolto nella tomba di famiglia, a S. Ninfa di Mezzolara.
67
Illustrazioni
FIGURA XII
Foto di Giacomo Filippo Rusconi (1853-1916), Marchese, Cavaliere
dell’Ordine della Corona d’Italia (sotto il Re Vittorio Emanuele III
nel 1906). Capitano della Milizia di Bologna (grado conferitogli dal
Re Umberto I nel 1895). È sepolto nel cimitero monumentale di Bolo-
gna, la Certosa, nella tomba di famiglia Bronzi Rusconi e dei cugi-
ni Boriani.
68
Illustrazioni
FIGURA XIII
Effige del Cardinale di Ravenna Antonio Rusconi (stampa tratta dal
volume di ALBERTO PIO RUSCONI “Memorie storiche della casata
Rusca Rusconi”). Il Cardinale Rusconi morì a Ravenna nel 1825.
69
Illustrazioni
FIGURA XIV
Frontespizio dell’Orazione del 1909 del Vescovo di Bologna Giaco-
mo della Chiesa, divenuto Papa col nome di Benedetto XV, per l’O-
ratorio di Santa Ninfa a Mezzolara, nella Cappella Rusconi.
70
Illustrazioni
FIGURA XV
Attestato del Cardinale Svampa al Marchese G. F. Rusconi.
71
Illustrazioni
FIGURA XVI
Stemma del blasone dei Rusconi (1680). Stampa dalla Biblioteca
dell’Università di Ferrara.
72
CAPITOLO 5
PARENTI
ILLUSTRI
Parenti
illustri
75
Parenti illustri
ed anche sulla lapide sepolcrale che si trova nella parrocchia di San Pietro
in Casale. Morì a Venezia all’età di 56 anni.
76
Parenti illustri
77
CAPITOLO 6
RICORDI
DI NOBILTÀ
Ricordi
di nobiltà
81
Ricordi di nobiltà
82
Ricordi di nobiltà
Raccontava le vicende del Marchese Rusconi, storie, almeno per noi, molto
appassionanti. Ci spiegava di mia nonna Margherita che venne sempre aiu-
tata economicamente dal nonno; abitava in via Casse, in centro, con mio
padre e sua sorella, la zia Caterina. Mio nonno pagò la retta alla scuola dal-
l’ordine religioso dei Barnabiti, l’istituto San Luigi, per garantire gli studi di
mio padre (ci sono le carte che testimoniano il fatto), e credo anche di nostra
zia perché anche lei portasse a termine gli studi scolastici. Nostro padre fece
lo stesso con il sottoscritto, ma senza i medesimi risultati. Io frequentai qual-
che anno poi preferii cambiare orientamento scolastico.
Papà ci narrava dei Rusconi che erano arrivati da Como e dalla Svizzera.
Proprio da Como, città che nostro padre, a partire dal lontano 1929, fre-
quentò spesso per lavoro, perché aveva preso la rappresentanza di una
ditta, per una strana coincidenza, di prodotti per l’edilizia. Lavoro che suc-
cessivamente intrapresi anch’io.
A sentire quei racconti ci si trovava dalla zia Caterina a Mezzolara di Budrio,
vicino ai fondi che aveva lasciato il nonno in eredità, sia d’estate che nel
principio dell’autunno, sotto una grande magnolia, albero che ricordo molto
bene, dalle foglie lucide e caratteristiche, dove intorno al sua tronco erano
state sistemate diverse seggiole.
La zia narrava del suo rapporto particolare con la Marchesa: episodi, incontri,
come il tradizionale saluto del nonno dalla finestra di via San Vitale. Da Bolo-
gna verso le proprietà decentrate e viceversa era il percorso che il nonno face-
va spesso con la carrozza a cavalli. E in questo contesto si inserisce un perso-
naggio caratteristico di allora delle campagne bolognesi: il maniscalco. Il fab-
bro De Paoli aveva la bottega vicino alle proprietà del nonno. Nostro padre ci
diceva che era stato il maniscalco di famiglia. Quando arrivava da Bologna con
la carrozza era lui che si preoccupava dei suoi cavalli.
Il maniscalco era anche cacciatore e andava spesso a caccia alle anitre assie-
me al nonno ed al bisnonno Carlo Giacomo. Una passione che trasmisero a
mio padre ed a quasi tutti noi figli. A tal proposito conserviamo ancora dei
fucili da caccia del nonno.
Parlando a proposito di Mezzolara la zia mi raccontava che il grande Napo-
leone III, con la sua bellissima moglie Eugenia, di vent’anni più giovane di
83
Ricordi di nobiltà
lui, erano amici del bisnonno e del nonno. Loro stessi andavano a caccia
insieme e si vedevano e si frequentavano nela tenuta di Mezzolara della villa
dei Bonaparte (in cui c’è una stemma imperiale, tuttora visibile - vedasi pag.
94), che venne in seguito data in affitto.
A Mezzolara di Budrio noi andavamo a vedere Villa Rusconi, dove ora il
Comune di Budrio si sta preoccupando di ristrutturarla. E tra questi ricordi
si inserisce la figura di mio cugino Giacomo (il crudele destino della vita
l’ha poi portato via ancora giovane) appassionato di libri antichi. Mia zia
conservava una ricca biblioteca con moltissimi volumi. Entrambi, in bici-
cletta, precorrevamo assieme quei 12 chilometri tra la Prazzina di Molinel-
la e Mezzolara, dove c’erano le case di campagna, e andavamo a sfogliare
i libri antichi fantasticando con la fantasia immaginando la vita di quei per-
sonaggi. Echeggiavano nomi di altre figure importanti come quella di
Beethoven, il grande musicista prediletto della famiglia Rusconi, come atte-
stano molte lettere dell’archivio di famiglia.
Scorrevamo le gesta di quegli Avi, i Rusconi: il bisnonno e il capostipite Carlo
Antonio Giacomo Filippo Rusconi, cofondatore della Cassa di Risparmio,
direttore generale delle poste pontificie del Regno, oltre alle proprietà nella
Bassa Bolognese. Abitavano nel centro di Bologna in via Pelacani, ora via
Giuseppe Petroni, con annessa la stalla in via Vinazzetti. E, se vogliamo, pos-
siamo dire che quella parte di San Vitale era un po’ rusconiana. Le chiese di
San Sigismondo e San Vitale Agricola erano le loro chiese: quelle del prozio
e del bisnonno. Mentre quella dei “mendicanti” di Santa Maria della Pietà,
quasi alla porta San Vitale, era quella del nonno.
Ci raccontavano anche dei grandi lasciti e delle donazioni, del nonno, del
bisnonno e del prozio, dato che possedevano molti beni terreni che aveva-
no ereditato da Giacomo Filippo. Per esempio nel Comune di Bologna, nella
Sala X dell’Archiginnasio, ed in altri archivi bolognesi, ci sono donazioni
importanti, evidenziate dai lapidari. Abbiamo trovato testamenti olografi
degli avi che vengono prima di mio padre dal 1600, ad oggi. Il nonno fu
nominato Capitano da re Umberto I e Cavaliere della Corona d’Italia da Vit-
torio Emanuele III, mentre Giacomo Filippo ricevette la croce di Cristo dal
cardinal Opizzoni su ordine del papa.
84
Ricordi di nobiltà
A San Pietro in Casale, andando a cercare la tomba del Seniore, abbiamo rin-
tracciato la lapide con incisioni in latino. Lì sono sepolti Carlo Antonio e il
figlio Francesco Antonio.
85
APPENDICE
DIMORE E ARALDICA
DEI RUSCONI
Dimore e araldica
dei Rusconi
N
el Comune di San Pietro in Casale si trova Villa Rusconi, che fu ini-
zialmente di proprietà di Carlo Antonio. La villa, che nel corso degli
anni passò a proprietà di privati, dovrebbe essere stata costruita
nella prima metà del XVII secolo, come attestava l’aspetto originario che si
trova in un disegno del Settecento, conservato dalla proprietà, che raffigura
il fabbricato prima delle modifiche esterne ed interne eseguite verso la fine
del XVIII secolo. Nella cripta della chiesa parrocchiale di San Pietro in Casa-
le (BO) si trova la tomba di famiglia Rusconi dove troneggia una lapide in
latino (vedasi Figura III a pag. 59) che recita:
89
Dimore e araldica dei Rusconi
Filippo, poi di Carlo Giacomo ed infine dei fratelli Pietro e Giacomo Filippo
Rusconi. Ora è di proprietà del Comune di Budrio che la adibirà a scuola di
musica. L’edificio risulta dalla trasformazione, in stile pseudomedioevale, di
un fabbricato più antico di cui rimangono tre arcate della facciata che si pos-
sono attribuire alla fine del 1400 o ai primi del 1500.
La trasformazione dello stabile sarebbe avvenuta, secondo alcune fonti stori-
che, intorno al 1840. Tuttavia dalle caratteristiche della parte ottocentesca si
può posticipare la ristrutturazione alla seconda metà dell’800.
Qui si trova anche l’oratorio di Santa Ninfa, dedicato alla martire cri-
stiana uccisa a Palermo, oratorio che fu benedetto, nel 1909, da Giaco-
mo della Chiesa, arcivescovo di Bologna, poi papa Benedetto XV. Nel-
l’oratorio si trova la tomba di famiglia Rusconi. Sulla lapide è incisa in
latino la frase:
90
Dimore e araldica dei Rusconi
91
Dimore e araldica dei Rusconi
marzo del 1915 in poi, che molti cattolici italiani si dichiarassero favorevo-
li all’intervento bellico. Benedetto XV tentò l’arma della diplomazia cer-
cando di convincere la monarchia danubiana a fare delle concessioni terri-
toriali all’Italia. Ma l’Austria arrivò a prospettare una soluzione in tal senso
quando il nostro Paese aveva già stipulato un patto con l’Intesa. Accordo
che in un articolo escludeva la Santa Sede da tutte le trattative di pace.
L’Italia aveva paura che tornasse in gioco la “questione romana”. La repub-
blica romana si istituì a Roma dopo l’assassinio di Pellegrino Rossi e la suc-
cessiva fuga di papa Pio IX a Gaeta, nel novembre del 1848. Essa venne
proclamata il 9 febbraio del 1849 e dal 19 marzo furono alla sua guida Maz-
zini, Armellini e Saffi, gli uomini del triumvirato. Tuttavia la repubblica
ebbe vita breve. Fu attaccata da truppe francesi che intendevano restaura-
re il potere papale e, nonostante il valoroso impegno delle truppe di Gari-
baldi, e di molti volontari in sua difesa, dovette cedere le armi per l’inter-
vento di truppe austriache nelle Marche ed in Romagna. Il 3 luglio del 1849
fu costretta alla resa.
L’Italia si attenne alla legge delle Guarentigie e non limitò che marginal-
mente la libertà d’azione del Vaticano anche se il quotidiano “L’Osservato-
re Romano” dovette subire le censure per mano del governo italiano. Dopo
l’intervento dell’Italia il papa, promovendo un documento di pace, si
preoccupò di far sedere i leader degli Stati in guerra attorno ad un tavolo.
Ma il documento non fu preso in considerazione: la Germania rifiutò l’ap-
pello alla pace, mentre Russia, Francia, Italia non risposero nemmeno.
Anche se esclusa dalle trattative di pace di Parigi del 1919 la Santa Sede
poté raccogliere un diffuso apprezzamento per l’opera svolta. Quando la
guerra finì Benedetto XV si impegnò alla riconciliazione con la Francia che
ebbe successo nel 1921, con l’arrivo di un ambasciatore francese in Vatica-
no. Così come migliorarono i rapporti con l’Italia. Nel 1919 il sacerdote sici-
liano don Luigi Sturzo fondò il partito popolare italiano, fazione politica
tollerata dal Vaticano e che conquistò alle elezioni molti seggi in parla-
mento. Questo permise una più incisiva presenza dei cattolici nella vita
politica del paese.
Benedetto XV pubblicò il Codex furis canonici nella Pentecoste del 1917. Il
92
Dimore e araldica dei Rusconi
93
Dimore e araldica dei Rusconi
FIGURA 4
Lo stemma imperiale napoleonico sulla facciata della villa Bonaparte a Mezzolara
(tratto da “Mezzolara, una tenuta e una comunità tra il XVI e il XIX secolo”, 1998,
Bologna).
94
Dimore e araldica dei Rusconi
Nel Comune di Castel San Pietro si trova invece Villa Riniera, che comprò
Carlo Giacomo, poi passò a Giacomo Filippo ed è ora di proprietà della fami-
glia Gardi. Si tratta di una bella villa dalle forme neoclassiche che fu, con ogni
probabilità, costruita verso la fine del XIX secolo. Dopo esser stata di proprietà
di Giacomo dalle Vacche, passò di proprietà alla famiglia Rusconi. È circonda-
ta da un bel parco ben curato e custodiva arredi e mobili preziosi.
RUSCA
ARMA: d’argento troncato: sopra al leone leopardato di rosso, che passa sulla
troncatura e accompagnato in alto da sei trifogli di ruta, tre per parte, tre e
uno: sotto a tre bandelle di rosso.
RESIDENZA: Milano.
95
Dimore e araldica dei Rusconi
Figli: Maria, nata a Milano il 17 febbraio 1891; Luigi nato a Milano il 22 gen-
naio 1897, sposò a Legnano il 25 giugno I924 Carlotta (Tina) Cattoretti.
Figlio di Luigi Massimiliano nato a Legnano nel luglio del 1925.
RUSCONI
ARMA: Interzato in fascia: nel primo d’oro all’aquila dal volo spiegato di
nero, linguata di rosso, imbeccata, menibrata e coronata del campo; secon-
do d’argento al leone leopardato di rosso accostato da sei foglie di rusco di
verde, tre per parte, due e nel terzo d’argento a tre bande di rosso.
96
Dimore e araldica dei Rusconi
XII, e alla testa della fazione Ghibellina che sostenne lunga lotta contro quel-
la Guelfa dei Vitani.
FIGURA 5
Stampa del secolo XIV riportante i domini Rusconi a Bellinzona (Svizzera). Tratta
dal volume storico di Pio Alberto Rusconi.
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Dimore e araldica dei Rusconi
LOTARIO, nel maggio del 1176 in battaglia fra le truppe di parte imperiale
ed i Milanesi, era il capitano delle truppe imperiali, riuscì a salvare la vita
dello stesso imperatore Federico I Barbarossa. Si impossessò dello stendardo
portato da un alfiere milanese, stendardo a strisce bianche e rosse, che era
quello di Porta Comasina.
L’imperatore, grato a Lotario del provvidenziale soccorso, lo ordinò Conte di
Lugano, Locarno e Bellinzona, concedendogli di portare nell’insegna lo sten-
dardo bianco e rosso (a ricordo di quello tolto ai Milanesi) abbassato sotto il
leone, e sormontato dall’aquila imperiale; tali colori ed emblemi sono tutto-
ra conservati nello stemma gentilizio di questa famiglia (Figura V, pag. 61).
Dai documenti comaschi emerge che nel 1142 OTTONE RUSCA intervenne in
una controversia tra i conti di Castel Seprio a favore degli Uomini di Mendrisio.
BERNARDO RUSCA, ricordato fin dal 1153, fu rettore di Como nel 1159;
Rusca, di Giovanni, nel 1176; Giovanni, di Lotario, nel 1182 e 1198 console
del Comune di Como e nel 1199 podestà di Milano.
LOTARIO, di altro Lotario, nel 1197 e 1200 console del Comune, nel 1213
podestà in Valtellina, poi nel 1215 a Chiavenna e vicario del podestà di Como
nel 1220.
FRANCHINO di Pietro, bandito nel 1302, ritornò in patria nel 1311, e fu capi-
tano generale e signore generale del Comune e del popolo di Como nel 1313
e Vicario imperiale. Nel 1301 sposò Zaccarina, di Matteo Visconti. Come
Vicario dell’imperatore Lodovico, dopo il 1328 batté monete d’argento, e fu
98
Dimore e araldica dei Rusconi
Vicario imperiale per Lodovico il Bavaro nel 1327 e del re Giovanni nel 1331.
Rinunziò al dominio della città ad Azzo Visconti nel 1335. Morì a Como il 14
agosto 1339.
FRANCHINO, di lui nipote, ottenne nel 1438 da Filippo Maria Visconti, l’in-
vestitura della terra e Castello d’Arona nel contado di Angera e di tutta la
Pieve di Travaglia. Sostituite l’anno dopo con la Pieve, il Castello di Locarno
e le Valli di Maggia Verzasca e Lavizara e confermate poi da Federico III, con
l’aggiunta di altre terre sulla riviera del Lago Maggiore: da Brissago e Asco-
na per Locarno, Gambarogno e Luino fino a Porto di Valtravaglia sopra Lave-
no nella spiaggia opposta. Franchino morì nel 1466. I beni feudali e allodia-
li nel 1470 furono divisi tra i figli PIETRO, ANTONIO e GIAN NICOLÒ, a cui
poi rimasero dopo la morte di Franchino, suo nipote, nel 1484.
Il secolo XVI segnò la decadenza di tutti i rami di questo casato.
99
Dimore e araldica dei Rusconi
CARLO GIUSEPPE, nel 1849 ministro per gli Affari Esteri della Repubblica
Romana, apprezzato drammaturgo e romanziere.
FELICE, generale del Genio militare, fu decorato con due medaglie d’argen-
to al valor militare per le campagne dell’Indipendenza.
100
Dimore e araldica dei Rusconi
Tre sono i rami di questa famiglia: quello di ANDREA, col titolo di Conte e
nobile di Ravenna, residente a Bagnacavallo, andò ad abitare il di lui avo Cesa-
re, e gli altri due dimoranti a Bologna. Sono iscritti nel Libro d’Oro della
Nobiltà Italiana e nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano, con il titolo di nobile
di Ravenna per D. M. di riconoscimento, il 21 luglio 1903, Conte per Decreto
del Capo del Governo del 17 dicembre 1927, in persona di STEFANO, di
Andrea Stefano di Cesare, nato a Bagnacavallo il 23 settembre 1866, si sposò
a Firenze l’8 luglio con Maria Blanc Tassinari ed andò ad abitare a Forlì.
Fratelli: MASSIMO, nato a Bagnacavallo il 26 settembre 1868. GIUSEPPE, nato
il 27 settembre 1872;
CESARE, nato il 15 giugno 1881, tenente colonnello dei Granatieri, Cavaliere
della Corona d’Italia, Cavaliere Maurìziano, decorato di due medaglie di
bronzo e due croci di guerra al valor militare. Si sposò a Cagliari il 27 luglio
del 1925 con Anna Loy Nieddu.
Sono iscritti nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano con i titoli dì Marchese,
nobile di Bologna, nobile di Ravenna, in persona di SAVERIO FRANCESCO,
di MICHELE di Francesco, nato a Bologna nel marzo del 1891. L’8 novembre
del 1919 sposò Beatrice Olimpia dei conti della Gherardesca.
101
Dimore e araldica dei Rusconi
PAOLA, nata a Bologna il 4 giugno del 1926; MARIA TERESA, nata a Bolo-
gna il 2 febbraio 1928. Sono iscritti nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e
nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano coi titoli di Marchese per riconosci-
mento del 1886 nobile di Bologna, nobile di Ferrara, patrizio di Foligno, in
persona di FILIPPO di FERDINANDO, di GIUSEPPE.
RUSCONI - CLERICI
ARMA: Tronca, nel primo di rosso al leone leopardato di argento, coronato
d’oro e che tiene con la destra un rusco di verde, accostato da due trifogli di
verde; nel secondo d’argento a tre pali rossi; col capo d’azzurro all’aquila,
cucita di nero e coronata d’oro. Il Codice Araldico Lombardo, riconosce la
residenza a Milano e Modena.
Questo ramo della famiglia Rusconi di Como ottenne il riconoscimento del-
l’antica nobiltà con Decreto del settembre 1774 del Tribunale Araldico in per-
sona dei fratelli Pietro, Ignazio e Giovanni, di Carlo. Fu poi confermato nella
nobiltà, con Sovrana Risoluzione, il 21 novembre del 1816 in persona del
dottor Giuseppe, abbiatico del suddetto Pietro.
Per le generazioni più antiche di questa famiglia, si possono consultare le
tavole genealogiche pubblicate da Alberto Rusconi (Memorie storiche del
casato Rusca o Rusconi, Bologna, 1874). Però la genealogia ufficiale ricono-
sciuta, come risulta dagli atti del riconoscimento del 1774, ha per capostipi-
te RAVASINO, celebre e valente militare ed esimio dottore in legge come
dagli atti del XV secolo. Ravasino nel 1450, insieme con altri comaschi, fu
incaricato di trattare la sottomissione di Como a Francesco Sforza e a pre-
stargli giuramento di fedeltà per i suoi concittadini; fu anche uno dei com-
pilatori degli Statuti Comaschi del 1458 e decurione della sua città nel 1472.
Ebbe figlio Giovanni FRANCESCO, vivente alla fine del XV secolo, che
insieme col fratello Giovanni ANDREA, giureconsulto di Como, furono ordi-
nati cittadini antichi di Milano con diploma del Duca Lodovico Maria Sforza
del 24 ottobre 1498.
Giovanni Francesco ebbe figlio il dottore e fisico ANGELO, che fu, a sua
volta, padre di GUIDO; Guido generò ANGELO, che sposò la nobile Angela
102
Dimore e araldica dei Rusconi
La storia dei Rusconi per il momento finisce qui. Ma noi fratelli continuere-
mo nella ricerca dell’esistenza di altri documenti preziosi per arricchire il
nostro archivio di famiglia “Rusconi”. E concludiamo questa nostra memoria
storica con un ambizioso auspicio: quello di riportare l’oratorio di Santa
Ninfa (annesso alla villa Rusconi di Mezzolara di Budrio e tomba dei nostri
Avi), con l’aiuto sempre imprescindibile di nostri patrocinanti, agli antichi
splendori di un tempo.
103
Si ringraziano: il Prof. L. Parmeggiani e la Prof.ssa F. Servetti Donati per le notizie
riguardanti Mezzolara; la Biblioteca Civica di Cento per il materiale fornitoci.