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Fortunata

di Erich Auerbach
[II Parte La rivolta delle legioni pannoniche (cf. Allegato tacitiano)]
(A cura di S.T., 2011)

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| [...] Consideriamo a questo proposito un testo di storia antica; e ne scelgo uno non troppo distante nel tempo dalla Cena, il quale rappresenta un profondo movimento rivoluzionario, linizio della rivolta delle legioni germaniche dopo la morte dAugusto, nel primo libro degli Annali di Tacito, capp. 16 sgg.: [...]1 . | Sembra a tutta prima che in questo brano sia espresso in modo estremamente serio un moto di strati inferiori con rappresentazione esatta dei motivi pratici quotidiani, dello sfondo economico e degli avvenimenti reali al momento del loro esplodere. Le lamentele dei soldati, come vengono esposte nel discorso di Percennio: servizio troppo lungo e troppo duro, salario insuciente, cattive provvidenze per la vecchiaia, la corruzione, linvidia per le truppe metropolitane, vengono poste innanzi con una vivezza e plasticit che raramente potrebbe trovarsi perno in uno storico moderno. Tacito un grande artista sotto le cui mani le cose diventano vive e convincenti. Il supposto storico moderno sarebbe stato molto pi teorico (e probabilmente pi libresco); in questa occasione non avrebbe fatto parlare Percennio, ma esposto unindagine obiettiva e documentata sul salario e sulle | provvidenze, e rimandato magari a unaltra ricerca sua o dun collega; in relazione con essa avrebbe discusso la legittimit delle pretese, dato uno sguardo alla politica precedente e posteriore del governo in questo campo, e cos via. Tacito non fa nulla di tutto questo, e lo storico odierno dellantichit obbligato a riordinare completamente la materia che gli orono gli storici antichi, a completarla con le iscrizioni, gli scavi e le testimonianze indirette dogni specie, per poter applicare il suo metodo dosservazione. Tacito ci d le lamentele e le pretese dei soldati, che gettan luce sulla loro eettiva situazione dogni giorno soltanto attraverso le parole del caporione Percennio; egli non trova necessario discuterle n chiedersi se e quanto esse fossero giusticate, n spiegare come, per esempio, la condizione dei soldati romani si era cambiata dai tempi della Repubblica, e altre cose simili. Tutto questo non gli sembra che valga la pena desser considerato, ed chiaro che poteva anche contare sul fatto che i suoi lettori non ne avrebbero sentito la mancanza. Ma non basta. Gli accenni positivi sullorigine della sollevazione discorso dun caporione di cui dopo non discute pi egli li ha in precedenza svalutati, subito da principio dando da parte sua alla vera causa della rivolta un aspetto puramente moralistico: nullis novis causis, nisi quod mutatus princeps liceno.c. 40-8 Vengono anche qui omesse la trascrizione del brano tacitiano analizzato dallA. (I 16-18,1: per cui si veda Allegato ad hoc) e la relativa traduzione in nota [pp. 40ss. della trad. it. citata].
1 [N.d.C.] Auerbach,

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tiam turbarum et ex civili bello spem praemiorum ostendebat. Non si posson buttar le cose pi gi di cos. A suo modo di vedere, si tratta soltanto darroganza plebea e di mancanza di disciplina; colpa ne linterruzione dei servizi abituali (sono oziosi, e perci fanno chiasso, dice Faraone degli Ebrei): ci si deve guardare dal trarre dalla parola novis quasi un riconoscimento della legittimit dantiche querele, che unidea lontanissima da Tacito. Egli batte e ribatte che soltanto la schiuma sempre pronta alla ribellione; per il caporione Percennio, ex capo di claques teatrali col suo histrionale studium, che si atteggia a generale (velut contionabundus), egli ha il pi profondo disprezzo. Si rivela dunque che la rappresentazione cos viva da | parte di Tacito delle lagnanze e delle richieste soldatesche non signica aatto comprensione. La cosa si potrebbe naturalmente spiegare con i suoi sentimenti particolari di conservatore e daristocratico: una legione in rivolta per lui non altro che una marmaglia senza legge, un gregario capo di rivoltosi si sottrae senzaltro a ogni ordine statale, tanto pi che perno nelle epoche rivoluzionarie della storia romana i sediziosi pi radicali poterono raggiungere i loro scopi soltanto inserendosi nelle carriere statali; doveva inoltre averlo molto preoccupato la forza crescente delle truppe che era gi diventata minacciosa nelle guerre civili, e pi tardi distrusse lo Stato. Ma questa spiegazione non suciente. Infatti, non soltanto egli non ha nessuna comprensione, ma in genere nemmeno nessun interesse positivo per quelle richieste; egli non polemizza contro di esse con argomenti positivi, non si prende aatto la pena di dimostrare che sono ingiusticate; invece alcune considerazioni puramente moralistiche (licentia, spes praemiorum, pessimus quisque, inexperti animi) sono sucienti per previamente invalidarle. Se al suo tempo vi fossero state idee avverse che avessero considerato le azioni umane con un maggior senso del divenire storico e sociale, egli sarebbe stato costretto ad accettare la loro impostazione del problema, cos come nei tempi pi recenti il politico pi conservatore fu costretto a prendere in considerazione le impostazioni politiche dei suoi avversari socialisti o per lo meno a trattarle polemicamente, il che spesso ne esigeva unesattissima conoscenza. Tacito non ne ha bisogno, perch non potevano esservi di tali avversari; non esiste nellantichit una profonda indagine storica che tratti metodicamente lo sviluppo dei movimenti sociali e nemmeno quello degli spirituali. Questo stato notato di passaggio da studiosi moderni; cos il Norden nella sua Antike Kunstprosa (II, 647): ... Dobbiamo pensare che unesposizione delle idee generali che muovono il mondo non stata in genere mai fatta dagli antichi, anzi nemmeno mai tentata; Rostovcev, nella sua Social and Economic History of the Roman Empire (p. 88), | dice: Gli storici non sinteressano della vita economica dellImpero. Queste due opinioni, che abbiamo prese a prima vista, non sembra abbiano molto a che vedere luna con laltra, ma ci che dicono si riette sullo stesso modo particolare degli antichi di vedere le cose: essi non vedono forze, bens vizi e virt, successi ed errori; la loro impostazione del problema non evoluzionistica n nei riguardi dello spirito n in quelli della materia; invece moralistica. Ci dipende completamente dalla visione generale, la quale si manifesta nella separazione stilistica fra il tragico-problematico e il realismo; e ambedue riposano sullorrore aristocratico per i rivolgimenti che si compiono nelle profondit, i quali sono sentiti come qualche cosa di spregevole, di fuori della legge e di orgiastico. Questa riessione ci potrebbe condurre molto lontano, potrebbe perno darci alcuni chiarimenti sui limiti del pensiero antico nel campo delle scienze naturali, 2

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il che non sarebbe aatto cosa nuova, ma a questo proposito per particolarmente evidente. Tuttavia noi, legati dai limiti del nostro tema e delle nostre nozioni, dobbiamo accontentarci dalcune osservazioni intorno alla storia dello spirito che sono importanti per il nostro intento. La storiograa di tipo moralistico, e per di pi quasi sempre strettamente cronologico, che lavora sulla base di categorie immutabili, non pu produrre concetti sintetico-dinamici, quali adoperiamo noi oggi. Concetti come capitalismo industriale o economia di piantagione, che sono sintesi di fatti caratteristici ma possono anche usarsi per indicare epoche determinate, e daltronde anche concetti come Rinascimento, Illuminismo, Romanticismo, che in primo luogo designano epoche, ma anche sintesi di fatti, e talvolta sono applicabili anche ad altre epoche diverse da quelle originariamente designate foggiano i fenomeni nel loro divenire, seguendone i sintomi, dapprima isolati, poi via via aggregati e inne nel momento in cui si attenuano, si trasformano, spariscono. E per tutti questi concetti essenziale che in essi il divenire e trasformarsi, e cio lidea dello sviluppo, sia gi implicita. Al contrario, i concetti | moralistici, e perno quelli politici (aristocrazia, democrazia e via dicendo) costituiscono concezioni aprioristiche ancorate allantichit, e tutti gli studiosi moderni da Vico a Rostovcev si sono sforzati di disincagliarle, di giungere a una forma pratica, che possa esser abbracciata dal nostro pensiero, a una forma che si cela di volta in volta dietro di esse e che noi possiamo conquistare soltanto rintracciando e riordinando quei segni. La pagina dellopera di Rostovcev, che ho aperto per controllare la citazione, si apre con la frase: Pertanto si pone la questione di come si debba spiegare la presenza in Italia dun numero relativamente grande di proletari. Una frase e una domanda simili sarebbero inconcepibili in uno scrittore antico. Questa domanda si volge ai movimenti che si compiono dietro la facciata, e ricerca i mutamenti per essa importanti nello sviluppo dei fatti storici, che nessun autore antico ha notato o ha posto in correlazione sistematica. Apriamo invece Tucidide, e allora troviamo, accanto alla continua descrizione degli avvenimenti di primo piano, soltanto considerazioni di contenuto statico e aprioristico, per esempio sopra il carattere degli uomini o il destino, che certo vengono applicate a situazioni particolari, ma valgono in assoluto. Torniamo al testo di Tacito. Se non linteressavano le pretese dei soldati e non aveva nessuna intenzione di discuterle oggettivamente, perch nel discorso di Percennio le presenta con tanta vivacit? Qui esiste un motivo puramente estetico. Dello stile dei grandi storici fanno parte le grandi orazioni, che per lo pi sono nte, servendo a rendere drammaticamente visivo (illustratio) il fatto, e talvolta anche a esprimere grandi pensieri politici e morali, e in ogni caso debbono costituire i pezzi pi brillanti della rappresentazione. consentita unoriginalit nei pensieri delloratore, e anche un certo realismo, per in sostanza si tratta di prodotti di una precisa tradizione stilistica, che veniva insegnata nelle scuole di retorica. Era una delle esercitazioni preferite compilare discorsi che questo o quello avrebbe tenuto in questa o quella occasione storica. Tacito un maestro, e i suoi discorsi non sono semplice decorazione, ma sono | veramente pieni del carattere e della condizione di colui che nge oratore, e tuttavia essi pure sono innanzi tutto retorici. Percennio non parla la sua lingua, ma quella di Tacito, e cio estremamente concisa, eccellentemente ordinata e altamente patetica. Senza dubbio nelle sue parole, che del resto hanno forma indiretta, vibra la reale eccitazione dei soldati ribelli e del loro capo, ma, anche 3

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supponendo che Percennio fosse oratore popolare eloquente, non si trova mai tal brevit, acutezza e ordine in nessun discorso di propaganda, e di gergo soldatesco non v traccia. (Un nomignolo popolare: Cedo alteram, citato da Tacito al capitolo 23). Lo stesso pu dirsi per le parole del soldato Vibuleno nel capitolo 22, che poi nel capitolo seguente vengono smentite come di bugiardo, e che sono assai toccanti, ma estremamente retoriche. Pu anche darsi che, come nota J.B. Hofmann nel suo libro sul latino parlato (Lateinische Umgangssprache, Heidelberg 1926, 63), lanafora qui spesso impiegata (quis fratri meo vitam, quis fratrem mihi reddit) fosse largamente adoperata dal popolo, tuttavia anche qui si tratta dun movimento retorico dello stile illustre e non di linguaggio soldatesco. E questo il secondo segno distintivo della storiograa antica: la retorica. Moralismo e retorica le dnno grande ordine, chiarezza ed ecacia drammatica. Presso i Romani saggiunge la capacit di dominare una vasta scena sulla quale si svolgono gli avvenimenti politici e militari; a queste qualit saccompagna nei grandi autori una conoscenza realistica del cuore umano basata sullesperienza, sobria, ma non meschina. Talvolta si trovano perno accenni a unillustrazione biograca del carattere del personaggio, come nel ritratto di Catilina fatto da Sallustio, e soprattutto in quello tacitiano di Tiberio. Ma qui il limite. Moralismo e retorica sono inconciliabili con lidea della realt quale sviluppo di forze; la storiograa antica non ci d n storia di popoli n storia economica e spirituale, e solo indirettamente queste si possono dedurre dai fatti tramandati. E per quanto enorme sia la dierenza fra i due testi qui studiati, il discorso del vicino di tavola di Petronio e la sollevazio- | ne militare pannonica di Tacito, rivelano ambedue i limiti del realismo antico e insieme della coscienza storica antica. [...]

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