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Raffaele Zecca

26/03/2009

1. IL RAFFRESCAMENTO PASSIVO
1.1 Introduzione Lutilizzo di impianti di condizionamento nel mondo e i relativi costi energetici, in particolare in Europa, risulta essere in continuo aumento, ma tale trend rischia di annullare i benefici prodotti dalle politiche di incentivo della conservazione energetica; vi la necessit di modificare sostanzialmente il modo di affrontare il problema della climatizzazione estiva, altrimenti le prospettive future sono di un continuo crescente consumo di energia elettrica; ci, principalmente, dipende da due fattori concomitanti: il riscaldamento globale tendenziale del pianeta, dovuto alla produzione antropogenica dei gas da effetto serra; lo sviluppo economico crescente delle aree emergenti del continente asiatico. Una valida alternativa a tale tendenza rappresentata dallutilizzo di criteri progettuali e tecnologie basati sulla climatizzazione passiva degli edifici, ovvero sullimpiego di meccanismi fisico-tecnici, naturali o indotti, finalizzati al raggiungimento di condizioni di comfort allinterno di un edificio senza, o con il minimo, uso di energie esogene. 1.2 I sistemi di raffrescamento passivo Il raffrescamento passivo di un edificio si pu ottenere, schematicamente, con le seguenti strategie: respingere il calore, proveniente dallesterno, prima che raggiunga lo spazio da climatizzare o ridurre la quantit di calore prodotto allinterno di un edificio (controllo termico); dissipare il calore in eccesso, tramite luso di pozzi termici naturali (raffrescamento dissipativo o naturale). Le principali tecniche di raffrescamento naturale sono, in funzione del pozzo termico utilizzato, le seguenti: raffrescamento microclimatico, realizzato con aria a temperatura pi bassa di quella dellambiente da raffrescare; raffrescamento geotermico (passivo diretto, se avviene per contatto tra involucro e terreno, come negli edifici ipogei, o ibrido indiretto, se realizzato attraverso condotti interrati, ad aria o ad acqua); raffrescamento evaporativo, basato sulla sottrazione del calore contenuto nellaria immessa in un ambiente, tramite il passaggio della medesima a contatto con superfici umide (bacini, canali, fontane, serpentine) o getti nebulizzati (sistemi passivi diretti), o apparecchiature che inducono levaporazione dellacqua stessa (sistemi ibridi indiretti); raffrescamento radiativo, attuato per dispersione notturna, verso il cielo sereno, del calore accumulato nelle strutture (sistema passivo diretto) o trasportato da un fluido, tramite pannelli radianti (sistema ibrido indiretto). pag 1 di 12

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1.2.1

I sistemi di raffrescamento passivo ventilativo

Le tecniche di raffrescamento dissipativo (o naturale) sopra descritte si definiscono ventilative, quando utilizzano laria esterna come fluido vettore e tecniche di ventilazione naturale controllata (VNC). Di tali tecniche, quelli utilizzabili con efficacia nelle zone a clima temperato sono il raffrescamento ventilativo microclimatico e il raffrescamento ventilativo geotermico. Il raffrescamento ventilativo microclimatico si pu articolare nelle seguenti modalit: a. Raffrescamento ventilativo corporeo (RVC), prodotto dallo scambio convettivo tra aria e pelle, per effetto sia della differenza di temperatura, sia della velocit dellaria; b. Raffrescamento ventilativo ambientale (RVA), relativo allabbassamento della temperatura dellaria in un ambiente confinato, per effetto dellintroduzione daria pi fredda dallesterno; c. Raffrescamento ventilativo strutturale (RVS), prodotto dallo scambio convettivo tra le superfici delle strutture edilizie (pareti, pavimenti, soffitti, ecc.) ed aria a temperatura pi bassa di quella delle superfici stesse. 1.3 Le potenzialit di risparmio energetico offerte dai sistemi di VNC Le potenzialit di raffrescamento offerte dai sistemi di VNC sono caratterizzati da due complessi problemi: la determinazione del fabbisogno di energia estiva per la climatizzazione la determinazione delle portate di ventilazione naturale dipendenti da condizioni variabili dellambiente interno ed esterno quali: a. vento incidente sulle superfici esterne dellinvolucro edilizio; b. gradiente termico, meglio conosciuto come effetto camino. Il fabbisogno di energia per il raffrescamento Il fabbisogno di energia per il raffrescamento di un edificio, che pu essere definito come la quantit di energia necessaria, durante il periodo estivo, al fine di mantenere condizioni confortevoli, di temperatura e umidit relativa, allinterno degli ambienti delledificio stesso, pu essere determinato attraverso lanalisi del bilancio dei flussi di calore scambiati tra lambiente interno e quello esterno. Durante il periodo estivo la temperatura dellaria esterna caratterizzata da variazioni cicliche, con escursioni termiche diurne e notturne di segno opposto rispetto alla temperatura dellaria interna. Il modello di calcolo relativo al fabbisogno di energia per il raffrescamento degli edifici di natura complessa, in quanto deve tener conto dellaccumulo di energia e del comportamento dinamico delle strutture nei confronti di tali variazioni. Il fabbisogno di energia per il raffrescamento pu essere determinato, in modo semplificato, attraverso la procedura riportata nella norma UNI/TS 11300-1 denominata Prestazioni energetiche degli edifici. Determinazione del fabbisogno di energia termica delledificio per la climatizzazione estiva ed invernale, in cui si fa riferimento ad un modello quasi stazionario.

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La determinazione delle portate daria: Lefficacia della ventilazione naturale controllata dipende dalla portata daria oraria prodotta dal differenziale di pressione che si determina tra lambiente confinato in esame e lambiente esterno, per effetto del vento e/o della differenza di temperatura dellaria, leffetto camino. Tale differenziale di pressione influenzato da diverse variabili: dati climatici di sito, caratteristiche di progetto relative ai rapporti di forma delledificio, posizione e dimensione delle aperture, rugosit generale del terreno e presenza di eventuali ostacoli lungo la direzione prevalente del vento. La necessit di correlare i risultati alla variazione dinamica, su base oraria, dei dati climatici, conduce ad una complessit del modello di calcolo del fabbisogno di energia per il raffrescamento e delle portate daria da ventilazione naturale, che richiede limpiego di strumenti informatici dedicati, quali, ad esempio, Trnsys-Comis e SperaVent.

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2. COPERTURE COIBENTATE RIFLETTENTI (COOL ROOFS): UNA SOLUZIONE INNOVATIVA PER IL RISPARMIO ENERGETICO IN EDILIZIA
2.1 INTRODUZIONE Un cool roof, in italiano tetto freddo, un tetto contraddistinto da un valore elevato dellalbedo, cio della capacit di riflettere lirradiazione solare incidente, combinato con un elevato valore dellemissivit nellinfrarosso, che consente al tetto di restituire allatmosfera, mediante irraggiamento termico, la maggior parte della frazione assorbita dellirradiazione solare. In pratica, un cool roof pu essere ottenuto applicando alla superficie del tetto uno strato di ricoprimento superficiale esterno con colore molto chiaro, preferibilmente bianco, e con carattere non metallico; un tipo di copertura con simili propriet pu fornire una soluzione a due problemi strettamente correlati: il surriscaldamento estivo degli edifici; lisola di calore urbana. Si possono quindi avere vantaggi di due tipi: a. diretti, connessi al minore riscaldamento del tetto e, di conseguenza, al maggiore comfort termico interno, ai minori consumi energetici e costi di impianto per condizionamento ed al pi lento degrado delle strutture edilizie; b. indiretti, consistenti in una riduzione del surriscaldamento urbano e del conseguente fenomeno dello smog fotochimico, con i costi sociali e sanitari a questi correlati. Gli studi svolti hanno dimostrato che i cool roofs possono permettere riduzioni dei consumi per condizionamento e dei carichi elettrici di picco fino anche al 70%. Sul fronte della certificazione, il principale programma di riferimento oggi il Cool Roof Rating Council (CRRC), con cui si sono introdotte procedure uniformi e rigorose di attestazione delle propriet emissive dei materiali.

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2.2 TERMOCINETICA DEI COOL ROOFS Albedo ed emissivit Per comprendere il funzionamento di un cool roof, opportuno analizzare i processi di scambio termico che interessano il piano di copertura di un edificio soggetto ad irradiazione solare. Tali processi sono schematizzati in fig. 1. Lenergia termica irradiata dal sole ed incidente sulla superficie esterna del tetto in parte riflessa, in parte assorbita. Il rapporto tra flusso termico solare incidente, G [W/m2], e frazione riflessa dello stesso, Gr [W/m2], dato dallalbedo della superficie irradiata, r, vale a dire dal suo coefficiente di riflessione della radiazione solare (diverso quindi dal coefficiente di riflessione totale, cio quello relativo a tutto lo spettro della radiazione elettromagnetica termica).
2.2.1

r =Gr / G.

Per effetto dellassorbimento della radiazione solare incidente, il tetto si riscalda e restituisce energia termica allatmosfera attraverso la sua superficie esterna. La cessione di calore avviene per convezione e per irraggiamento. Nel caso del primo meccanismo, il flusso termico netto scambiato, qconv [W/m2], qconv = hconv (Tsup,est Test); a qconv va aggiunto il flusso termico netto scambiato per irraggiamento termico, q rad [W/m2], che il bilancio netto tra flusso termico emesso dalla superficie del tetto verso il cielo e flusso termico ceduto dallatmosfera alla superficie del tetto, qrad hrad (Tsup,est Test). Il coefficiente di scambio termico radiativo pu essere stimato attraverso la relazione: hrad = e0 (T2sup,est + T2est )(Tsup,est + Test) Si indicata con e lemissivit della superficie nellinfrarosso medio e lontano (diversa quindi dallemissivit totale, cio quella relativa a tutto lo spettro della radiazione elettromagnetica termica). Linfrarosso medio e lontano sono le bande spettrali cui si concentra la radiazione elettromagnetica termica emessa dal tetto e, pi in generale, quella emessa da tutti i corpi solidi a temperatura prossima a quella ambiente. Il coefficiente 0 la costante di Stefan-Boltzmann [5.6710-8 W/(m2K4)]. Lemissivit costituisce il rapporto tra il flusso termico che la superficie in esame effettivamente emette verso lesterno (cio verso latmosfera) ed il massimo flusso termico

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che pu essere teoricamente emesso alla temperatura della superficie, ci consente di definire un valore limite per il coefficiente di scambio termico radiativo, hrad,max, tale che hrad = ehrad,max Il flusso termico netto scambiato tra superficie del tetto ed atmosfera esterna alledificio valutabile come segue: qconv + qrad = (hconv + ehrad,max )(Tsup,est Test). In definitiva, il flusso termico conduttivo che attraversa la superficie del tetto, q sup,est [W/ (m2K)], dato dal bilancio della radiazione solare non riflessa (assorbita) e degli scambi termici con latmosfera per convezione ed irraggiamento: qsup,est = qsole (qconv + qrad) = (1 - r)G (hconv + ehrad,max)(Tsup,est Test) La frazione dellirradiazione solare incidente che viene assorbita dal tetto diminuisce allaumentare dellalbedo, r, pertanto, un tetto la cui superficie esterna presenta valori elevati sia dellalbedo, sia dellemissivit in campo infrarosso, un tetto che si riscalda poco, cio un cool roof.

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2.2.2

Relazione tra propriet emissive superficiali e riscaldamento degli edifici

Limpatto che le propriet emissive superficiali della copertura (albedo ed emissivit) hanno sul riscaldamento di un edificio, in particolare sul flusso termico trasmesso al suo interno, pu essere stimato agevolmente per condizioni termiche stazionarie. Un aumento dellalbedo r comporta una proporzionale riduzione del flusso termico q; analogo effetto si ha allaumentare dellemissivit e. Incrementando la resistenza termica data dallisolamento, si riduce il flusso termico trasmesso, ma si ha anche un aumento della temperatura superficiale esterna del tetto, inoltre, maggiori temperature degli strati pi esterni del tetto comportano un pi veloce degrado chimico-fisico dei materiali, nonch maggiori sollecitazioni a fatica delle strutture per le dilatazioni e contrazioni connesse ai cicli termici.

In fig. 2 e fig. 3 si presentano i risultati ottenuti applicando le relazioni del flusso termico e della temperatura superficiale in funzione della resistenza dellisolamento termico, ad una soluzione di copertura come quelle usualmente utilizzate in capannoni industriali ed edifici per servizi collettivi, costituita da un solaio orizzontale in cemento armato rivestito superiormente da uno strato di isolante termico a bassa densit. 1. Guaina catramata Incrementando la resistenza dellisolamento termico, R, si ha un minore flusso termico trasmesso, ma anche un aumento della temperatura superficiale esterna, T sup,est, con ci che questo comporta in termini di degrado della guaina catramata e del materiale isolante o di sollecitazione termomeccanica a fatica delle strutture del tetto. A poco vale il fatto che la guaina, come tutti i materiali non metallici, presenti unemissivit termica elevata, poich il calore rilasciato allatmosfera esterna per convezione e irraggiamento non basta a compensare quello assorbito per irradiazione solare. Va peraltro rilevato che, perch nelledificio possa essere mantenuta la temperatura interna Tint di 25C, il flusso termico trasmesso deve essere estratto tramite un opportuno impianto di condizionamento.

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2. Lastra metallica lucida tale soluzione, che sarebbe caratterizzata da unalbedo relativamente elevata (r =0.61), ma anche da una ridotta emissivit (e =0.25). Ne risulterebbe una frazione assorbita dellirradiazione solare molto pi ridotta che in presenza di una guaina catramata, ma anche una minore cessione di energia allatmosfera esterna per irraggiamento termico. In definitiva, sia il flusso termico trasmesso allinterno delledificio, sia le temperature raggiunte dal tetto non cambierebbero sostanzialmente.

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3. Lastra metallica ricoperta con uno strato di vernice bianca In questo modo la situazione cambia radicalmente, infatti si toglie alla superficie il carattere metallico ed incrementa lemissivit, lasciando per invariato o incrementando leggermente il valore dellalbedo. 4. Guaina catramata con ricoprimento in gomma bianca/piastrelle ceramiche bianche Entrambe le soluzioni configurano un cool roof in quanto producono una riduzione del flusso termico trasmesso comparabile a quella ottenuta adottando uno spessore consistente di isolante termico, ma con temperature delle strutture del tetto molto pi contenute. Inoltre, dal punto di vista dellisola di calore, solo lenergia termica connessa alla frazione assorbita dellirradiazione solare viene poi trasferita allaria in prossimit del suolo, mentre la frazione riflessa va ad interessare latmosfera ad alta quota e lo spazio esterno. In sintesi, la scelta di materiali con valori appropriati dellalbedo e dellemissivit sembra relativamente semplice. Va tuttavia rilevato che superfici a prima vista simili tra loro possono presentare propriet emissive anche molto diverse. Oltre a ci, il mantenimento dei valori iniziali delle propriet emissive costituisce uno dei principali problemi tecnologici dei cool roof. Va infine rilevato che ladozione di un cool roof presenta i massimi benefici in situazioni climatiche prevalentemente calde o, quantomeno, caratterizzate da estati calde e afose. 2.3 SITUAZIONE NORMATIVA
2.3.1

Cool Roof Rating Council (CRRC)

Il principale programma volto alla certificazione dei materiali per cool roofs il Cool Roof Rating Council (CRRC), con cui si sono introdotte procedure uniformi e rigorose di determinazione delle propriet emissive dei materiali (albedo ed emissivit). Il CRRC non prescrive i valori delle propriet emissive, ma solo le procedure per verificarli.

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PROCEDURA CRRC: nove campioni di materiale, prelevati, a gruppi di tre, da tre distinti lotti di produzione ed appositamente preparati, vengono caratterizzati presso un laboratorio accreditato, al fine di misurare i valori iniziali delle propriet emissive; i nove campioni vanno successivamente distribuiti, a gruppi di tre, in tre Test Farm approvate e con situazioni climatiche differenziate (calda/umida, fredda/temperata e calda/secca), ove devono essere sottoposti ad un processo di invecchiamento della durata di almeno tre anni; a conclusione di tale processo, i campioni vanno nuovamente caratterizzati presso un laboratorio accreditato.

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2.3.2

Environmental Protection Agency (EPA) e Department of Energy (DOE)

Indicazioni precise sulle prestazioni minime che un cool roofs deve garantire sono state invece fornite fin dal 1998 dallEnvironmental Protection Agency (EPA) e dal Department of Energy (DOE) degli U.S.A. attraverso lEnergy Star Roof Product Program, un programma federale finalizzato allincentivazione su base volontaria dei cool roofs.

ETICHETTATURA ENERGY STAR: possono essere etichettate con il logo Energy Star soluzioni di copertura per tetti a bassa inclinazione che garantiscano: Albedo 0,65 per il prodotto nuovo; Albedo 0,50 dopo tre anni di invecchiamento.

2.4 CONSIDERAZIONI DI PROSPETTIVA Lentit dei benefici locali e globali, di ordine termoclimatico, energetico, economico ed ambientale, che possono derivare dalladozione di un cool roof dipende, oltre che dalle propriet emissive superficiali e dalla loro durata nel tempo, da una molteplicit di altre variabili e condizioni, intrinseche e al contorno: la tipologia di copertura; le caratteristiche generali delledificio; la collocazione urbanistica; le condizioni climatiche tipiche della zona di intervento, sia estive che invernali; la presenza di eventuali vincoli storico-artistici o paesaggistici.

Linterazione tra le diverse problematiche si presenta in generale complessa. La convenienza effettiva di un cool roof quindi fortemente variabile e di valutazione non immediata. Sono tra laltro possibili situazioni in cui i benefici diretti allutenza finale sono relativamente ridotti, al limite nulli, ma sono invece consistenti quelli per la collettivit. In Italia, sulla base delle condizioni climatiche esistenti ragionevole presumere che ladozione diffusa di cool roofs possa offrire vantaggi economici e sociali significativi in buona parte del territorio nazionale, specialmente se si considerano la sfavorevolissima situazione energetica italiana, la crescente diffusione degli apparati per condizionamento estivo ed i problemi recentemente sollevati da inquinanti come lozono, la cui formazione direttamente correlata al surriscaldamento delle aree urbane.

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3. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
G. S. Barozzi, M. A. Corticelli, A. Muscio, P. Tartarini, I cool roofs, una soluzione innovativa per il risparmio energetico in edilizia M. Grosso, L. Raimondo, Il raffrescamento passivo degli edifici: sistemi e potenzialit di risparmio www.coolroofs.org www.energyconcept.it www.consumerenergycenter.org/coolroof http://eetd.lbl.gov/coolroofs www.gallito.eu/2009/02/13/il-raffrescamento-passivo-degli-edifici/ M. Grosso, La tecnologia passivhaus nel clima mediterraneo: problemi e soluzioni www.cascionecostantino.it Derbigum, Il tetto Derbibrite NT: il vero scudo al calore

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