Statua dell'eroe Eracle, detta "Eracle Farnese" per la sua lunga permanenza nel cortile di Palazzo Farnese. Rinvenuta nel 1646 presso le Terme di Caracalla in Roma, la statua oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Corrisponde a una copia del II secolo d.C. dell'originale in bronzo di Lisippo (IV secolo a.C.). Da notare, sulla roccia sotto la clava, la firma del copista, Glicone scultore ateniese del II secolo d.C. Qui Eracle rappresentato dopo la sua ultima fatica, la mano destra dietro la schiena tiene i pomi d'oro rubati nel giardino delle Esperidi. Dopo la fatica Eracle si riposa appoggiandosi ad una roccia dove ha posato la sua clava e la leont (quest'ultima, la pelle del Leone Nemeo, frutto della sua prima fatica).
Eracle (dal greco antico , composto da , Era, e , gloria,"gloria di Era"), racle secondo la pronuncia latina mentre Ercle secondo quella greca, un eroe della mitologia greca, corrispondente alla figura della mitologia romana Ercole. Figlio di Alcmena e di Zeus, egli nacque a Tebe ed era dotato di una forza sovrumana. Il patronimico poetico che lo definisce Alcide, derivante da Alceo, suo nonno paterno putativo. La vicenda di questo eroe non raccontata in una sola opera, ma ne sono state scritte molte che lo vedono protagonista, marginalmente o particolarmente. Celebri le sue incredibili imprese, quali ad esempio le dodici fatiche che lo vedono affrontare serpenti dalle molteplici teste, leoni dalla pelle impossibile da scalfire, uccelli in grado di sparare piume affilate come lame e molti altri mostri che l'eroe, sia per coraggio che per astuzia, riusc sempre a sconfiggere. Sempre imbattuto perse la vita di propria mano, dandosi fuoco presso un rogo, dilaniato dal dolore che Deianira, sua moglie, ignara del tradimento del centauro Nesso, aveva causato intingendo la sua tunica in un veleno mortale. Salito nell'Olimpo spos Ebe, la coppiera degli dei e divenne il dio guardiano, ricongiungendosi perfino con Era, sua eterna nemica. Maggiore eroe greco, divinit olimpica dopo la morte, Eracle fu venerato come simbolo di coraggio e forza, ma anche di umanit e generosit, anche presso i Romani. Era ritenuto protettore degli sport e delle palestre[1]. Fu onorato in numerosi santuari sparsi in tutta la Grecia e le sue tante imprese, espressione dell'altruismo e della forza fisica, lo fecero credere il fondatore dei Giochi olimpici. In alcuni casi, mettendo in luce la generosit con la quale affrontava avversari temibili, si rese dell'eroe un'immagine dall'intensa forza morale, oltre che puramente fisica. La sua complessa personalit, l'ambientazione di certe sue imprese e il fatto che la maggior parte di esse sia legata ad animali, assimilano talvolta l'immagine di Eracle agli antichi sciamani, dotati di poteri soprannaturali, e una certa comunanza di aspetti si rintraccia anche in eroi fenici come Melqart. Le dodici fatiche, poi, possono avere qualche correlazione con i segni dellozodiaco, molti dei quali sono appunto rappresentati da animali. Nel mondo romano Ercole presiedeva alle palestre e a tutti i luoghi in cui si faceva attivit fisica; considerato anche una divinit propizia, gli si rivolgevano invocazioni in caso di disgrazie, chiamandolo Hercules Defensor o Salutaris. inoltre da ricordare che fin quasi all'et moderna lo Stretto di Gibilterra era noto come "Colonne d'Ercole", con espressione chiaramente evocativa: un ricordo dei viaggi e degli spostamenti dell'eroe che, nel corso delle sue imprese, tocc paesi dell'Asia Minore e del Caucaso e raggiunse l'Estremo Oriente e il Grande Oceano, che delimitava le "terre dei vivi". La leggenda era d'origine fenicia: il dio tirio Melqart (identificato poi dai Romani con Ercole e detto Hercules Gaditanus, per il famoso tempio di Gades a lui dedicato) avrebbe posto ai lati dello Stretto due colonne, che furono poi considerate l'estremo limite raggiunto da Ercole e, soprattutto nel Medioevo, il confine posto dal dio affinch gli uomini non si spingessero nell'Oceano Atlantico.
Indice
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1 Il mito 1.1 Nascita 1.2 La giovent 1.3 Prime imprese di Eracle 1.4 Eracle argonauta 1.5 Matrimonio con Megara 1.6 Le dodici fatiche presso Euristeo
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1.6.1 Il Leone Nemeo 1.6.2 L'Idra di Lerna 1.6.3 La cerva di Cerinea 1.6.4 Il cinghiale d'Erimanto 1.6.4.1 Lo scontro con i centauri 1.6.5 Gli uccelli della palude di Stinfalo 1.6.6 Le stalle del re Augia 1.6.7 Le cavalle di Diomede 1.6.7.1 La resurrezione di Alcesti 1.6.8 Il Toro di Creta 1.6.9 Il cinto di Ippolita 1.6.10 I buoi di Gerione 1.6.11 I pomi delle Esperidi 1.6.12 La cattura di Cerbero
2 Le ultime imprese 2.1 Eurito e la figlia Iole 2.2 La schiavit presso Onfale 2.3 La vendetta contro i trasgressori 3 La fine terrena di Eracle 3.1 Deianira e il centauro Nesso 3.2 La tunica fatale 4 Eracle nella tradizione letteraria 4.1 I poemi omerici 4.2 I testi di Esiodo 4.3 Le tragedie 5 Amanti e figli di Eracle 5.1 Figli avuti da Eracle con donne mortali e con dee 5.2 Uomini amati da Eracle 6 Altri progetti
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7 Voci correlate 7.1 Familiari, compagni e amici 7.2 Nemici 8 Note 9 Bibliografia 10 Collegamenti esterni
Il mito [modifica]
Nascita [modifica]
Elettrione, re di Micene, discendente di Perseo[2], aveva una figlia, chiamata Alcmena, di straordinaria bellezza. Anfitrione, giovane re diTirinto, si invagh di lei e decise di prenderla in sposa. Elettrione decise di dare il proprio consenso a patto che il pretendente sconfiggesse in guerra la popolazione dei Tafii che, alcuni anni prima, avevano sterminato i figli del re. Anfitrione accett la sfida ma, durante una battaglia, uccise a causa di un incidente lo stesso Elettrione. Sconfitto da Stenelo, fratello del defunto re, Anfitrione fu costretto a trovare rifugio presso Tebe dove il re locale, Creonte, gli diede in dono un magnifico palazzo, degno di un ospite tanto nobile. Anfitrione riprese, dopo qualche tempo, la guerra contro i Tafii, riuscendo cos a compiere la vendetta promessa. Durante la sua assenza Zeus, invaghitosi di Alcmena, prese le forme del marito e si un a lei, facendo persino in modo che la notte durasse ben tre volte di pi. Frutto di questa relazione fu appunto Eracle, il futuro eroe greco. Hermes, che aveva accompagnato il padre presso il palazzo di Tebe, rimase fuori, facendo in modo che nessuno potesse mai disturbare i due amanti. Anfitrione, tornato dalla guerra proprio in quel momento, mand il proprio servitore, Sosia, ad avvertire la moglie del suo ritorno. Questi per si trov davanti Hermes, sotto le sembianze dello stesso Sosia, che, tra un pugno e l'altro, lo convinse di non essere in realt quello che lui credeva[3]. Questa serie di equivoci fu fonte d'ispirazione per Plauto, che scrisse appunto una commedia chiamata "Anfitrione". Anfitrione, rientrato nelle proprie stanze, ignaro di tutto, si unisce alla propria sposa. Da questo incontro sarebbe nato Ificlo, futuro guerriero e compagno del fratello in molte avventure. Poco prima che Eracle nascesse, Zeus si vant di questo suo imminente figlio che avrebbe regnato sulla casa di Tirinto. Era, gelosa, ritard allora il parto di Alcmena e acceler quello di Nicippe, moglie di Stenelo, zio di Alcmena. Il figlio di quest'ultimi, Euristeo, nacque perci un'ora prima di Eracle e ottenne cos la primogenitura. Eracle nacque dunque insieme ad Ificlo e Anfitrione, ancora ignaro della relazione segreta, cos come ignara era anche Alcmena, credeva di aver generato due gemelli. Fu Tiresia, il grande indovino, a rivelare alla donna la straordinaria origine del figlio. Alcmena cap dunque che il piccolo sarebbe stato perseguitato dai famigerati furori della regina dei cieli, e non osando allevarlo con le sue sole forze lo port all'aperto, in un campo, confidando che Zeus non avrebbe negato al frutto del suo seme la divina protezione. Il padre degli dei ordin dunque al fedele Hermes di attuare un astuto stratagemma. Mentre Era dormiva il celere messaggero divino, portando in braccio il bambino lo avvicin al seno
della dea, facendogli cos succhiare un po' del suo latte che, essendo divino, rendeva il fortunato un invincibile eroe. Era per, svegliatasi a causa di un morso del bambino, ebbe un moto di terrore. Quel repentino movimento fece cadere, dal seno della dea, una piccola parte del suo latte che fu dunque origine della Via Lattea, denominata cos proprio in ricordo di tale evento.
La giovent [modifica]
Eracle bambino strozza i due serpenti, marmobianco di manifattura romana, II secolo a.C.Roma, Musei Capitolini
Era non accett un simile affronto e cov contro il piccolo, frutto del tradimento del marito, propositi omicidi: qualche mese pi tardi mise due serpenti velenosi nella camera dove dormivano Eracle ed Ificlo. Quando Ificlo si svegli, con il pianto fece sopraggiungere i suoi genitori, che giunsero in tempo per vedere il piccolo Eracle strangolare i serpenti, uno per mano. Secondo un'altra versione del mito, i serpenti non erano velenosi, ma furono messi nella camera dei gemelli da Anfitrione, che voleva sapere quale dei due fosse suo figlio, poich aveva saputo anche lui dall'indovino Tiresiache uno dei due gemelli non era figlio suo. Anfitrione non risparmi comunque nessuna cura nell'allevare quello straordinario figlio adottivo. Egli stesso insegn al bambino a domare i cavalli e a guidare il cocchio. Da ogni angolo della Grecia vennero convocati i pi rinomati maestri: Chirone, primo fra tutti, gli insegn l'arte della medicina e della chirurgia, Eurito fu maestro di tiro con l'arco, Castore lo allen nell'utilizzo della spada e delle armi, Autolico nello sforzo fisico e nel pugilato, materia che il giovane Eracle apprezz grandemente. Non ebbero la stessa sorte per arti quali ad esempio la musica. Lino, discendente del divino Apollo, era suo maestro di musica. Il giovane allievo, rude nei movimenti, non era in grado di trattenere la propria forza fisica, distruggendo, letteralmente, la lira che avrebbe dovuto suonare. Lino, un giorno, non riuscendo a sopportare l'incredibile insensibilit musicale dell'allievo, lo rimprover aspramente e lo costrinse a un severo castigo. Eracle, di carattere piuttosto focoso, sebbene inconsapevolmente, non riuscendo a trattenere la propria forza, colp con la lira il maestro, che cadde morto a causa dell'urto.
A causa di ci Anfitrione fu costretto a mandarlo a vivere fra i guardiani dei suoi greggi, in montagna: qui Eracle si riconcili col maestro Chirone e impar dal saggio mentore non solo leggi scientifiche ma anche, e soprattutto, leggi morali. Cresciuto forte e bello, rimase presso le greggi del monte Citerone fino all'et di diciotto anni. Prima di ritirarsi da questa vita faticosa ma felice, durante una meditazione, Eracle incontr sulla via due donne affascinanti, ognuna delle quali lo invitava a raggiungerla sul proprio cammino. La prima, di aspetto florido e stupendamente vestita, rappresentava il piacere e mostrava al giovane un sentiero erboso e idilliaco. La seconda donna, in abiti solenni, era invece il Dovere, che avrebbe condotto l'eroe presso un sentiero sassoso e terribile. Eracle, bench affascinato dalle proposte del Piacere, prefer seguire il Dovere, segnando tutta la sua vita al servizio dei pi deboli. Simbolo di virilit, Eracle diede esempio di grande prestanza fisica durante questo periodo di ritiro. Il re Tespio aveva cinquanta figlie e, desiderando che avessero un figlio da Eracle, mentre questi era ospite presso il suo palazzo, ne invi una ogni notte dall'eroe a iniziare dalla primogenita Procri e facendo credere all'eroe che fosse sempre la stessa. Secondi alcuni una sola, desiderando restare vergine, rifiut. Eracle si un alle altre figlie di Tespio: in tutto loro ebbero cinquanta figli, poich la primogenita partor due gemelli. Secondo alcuni autori raggiunse la statura di 4 cubiti e 1 piede (2,33 m), ma viene raffigurato dagli artisti come un uomo di statura normale.
Eracle al bivio, sedotto dal Vizio e dalla Virt, olio su tela di Annibale Carracci, 1597 ca., Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte
In seguito alla scelta del Dovere, Eracle cominci a prodigarsi per il bene altrui, sconfiggendo banditi e ladruncoli che imperversavano nelle pianure. Eracle si vantava di non aver mai iniziato un litigio, ma di aver sempre trattato i suoi aggressori cos come essi volevano trattare lui. Un certoTermero usava uccidere i viandanti sfidandoli a battersi con lui a testate; il cranio di Eracle si dimostr il pi solido ed egli spacc la testa di Termero come se fosse un uovo. Eracle, tuttavia, era cortese per natura, e fu il primo mortale che spontaneamente restitu ai nemici le spoglie dei loro morti perch le seppellissero.
Sul monte Citerone misur la sua forza sconfiggendo un terribile leone che faceva stragi di pecore. Durante la sua ricerca egli si ferm presso il re Tespio e, come detto prima, si un alle sue figlie. Al ritorno incontr per strada i messi del re di Orcomeno,Ergino, che si recavano a Tebe per riscuotere il tributo di cento buoi che la citt gli doveva. Durante una festa infatti un tebano, tale Periere, uccise il padre del re, Climeno, scatenando cos una guerra fra i Mini di Orcomeno e gli abitanti della citt di Tebe. Questi ultimi persero e furono dunque costretti a pagare tributo ai vincitori. Gli araldi, mandati in citt, trattavano per con brutale superiorit gli sconfitti. Questo accese il furore del giovane Eracle che, di carattere piuttosto impetuoso, li assal e tagli loro naso e orecchie. Gli araldi, orribilmente mutilati, tornarono presso il loro re chiedendo vendetta. Ergino, accesosi d'ira, prepar il proprio esercito e marci verso Tebe. I tebani, fra i quali figuravano Anfitrione, Ificlo e lo stesso Eracle, non erano per disposti a cedere. Nello scontro che ne segu l'eroe, dotato di invincibili armi, dono degli dei (frecce da Apollo, unaspada da Hermes, uno scudo da Efesto), e soprattutto dalla protezione della dea Atena, dimostr tutto il proprio coraggio e la propria tenacia, uccidendo con le proprie mani l'invasore Ergino. Tebe riusc dunque a vincere la guerra ma gravi furono le perdite. Fra i caduti vi era anche Anfitrione, il padre adottivo di Eracle, che si era dimostrato tanto affettuoso nei suoi confronti. Creonte re di Tebe diede dunque ad Eracle come segno di riconoscenza sua figlia Megara in sposa.
resosi conto dell'accaduto, l'eroe decise disuicidarsi per porre fine alle proprie sofferenze. Fu Teseo, il giovane ateniese, a farlo desistere dal suo gesto disperato, mentre il reTespio, che celebr un minimo rito di purificazione, gli consigli invece di recarsi a Delfi per chiedere al celebre oracolo un modo per cancellare dal proprio animo tutto quel sangue versato. Questa storia diede spunto per la trama della celebre tragedia Eracle diEuripide.
La risposta dell'oracolo lo costrinse a mettersi al servizio del re di Argo, Micene e Tirinto, Euristeo. Questi gli ordin di affrontare dodici incredibili fatiche, simbolo della lotta fra l'uomo e la natura nella sua forma pi selvaggia e terribile.
Prima fatica fu l'uccisione di un terribile leone, figlio di Tifone e di Echidna, che terrorizzava la zona fra Micene e Nemea. Nella sua ricerca, giunto a Cleone, tra Corinto e Argo, Eracle alloggi nella casa di un contadino o pastore chiamato Molorco, il cui figlio era stato ucciso dal leone. Molorco gi si preparava a offrire un capro a Era come sacrificio propiziatorio, ma Eracle lo trattenne dicendogli di aspettare il suo ritorno, cos avrebbero sacrificato il capro a Zeus Salvatore. Il leone viveva in una grotta nei pressi della zona di Nemea. Non appena Eracle vide comparirsi dinanzi la belva mostruosa tent di colpirla con il proprio arco ma questi, dotato di una pelle invulnerabile, non venne nemmeno scalfito. Deciso a non arrendersi, l'eroe sradic un enorme ulivo usandolo come clava contro l'animalesco avversario. Anche questo tentativo fu per inutile. Le sue stesse braccia sarebbero divenute armi invincibili. L'eroe riusc infatti a soffocare il terribile mostro utilizzando semplicemente le proprie mani. Il cadavere della belva venne condotto festosamente alla presenza di Euristeo che, stupefatto, decise di affidargli una seconda prova ben pi difficile della prima. Con la pelle invulnerabile del leone nemeo, Eracle si fece un mantello che l'avrebbe dunque protetto dalle armi degli altri uomini.
Viveva in una palude a Lerna, in Argolide, un serpente enorme, figlio anche lui, come il leone nemeo, di Tifone ed Echidna. Questo mostro era immortale e aveva sette (o nove) teste, di cui una immortale, mentre le altre rinascevano appena recise. Divorava chiunque capitasse, impestava l'aria e isteriliva le terre con il suo fiato pestilenziale. Eracle, giunto presso la tana del mostro con il proprio carro, guidato dal nipote Iolao, cominci a colpire l'entrata della caverna con le proprie frecce, al fine di far uscire dal suo covo la terribile idra. Non appena vide apparirsi dinanzi il mostro, Eracle cominci a decapitare le sue molteplici teste con la sua spada, ma queste ricrescevano in numero doppio non appena tagliate. L'eroe ebbe per una geniale intuizione e, grazie all'aiuto di Iolao, riusc a bruciare i tronconi prima che le teste potessero riformarsi, impedendone cos la ricrescita. L'ultima testa, immortale, venne schiacciata sotto un gigantesco masso. Per rendere nulla la vittoria di Eracle, Era mand contro di lui un granchio gigante, che l'eroe riusc comunque a sconfiggere schiacciandogli il guscio. La regina degli dei fece in modo che il granchio sconfitto divenisse una costellazione, quella che gli antichi denominarono "Cancro". Vincitore anche in questa seconda fatica, l'eroe intinse le proprie frecce nel sangue dell'idra, rendendo le ferite causate da esse inguaribili. A causa del veleno di queste frecce sarebbero morti in seguito Chirone e Paride, figlio del re di Troia Priamo.
Euristeo, ancor pi stupito per l'eccezionale efficacia di Eracle, decise di affidargli una terza impresa. Nei pressi della regione di Cerinea viveva una splendida cerva, sacra ad Artemide, dalle corna d'oro e dagli zoccoli di bronzo (o di argento,secondo una variante) che fuggiva senza mai fermarsi incantando chi la inseguiva, trascinandolo cos in un paese dal quale non avrebbe pi fatto ritorno.
Eracle non poteva assolutamente ucciderla, poich essa era una cerva sacra, e quindi l'eroe si limit a inseguirla. La frenetica corsa dur circa un anno, sconfitto in ogni tentativo di raggiungerla, non gli rimase altra scelta che ferire leggermente l'agile cerva con un dardo, e caricarsela sulle spalle per riportarla in patria. Lungo la strada del ritorno incapp in Artemide, infuriata con lui per aver ferito una bestia a lei sacra: ma l'eroe riusc a placare le sue ire, ed ottenne da lei il permesso di portare la cerva ad Euristeo. Dopodich al leggiadro animale venne permesso di tornare a correre libero nelle foreste.
Il centauro Chirone
Lungo la strada che l'avrebbe portato a Erimanto, Eracle incontr un suo amico centauro, Folo, che decise di imbandire un banchetto in suo onore. Il pasto non poteva per essere coronato con del vino, poich l'unico disponibile era quello donato dal dio Dioniso alla comunit dei centauri che non poteva essere utilizzato senza il permesso dei compagni di Folo. Eracle riusc a convincere il suo ospite a trasgredire il patto: ma non appena il fortissimo aroma del vino raggiunse i boschi vicini, un'orda di centauri, armati con sassi e rami d'abete, salt fuori da ogni cespuglio. Rabbiosi per la perdita del prezioso liquido, essi assalirono l'eroe, il quale prese a difendersi scagliando contro di loro le sue frecce mortali,costringendoli a rifugiarsi nella grotta di Chirone, suo antico precettore. Nella mischia che ne segu il saggio e anziano centauro venne colpito da una freccia vagante: il sangue velenoso dell'Idra nel quale era stata intrisa da Eracle condusse Chirone ad una lenta agonia, senza che le sue arti di guaritore potessero arrestare il fatale processo. Anche Folo, l'ospite gentile, messosi al fianco dell'amico, mor nello scontro.
Quinta (o sesta secondo alcuni) prova per Eracle, fu quella di eliminare i mostruosi uccelli che devastavano la zona adiacente alla palude di Stinfalo, in Arcadia. Questi micidiali volatili avevano penne, ali, artigli e becco di bronzo, uccidevano lanciando le loro penne come frecce e si nutrivano di carne umana. Erano allevati da Ares ed erano cos numerosi che quando prendevano il volo oscuravano il cielo. La palude da loro abitata inoltre emanava un odore nauseabondo a causa dei cadaveri di coloro che avevano tentato di eliminare questi feroci avversari. Atena consegn ad Eracle, prima di cominciare lo scontro, delle nacchere di bronzo, dono diEfesto, che avrebbero spaventato gli uccelli facendoli volare via e rendendoli quindi facilmente raggiungibili dalle frecce dell'eroe. Quest'ultimo fece quanto gli aveva consigliato la dea e, non appena suon le nacchere, i mostruosi volatili si librarono nell'aria spaventati, diventando cos suo facile bersaglio. Alcuni di loro vennero uccisi, altri riuscirono a fuggire nell'isola di Aretias, vicino alla Colchide.
Diomede, figlio di Ares, era re dei Bistoni, popolo di guerrieri, provenienti dalla Tracia. Questo sanguinario sovrano allevava con cura quattro cavalle, che nutr, dapprima, con la carne di soldati caduti in battaglia, in seguito con la carne degli ospiti che egli invitava periodicamente nel proprio palazzo. Euristeo ordin ad Eracle di portare a Micene queste mitiche giumente, non rivelandogli per le loro terribili abitudini alimentari, sicuro che l'eroe sarebbe caduto nel tranello. In compagnia di un gruppo di giovani compagni, fra i quali figurava Abdero, Eracle affront il terribile Diomede e, mentre teneva occupato quest'ultimo, ordin ai suoi di catturare le cavalle. Abdero, che tent per primo di catturarle, venne divorato dalle mostruose giumente. Furente, Eracle sconfisse Diomede e lo costrinse a condividere il destino delle sue vittime: anche lui divenne pasto delle sue belve. In onore del defunto amico Abdero, egli fond, nel luogo della sua morte una citt. Tornato da Euristeo gli present le mitiche cavalle e il sovrano, spaventato da tali animali, ordin che venissero portati via. Secondo la leggenda, Bucefalo, cavallo di Alessandro Magno, era discendente da tali giumente.
Euristeo ordin ad Eracle di catturare un terribile toro, che in quel tempo devastava i domini diMinosse, sovrano di Creta. Poseidone aveva infatti mandato al re un toro possente perch lo offrisse a lui in sacrificio. Poich Minosse non lo fece, il dio del mare rese furiosa la bestia che prese cos a devastare tutta l'isola di Creta. Secondo alcune interpretazioni fu proprio questo il toro con cui si un Pasifae, moglie di Minosse, che gener il Minotauro, per una maledizione dello stesso Poseidone. Eracle cattur la belva, richiudendola in una rete, e la riport presso Euristeo che ordin di liberarla. Il toro fin i suoi giorni presso la piana di Maratona.
Giunti a Temiscira, gli eroi vennero accolti calorosamente da Ippolita, disposta a cedere pacificamente il proprio cinto ai suoi nobili ospiti. Era per suscit alcune amazzoni che, convinte che Eracle volesse rapire la propria
regina, si armarono, decise ad uccidere lui e i suoi compagni. Nello scontro che ne segu la stessa regina Ippolita trov la morte (secondo un'altra versione essa fugg insieme a Teseo e divenne madre di Ippolito). Durante il viaggio di ritorno, con il prezioso cinto ben conservato, Eracle e i suoi uomini giunsero presso il lido di Troia, dove un terribile mostro marino, divoratore di uomini, stava per cibarsi della principessa Esione, figlia del re Laomedonte. Eracle, mosso a compassione, affront la terribile creatura e la uccise. Laomedonte, che aveva promesso all'eroe una giusta ricompensa, non rispett i patti, scatenando cos l'ira dell'eroe, pronto a ritornare a Troia dopo aver concluso le fatiche. Nel suo tragitto Eracle incontr ancora terribili avversari, quali ad esempio Sarpedonte, figlio diPoseidone, un brigante assettato di sangue. Presso Torone, fu invece ospitato da due figli di Proteo, Poligono e Telegono, abili pugili e atleti che, felici di avere nel proprio regno un simile concorrente, lo sfidarono in alcune gare. Eracle per, che spesso non riusciva a trattenere la propria forza, li uccise inconsapevolmente durante un incontro di lotta.
I possedimeti di Gerione erano posti agli estremi confini della terra allora conosciuta. Eracle separ cos i due monti Abila e Calipe, in Europa e in Libia, e vi piant due colonne, le cosiddette "Colonne d'Ercole" (il moderno Stretto di Gibilterra). Mentre le attraversava os lanciare le sue frecce contro il cocente Helios, il Sole. Il dio, ammirato per il suo coraggio, gli consent di usare il suo battello d'oro a forma di coppa per raggiungere il nemico. Nell'isola di Erythia vi fu lo scontro con Gerione, sia lui che i suoi due fedeli, vennero sconfitti dai terribili colpi di Eracle che non esit a colpire perfino la dea Era, accorsa in aiuto del mostro contro l'odiato figliastro. Impossessatosi della mandria, Eracle part alla volta della Grecia, percorrendo la terra italica, colma di terribili briganti. Nella zona del Lazio viveva il gigante Caco che esalava fumo e fiamme dalle fauci[5]. Questi rub le bestie migliori della mandria approfittando del suo sonno. Per non lasciare tracce del furto, egli trascin per la coda gli animali verso la caverna che gli serviva da rifugio. Ingannato dal trucco del gigante, Eracle cerc invano gli animali. Dandoli per dispersi si apprestava a riprendere il viaggio quando sent le bestie dal fondo di una grotta. Per liberarli Eracle dovette affrontare il gigante, il quale si rese conto troppo tardi di chi aveva osato derubare.
In Sicilia venne sfidato in una gara di pugilato da Erice, figlio di Afrodite, che rimase ucciso; il suo luogo di sepoltura diede nome all'omonima cittadina. Non contenta, Era mand contro le mandrie un tafano che caus la loro dispersione. Eracle le segu freneticamente fino alle distese selvagge della Scizia. Nonostante queste disavventure riusc comunque a portare le bestie sane e salve in Grecia, dove Euristeo voleva usarle per sacrificio, ma Era non volle per non riconoscere la gloria di Eracle. Cos l'eroe tenne per s i buoi.
Lo cerc dapprima nelle zone pi sperdute della Grecia, dove si scontr con il terribile Cicno, un brigante sanguinario deciso ad edificare un tempio al padre Ares con le ossa degli stranieri che passavano per il suo territorio. Eracle lo uccise, scontrandosi poi anche con Ares che fu costretto a ritirarsi sconfitto. Presso il fiume Euridiano incontr le splendide ninfe che l abitavano e che gli consigliarono di recarsi presso il vegliardo Nereo, divinit marina, che aveva il dono dell'onniscienza. E cos fece Eracle, il quale piomb addosso a Nereo mentre questi dormiva e lo tenne saldamente legato, nonostante questi cercasse di sfuggire utilizzando i suoi poteri di metamorfosi, cos come gli avevano narrato le ninfe. Nereo infine si arrese e acconsent a soddisfare le richieste di Eracle, indicandogli la strada per raggiungere l'isola dove si trovava il giardino delle Esperidi.
Durante il viaggio egli ottenne poi altre informazioni da Prometeo, che da tanti anni si trovava incatenato sulla roccia del Caucaso, esposto alle angherie di un'aquila. Eracle elimin il rapace con le sue frecce e, raggiunto il luogo dove Prometeo stava incatenato, lo liber senza difficolt. Il buon titano, grato per la recuperata libert, si sdebit con l'eroe fornendogli preziosi consigli per la sua impresa. Gli disse di cercare suo fratello Atlante, il titano padre delle Esperidi, e di far cogliere a lui stesso i preziosi pomi d'oro. Giunto in Africa, Eracle attravers dapprima l'Egitto, dove incapp nell'odio del re Busiride per gli stranieri. Anni prima infatti la sua terra era stata devastata da una terribile carestia, e un indovino di Ciproaveva profetizzato che l'ira degli dei poteva essere placata soltanto col sacrificio di uomini nati in altre terre. Busiride aveva compiuto il primo sacrificio utilizzando proprio il malcapitato indovino, e da allora ogni anno uno straniero cadeva vittima di questo crudele rito propiziatorio. Eracle stesso, catturato per tale bisogno, ebbe per gioco facile a spezzare le catene, uccidere il re sul suo stesso altare ed allontanarsi sotto gli sguardi terrorizzati della popolazione egiziana. Pass poi in Etiopia, dove uccise il tiranno Emazione, affidando il trono al fratello di costui, il giovanissimo Memnone, che gi regnava inPersia. In Libia si scontr con un avversario pi temibile, il gigante Anteo, che aspettava al varco tutti i viaggiatori per sfidarli ad una lotta all'ultimo sangue. Anteo, essendo figlio di Gea, aveva la possibilit di riprendere forza ogni volta che veniva a contatto con il terreno. L'eroe greco per, abile quanto forte, trov il modo di impedire all'avversario di servirsi di questo vantaggio tenendolo a mezz'aria con le poderose braccia e lo strozz. Dopo un lungo viaggio, egli trov finalmente Atlante, il quale reggeva sulle poderose spalle il peso della volta celeste. Eracle si offr di sostituirlo nel gravoso compito per qualche tempo, se questi avesse acconsentito a raccogliere per lui le mele d'oro del giardino delle Esperidi, e Atlante acconsent. Ma quando questi fece ritorno con le tre mele rubate, affatto voglioso di riprendere l'immane fardello, cerc di lasciarne per sempre la responsabilit ad Eracle, e quest'ultimo riusc a sottrarsi soltanto con la sua astuzia. Fingendosi onorato del delicato incarico egli chiese ad Atlante di riprendere solo per un momento la volta celeste sulle spalle, in modo da consentirgli di intrecciare una stuoia di corde che alleggerisse la pressione sulla sua schiena. Il titano riprese dunque il fardello, ma prima che potesse rendersi conto di essere stato giocato con i suoi stessi mezzi il furbo Eracle era gi fuggito lontano, portando con s il bottino delle mele d'oro.
Solo la terribile Medusa, fra tutti gli spiriti incontrati, os affrontarlo, ed Eracle stava gi per colpirla quando Hermes gli ferm la mano, ricordandogli che le ombre dell'Ade sono solo fantasmi. Anche l'ombra di Meleagro, celebre eroe vincitore del cinghiale calidonio[6], si apprest con una pacifica proposta[7]: pregava il nuovo arrivato di proteggere, una volta tornato nel mondo dei vivi, sua sorella Deianira. Presso le porte dell'Ade Eracle trov inoltre due uomini legati, che riconobbe molto presto. Erano Teseo, suo compagno in svariate avventure, e Piritoo, il re dei Lapiti. Entrambi erano scesi nel mondo sotterraneo per rapire Persefone, ma erano stati scoperti dal dio Ade e condannati a restare eternamente prigionieri nel mondo dei morti. L'eroe riusc a salvare l'amico Teseo ma, quando si apprest a recuperare anche Piritoo, fu costretto ad allontanarsi per colpa di un terremoto. Ade, conoscendo personalmente l'arditezza dell'eroe, che l'aveva gi ferito poco prima e che aveva steso con pochi colpi il suo mandriano, si convinse che valeva la pena di ascoltare le sue ragioni. Acconsent cos a dargli il cane Cerbero, a patto per che Eracle riuscisse a domarlo con le sole mani, senza usare armi. Cos, dopo una lotta disperata, il mostruoso guardiano fu costretto ad arrendersi quando l'eroe riusc a serrargli tra le potenti braccia la base dei tre colli. Euristeo, vedendo Eracle tornare con il mostro infernale sulle spalle, si sent morire per la paura e ordin che Cerbero venisse rimandato presso il proprio padrone. Il re, avendo visto come l'eroico cugino era riuscito a vincere su tutte le prove che gli aveva commissionato, si diede per vinto e lo liber dalla sua prigionia, ponendo cos fine alle sue dodici fatiche.
La Pizia, allora, invoc Apollo, che decise di affrontare Eracle. Lo scontro fu tanto cruento, che Zeus fu costretto ad intervenire, separando i duellanti e imponendo alla Pizia di dire a Eracle come potesse purificarsi dall'omicidio di Ifito e dalla profanazione dell'oracolo.
Ma la vendetta personale dell'eroe non era ancora conclusa, vi era infatti un altro impostore da punire: Augia. Questi venne ucciso insieme a tutto il suo esercito, i suoi domini ceduti al figlio, Fileo, l'unico che aveva professato il vero e difeso Eracle in presenza del padre. La morte di Augia e dei suoi uomini scaten le ire dei suoi alleati, che mossero cos contro l'eroe. Eracle invase i loro territori e li stermin, uno per uno, a partire da Neleo, re di Pilo, che non avevo voluto purificarlo dopo l'uccisione diIfito. Questo sovrano venne ucciso insieme ai suoi figli, unico sopravvissuto fu Nestore, che in quel tempo era lontano dalla propria patria[10]. Stessa sorte tocc ad Attore, uno degli Argonauti, a Ippocoonte e ai suoi dodici figli, che avevano cacciato dal regno ingiustamente i fratelli Icareo e Tindaro (quest'ultimo prender in seguito il posto di Ippocoonte, divenendo re di Sparta e futuro padre adottivo di Elena, la donna che fu causa della famosa guerra di Troia), e a molti altri usurpatori e trasgressori dei patti, alleati di Augia, tutti caddero sotto l'avanzata di Eracle, pagando con la stessa vita le loro nefandezze. Durante questa serie di massacri, Eracle si invagh della figlia di Cefeo, uno dei suoi alleati, la sacerdotessa Auge, dalla quale ebbeTelefo, futuro re di Misia e marito della principessa troiana Astioche, che l'avrebbe reso padre di Euripilo, valoroso condottiero nellaguerra di Troia (come alleato di Priamo).
Eracle capit in Calidonia per vedere Deianira, figlia di Eneo, alla quale doveva riferire un messaggio che il fratello Meleagro le inviava dal regno dei morti. Eracle, che gi sapeva della bellezza della fanciulla, si innamor di lei e la port con s come sposa, dopo un'ardua contesa con un rivale, il dio fluviale Acheloo. Quest'ultimo era capace di assumere le forme pi disparate, mutandosi in serpente e poi in toro durante lo scontro con l'eroe. Vinto da questi per fu costretto a fuggire con un corno spezzato, gettandosi poi nel fiume Toante. Dalle gocce di sangue del corno reciso nacquero le sirene. I due decisero di trasferirsi a Trachis, in Tessaglia, per vivere l insieme. Arrivati per ad un corso d'acqua in piena, Eracle e la nuova moglie incontrarono il centauro Nesso, che si offr di traghettarli sulla riva opposta portandoli sulla schiena. Dal canto suo Eracle non aveva bisogno di un tale aiuto, e dopo aver gettato sull'altra riva la clava e la pelle di leone, si gett a nuotare agilmente nel fiume in piena; la moglie per l'affid a Nesso. Subito quel rude centauro, infiammato dalla bellezza della donna, avrebbe voluta rapirla, ma Eracle sent le grida della moglie e con una delle sue frecce avvelenate abbatt il centauro. Negli spasimi dell'agonia, il vendicativo
essere sussurr a Deianira di inzuppare un vestito nel suo sangue, e che quell'abito magico avrebbe rinverdito alla bisogna l'amore di Eracle per lei.
negli anni passati, ed erano stati uccisi i migliori. Dodici figli eravamo di Neleo senza macchia, e d'essi io solo rimasi; tutti gli altri perirono[11]
Tlepolemo, re di Rodi un figlio di Eracle, ricordato con questo patronimico gi nel libro III meglio conosciuto come "Catalogo delle navi". Nel libro V, il guerriero rodio ingaggia un duello con Sarpedonte di Lidia, figlio di Zeus. Durante il combattimento disprezza l'avversario ritenendolo poco potente rispetto al padre, anch'egli prole di Zeus, ma a suo dire di tutt'altra forza.
Quanta invece fu, dicono, la possanza di Eracle, il padre mio, audace consiglio, cuor di leone![12]
Nel XV libro il poeta invece, raccontando le gesta degli eroi principali, sofferma il suo sguardo su Ettore, che uccide Perifete, nunzio diEuristeo presso Eracle, citato anche in questo caso per la sua possanza fisica, che, evidente, in questo contesto non appare aver un ruolo significativo.
...ma Ettore uccise Perifete soltanto, un miceneo, di Copreo caro figlio, che del sire Euristeo, usava andar nunzio alla potenza di Eracle.[13]
Sempre nell'Iliade vi inoltre il racconto dell'inganno che Era tesse alle spalle di Zeus a proposito della nascita di Eracle ed Euristeo.
Era che femmina ingann (Zeus) con astuzia il giorno in cui Alcmena stava per partorire in Tebe, la ben coronata di mura, la forza di Eracle.[14]
Nell'Odissea invece minori sono i riferimenti ad Eracle ma il connotato principale dell'eroe rimane comunque la forza fisica. Nel libro VII presente un ennesimo, analogo riferimento alla potenza guerresca di Eracle come esempio della potenza delle generazioni del passato rispetto a quelle del presente:
Con gli uomini antichi, no, non vorrei mai misurarmi, non certo con Eracle, Eurito Ecalieo...[15]
Eracle spesso presentato come figura brutale e dedita alla violenza, in particolar modo nel XXI libro, dove si trova un passo relativo alla morte di Eurito:
Quando arriv a casa il figlio di Zeus, prepotente Eracle eroe, maestro d'imprese grandissime; il quale l'uccise pur essendo suo ospite, nel suo palazzo...[16]
Nella Teogonia di Esiodo abbondano i riferimenti alle vicende di Eracle, ma non troviamo nel poema una trattazione continua delle sue imprese. Il Galinsky[17] osserva come egli ne celebri le imprese, le fatiche, la vita di sofferenze che gli guadagnarono l'accesso all'Olimpo (Theog. 954-5). Questa immagine di Eracle solitamente considerata come paradigma dell'eroe 'culturale', portatore cio della civilt contro la barbarie. Tale immagine positiva e 'morale' di Eracle si afferma anche in uno dei poemi pseudoesiodei, Lo scudo di Eracle, poemetto di 480 esametri che narra la storia dello scontro tra Eracle e Cicnofiglio di Ares. In questo caso Eracle si fa portavoce non solo di un valore culturale di fronte alla barbarie, ma addirittura gioca un ruolo etico nella difesa della pietas religiosa verso il dio Apollo, i cui fedeli venivano uccisi dal mostruoso brigante. Anche in questo poemetto l'eroe veste ancora l'armatura del guerriero omerico: indizi cronologici interni ed esterni al testo suggeriscono che l'opera appartiene ad epoca anteriore alla rivoluzione iconografica dovuta a Stesicoro, il quale lo descrisse con la celebre pelle del leone nemeo sulle spalle e la clava.
Le tragedie [modifica]
Il quinto secolo la grande stagione della tragedia attica: tra le opere sopravvissute fino ai nostri giorni Eracle protagonista di quattro di esse, Le Trachinie e il Filottete di Sofocle, lAlcesti e lEracle di Euripide.
Busto di Sofocle
Dalle testimonianze antiche sappiamo, per, che l'eroe aveva una parte ampia anche nella produzione di Eschilo. L'Holt[18] dedica molto spazio all'analisi dei presunti frammenti degliEraclidi di Eschilo e suppone che ci fossero riferimenti alla morte dell'eroe ed alla sua apoteosi. L'eroe aveva certamente spazio nella terza tragedia della trilogia prometeica, il Prometeo Liberato. Egli rappresentato nell'atto di liberare il titano che, in segno di riconoscenza gli dona una profezia sui suoi futuri vagabondaggi in Occidente e le sue fatiche successive. L'eroe assume l'immagine tradizionale di benefattore dell'umanit (come gi in Esiodo e Pindaro), caricandosi di un significato altamente religioso. Eracle ha la funzione di esempio morale, in quanto rappresenta il rovescio della figura tracotante di Prometeo: come il titano si era mostrato ribelle alla volont divina e motivo di ira per il padre degli dei, cos l'eroe figlio di Alcmena l'immagine dell'obbedienza alla divinit e strumento di riconciliazione tra il dio e l'umanit. Sofocle si spesso ispirato nella sua produzione ad episodi della vita di Eracle. Nelle due tragedie superstiti, il Filottete e le Trachinie, abbiamo due immagini differenti dell'eroe: nella prima assume il ruolo del deus ex machina, che dopo la morte viene a dirimere la contesa che oppone lo sfortunato eroe abbandonato a Lemno e i capi greci; nella seconda offre al pubblico un'immagine decisamente pi umana, di eroe al termine della vita di fronte all'inevitabilit della morte. Nel dramma di Filottete Eracle , dunque, assunto nel ruolo di strumento della volont divina, simile a quello giocato nel Prometeo liberato di Eschilo, ed posto sullo stesso piano di qualsiasi altra divinit olimpica che ex machina soprattutto nei drammi euripidei viene a risolvere le vicende. Egli ha conquistato tale ruolo divino attraverso le sofferenze e le fatiche compiute durante la vita terrena al servizio di Zeus e a favore dell'umanit. Pi problematico , invece, l'Eracle delle Trachinie, che sembra segnare un passo indietro rispetto all'evoluzione che la sua figura aveva assunto nel corso del VI e del V secolo a.C. Egli raffigurato, infatti, come un eroe violento e brutale, schiavo di passione ed ira, indotto alla distruzione di una citt solo per conquistarne la figlia del re. L'eroe pare soccombere al suo destino a causa di un errore della dolce sposa, da lui poco considerata, che tenta di mantenerlo legato a s con l'impiego di quello che crede un filtro d'amore. La morte causata accidentalmente dalla donna, che gli invia una tunica intrisa del sangue avvelenato del Centauro Nesso, in realt voluta dal destino: l'eroe deve espiare le sue mancanze e pagare le azioni superbe di cui si reso colpevole. L'intento di Sofocle di dimostrare come nelle vicende umane sia sempre presente lo sguardo divino, di fronte al quale neppure il pi forte degli eroi pu nulla. Nel corso dell'opera il protagonista oggetto di una evoluzione, una presa di coscienza delle sue colpe e giunge ad ammettere tutto il peso delle sue azioni, riconoscendo la superiorit e la giustizia della volont divina. Al termine del dramma, infatti, sostiene che meglio ubbidire al padre Zeus, accettando serenamente la morte destinatagli.
Busto di Euripide
Euripide fornisce un'interpretazione alquanto originale anche della figura di Eracle. La prima opera in cui appare l'eroe l'Alcesti, tragedia problematica per la sua stessa struttura e posizione all'interno della tetralogia: occupa, infatti, il quarto posto - quello tradizionalmente riservato al dramma satiresco - ed originale per il suo lieto fine. Tra i personaggi, Eracle quello pi discusso: non appare un eroe tragico, anzi, per la sua ingordigia nel mangiare e nel bere che lo apparenta all'immagine di lui diffusa nella commedia attica, sembra un buffone da dramma satiresco. Nonostante tutto si inserisce nel dramma in un momento centrale. Dopo aver conosciuto la verit si sveste infatti dei panni del beone per assumere quelli tradizionali di benefattore, adoperandosi per il suo ospite Admeto. L'Eracle di Euripide una tragedia tipica del grande poeta, problematica validit della religione olimpica e la precariet dell'uomo di fronte al divino. Eracle al termine delle sue fatiche, di ritorno presso la moglie Megara e i figli, insidiati dal tiranno Lico. L'arrivo dell'eroe garantisce l'immediata liberazione dei perseguitati, ma segna anche la loro fine. Euripide ha inteso creare intorno all'eroe il vuoto totale: al culmine della gloria, egli diviene oggetto della peggiore delle catastrofi per sua stessa mano, l'uccisione della moglie e dei figli. Euripide modifica alcuni particolari della storia - nel racconto tradizionale le fatiche erano imposte ad Eracle in qualit di espiazione dell'assassinio di Megara e dei figli - per fare di Eracle l'eroe di fronte alla tragedia della vita. Il doloroso rimprovero agli dei, in particolare ad Era, che per gelosia di una mortale ha permesso tanta sofferenza, il grido dell'uomo impotente di fronte al fato. L'umanizzazione dell'eroe dinanzi al dolore disarmante e ancora pi sconvolgenti sono le motivazioni addotte da Teseo per consolare l'amico, secondo cui "Nessuno senza colpa, n uomo n Dio". Euripide ha inteso modificare il ruolo di Eracle rispetto alla tradizione che va da Pindaro in poi, secondo una idealizzazione etica nuova e umana.
Astidamia
1. o
Ctesipp
1.
mo
Tlepole
1. 1.
ne
Telefo Palemo
Lise
1.
e
Eumed
Chirone, centauro suo precettore Cizico, giovanissimo re dell'omonima citt, figlio del suo compagno Oineo Creonte, padre di sua moglie Megara Deianira, sua seconda moglie Diomo, ragazzo di cui si innamor Eumede, figlio avuto da Lise Evandro, re di Pallanteo, che lo ospit Filottete, colui che accese il suo rogo Folo, centauro suo amico Ificle, suo fratello gemello Ila, giovinetto da lui amato e suo scudiero Illo, figlio avuto con Deianira Iolao, figlio di Ificle Iole, donna da lui amata Lica, suo araldo Megara, sua prima moglie Melampo, suo compagno in alcune imprese Meleagro, suo cognato Oineo, suo compagno nelle prime imprese, re dei Dolioni e padre di Cizico Onfale, regina di Lidia e madre di uno dei suoi figli Telefo, il figlio avuto da Auge Tlepolemo, altro suo figlio Teseo, suo alleato in molte imprese Zeus, suo padre. Fin dalla nascita, Eracle stato il figlio mortale preferito di Zeus, tanto da essere elevato
Nemici [modifica]
Acareo, sfidante ad una gara di pugilato Acheloo, dio fluviale Anteo, gigante figlio di Gea Augia, re dell'Elide Busiride, sovrano d'Egitto Caco, brigante italico Calaide e Zete, i due alati figli di Borea Carcino, granchio Cerbero, cane a guardia degli inferi
Cercopi, uomini simili a scimmie Cicno, figlio di Ares Cinghiale di Erimanto Diomede, re dei Bistoni Ergino, re di Orcomeno Erix, re dei Siculi Euristeo, colui che gli impose le dodici fatiche Eurito, suo antico maestro d'arco Gerione, gigante dell'isola di Erythia Idra di Lerna, mostro a nove teste Ladone, custode del giardino delle Esperidi Laomedonte, re di Troia Leone nemeo, animale invulnerabile secondo alcuni fratellastro di Eracle Lico, usurpatore del regno di Tebe Nesso, centauro Ortro, cane di Gerione Toro di Creta Uccelli del lago Stinfalo
Note [modifica]
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16.
^ Pausania, Guida alla Grecia, 4.32.1 ^ Heracles, enciclopedia britannica, ed.2002 ^ Plauto, Anfitrione, atto I ^ Euripide, Alcesti, vv.747 ss. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, libro I, 7 ss. ^ Anche Eracle era stato partecipe nella lotta del cinghiale calidonio ^ Bacchilide, Quinto epinicio ^ Ovidio, Fasti 2.305 ^ Omero, Iliade canto V ^ Omero, Iliade, libro XXIII ^ Iliade libro XI, 690 ss. ^ Iliade libro V, 638 ^ Iliade libro XV, 638 ss ^ Iliade XIX 98 ss ^ Odissea libro VIII 224 s. ^ Odissea libro XXI, 25 ss
17. 18.
80
^ Galinsky G. K. The Heracles Theme, Oxford, 1972 ^ Holt P. The End of Trachiniai and the Fate of Heracles, "Journal of Hellenic Studies" (1989), pp. 69-
Bibliografia [modifica]
Anna Maria Carassiti, Dizionario di mitologia greca e romana, edizioni Newton A.R. Hope Moncrieff, The illustrated Guide to Classical Mythology, Airone Editrice, 1992. Euripide, Heracleidae, Apollonio Rodio, Le Argonautiche
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