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Introduzione allAnalisi Non-Standard

Riccardo Dossena
La matematica del seicento venne caratterizzata fondamentalmente dalla ricerca della soluzione ad un celebre e antico problema: il cosiddetto problema delle tangenti. Esso consiste, come facilmente si pu` intuire, nella determinazione della retta tangente al o graco di una data funzione reale di variabile reale in ogni suo punto. A questo si aggiunse in modo naturale lesigenza della risoluzione del problema inverso: data una relazione fra la tangente ed il punto risalire al graco della funzione. Queste ed altre questioni di minor rilievo portarono alla nascita di una nuova disciplina matematica chiamata calcolo dierenziale o pi` familiarmente Analisi Matematica, i cui u fondatori furono essenzialmente Gottfried Wilhelm Leibniz e Isaac Newton, i quali tra laltro si rivolsero a vicenda non poche accuse di plagio a proposito dellassoluta priorit` a sullinvenzione del metodo. Oggi si tende a ripartire equamente tra i due i meriti delle scoperte che in ogni caso non mancarono di avere i loro detrattori. In eetti qualcosa non funzionava: cera qualcosa di misterioso che sfuggiva o pi` semplicemente qualcosa di cui u non si riusciva a dare una denizione non autocontradditoria. Era questa la nozione di innitesimo o numero innitamente piccolo ovvero minore in valore assoluto di qualsiasi altro reale positivo e tuttavia diverso da zero. Eppure questo strano oggetto fu proprio lo strumento che permise lo sviluppo del calcolo dierenziale (che possiamo chiamare anche calcolo innitesimale) e quindi la risoluzione dei problemi citati. Esaminiamo a grandi linee il metodo innitesimale per la determinazione delle tangenti: data una funzione reale y = f (x) ed il suo graco, consideriamo un generico punto (x, y) appartenente ad esso. Dando un incremento x alla variabile indipendente x si ottiene un corrispondente incremento della variabile y che risulta essere y = f (x + x) f (x). Il punto del graco corrispondente a questi due incrementi sar` perci` a o (x + x, y + y). Se tracciamo la retta passante da esso e da (x, y) ` facile vedere che e in corrispondenza ad un incremento sempre pi` piccolo della variabile indipendente x, u tale retta approssima sempre meglio la retta tangente. Il rapporto y/x rappresenta il coeciente angolare della retta passante per i nostri due punti ed in particolare rappresenter` una buona approssimazione del coeciente angolare della retta tangente in a corrispondenza a incrementi x sempre pi` piccoli. E n qui tutto bene. Ma a noi non u interessa unapprossimazione, seppur buona, della tangente: noi vogliamo la tangente vera e propria! Ed ora arriva la parte che Leibniz e Newton non riuscirono a rigorizzare, bench producesse risultati corretti. Immaginiamo di mettere sotto un microscopio il e graco della nostra funzione. Ebbene, se ci focalizziamo sul punto (x, y) ci accorgiamo che la curva ` indistinguibile dalla sua tangente in quel punto. Possiamo allora pensare e che il nostro graco sia costituito da tanti piccoli tratti rettilinei e diciamo che per tratti innitesimi la curva si pu` considerare diritta. Ma qual ` il signicato preciso della parola o e innitesimi? Teniamo per il momento questo concetto come intuitivo. Supponiamo di 1

dare un incremento innitesimo dx alla variabile indipendente x (scriviamo dx al posto di x per indicare, appunto, un incremento innitesimo). La variabile dipendente verr` a incrementata di una quantit` anchessa innitesima dy = f (x + dx) f (x) e dunque, in a accordo con quanto detto, dato che per tratti innitamente piccoli la curva coincide con la tangente, la retta passante per i punti (x, y) e (x + dx, y + dy) ` proprio la tangente e cercata ed il rapporto dy/dx rappresenta il suo coeciente angolare1 . Si noti che il cambiamento di in d sta ad indicare semplicemente incrementi innitesimi, cio` vale luguaglianza e y dy = x dx se x = dx ` innitesimo. e

Facciamo ora un esempio per ssare le idee. Consideriamo la funzione f (x) = x2 ed il punto del suo graco di ascissa x0 e diamo un incremento dx (innitesimo) alla variabile indipendente. Assumendo lipotesi per la verit` un po vaga di Leibniz secondo la quale a gli innitesimi obbedirebbero alle regole elementari dellaritmetica dei numeri reali, si ha: dy = f (x0 + dx) f (x0 ) = (x0 + dx)2 x2 = 0 = x2 + dx2 + 2x0 dx x2 = dx2 + 2x0 dx 0 0 dy dx2 + 2x0 dx = = 2x0 + dx. dx dx A questo punto il procedimento di Leibniz e Newton consiste nel far letteralmente scomparire ogni termine innitesimo, ottenendo cio` e dy = 2x0 . dx Questo risultato ` corretto (una dimostrazione alternativa viene riportata in unappene dice nale), ma non ` dicile trovare delle critiche al procedimento svolto per ottenerlo: e 1. quali sono le regole elementari cui gli innitesimi obbediscono? 2. secondo quale criterio si ` potuto eliminare il termine dx? e Tralasciando in ogni caso il problema fondamentale: che cosa sono gli innitesimi? Prima di tentare di dare una risposta a queste domande introduciamo un po di terminologia. Data una funzione reale y = f (x) ed un generico punto del suo dominio x0 , il rapporto dy/dx si chiama derivata della funzione y = f (x) nel punto x0 e viene talvolta indicato con (dy/dx)x=x0 per mettere in evidenza il suo legame col punto x0 (ricordiamo che esso rappresenta il coeciente angolare della retta tangente al graco nel suo punto di ascissa x0 ). La funzione che associa ad ogni punto x del dominio di f la derivata in x si chiama semplicemente derivata di y = f (x) e si denota con y = f (x). Introduciamo ora una nuova funzione df dipendente da due variabili reali x e dx denita da df (x, dx) = f (x)dx. Fissati x e dx, il valore di questa nuova funzione reale rappresenta lincremento
Dato un punto e il valore di un coeciente angolare esiste ed ` unica la retta per quel punto che e ha quel coeciente angolare. Dunque il rapporto dy/dx consentirebbe di determinare univocamente la retta tangente.
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dal punto (x, f (x)) lungo la retta tangente in corrispondenza ad un incremento dx (reale) della variabile indipendente. Riprendendo il discorso innitesimale e supponendo dx innitesimo, lincremento lungo la retta tangente e quello lungo il graco coincidono e possiamo scrivere dy = f (x + dx) f (x) = f (x)dx e dividendo per dx dy = f (x) dx ritroviamo la nostra notazione per la derivata. La variabile dipendente dy si chiama dierenziale di f (o di y), mentre la variabile indipendente dx si chiama dierenziale di x. Per Leibniz il dierenziale dy era semplicemente lincremento innitesimo che subiva la variabile y in corrispondenza ad un incremento innitesimo dx. Riprendiamo ora la nostra (o meglio quella di Leibniz) denizione di derivata: f (x + dx) f (x) dy = = f (x) con dx innitesimo. dx dx Ora, se dy = f (x)dx rappresenta lincremento innitesimo della variabile y, la somma di tutti questi incrementi ricostituir` la y. Tale somma venne indicata da Leibniz con a una S allungata: y= e sostituendo lespressione di dy y= f (x)dx = f (x). dy

Questa operazione si chiama integrazione e risulta essere loperazione inversa della derivazione (o meglio della dierenziazione). Nel nostro esempio: dy = f (x) = 2x y = dx f (x)dx = x2 .

Questo ` il punto di partenza per la risoluzione del problema inverso delle tangenti. e Nel 1734 venne pubblicata una spietata critica al metodo innitesimale di Newton e Leibniz dal vescovo Bishop George Berkeley il quale sosteneva, a ragione, la contradditoriet` della nozione di innitesimo. In eetti, come pu` un numero essere pi` piccolo a o u in valore assoluto di qualsiasi altro numero positivo e tuttavia essere diverso da zero? Il campo dei numeri reali deve soddisfare infatti la seguente propriet`, detta di Archimede: a 1 per ogni numero reale positivo a esiste un numero naturale n tale che < a. n Questo ci dice che non pu` esistere nessun numero reale positivo che sia pi` piccolo o u di ogni altro numero reale positivo (1/n ` un numero reale). Ci` sancisce la caduta e o degli innitesimi e di tutto il ragionamento che ci ha portato alla denizione di derivata: se dx non ` zero, allora ` diverso da zero e nellesempio considerato non abbiamo il e e diritto di eliminarlo impunemente. Se ` zero il rapporto dy/dx assume il valore 0/0 e 3

che ` unespressione priva di signicato. Scrisse Berkeley: Una volta ammesso che gli e incrementi scompaiono, cio` che gli incrementi siano nulli o che non vi siano incrementi, e cade la precedente ipotesi che gli incrementi fossero qualcosa, o che vi fossero incrementi, mentre viene mantenuta una conseguenza di tale ipotesi, cio` unespressione ottenuta e mediante essa. Tuttavia, i matematici persistettero nelluso del metodo innitesimale per un altro secolo con grandi risultati, cos` come sici e ingegneri. Tuttora, nellintrodurre le nozioni elementari dellAnalisi Matematica, si ` soliti ricorrere informalmente alluso degli e innitesimi in quanto essi hanno il pregio di essere molto vicini allintuizione. Quando nel XIX secolo si present` una forte esigenza di rigore matematico, il calcolo o dierenziale venne completamente riformulato da Karl Weierstrass, tra il 1870 ed il 1880, introducendo il concetto di limite, il quale permise di operare in termini dei soli numeri reali eliminando una volta per tutte luso degli innitesimi. Riprendiamo il nostro esempio e ragioniamo come propone Weierstrass. Sia x un numero reale qualsiasi e calcoliamo il rapporto y f (x0 + x) f (x0 ) = = 2x0 + x. x x Ebbene, vediamo che 2x0 ` il numero che viene approssimato sempre meglio scegliendo e x sempre pi` piccolo (dato che x ` arbitrario) e diciamo quindi che 2x0 ` il limite di u e e y/x per x tendente a zero. In simboli: y = 2x0 . x0 x lim Risulta allora naturale assumere la seguente come denizione di derivata: dy y f (x + x) f (x) = lim = lim dx x0 x x0 x mantenendo lantica notazione, dove il cambiamento di in d indica semplicemente unoperazione di passaggio al limite. Nulla da dire riguardo il rigore matematico di questa denizione: gli innitesimi non vengono neppure sorati e siamo giunti al risultato che volevamo senza contraddizioni. Il rapporto y/x non ` mai privo di signicato perch e e non viene mai posto x = 0. Facciamo per` notare che quella che abbiamo dato sarebbe una denizione accettabile o di derivata nel caso in cui avessimo gi` acquisito il concetto di limite. Altrimenti, la a denizione completa sarebbe la seguente: la derivata di f in x0 ` se per ogni numero reale > 0 esiste (che dipende da e e da x0 ) tale che per ogni x = 0 con |x| < si ha |y/x | < . Lapproccio di Weierstrass ` quello standard ormai consolidato che viene insegnato e oggi nei corsi di Analisi. Tuttavia, pur essendo un metodo rigoroso, come possiamo osservare ad esempio dalla denizione precedente, ha il difetto di farci perdere lintuizione iniziale che aveva dato il via alla nascita del calcolo innitesimale e che comunque ci aveva condotto a delle conclusioni corrette. E se i risultati sono corretti, non potr` esserlo in a qualche modo anche il procedimento? La risposta a questa domanda ` s` e . 4

Nel 1961 il matematico americano di origine tedesca Abraham Robinson trov` un o modo per rendere rigoroso il calcolo dierenziale usando gli innitesimi. Questa sua scoperta si fonda in modo essenziale sulla logica matematica, anche se verso la ne degli anni sessanta il matematico americano H. Jerome Keisler2 ` riuscito a riformulare tute ta lAnalisi Matematica secondo il principio innitesimale di Robinson, seguendo una via alternativa che non la utilizza, rendendo questo metodo accessibile addirittura alle matricole universitarie. Robinson battezz` questo nuovo calcolo dierenziale Analisi o Non-Standard, in quanto esso si basa appunto su un modello non-standard dei numeri reali. Spieghiamo il signicato preciso di queste parole introducendo a tale scopo nozioni di logica matematica. Un linguaggio formale ` un linguaggio con un vocabolario ed un certo numero di regole e pressati. Sono linguaggi formali, ad esempio, i linguaggi di programmazione come il C, il C++, il Fortran, ecc., mentre non ` un linguaggio formale il linguaggio comune che e usiamo quotidianamente, essendo soggetto a regole tuttaltro che stabilite ed in continua evoluzione3 . Prendiamo come punto di partenza il sistema dei numeri reali R che chiameremo universo standard ed il calcolo dierenziale di Weierstrass (o Analisi Standard). Designamo con L il linguaggio formale in cui parliamo di R e con K linsieme di tutte le fbf (formule ben formate o proposizioni) vere di L. Dicendo che R ` un modello di K intendiamo che R e ` una struttura matematica tale che ogni proposizione di K interpretata come riferentesi e a R ` vera. e Una conseguenza di un celebre Teorema di Gdel (che richiameremo fra poco) ` leo e sistenza di un universo non-standard R , dierente da R, che ` pure un modello di K e (un modello non-standard, appunto): R ` una struttura matematica tale per cui ogni e proposizione di K interpretata come riferentesi a R ` vera. Ad esempio consideriamo e la seguente proposizione: se a < b, allora a + c < b + c. Prendendo per buono il fatto che essa ` una proposizione dellinsieme K, se viene e riferita a R allora a, b e c sono numeri reali, la relazione < ` lusuale relazione dordine e stretto e la proposizione risulta vera. Se essa ` riferita invece a R gli elementi a, b e c e sono oggetti propri di R e con unopportuna interpretazione di < la proposizione rimane comunque vera. Un altro fatto interessante ` che R risulta essere un campo ordinato pi` ampio di R e u ed inoltre risulta contenere una sotto-struttura esattamente identicabile con R (isomorfa ad R). Possiamo ancora chiamare R tale sotto-struttura cos` come possiamo denotare i suoi elementi con gli usuali nomi dei numeri reali (ad es. lelemento corrispondente a 5 nella nuova struttura viene chiamato sempre 5) e continuare a lavorare con essa come se fosse proprio lantico R. Possiamo dunque aermare che R contiene R e in pi` altri u oggetti fra cui, guarda caso, i famosi innitesimi. R viene chiamato sistema dei numeri iperreali e su di esso si fonda lAnalisi Non-Standard. I numeri iperreali, come aveva vagamente supposto Leibniz, godono delle stesse propriet` formali dei numeri reali (o a numeri standard) o meglio godono delle stesse propriet` che possono essere espresse nel a linguaggio formale L. Un numero iperreale innitesimo ` un numero minore in valore e
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Cfr. [5] e [6]. Per ulteriori approfondimenti sui linguaggi formali cfr. [7] e [8].

assoluto di qualsiasi altro numero reale positivo e tuttavia diverso da zero: ` un numero e non-archimedeo (non soddisfa la Propriet` di Archimede). Allora la propriet` archimedea a a non ` sicuramente esprimibile nel linguaggio formale L e non pu` essere trasferita a tutti e o gli oggetti di R . Lesistenza di strani numeri non contemplati dallaritmetica usuale fu scoperta per la prima volta nel 1934 dal logico norvegese Thoralf A. Skolem che costru` un modello non-standard dei numeri naturali. Successivamente questa costruzione fu ampliata no ad arrivare al campo dei numeri iperreali. Il termine iperreale ` dovuto ad Edwin e Hewitt in un articolo del 1948. La geniale intuizione di Robinson fu quella di utilizzare gli innitesimi per riformulare lAnalisi Matematica. Ripercorriamo questa ricostruzione partendo dal Teorema di completezza di Gdel: o Teorema di completezza Un insieme di proposizioni ` logicamente coerente (nessuna contraddizione pu` essere e o dedotta da esso) se e solo se esso ha un modello, cio` se e solo se esiste un universo in e cui esse sono tutte vere. Accanto al Teorema di completezza abbiamo limportante corollario dovuto a MalcevHenkin: Teorema di compattezza Sia P un insieme di proposizioni di un linguaggio formale L. Supponiamo che nelluniverso standard ogni sottoinsieme nito di P sia vero. Allora esiste un universo non-standard in cui tutte le proposizioni di P sono contemporaneamente vere. Il teorema di compattezza ` una diretta conseguenza del teorema di completezza: e dato che non possiamo dedurre contraddizioni da P in quanto ogni deduzione pu` far uso o solo di un numero nito di premesse (cio` di elementi di P ) e dato che ogni sottoinsieme e nito di P , in quanto vero, ` logicamente coerente, lintera collezione di proposizioni ` e e logicamente coerente e dal teorema di completezza esiste un universo (non-standard) in cui tutte le proposizioni sono simultaneamente vere. A questo punto siamo pronti per dimostrare lesistenza degli innitesimi. Consideriamo il seguente insieme di proposizioni: c ` un numero maggiore di zero e minore di e c ` un numero maggiore di zero e minore di e ... c ` un numero maggiore di zero e minore di e ... 1 n 1 2 1 3

Ognuna di queste proposizioni ` esprimibile nel linguaggio formale L e se riferita allue niverso standard R si ha evidentemente che ogni sottoinsieme nito di questa collezione 6

` vero. In eetti, dato un qualunque numero nella forma 1/n con n naturale, il numero e 1/2n ` maggiore di zero e minore di 1/n (ricordiamo che queste proposizioni non pose sono essere tutte contemporaneamente vere nelluniverso standard per la Propriet` di a Archimede). Dal teorema di compattezza deduciamo che esiste un universo non-standard R in cui tutte le proposizioni sono simultaneamente vere, dunque esiste una struttura R che contiene un numero c maggiore di zero e minore di 1/n qualunque sia n. Risulta allora naturale dare la seguente Denizione Un numero c R ` innitesimo se |c| < 1/n per ogni numero naturale n. e Osserviamo che secondo questa denizione 0 ` innitesimo. Tuttavia esso ` lunico e e numero reale innitesimo e daltronde abbiamo gi` dimostrato lesistenza di almeno un a innitesimo diverso da zero. Dato dunque un innitesimo c diverso da zero possiamo costruire tanti altri numeri iperreali non reali, quali ad esempio c + c, 1 + c, 4c, 1/c, ecc. In particolare c + c e 4c sono ancora innitesimi, mentre il numero 1/c appartiene ad unaltra categoria di numeri iperreali: ` un numero innito e risulta essere maggiore di qualsiasi numero naturale. I e numeri iperreali che sono minori di qualche n naturale vengono detti niti (i numeri reali e gli innitesimi sono niti). Giova a questo punto introdurre il seguente concetto: Denizione Due numeri iperreali x e y si dicono innitamente vicini (o appartenenti alla stessa monade) se la loro dierenza ` innitesima e si scrive x y. e Ad esempio, se c ` innitesimo, 2 e 2 + c sono innitamente vicini in quanto (2 + c) e 2 = c ` innitesimo ed allo stesso modo c ` innitamente vicino a 0. Banalmente 3 3 e e dato che 3 3 = 0 ` innitesimo. Di importanza fondamentale ` il seguente risultato: e e Teorema della parte standard Ogni numero iperreale nito ` innitamente vicino ad esattamente un numero reale. e Dunque un innitesimo c ` innitamente vicino al solo numero reale 0 e 2 + c ` e e innitamente vicino a 2 e a nessun altro numero reale. Dato x iperreale nito, lunico numero reale cui x ` innitamente vicino si chiama parte standard di x e viene denotato e con st(x). Un altro concetto di fondamentale importanza ` il seguente: data una funzione reale e f esiste una corrispondente funzione iperreale f (il cui dominio e codominio sono cio` e sottoinsiemi di R ) chiamata estensione naturale di f che gode delle seguenti naturali propriet`: a e e 1. se r ` un numero reale e f (r) ` denita, allora f (r) = f (r); 2. se r ` un numero reale e f (r) non ` denita, allora f (r) non ` denita; e e e 3. se f ` data da una certa regola, allora f ` data dalla stessa regola applicata ai e e numeri iperreali.

Ad esempio se f ` denita dalla regola f (x) = x, dove x varia e nellinsieme dei numeri reali maggiori o uguali a 0, la sua estensione naturale ` f (x) = x, dove x varia e nellinsieme dei numeri iperreali maggiori o uguali a 0. Lavorare con una funzione o con la sua estensione naturale `, come si pu` facilmente e o intuire, praticamente la stessa cosa: ci` ci consente di alleggerire la notazione eliminando o lasterisco (scrivendo cio` sempre f al posto di f ) e soprattutto ci d` la possibilit` di e a a trattare f come se fosse eettivamente la funzione reale f . Lestensione naturale ci permette ad esempio di giusticare scritture del tipo f (3 + c) quando c ` innitesimo. e Abbiamo ora tutti gli elementi necessari per rigorizzare nalmente il metodo innitesimale di Leibniz e Newton, cominciando dal tanto contestato concetto di derivata. Denizione Sia f una funzione reale di una variabile reale e x0 un punto del suo dominio. La derivata di f in x0 ` se e = st per ogni innitesimo x = 0. La derivata non ` pi` il rapporto y/x con x innitesimo, bens` la parte standard e u di tale rapporto: una lieve ma essenziale modica della denizione di Leibniz che ci permette di giungere ai risultati sperati evitando ogni contraddizione, pur rimanendo ispirati allantico metodo innitesimale. Riprendiamo il nostro esempio dal punto in cui ci eravamo bloccati, cio` e dy dx2 + 2x0 dx = = 2x0 + dx. dx dx Procedendo nel modo suggeritoci da Robinson: st(2x0 + dx) = 2x0 che ` proprio il risultato che volevamo! e Ora che abbiamo un quadro pi` ampio della situazione possiamo attualizzare anche u le notazioni, le quali risultano lievemente dierenti rispetto a quelle antiche. Data una funzione reale f di una variabile reale, un punto x0 del suo dominio ed un numero iperreale x, indichiamo sempre con y la quantit` f (x0 + x) f (x0 ); il rapporto y/x si a chiama rapporto incrementale. Denotiamo con dy non pi` la quantit` f (x0 + dx) f (x0 ), u a bens` dy = df (x, x) = f (x)x, dove x e x sono numeri iperreali qualunque per i quali tale espressione abbia senso. Per mantenere uniforme la nostra notazione introduciamo il simbolo dx come altro nome per x (per una variabile indipendente scrivere dx anzich e x ` la stessa cosa) e scriviamo dy = df (x, dx) = f (x)dx. La variabile dipendente e dy si chiama ancora dierenziale di y, mentre la variabile indipendente dx si chiama dierenziale di x. Quando dx = 0 ` lecito dividere ambo i membri della precedente e equazione per dx ottenendo dy = f (x). dx 8 f (x0 + x) f (x0 ) x

Esaminiamo il rapporto fra y/x e dy/dx. Mentre x e dx sono uguali, y e dy sono diversi: y ` il cambiamento di y lungo la curva e dy ` il cambiamento di y lungo e e la tangente. Dalla denizione di derivata e da quanto visto nora, si ha lovvia relazione y dy x dx che sostituisce quella antica y dy = x dx Anzi, vale addirittura il seguente Teorema dellincremento Sia y = f (x). Supponiamo che f (x) esista per un certo valore di x e che x sia innitesimo. Allora y e dy sono innitesimi e inoltre y = dy + x per qualche innitesimo che dipende da x e x. Se avessimo a disposizione le regole dellalgebra dei numeri iperreali sarebbe facile dimostrare che x ` un innitesimo ancora pi` piccolo di x. Dunque se x ` innitese u e imo y e dy sono innitamente vicini e ancora di pi`: sono talmente vicini da dierire u per una quantit` innitesima ancora pi` piccola dello stesso x! Questo corrisponde al a u principio dellAnalisi Standard secondo cui in un punto il dierenziale dy di una funzione dierisce dallincremento y della stessa per una funzione innitesima (cio` il cui limite e ` 0) di ordine superiore rispetto a x quando x 0 (x tende a 0). e LAnalisi Non-Standard ` dunque un ben fondato metodo matematico. Essa pu` e o essere alternativamente esposta senza utilizzare la logica matematica grazie al lavoro di H. Jerome Keisler, il quale fa uso di unimpostazione assiomatica dei numeri iperreali. Questa trattazione risulta veramente intuitiva e addirittura adeguata ad un corso di Analisi per matricole universitarie. Tuttora gli studenti sono costretti a imparare questa materia partendo dal concetto di limite, che come abbiamo potuto constatare ` di dicile acquisizione. Daltra parte e Keisler, nel suo libro di testo Elementi di Analisi Matematica [5], pur focalizzandosi interamente sullapproccio innitesimale, non tralascia il concetto tradizionale di limite giusticandolo con problemi di approssimazione. Questo approccio insegnerebbe dunque anche il metodo standard, rendendo ancora pi` vantaggiosa questa proposta didattica. u Eppure lavvento dellAnalisi Non-Standard ha trovato sorprendentemente una reazione negativa da parte soprattutto degli analisti, fedeli al metodo tradizionale di Weierstrass. LAnalisi Non-Standard sta per` prendendo piede in settori come la probabilit` e la o a geometria dierenziale, date le notevoli semplicazioni che porta. La ricerca in questa direzione va perci` oltre la semplice trattazione che abbiamo dato noi ed ` tuttoggi ad un o e livello veramente avanzato. Lo stesso Robinson, insieme al suo allievo Allen Bernstein, ha risolto tramite lAnalisi Non-Standard un problema precedentemente insoluto sugli operatori lineari compatti. 9 se x = dx ` innitesimo. e se x = dx ` innitesimo e

Concludiamo citando una frase di Abraham Robinson che ` tratta dal suo libro None Standard Analysis [9] e che solo lumilt` di una mente geniale come la sua poteva dettare: a Il fatto che questo libro contenga solo applicazioni alla Matematica Applicata classica ` e probabilmente una testimonianza delle limitazioni dellautore e non del metodo.

APPENDICE Dimostriamo senza calcolo innitesimale, come promesso, che dato un punto di ascissa x0 appartenente al graco della parabola y = x2 , la tangente in tale punto ha coeciente angolare 2x0 . Il punto del graco in questione ` A (x0 , x2 ). Data la generica retta y = mx + q e 0 imponiamole il passaggio per A. Tale condizione ` espressa dallequazione e x2 = mx0 + q. 0 Imponiamo alla retta di essere tangente alla parabola. Ci` signica fare sistema o fra le equazioni della retta e della parabola (cio` ricercare le intersezioni fra la retta e la e parabola) e porre = 0 (cio` far s` che lintersezione sia unica): e y = x2 y = mx + q x2 = mx + q x2 mx q = 0 = b2 4ac = m2 + 4q = 0 che insieme alla condizione precedente porta al seguente sistema: m2 + 4q = 0 x2 = mx0 + q 0 q = x2 mx0 0 m2 4x0 m + 4x2 = 0 0 e risolvendo la seconda equazione nellincognita m: m = 2x0 4x2 4x2 0 0

m = 2x0 come volevasi dimostrare.

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Riferimenti bibliograci
[1] Davis, M., Hersh, R., LAnalisi Non-Standard, Le Scienze quaderni, 60, 1991, pp. 52-59 (numero speciale a cura di C. Mangione). [2] Gilardi, G., Analisi uno, McGraw-Hill, Milano, 1991. [3] Giusti, E., Analisi Matematica 1, Bollati Boringhieri, Torino, 1983. [4] Hurd, A. E., Loeb, P. A., An introduction to Nonstandard Real Analysis, Academic Press, Orlando, 1985. [5] Keisler, H. J., Elementary Calculus, Prindle, Weber and Schmidt, Boston, 1976 (tr. it. di R. Ferro, G. Sambin, L. Colussi, A. Facchini, A. Le Donne, Elementi di Analisi Matematica, Piccin Editore, Padova, 1982). [6] Keisler, H. J., Foundations of Innitesimal Calculus, Prindle, Weber and Schmidt, Boston, 1976. [7] Magnani, L., Gennari, R., Manuale di Logica, Guerini Scientica, Milano, 1997. [8] Mendelson, E., Introduction to Mathematical Logic, D. Van Nostrand Company, Princeton, NJ, 1964 (tr. it. di T. Pallucchini, Introduzione alla logica matematica, Bollati Boringhieri, Torino, 1972). [9] Robinson, A., Non-Standard Analysis, North-Holland, Amsterdam, 1966.

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