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RICHIAMI DI CHIMICA

Ing. Domenico Bufalino


TECNOLOGIE E PROGETTAZIONE DI SISTEMI ELETTRICI ED ELETTRONICI

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE G.GALILEI

Cenni sulla struttura della materia


I materiali, siano essi naturali o artificiali, sono costituiti dallinsieme di piccolissime particelle chiamate atomi Latomo rappresenta la pi piccola parte di un elemento chimico che conservi tutte le propriet che caratterizzano lelemento stesso. Come sappiamo latomo costituito da protoni, elettroni e neutroni.

Struttura atomica della materia


ESPERIENZE DI RUTHERFORD
Utilizz particelle alfa () per bombardare sottilissime lamine doro Se la massa nelle lamine fosse stata distribuita uniformemente come teorizzato da Thomson le particelle avrebbero dovuto attraversare la lamina indisturbate

Ernest Rutherford ( 1871 1937)

Esperienze di Rutherford
Fu il fatto pi incredibile che mi fosse capitatoEra cos incredibile come se sparando un proiettile di 15 pollici su un foglio di carta esso tornasse indietro e vi colpisse

Il modello atomico di Rutherford


La carica positiva e quasi tutta la massa sono racchiuse nel nucleo centrale Gli elettroni ruotano intorno al nucleo come i pianeti intorno al Sole Il nucleo piccolissimo (10-15 m) in confronto al resto dellatomo (10-10 m) Latomo praticamente vuoto

Il modello atomico di Rutherford


Secondo Rutherford lelettrone si muoverebbe sulla sua orbita in equilibrio tra lattrazione e la forza centrifuga
Tuttavia una particella elettrica in movimento perde energia sotto forma di radiazioni elettromagnetiche. Lelettrone perdendo energia dovrebbe quindi avvicinarsi sempre pi al nucleo fino a caderci sopra. Nella realt questo non avviene quindi il modello di Rutherford insuffciente.

Il modello atomico di Bohr


Lelettrone non pu stare a distanza qualsiasi dal nucleo, perch ruota intorno ad esso solo su orbite circolari determinate Il raggio delle orbite pu assumere solo valori fissati, definiti da n (numero quantico principale, che assume solo valori interi) Maggiore n, tanto pi lontani dal nucleo ruotano gli elettroni e tanto pi alta la loro energia Quando lelettrone percorre una di queste orbite, dette orbite stazionarie, non emette, n assorbe energia: ecco perch non pu cadere sul nucleo, come conseguiva invece dal modello di Rutherford

Niels Bohr (1885 1962)

Il modello atomico di Bohr

La relazione tra salto di energia e grequenza dellonda e.m. E = h con h = costante di Plank, pari a 6,625 10-34 J/s Tuttavia il modello di Bohr poteva essere applicato solamente allatomo pi semplice (lidrogeno), ma non era in grado di spiegare il comportamento degli altri atomi.

La doppia natura dellelettrone: onda e particella


Nel 1924 il fisico francese de Broglie sostiene che, se unonda luminosa corrisponde ad una particella (come era stato dimostrato per il fotone), allora anche una particella (elettrone) corrisponde ad unonda elettromagnetica. Londa sarebbe stazionaria, cio oscillerebbe in modo costante, coprendo le orbite circolari previste da Bohr con un numero intero di lunghezze donda. Questa ipotesi introdusse per nuovi problemi: ad esempio come fare a stabilire la posizione dellelettrone-onda?

L. de Broglie (1892 1987)

Il principio di indeterminazione
(1927)
Non possibile conoscere, in modo esatto, sia la posizione che lenergia posseduta da un elettrone Se si misura con molta precisione una delle due grandezze, allora si commette un grosso errore nella misurazione dellaltra Ci accade perch misurando si interferisce con la grandezza del sistema che vogliamo misurare Questo porta al definitivo superamento della concezione meccanicista dellatomo, ove lelettrone percorre traiettorie fisse con moto regolare.

W. Heisemberg (1901 1976)

Il modello atomico di Schrdinger


Il fisico austriaco Erwin Schrdinger, basandosi sugli studi di de Broglie, elabora una funzione matematica con cui si pu calcolare la probabilit di trovare un elettrone di energia nota in una certa regione di spazio intorno al nucleo Dal modello deterministico, ove si riteneva possibile conoscere con dettaglio il moto dellelettrone in ogni momento, in base alla conoscenza delle forze fisiche che lo determinano, ad un modello probabilistico, basato sulla probabilit di trovare lelettrone in un dato volume di spazio intorno al nucleo I lavori di Schrdinger ed Heisemberg, segnano il definitivo superamento della meccanica classica riguarda la descrizione del mondo atomico. La nuova fisica che prender il suo posto, verr chiamata meccanica quantistica.

E. Schrdinger (1887 1961)

Il modello atomico di Schrdinger


Il moto dellelettrone incessante e casuale e disegna intorno al nucleo una nube di densit elettronica, ove lintensit del colore segna la probabilit di incontrare lelettrone Orbitale: regione di spazio nella quale un certo elettrone trascorre il 90% del proprio tempo Le caratteristiche degli orbitali sono definite da tre numeri, chiamati numeri quantici Numero quantico principale n: Pu assumere tutti i valori interi compresi tra 1 e 7 (ai quali corrispondono i livelli fondamentali indicati con le lettere K, L, M, N, O, P, Q) D indicazioni sulle dimensioni e lenergia degli orbitali Gli orbitali sono raccolti in livelli energetici

Il modello atomico di Schrdinger


Numero quantico secondario o angolare l : Varia al variare di n, assumendo tutti i valori interi compresi tra 0 e n -1 D indicazioni sulla forma degli orbitali

Il modello atomico di Schrdinger


Numero quantico magnetico m : Varia al variare di l, assumendo tutti i valori interi compresi tra l 0 e +l l l D indicazioni sullorientamento ed il numero degli orbitali di una data forma (per ogni orientamento deve esserci un orbitale)

Il modello atomico di Schrdinger


Numero quantico di spin ms : Assume solo due valori +1/2 e -1/2. E riferito allelettrone, non agli orbitali, ed indica il suo senso di rotazione su se stesso

Principio di esclusione di Pauli In ogni orbitale possono stare al massimo due elettroni che debbono avere spin opposto
W. Pauli

Il modello atomico di Schrdinger

Il modello atomico di Schrdinger

Il modello atomico di Schrdinger

Dimensioni e caratteristiche
Caratteristiche Carica elementare Massa dellelettrone Massa del protone Massa del neutrone Dimensione del nucleo Dimensione dellatomo Dimensione dellelettrone Dimensioni 1,6021 10-19 C 9,1091 10-28 g 1,6725 10-24 g 1,6748 10-24 g 10-12 cm 10-8 cm 10-13 cm

La tavola periodica degli elementi

Legami chimici
Con il termine legame chimico si indicano globalmente le interazioni tra atomi che portano alla formazione di molecole o anche alla formazione di cristalli ionici o di cristalli di tipo metallico. Tali interazioni riguardano principalmente gli elettroni pi esterni degli atomi e producono modificazioni della struttura elettronica degli atomi. I fondamenti della teoria elettronica del legame chimico si rifanno al modello di G.N. Lewis secondo cui il legame interessa solo gli elettroni pi esterni degli atomi: ogni atomo tende a completare gli orbitali del livello pi esterno (e quindi ad avere 8 elettroni di valenza) sia assumendo o cedendo elettroni, sia mettendo elettroni in comune. Ma una comprensione soddisfacente della natura dei legami chimici si ottiene solo con ipotesi che tengano conto della meccanica quantistica: queste teorie hanno avuto origine da due approcci distinti, il metodo del legame di valenza e il metodo degli orbitali molecolari.

Legami chimici
Il legame covalente si forma tra atomi che hanno un alto valore di elettronegativit e quindi tra atomi "non metallici". Esistono due tipi di legame covalente: il legame covalente puro e il legame covalente polare.
Il legame covalente puro (o covalente omeopolare) si realizza tra atomi dello stesso elemento. Il legame covalente polare (o covalente eteropolare) si realizza tra atomi di elementi diversi (ma i due atomi devono avere una differenza di elettronegativit inferiore a 1,9).

Il legame ionico si realizza quando la differenza di elettronegativit fra i due elementi che intendono legarsi superiore a 1.9. Si verifica il trasferimento di uno o pi elettroni dall'atomo meno elettronegativo allatomo pi elettronegativo. Il legame metallico che tiene uniti gli atomi che costituiscono un metallo.

Legame covalente
Pag. 115

La natura del legame covalente venne proposta per la prima volta nel 1916 dal chimico americano Gilbert Lewis. Lewis attribu l'inerzia chimica dei gas nobili al fatto di possedere 8 elettroni di valenza e che gli elementi tendessero a raggiungere tale configurazione mediante una condivisione degli elettroni esterni (regola dellottetto). Consideriamo come esempio la molecola del cloro (Cl2). I due atomi di cloro hanno una configurazione elettronica esterna 2s2 2p5 e presentano un elettrone esterno solitario (spaiato). A ciascuno dei due atomi di cloro serve, pertanto, un solo elettrone per raggiungere la configurazione elettronica del gas nobile successivo (Neon).

Legame covalente
Entrambi gli atomi attirono fortemente l'elettrone spaiato dell'altro ma avendo la stessa elettronegativit nessuno dei due riesce a strappare l'elettrone all'altro atomo. Alla fine i due elettroni spaiati vengono condivisi da entrambi gli atomi: tale condivisione costituisce il legame covalente. Ora i due elettroni non appartengono pi all'uno o all'altro atomo, ma appartengono ad entrambi. Si dice che i due elettroni sono stati messi in comune o in compartecipazione.

Legame covalente
Si consideri ora la formazione del legame covalente nella molecola di idrogeno H2. I due atomi di idrogeno condividono il loro unico elettrone per raggiungere la configurazione elettronica del gas nobile successivo (Elio). Quando i due atomi entrano in collisione, si legano insieme per formare la molecola H2. I due atomi di idrogeno, mettono in condivisione una coppia di elettroni, provenienti uno da un atomo e uno dall'altro atomo.

Legame covalente
Talvolta per raggiungere lottetto due atomi devono mettere in comune due elettroni (ad esempio lossigeno) o tre elettroni (ad esempio lazoto) Si parla allora di legame covalente doppio o triplo.

Legame covalente polare


Quando il legame covalente si forma tra atomi che presentano un diverso valore di elettronegativit, la nube elettronica degli elettroni che costituiscono il legame covalente concentrata sull'atomo pi elettronegativo. Si parla in questo caso di legame covalente polare. La coppia di elettroni che costituisce il legame covalente risulta spostata verso l'atomo pi elettronegativo (in questo caso il Cl). Quest'ultimo acquista quindi una carica parzialmente negativa ( - ), mentre l'altro atomo (nel nostro caso H) assume una carica parzialmente positiva (+). Si viene a creare pertanto un dpolo (due poli) ed il legame corrispondente viene chiamato legame covalente polare.

Legame covalente dativo


Molti composti presentano un particolare tipo di legame covalente nel quale la coppia elettronica di legame viene fornita da un solo atomo chiamato donatore o datore; questa coppia di elettroni viene condivisa con l'altro atomo (accettore) che pertanto deve avere un orbitale vuoto nel quale accogliere la coppia di elettroni. Tale legame detto legame covalente dativo ed una volta formatosi non distinguibile da un normale legame covalente. Il legame covalente dativo viene rappresentato con una freccia che parte dall'atomo datore D e arriva all'atomo accettore A; D A. L'atomo accettore deve essere pi elettronegativo dell'atomo datore. Nota: nel libro di testo il legame covalente dativo denominato legame semipolare o di coordinazione (vedi pag. 115)

Legame ionico
Pag. 114

Il legame ionico si realizza quando la differenza di elettronegativit fra i due elementi che intendono legarsi superiore a 1,9. Si verifica il trasferimento di uno o pi elettroni dall'atomo meno elettronegativo (che perdendo elettroni diventa uno ione positivo = catione) allatomo pi elettronegativo (che acquistando elettroni diventa uno ione negativo = anione). Il legame ionico la conseguenza dell'attrazione elettrostatica che si manifesta tra i due ioni di carica opposta.

Legame ionico
Il sodio metallico a contatto con il cloro gassoso, con una reazione violenta, forma il cloruro di sodio, il comune sale da cucina. Nella reazione il sodio metallico cede al cloro il suo elettrone di valenza. Il sodio perdendo un elettrone, assume una carica positiva e raggiunge la configurazione elettronica del neon (configurazione ad ottetto) mentre il cloro, acquistando un elettrone, assume una carica negativa e raggiunge la configurazione elettronica dell'argon (configurazione ad ottetto). Si forma il Cloruro di Sodio, un composto ionico in cui gli ioni Na+ e gli ioni Cl- risultano uniti tramite legame ionico.

Cristalli ionici
A differenza di quanto si potrebbe pensare, non esiste la singola molecola di NaCl. L'attrazione tra cariche di segno opposto, come sono gli ioni positivi Na+ e negativi Cl- , non si sviluppa infatti lungo una sola direzione, ma agisce uniformemente in tutte le direzioni con formazione di un reticolo cristallino ordinato.
Il numero di anioni che circonda un catione allinterno del reticolo cristallino detto numero di coordinazione del catione. Il numero di cationi che circonda un anione allinterno del reticolo cristallino detto numero di coordinazione dellanione.

Nel Cloruro di Sodio, ad esempio, lo ione Na+ si circonda di 6 ioni Cl- e lo ione Cl- si circonda di 6 ioni Na+. Si forma il reticolo cristallino cubico di NaCl, cio una struttura solida ordinata i cui ioni di carica opposta si alternano ordinatamente nelle tre direzioni dello spazio.

Cristalli ionici
Nei composti ionici dunque, la formula chimica non descrive una struttura molecolare, ma una rappresentazione di comodo, che indica la proporzione esistente nel cristallo tra ioni positivi e negativi (formula minima). Nel caso del Cloruro di Sodio NaCl tale proporzione di 1:1.

Il modello della nube elettronica


Gli atomi che costituiscono un metallo sono tenuti insieme da un tipo di legame chiamato legame metallico (pag. 115 del libro). Tra i modelli che descrivono il legame metallico vi il "modello a nube elettronica" di P. Drude (1863- 1906) Secondo questo modello in un metallo gli atomi perdono i loro elettroni di valenza trasformandosi in cationi (ioni positivi). Gli ioni si dispongono in modo da impacchettarsi nel miglior modo possibile (massimo impaccamento), creando cos strutture geometriche ben definite (cristalline). Gli elettroni di valenza non appartengono pi ai singoli atomi, ma sono liberi di muoversi (elettroni delocalizzati) tra i vari cationi. Possiamo quindi immaginare un cristallo metallico come costituito da un reticolo di ioni positivi immersi in un mare di elettroni che ne costituiscono l'elemento legante.

Struttura cristallina dei metalli


Il legame metallico non direzionale e gli atomi, inizialmente presenti nella fase fluida come ad esempio nel metallo fuso, vanno rapidamente ad occupare una determinata posizione in un reticolo cristallino. La cristallizzazione dei metalli avviene, quindi senza dover ricorrere a particolari accorgimenti: conseguenza della facile cristallizzazione la natura policristallina degli stessi, con cristalli grani di dimensioni variabili dai centesimi di millimetro a qualche centimetro. Diverse propriet dei metalli dipendono dalla loro natura policristallina e, in particolare, dalla dimensione dei grani. Per esempio, la presenza di grani grossolani pu portare alla presenza di incrinature durante le operazioni di fucinatura ed inoltre le zone di confine tra grani sono le pi esposte alla corrosione.

Struttura cristallina dei metalli


Pag. 116

Si definisce reticolo atomico la figura tridimensionale formata dalle linee immaginarie che uniscono i centri degli atomi TIPICHE STRUTTURE CRISTALLINE NEI METALLI Struttura cubica a facce centrate Struttura cubica a corpo centrato Struttura esagonale compatta

Metalli
Il modello della nube elettronica spiega alcune propriet caratteristiche dei metalli: sono buoni conduttori infatti gli elettroni sono liberi di muoversi all'interno del reticolo cristallino; sono duttili, cio possono essere trasformati in fili sottili e sono malleabili (cio possono essere ridotti in lamine) infatti gli elettroni mobili permettono agli ioni positivi del metallo di "scivolare" gli uni sugli altri, senza compromettere la compattezza della struttura.

Solidi ionici
Il comportamento dei metalli opposto a quello dei solidi ionici. La fragilit dei solidi ionici dovuta alla presenza in essi delle cariche positive e negative. Una sollecitazione meccanica provoca lo scorrimento dei piani, perci le cariche uguali vengono a contatto. La notevole repulsione provoca la frattura.

Il modello delle bande di energia


La teoria delle bande di energia pi moderna Quando latomo vicino ad altri atomi, come accade nel caso dei solidi cristallini, i diversi atomi interagiscono e i singoli livelli si ramificano, formando pi livelli con energia leggermente diversa. Ci comporta che, quando pi atomi si trovano vicini, al posto del singolo livelloenergetico subentra una gamma di valori ammessi che prende il nome di banda di energia. Nella figura in alto: in ascissa si ha la distanza tra gli atomi e in ordinata lenergia dei livelli.

Le bande di energia
Pag. 115

Tra le bande di energia pi esterne, quella con minore energia prende il nome di banda di valenza ( lultima banda riempita di elettroni: a 0 K non ci sono elettroni al di sopra del livello energetico definito livello di Fermi) Viene chiamata banda di conduzione la prima banda lasciata vuota. I valori di energia tra le due bande costituiscono la zona o banda proibita, la cui ampiezza detta gap energetico

Le bande di energia
Quando un elettrone si trova nella banda di valenza, avendo meno energia, rimane vincolato allatomo e questo lo utilizza per realizzare legami covalenti con altri atomi Quando si trova nella banda di conduzione non pi vincolato allatomo ed libero di muoversi e dar luogo a corrente elettrica

Bande di energia nei metalli


Nei metalli la banda di valenza (valence band) e quella di conduzione (conduction band) sono sovrapposte parzialmente Questo spiega la conducibilit elettrica dei metalli: basta la presenza di un campo elettrico esterno per far eccitare gli elettroni, portarli nella banda di conduzione e farli muovere.

Lucentezza metallica
La teoria delle bande spiega anche la lucentezza metallica: gli elettroni presenti nel metallo, molto numerosi, assorbono tutte le lunghezze d'onda della luce, vengono "eccitati" e promossi su bande disponibili a energia maggiore. Riemettono, poi, i fotoni assorbiti quando tornano sulla banda originale.
Ponendo un cristallo di Litio che si trova nel suo stato fondamentale - in un campo elettrico, alcuni elettroni del cristallo assorbono energia sufficiente per poter occupare i livelli superiori della banda 2s, inizialmente vuoti. Sono proprio questi elettroni eccitati ad essere i responsabili della conduzione elettrica.

Bande di energia negli isolanti


Negli isolanti la banda proibita o interdetta (band gap o forbidden band) molto ampia e non possibile in alcun modo il passaggio di elettroni ai livelli energetici pi elevati.

Bande di energia nei semiconduttori


Nei semiconduttori il gap tra le bande di valenza e di conduzione molto piccolo (circa 1 eV) e per via dellagitazione termica anche a temperatura ambiente possibile il salto di alcuni elettroni in banda di conduzione: il materiale debolmente conduttore. A basse temperature il salto energetico non possibile ed il semiconduttore si comporta come un isolante

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