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BIBLIOTECA STORICA

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I O

R O

S I C U

L O

VOLGARIZZATA

DAL CAV. COMPAGNONI

TOMO Q U INTO

MILANO
DALLA TIPOGRAFIA DI C IO . BATTISTA SONZOGNO

l 8 2 I.

BIBLIOTECA. STORICA
DI

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S I C U L O

LIBRO DECIMOQUINTO

a p i t o l o

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Considerazioni del? Autore sopra la condotta de La' cedemoni, e giusto rimprovero dato ad essi per avere perduta F antica gloria dopo la battaglia di Leuttri, e di Montinea.

U s a n d o noi in tutto il corso di questopera della li

bert propria della Storia , che quella di lodare de bitamente i probi uomini, i cattivi riprovare siccome meritano ; crediamo con ci poter conseguire 1 egregio * scopo , che coloro la cui indole portata alla virt , colpiti dallo splendore che d l immortalit della glo ria , vengano eccitati a generose opere; e*distolti sieno dal correre a prave azioni quili, che per avventura v inclinino, atterriti dal vituperio che qui' veggono inohtrato dai cattivi. Intanto poich abbiamo condotta hi

Storia nostra al tenapo, in cui i Lacedemoni contro ogni loro aspettazione vinti e profligati presso Leuttri ebbero tanta ruina ; e rotti di nuovo improvvisamente presso Mantinea perdettero il primato di Grecia, crediamo pro prio dell* istituto nostro, se come abbiam fatto altrove, premettiamo alcuna giusta considerazione a loro rimpro vero. E chi non creder meritarsi rimprovero uomini, i quali avendo un imperio dai loro maggiori con ottimi principii fondato, e dai medesimi con grande virt con servato per T intero corso di cinquecento anni, sei veggiono per sola loro stoltezza al presente rovesciato e distrutto ? E ben loro sta. Imperciocch quelli che li precedettero , l insigne gloria la quale acquistata s aveano con molti danni e pericoli, seppero assicurarsi bepiguamente ed umanamente trattando i loro sudditi ; ed essi, loro posteri, hanno voluto trattare gli Alleati con violenza e con asprezza, e far guerra a* Greci con ingiustizia e superbia. Perci colla tanta loro temerit si sono fatti degni di perder 1 imperio. Ed era naturai * cosa, che quando poi si trovarono in cattiva fortuna, quelli che per le ricevute ingiurie erano gi pieni di rancore e d* odio , contro, essi cogliessero avidamente l occasione di vendicarsi ; e che ove fino da rimoti secoli erano stati invitti, cadessero finalmente in tanto sprezzo, quanto appunto dovuto a coloro, pe cui vizj vieti meno la virt de*loro maggiori. Ecco adunque ora i Tebani, stati per molte et d' uomini soggetti ai pi potenti, vinti i Lacedemoni, improvvisamente divenuti principali di Grecia; ed ecco che i Lacedemoni, per-* dato una volta 1 imperio > ridotti a tale da non poter -

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k a v i a n t ic h r

7 ricuperare mai pi la prstina dignit. Detto questo ve* niamo al racconto de' fatti seguiti in appresso, il libro precedente , che nella serie di tutta F opera nostra il XIV, termina colla servit, in cui da Dionigi furono ridotti gli abitanti di Reggio , e con Roma presa dai Galli: fatti, che accaddero nell* anno prossimo a quello, in cui i Persiani fecero la Iofo spedizione a Cipri contro il re Evagora. Incominciando ora il presente libro da questa guerra, gli daremo, fine coll* anno che prossi mamente precede il regno di Filippo , figliuolo di Aminta.
Capitolo n.

Guerra del re di Persia contro Evagora re di Cipri. Vittoria navale de Persiani, e assedio di Salamina. Gli Spartani rompono la pace pubblica, e assediano Mantinea. Studj di Dionigi : avventure di Filosseno e di Platone ; i versi di Dionigi sono sprez zati ai Giuochi olimpici. Erano arconte in Atene Mistichide , e in Roma tri buni tre con autorit consolare, Marco Furio,. Gajo, ed Emilio , quando Artaserse re de* Persiani Volle fare T impresa contro Evagora , re di Cipri. Molto tempo avea Artaserse impiegato negli apparecchi della guerra , e molte forze avea unite s di terra che di mare: ch F esercito suo era di trecento mila uomini, e 1 armata * d oltre trecento navi. All* esercito avea dato per co mandante supremo Oronle., suo genero ; e all* armata

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Teribazo, uomo di grande riputazione presso i Persiani. Costoro raccolta la gente, nella Focea, e a Cunta sce sero in Cilicia ; t di l navigando passarono a Cipri. Evagora intanto avea fatta alleanza con Acori, re d'E gitto , il quale era gi coi Persiani in gurra, e gli somministrava buon nerbo di soldatesca. Anche Ecatonn o , picciol re della Caria, secretamele d accordo con lu i, gli dava denaro per assoldar forestieri. Cos altri pure nemici a'Persiani seppe od in secreto o aperta mente trarre al suo partito ; ed avea in dominio suo la maggior parte delle citt dell isola, colle quali erano congiunte d interessi Tiro nella Fenicia, e alcune altre. Di forze di mare Evagora potea contare sopra novanta triremi, venti a Tiro, e settanta armate in Cipri ; e in quanto a forze terrestri egli avea idd cid umini dei suoi, e un maggior numero di ausiliari. Oltre ci es sendo ben fornito di denari, ave preso a soldo un grosso numero di forestieri. E lo stesso re d' Arabia , ed altri, sospetti al Persiano , gli aveano mandata una competente quantit di soldati. Provveduto di queste forze Evagora intraprendeva la guerra con molto coraggio. E primieramente incominci con navi corsare , ch gran numero ne avea , a dar la caccia ai legni nemici che portavano viveri, e ad af fondarne molti, e molii distornare dal cammino preso , e ad impadronirsi di molti. Onde accadde, che non ar rischiando pi i mercatanti di portare frumento in Ci pri , negli accampamenti persiani sorse subito grande carestia , e dalla carestia nacque sedizione ; perciocch presi dalla fame i soldati de Persiani tolti a stipendio,

* rivltaronsi contro i capitani, ne uccisero parecchi, e riempirono tutto il campo di tumulto e disordine a modo , che stentarono assai gli uffiziali generali, e il comandante supremo di tutte te forze navali , il quale chiamavasi Gaone { i), a sopprimere tante fuoco di ri bellione , avendo in seguito dovuto navigare con tutta T armata per trasportare gli occorrenti viveri dalla Cilicia. Al contrario cori mandava dall Egitto ad vagora e frumnto, e denaro , ed ogni altra provvigione opportuna. E perch poi Evagora vide che 1 armata * sua era inferiore d assai a quella de* nemici, fece co struire'altre sessanta navi, e cinquanta se ne fece man care ancora da Acori : cos che ebbe in fine dugento triremi a sua disposizione ; le quali intanto ben fornite per sostenere ogni combattimento, n .senza terror dei nemici , con cotidiani esercizj and preparando alla prova. E come accadde, che Tarmata persiana fece vela verso Cizi ; colle sue navi ben ordinate tutto ad un tratto corse addosso a* nemici , che navigavano senza sospetto e con molta confusione; e pot facilmente avere sopra essi un gran vantaggio. Ed in fatti al primo in cominciare del combattimento egli fu vittorioso : per ciocch colle sue triremi ben utite cozzando contro le
(i) Senofonte lo chiama Glone. Avendo Diodoro dello ppco prim a, che Artaserse avea dato il comando dell armata a Teribazot i Commentatori g trovano in grande costernazione per salvarlo da errore. A me sembra non occorrere molta pena, potendosi facil mente presamere, che per qbalche disposizione della corte Gaone fosse sostituito a Teribazo, tanto pi che si vede questo dopo la battaglia andato in Persia; e che Teribazo non comandasse da principio P armata , che inierinai mente.

IO nemiche discostate e nel tumulto imbarazzate, parte d'esse sommerse, e parte prese. Ma poich Gaone, co* mandante supremo, e gli altri capitani si fecero innanzi, e con gran forza incontrarono il nemico , la battaglia , nella quale Euagora era superiore , divent pi cruda , e grande essendo la massa delle forze che in fine Gaone pot concentrare , ed avendo egli combattuto in sieme co suoi con grande animo, gli Evagoriani furono costretti a darsi a)la fuga con molta perdita di triremi. Per lo che i Persiani avuta la vittoria , tutte le loro forze unirono a Cizio , d onde spintisi contro i nemici posero T assedio a Salamina , investendola per terra e per mare: intantoch partitosi Teribazo per la Cilicia, and a portare al re Artaserse la nuova della battaglia navale vinta, e n'ebbe due mila talenti per le ulteriori spese della guerra. Evagora prima di quella battaglia avea col suo eser cito assaltata una parte dell esercito nemico , e n avea riportata vittoria, da quel fatto traendo speranza di mi gliori successi in avvenire. Ma quando vide rotta la sua armata, e la citt sua tanto stretta dassedio, incominci a temere di s. Nulla di meno pensando doversi perse^ verare nella guerra , lasciato alla difesa di Salamina suo figliuolo Pitagora (i), a cui dato avea gi dianzi il reg gimento di Cipri , nascostamente con dieci triremi di notte tempo salp da Salamina , e navig in Egitto ,
(1) Molto disputano i Commentatori anche su questo nome, ro tatelo alcuni, che debba leggersi P rotagota , come pare che Jo nomini Isocrate. Curzio , Arriano, Ateneo nominano un re di Cipri Pniiagora. Teopompo. stando a Fozo * la dice Pnitagora aAcbegli

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ve abboccatosi cl re si pose a fargli sentire , che dovea convincersi essere i Persiani nemici egualmente dell uno e dell altro ; perci comune ad entrambi la guerra , e con tutie le loro forze doverla eglino so stenere. Mentre queste cose succedevano nell Asia, 1 Lacede moni decretarono dandare ostilmente contro Mantinea, niun riguardo avendo all alleanza di recente stipulata. E la ragione di tal fatto quale siegue. Si gi detto, che per opera di ntalcida era pace per tutta Grecia , standosi in ogni parte le citt in pieno godimento della libert loro , com erasi pattuito, cacciati i presidj fore stieri. Ora gli Spartani cupidi per natura di soprastare, e portati per lungo abito alla guerra, soffrir non pote vano questa pace, riguardandola come un grave peso per essi ; e col pensiero mirando sempre all antico pri mato nella Grecia non movevano in animo che novit. Ond, che ben presto si posero a commovere le citt, e per mezzo de loro aderenti a rialzar le fazioni , e a suscitare sedizioni e tumulti, molto pi che in alcune si offriva loro occasione di turbare lo stato attuale. Im perciocch quelle, le quali ottenuto aveano di poter vi vere colle proprie leggi , s erari poste a domandare i conti a coloro , che aveano governato sotto Y imperio de Eace^emoni ; e come con molta acerbit se ne fa* ceva il sindacato per la memoria ancor troppo viva che rimaneva nella plebe delle ingiurie sofferte; e molti di coloro erano mandati in esiglio; i Lacedemoni si fecero protettori di quanti dalla fazione loro avversa venivano perseguitati. Eccoli adunque ricondurre a mano armata

loro paese gli esuli ad essi ricorsi, e ridotte* in ser vit le citt meno potenti. Cosi fecero da principio. Ma poi attaccarono colle armi anche le citt maggiori, eie obbligarono a sottostare ai loro voleri : a modo che il trattato della comune libert non rest in pieno vigore nemmeno per due anni. E perch poi la citt di Manlinea abbondante d uomini valorosissimi era ad essi vi cina , incominciarono a temere del florido stato a cui per la pace essa elevavasi, e disegnarono di abbattere 1 alto animo de suoi abitatori. Il primo passo che fe cero , fu di mandar loro a dire, che avessero a rove sciare le mura della citt, e tornar a far loro soggiorno in cinque borghetti, da cui in addietro si erano tratti venendo ad abitare Mantinea. Al che non avendo i Mantineesi badato, gli Spartani andarono con esercito per volere espugnar la citt. Allora i Mantineesi spedi rono ambasciadori ad Atene domandando soccorso ; ma il popolo di Atene ebbe riguardo al trattato ; n volle moversi per non violare la pace comune : laonde i Mantineesi dovettero pensare a difendersi da se mede* timi ; ed in fatti con molto corggio incominciarono a resistere al nemico. Ed ecco come di nuova guerra riarse la Grecia. In Sicilia, Dionigi tiranno di Siracusa, liberatosi dalla guerra cartaginese vivea intanto in profonda pace ; e l ozio suo impiegava in iscrivere poemi, chiamando presso di 6 quanti nell arte di verseggiare erano pi rinomati, onorandoli, e famigliarmente conversando con essi, e i componimenti suoi sottomettendo alla loro cen sura , ed approfittando delle loro lezioni. E come per
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le grazie eh* essi ne ricevevano , il magnificavano alta mente , invanendosi, pei veni. suoi ornai estimava pi che per le insigni sue imprese di guerra. Fra i poeti a lui famigliati era Filosseno, scrittore di diti* rambi, nel qual genere si era guadagnata eminente ri putazione. Ora costui, domandato cosa gli paresse dei gonfi versi di Dionigi (i), che serano recitati nel con vito , avendo risposto con assai libert, ne incontr lo sdegno ; perciocch persuasosi Dionigi, che cosi avesse parlato per invidia, chiamati i suoi satelliti, lo fece condurre alle latomie. 1 giorno appresso per, pregato 1 dagli amici a perdonare a Filosseno il trascorso, lo ri pigli in grazia.; e tenute a tavola le medesime per sone, essendosi a dilungo bevuto, Dionigi torn di bel nuovo a far pompa de' suoi versi, e messine fuori al cuni ,<ne quali pareva aver posto grande studio , do mand Filosseno cosa egli ne giudicasse. Alla quale do manda Filosseno non disse una parola; ma alzatosi', e chiamati i satelliti di Dionigi, chiese loro che alle la tomie lo riconducessero subito (a). Dionigi messosi a
(i) Secondo ci, ebe abbiamo da varj autori, pare che le tra gedia di Dionigi peccassero in esagerazione s di cose che di stile. 11 che se fosse, verrebbero in acconcio alcune singolari considera xioni sul grado del sentire cnveniente d un autor tragico ; e se Dionigi non fosse stato tiranno, potrfebbesi nella eccitata questiona ricordare CrebiUon confrontandolo con Bacine* o con Voltaire, (a) Non bisogna dimenticare , che alcuni altri hanno detto , che filosteno fa mandato alle latomie per aver sedotta Gatatea, donna amata da Dionigi. Chi avesse sedotta la Dubarry avrebbe potuto* cinquantanni addietro tenersi salve dalla Bastiglia? Altri suppon gono ancora / che Filosseno stesse nelle latomie assai pi& tempo di quello die Diodoro qmi dice, unendosi che ivi scrivesse il s# d clo p o .

*4 ridere per la lepidezza del motteggio * toller tal libert ; poich il riso stesso smuss 1 ira; N and guari , che * dai famiglia e da Dionigi medesimo mostrandosi desi derio, che Filosseno temperasse quella sua intempestiva procacit di dir male, costui cntro il suo costume il promise, dicendo che per 1 avvenire sarebbesi condotto conforme richiedevano la verit, e la benevolenza e sod disfazione di Dionigi. N invero mauc alla promessa. Imperciocch avendo recitati il re alcuni versi esprmenti affetti miserabili, e chiestone parere, Filosseno rispos que versi parergli miserabili veramente : cos con quella equivoca parola mantenendo la doppia promessa fatta : ch Dionigi la intese nel senso che i suoi versi fossero pieni veramente dell effetto di commiserazione; -qualit propria di quelli de valenti poeti ; e per ci credette d essere insignemente lodato : gli altri interpretarono il motto nel senso che miserabile veramente fosse tutto il complesso di quel vizioso poema. N dissimile avventura tocc a Platone filosofo. Avea Dionigi attaccato a s quest'uomo veggendo in lui li bert degna di un filosofo ; e da principio lo tenne in gran pregio. Ma poi offesosi di alcune parole di lui, gli perdette gni afftto a segno che mandatolo al mer cato come un vile schiavo, il vendette per venti mine. Ma i filosofi accorsi al fatto il riscattarono, e lo riman darono in Grecia , avvertendolo che un filosofo non deve conversare con tiranni se non se o ben di rado , o parlando molto dolcemente (i).
(i) S vuole, che lo consegna&se a certo spartano chiamato Poi Udt .he era sul punto di ritornare da Siracusa in Grecia 4 eoo

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Ma intanto Dionigi non desisteva dall occuparsi iu iscrvere poemi , ed anzi mand ai solenni giuochi di Olimpia istrioni per voce pi famosi, onde col reci tassero i suoi versi. E coloro sulle prime per la eccel lenza deloro modi destarono negli uditori ammirazione non mediocre : ma quando si fu meglio considerata la cosa, non riscossero pi che solenni risate. Ond* , che udito come le poesie sue erano state sprezzate e fischiate, cadde in profonda tristezza : la quale ogni giorno pi facendosi grave divent una specie di furore : percioc ch diceva tutti invidiarlo , e sospettava gli amici stessi tendergli insidie. E crebbe il tetro umore a modo, che finalmente molti de suoi pi intimi fece uccidere incol pati di -falsi delitti ; e molti mand in esigilo : fra i quali furono Leptine , suo fratello , e Filisto , uomo di grande virt, che nelle guerre gli avea dato replicati e splendidissimi ajuti. Ripararonsi essi in Italia presso i Turii, dove incontrarono assai favore. Di poi di proprio movimento suo Dionigi li ripigli in grazia ; e non solo ritornarono a Siracusa, ma riacquistarono il primiero af fetto suo , e il grado di dignit, in che dianzi erano stati ; e Leptine oltre ci ebbe^in moglie la figliuola di lui. E queste, sono le cose succedute in quell* anno.
ordine o di ammazzarlo, o di venderlo; e che fosse poi riscattato per venti mine da Ariniceri di Cirene in Egina. I racconti degli antichi scrittori, i quali parlano delle avventure di Platne in Si cilia , variano assai e circa al tempo e circa altre circostanze ; e si confondono i due Dionigi. Del resto 1 avvertimento accennalo dall1 autore, se diamo mente a Valerio Massimo , fu dato da Ari stotile a Callisicne su j discepolo in occasione che lo mandava ad Aieatandro* .

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C a p i t o l

III.

Teribazo. tratta la pace con Evapora, ed accusata da Orante, che finisce con farla alle condizioni da lui riprovale. Gaone si ribella, e stringe lega col re dt Egitto e coi Lacedemoni. Processo di Teribazo , che viene assolto con gastigo di Oronte. Manline a si arrende agli Spartani. Disegni di Do~ nigi sull Epiro, e sul mare Adriatico. Essendo entrato arconte in Atene Dessiteo, e consoli in Roma L. Lucrezio, e Servio Sulpizio -, Evagora re di Salamina ritorn dall Egitto in Cipri, portando seco una somma di denaro, ma non quanto avea sperato. Ed avendo trovata quella citt molto stretta dai nemici , e vedendosi privo d ogni soccorso degli alleati, dovette piegarsi a mandare a trattar di pace. Teribazo, che avea il supremo comando rispose, che gli accorderebbe bens la pace , ma per sempre che Evagora rinunciando a tutte le altre citt di Cipri, fosse contento della signoria unicamente di Salamina, e per essa pagasse al re un annuo tribut, % fosse pronto ad ogni uopo a fare quanto gli venisse comandato dal re , come un servo ubbidisce al padrone. Era assai duro il partito : pure Evagora concedette tutto, fuorch la condizione di do vere ubbidire come servo al padrone : nel resto dichia randosi pronto di stare soggetto come re a re. Non avendo Teribazo voluto ammettere la condizione in que sta maniera , Oronte , eh' era Y altro comandante per siano , invidioso della gloria di Teribazo, di nascosto

scrisse ad Artaserse accusando Teribazo primieramente, che potendo espugnare colla forza Salamina, noi fa : ch anzi accogliendo ambasciate del nemico, perde il tempo in negoziati : poi, che una lega di guerra in suo particolare, e come amico, abbia fatto coi [.lacedemoni. In oltre , che abbia mandato a Delfo per consultare sopra la guerra da muoversi contro il re; e quello, che era pi grave di ogni altra cosa , che i capitani delle truppe con onori, regali, e promesse adeschi, e si fac cia benevoli, ed ossequienti. Avute queste lettere, e credendo vere le calunnie, il re scrisse ad Oronte, che fatto legare Teribazo lo mandasse immantinente a lui. E cos fece Oroute ; e giunto Teribazo innanzi al re domand che gli si facesse il processo. Per allora egli fu tenuto in prigione: poi come il re era distratto dalla guerra che faceva ai Gadusii, si sospese la proces* aura; e cos il giudizio fu protratto per molto tempo. Intanto Oronte, divenuto il comandante supremo delle forze persiane.in Cipri, vedendo che Evagora con gran coraggio sosteneva lassedio, e che i soldati suoi mal soffrendo lincarcerazione di Teribazo ricusavano di ubbidire a lui, e andavano abbandonando il campo ; temendo qualche impensato malanno, mand ad Eva gora per trattare, ed offr la pace alle condizioni pro poste a Teribazo. Laonde Evagora vedendosi fuori dogni speranza liberato dal pericolo di restar prigioniero, fece la pace a patto di ritener il regno di Salamina pa gando tributo al re , e di ubbidire al re come re. C <>s ebbe fine codesta guerra di Cipri, che dur dieci anni, per la pi parte per consumati ne&li apparecchi, poich

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non si guerreggi veramente che per due soli. Ma Gaone, comandante dell armata, che sposata avea una, figlia di Teribazo, forse temendo d essere preso per complice del suocero, c d'essere dal re fatto morire* pens di mettersi in salvo con qualche macchinamento. poich avea abbondanza di denaro e d uomini ? e i capitani delle navi gli erano ben affetti, risolse di ribel larsi al re. N stette lungo tempo a pensare : ma spe diti messi ad Acori, re d' Egitto, fece con lui alleanza contro il gran re. E si rivolse pure ai Lacedemoni, sol lecitandoli con lettere , e con magnifiche promesse di ajutarli a terminare gli affari della Grecia , e di assi curar loro il primato. 1 Lacedemoni aveano gi seco stessi da alcun tempo pensato a ricuperare questo pri mato ; e davano ornai alle molestate citt certi indizj della servit, in che volevano metterle. E s'aggiungeva ancora, che come eran caduti in mi concetto per avere, come pareva , traditi 1 Greci con quell' alleanza che aveano stipulata con Artaserse , pentiti del fatto, cerca vano -opportuna occasione di rinnovargli la guerra. Di buon'animo adunque fecero lega con Gaone. Artaserse in fine termin la guerra , che avea coi Cadusii ; ed ordin, che si facesse il processo a Teri bazo , al quale assegn tre giudici, persone fra i Per* siani di eminente credito. Era a quel tempo succeduto, che certi giudici, a cagione di sentenze inique pronun ciate, erano stati scorticati vivi, e le loro pelli si erano distese presso i tribunali, affinch alla vista d'esse pro cedessero gli altri, e sempre avessero dinanzi agli occhi ad esempio il supplizio meritato per ingiuste sentenze.

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Ora gli attori pretendevano che a convincere Teribazo del primo delitto imputatogli bastasse la lettera scritta da Oronte ; e Teribazo in contrario per confutare la ca lunnia d essere stato egli d accordo con Evagora , op poneva il trattato stesso fatto con Evagora da Oronte, pel quale Evagora prometteva di ubbidire al re come re , quando egli avea voluto, che si obbligasse ad ub bidirgli come servo a padrone. Rispetto a quanto con cerneva loracolo consultato, diceva niuna risposta in-< torno alla morte di alcuno il nume dare ; e. di ci chiamava in testimonio quanti Greci erano allora pre senti. Sul punto dell amicizia sua coi Lacedemoni, egli' si scus dicendo averla tenuta non per alcuna privata utilit sua , ma per vantaggio del re medesimo ; dimo strando come in grazia di qqiest amicizia egli avea po tuto ritrarre alla devozione del re i Greci dAsia , sot traendoli ai Lacedemoni. E concludendo la sua difesa egli ramment ai giudici gli antichi suoi servigj al re , e tra le altre cose addotte per comprovare 1 attacca mento e la fede sua al monarca, di cui molti fatti al leg , quello massimo fra tutti mise innanzi, per cui merit non solamente l ammirazione , ma eziandio il primo posto tra gli amici del re; ed era il fatto se guente. Era il re a caccia sul suo cocchio, quando due leoni si avventarono ferocemente al medesimo, e sbra nati di primo impeto due cavalli, stavano per gittarsi addosso al re medesimo. Fortuna volle, che in quel momento arrivass egli , il qual ammazzati i due lioni tolse il re da tanto pericolo. Ricord ancora come nelle guerre egli si diport sempre con singolare fortezza ; e

come be consigli fu di tanta sagacit e prudenza', che quante volte il re adott il suo parere, mai non isbgli. E poich Teribazo ebbe di questa maniera detto, a pieni voti i giudici lo assolsero dai delitti, de* quali era accusato. Il re , chiamati a s ad uno per uno i giu dici , volle sapere da ssi su che principio di ragione nel suo particolare ognuno lo avesse dichiarato non col pevole. Il primo rispose cosi aver fatto perch vedeva dubbie le accuse , e chiarissimi i benefizj. Il secondo disse, che quand anche si supponessero vere le impu tazioni , egli teneva per fermo che i delitti fossero di gran limga superati dai meriti antecedenti. U terzo fi nalmente giustific la sentenza sua in questo modo. Niun peso dare egli ai meriti di Teribazo , posciach ne fu ampiamente ricompensato con benefizj e con onori : ma che ben considerati per s.stessi i delitti im putati, non trovava che ne fosse colpevole* U re lod i giudici delle giuste sentenze date; e Teribazo con fer gli onori, che presso i Persiani passano pei sommi. Iti quanto poi ad Oronte, convinto di calunnia, lo cancell'dalla lista de*suoi amici, e il dichiar infame. Cos andavano allora le cose nell Asia. In Grecia i Lacedemoni stringevano ognor pi las sedio di Mantinea. Per tutto il corso dellestate gli abi tanti dessa tennero forte contro i nemici. Erano essi fra gii Arcadi i pi riputati in fortezza, e perci gli Spartani erano stati soliti ad averli sempre seco nelle battaglie, coinausiliari ed alleati fedelissimi e valorosissimi* Ma poich giunse l inverno, & che il fiume che scorre presso Mantinea, ingrossassi per le pioggie, i Lacedemoni con

ai grandi argini, avendone chiuso il ietto, vennero a spin gere tutta l acqua addosso alla citt per modo, che tutto all intorno il luogo divent un lago ; onde mi nando gli edifizj, per tale cosa i Mantineesi disperati furono costretti a dare ai Lacedemoni la citt Ottenuta la quale i vincitori niill' altro fecero di male ai citta* dini, che obbligarli ad andare di nuovo a metter dimora nei loro borghetti antichi. Furono essi adunque costretti a rovesciare la loro patria, e a trasferire i loro lari in que* borghetti. Circa quel tempo Dionigi eccit i Siracusani a ikb bricare citt sulla costa del mave Adriatico ; e fece questo volgendo in pensiero di rendersi padrone dello Stretto, che chiamasi Jonio , onde aprirsi la strada sicura all E- piro , ed avere alla mano citt, ove colle sue navi potere comodamente approdare. Era gi da lungo tempo ansioso di trasportare in Epiro grandi forze , e di spogliare il tempio di Delfo pienissimo di ricchezze (i). A questo fine aveva fatta alleanza cogl Ulirii per mezzo di Alfceta di Molosso, che allora dimorava esule in Siracusa. E trovandosi in quel tempo gl Ulirii in guerra, mand loro due mila ausiliari, e cinquecento armature greche* GF Illirii spartirono quelle armature tra i pi. forti
(i) Avvertasi, che dall* Epiro potvasi rendere facile una inva sione a Dodona, ov era o d grande Santuario, ma non a Delfo, citt della Focide. Perci Amiot ha sostituito qui Dodona a Delfo. Io lascio Delfo, non perch cosi portano tutti i Godici, ma per ch suppongo distinti i due accennali oggetti dei disegni di Dio nigi , cos per che il primo potesse ajutare il secondo medianti arie operazioni combinabili pi facilmente avendo il dominio dello Stretto, e 1*amicizia degli Ulirii.

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de loro soldati, e collocarono gli ausiliari rie* varj loro ordini: poi fatto un grande esercito, entrarono con im peto nell* Epiro per rimettere in trono Alceta ; n tro vando opposizione misero a sacco le campagne. Venuti jpoi a campo i Molossi, una gl ande battaglia segu, nella quale essendo rstati vincitori gl* Dlirii, ammazza rono cciod id nemici. Della quale strage sofferta dagli Epiroti fatti avvisati i Lacedemoni, mandarono ajuti ai Molossi, coi' quali poterono reprimere la ferocia di que Barbari. In mezzo a questi avvnimnti *i Parii, eccitati da certo oracolo , condotta nel Golfo Adriatico una colo nia , coHajuto di Dionigi edificarono una citt nelf isola chiamata il Faro. Ed avea egli medesimo non molti anni prima, mandata col una colonia , edificata la citt di Lisso. Alla occasione della quale, non es sendo distratto da altri affari, fabbric una darsena capace di dugento triremi ; e cinse la citt con muro di tanta estensione , che superava il circuito di tutte le citt de Greci. Fece ancbe ginnasii magnifici pressa il fiume Anasso, e templi degli Dei, ed altri editisi ad amplificazione e gloria d essa citt.

a3 C a p i t o l o IV*
Edificazione di L isso, Dionigi saccheggia il tempio di Agilla. Nuova sua guerra coi Cartaginesi, che* rotti da lui lo rompono fieramente; poi fa pape. Morte di Gaone e di Taco. Contesa tra i Clazmenii e i Cumani per Leuca. 1 Lacedemoni continuano a turbare la paice della Grecia con varie imprse , che loro danno U primato. Era quell* anno Tolto al suo termine, e fatto arconte in Ateiie Diotrefe , e consoli in Roma L. Valerio, ed A. Manlio ; e gli Elei celebravano la loro 99*n> olima piade, nella quale vinse nello stadio Dicone siracusano; quando i Pani, eherano gi andati ad abitare lisola Faro, con muraglia e torri fortificarono la loro citt edificata sai mare, dato avendo ai Barbari, possessori antichi dell isola, n in cosa alcuna danneggiati, per loro a-* bitazione un sito di buona difesa. Ma come la Venute di que Greci riusciva molesta agli altri Barbari vicini, gl Ulirii da essi chiamati dalla opposta parte del Con tinente, fecero passare in Faro con non poche fuste da oltre ccidd uomini; ed assaltati i Greci moltis simi ne ammazzarono. Colui per, che da Dionigi avea avuto il governo di Lisso , essendo andato addosso con numerosa armata di triremi ai bastimenti degl Ulirii, una porzione ne affond, ed un altra ne puese, uccisi pi di cinque mila Barbari, e fattine prigionieri da due mila. Trovandosi poi Dionigi scarso di denaro , pens di fare yua- spedizione contro 1 Etruria eoa sessanta

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triremi, prendendo a pretesto di distruggere i Pirati; ma in sostanza avendo in mira di dare il sacco ad un certo tempio di grande venerazione, e pieno altronde di molte ricchezze. Era questo tempio situato sul pofrto di Agilla, citt dEtmria, e il luogo chiamavasi Pirgo (i). Infatti egli vi arriv sopra di notte, e disposte le sue genti, sul primo albore della mattina lo assalt, e se ne impadron ; poich pochissimi erano quelli che yi stavano a guardia : oppressi i quali gli fu facile spo gliarlo. E gi aveva ammassato per pi di mille talenti, quando accorsero gli abitanti di Agilla per cacciamelo. Ma proflig anche questi, e fattine molti prigionieri, e devastate le loro campagne, veleggi a Siracusa, ove trovossi che senza laltro bottino n' avea tratti cinque cento talenti. Padrone pertanto di s grossa somma, si mise a reclutare soldati d ogni generazione ; e messo insieme un numeroso esercito mostrava manifestamente d avere in animo di far guerra a Cartaginesi. Queste sono le cose seguite in quell'anno. Nel susseguente ebbe la dignit di arconte in Atene Fanostrato, e i Romani crearono per tribuni militari con consolare imperio L. Lucrezio , Servilio Sulpizio, L. Emilio, e L. Furio. Dionigi, gi preparato a far guerra ai Cartaginesi, andava cercandone una occasione opportuna. E come vedeva, che le citt suddite ad essi erano inclinate a ribellarsi, tutte quelle che vollero venire a tal passo assicur di sua protezione, e con
(i) Servio dice, che questo Pirgo fa un castello nobilissimo al tempo, che gli Etruschi corseggiavano ; e lo chiama di pi loro faetropli, confermando due fu espugnato da Dionigii

trattati, mostrandosi loro amorevole, le trasse a se. Ma i Cartaginesi non mancarono per mczo di ambasciatori di riclamarle da lui: onde non piegandosi egli alla loro domanderebbe necessariamente principio l nuova guerra. Incominciarono i Cartaginesi dal far lega coi popoli vi cini , per cos rendere la guerra comune. E perch pru dentemente comprendevano di che importanza fossess* per essere, fecero leva de loro cittadini atti alle armi, e preparate grandi somme di denaro .arruolarono schiere numerose di soldati forestieri ; e dato il comando della impresa a Magone, che presso loro in quel tempo poi* tava il titolo di re , fecero passare molte migliaja duo mini contemporaneamente in Italia e in Sicilia, giac ch aveano risoluto di far la guerra ad un medesima tratto in ambidu i paesi. Ci obblig Dionigi a divi* dere anch egli le sue.forze , parte destinandone contro gl' Itali , e parte contro i Peni. Molte zuffe, e piccoli combattimenti ebbero luogo tra gli eserciti; ma nulla di memorabile era accaduto: se non che in fine si fe cero due battaglie grandi, e veramente rinomate* la una d* esse Dionigi mirabilmente combattendo presso 'un lugo chiamato Cabala, riport vittoria, avendo tru cidati ccidd Barbari, e presine non meno di 19 3 , ob bligando il rimanente dellesercit nemico a fuggirsi sopra un colle , forte in vero per situazione, ma per privo affatto d acqua. In quella battaglia rest morto il comandante supremo Magone, che pur combatt valo rosamente ; e i Peni spaventati per la rotta sofferta, immantinente mandarono legati a Dionigi per trattare la pace. Ma Dionigi rispose loro ad una sola condizione

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essere disposto a conceder pace ; e questa essere , che ritiunzdassero tutte le citt che aveano in Sicilia, e gli pagassero le spese della guerra. Parve loro dura troppo e superba la risposta del vin citre : per lo che volti alle arti della loro solita astu zia , tesero a Dionigi la seguente frode. Finsero di ac cettare le condizioni proposte ; ma dichiararono non avere autorit bastante per :rilasciargli le citt : perci che loro concedesse una tregua di pochi giorni, onde poter riferir le cose ai Governanti. Non ricus Dionigi la tregua ; e convenuta che fu , egli stava lieto , te nendosi sicuro di aver ben presto in sua podest tutta la Sicilia. Intanto i Cartaginesi danno sepoltura magni- fica a Magone, morto nellesercizio della regia dignit; e nominano a successore il figlio di lu i, giovine in ve ro , ma d indole generosa,. e pieno di coraggio quanto pu mai essere in uom maturo. Egli impieg tutto il tempo della tregua in ordinare ed esercitare i suoi sol dati ; e col tenerli in continuo moto e fatica , e colla spesso aringarli, e con ogni altro artifizio conveniente a farli ben esperti nel maneggio -delle armi, ebbe un esercito non solo ben disciplinato, ma fortissimo, E passato il termine della tregua 9 i due eserciti con gran de spirito vennero a fronte, e fattasi la giornata presso Cronio , Dio compens al loro tornio colla vittoria i Cartaginesi della strage dianzi sofferta (i). E coloro, che poco prima aveano vinto, gonfi e vanagloriosi ,
. (i) Dicesi, che Leptine insisteste presso Dionigi onde non si lasciasse uscir di mano que Cartaginesi $ ed egli non io ascolt. Non sono rare nella storia imprudenze simili.

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ari/ora ebbero .con loro sorpresa a soccombere ; ed al contrario quelli, cbe per la rotta toccata non avevsfno ornai pi nissuna speranza , alF improvviso si videro fortunatissimi. Fu la morte di Leptine, cbe diede gran* de animo ai P eni, a modo che gittatisi addosso ai ne mici furiosamente poterono infine metterli in fuga. Lep tine comandava una delle ale dell esercito ; e com* era valorosissimo U om o, combattendo da vero eroe, dopo avere, fatta immensa strage de nemici , gloriosamente mor (i). Dionigi dall altro canto, avendo seco un corpo di soldati sceltissimi, da principio facilmente prvaleva. Ma quando si seppe la morte di Leptine, e videsi sba ragliata F ala comandata da lu i, anche quella di Dio nigi invasa da paura si pose in fuga. Onde tutto infine F esercito voltando le spalle, i Cartaginesi presero ad inseguirlo con grande ardore , messa voce che non si facesse nissun prigioniero. Perci venendo senza mise ricordia ammazzati quanti cadevano in mano de nemici, tiitta la campagna rest coperta di cadaveri. E si grande fu il macello fatto dai Peni in vendetta di quello che aveano sofferto essi, che quando si and per seppellire i cadaveri, se ne trovarono de' Siculi pi di quattordici mila. 1 restati, rifuggitisi ne trinceramenti , furono della vita obbligati alla notte sopravvenuta. 1 Cartaginesi dopo tanta vittoria andarono a Panormo; e perch nella felicit conservarono quella moderazione che conviene ad uomini, mandata ambasciata a Dionigi lo .fecero ar
ti) U passo di JEliano o corrotto, o male interpretato, ha fatto credere , che Dionigi avesse potato salvare il fratello , e noi vo lesse. Ci sarebbe coatr ad ogni verisimiglianxa.

38 bitro d por fine alla guerra. Bel che egli approfitt ; e si fece la pace con queste condizioni, che ognuno* ritenesse quanto possedeva prima. Per i Cartaginesi vollero per s la citt e 1 agro de* Selinunzii , e la * parte del territorio agrigentino, che stendesi fino al fiu me Alico. Oltre ci Dionigi dovette pagar loro mille talenti. Tali erano allora le cose.Sicule. In Asia Gaone, stato comandante supremo dellar mata persiana nella guerra di Cipri, e poi ribellato al suo re , avea eccitati, siccome si disse, a far lega seco i Lacedemoni e il re d*Egitto ; ma non pot tirare in nanzi i suoi disegni, essendo stato ucciso da alcuni & tradimento. Dopo la morte di lui assunse in sue veci limpresa Taco; e fattosi forte con buon esercito, edi fic una citt.sopra unalta rupe sporgente in mare, e chiamata Leuca, nella quale era un tempio consacrato ad Apollo. Ma essendo poco dopo uscito anch esso di vita, quelli di Clazomene, e di Cuma vennero a con tesa tra loro per possedere quella citt ; ed aveano gi incominciato a farsi guerra, quando per consiglio di cert uno avendo consultato il Nume a chi il possesso di Leuca dovesse toccare, la Pizia diede per risposta, che sarebbe di quelli, i quali fossero i primi a .far ivi sa crifizio, ma doversi dall una e dall' altra citt nel medesimo giorno, da fissarsi d accordo, e al primo nascer del sole, partire a tal effetto. Si fissa adunque il giorno ; e quei di Cuma credevano di dovere essere i primi a giungere perch la loro citt era pi vicina al luogo. Ma i Clazometiii pi lontani per restar vin citori pensarono all astuzia seguente. Essi scelsero alcuni

de loro a sorte, e li mandarono alla colnia posta non lungi da Leuca. Da quella partiti allo spuntar del sole furono pronti a fare il sacrifizio prima che arrivassero, quelli di Cuma; e con questo mezzo rimasero padroni di Leuca ; ed istituirono una festa annua in commemo razione del fatto : la quale festa appunto dalli aver pre venuti i loro emuli fu chiamata proflasa. Pei notati fatti mancarono di per s le ribellioni, che si erano suscitate nell Asia. Ora i Lacedemoni considerando che dopo la .morte di Gaone e di Taco, le cose dell Asia doveansi ab bandonare , volsero ogni attenzione a stabilire.la Joro potenza in Grecia; e o coi raggiri, o colla.forza delle armi sottomesse le citt col farvi entrare gli esuli, manifestamente traevano a s coll ajuto del re di Persia 1 imperio di tutta la Grecia contro il trattato tra tutti * i Greci stipulato per opera di Antalcida. In Macedonia poi accadde cosa degna d' essere rife rita^ Dopo che Aminta, vinto dagl'Ulirii, prdette la speranza di poter sostenersi nel regno , non credendo di pi ricuperare la primiera fortuna fece dono agli abitanti di Olinto di un gran tratto dell agro vicino ; ed essi ne aveano gi per lcun tempo goduto. Ma ria cquistato il trono quel re volle ritirare il dono gi fatto ; e gli Olintii negavano di restituirlo. Sdegnato Aminta di ci, messo insieme unesercito, e fatta lega co Lacedemoni, gli stimol a mandare con grosso corpo di truppe uno de loro capitani contro gli Olintii. E di fatto tenendo eglino per cosa importante 1 avere un piede in que luoghi di Tracia, misero insieme parte

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3* de loro , parte degli alleali, un esercito d* oltre dieci mila uomini, e datone il comando a Febida Sparlano, gli ordinarono che unite le sue forze' a quelle di Aminta facesse guerra agli Olintii. Mandarono poi un al tro corpo contro quelli di Fliunte, i quali avendqli vinti in battaglia obbligarono a stare sotto il loro co mando. In questo tempo i re dei Lacedemoni erano tra loro in grande contrariet di costumi, e dinclinazioni. Agesipoli, uno d* essi, amante della pace e della giustizia, e dotato di finissimo ingegno, sosteneva che si dovesse osservare la giurata fede, e non opprimere con servit i Greci. diceva apertamente che Sparta andava ad infamarsi, se dopo avere poc anzi renduti i Greci dell Asia sudditi de* Persiani, volesse ora ridurre a sog gezione anche le citt della Grecia, la libert delle quali pur essa avea solennemente giurato di conservare ne*comuni trattati. Allopposto Agesilao, che era l'altro re , inquieto di naturale, ed inclinato alla guerra, aspi rava a fare Sparta potente sopra i Greci. Indi poi, fatto arconte in Atene Evandro (i), e creati in Roma sei tribuni militari, che furono Q. Sulpizio , G. Fabio, Serv. Cornelio, Q. Servilio, Sesto Annio, e G. Marzio, i Lacedemoni occuparono la rocca Cadmea dei Tebani, a ci mossi -dalle seguenti ragioni. AveanO in addietro osservato, che la Beozia abbondava di citt , che gli abitanti di queste erano uomini coraggiosi e
(i) L autorit di Demostene giustifica questa emenda. erronea la lesione corrente, die porta Mena/idro.

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robusti, e Sopra tinte Tebe, splendida tuttavia per la prstina dignit, era come la fortezza di tutta la Beozia* Perci temevano , cbe in qualche opportuna occasiona questa citt salzasse a vindicarsi l'imperio sulla Grecia* Adunque al loro capitani diedero in secreto 1' ordine, che se si presentasse loro favorevole incontro, occupas sero la Cadmea. Non si lasci uscir di mente quest'or* dine Febida, die avea il comando supremo dell'esercito mandato contro gli Olintii; ed occup quella rocca (i)* Pel qual fatto irritati i Tebani corsero alle acmi; n egli esit a venire con essi a battaglia; ed uscitone vin* citore, trecento nobilissimi Tebani mand in esiglio ; e gittata lo spavento negli altri, dopo die ebbe posto forte presidio nella rocca, and per le altre sue imprese. Fece gran rumore in Grecia questa cosa ; e dei Lacedemoni si parl dappertutto molto sfavorevolmente. Per lo che vennero alla risoluzione d infliggere una multa a Febida; ma .non richiamarono il presidio msso col. In questa maniera i Tebani furono spogliati della loro libert , e ridotti sotto V imperio de' Lacedemoni. Siccome poi gli Olintii seguitavano ostinatamente' la guerra con Aminta , i Lacedemoni fatto rinunziare il comando supremo a Febida, mandarono in luogo di lui Eudamida suo fratello ; ed aggiunti altri tre mila "uomini all'esercito, ordinarmeli di finire quella guerra. Costui entrato sul territorio degli Olintii prese a com battere insieme con Aminta i nemici : ma gli Olintii
(i) iSenofonte differisce da JDiodro nelle circostanze di questo latto.

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Avendo maggior numer di soldati, e chiesti assai Ta

lenti, in ogni fatto darmi restavano superiori. La qual cosa veduta , i Lacedemoni misero insieme un grande esercito , e ne diedero il comando a Teleuzia , fratello del re Agesilao, uomo che presso i suoi cittadini ei* tenuto in singolare concetto di valoroso. Partitosi dun que costui col suo esercito dal Peloponneso , tosto che entr ne confini degli Olintii, prese sotto di s i sol dati di Eudamida ; e trovando avere bastanti forze per venire a battaglia col nemico , primieramente si pose a saccheggiar la campagna, dividendo tra i soldati il co pioso bottino fatto qua e . l : indi venuti fuora gli Olintii con tutte le loro schiere, e le ausiliari, diede la battaglia. Nella prima giornata la cosa fu pari* Ma ritornatosi alle prese con tutte le forze dambe le parti, Teleuzia valorosamente combattendo per, e pi di milledugento Lacedemoni perirono con lui. Rabbiosi di si grande vittoria degli Olintii gli Spartani , per riparare al sofferto smacco, si posero ad allestire un maggiore esercito ; e dal canto loro gli Olintii pensando , che i Lacedemoni sarebbero ritornati cdn forze maggiori, e che la guerra potrebbe protrarsi lungamente, si prov videro di copiosa quantit di viveri, e si munirono di .nuovi sussidj per parte de loro alleati Avea allora preso il carico d arconte in Atene Der mofilo ,,e in Roma 1 imperio consolare i tribuni mili tari P. Cornelio, L. Verginio, L. Valerio, A Manlio, L. Postumio. I Lacedemoni risoluti di proseguire la guerra contro gli Olintii, diedero il supremo comando dell esercito al re Agesipoli, e lo fornirono di quante

33 jchiere occorrevano. Entrato a*confini delle terre nemiche lev dai quartieri i suoi soldati, li pose in buonordine; poi incominci le ostilit. Ma in quest anno gli Olintii non vennero con lui a nessuna* battaglia ; e si tennero soltanto a pizzicarne l'esercito, e a fare piccoli combattimepti ; e quantunque paventassero il troppo -grosso esercito che il re avea, non cessarono dandarlo travaA1 nuovo apno , in-cui fu arconte in Alene Pitea > e furono tribuni militari in Roma con podest di con oli T ., Quinzio , L. Servilio , L. Giulio , L. Aquilio \ L. Lucrezio e Serv. Sulpizio, celebrandosi dagli Elei la centesima olimpiade, nella quale vjnse nello stadio Dioniscodoro tarentino, Agesipoli, re deLacedemoni, dopo il quattordicesimo anno del suo regno mor di malattia; e gli successe suo fratello Cleombroto, che regn nove anni. Ma i Lacedemoni diedero il comando supremo della guerra contro gli Olintii a Polibiade. Preso che costui ebbe dai soldati il giuramento, guerreggiando con molto valore, e reggendo 1 esercito colla diligenza * propria di un buon generale, riport frequenti vantaggi sui nemici ; ed approfittando della propria fortuna, e della vittoria ottenuta in parecchi combattimenti , final mente pot chiudere entro le mura gli Olintii , che stretti per 1 assedio , e paventandone le conseguenze si * sottomisero all imperio ' de Lacedemoni. Ed accadde anzi ; che non s tosto si furono, unite ai Lacedemoni molte altre citt, questi si fecero solleciti di porsi sotto la protezione de*.medesimi. In. quel ttffnpO adunque, venuta in grande esaltazione la poteuaa di - Sparta ed

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essa avea 1 imperio della Grecia per tem e per mare * egualmente: imperciocch i Tebani erano tenuti in sog* gezione dal presidio posto nella loro rocca : i Corintii, e gli Argivi aveano rotte le loro forze per le guerre fino allora fatte : e gli Ateniesi erano qua e l tr* Greci in mal concetto a cagione del cattivo stato , a cui ridotti aveano i popoli da loro debellati. Al con trario i Lacedemoni erano intesi tutti a farsi abbondanti d' uomini, e a bene esercitarli nelle armi : ond* erano per la loro potenza formidabili a tutti, fe per ci si' vi dero i pi potenti dei re, cio quello di Persia, e Dio nigi signor di Sicilia, riverire la maest dell imperia apartano, e cercarne 1 alleanza.
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Disastri de Cartaginesi, Guerra di Beozia, principiata per avere i Tebani ricuperata .la rocca Cadmea. Gli Ateniesi non soddisfatti dagli Spartani per assalto improvviso dato al Pireo da Sfodria, so l levano contro i medesimi molte citt , e fanno una grande confederazione. Vane imprese della guerra sul continente , e per mare. Vittoria navale . degli Ateniesi. Poscia essendo in Atene arconte Nicone, e in Rom tribuni militari L. Papirio, G. Cornelio, L. Menenio , G. Servilio , A. Valerio , e Q. Fabio , i Cartaginesi, passati ccjl* esercito in Italia, restituiscono agl* Ippomati

35 k loro citt (i), dalla qual erano stali cacciali; e tutti gli esuli richiamati da ogui parte con molta cura ed attenzione raccolgono e trattari bene. Accadde per alcun tempo dopo, che una grande pestilenza attaccasse Cartagine , U quale a pi riprese essendo cresciuta % lece de* Cartaginesi orrenda strage , a segno che furono in gran pericolo di perder Y imperio. Imperciocch gli Africani sprezzandoli per l debolezza , in cui li vede* vano caduti, si ribellarono; e i Sardi credendo propizia loccasione, scosso il giogo cospirarono contro quelli ch erano nellisola, e corsero loro addosso trucidandoli. -Ed altra calamit parve mandata loro addosso da Dio; per ciocch si videro un tratto i cittadini presi da turba- menti, e da panici terrori a modo, che moltissimi data nonno alle armi, come' s per ostile assalto la citt fosse invasa, correvano fuor delle case , e si assaltavano tr loro vicenda , quasi si affrontassero in aperto campa con nemici, e si ammazzavano, o si ferivano. Fmala mente poi avgndo con sacrifizj placato il Nume, liberati da s gravi mali, e debellarono immantinente gli Afri cani , e la Sardegna di nuovo sottomisero. Venuto 1 altro anno * in cui 1 arconte d Atene fu * Nausinico, e i tribuni militari in Rma furono quattro, cio M. Cornelio , Q. Servili, M. Furi, e L. Quin zio , si accese in Grecia la guerra della Beozia; e fu tra i Lacedemoni e i Beozii per le seguenti ragioni. I Lacedemoni ritenevano contro ogni principi di diritto
(i) Ipponio , detta altamente Vibona Valenti era stata distrutti d Dion'gi, che n area trasportati gli abitanti a Siracusa e dato il territorio a qe di Locri.

36 e di ragione con loro presidio la Cadmea ; ed aveano costretti a fuggire fuori delia loro patria molti de pi ragguardevoli Tebani. Or questi esuli concertatisi insie me , ed ajutati dagli Ateniesi , di notte ritomaronsi in patria ; e per prima cosa tutti quelli cbe aderivano ai Lacedemoni ; sorpresi nelle loro case mentre ancora dormivano , misero a morte. Iodi postisi ad aringare i popolani perch ricuperassero la loro libert, ebbero in un istante pronta la citt tutta a<f ajutarli. In conse guenza di che unitasi la moltitudine, al primo far del giorno diede lassalto alla rocca. Il presidio lacedemone,* che insieme cogli ausiliari formava Un corpo di gente non minore di mille cinquecento uomini, mand solle citamente a Sparta avvisando della sedizione de* Tebani, e chiedendo pronto soccorso ; e intanto dai luoghi alti della rocca si mise a respingere gli assalitori, cos che molti di questi rimasero morti > e moltivferiti grave mente. Nel quale stato di cose i Tebani congetturando,' che presto sarebbero venute loro addosso. dalla Grecia grandi forze in ajuto dei Lacedemoni, dal canto loro man darono ad Atene legati per isuotere. 1 animo del po polo a lro favore, rammentando come anchessi aveano sostenuti 1 loro sforzi al tempo eh erano oppressi dal giogo dei trenta tiranni, e pregando che. volessero con tutte le loro forze ajutarli ad impadronirsi'della-Cadmea prima che sopravvenissero le forze spartane. In fatti il popolo ateniese subito che ud 1 amba sciata dei Tebani decret, che si spedisse senza alcun ritardo un valido soccorso per trarli a libert, e ci in, vista non solo di quanto a riguardo suo i'.Tebani.aveano

h In addietro fatto, ma ancora per vieppi obbligategli in avvenire, ed avere in essi de'valorosi e costanti uo mini , che gli facessero sponda contro la prepotenza de Lacedemoni : poich i Tebani non erano inferiori a nis&una nazione greca n in numero, n in bravura. Demofonte fu scelto a guidare T impresa , il quale im mantinente arrol sotta le sue bandiere cinque mila fanti, e cinquecento, cavalli ; e il giorno dopo, alla punta dell alba, part a marcia sforzata' per potere arrivare.a Tebe prima degli Spartani (i). Gli Ateniesi erano dis posti a portare in Beozia' tutte quante le loro forze terrestri, : se i Tebani ne avessero avuto bisogno. Demofonte fece, in brevissimo tempo la strada ; e comparve alla vista dei <Tebaui inaspettato. Con pari ardore ao* correvano soldati dalle altre citt di Beozia : cosi che i Tebani ebbero a loro disposizione un grosso esercito, non minore di dodici mila uomini a piedi, e d* oltre due mila a cavallo; e tutti con grande animose come a gara in ben ordinate fazioni si misero a dare gli as salti alla rocca, di giorno e di notte attaccando e tra vagliando il presidio della , medesima. N'mancavano intanto il comandante e gli uffiziali del presidio cdi eccitar questo a respingere con valore gli assalitori sulla considerazione spezialmente delle
( i) notabile questo passo di Diodoro poich Senofonte in contrario racconta , che a soccorso dei Tebani andarono di loro particolare consiglio due comandanti ateniesi, che stavano con al quanta soldatesca ai confini ; e non concorse a ci veruna delibera to n e del popolo. Aggiunge ansi Senofonte, che il popolo cit quei due comandanti, uno de.quali fu condannalo a morte, e 1*altre fuggitosi and esule.

9 grandi forze, che i Lacedemoni a momenti avrebbero condotte in soccorso. E il presidio invero non manco alle parti sue, e finch ebbe vettovaglia fece ardita fronte a' nemici, coraggiosamente sostenendone i colpi * c ribattendoli a modo che molti ne rimanevano ad ogni tratto morti, e molti feriti. La fortezza della rocca ispirava loro inoltre grande sicurezza. Ma cominciando a farsi sentire fortemente la fame, e ritardando oltre la speranza gli aspettati soccorsi, gli assediaci vennero tra loro in gran disparere. 1 soldati lacedemoni pensa vano di. dover tener fermo fino all* ultimo fiato ; e gli ausiliari delle citt confederate, i quali prevalevano di numero, erano risoluti, di sedere la piazza. Al che in fine dovettero i prijni acconsentire ; e preso salvocondotto uscirono liberi, e s* incamminarono verso il Pelopon neso. In quel mentre , avendo i Lacedemoni finalmente messe in ordine le loro truppe, erano in marcia verso Tebe ; ma pel ritardo interposto aveano perduta la buona occasione; e quel loro armamento non giov a nulla. Del che indispettiti chiamarono in giudizio i tre co mandanti del presidio; due de quali condannarono a morte, e al terzo inflissero si forte multa, chegli non pot pagarla (i). Gli Ateniesi dal canto loro ritornaronsi a.casa, e i Tebani andarono a. consumare le loro forze inutilmente nell* assedio di Tespia. Intanto i Romani portarono in Erdoni (a) cinquecento cittadini per ista(i) Questi ebbe none Lisanorida, gli lui due furono Erm ippida, ed Arcisso. (a) Erra il testo, che porta Sardegna, erra il Rodomano , che ha posta Sardonia. U Vctselingio dice, che Erdonia era un

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bilirvi una colonia', rndendoli esenti affatto da ogni tributo. Dopo queste cose, venuto arconte in Atene Callia, ed estendo in Roma tribuni militari con podest consolare L. Papirio, P. Cornelio, Tito, e Lucio Quinzii (i), dopo cbe i Lacedemoni fallirono a Tebe, sic* come si detto, i Beozj, fatto animo, si concertarono^ insieme, e misero in ordine un grosso esercito, preve dendo che Sparto mandato avrebbe nel loro paese nuore fon. Nello stesso tempo gli Ateniesi scelti i pi nobili fra i loro concittadini, li mandarono ambasciadori alle citt soggette ai Lacedemoni per muoverle a non trascurar Y occasione di ricuperare la libert loro : poi ch i Lacedemoni venuti in grande potenza dominavano* superbamente, e troppo opprimevano le popolazioni sog getto. Una gran parte di codeste citt pieg verso gli Ateniesi, ed incominciarono que di Chio, di Bisanzio, di Rodi, e di Mitilene -, e gli abitatori d altre isole. posciach quel movimento si sparse qua e l tra i Greci,, molte altre citt si unirono agli Ateniesi. Laonde il po polo colpito dalla fiducia, che vedeva in esso riporsi da tanti confederati suoi, istitu un congresso generale, composto dei deputati scelti da ciascheduna citt, il quale per comune accordo risederebbe in Atene ; ed in esso tutte le citt, grandi e piccole, aver dovevano ugual
poco troppo lontana da Roma ; era per a loro portala; n altronde Storici, e Geografi sanno additare miglior lezione. Contentiamoci dunque di questa. ( i ) In questi nomi, come in varj altri esposti di sopra, no tala dagli Eruditi alterasene. Veggano essi.

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voce ; ed ognuna poi stto la direzione degii Ateniesi, conservare libera la sua giurisdizione. I Lacedemoni , quantunque vedessero impossibile il ritenere s. veemente deiezione, pur mandarono ambasciatori dappertutto, i quali con parole piene di cortesia e gentilezza , e con promesse di mille cose cercassero di richiamare gli animi all* antica benevolenza ; e nel tempo stesso non trascu rarono di preparare V occorrente per la guerra, preve dendo che grande e lunga sarebbe essa, questa gi accesa in Beozia, nella quale gli Ateniesi e gli altri Greci confederati.andavano a prender parte, avendo unite le loro forze a quelle dei Tebani. Intanto che cos andavano le cose in Grecia, in Egilto il re Acori, gi in guerra da alcun tempo col re di. Persia (i) , metteva insieme grandi schiere di fo restieri. E come dava grosse, paghe, e faceva bene a molti, in breve egli ebbe al suo servizio gran numero di Greci. E perch poi non avea tra suoi - un' buon capitano, chiam al suo soldo Cabria ateniese, uomo assai distinto nell* arte di comandare eserciti,. e gi di alta, rinomanza per le cose operate. Preso dunque Ca bria questo impegno, sebbene senza il consenso del popol, e passato in Egitto, ivi attese con.ogni studio a ben. prepararsi alla guerra contro i Persiani. Or Farnab^zo y mandato dal re di Persia comandante supremo ,> avendo fatto grandi preparativi anch* esso per entrare^ in campagna, sped nunzj ad Atene accusando Cabria,:
(i) Queqt* guerra dur molli anni, e molli fiuti occorsero nel tempo in cui dur. *

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e . dichiarando qualmente fattosi capitano degli Egizj veniva' a -rompere la; buon* armonia che passava tra il popolo ateniese e il re, ed a fare che questi togliesse ad ' Atene la benevolenza che le professava. Demandava poi, che gli Ateniesi gli dessero Ificrate. in generale. Gli Ateniesi, ai- quali premeva di tenersi benevolo il re,ue Farnabazo obbligato , immediatamente chiamarono Cabria dall Egitto, e mandarono Ificrate in ajuto ai Persiani. t * Tra Lacedemoni ed Ateniesi erasi ne9passati anni fatto trattato di pace e di amicizia; e> questo trattato era stato in vigore sino a questo tempo. Ma alla occa sione, che Sfbdri avea'dagli Spartani avuto il.comando supremo dellarmata, accadde che essendo costui uomo vano di mente,, e ne* consigli precipitoso, veniva instigato da Cleombrpto , re deLacedemoni, ad occupare senza . intelligenza degli Efori il Pireo; ed infatti, presi,dieci e pi mila uomini, una notte and ad attaccare quel porto, tentando dimpadronirsene. Ma fatti accorti gli Ateniesi dell' attentato , l 'impresa g li, and fallita ; e come se nulla fosse stato, ritirossi di li tranquillamente. Non occorre dire, se gli Ateniesi lo querelassero a'suoi. Bens da aggiungere, che di codesta temerit denun ciata al senato di Sparta costui fu assoluto contro ogni principio di giustizia, godendo egli la protezione dei re Spartani. Ma gli Ateniesi non poterono digerire tanta ingiuria ; ond' che decretarono, che avendo i Lace demoni violato il trattato, doveasi colla guerra vendicare l ' affronto sofferto. Quindi avendo tra i pi rinomati loro cittadini creati a capitani nella guerra Timoteo. t

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Cabria, e Calcitrato, diedero loro commissione di le-* ytire ccoD* CCidd. fimti di greve armatura, e id. iio-r mini a cavallo , e cc. navi. Poi ammisero i Tebani nel congresso. comune colle stesse condizioni, colle quali v* erano gli altri confederati, a pieni voti deliberandosi he le campagne, gi occupate a sorte, si restituissero agli antichi padroni; e una legge si fece, per la quale fu detto, che nissun ateniese potesse coltivare campagne fuori dell Attica. Col quale tratto generoso si .ncqui* starono la pristina benevolenza de* Greci, e di nuvo si assicurarono l'imperio. questo fu cagione , che anche altre eiii greche passassero al partito degli Ateniesi. Furono le prime quelle della Eubea, le quali con somma propensione degli animi unirono le loro forze a quelle d'Atene, ad eccezione di Estiea, la quale beneficata grandemente dai Lacedemoni, ed al contrario dalle armi degli Ate niesi gravemente travagliata, conservava contro questi ultimi un odi implacabile , mentre mantenevasi costai* temente fida ai primi (i). Settanta furono le citt con federatesi insieme ; e tutt a condizioni eguali aventi luogo nel dianzi accennato congresso. Cos, mentre le forze degli Ateniesi per le accadute cose ivano ere-* scendo, diminuivansi quelle dei Lacedemoni ; e livella- vasi un altra volta la potenza dentrambe. Quandi gli Ateniesi ai quali tutto riusciva a seconda dei desiderj, fecero marciare alcune schiere di armati in Eubea per
( i) Esliea era tu ta devastata da Pericle che He cacci gli

abilaatl*

Contenere in divozione gli Alleati, e far la guerra ai contrarj. In quell9isola poco prima di questi tempi un certo Neogene , sostenuto da Jasone fereo , erasi artnata mano impadronito della rocca degli Estiei ; e a faccia scoperta faceva il padrone tanto di quella spiag gi , quanto della citt degli Oreiti (i). Ma come poi signoreggiava con violenza e con superbia, i Lacede moni gli mandarono contro Terrippida, il quale inco minci dall esortre il tiranno della citt a sloggiare dalla rocca ; poi vedendo che le sue parole non aveano verun effetto, lasciati i popoli confinanti a farsi liberi, avea espugnata la rocca, e restituita la loro libert agli Oropii. Questa era la ragione , per la quale gli abitanti del paese di Estiea erano ben affetti agli Spartani, e lavano fermi nella loro amicizia. Ora Cabria, capitano degli Ateniesi, dopo avere collesercito suo dato il sacco al territorio degli Estiei, la loro citt situata sopra un colle ben forte circond di un muro, e .messovi presi dio T assicur. Indi andato alle Cicladi, Pessareto , e Sciato , ed alcune altre devote ai Lacedemoni, mise alla sua ubbidienza. I Lacedemoni intanto veduto che non potevano rimediare allabbandonamelo, che di loro fatto aveano tanti Alleati lasciata 1 asprezza fino allora tenuta, incominciarono a mostrarsi colle citt pi umani; e merc questo nuovo genere di condotta rendutisi pi benigni, gli Allean ti- che loro restavano , meglio che dianzi si affezio
(1) I dubbi suscitati dal Palmerio sul punto, se doresse leg gersi Oreiti in vece, di Oropii t a i sono garuii sciolti assai bene dal r * u * U n $ Q ,

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narono. Poi, giacch la guerra facevasi pi aspra, e chiamava;pi seria attenzione, oltre agli altri apparecchi, singolarmepte attesero ad esercitare i soldati con miglior disciplina, .a stabilirne con pi esattezza gli. ordini, e a procurare che gli officii pubblici fossero esercitati con maggior fedelt. Cos eglino. divisero in dieci classi le citt ausiliario, e i soldati arrolati per la guerra Nella prima classe posero s medesimi; nella seconda e terza gli Arcadi ; nella quarta gli Elei ; gli Achei nella quinta ; nella sesta i Corintii, e i Megaresi ; nella set tima i Sicionii, i Fliasii, e gli abitanti del paese chia mato Atte ( 1) ; nella ottava gli Acarna'ni ; nella nona i Focesi, e i Locrii ; e nella ultima gli Olintii, e i socii abitatori della Tracia. In quanto gli ordini, ecco come li stabilirono. Un soldato di armatura greve si valutava come due veliti, e un uomo a cavallo .come quattro a piedi armati. Di tal modo disposte le cose dell eser cito , diedero il comando di tutta la milizia al re' Age silao , gi celebre per laude di fortezza e sapienza con venienti ad un comandante generale , e fino allora poco meno che invitto: imperciocch nelle: altre guerre si era acquistata somma < ammirazione , - e al tempo di quella che. i .Lacedemoni' fecero ai.Persiani, venuto a giornata L nemico esercito di gran lunga superiore al suo, n'<era rimasto. vittorioso ; . e padrone di tutta la campa gna scorso avea ampio tratto dell* Asia, di modo che, se per T urgente bisogno che di lui ebbero gli Spar(i)S i.,dett altrove qual.fosse il,paese cosi cbianitto, e per ch. |n esso coatenevansi gli E pidaurii i M eionei T tcch* ,,

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v. .

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tani nel loro paese, nonfosse stato richiamato di l , sarebbe mancato poco che; non avesse ridotto a percolo estremo 1 imperio persiano. Era infatti costui molto * pronto alle imprese ; univa insieme audacia e prudenza; n si moveva che per cose ardue magnifiche. Perci essendosi allora gli Spartani proposta una guerra di tanta importanza, vollero lui alla testa di tutta la.loro milizia. Adunque marciato Agesilao coll esercito and in Beozia , ed avea sotto le sue bandiere pi di CCidd. 1 3 3 . c i d . c i d . c i d . uomini, tra i quali v erano cinque trib di Lacedemoni, ognuna composta di cinquecento uomini. Ma non si contava frav questi la coorte ..dei cosi detti Scinti, poich essa teneva un posto partico lare (i) , stando intorno al re , e destinata ad accorre re in soccorso ovunque pi . richiedesse il' bisogno; e siccome ;essa era composta d uomini sceltissimi sopra tu tti, faceva un gran peso nelle battaglie , e per lo pi decideva della vittoria. Oltre poi: tutta la infanteria che abbiamo detta, Agesilao avea seco mille e cinquecento uomini a cavallo. Ora pervenuto alla citt di Tespia , ove i Lacedemoni aveano presidio , piant . ivi il ' suo campo, onde ristorare i soldati del lungi cammino. Gli Ateniesi,- inteso l'arrivo de'Lacedemoni* in Beo zia , subitamente mandarono un ^soccorso a Tebe di cinque mila .fanti, edugento cavalli : le quali truppe avute i Tebani andarono ad occupare un certo*, colle ,
(i) Gli S ciriti, secondo che dice Tucidide, starano nel sinistro corno del corpo di battaglia , n con fndetansi mai con altri sol dati. La loro coorte ra di'soicnttf uoibini.

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che assai prolungatasi colla sua cresta, ed era venti stadii lontano dalla citt; e schierati l come in una fortezza, che tale si rendeva quel luogo per essere alto e scosceso , in quella situazione aspettarono l ini mico : poich incutendo loro terrore il nome glorioso di Agesilao , .non ardivano di affrontare alla pianura questo grande capitano. Non tard egli a farsi innanzi; e mand loro contro i veliti per attaccarli , se inten dessero di venire a giornata ; ed avendo osservato, che i Tebani da quegli alti luoghi aveano facilmente re spinti i suoi veliti, spinse contro foro tutto il suo esercito con una fronte che metteva spavento. Allora Cabria Ateniese, comandante degli stipendiati, diede or dine a* soldati, che ricevessero il nemico come per isprezzo ; e ben serrati ne loro ordini, e cogli scudi abbassati alle ginocchia stessero fermi, e presentassero stese al uemico le lancie. Il che avendo prontamente * come ad un solo cenno,, quesoldati eseguito, ammi rando Agesilao tanto quel bell* ordine, quanto quell a- ria di disprezzo, non istim impresa sicura il portarsi con forza a quell* altezza , ed obbligare quella gente a combattere, conoscendo che se si volesse insistere a viva forza, converrebbe arrischiare un* azione decisiva Adunque si mise a provocarli perch scendessero al basso : e poich essi non si mossero dai loro posti , egli ritrasse la falange de* fanti, e distaccata la caval leria , e i soldati armati alla leggiera, si mise a far de vastare con sicurezza le campagne; onde si andava rac cogliendo gran bottino. Pareva strano ai consiglieri, che accompagnavano

4j Agesilao, e ai variicapitoni de corpi dell' esercito r che un guerriero di tanta rinomanza, avente a tua dispo sizione un esercito infinitamente pi numeroso e pi forte , non venisse battaglia. Ai (piali egli rispose : avere i Lacedemoni allora appunt senza alcun loro,pe ricolo vinta la giornata ^ se i nemici non aveano avutb ardimento di muoversi per impedire il guasto delle loro campagne. Che se dopo che gli aveano data in roano la vittoria, li avesse forzati a combattere, sarebbesi po tuto dare per glincerti capricci della fortuna, che i La cedemoni si fossero da s medesimi gittati in qualche impreveduto pericolo. con questo giudizio quel vaior* roso uomo addimostr allora davere congetturato a un di presso quello che poi accadde : ma 1 accaduto poi * fece pienamente vedere, che non fu quella sua voe duomo; sivvero oracolo di un Dio. Imperciocch poco dopo, avendo Lacedemoni con esercito numerosissimo forzati i Tebani a combattere per la libert, si avvol sero in un mar di disgrazie: ch primieramente vinti a Leuttri perdettero una immensa quantit de' loro cit tadini, tra i quali fu lo stesso loro re Cleombroto: poi ebbero peggior sorte combattendo presso Mantinea , e perdettero l ' imperio di Grecia : il che nissuno avrebbe pensato ; veggendosi cosi adoprare singolarmente le sue forze fortuna, che < troppo s'alza caccia in basso ?hi quando meno sei crede s insegnando con ci non do versi estendere le speranze al di l di certi limiti. Laonde prudentemente fece Agesilao , il quale contento di quel primo successo, conservossi intatto l esercito. Egli di poi ricondusse 1 esercito nel Peloponneso. E i

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Tebani p ^ la: condotta di Cabria liberati' dal pericolo cbe loro sovrastava, ebbero ad smmir^re <Y ingegnoso stratagemma di quel valentuomo ; il quale, quantunque fatte avesse nelle guerre molte blle prodezze, pi di tatto dilettassi di vedere magnificato come degno di buon generale tal ritrovato : di modo che- essendogli state dal popolo erette statue, desider che fossero, di maniera conformate da esprimere quel, fatto. Dopo che Agesilao fu partito , i Tebani. andarono verso Tespia, e sorprsine i posti avanzati, eh 'erano di dugento soldati, li ammazzarono tutti : poi dati ripetuti assalti alla citt , non avendo potuto prenderla, deliberarono di ritornare a casa. Allora Tebida lacede mone , che con grosso presidio difendeva Tespia, ve dendo i Tebani in cammino-corse loro dietro; ma vo lendoli assaltare con troppa precipitazione, d '-essendosi attaccata fierissima zuffa, carico di onorate ferite. mor da eroe. Non istettero per; lungo tempo i Lacedemoni.' a . ri tornare collo stesso esercito di prima contro i Tebani. In questa nuova campagna i Tebani postisi;in certi altri luoghi di difficile accesso, impedivano il saccheggiamento delle loro terre ; non ardivano per nemmeno allora, di misurarsi con tutto! lesercito denemici alla pianura., Ma essendosi Agesilao posto alla testa del corpo suo prin cipale , essi a poco a poco incominciarono a - farsi in nanzi ; ; e finalmente: si attacc la battaglia con .grande impeto -, la quale ,diir mlto tempo. In essa da prima .Agesilao era vincitre : ma veduto, -che tutti gli abitanti 'di Tebe venivano: fuori e n era immensa 4a moltito-

49 dine, gli fece suonare a raccolte. Da quel momento i Tebani si reputarono non inferiori ai Lacedemoni, ed inalzarono il trofeo ; n pi in avvenire ebbero paura di non poter resistere alle forze di Sparta. Queste furono le imprese degli eserciti. Nel tempo medesimo le armate vennero tra loro a una grande bat taglia tra Nasso e Paro ; ed eeco come. Pollide coman dante navale avea avuta spia, che lo inform qualmente una grossa quantit di frumento conducevasi sopra navi di trasporto ad Atene. Per lo che prese buone misure per assaltarle improvvisamente. Ma della idea sua av vertito il popolo ateniese, di subito mand 1 annata a scortare il trasporto, e il frumento fu condotto salvo al Pireo. Cbria intanto, comandante dell armata d Atene , con essa veleggi a Nasso, e vi mise 1 assedio, * cercando con grande apparecchio di macchine di rove sciarne le mura per rendersene padrone. Nel che mentre egli era intento, Pollide si trasse coll armata sua a soc-^ correre la citt; e presto si giunse a dover dare batta glia" generale. Vennero dunque a fronte le due armate.' Pollide avea sssantaeinque navi, e Cabria ottantatr. Attaccatosi il fatto d* armi, Pollide , che comandava il destro corno , fu il primo a dar di coazo al sinistro degli .Ateniesi, che era comandato da Cedone \ e valo rosamente combattendo uccise Cedone stesso, ne af fond la nave, e quindi assaltandole altre, parte coro stri ruppe , parte obblig a fuggire. Cabria veduta la' cosa, mand alquante delle navi sue in soccorso a quella parte , e ne corresse la mala fortuna : poi fattosi innanzi colle navi che guidava egli medesimo , s vaio*

5o rosamente combatt, che moltissime triremi nemiche sfrantum , e non iscarso numero ne prese (i). Quantunque per ottenesse vittoria , e le rimanenti navi nemiche mettesse in fuga, si astenne dallinseguirle, memore dell antica battaglia d Arginusa, per la quale a comandanti vittoriosi il popolo in benemerenza inflisse la morte, attribuendo loro a delitto che noi* avessero dpta sepoltura ai morti. Per ci temendo che gli venisse addosso simile sinistro, se simile cosa accadesse, lasciato ire linimico, si applic a far raccogliere i corpi decit tadini galleggianti qua e l , e i vivi cur , e seppell i morti (a). U che se non avesse fatto, egli certo che minata avrebbe interamente 1 armata lacedemone. In * questa battaglia gli Ateniesi perdettero diciotto triremi, e i Lacedemoni ne perdettero ventiquattro, oltre otto, die furono prese con tutti vivi quelli che in esse erano. Glorioso per tanto insigne vittoria Gabria ritorn al Pireo , carico d immense spoglie ; e fu con gran favore ed applauso accolto da suoi concittadini : perciocch questa era dopo la guerra del Peloponneso la prima battaglia navale, che gli Ateniesi vincessero, dovendosi notare, che a Gnido essi aveano riportata vittoria com battendo non colle loro forze, ma con quelle del re di Persia. Mentre queste cose succedevano in Grecia, nel(1) Senofonte non tocca che di volo questa battaglia, la quale per fu di grande importanza per assai rispetti. (2) Debbesi ritenere per una retorica esagerazione quello cbe Demostene dice di Cabria , cio che sotto di lui gli Ateniesi non perdettero mai nissun legno, e nissun soldato. Il medesimo dice, che in qusta battaglia i Lacedemoni perdettero quarantanove triremi

5i r Italia M. Manlio , ' perch in Roma affett il regno , convinto di ribellione , fu fatto morire.
C a p i t o l o

VII.

Caso di Abdera. Vittoria ad Orcomeno de Tebani contro i Lacedemoni. Artaserse procura la pace tra i Greci ; e si conclude : ma i Tebani ne ricusano le condizioni. IJ abuso della libert empie le citt del Peloponneso di gravi disordini, Campagna dei Persiani in Egitto andata male per le discordie di Farnabazo , e d Ificrate.. Ifiorale abbandona F esercito persiano , e ritorna in Atene. Elogio di quest*uomo. Venuto l altro anno, in cui in Atene fu arconte Cariandro , e furono tribuni militari in Roma con au torit consolare Serv. Sulpizio , L. Papirio , M. Cor nelio , e T. Quinzio ; nel qual anno celebrassi in Elea la centesima prima olimpiade, e Damone turio ebbe la corona come vincitor nello stadio ; la nazione dei Triballi in Tracia, soffrendo carestia di frumento , usci armata tutta quanta ( ed erano oltre trenta mila uo mini ) per procacciarsi viveri nelle terre altrui. Per ci invase la parte di Tracia confinante ; e diede il sacco senza timore alcuno al paese degli Abderiti, ritirandosi poi carica di preda, e senza sospetto alcuno. Ora gli abitanti di Abdera, mentre coloro spensieratamente , e senza nissun ordine ritiravansi, diedero loro addosso , e ne trucidarono pi di due mila. Del che irritati quei

52 Barbari, volendo trar vendetta degli Abderiti ne inva sero di nuovo il paese. Ma questi fatti coraggiosi per la vittoria dianzi riportata, e fortificati dagli ajuti dei Traci loro vicini, presentarono battaglia ai Barbari ; ' e con grande valore combattevano, quando i Traci, mu tata fede all improvviso , li lasciarono soli. Adunque circondati dalla moltitudine de'Barbari, quasi tutti quanti gli andati alla impresa miseramente perirono. Udita s grande strage de loro quelli eh' erano restati in Abdera, e gi tenendosi per imminente l'assedio della loro citt, per fortuna sopraggiunse . . . . (i) ateniese col l'esercito; e non solo questi liber gli Abdeiiti da tanto pericolo, ma di pi cacci fuori, del paese queBarbari. Poscia avendo posto nella citt un grosso presidio, per tradimento di cert* uni fu morto. Intanto fatto comandante supremo dellarmata ateniese Timoteo , e andato in Cefalonia , prende di l le navi amiche , e passa in Acarnania , tirando al partito degli Ateniesi le citt di quella contrada. Indi fa lega anche con .Alceta re de' Molossi ; ed avendo a sua divozione que' paesi, sconfigge presso Leucade in battaglia navale i Lacedemoni (2 ). Le quali cose tutte egli oper in bre(1) Lascio in bianco il nome di questo ateniese, giacch invano P ho cercato presso tutti.gli scrittori. Non ho voluto poi metterci quello di Cabria, perciocch Diodoro stesso, come Demostene , e Cornelio N ipote, ne mette assai pi tardi la morte avvenuta in Chio. Estendo chiaro Terrore introdotto nel lesto, perch renderlo terno ? (a) Pare che qusta battaglia fosse la principale cagione per cui gli Spartani nella pacel riconobbero gli Ateniesi come aventi il pri* mat<} sol mare.

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vissimo tempo, e con poca fatica, avendo superata ogni difficolt ove colla sua eloquenza, ove colF accortezza, e coll apparato della forza (i). Per lo che molta bene volenza ,. e molta lode si acquist non solo presso i suoi concittadini, ma ancora presso gli altri Greci/ In tale stato erano allora le cose di Timoteo. Mentre tai fatti succedevano, i Tebani con cinque cento valorosissimi loro cittadini andarono contro Orcomeno, e fecero impresa degnissima di memoria. Te nevano in Orcomeno gli Spartani un forte presidio ; il quale essendo uscito fuori, ed avendo presentata bat taglia ai Tebani, tal combattimento si fece ; che questi -prodigarono i Lacedemoni quantnque fossero pi forti del doppio (2 ) ; cosa che mai non era seguita in tutte le passate et : ch sempre era parato bastare , se po chissimi d* essi fossero stati vinti da un grosso numero degli altri. Crebbe dunque il coraggio dei Tebani, e prese altissimo splendore la bravura loro ; n pi dtlbitavasi che non fossero per disputare del primato di tutta la Grecia. Per d , che riguarda gli scrittori, Ermia di Metimno (3) pone termine con questanno
(1) Cornelia Nipote dice di Timoteo a questo proposito, che ri dusse Corcira sotto f imperio ateniese , e in confederazione con Alene gli E piroii, gli A tam ani, * Caonii, e tutte quelle genti, che abitano presso quel mare. (2) Senofonte dice, che i Lacedemoni erano comandati da iW eoloco ; a Polieno da JSicomaco. Il esselinaio crede, che Seno fonte abbia errato; ma non ne dice il perch. I Tebani erano com u d ati da Pelopida. (3 ) Ateneo ha parlato con assai lode di questo scrittore: non si crede per che sieno di lui ,luUe le opere correnti sott'o il su nome.

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all' opera sua concernente le Cose Stenle, che com posta di dieci, o come altri vogliono , di dodici libri. Nel seguente anno, in cui fu arconte in Atene Ippodamo, e furono in Roma tribuni militari L. Valerio Crispo , A. Manlio, Serv. Sulpizio, e L. Lucrezio; Artaserse re di Persia volendo far guerra agli Egizj , e a tale effetto provvedersi di un grosso esercito arrolando forestieri, si applic a mettere in pace i Greci* Sperava egli, cbe riducendoli in concordia tra loro, ne avrebbe facilmente un buon numero a'suoi stipendi Sped quindi legati in Grecia per esortare le citt a ri conciliarsi tra esse. E questo officio di lui giunse ac cetto ai Greci, poich erano tutti stanchi ornai delle continue guerre. Fu dunque fatta pace da tutti sotto questi patti, che tutte le citt della Grecia in avvenire si reggessero da s, e senza presidio daltri; e si creas sero dalla intera nazione certi magistrati, i quali, vi sitando ogni citt, vedessero, se in essa v' erano presidj , ed immantinente, se vi fossero, li obbligassero a partirne. I soli Tebani ricusarono di ammettere questa condizione, volendo che la Beozia rimanesse loro tri butaria. Gli Ateniesi vivamente si opposero alla pre tensione dei Tebani: ond' che nel congresso generale di ci ragionando in nome degli Ateniesi Callistrato , e pei Tebani con grande eloquenza aringando Epaminon da, tutti gli altri Greci si accordarono insieme , e stabili rono 1' alleanza coll anzidetta condizione ; e i soli Te bani , che non lammisero , infervorati in ci da Epami nonda , vennero dall alleanza comune esclusi. Del resto i Lacedemoni e gli Ateniesi, che sempre fino a quel-

55 F epoca aveano contrastato insieme pel supremo impe rio della Grecia, si accomodarono a questo patto, cbe gli uni si tenessero averlo in terra , e gli aitei in mare. Per questo mal sopportavano che venisse a pre tenderlo un terzo ; quindi distaccarono dal comune dei Tebani. le citt della Beozia. Ala i Tebani che trovavansi robusti di c o r p o e pieni di gran coraggio , ed aveano in varie battaglie vinti i Lacedemoni , a pi alta meta spingendo i loro pensieri, credevano di dover avere 1 imperio del con * tinente. N in ci s ingannarono , tanto per le consi derazioni giesposte, quanto per trovarsi allora Capi tani , e Generali di egregia virt : ed erano tra questi chiarissimi Pelopida , Gorgia , Epaminonda; e questo ultimo veramente superava non solo tutti gli eccellenti uomini del suo paese in fatto di valore, e di militare comando, ma tutti anche i Greci. Era egli in oltre istruito nelle liberali discipline , ed avea di pi data opera alla 61osofia pitagorica; ed essendo, oltre tutte queste cose, dotato dalla natura di singolari eminentissime qualit , non dee far meraviglia , se anche oper emi nentissime cose. Onde costretto con un drappello di suoi concittadini a combattere tutte le forze de* Lace demoni e de confederati unite insieme , tanto super tutti quegl* invitti guerrieri , che giunse ad ammzzare anche il re degli Spartani Cleonabroto, e ad annientare un esercito intero oppostosegli. E s alte imprese fuori della aspettazione comune fece egli per la singolare sua intelligenza', e per Y abito felicemente contratto in tutto i , che pu mai condurre luomo alla virt. Delle quaU

56 cose pi ampiamente parleremo ili appresso, ove esporremo (e azioni; sue in particolare. Ora continuiamo la storia. * Era dunque stato ; siccome si . detto r al popol dogni citt conceduto di vivere colle proprie leggi. Ma ben tosto* le citt furono piene, di tumulti, e di gravi sedizioni, e spezialmente quelle del Peloponneso. Esse da prima furono soggette alla' signoria di pochi ; ora restituito il reggimento popolare., d esso non si pre valevano con bastante prudenza. S* incominci a cacciare' in esilio molti cittadini di specchiata probit, condan nati con calunniosi giudizj : poi crescendo vieppi la sedizione , gli esiglj e le confische de* beni si molti plicarono esorbitantemente. A codeste disgrazie erano soggetti in jspezialit quelli, che sotto il principato dei Lacedemoni aveano esercitati i magistrati; perciocch quanto pi del giusto imperiosi s erano essi dimostrati al popolo , tanto pi la plebe fatta ardita per la ricu-> perata libert ricordava le ingiurie. Quindi avvenne , che gli esuli principali dei Fialesi, essendosi accordati insieme, occuparono un forte castello denominato Erea, e da quello si misero con frequenti scorrerie a trava gliare la citt. Celebravansi per avventura allora le feste dionisiache , quando all improvviso assaltando la gente eh* era in teatro, assaissime persone scannarono, e trasi sero non pochi a farsi loro compagni in s infame stra ge ; poi si ritirarono a Sparta. In quello stesso tempo nche i fuoruscili di Corinto, un certo numero dequali viveva presso gli Argivi, stabilirono di aprirsi colla vio lenza il ritorno. Alcuni di costoro erano stati accolti in citt da faxnigliari ed amici ; ma denunciata la ' cosa ai

magistrati, non poterono restar nascosti lungo tempo ; ed erano gi per essere arrestati, quando presi dal ter rore dellimminente supplizio si diedero la morte dispe ratamente con*vicendevoli > colpi. ICoriutii per avendo arrestati molti cittadini sospetti della congiura, una parte ne condannarono alla morte , e un' altra all esigilo. In Megara alcuni aveno fatto disegno di cambiare lo stato della repubblica ; ed anche questi, convinti di ribellione , scottarono il delitto o coll' esiglio o colla morte. Cos succedette in Sicione , ove -messi prima ai tormenti, furono ammazzati alcuni che aveano preso ad intro durre novit nel governo. Finalmente.parecchi fuorusciti Fliasii, essendosi fortificati in un castello, del territorio, ed avendo assoldata molta truppa , vennero alle mani Dogli abitanti della citt, ed qccisine pi di trecento rimasero vittoriosi. Ma alquanto dopo per frode delle sentinelle traditi gli esuli, i Fliasii rimasero superiori , d ammazzatine settecento , obbligarono gli altri a fug gire ad Argo. In,questo misero stato erano le cose del Peloponneso. Fu di poi nel susseguente anno arconte in Atene iocratide, ed ebbero in Roma il tribunato militare Q. fervilio, Serv. Cornelio, Spur. Papino , L. Emilio. }i quel tempo il re di Persia moveva contro gli Egizj; fa.- ribelli al suo' imperio. Erano alla testa dell esercito larnabazo ed Ificrate; il primo comandando ai Barbari, il secondo a stipendiati. Labilit singolare i quest' uomo in condurle eserciti avea indotto il re ad fargli la distinzione di affidargli un tal comando. Avea larnabazo consumati parecchi anni negli apparecchi di

Cdcd C.cid. i d

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questa guerra , Ificrate , avendo avuta occasione di os servare , che quanto Farnabazo era pronto di lingua , altrettanto era tardo nelle opere, liberamente un giorno gli disse meravigliarsi, che essendo s spedito in par lare , fosse in operare poi lento. A cui rispose Farna bazo tal essere per la ragione , che del parlar suo era libero padrone egli stesso; ma che nell operare dipendeva dal re. Finalmente essendosi radunati gli eserciti presso la citl d A ci, fatta la rassegna, si trov essere sotto le bandiere di Farnabazo dugentomila Barbari, e ventimila Greci presi a soldo essere sotto il comando d Ificrate. L armata era di trecento trirem i, e di dugento legri d* altra specie : ma de bastimenti da trasporto per vitluaglia, e per ogni altra cosa necessaria, il numero eri grandissimo. Adunque al cominciar della estate i co mandanti con tutto T esercito , e tutta 1 armata marcia rono in Egitto; e giunti alle bocche del Nilo trovarono gli Egizj pienamente preparati all guerra, perciocch il ritardo messo da Farnabazo in quella spedizione ava dato al nemico bastante tempo di premunirsi: ch questi leterna condizione de Comandanti persiani, che ncn avendo assolata facolt di operare, debbono riportar tutto all arbitrio del r e , ed aspettare la risposta s ogni pi piccola cosa che occorra. Avea Nettanebi, re d Egitto, presa notizia del nir mero delle forze persiane ; e la maggiore sua speranti era collocata nella posizione del suo paese, poich lEgitto dappertutto presenta un accesso difficile; e le sete bocche del Nilo chiudono il passo a quante invasioii vogliano farsi tanto per terra quanto per mare. Impe>

ciocch dove il Nilo si getta in mare, ne slava alla foce una citt, la quale proveduta di grandissime torri piantate sull*una e l'altra riva e di un ponte di legno, veniva ad essere padrona defe navi, che volessero approdarvi. Spezialmente poi la >ce pelusiaca era ben fortificata ; giacch essendo qutita la prima che presentasi a chi viene di Siria, argoientavasi che i nemici fossero per volere entrare per <*ella parte. Per ci gli Egizj F aTeano circonvallata on fossi, e dove le navi avessero potuto facilmente eirare , si erano chiusi i luoghi con muraglie. E si era ravveduto anche per le strade, per le quali da parte d terra si volesse entrare nel paese ; perciocch si eranocoperti dacqua i siti, ove si poteva camminare a piedi e dove potevasi navigare, s erano alzati argini. Siceb non v era modo n di penetrare coll'armata, n ditvvicinarsi colla cavalleria, n di ac costarsi colle soldajscbe a piedi. Per lo che avendo gli ufficiali di Farnateo veduta la foce di Pelusio s me ravigliosamente mnita, e guernita di tal numero di guardie, pensandcdoyersi abbandonare il disegno den trare per forza, jiglior consiglio credevano Fintrodurre 1 armata per un foce diversa. Onde trattisi in . alto * mare per non ej?re veduti dal nemico, voltarono poi le navi alla foceletta Mendesia, ove il lido sporge assai in lungo ; e m$i ivi a terra tremila uomini armati, Famabazo ed Idrate si posero a costruire un castello sulla foce stess* Ma avendo gli Egizj spinti fuori tre mila fanti e mti cavalli per difendere il posto, si venne ad un fatto d'ani assai vivo, nel quale gli Egizj stretti da una moltitune di Persiani, poich moltissimi di

6o questi a mano a mano traevansi dalle navi al lido, con* cruda strage vennero morti ; e lon pochi caddero vivi nelle mani de nemici, e il riamente dovette ripararsi nel castelletto, che ivi era. Se in che i soldati d* Ifi crate s* introdussero insieme coi uggiaschi in quel ca stello ; onde venuto in podest egli aggressori fu da capo a fondo distrutto, e quelli ne abitavano il luogo, fatti prigionieri e condotti via. Qui per suscitatasi discordia Ia i Capitani, suc cesse che inutile riusc per 1* iipresa questo primo vantaggio. Ificrate seppe dai prigioieri, che Memfi non avea presidio. La quale citt esseno di grande oppor tunit per tutto 1' Egitto, egli era i parere che si do vesse immantinente assaltare coll' aliata prima che le altre soldatesche degli Egiziani si uissero insieme. Ma Farnabazo co suoi diceva doversi gettare tutte le forze persiane ; ch cos la spedizione a lemfi sarebbe stata meno pericolosa. Allora Ificrate ornando che gli si dessero soltanto gli stipendiati preseli, promettendo che con essi soli egli si sarebbe impadrtiio di quella citt : onde Farnabazo postosi in sospetto er quella tanta fi danza, e fortezza di tal uomo, intminci a temere che volesse occupare l'Egitto da s;e perci non gli accord la domanda. Di qui nacquena solenne pr-' testa d Ificrate, dichiarando , che sei lasciano scappar dalle mani codesta favorevole occasio*, sar colpa loro il mal esito della spedizione. Ma Faribazo si ostin di p i , invidiando chi sapea meglio, e ungendolo anche con non meritata imputazione. Intantcgli Egizj avendo avuto tempo sufficiente, misero buon Cesidio a Memfi ;

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e marciando cn tutto lesercito al castello distrutto, mentre in molte parti ben combattendo prevalgono sul nemico 7 coi continui combattimenti il travagliano ; e crescendo ogni giorno pi forte, fanno grande strage de*Persiani, e prendono conto essi maggior animo. Erasi l 'esercito fermato troppi tempo presso a quel castello, e colio spirar delle eteue messosi il Nilo a crescere, empiva ornai d acque tutti intorno i luoghi , rendendo pi munito 1 Egitto. Albra i Capitani per siani giudicarono d'avere ad accelerare la pazienza, non dovendosi combattere colla natura. Ben presto adunque ritornarono in Asia, ove pi acerba divent la discordia tra Frnabazo ed Ifcrate. Per lo che temendo egli, che gli succedesse, come in addietro a Couone, d essere cacciato in carcere, e morto (i), pens di andarsene abbandonando di soppiatto il campo ; e procacciatosi un bastimento di notte scapp, e ritorn ad Atene. Farnabazo non dubit di spedire in Atene legati, dicen dolo in colpa che non si fosse ricuperato 1 Egitto. Ai quali gli Ateniesi risposero, che lo avrebbero punito, giusta, il m erito, se lo avessero trovato reo ; ma fini rono con affidargli poco tempo dopo il comando di tutta la loro annata. A questo passo della storia nostra crediamo non es sere fuor di proposito, se aggiungiamo quanto intorno alle virt dIfcrate rimasto nella memoria degli uo mini. Dicesi adunque, che egli possedeva tutta la dili( x) strana cosa, che Diodoro abbia altrove dissimulalo l in fortunio di Conone, e qui poi lo accenni.

6a genza e vigilanza, che pu desiderarsi in chi ha il co mando supremo nelle cose della guerra; e che fu d'in gegno mirabilmente pronto ad ogni ripiego e trovato, che potesse essere utile Ond' , che avendo per la lunga pratica della milzia persiana acquistata grande cognizione nell' arte delb guerra, molte opportune cose invent ; e singolarmente applicossi a quanto concerneva le militari armature. Era stato fino al suo tempo co stume de' Greci portare lunghi scudi ; ma come na turalmente venivanc ad essere assai pesanti, ed impe divano lo spedito movere delle persone, egli vi sostitu piccole targhe col doppio intendimento, che per esse il corpo fosse bastantemente coperto, e che per la leg gerezza loro lasciassero maggiore facilit ad operare. E questa comoda invenzione, confermata tosto dalla esperienza, fece che come prima chiamavano! dallo scudo loro i soldati di armatura greve, di poi si chia massero da quelle targhe. Anche la forma delle aste, e delle spade fu cambiata da lu i, perciocch fce assai pi lunghe le une e le altre. E la pratica immantinente giustific l ' invenzione ; e pe'vantaggi, che se ne tras sero, r accortezza del capitano fu giustamente celebrata. Anche sui calzari de' soldati port egli l ' attenzine sua; e gl introdusse di tal modo, che presto potessero scio gliersi , e con maggiore facilit portare ; e da lui fino al presente teYnpo ritengono la loro denominazione. Molte altre cose ancora riguardanti la milizia immagin, l'annoverare le quali sarebbe troppo lungo. Ritornando intanto al primo proposito, cos come s' narrato and a finire vuota d'ogni riuscita contro le concepute spe

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ranze quella spedizione dEgitto, ch costava tanti ap parecchi. Capitolo Vili.

Nuova guerra tra Atene e Sporta. Spedizioni et en trambe le parti. I Tebani distruggono P latea Gli Spartani andati a Corcira sono rotti dalle forze degli Ateniesi, Morte d Evagora re di Cipri. Tre m ilo li e inondazioni straordinarie nel Peloponneso, Fatti allegati per cagione di questi disastri. In-questi tempi per la novit introdotta nelle forme de reggimenti delle greche repubbliche essendosi in tutte le citt alzate turbolenze, siccome si gi detto, quelli che davano il governo a pochi, ebbero per protettori i Lacedemoni, e quelli che si attennero allo stato popolare, erano patrocinati dagli Ateniesi. Breve tempo stettero fedeli al trattato tra esse stipulato le citt d* entrambi questi popoli : perciocch al primo porsi a sostenere la causa di quelle, che sotto la loro prote zione si misero, la pace non pot pi durare , e niun riguardo avuto alla medesima, tornarono da capo a farsi la guerra. Da prima in Zacinto il popolo grave mente irritato contro quelli che governato aveano' sotto 1 ombra de Lacedemoni, li avea cacciati tutti. Ma ri tornati, e spalleggiati dagli antichi loro protettori, pre sero di nuovo il governo, cacciando i principali dei popolani. Questi nfuggironsi presso Timoteo, allora comandante dell* armata, e presero partito sulla mede-

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rima guerreggiando'insieme con Itti, che la loro causa difendendo li trasport alla loro isola , ove occuparono un ben monito castello, chiamato Arcadia, e li ajut nlle molestie e nedanni, che andarono facendo alla citt (i). I Zacintii adunque si rivolsero ai Lacedemoni, invocando il loro braccio ; ma questi prima di prendere le arm i, querelarono per mezzo de loro legati in Atene Timoteo ; e poich videro , che il popolo ateniese pro pendeva a favore degli esuli, si misero ad allestire Far mata; e poste in ordine venticinque triremi, le manda rono in ajuto de Zacintii sotto il comando di Aristocrate. In questo mentre in Corcira insorsero contro il po polo alcuni aderenti de* Lacedemoni ; e ricorsero a*me desimi perch loro mandassero forze, promttendo di dare in poter loro T isola. E ben comprendendo i La cedemoni quanto potesse esser essa comoda per loro, che erano intenti a rivendicarsi l imperio del mare, non esitarono a fare 1' occorrente per rendersene pa droni. Mandarono dunque subito a Corcira ventidue tri remi sotto la condotta di Alcida, fingendo per che quest* armata fosse spedita in Sicilia ; ma in fatti colla idea, che ricevuta da Corciresi come di amici, coll o pera poi degli esuli queste forze occupassero la citt. Si diede per il caso, che gli abitanti scoprirono. la fraude spartana : onde messa in armi gente con molta dili*
O ) Il Pahnerio, ed altri trovano qui il testo involveate con traddizione ^ e il Vesselingio ha convoluto che, come sta , presemi i segni di qualche vuoto. 11 vuoto era facile a riempiersi.. Io l ha riempialo senza sforzo, e ia mia traduzione lo prova.

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gena* si* assicurarono dal colpo, cbe si volea tentare. Contemporaneamente poi marciarono legati ad Atene, chiedendo soccorso.,E il popolo ateniese subito decret di spedire soccorso tanto ai Corciresi, quanto a Zacintii , ordinando a Ctesicle , che andasse senza ritardo per capitano degli esuli. Mentre mettevasi quest* armata in ordine, i Plateesi, che con grande animo eransi posti, in societ cogli Ateniesi, avendo risoluto di met tere la loro citt a divozione de medesimi , ne doman darono soldatesca. Di che irritati i Beotarchi, per pre venire le forze aspettate da Atene, senza mettere indugio, mandarono contro i Plateesi una grossa partita di trup pe , che arrivate sui confini di Platea , essendo giunte improvvise, e trovando moltissimi cittadini sparsi per le campagne , molti di questi presero, e gli altri, . che fuggendo poterono ripararsi nella citt, non avendo chi li ajutasse, dovettero arrendersi alla legge che volle il nimico. Imperciocch fu loro *imposto di uscire della citt togliendo seco le loro bagaglie, e di non mai pi porre piede in Beozia. Quindi demolita Platea, i Tebani espugnarono anche Tespia , contraria ad essi. I Plateesi riparatisi coi figliuoli e le mogli in Atene, dal popolo furono benignamente aggregati alla cittadinanza ateniese. E cos andarono le cose di Beozia. I Lacedemoni poi, fatto comandante dell armata Mnesippo , lo mandarono a .Corcira con sessantacinque tri remi , e con millecinquecento uomini. Costui appres satosi all* isola, e accolti gli esuli, entr nel porto , 4 immantinente si appropri quattro navi di sette, che ivi. erano, e le altre tre forz trarsi rasente tetra, le

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qj^ali i, Qorcire , perch non cadessero anch* asse iti, m^QQ ^lel^peimco, ahbruciaropo, Ma inunto Mnesippo avendo tiessi a terra i suoi. soldatiattacc i Coreiresi chei si erano appostati sopra un colle, e li vinse, spar* gendo il terrore dappertutto. Aveano gli Ateniesi gi da alcun tempo mandato in ajuto de* Corciresi Timoteo con sessanta navi : ma costui prima di accorrete con quelle forze a .Corcira* .pens di andare in Tracia, ove; ridusse;nella le.ga, degli Ateniesi molte citt, e la sua armata accrebbe di trenta triremi. Ma come troppo tardi portava soccorsa ai Corciresi il popolo si risenti contro di lu i, e gli tolse il coniando* Se non che quando ritorn ad Atene accompagnato dal grosso numero de* le g^ti d tante citt r , che.mondavano . per. confermare la le^ga , e ohe ^mostr le trenta triremi aggiunte alT ajv ra$ta colla quale era partito, e questa allestita piena mente di tutto ci che. occorreva alla guerra, il popolo mut opinione, e gli restitu il comando. vGli Ateniesi aveano gi prima fabbricate altre quaranta triremi, onde, iij tutto, e tvve^no centotrenta. Fecero inoltre grande, pfyvigione di frumento,, di dardi , e di quant* altro la; gPfrra richiede:. E dato gi il comando a Ctesicle , mandarono con esso Ini in ajuto ai Corciresi cinque cento soldati. Egli entr in Corcira di nottetempo soiv, prendendo la vigilanza degli assedianti ; e trov gli abi tanti in rumori tra loro , e le cose della guerra p^ssi inamente condotte. La prima cosa eh* egli fece, fu di calmare le discordie : indi volse le cure a ci che ri guardava l difesa deija citt: con che ispir gran fiducia agli assediati. In seguito fatta una sortita ; die i n e -.

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onci non a* attendevano , ne uccise dngento : poi awaccalili fieramente uccise Mnesippo, e con esfto lui mlti altri. Ed era ornai questa guerra di Corara finita, quando approd allisola l armata ateniese condotta da Timoteo, e da Ificrate. Questi, perch giunti troppo tardi, noti fecero altro di memorabile, se non che presero insieme con tutti quelli che le montavano, nove triremi pro-r1 venienti dalla Sicilia , e da Dionigi mandate in ajuto agli Spartani sotto.il comando di Cassida, e di Cri*-1 nippo. Il riscatto de* prigionieri frutt pi di ^seisanta talenti, che servirono a pagare i soldati. Mentre succedevano queste cose l eunuco Nicode in Cipri, ucciso a tradimento il re Evagora, usurp il regno d i Salamina. *In Italia i Romani, venuti a giornata Coi Prenestini, rimatti vittoriosi, uccisero quasi tutti i nemici. Indi, fatto arconte in Atene Asteo , e tribuni mili tari in Roma M. F urio, L. Furio, A. Postumio , L. Lucrezio, M. Fabio, e L* Postumio, s ebbero nel Peloponneso s grandi terrem oti, e tante inondazioni di paesi e di citt, che appena potrebbonsl credere ; n mai ne' passati secoli calamit di questa specie op presse le citt de Greci : di modo che in questa oc casione alcune d* esse furono sommerse insieme co loro abitanti. Ed a credere , che una certa divina potenza tanta ruma e strage facesse degli uomini; e codesta cala mit rese maggiore anche il tempo stesso in cui soprav venne : perciocch non accadde essa di giorno , quando al sopraggiungere de' pericoli pu aversi qualche soc corso; ma que* terremoti venivan di nptte; e gli uomini .impediti dalle tenebre, e pel non preveduto subitaneo

68 caso smarriti non sapevano csa fare per mettersi iri salvo. Onde poi accadde, che la maggior parte misera-^ mente per schiacciata sotto le ruine delle case. Quando poi venne giorno, alcuni saltarono fuori di casa ; ma nel mntre che credevano d essere scampati dal pericolo , si trovarono esposti ad un altro pi grave e meno aspettato caso ; poich essendosi il mare gonflato , e i suoi flutti saliti ad enorme altezza , tutti quanti col ri manente delle loro abitazioni restarono inghiottiti. Que sta disgrazia tocc spezialmente a due citt dell Acaja, Elice e Bura ; la prima delle quali innanzi a questo in fortunio era tra le altre di quella provincia sorta a grande splendore. Molto si disput sulla origine di que sto sinistro avvenimento. I fisici danno per cagioni di tal orra di casi, non il fatto del Nume, ma certe circo stanze naturali e totalmente necessarie. Ma quelli, che hanno pia, e riverente opinione del Nume, spiegano la cosa con dire, che lira degli Dei, pel violare, che si fa la loro religione, manda questi flagelli. Il che con circostanziato ragguaglio anche noi esporremo pi esattamente; Nove citt della Jonia erano solite per antico rito , radunandosi in solenne congresso, sagrificare m certo luogo solitario presso Micale opime vittime # Nettuno.' La quale celebre festa , detta Panionica, non essendosi potuta pi celebrare ivi a cagione delle troppo frequenti gurre, il congresso trasfer in sjto pi sicuro non lungi da Efeso. Ma avendo spedito a *Delfo legati, ebbero dall* oraeolo il comando di prendere le statue che trovavansi ne* tempj antichissimi fle loro maggiori ; cio da Elice, citt della regione, che una volta fu Jonia, ed

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ora chiamata Acaja (i). I Jonii adunque, eome 1 o* racolo avea detto', mandarono uomini in Acaja a do mandare que* simulacri. Codesti commissari esposero nell ' assemblea pubblica degli Achei 1 oggetto della loro * spedizione, e glindussero a conceder loro quanto chie davano. Ma gli Elicesi aveano un vecchio oracolo, il quale diceva, qhe essi sarebbero stali in pericolo som mo , quando i Jonii sacrificassero sull ara di Nettuno. Laonde ricordandosi di tale predizione ricusarono di permettere , che i Jonii portassero via quelle statue ; pretendendo che il tempio, in cui esse erano, non ap partenesse alla intera comunit degli Achei, ma fosse proprio di essi soli. E lo stesso contrasto pur nacque per parte de' Buratti, i quali fecero le stesse difficolt degli Elicesi. Nondimeno i Jonii per comune decreto degli Achei ebbero licenza di offerire vittime sull ara di Nettuno : il che valse appunto a fare che il fatto giustificasse 1 oracolo. Perciocch gli Elicesi, rovesciate le cose recate daJonii pel sacrifizio, e messi in prigione i loro Teori ^ commisero contro il Nume una grande empiet (2 ) ; e a vendicarne appunto 1 atroce ingiuria, dicono, che Nettuno sorgesse sdegnato a gastigare quelle citt colla calamit orrenda di terremoto insieme e di diluvio. E che per lo sdegno di Nettuno la cosa acca desse , dicono provarsi evidentemente per questo, che & fede essere appunto questo Dio arbitro dei terremoti e ,
( 1) Questo fa prima del ritorno degli Eroe lid i. Veggasi Pausarti . m (a) Ebano aggiunge che trucidarono anche i commissari presso r altare dei Nume.

7 dei diluvi! (i); che a memoria d'uomini il PeloplW' neso sua abitazione; cbe quel paese a lui consacrato \ ed infine che tutte le citt del Peloponneso sopta ogni altra delle citt quante sono, lui venerano religiosa-* mente. Aggiungono anche alle dette cose quest'altra. Nel Peloponneso hannovi entro terra certe grandi cavit, neHe quali pel concorso d'acque da molte parti in esse fluenti formansi vasti laghi. quello che sicuro, , che in quella provincia sono due fiumi, i quali manifestamente precipitami ne gorghi sotterranei. Imperciocch il 'fiume che chiamasi Peneo, nella et trascorsa sprofondatosi Scomparve dalla.vista degli uoxriixt il die vuol dire, che fa accolto in caverne giacenti sotto terra. L* altft) presso Stimfio assorto in certa voragine, dop essfcre cgrso sotto terra occulto per dugento stadj , vien (bori presso {a citt degli Argivi. E a queste cose si unisce la: tradizione, che nissuno, fuorch i rei di violata piet , pati codesto gastigo. Ma basti intorno ai terre* moti e diluvii accaduti nel Peloponneso quanto qui ab biamo dtto.
(i ) Questo passo di Diodoro illustra la teologia degli antichi. Per Nettuno intendvasi la forca della sostanza umida ; e perci i poeti lo chiamarono ennotigton, e sisichtona : i cui effetti per fm* peti sotterranei <ii ogni manici* venivano ad essere deatissiit ^ pi che altrove, nel Peloponneso : onde in qneUa u rr una Utl divinit avea siogolar cullo per templi, per feste, per ogni genere di divozione. 8i consulti Pausania.

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C AP I T L 6 IX StpaofdiMfro fenomeno annunzia a Sparitila perdita del primato. Nuovi officii di Artaserse per mettere in pace i Greti ; e i soli Tebani ancora resstono. G li Spartani mandano loro addosso un esercito formidabile. Epaminonda marcia con pohe frze contro di loro. Volge a bun senso 'gli augurii si nistri* Battaglia di Leuttri : morte di Cleombroto, e vittoria dei Tebani. Tenendo la dignit darconte iu Alene Alcistene, e il tribunato militare in Roma i seguenti otto uomini, I e P. Valerii, Q. Teretzio, L. Menetiio, G. Sulpizio, T. Papirio, L. Emilio, e M. Fabio, si celebri ili Elea lolimpiade centesima seconda, in cui ebbe la corona nello stadio Damone tur io. Allora a Lacedemo n i, che per quasi cinquecento anni tenuto aveano il primato nella Grecia; la perdita di tanto onore cn si curi segnali il Nume presagiva. Imperciocch per molte notti si vide ardere in cielo una grande fiaccola, la qOale dalla figura th avea, chiamavasi trave ( i) ; e pco
( i ) ArtUe parl di qaesta metora. ssa si ride I* anno tananai ^a quello, ohe or segoa l A. sopra gli altri ne parl Caliisiene. notabiie in proposito un passo di Seneca nelle sue Questioni naturali. Egli dice: Callstene ha lasciato scritto , eh
comparve V immagine di Una lunga fiamma prima che il mare som mar.gejtse Bura ed E lice. A ristotile d ice , che questa, non f a mut trave , ma bens una cometa,. Poi un poco dopo: nella quuie fiam ma parecchie cose concorsero degne d i considerazione $ ma n u lla , pi "pei quanto che appena css<t comparve iti cielo , il mare *' ali sopra quelle due Ciu.

tempo dopo rotti io una grande battaglia improvvisa mente , cosa che nissuno avrebbe immaginata, perdet tero l imperio. Alcuni fisici l'origine di quella face attribuiscono a cagioni naturali; ed affermano, che tali apparizioni fannosi a certi intervalli di tempo per ne cessit ; e che i celebri Maghi di Babilonia, e gli altri astrologi prenunciano tali cose a modo, che non falli scono di nn jota : i quali non si meravigliano se esse uccedono; ben meraviglierebbonsi piuttosto se nn suo s cedessero ; perciocch tutte le cose hatno il loro andare e venire , e guidansi con perpetui m oti, e qon preor dinati corsi. Dicesi poi che quella fiaccola, o lampada, 0 trave , che vogliam dirla , dava tanto lucore , che produceva le ombre in terra non diversamente da quello che faccia la luna. Circa questo tempo Artaserse re di Persia vedendo la Grecia di nuovo sossopra per tante turbolenze e tu multi , un* altra volta mand legati onde far cessare le guerre intestine, esortando i Greci mettersi tra loro in pace secondo quanto, erasi di recente stabilito/ Tutti 1 Greci di buon animo accolsero quell* invito ; e ' fecero pace comune , eccettuati i soli Tebani. Imperciocch questi volendo tenere soggetta a s tutta la Beozia, non venivano ammessi nella confederazione comune dai Greci, i quali tutti volevano, che le singole citt si obbligas sero con giuramento alla lega. Da questa adunque esclusi i Tebani, seguitarono , come dianzi, a tenere tutta la Beozia sottoposta alla giurisdizione della loro citt. Della . quale loro pervicacia irritati i Lacedemoni, pensarono che si dovessero assaltare con. grande esercito, come ne

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mici comuni della Grecia: perciocch da qualche tempo la crescente potenza de* Tebani avea cominciato ad es sere sospetta; e facilmente argomentatasi, che giunti al principato di tutta la Beozia, se qualche occasione' si fosse loro presentata, avrebbero tolto a Sparta 1 *imperio. Imperciocch essendo di lor natura bellicosi, n secondi ad alcuna greca nazione per fortezza, usavano eziandio rendere i loro corpi pi robusti cogli esercizj con-* tnui ne loro ginnasii. Che pi ? aveano illustri capitani in valore distinti, e tre spezialmente pi distinti degli altri, Epaminonda, Gorgia, e Pelopida. A ci aggiungevasi, che la citt de' Tebani per la nobilt de mag giori fino dai tempi eroici propagata destava in essi altissimi spiriti, e loro insinuava grandi imprese. Adun que in quest anno i Lacedemoni reclutando e cittadini ed alleati, si preparavano alla guerra. Nell anno susseguente, in qui Frasiclide fu arconte in Atene, e furono tribuni militari in Roma P. Manlio, G. Erenucio, G. Sestio , L. Giulio , M. Albini , P. Trebonio, G. Manlio , e L. Antistio , i Tebani non ammssi nella confederazione vedevansi obbligati a so stenere contro i Lacedemoni la guerra colle sole loro forze ; n era lecito a nissuna citt 1 ajutarli, poich per solenne comune accordo era tra esse stabilita ed accettata la pace. I Lacedemoni adunque decretarono di attaccare i Tebani cos abbandonati da tutti, e di ridurli in servit. E perch era cognito, che i Lacedemoni facevano preparativi enormi, e che nissuno movevasi pei Tebani, ognuno pensava , che questi senza grande dif ficolt sarebbero stati debellati. Perci juelli t che lorq

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volevano bene, prevedendo le M n g t & coi *ftcUvp4 incontro, dolevansi del loro caso * e i loro nenia giu bilavano , come se gi i Tebani dovettero subire il giogo servile. Adunque essendosi i Lacedemoni boi for tificati con grande esercito di questo diedero il comando al re Cleombroto. Per prima mandarono legati a Tebe, domandando per meszo loro, otte tolte le citt della Beozia dovessero lasciarsi libere ; cbe Platea e Tespia savessero a rifabbricare, e restituire le terre ai primieri possessori. A queste domande i Tebani risposero, che commessi non simpacciavano negli affari deUa Laconia, cos giustizia non permetteva, che i Lacedemoni s'im pacciassero in quelli della Beozia. Avuta la quale risposta i Lacedemoni senza ritardo ordinarono al re Cleombroto di fingere lesercito conico Tebe. E gli alleati de La cedemoni marciavano allegramente., sperando che in quella guerra non avesse a succedere nessun combatti mento y e nessuna battaglia ; ma che i Beozj avessero da soggiogarsi senza verun ostacolo. Gli Spartani adun que procedendo vanno ad accampani presso Chero nea, aspettando gli ausiliari che marciavano pi len* tamente. I Tebani intanto , udito 1 arrivo de nemici, per * decreto del popolo depositano i Iosa figliuoli e* le mogli in Atene. - Poi creano captano supremo .Epami nonda, a cui danno pienissimo arbitrio delle cose, con che per abbia seco sei Beotarchi. Ora eglf reclut .quanti Tebani vide atti alle armi, e fece tra i Beozj scelta dei pi capaci, cos che in tutti non ebbe sotto le bandiere pi di -139 cid uomini; e con,questi usc di Tebe. AW

curi prodigi di cattivo augurio apparvero al primo mar* cure di quel piccolo esercito. Imperocch sulla porta della citt & fece loro incontro un banditre, che coiduceva un servo, il quale s'era fuggito (i) ; e quel banditore andava gridando non doversi quel servo am mazzare, ma comera ricondotto, doversi lasciare tn vita. Le quali parole udite dai pi vecchi, le presero immantinenti a presagio di cosa futura. Ma i giovani si ta cquero per non mostrare col lor timore di voler ritrarre Epaminonda dallimpresa. Ed egli intanto a coloro che andavan gridando doversi badare a quegli augnrj, ri spose con qusti versi. V augurio non vuol dir altro, che a tutti Gioi>a salvare della patria il fato. Ma appena con quest. libere parole avea egli fatto arrossire i meticolosi, che un altro augurio pi tre mendo di primo presentossi. Andava innanzi lo seri* vano castrense con un asta , a cui era appesa una fa* scia ; ed era officio di colui il pubblicare per 1 esercito gli ordini de capitani. Ora gli accadde, che sorto un turbine di vento la fascia si distacc dall asta, e and
(i) 11 testo correntedice: Un cieco $ che s* era fuggito. Il pro digio mjuscolo! A me p are, che possa essere bastaio al propo sito a s M m . li Palmerio * il VesseRngio si sono dilettati di par lare qui della formalit colla quale salvadanai i serri fuggitivi, che ritornavano spontanei'ai lro padroni. Il loro discorso sarebbe fuor di luogo, se non si trattasse di un servo. Ma perch non hanno latta essi nota veruna dello scambio intervenuto nel tetto ? Lo sa Dio t V Imperatre ! dice il Cosacco , quando gli si domanda ra gione di qualche casa, a cui il suo ingegna boa arriva. Mi si per metta qui d esser Cosacco*

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a cadere sol cippo di un sepolcro ( i) ; e fu in luogo ov* erano stali in addietro sepolti Spartani e Pelopon uesii , condotti in guerra da Agesilao. E qui ancora i pi vecchi si misero a pregare, che non si volesse marciar oltre dappoich gli Dei evidentemente si oppo nevano. Ma il capitano non degnatosi di risponder loro, poich pensava che nel presente caso la ragione delF onesto e del giusto meritava d essere preferita alla osservazione de* prodigii, allegramente fece andare le schiere innanzi. Per quantunque Epaminonda, da uomo ben istrutto comegli era nella filosofia, prudentemente applicasse ai buoni principi di ragione 1 avvenuto, fa assai ripreso dal volgo. Ma non molto dopo , quando Tesilo felice dellimpresa dimostr la somma sua eccel lenza nel comando militare, tutti videro il gran bene che fatto avea alla patria. Andato poi a dirittura colle sue schiere innanzi, fino alle gole di .Goronea, le oc cup , ed ivi pose 1*accampamento suo. Cleombroto quando seppe, che i nemici aveano preso posto in quel luogo , diffidando di potere sboccare da quella parte, volt strada per la'F o cid e; e marciato per la via rasente il mare, senza alcun disastro f seb bene essa fosse assai aspra, giunse ai confini della Beozia. Anzi gli avvenne nel passaggio, che ridusse a divozione sua alcune piccole borgate , e s* impadron di alquante triremi (a). Finalmente arriv al luogo detto Leuttri; e
(s) Di questo fatto parla anche Frontino , per eoa qualche di ferensa, apponendo che fosse portala via la fascia dell* atta di Epaminonda stesso . (a) Senofonte le porta al numero di dodici.

77 piantato il campo diede riposo a' suoi stanchi del viag gio. In questo frattempo i Beozj avendo marciato oltre si erano avvicinati al nemico; e quando, superati i colli, videro i Lacedemoni colla loro moltitudine empiere in Leuttri tutta la campagna, per le tante forze de* nemici furono presi da non poco timre (i). Si tiene consiglio dai Beotarclii, e si esamina , se debbasi restar iv i, ed affrontare un esercito di tanto pi numeroso, oppure tratte di l le schiere cercar sito pi conveniente per combattere. Volle fortuna, che. i voti fossero divisi in parti ; perciocch essendo i Beotarchi sei, tr stettero per condurre altrove T esercito , e tre per restar iv i, e tentare la sorte. Nel numero di questi che cosi pensa vano , era Epaminonda. Mentre si esitava, n alcuna risoluzione s era ancor fatta, sopraggiunse il settimo Beotarco. Epaminonda il persuase a dargli il voto favo revole ; e cos vinse il partito. Onde fu deliberato , che di questa maniera s avesse colle armi a decidere della fortuna delle cose. Epaminonda veggendo, che gli animi de soldati erano ancora presi dalla superstizione degli augurii, and cercando come con arte potesse tempe rarne il senso; ed essendo di recente arrivato da Tebe nell'accampamento uno, gli fa dire per tutto Fesercito, che tutte le armi appese nel tempio d'rcole erano im provvisamente sparite, e che in Tebe era divulgata l'o pinione, che gli antichi eroi le aveano prese per venire in ajuto dei Tebani, e che gii erano in viaggio. E
(i) L* esercito di Cltomhrolo era non meno di quaranta mila nomini ; e i Tebani insieme coi rinforzi avuti non eran pi di sei mila. Cos Palieno.

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suborn anche un altra, he fingesse essere di fresco uscito dell* antro di Trofonio , ed avere ordine dal Dio di annunciare qualmente ottenuta che avessero in Leut* tri la vittoria, dovessero istituire in onore di Giove reguante un certame con premio di una corona. G quindi nato, che i Beozj fanno solenne adunamento presso Lebadia. A quest'accortezza del capitano non giov poco Leandria spartano, che sbandito di Lacedemone allora mili tava coi Tebani. Costui chiamato in concione afferm avere gli Spartani un antico oracolo, il quale diceva , die sarebbero stati spogli del principato, se fossero stati succumbenti a Leuttri combattendo coi Tebani. Final mente vennero a trovare Epaminonda alcuni del paese , interpreti di oracoli, i quali asserivano essere destino, che i Lacedemoni dovessero essere gastigati con grande disgrazia presso il sepolcro delle figlie di Leuttro, e di Scedaso. Leuttro fu quello , da cui quella campagna ebbe il nome. Le figliuole di costui, e quelle di Sce* daso, vergini ancora, erano state violentemente stuprate dai legati degli Spartani. La quale infame ingiuria quelle vergini non credendo di dover tollerare, imprecate ma* ledizioni alla patria che tai scellerati avea mandati, colle proprie mani si levaron la vita. Queste, e tali altre cose essendo passate per le bocche di tu tti, Epaminonda chiam la concione, e con acconcio discorso peror perch i soldati per limminente battaglia fossero pronti e di lieto animo. Onde tutti mutarono opinione , e ri chiamati gli spiriti dalla superstizione, pi nou deside ravano , che di venire alle mani. In quel momento ar-

wrnri i Tebafii gli aUsQiri i Tespia : erano mille lmi, e cinquecento cavalli , sotto la condotta di' Gi* &ne. Costui consigli Tebani e Lacedemoni a pensar bene ai casi , che fortuna pu contro ogni aspettazione recare; e ci per indurli ad una sospensione d'armi* E fu stipulata. E gi Cleotibroto coll* esercito, suo ritir&vasi dlia Beozia, quando incontr un nuovo esercito e grosso, composto' di truppe sceltissime lacedemoni ed Heate, che sotto*il comando di rchidamo, figliuolo di Agesilao , f veniva ad unirsegli. Perciocch vedendo gli Spartani l ' allegr animo e la fiducia de Beozj , e quel loro essere preparati ad ogni evento, giudicarono non doversi sprezzare ; e perci aveano spedito questo secondo esercito, onde almno colla moltitudine debel* ligeranti domare la protervia de nemici. Adunati adun que in uno stesso luogo codesti eserciti, gli Spartani estimando indegno della maest loro, se giudicassero il valore de* Beozj tale da incuter loro paura, non avuto: riguard alla fede del trattato fatto, con precipitosa fi ducia ritornano a L euttri, dove trovano i Beozj aspet tare con alacrit la battaglia (i)> Ecco come i due eser citi erano disposti.
( t) Della tregua precedala, e della rottura d'essa fiuta dai L a- cedenoai, corse dJl* terrem o di Archidmmo alla battaglia di L euttri, nulla dice Senofonte . Ansi suppone che rchidamo fosse mandalo solamente dopo la battaglia per riparare al disastro. Ma Senofbnte , dice il Palmario , dappertutto ai mostra grande favo reggiatore degli Spartani, ed amico di Agesilao : n volle, esponendo il- (atto qual eia , lasciar memoria della slealt spartaa, e della trista avventura del figliuolo del tuo am ico, e amico ano anch'egli. Tacque inoltre di Rfwmmonm$ -onde non dar gloria ad ma rivale

So
Dalla parte de Lacedemoni alle due ale stettero uno per parte, Cleombroto r e , ed Archidamo figliuolo del re Agesilao, entrambi discendenti da Ercole. Dalla parte dei Beozii Epaminonda scelse un cert ordine partico lare, e veramente esimio , e con codesto trovato suo , degno della pi sottil arte di un gran capitano, ottenne quella non mai abbastanza commendata vittoria. Impe rocch da tutto il suo esercito egli prese i pi valorosi, coi quali intendeva di cominciar la battaglia; ed accu ratamente scelti li mise in un lato I pi deboli poi ' mise nell altro, ordinando loro , che incominciata l azione fingessero di fuggire, e che cedessero adagio ada gio d iimpeto de nemici (i). Quindi piantata ohbliquamente la sua falange, coll altr ala, in cui avea il fiore jdesuoi soldati, stabili di dare la battaglia. Gi le trombe davano il segno, e al primo muoversi s alzava il cla more per laria, quando i Lacedemoni, formata la loro falange a foggia della luna falcata, spingono innanzi en trambe le loro ale. Al contrario i Beozii con una trag gono il piede indietro, ma coll altro prendendo la corsa fanno impeto addosso ai nemici. Venutosi alle mani da
aetnico. 8e la congettura del Palmerio ben fondala, si a r r i Ma gione perch Diodoro in Unti casi narrali trovisi differente da. S e nofonte , ed abbia preferito di seguire Callistene , Teopompo , ed altri.' (i) La singolare disposinone data da Epaminonda al suo esercito ampio soggetto di considerazioni anche oggi giorno per gli uomini di guerra , non meno di quella presa da Cesare nella battaglia d i Farsaglia. I Tebani poi $ ricordevoli del buon effetto prodotto dal* 1 essere stati collocati i pi robusti di loro nel corno sinistro tot- * foro sempre tnere quel posto , siccome ne & fede Plutarco .

*1
principio dagli imi e dagli aliri combattendosi Pilrosamente, la battaglia era pari. Indi prevalendo per va lore , e pei ben fitti ordini t soldati di Epaminonda, facevasi grande strage dei Peloponnesii,. che don po tevano sostenere quella mle di fortezza, eolia quale erano da que scelti uomini incalzati ;, ma nel resistere altri cadevano altri piagati,.nell opposto petto erano morti. Finch Cleombrotoy re de* Lacedemoni, cui una forte schiera di valorosi intrepidamente fidanti la morte attorniava, rest in vita, la vittoria rimase incerta da una parte e dall altra. Ma subito che egli, il quale dianzi si opponeva a tutti i pericoli, non 'valse pi a respingere i pernici*, e gagliardamente combattendo co perto di ferite cadde morto, per k gran turba che si affoll presso il $o cadavere, i difensori suoi vennero stesi a terra a centinaia. Ed essendo quest' ala dell esercito lacedemone rimasta senza condottiero, i Tehani raddoppiando l impeto loro cos scagtiaronsi addosso ai nem ici, che li obbligarono a sciogliere a poco a poco i loro ordini Per i.Lacedemoni tennero, forte tanto, che poterono portar seca il cadavere del loro re ; ma non poterono ottenere la vittoria; Perciocch sempre pi incalzando que. scelti di Epaminonda , con invitta .farsa d* animo e di braccio, a ci ancora dalla voce di lui eccitati, i Lacedemoni vennero finalmente respinti, seb bene non senza difficolt Da principio vedeansi/quasi insensibilmente scompigliarsi : ma poscia, crescendo'la strage che di loro facevasi, e mancato il re, non avendo pi chi li dirigesse, abbandonaronsi ad una fuga totale E i Tebani tennero lpro dietro , ed aumentandone i) mar

9b
eolio, si ebbero vittoria aplendi&sfinwL Gh tanto nwg*gione gbsna di fcrtani juguiftarotr * quanto ohe speTOR d combatter* coi pia valmni ripoiati uomini dtilift /Grada, e on mtnwfrQswsimo iercko e*si, eh & tu in paragone pfedusstmii Mnoaima poi fa. la gloria di Epantnonda, cfee eetta un i i uj, e colla esqnieita tu* ite fooM a preOigam qW capitaci di JGfooia, dbe fino allora erano sfeti invitti. B t Lacedemoni i qneUa hattegKa ratinano nov non mimo dt quUrotila uo~ f n lm , de Beoej trecento in dm (i), Dopo il latto d antii s fece tregua p$r dare sepoltura tei morti * e comodo ai &aeedeon di ritornale nel Peloponneso. con (pretta ^raitO In coiitbftfcluta a Leuttri, >
G a u to j l o

Ju

impresto d i Giasone j & e o , e suor sm cesvoti. Scitm iism o et Argo D is o rd in i i A ntodio, J w m m e s & i in Maoedmnm e in Te$$ugko. Epm m nond* cogli tdlcrsti usurata Spmm ; p o i taccheggiato ia Laconici s i r ilifth R istabilim ento d i M essene ^ e xise vipentke. j U ri fa tti d* guerra tn t r Tebam e i Laoatm &ni. Anuis&rse tnanddt p e r la terza /u&ka w ydc p a cifica re G reci : ma j etn/ifg i Tebam resistono .

Nel mseguent amilo, In cui Distrineto f i am m tefn A tene, e in Ranga furono m&tini militari Q. Servitivi,
(f) Fra gli scrittori antichi h caciaiche difTerenza intorno :ai niuuera de morii Tebani. Il Meureio ha fuminosamenle dimostrato pi fon dato (1 rateando d? IHcdctro , che qttll di Senofotolt*

I
F uria , ( j. Licinio ) P GeKo, i Tebani n Vogp vano eoa grandi schiere per espugnare Orcomeno, ni uatciarodo' di <aemt& (fucila citt ; m& tae bbandooarctof r tmprepa* cedendo die insinuazioni di Epaminonda * 'M (piale fece loro comprendete , die ambendo il. priinat di Grecia dovea&Q colla moderazione c l umanit *a* serrare quanta acquistato aveano col valere. Per lo dh fatta alleanza cogli Oreomenti, ed aggrani al mimer die' loro amici i F oce, e gli tolt, ritornarono^ i Beozia. Intento Gtas*w$ , , signore de* Fere , raduto iti p* tenti* assalt m buon esercito la'Looride, demol Era d ea , citt di Traehtnia, eh* egli prese per tradimento) e il territorio d eaa diede agli Efeei^ e ai MiKesf Quindi avanzatosi in Pervebia, falcane: citt di quelli provincia con buone parol fece sue, od altre soltonaioa olla forza; Ma L Testali non poterono non atjera h kh : Spetto un tanto ingrandimento, e la snodata ambisene di costui, che vedevano in ai brevetempo rvere *ubilitor il principato suo. ; Ne) tempo medesimo un nuero tumulto ncque n dl ctti degli Argivi, tal mceilo * che similenon ti e veduto mai presso gli altri Greci. Questo uioyo> gmr# di misfatto {u chiamato seitalismo * derivatanela deoinii&aziue dalla strage ootitanesSai. Di ci eoo tjual M fb la cagione* Lacitidegl* Argivi apeggfejraaim colnune^ e gli oratori si misero a provocare la plebe contro gli Intim ati, che petptenza ed autorit distingiieVansi. il ^Ue dilde incitaraento a quelli che cos, perseguitavansi K d i concertare fra loro per rovesciare la democrazia, T Af*l

*4
caduti sospetti di ci alcuni, e posti ai torm enti, altri paventando simile cosa di s, preferirono di ammazzarsi. Tra quelli, che furono posti ai tormenti, uno vi fu , che nomin tra i rei della congiura trenta de pi n bili ; e il popolo prestando fede a colui, senza cercare altro processo, trucid tutti i denunciati, e ne confisc i beni. E come parecchi altri caddero sospetti, e i de magoghi si facevano patrocinatori delle false denuncie, la moltitudine spinse la ferocia al Segno, che condann a morte quanti venivano accusati ; ed erano questi in gran numero, e tutti ricchissimi. E poich furono di questa maniera tolti di metzo pi di milleseicento per sone tra i pi potenti, il popolo medesimo non tratt diversamente i demagoghi. Perciocch siccome per 1 atrocit di tanta strage questi si misero in* paura d* in contrare infine anch essi qualche mala ventura , lascia rono di pi oltre denunciare : dal che argomentando il volgo d essere da essi abbandonato 9 ed irritato di ci , pass ad ammazzare quanti demagoghi erano. in citt. E cos costoro, quasi alcun Dio fosse sorto a farne vendetta, pagarono il meritato fio (i). Dopo di che il popolo calmatosi, ritorn agli usati officii di ctvile benevolenza. Nel tempo medesimo Licomede di Tegea persuase Agli Arcadi di unirsi in un corpo solo di repubblica, cos che raccogliendosi in un congresso comune, com f1) Di questo crudelissimo arreniaiento d Argo parlano EUadio Plutarco. Diodoro ha raccontato fatto simile nel Libro X II. L,uuo
l altro possono porgere grande argomento alle meditasioni d 4 lettori. '*

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psto di diecimila u o m in iq u esto avesse 1*autorit di deliberare della guerra e .della pace. Accadde intanto > cbe suscitatosi tra gli Arcadi tumulto , si desse mano alle armi per ..decidere : ond' ,. che rimaste morte pi. di millequattrocento persone, degli altri alcuni si rifugi girono in Isparta , e alcuni in Palanzio. Questi ultimi, dagli abitanti di Palanzio consegnati al partito avversa rio , furono scannati.. Gli altri eccitarono gli Spartani ad assaltare il paese di Arcadia. Perci Agesilao con buona partita di suoi cittadini, e di que1 fuorusciti, entr nel territorio di Tegea , i cui abitanti parevano gli autori della turbolenza, e degli esigfti; e col guasto alle campagne ^ e coll* assedio posto alla citt, mise in grande spavento gli Arcadi a lui oppostisi. Intanto cbe seguivano queste cose anche Giasone, signore dei Fecei, uomo eccellente per militare pru denza , e cbe avea fatta comunanza d armi con mlti popoli confinanti, eccit i Tessali a procacciarsi 1 im * perio sui Greci,. facendo loro sentire come questo era un premio al valore di quanti avessero forze e coraggio per aspirarvi. Averio gi perduto i Lacedemoni colla ignominiosa rotta toccata a Leuttri : gli Ateniesi essersi limitati all'imperio del mare: i Tebani non essere degni del primato : gli Argivi essersi snervati da s colle di scordie e colle stragi intestine. Cedendo a questi discorsi i Tessali mettono Giasone alla testa degli affari, e a lui commettono tutta l'amministrazione della guerra: il quale avuto il comando , s'inimic alcune vicine nazioni, 9 fece alleanza con Aminta re de* Macedoni. Un particolar caso successe in quest' anno, ed *

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<&e cessareno fi tnedtitno te m p o # rrere (regnm di prncip* Il primo fu A nnnta, figliuolo di T artdeo, il fiale mori dopo ventiquattro anni, dacch sedeva sol trono di Macedonia ; e lanci tre figliuoli, Alessandro ^ Pferdicca, e Filippo. Il secondo fu Agesipoli , re di Spartfe, unanno dopo che avea ottenuto 0 regno; e gli f dato a successore Cleometfe tuo fratello. Il trzo fi odesto; Giasione fereo, che i Tessali fatto veanb reoMatemente lro capo; tl quale, quantunque con mode^ iasione ed umanit governasse 1 suoi udditi, da sette giovinetti, die fra loro s' esano accordati per acquistai* rioonaanta , fu ammassato a tradimento, secondo che racconta Eforo; o come altri scrivono, da Polidoro suo* fratello, il quale 'Succedutogli nella signoria non rtegn: qltae ut anno, E di qui incomincia il racconto delle cose de* Greci da Duride samio, sorittore di storte (i).' Di td modo andarono le cose di quest anno. Venne poi r ah ro , in cui fu arconte in Atene' Lisistrato j odi in Roma nacque sedizione, alcuni volendo che si crea*sfcro, i consoli> altri che % continuasse a nominare i i tribuni militari. Si n per altro con nominare sei tri*-, btmi militari j e furono L, Emilio , G. Vetturio, Serr. Sulpi^io , L. Q u itti , Cornelio, e G. Yderio. Ini (1) Le opere di questo Duride Tengono sovente- citate dagli anticui scrittori, e indicale spezialmente sotto i titoli di EUaniche e Macedoniche'. Giovanni Possio ha eccitato 1 dbbio, se ci don^ 1 ostante non fossero esso.per aTTenlura dio nnal opera oola. -H i aafai cose gli sono state ppposte oltre, il bisogno, giacch la qua stioue affatto inutile. Bisogna per ricordarsi, che la maggio^ parte delle questioni degli Eruditi pu con pienissimo diritto pretudece a questo titolo.'

quel tempo P a l l i fei%o> T te li/* dito 4 'btfe '-4fci *da Alewttttto ( i )v so fratello trcfs ^ otti-nit bevanda avvelenata ,* e costui sttedutgK 'iiel' principato , lo letu*e per indici antrti Sieottiepoi ^ e a wjttstJrtO per iiieMO cli Un deliCto , cK da : par suo lo MWnmiW tirannicamente :- tu? , che come signori aatw d e n p e r tef' siati Ij^iustf cltttiti si* eitttko 4N M U bettevtnaa, r il& vore d^glf & xa? miai y>co# gli *govf^no 'coir aspreera ebbe T trtli* di ittlti>Be'fi temeitfJolhkiiqtHU^ Sui aitimi di la &o6 '!Ur jfoK tt Cognme di Afetali^a),* > oofiorturoo*) irai s pr Urwirglr il prfrtcipt: P t ftafe* iuceWimeito iludi^i im MaedotiaP indussero 41re ''A l ^ ajutarliper distruggere la rp&tetttau di ^uiel> Mpue.' Mtf/nelr riitnitrfc cfo'e t alavano1 coltrattando dfi s questo / Alessandro 4r^> \ SIortoatordella cowf,fefc Urtai livaodegH irtt alte aratf* fi|dkit:di,'pQrtiire te ^frierrah# M ^dt*. t i r e jde'Mftkdoni per; vertuti daLafssey spiht k gulfe citt il * stilb ertft', V^nrte fM & f; ^ rftfviit le n ir dagli ^itkhti V padrini:dlia tih'; pr&'Mlar1rfcrc^, the ittfntf Medi* Ben ebbe a d ^ u b l^ e n ^ Gi^rtiotf^ 1 questa ,J le- altre M gitt ai Tt&dt d i1t eSthiirirr, 'M& 'pb
I?b) $* bfcLiMEj'iaiMV&b *nqpM)to udir sDipdit&y^, *1Ala sdB*

lesaandro non fu fratello di Poiffioro , ma pipole dal evinto di fra tello . PoifcT ggtuige, che P%idro non fulicfciso' cfa Alessandro * QU dft aao'ihktHo 'P*lifr*m$ e e b e ^ttdP etsundr I pof l'itm"

.itocflWft V i

mam epa ua colpo d Itnpii per vendicare lo zio. ( ) Erano essi i pi nobil^ $ katfs* in Tessaglia, disceadojti da "cerio aniichtsfmo Aleva

fi*
curando poca la sna rip u tazio n ep o ll In esse buon' presidio, se le ritenne. Alessandro fereo intanto colpito da paura, fuggendo and a chiudersi in F erea. Tale era allora lo stato delle cose in Tessaglia* Nel.Peloponneso intanto i Lacedemoni mandarono in Aj^adia sotto la condotta di Politropo mille loro citta dini armati,. con cinquecento fuorusciti d' Argo , e di Beozia. Giunto Politropo ad Orcomeno d* Arcadia, citt amica degli Spartani, vi pose presidio. Ma si mpsse verso quella citt Licomede mantiaeese, eh era diora capitana degU Arcadi, con cinquemila uomini scelti ;> ed incontrate le truppe deLacedemoni attacc una fiera battaglia, nella quale rest morto il capitano di Sparta, e /con esso lui dugento uomini; e i rimanenti Licomede insegu, e forz a chiudersi nella citt. Quantunque per in quel ,fatto gli Arcadi riportassero vittoria, te mendo la grande potenza degli Spartani, diffidavano d potere colle lpro forze debellarli ; e quindi. fatta lega cogli Argivi e cogli Elei , mandarono anche ad Atene 9 onde il popolo di questa citt volesse congiungere le sue armi alle loro. E come videro, che gli Ateniesi ri gettarono la loro proposta, yolUronsi a* Tebani, e fe cero lega con questi. I Be^zj adunque presi seco i Fo~ cesi e i Locresi prontamente si mossero, e marciarono nel Peloponneso , accompagnati da Epaminonda e da Leonida beotarchi, ai quali, per la conosciuta loro sa pienza fortezza, gli altri colleghi nel magistrato spoi*? taneamente cedettero tutta l autorit. Ed erano gi ai confini d* Arcadia, quando vennero incontrati da tutti gf Arcadi, Elei, ed altri alleati, Ond' , che radu-

............ 9 ut* tiy pi di cinqouitula uomini, stretti i capi a consiglio deliberarono di andare a dirittura addosso a Sparla, e di fare di tutta la Laconia un deserto. E i Lacedemoni non sapeano ornai come provvedere ai latti loro; poich nella strage di Leuttri perduto aveano tutto il fiore della loro giovent, e molti uomini erano in oltre mancati loro in diversi combattimenti qua e l occorsi. E mentre a grande scarsezza di cittadini atti alle armi eran ridotti, mancavano anche di alleati, al cuni de' quali li aveano abbandonati, ed altri per *le stesse cagioni, che essi medesimi, trovavansi poveri di somini. Erano per tanto costretti a domandare juto agli Ateniesi, ai quali in addietro aveano imposti i trenta tiranni, e proibito di rialzare le mura della loro citt; ed anzi stabilito aveano, distrutta la citt, di fere dell'Attica intera una campagna di puro pascolo per gH armenti (i). Ma la necessit e la fortuna possono pi di ogni al^ra cosa ; e poterono tanto sull' animo de' Lace demoni , che piegaronsi a pregare i loro pi fieri ne mici. Per le loro speranze non rimasero deluse: ch il popolo ateniese fu di tanta magnanimit ed umanit, che nulla paventando la potenza dei Tebani, deliber di somministrare tutto il possibile ajuto a* Lacedemoni,
(i) L abuso del tempo o delP ingegno Ha portato gli E ruditi a fere qui la questione, se Diodoro abbia imputati a torto di si di sastrosi disegni gli Spartani contro gli Ateniesi. Ma ci , cbe della condotta degli uni e degli altri si k fino ad ora veduto nella storia, dimostra oltre il bisogno cosa chi legge abbia da pensare. poi meraviglia che il Fcsselingio dopo dottissime citazioni concluda 9 cbe bastano le sue allegazioni ad assolvere gli Spartani a pro vare che Diedero li fea aggravati di troppo I J

9* gretti odiai dal pericolo water serr* A w p e imp anMiifie danno A o0m ui^iritare 1 fficrate, e gli ordinano di mafdaie con u esercito tli ventiduetmhr giovani, coscritti tptd in uh solo gimmo, fflcncte trovan do#* alla tota di soldati pimi di buona volont, s*avvi rapidamente al tuo destino. Nob Vivono meni solleciti t Lacedemoni, testo n e i nemici fkronsi aeemjjatir ai jottfini deUa Laeoutft, di portarsi co* tu tto # frte ddla milizia loro ad affrontarli, sem i certo di numero , dnt confidenti ancora giustamente nell* imtio V alere. Aveano intanto i Tebani veduto essere assai difficile impresa l'entrare nella Laconia: oode^ giudicando nott conteair far T invasione con laute loro st&ier pT m st allocco, deliberarono di dividere" quattro corpi , e d* invadere il paese da pi lu titi. : U primo corpo and a dirittura verso la iittl tK Selhsia (i) ; e kv dalla deVomtme degli Spartani qtiel tratto di paese, li A rgivi, che formarono il ecottd corpo , entrati ne confini del tferritdnov di Tgea , a t taccasono il presidio, che difendeva da quella: parte lingresso, ed Uccisero Alessandro spartano, e con esso lui dugento uomini, fra i ugnali erano i fuorusciti bfeozif. Il tono 'oovpo * formato per la maggior patte di AdfdF; entr nel territorio , che chiamano Sciritico , difeso da Iscola, uomo eccellnte per intelligenza e fortezza. (2 ) >
{) Qoestavcitt n o m i dttf nehe EUdi* Si crede chiara #ta Sdlasia dai Selli , eli* dicoiwi aver* ia temf aatihfoimi abitatoin Grecia. {a) Sepoforut io chiama Itool* e Pattino riferite* di lui itooii; ; ta lli di slrutagelica.

Sf* 4 che avea aeetf m partitla dSgientenon df&prezzabile. Govtot nbile ed ittmtre quanta mai fesse capitano, fece tele ere* prodezza , che la posterit non cesser mai di commendare. Imperciocch prevedendo , che i suoi combattendo con tanta moltitudine denemici, sarebbero infallibilmente uccisi, stim indegno del vtriore!spartano 1? abbandonare il posto affatogli ; ma intanto credette vantaggioso alla patria il saivrie i soldati. Mirabile a*' dttnque fu la sua risoluzine per luna parte , e per' F altra, per la quale vfenO a gloriosamente imitare I Magnanimit del re Leonida alle Termopili. Impercioc ch scelti dalla sua coorte i pi giovani, 'onde nella baW taglia decisiva b& sarebbesi dovuta dre, prestassero^ un efficace servfgk) alla patria, ordin loro di marciar a Sparta ; d egli coi veterani ventitoJ alle armi fec itna grande strage de n em iciin fin o a tanto che cir^ Conato da ogni pane dagli Arcadi cadde morta con1 tutti i suoi. Il quarto corpo ra degli Elei, f quali pas-* Siili essendo per lughi pi aperti, finalmente s* avvici narono a Sellasia, che ra il punto , in cui tutto l esfetteito dove* riunirsi. Il quale tsto che, si trov,ivi * ' prese la mancia verso Sparta , coi iaecheggimenli e gTinfcendtf devastando paese. ' -l1 '-Lacedemoni vedendo"* dal nemico crudelmente di struggersi la lorcf Laconia, che pe* cinquecento annf era stata imtrtune da gni genere di guasto, non pote-^ fono pi trattenersi ; ma a riguardo de7 vecchi non do-* vendo allontanarsi troppo dall patria , nde nel frat tempo il nemico non la opprimesse, con grande pena decitati a moderarsi , e ad attendere alla difesa deli#

9.
citt, stettero fermi. Intanto il corpo d Epammonda dal monte Taigeto disceso al fiume Eurota, che per essere allora la stagione invernale era gonfio dacqua, cercava passarlo. E i Lacedemoni vedendo a cagione della diff* coll del passaggio sciolti gli ordini dei Tebani, presero quella occasione come la pi opportuna per assaltarli. Quindi lasciate le donne, i figli, e i vecchi a custodia della citt, con tutta la moltitudine de*giovani ben or dinata si gittarono addosso ai nemici, e coltili con im provviso assalto nelf atto del passaggio, ne fecero grande strage. I Beozj per e gli rcadi opposero gagliardissima resistenza, e col molto loro numero circuirono gli av versar] : ma infine uccisi assaissimi di questi, gli Spartani ritornarono in citt , dando del loro valore buon testi monio colla fatta prodezza. Quando poi Epaminonda Tenne avvicinando con gran terrore tutto 1' esercito alla citt , gli Spartani ajutati dalla natura de* luoghi, molti die con temerit li assalivano, andavano ammazzando. Sicch, mentre pure parea, che pel concorso di tante forze Sparta fosse prossima ad essere espugnata, e per quelli, che pi violentemente spingendosi innanzi vi la sciavano la vita, e per que* tanti che restavano coperti di ferite, Epaminonda videsi costretto a richiamare in dietro i suoi. Quindi approssimandosi alla citt, fece dire agli Spartani, che o scendessero a combattere, Q confessassero d essere inferiori ai nemici. Ma gli Span tani risposero, che quando avessero trovata opportunit non avrebbero evitato di venire ad un azione decisiva. Lasciata adunque da parte la citt , ' 1*esercito diede il qtcco a tutta la Laconia, ed amcchitosi, d* immense

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spoglie ritorn In Arcadia. Gli Ateniesi essendo sopraggiunti pi tard i, die il bisogno non richiedeva, nulla fecero di memorabile, e 'ritornarono nellAttica. Intanto i Lacedemoni ricevettero quattromila ausiliari dai loro confederati, ed oltre questi ebbero mille Iloti ( i ) , che fatti Uberi reggimentarono ; ed alcune partite pur tras sero dai vicini borghi : onde trovaronstcon bastanti sol datesche da potere venir a giornata col nemico. Le quali tenendo unite, e continuamente esercitandole, re* sero vieppi ardite, e. pronte a scendere ad una deci siva battaglia. Ma Epaminonda di natura sua portato a cose grandi, e cupido di procasniarsi immortai gloria, persuase agli Arcadi, e ai sodi nella guerra, di ripopolare Messene, la quale gi da molti anni giacea per fatto degli Spartani in ruma ; e proponeva egli tal cosa perch per la situazione sua era. comodissima ad assaltare Sparta. A vendo egli ottenuto l'assenso di tutti quepopoli, mand cercando dappertutto quanti Messenii ancora sussistessero; e presi inoltre molti altri, che volessero stabilirvi, ri piant Messene con grande numero di abitanti ; & divisi *a sorte i terreni, ed eretti varii edificj nel paese, re stitu al pristino suo stato una nobilissima citt di Gred a , qual era quella: con che si.acquist fra gli uomini grande rinomanza.
(x) Senofonte dice, che si presentarono agli E fori sei mila Iloti : tanto era in essi il desiderio di liberti. Egli avrebbe fatto meglio, se ci avesse detto perch mai gl Iloti , essendo in tanto numero , non si risolvessero a gettarsi nel partito de' Tebani, dando addosso a padroni sk duri, com'erano i Lacedemoni. N si pu d ire, che 1 abit di lunga schiavit li avesse corrotti, se si presentavano in * n mila per servir nell esercito.

qui credo nn esfcerc fuori di luogo, esseno tata Messene Unte Tolte presa e rovesciata, brevemente ne aooenni l sua fioria. Bisogna dunque sapere da* anticamente essa fino al tempo ,della guerra trojaoa fti posseduta dlia famiglia di Neleo e di Nestore : indi da Oreste, figliuolo di Agamennone, da'suoi discendenti sino al ritorno degli EraclidL Poi Cresfoute avuta .per sua parte la Messema, per alcun tempo regn in ssa, cotqet purfecero i suoi posteri: t quals ia fine perduti avenda quella signoria essa venne in potere 4e' Laoe* demoni: poich quando Teleclo, re di Sparla mori q b a tta la , essi debellarono i MesseUii. Le memorie porlatto , che quella guerra durasse ve*an ni, nella piale i Lacedemoni si obbligarono con giuramento a non ri* fornire a casa , se prima non avessero espugnata Me** ene 5 e fu <p in quel tempo , in cut uomini di Par* tenia possedettero la citt di Taranto. Pi poi emendo i Messenii aggravati dal giogo de*Lacedemoni, Ariitomene Ji Recit ad aliarti, e fece strage degli Spartani in vari incontri 5 e fu in quelle circostanse che il poeta Tirtea venne*<l?to agli Spartani per capitano: quantunque jiewrf alcuni y i quali suppongono , che ArUlomeae fiori, nel tempo della guerra di veni* anni* La guerra ultiau * che i Messenii ebbero, fu;quando Sparta goffri quel terribile tremuoto, che tutta la rovesci, privandola dj tanti suoi cittadini. Allora gli avanzi de; Messenii uniti agl Iloti, fattisi compagni della ribellione , occuparono Itome , giacch da molti e molti ranni Messene giaceva* desolata; ma avendo avuta la fortuna delie artni costan|eipenle contraria, rotti senza , riparo a e c ac ati del.

&
'paes#, rnmdaiomo ad abitar* Naupatte* che gH Ateniesi accordarono loro. Di l pavecohi passarono profughi ih (CfclM&, d altri inSieiKa, ove fabbricarono una citt da emi pur ^chiamate Messene. Finalmente nel tempori, ^fe ora, discorriamo y i Tebani per consiglio di Epami nonda, laccolti *da ogni dove i Messemi, n$ rtfabbflcaron , lntka bitt, refetiteiend 1 ** 0 H te*n*orio posseduto dai loro maggiori. E queste sono le tante vicende daffaricitt *e*Messeniicsoliate; i . t ?' Dopo che i f Tbani Tiel cors di ottantacibque giorni icfobdre fatte tutte cadeste cose , lasciato un grossi pi* 'rtto presso1 Measne riternaronst a casa. Ir Lacedemoni liberaticontro ogni aspettazine da# oste nemica, mani carono *ad Atene m ambasciata di loro cittadini' nobU * tiKsMtoi, e <rispetto & - primato di 1 Grecia stabilirono lb -seguenti cendixiom: eie gli Ateniesi i ' ritenessero Y irriperio del mare , e quelk> d i terra gli Spartani. In s guito per lr una e l'altra citt se lo prse in comuii. Gli Arcadi si crearono a capitano Licomede, e con xmk scelta partita di settecento giovani lo mandarono ad asediaiT Pallene hi Laconia : la quale citt fu espugnala per forfca, e ne fu inesso tt fi! di spada il presidio spartano, ch era di pi di trecento uomini; ed e&a Inoltre fu saccheggiata, e fu devastato il paese : dopo di cbe i vincitori ritomaronsi\a casa, prima che fose potuttr giugnere a quella volta il soccorso de* fj*ee&moni. Anche i Beozf, chiamati dai TessaK per ajutadi togltefsi dl giogo trrannieo di Alessandro jfereo, e 'tuetlete in libert le citt^ loroV mandarono^ con ferie strato* IM opir, iugiutgendogli*, . che> facesse m Ts^

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taglia r impKtt secondo che comportasse T interesse dai Beozj. Egli giunto a Larissa, ne occup la rocca, la quale era ancora. presidiata da uomini di Alessandro, e spintosi poi in Macedonia, fece lega con Alessandro, re di quel paese, e ri ebbe in ostaggio Filippo , fra tello di quel principe 9 eh egli mand a Tebe : e fatto quanto parve a lui utile per la repubblica de* Beozj, ritorn in patria, Dopo queste cose gli Arcadi, gli Argivi e gli Elei di comune consenso deliberarono di fare ancora la guerra ai Lacedemoni ; -e mandati ambasciadori ai Beosj li persuasero a prendervi parte anch essi. I Beozj dato il comando ad Epaminonda, e agli altri Beotarchi, spe dirono ai collegati idd. cid. cid. fanti e idC. uomini a cavallo. Ma avvisati gli Ateniesi della passata de Beozj nel Peloponneso , mandarono loro contro n esercito capitanato da C^abria, il quale giunto a Corinto, e pre sa gente da Megara, da Pellene, e da Corinto stessa, venne ad aver seco diecimila uomini. Ai quali essendosi uniti in seguito i Lacedemoni, e gli altri confederati, l'esercito non fu meno di ccidd. ccidd. uomini in tutto. La prima cosa, a cui si pens, fu di fortificare i passi, ed impedire ai Beozj l'ingresso nel Peloponneso: onde mominciando dai Cenerei, con argine e con fossa pro fonda chiusero tutto lo spazio fino al Lecheo. La quale opera per la moltitudine che vi s impieg, e la dili genza , e buona volont che vi si mise, fu compiuta prima che i Beozj giungessero. Or quando Epaminonda arriv col, considerato attentamente tutto, vide che nel luogo , in cnif i Lacedemoni s erano piantati, p

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leasi senza grande difficolt dar 1*assalto : onde per pri ma cosa si mise a provocare i Lacedemoni, affinch essendo di tre par# pi numerosi, venissero seco a bai taglia ; e quando vide che nissuno ardiva uscir fuori degli steccati, ma seguitavano a tenersi coperti da quelr argine e da quella fossa, egli fece contro essi un at tacco violentissimo, e da ogni parte li assalt, ma spe zialmente ove i Lacedemoni s adoperavano di pi a cagione che il posto era meno atto ad essere custodito, e per ci dava pi facile l ingresso. Grande combatti mento adunque ivi segui da una parte e dallaltra; ma Epaminonda avendo tolto seco il nerbo dei valorosi Tebani, sebbene con qualche fatica, finalmente obblig i Lacedemoni a dare indietro, e rotto il loro presidio, colla gente sua entrando si apr sicura la strada nel Pe loponneso. La quale sua impresa non fu al certo minore per nulla delle altre sue antecedenti. E subitamente ito a Trezene, e ad Epidauro, le campagne di quelle citt tratt ostilmente ; ma non pot le citt prendere , avendo esse presidii grossi. Bens mise a divozione sua Sicione e F liunte, con alcune altre che il terrore con dusse ad arrendersi. Quindi pass a Corinto , e sbara gliati gli oppidani, gl*insegu sino alle mura. Ivi fortuna secondando i Beozj fece , che una partita loro audace mente s introducesse per una porta nella citt ; e gi i Corintii presi da improvviso terrore precipitavansi entro le case, quando Cabria, comandante supremo degli teniesi, da sapiente uomo e a un tempo sicuro del suo fatto , resistendo ai Beozj , parte d essi ne cacci di citt, e parte, che fu la maggiore, tolse affetto di

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mezzo. E come intanto il combattimento sera fatto ge nerale , i Beozj con tutto 1 esercito loro bene ordinato investirono Corinto terribilmente. Cabria, avendo i suoi Ateniesi pronti, sbuc della citt , ed occupate le al ture intorno , sostenne 1' assalto de nemici. All* opposto i Beozj, cui dava grande coraggio la naturai robustezza, e la lnnga assuefazione alla guerra , non diffidavano di poter vincere gli Ateniesi. Per questi, mentre da quella altura combattendo, quanto per continuare occorreva loro traevanlo dalla citt, parte degli assalitori ivano am mazzando , parte gravemente ferivano : onde accadde , che i Beozj avendo perduta molta gente , non potendo ottenere l'intento propostosi, chiamarono indietro le loro schiere. Molto fu ammirato Cabria , che in tal maniera allontan i nemici con tanta prontezza e costanza, a cui and congiunto tutto il sapere d i. un valentissimo Capitano. Nel frattempo approdarono a Corinto dalla Sicilia dueOila tra Galli ed Ispani, che il re Dionigi pa gati per cinque mesi mandava in ajuto agli Spartani. I Greci per isperimentarne il valore , li con lusser in sieme con essi contro il nemico; e mostrarpnsi nel com battere valorosissimi, uccidendo molti de Beozj, e de loro confederati. E dopo che ebbero prestata utilopera ai Greci, meritatasi lode d* uomini coraggiosi, e degni d'essere dai Lacedemoni premiati, sul finire della estate vennero rimandati in Sicilia. Capit do^o questi fatti in Grecia Filisco, inviato dal re Artaserse per esortare que popoli a cessare una volta da tante guerre, e far pace. Ebbero tutti gli altri

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disposti di buona voglia : i soli Tebani rigettarono la proposta , ostinati in voler ritenere latta la Beozia sotto un governo solo* Onde disperato il caso'di una* pacifU cazione comune , Filisco lasciando ai Lacedemoni due mila sceltissimi stipendiati, r quali erano tati gi pagati per tutta la campagna , ritorn in Asia fi). Mentre succedevano queste cose, Ettfrone di Sicione, non secondo a nissuno in fidanza e temerit * collegatosi cogli Argivi si prppose di occupare la signoria ; e fa vorito dalla fortuna di primo tratto forz quaranta dei pi potenti cittadini ad andare in esiglio, e ne confisc i beni : onde preso al soldo un presidio di forestieri tenne la citt in dominio suo. :
(i) Questo Filisco era d i Abido. notabile la ctira, che A ria * serse si prese onde ridurre i Greci a concordia, quando fiaccandosi tra loro egli veniva ad essere pi tranquillo nel possesso de luoghi d* Asia abitati da generazioui greche. Se intanto vi fosse alcuno , ohe credesse dover condannare I*ambiziosa ostinatezza dei Tebani, prima di sentenziarli deve considerare, che volendo questi fere di tutta la Beozia una potenza sola, non aveano altro mezzo che di conservare alla citt loro , come la pi popolata, ricca e potente , un autorevole giurisdizione sur luoghi minori : die spogli di questa non sarebbero mai stati sicuri contro Sparta , od Alene : che final* mente gli Spartani negavano di sciogliere dalla giurisdizione lor Messene: il che equivaleva al proposto de Tebani rispetto alle citt di Bedzia. Lo zelo degli Spartani spezialmente in volere libere'co ceste citt mirava lutto a sottmettere Tebe medesima.

C a p i t o l o

XL

/ Tebani in Tessaglia sono sabati da Epaminonda, che serviva nalt esercito cme soldato semplice. Car* gione di ci. Vittoria de* Lacedemoni sugli Arcadi. Dionigi attacca le citt de Cartaginesi in Sicilia. Morie di questo Principe, e cagione della mede sima. Fatti in Tessaglia , nel Peloponneso , e in altre parti di Grecia. Ultimi officii di Artaserse per la pace, che finalmente conchiusa. Essendo entralo arconte in Atene Nausigene, e tri buni militari in Roma L. Papirio , L. Menenio , Serv. Cornelio , e Serv. Sulpizio , sostituiti ai consoli, cor rendo la centesfmaterza olimpiade, nella quale guadagn la corona in Elea allo stadio Pitostrato ateniese ; Tolommeo Alorite , figliuolo di Aminta , uccise a tradi mento suo fratello Alessandro; e per tre anni regn in Macedonia (i). In Beozia Pelopida emulo generoso della gloria militare di Epaminonda , vedute le belle imprese da costui fatte nel Peloponneso ad utilit della repub blica de Beozj, volle sottomettere al dominio dei Te bani alcuni luoghi situati fuori del Peloponneso. Onde presosi seco Ismenia , uomo di assai distinto valore , e suo amicissimo, and in Tessaglia, e presentatosi paci ficamente ad Alessandro, signore di F era, venne pre so , ed insieme con Ismenia messo prigione. Esacerbati
(i) Per rendere consentaneo a s slesso Diodoro , k d'uopo sup porre questo* Tolommeo bastardo.

per questo fatto i Tebani mandarono in Tessaglia 1 3 3 . C1 3 . C1 3 . 13. soldati di greve armatura, e 1 3 . c. a ca vallo, all arrivo de quali Alessandro spaventato mand ad Atene legati, invitando il popolo della medesima a far lega con esso lui. 1 popolo ateniese subitamente gli 1 spedi in ajuto trenta navi, e mille soldati , di queste forze dando il comando ad Autocle. Or mentre questi navigando faceva il giro della s Eubea, i Tebani erano passati in Tessaglia ; e quantunque Alessandro avesse schiere pedestri, e in cavalleria fosse superiore ai Beozii, questi per pensavano doversi sul bel principio finire la gurra con una battaglia, rinforzati che fossero cogli ajuti de* Tessali. Ma essendo questi mancati lo ro , intanto gli Ateniesi, ed alcuni ausiliari giunti ad unirsi ad Alessandro, e di pi non avendo i Beozii n da mangiar n da bere, i Botarchi deliberarono di ri condurre l'esercito a casa. Voltate dunque le bandiere s* erano posti-in cammino per la pianura,, piando A* lessandro inseguitili colla cavalleria li attacc. A prima giunta alcuni de Beozii saettati morirono, ed alcuni restarono feriti ; e non potendo n resfare, n tirare innanzi, trovavansi in assai pericolo, tanto pi non avendo vettuaglia. Nella quale crudelissima angustia per* duti erano di ogni speranza, quando l 'esercito si cre a capitano Epaminonda, che allra iera in figura di privato ( 1). Egli immantinente mise in buon ordine una partita di scelti uomini armati alla leggiera, e col*
( 1) Il vero comandante dell* esercito era Cleomcne * da iup porre che si accordasse coi Botarchi per cedere in s urgente ne-* essiti la condotta ad Epaminonda.

IQtt loc i suoi cavalieri di dietro ; e con questi respinse i nemici che inseguivano ; e a spesse riprese M attacc : con che venne a coprire i soldati di greve armatura* che andavano .innanzi, e colla conformazione che diede al suo esercito , lo salv. Come poi sempre pi acquista* vasi gloria in s ben condotte e felici imprese , som ma laude meritossi da suoi concittadini, e dai confe derati. Ma i Tebani inflissero grossa multa di denaro a quelli,,che allora fungevano il magistrato de Beozii. , Presentandosi qui occasione di sapere per qual ra gione quel grand uomo nella spedizione in Tessaglia fosse ridotto alla condizione di puro soldato comune , noi dobbiamo in difesa di lui riferirla. Debbesi adunque sapere,' che avendo egli potuto fere deLacedemoni am pia strage, dopo che gli era riuscito di rovesciare il pre sidio nemico nel fatto d armi succeduto presso. Corinto, e contentatosi di quanto avea ottenuto, astenendosi da ulteriore combattimento, cadde in gran sospetto, quasi avesse risparmiati i Lacedemoni per procacciarsene ,a privato suo fine il favore; e i malevoli, che invidiavano la sua gloria, avendo colto questo contrattempo per calunniarlo con qualche specioso pretesto , 1 accusaro * no come reo di tradimento. Per lo che il popolo in dispettito lo lev dal magistrato de' Beotarchi, e lo confin alla condizione. di soldato comune. Ma *poich colle prodezze fatte dopo si mond della macchia di quella imputazione , il popolo lo restitu alla pristina dignit. Non molto dopo segu una grande battaglia tra i Lacedemoni e gli Arcadi; e i Lacedemoni ottennero una

IO? splendidissima vittoria ; e fu questa la prima, che dopo la rotta toccata a Leuttri ebbero contro ogni loro aspettativa felice. Dieci mila e pi Arcadi restarono sul campo ; e de Lacedemoni nemmeno un solo. Le sacer dotesse di Dodona aveano profetizzato, che quella bat taglia non sarebbe costata ai Lacedemoni una lagrima. Dopo tale battaglia temendo gli Arcadi gli assalii di Lacedemoni, edificarono in certo opportuno luogo una citt , che dissero Megalopoli ( la Grande ) , concen trando in essa quaranta borghi degli, Arcadi detti Me-t nalii e Parrasii. E questo era allora lo stato delle cose di Grecia (i). In Sicilia Dionigi provvedutosi di grande esercito poich vide non molto in ordine i Cartaginesi a cagio ne della orribile pestilenza che li travagliava, e della ribellione degli Africani , deliber di attaccarli ; e non avendo alcun pretesto probabile per romper la pace, mise fuori, che i Peni dai luoghi tenuti dai Cartagi nesi erano venuti a fare scorrere nelle campagne del suo reguo. Onde con CCI33. CCI3 D gcidd. fanti, con . Ci. Ci. cid. cavalli, e con trecento triremi fornite di quanto occorreva < uomini e di cose, invase il paese T tenuto dai Cartaginesi, e di primo colpo prese Selinunte ed Entella , e tutta la campagna all intorno de vast; ed impadronitosi inoltre della citt degli Ericinii and a mettere l assedio a Lilibeo , che per sciolse subito, avendo veduto, eh essa era difesa da un gros(t) Pausartia riguarda Epaminonda come fondatore di questa citt ; e gli Eruditi contrastano fra loro per determinarne il titolo, e H tempo preciso.

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so presidio. Informalo p o i, che gli arsenali de* Carta ginesi eransi incendiati, persuaso che per tale avveni mento fosse distrutta tutta la loro armata, sprezzando un nemico creduto troppo debole, seguit a far la guerra pienissimo di sicurezza : perci fece occupare il porto degli Erdnii con cento trenta superbe - triremi della sua armata , ed ordin che le altre ritornassero tutte a Siracusa. Ma i Cartaginesi pi presto di quello che si pensasse, con dugento navi ben in ordine an darono ad assaltare l armata eh* era nel porto degli Ericinii ; e con quell improvviso attacco ne condus sero via la massima parte. Essendo poi vicino l'inverno, stabilitasi con iscambievole accordo la tregua, ogni esercito ritorn alla propria citt. Non molto dopo Dio nigi di malattia cess di vivere , avendo regnato Crentotto anni (i). Gli successe nel principato il figliuolo, Dionigi anch'egli di nome, il quale regn dodici anni. Non disconverr all oggetto della nostra storia il narrare la cagione della morte di quel Principe , e le cose , che sul fine della vita gli avvennero. Essen do egli stato nelle feste Lenee in Atene proclamato vincitore per una tragedia che avea presentata (a), cert un o, che nel coro avea fatto 1 officio di cantante
(i) Cornelio N ipote parlando di Dionigi ]o dice non libidinoso, non lussurioso , non avaro, non cupido di cose. Ateneo ed Eliano lo dicono bevitore. Il complesso de* suoi falli ben meditati insieme colle circostanse nelle quali si trov, ne dipingono meglio d* ogni scrittore il vero carattere. (a) Questa sua tragedia era intitolata la Litro, di E ttore, titolo che anche Esehilo avea dato ad una sua , e che riprodusse in la tino Ennio .

o5 per & ottenere una grande rimunerazione, Se Tosse stato il primo *a portargliene la notizia. Costui adun que navig subito a Corinto ; e trovata ivi uba na ve cbe andava in Sicilia, imbarcossi in essa, e con prospero vento approdato a Siracusa, corse immanti nente a dar la nuova delia vittoria a Dionigi. Preso da non mediocre allegrezza egli rimuner benignamente colui: poscia per ringraziare gli Dei di si grata ven tura , fatto sacrifizio , ordin gran convito e magnifico. Ma nel mentre, che faceva s splendido trattamento agli amici, e che bevea largamente , il prese una indigestione , per la quale fierissimamente inferm. Eragli stato detto dall* oracolo , che sarebbe morto quando avesse vinto chi era migliore di lui. Egli applicava la profezia a' Cartaginesi, riguardandoli come di lui pi potenti ; e perci mentre faceva loro guerra di tratto in trattto , sempre schivava la vittoria ; ed era solito a confessarsi spontaneamente vinto.- Ma con quest* astuzia non pot egli schivare la necessit del destino. Fatto sta , che essendo egli cattivo poeta, per giudizio degli Ateniesi super i pi valenti verseggiatori in quel ge nere ; e perci giusta 1 oracolo moriva appunto dacch avea vinti i migliori. Dionigi il Juniore tosto che ebbe prese le redini del governo, chiamata la plebe in con cione , la preg a volergli conservare la sua benevo lenza , che venivagli quasi consegnata dalle mani del padre : quindi avendo fatte al genitore magnifiche ese quie nella rocca presso le porte dette reali, assicur lo stato del suo imperio. Era allora diventato arconte in Atene Polizelo, e in

to Roma per le turbolenze intestine non fi erano creati magistrati. In Grecia Alessandro, signore d e 'F e re i, imputando , agli abitanti di Scotussea-, citt di Tpssaglia, certi delitti , ordin loro di adunarsi in- assemblea.. V quali poich cos ebbero fatto, li fece circondare da uno stuolo di suoi stipendiati, e trucidar tutti : indi giuatine i cadaveri nelle fosse delle m ura, diede il sacco alla citt. Epaminonda entr ancora coll esercito pel Peloponneso ; trasse a divozione sua gli Achei, ed alcuni altri popoli; e pose in libert Dimena, Naupatto , e Calinone , mettendo in que luoghi un presidio acbeo. I ReOpti fecero inoltre un* altra spedizione in Tessaglia, per la quale strapparono Leopida dall$ mani di Alessandro, signore de1 Ferei* In quel tempo i Fliasii erano assai contristati dalle armi degli Argivi; e fu mandato dagli Ateniesi in loro ajuto Carete, onde liberarli dall1assedio. E in fatti con due battaglie fe rendo Carete ottenuta vittoria sopra gli Argivi, ne cac ci i nemici ; e ritorn poi ad Atene. Passato quest anno fu fatto arconte in Atene Cefisodoro , e 1 autorit consolare in Roma fa data a quat tro tribuni militari, i quali furono L. F uno , P. Man lio , Serv. Sulpizio, e Serv. Cornelio. In quel tempo Temisone , tiranno di Eretria , si fece padrone di Oropia, che era a divozione degli Ateniesi. Ma la per dette quando meno se laspettava; poich facendogli guerra gli Ateniesi, di gran lunga a lui superiori in forza, egli per difendersene chiam in ajuto i Tebani, e loro con?* segn quella citt; n essi gliela restituirono pi (i).
(i) Se si ascolta Senofonte i Tebani ebbero Oropo come in de posito dagli Ateniesi, finch fosse finita la, lite sa d 'essa.

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Contemporaneamente a (pesti fatti i Coi andarono ad abitari la citt, ove oggi dimorano ; e Y alzarono a grande splendore : perciocch vi trassero un gran nu mero di abitanti, la circondarono con grossa spesa di mora, e vi fabbricarono un porto eccellente. Da quel tempo pertanto e pel prodotto delle gabelle, e per le ricchezze de* privati crebbe meravigliosamente, sicch poteva competere colle citt primarie. Un altra volta poi il re di Persia mand legati in Grecia onde si ponesse fine alla guerra, e si venisse ad un accordo comune. Per lo che finalmente cessarono le guerre chiamate Laconica, e Beozia, le quali erano durate per cinque anni, contando dalla battaglia di Leut tri (i). In quel periodo di tempo fiorirono uomini per dottrina di nome immortale , quali furono Isocrate re tore , e i suoi discepoli, e Aristotile filosofo, e Anassimene di Lampsaco, e Platone ateniese, e gli ultimi dePitagorici (a). A questi si deve aggiungere Senofonte scrittore di storie, vissuto sino alla et decrepita, poich fa menzione della morte di Epaminonda , che accadde poco dopa Fiorirono ancora Aristippo , ed Antistene , ed Eschine, e Sfezzio socratico.
(1) Andarono ad Artascrte comminarli de Greci, fra i quali per Tebe fu P tiepida. Egli s insinu assai bene nelP animo del re , lo fece propenso per la sua pairia. Senofonte dice, che il trattato non fu accettato da tu tti, ma che per si cess dalle ostilit, es tendo tutti stanchi della guerra. Pelopida aveva ottenuto, siccome pi abbasso Diodoro accenna, che Messene conservasse l indi* pendenza. (2) Furono questi specialmente A rch ita , Timeo , Seno/ilo, Fair(0n , cheerate 9 Dioefe , e Poiimasto.

C a p i t o l o XI L

Guerra tra gU rcadi e gli Elei. Morie di Tolommeo lorite. Celebrazione de9giuochi a Pisa. I Tebani aspirano alF imperio del mare. Buinano Orcomeno ; e spediscono in Tessaglia Pelopida. V ittoria, e morte di questo capitano. Suo elogio. Fu poi arconte in Atene Chione, e tribuni militari in Roma furono con consolar podest Q. Servilio, G. Yeturio, A. Cornelio, M. Cornelio, M. Fabio. In questo tempo, mentre tutta la Grecia godeva pace, sor gono nuovi principii di guerra per le improvvise mac chinazioni di cose nuove in alcune citt. Gli esuli d*Ar cadia , usciti dell* Elide a fare incursioni, occupano un forte* castello dlia Trifilia , dtto Lasine. Per 1lungo tempo eransi contrastati a vicenda Arcadi ed Elei la padronanza della Trifilia ; e come fortuna avea voluto, or 1 una parte , ora l altra ne avea tenuto il dominio. Il quale essendo nel tempo, cbe discorriamo, presso gli Arcadi, gli Elei col pretesto de*fuorusciti lo tolsero agli Arcadi. Or questi irritati di ci dapprima spediti messi domandarono che il castello venisse loro restituito ; poscia, non essendosi loro fatta ragione , chiamati in lega gli Ateniesi, collesercito lo espugnarono. Per, sic come quegli esuli ebbero 1*appoggio degli Elei, si venne presso il medesimo al fatto d' arm i, nel quale essendo stati gli Arcadi superiori di numero, gli Elei furon rotti, e perdettero pi di dugento uomini. Gittati questi semi di guerra, la discordia tra Arcadi ed Elei tir in*

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nanzi assai tempo ; perciocch superbi gli Arcadi dei primi vantaggi, invasa coll'esercito 1*Elide, presero varie citt, Margana, Cromo, Ciparissia, Corifasione. Intanto Tolommeo Alorite , avendo regnato tre anni in Mace donia , fu da suo fratello Perdicca ucciso a tradimento ; e questo Perdicca poi, succedutogli nel reguo , domin sulla Macedonia per cinque anni. Nell* anno susseguente fu in Atene arconte Timocrate ; e i Romani diedero l autorit consolare a tre tribuni militari, che furono Q. Quinzio , Serv.. Cor nelio, e Serv. Sulpizia; e allora fu celebrato da Pisani e dagli Arcadi lolimpiade io/{*ta nella quale vinse nello stadio Focide ateniese. Ad intelligenza della qual cosa bisogna sapere , che que di Pisa per rilevare Y antica dignit della loro patria , appoggiati a certe memorie favolose e veochie, pretesero d aver essi il diritto di aprire il grande concorso de' giuochi ; venendo per opportuno.il presente tempo onde terminare codesta con troversia , si unirono in lega cogli Arcadi, allora ne mici degli E le i, e col costoro ajuto andarono addosso agli Elei, die quegiuochi aveano istituiti. Ora essendosi gli Elei opposti con tutte le forze loro , si venne ad una battaglia , che fu atrocissima, e la quale ebbe per applauditori delle prodezze dell una e dellaltra parte i Greci, che erano accorsi alla solennit', e che coronati e tranquilli stavansi esenti d ogni percolo (t). Essendo quindi restati vittorisi que di Pisa, presiedettero eglino ai giuochi, e li diressero; intanto che gli Elei, riguar di Merita d'essere notato questo passo di storia, che miaente> m enu d risalto al carattere degli antichi Greci.

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dando codesto fatto come ' opera della forza, e fuori d ogni diritto, non notarono nei loro annali questa olimpiade. In mezzo a queste cose Epaminonda tebano, che presso i popolani suoi avea credito assai grande , chia mati a conclone i suoi concittadini, parl loro per ani marli a procurarsi l imperio del mare. Nel discorso suo, gi dianzi premeditato , egli dimostr come 1 impresa * era fcile ad eseguirsi, e com era utilissima alkcepubblica: tra le altre cose che disse, fu questa, die quelli che sono dominatori ih terra agevolmente ^jbssono do minare anche sul mare ; e citava in esempio il fatto degli Ateniesi, i quali quantunque nella guerra contro Serse avessero dugento navi, pur cedettero a Lacede moni, che ne uvevano dieci sole. E con queste e simili ragioni indusse i Tebani ad adottare la st^a proposta. Perci incontanente il popolo ordin che si costruissero cento triremi ,* ed altrettanti altri legni : poi ; che s in vitassero a prestar mano i Rodii, que'di Ghio, e quelli di Risanzio. Ed Epaminonda medesimo .fu mandato con certa forza a quelle ^iit, il quale avendo incontrato Lachete , comandantetd<?gli Ateniesi, a cui provveduto di forte armata era slt imposto d impedire i disegni dei Tebani, tanto l spavent, che obbligoUo a condurre indietro 1 'armata ; ed aggiunse quelle citt ai Tebani. E cmivien dire , ch$ se quel valentuomo fosse vissuto pi a lungo, certamente i Tebani avrebbero ottenuto T imperio di terra di mare. Ma poich poco tempo dopo, avuta nella bttaglia di Mantinea quella per la patria sua splendidissima vittoria, della quale parie*

I li remo in appresso, fin sua vita da eroe ; le cose tebane immantinente minarono, come se morte fossero con esso Ini. Intanto seguendo il filo degli avvnimnti diremo, elle allora i Tebani vollero assaltare Orcomeno ; ed ecco perch. Alcuni. fuorusciti Tebani volevano trasformare lo stato della repubblica tebana in governo aristocratico; e per tentare l impresa indussero trecento cavalieri orcomenii ad ajutarli. Q uesti, siccome per ordine dei Te bani doveano in Un determinato giorno comparite a rassegna, stabilirono di approfittarsi di tale circostanza, e fare il colpo in quella occasione* E gi erano pronti ed essi e parecchi altri, che aveano ptuto trarre a compagni del tentativo. Ma accadde , che i principali della cospirazione , presi da pentimento , denunciarono la cosa ai Botarchi, e traditi i loro complici per questb modo si *salvarono. I magistrati intanto fecero arrestare i cavalieri orcomenii, e chiamata la concione li presen tarono al popolo , che inflisse loro pena capitale , ed ordin, che gli Grcomedii tutti fossero venduti schiavi, e la loro citt demolita. E debbesi osservare, che fino da rimota e i Tebani erano stati mal*affetti verso gli Oiv comenii, perch ne tempi eroici erano stati costretti a pagar loro tributo, finch poi ne li liber Ercole. Cre dendo adunque di avere al presente una opportuna o o casione ,di vendicarsi, mossero le armi contro quella Citt , la quale presto ebbero in loro potere : dove, tru cidati quanti uomini v erano , le donne, e i ragazzi vendettero all' asta. In questo stesso tempo i Tessali guerreggiavano coh Alessandro di F era; ma perch vinti parecchie volte

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in battaglia, aveano perduta grande quantit di soldati, mandarono a sollecitare i Tebani, onde volessero dar loro soccorso, e spedirne per capitano supremo Pelopida, che sapeasi essere personal nemico di quel Prin cipe a cagione d averlo tenuto prigione in addietro ; e che d altronde era uomo di sommo valore, e dapper tutto celebrata per sapientissimo conduttore d eserciti. I delegati tessali esposero la loro commissione d*innanzi all universo concilio de* Beozii ; e questi benignamente .annuendo alla domanda ordinarono, che tosto Pelopida marciasse in ajuto dei Tessali con IDD. CID. CID. uo mini. Ma nel mentre che Pelopida, senza frappo? ri tardo s incamminava secondo gli ordini avuti, accadde che il sole si oscur : il qual prodigio mise molti in turbamento ; e tra i pronosticanti erano alcuni, i quali interpretavano, che per quella partenza dell* esercito dovea mancare il sole della citt: con che intendevano d ire, che Pelopida sarebbe morto. Ma non bad egli punto a questo pronostico; spinto dal proprio fato tir innanzi il suo cammino. Giunto quindi in Tessaglia trov, che Alessandro, con un esercito d oltre ccidd. , ccidd. uomini erasi appostato gi sulle alture: ond egli and a collocarvisi di fronte ; e radunate le schiere de Tessali venne a battaglia coi nemici. Ma. prevalendo Alessandro in grazia della situazione vantaggiosa , Pelo pida risoluto di decidere la battaglia col proprio valore, portossi ad attaccare in persona il comandante nemico : il quale facendo gagliardissima resistenza , perch cir condato da uno scelto drappello di valorosissimi giova ni, il combattimento divent fierissimo quanto mai. P e-

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lepida fece egregiamente tutte l parti e di comandante e di soldato ; ed emp il luogo intorno a s di grande strage : sicch pose, in fine termine alla battaglia, rotti e messi in fuga i nemici. Ma egli era rimasto coperto di ferite; e cadde della morte degli eroi. Alessandro, vinto ancora in una seconda battaglia, vedute rotte le sue forze, dovette venire a trattato, restituire ai Tessali le citt dianzi acquistate, consegnare ai Beozii, i Ma gneti , e gli Achei della Ftiotide, e contentarsi per l avvenire della agnoria di Fera , e tenersi i Beozii amici. Quantunque per i Tebani ottenuta avessero una "vit toria da ogni parte celebrata, per la perdita di Pelopida tutti d accordo andavano dicendo essere piuttosto stati vinti; ben sentendo, che quella vittoria non valeva la gloria di lui, che tanti vantaggi recato avea, e splen didissimi , alla patria, e tanto avea fatto per estendere ed amplificare la repubblica loro. Imperciocch ricor dando il ricuperar che si fece la rocca cadmea, quando gli esuli si mossero per restituire la libert a Tebe , tutti concordemente convenivano a Pelopida doversi so pra ogni altro il benefizio di quella impresa, dalla quale poi erano venute tutte le posteriori felicit dei Tebani. Pelopida similmente era stato il solo tra tutti i Beotarchi , che nella battaglia seguita poscia presso Tegira (i) avea vinti i Lacedemoni, potentissimi fra i Greci : ove per la magnifica vittoria, che si ottenne, i Tebani per la prima volta poterono alzar trofeo sugli Spartani. Pe
ti) Qui correggo il testo portante Tegea } e ci sulla feda del V esselin gio , le cui considerationi sono bea fondate

u4 lopida fa anco il capitano della coorte sacra nella bat taglia di Leuttri ; ed egli con quella coorte principale nell assalto dato ai Lacedemoni fu cagione a suoi della vittoria cbe riportarono. Nelle spedizioni poi, che s'in trapresero contro i Lacedemoni, comand settanta mila uomini, ed alz il trofeo alle stesse porte di Sparta sui Lacedemoni, che in nissun tempo mai eransi veduti col Stretti da alcuno. Mandato inoltre ambasciadore al re persiano per la pace generale, egli ottenne un articolo a parte per Messene, che desolata da trecento anni i Tebani restaurarono. Finalmente combattendo con Ales sandro , che avea un esercito di gran lunga maggiore, non solo ottenne una insigne vittoria , ma usci ancora di vita con tutto quello splendore, che d la rinomanza del valore e della virt. in mezzo a tutte queste im prese di guerra cos comportossi verso i suoi concitta dini , che dal ritorno degli esuli fino alla morte , sem pre fu Beotarca,, e senza intermissione esercit 1 officio e 1 autorit di questo magistrato supremo : onore, di cui nissun altro cittadino fu stimato degno. Pelopida adunque, che per la sua eminente virt meritossi lap provazione di tutti, abbiasi per noi la giusta laude della storia. ' , Circa quel temp Clearco (i) nativo di Eraclea, citt del Ponto, mir a farsene signore ; ed essendo ben riuscito nel suo disegno prese ad imitare Dionigi, ti fi) Costui era . stato discepolo 'Iso crate, e di Piatone* D lui P ennone presso Fozio dice, che esercit il principato crudelmente.
Egli probabile, che abbia compressi quelli * che mal soffrivano la perdita della libert.

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ranno di Siracusa. Tenne costui il principato dEraclea per dodici anni con grande magnificenza. In mezzo a queste cose Timoteo capitano degli Ateniesi and con forze di terra e di mare a far 1 assedio di Torone, e di Potidea ; e le prese entrambe ; come pure in se guito and a socconere que di Cizico, eh erano stret tamente assediati. Capitolo XIII.

Guerra civile tra gli Arcadi, in cui prendono parte i Tebani, i Lacedemoni e gli Ateniesi. Epami nonda vuol sorprendere Sparta, e ri impedito da A gide, e V esercito Ateniese g t impedisce di sorprendere Mantinea. Famosa battaglia presso questa citt. Morte di Epaminonda , e suo elogio. Pace fra tutti i Greci fuori degli Spartani. Passato quest' anno Candide ebbe in Atene il magi strato d arconte ; ed ebbero in Roma il consolato L, Emilio Mamerco , e L. Sestio Laterano. Gli Arcadi congiunti a que di Pisa , avevano di comune autorit ed opera celebrati ad Olimpia i giuochi; e si erano fatti arbitri del tempio e delle ricchezze ivi consacrate. E perch poi quelli di Mantinea non poco dei sacri doni depositati in quel tempio aveano erogato in usi profani, sentendosi rei di sacrilegio movevano ogni pietra per alimentare la guerra suscitata contro gli Elei cercando che si prolungasse pi che fesse possibile perch non venisse il tempo, in cui fossero chiamati a

u fi render conto delle mal impiegate cose. Ond , che volendo tutti gli altri Arcadi che si venisse alla con clusione della pace, essi suscitarono una sedizione con tro un popolo, che pur era dello stesso loro sangue. Sorsero adunque per arte di costoro due fazioni, di una delle quali furono capi quelli di Tegea, e quelli di Mantinea dell* altra. E come la discordia ogni giorno pi sinaspriva, finalmente si venne a dover deciderne per la via delle armi. 1 cittadini di Tegea mandarono a chiedere soccorso ai Beozii; e questi subitamente crearono capitano Epaminonda, e con robusto esercito lo spedirono ad ajutare i Tegeati. Quelli di Mantinea spaventati da tanto esercito de* Beozii, e dal glorioso nome di Epaminonda, inviarono una legazione ai ne mici capitali de Beozii, agli Ateniesi, cio , e a Lace demoni , sollecitandoli ad unirsi in quella guerra con essi. Perlocch adunatesi da entrambe le parti grandi schiere , tutto il Peloponneso fu pieno d armi e di combattimenti ; e i Lacedemoni per prima impresa cor sero ad invadere la vicina Arcadia. Epaminonda era allora in marcia, e non lungi . da Mantinea, quando ud che i Lacedemoni con tutte quante le loro forze davano il guasto alle campagne de Tegeati. Ond, che congetturando essere Sparta rimasta vuota di difensori, medit veramente una grande impresa ; ma la fortuna non la second. Egli marci di notte col suo esercito a Sparla : ma Agide ( i) , re de Lacedemoni, avendo
(i) Questo passo di storia h assai combattuto. Senofonte attri buisce ad Agesilao ci che Diodoro dice di A gide . Il Palmerio crede pi a D iodoro, che ha seguiti Teopompo ed Anassimene, che

sospetta V astuzia di Epaminonda , da uomo prudente previde ci che era per succedere ; e prevenendo il nemico mand cursori cretesi agli Spartani restati a casa, avvisandoli che momenti vedrebbero giugnere i Beozii per assaltar la citt ; e sapessero intanto, che egli volerebbe pi presto che gli fosse mai possibile a soccorrerla. Ordin dunque, che intanto facessero buona guardia, deponendo ogni paura , giacch tosto sarebbe giunto egli in ajuto. 1 Cretesi andarono speditamente. Per lo che i Lace demoni sfuggirono il pericolo di vedere inaspettatamente presa la loro citt : ch ove non si fosse scoperto il pensiere di Epaminonda, questi sarebbe all improvviso piombato addosso a Sparta, e 1 avrebbe oppressa. Fac * ciasi adunque onore, se vuoisi, alla sagacit d'entrambi codesti due valentuomini ; ma bisogna dare la palma al lacedemone. Epaminonda essendo in quella notte mar nato con grande celerit , allo spuntar del giorno av vicin a Sparta l'esercito. Ma Agesilao (i) rimastone
a Senofonte , troppo amico di Agesilao. Ma sorge uu altra difficolt. A g id e non era allora re di Sparla : una tale dignit a quel tempo tenevasi da Cleomene figliuolo di Cleombroto t e da Agesilao . Ma non impugnando il Vessclingio , che ha eccitala questa difficolt, che Agide allora comandasse 1' esercito lacedemone , potrebbe essa temperarsi d* assai, supponendo chiamato qui Agide r e , perch infine fu re. Forse la parola qualificativa che leggesi nel teslo , stata intrusa dai copisti, e molte congetture possono farsi per ren der ragione del come si fosse dato il comando dell esercito ausi liare spartano a uomo non re. (i) Siccome sulla fede di Senofonte $ Plutarco , P olibio , e P olien o , tutti copisti, suppongono ito a soccorso de Maniineesi Agesilao , e non parlano di A gide, il Vessslingio per togliere la

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alla custodia , poco prima avvertito, della cosa, prese le misure che pot sollecitamente. Egli mise i ragazzi pi grandicelli e i vecchi sui ,tetti delle case, affinch di l allontanassero gli assalitori ; e dispose tutti quelli che aveano robustezza , ne* passi pi difficili, pe* quali potevasi tentale l adito nella citt, e in quegli altri luoghi, per dove il nemico intendesse entrare. In tale positura poi lo stette aspettando. Epamiuonda di viso il suo esercito in varie squadre, e ad un tempo stesso movendole tutte all assalto, tosto che vide gli Spartani in ben ordinata posizione , capi che il nemico avea penetrato il suo disegno. Nulladimeno, quantunque trovasse impedite tutte le vie, attacc la zuffa da ogni parte con quelle sue squadre divise ; e dopo una stra ge reciproca non cess dal.menare le mani, se non quando vide appressarsi a Sparta lesercito deLace demoni. Onde essendo venuto in soccorso degli asse diati tanta forza, fattosi ormai notte diede fine al com battere. N tard poi a sapere da prigionieri, che quei di Mantinea con tutte le forze della loro citt venivano frettolosi in appoggio de Lacedemoni : per la qual cosa dando addietro si accamp dapprima non lungi dalla citt ; ma ben presto fatto cenare a* soldati , e lasciato
difficolti accennata di sopra propone cfa qui pongasi Arohidamo , 0 dove Diodoro pone Agide mettasi Agesilao, Codesto dottissimo filologo non ha considerato , che di tal maniera non solo d uopo fare al testo una violenta maggiore di quella, che porterebbe la nostra correzione, ma che inoltre egli si porrebbe in aperta con* traddizione seco medesimo. Se all epoca di questa guerra erano re di Sparta Cleomene ed Agesilao , non poteva pi essere vivo A rvhidamo.

"9 nel v campo un qualche numero di gente a cavallo, che ivi sino alla mattina mantenessero accesi de fuochi 9 con tutto 1 esercito si msse per gire a schiacciare im provvisamente quanti erano rimasti in Mantinea. in* fatti il giorno susseguente, avendo corsa una lunghis sima strada a marcia sforzata, giunse addosso ai Mantineesi, e li assalt* Ma anche qui, sebbene nulla avesse omesso di quanto un diligentissimo Capitano- poteva fare per ottenere l inlento propostosi, non gli riusc il clpo; e per avversa fortuna perdette contro ogui sua speranza la vittoria. Imperciocch nel momento che fu sotto Mantinea vuota di difensori, da un altra parte giungeva 1 esercito ausiliare degli Ateniesi. Grano que* * sti sei mila uomini coudotti da Egeloco, uomo ira suoi molto estimato, il quale posto presidio forte nella citta col rimanente esercito si. mise in ordine di battaglia. E in quel frattempo medesimo comparvero pure gli eserciti de Lacedemoni , e de* Mantineesi ; e tutti chia mando a s ogni possibile ajuto si disponevano a fare giornata decisiva. A quelli di Mantinea prestavano appoggio gli Elei, i Lacedemoni, gli Ateniesi, ed alcuni altri; e in totale formavano un corpo di oltre ccidd 033. fanti, e di circa cid. CI3 . uomini a cavallo. A Tegeati prestavano soccorso la maggior parte degli Arcadi, per forza e per numero valentissimi, e gli A* ' chei ( i ) , i Beozii, gli Argivi, ed alcuni popoli tanto del Peloponneso, quanto estranei. Formavano tutti
( i) Debbonsi intendere gli Achei P tio tt\ generazione abitante in ^vicinanza della Tessaglia; e veramente amica dei Tebani. coatro i quali erano gli Achei del Peloponneso,

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questi un corpo d ccidd. ccidd. ccidd. fanti, ed aveano non meno di tre mila uomini di cavalleria.

' E gi gli eserciti erano a fronte, quando uccise dal1 una parte e dall altra le vittime, "gli aruspici annun ziarono , che gli Dei promettevano la vittoria ad en trambi. L ordine della battaglia era il seguente. L ala destra, come posto pi degno, veniva formata da quelli di Mantinea, insieme con tutti gli rcadi, e coi Lacedemoni. Vicini a questi componevano il corpo di mezzo, gli Elei, e gli Achei , ed altri pi deboli. L'ala sinistra era compsta degli Ateniesi. All* incontro i Te bani si erapo posti nell* ala sinistra , cos che erano a fronte degli Arcadi. La destra aveano data agli Argivi; e la rimanente moltitudine era collocata nel corpo di mezzo , che perci era composto di quelli di Eubea, di Locri, di Sicione, di Messene, e de Meliesi, degli Eniani, e de Tessali, ed altri confederati. La cavalle ria dall* una e dall altra parte era stata disposta nelle ale. Cos ordinatisi tutti, ed accinti ad affrontarsi, le trombe danno il segno della battaglia ; urlano gli eser citi, e le strida di tanta moltitudine par che assicurino la vittoria. Prima ad azzuffarsi fu la cavalleria uscente delle ale ; e con tanto ardore e tanta bravura, che su per s medesima. Imperciocch quella degli Ateniesi andando a scontrare la Tebana, non solo pel valor della nimica, o pel coraggio proprio, o per la disciplina e larte, non era inferiore, (sapendosi che gli Ateniesi in tutte queste cose non cedono a nissuno); ma non lo era neppure per la moltitudine, e per lapparato delle armi. Nell ordinamento poi della battaglia erano gli Ateniesi

di gran lunga indietro dai nemici : ch pochi saettatori essi aveano ; e tre volte di pi n aveano i Tebani, tolti dai Tessali, frombolieri, e dardeggiatoli valentis simi, i quali fino dalla prima et esercitavansi in questo genera di guerreggiare con molta diligenza : certo es sendo nel resto, che nella battaglia per codesta loro perizia sogliono essere di grande utilit. Per questo adunque successe, che' gli Ateniesi, mentre in parte da costoro venivano feriti, ed in parte dalla cavalleria con sommo impeto oppressi, tutti presero la fuga. Ma per ch quella fuga succedeva fuori delle ale, facile cosa fu rimediare al danno, non avendo nel retrocedere disor dinata la loro falange; ed altronde spinti contro gli E ubei, ed alcuni mercenarj mandati ad occupare i colli vicini, venuti con questi alle mani, li ammazzarono tutti. La cavalleria tebana poi non insegu quei fuggi tivi ; ma urtando l opposto corpo di pedoni, cercava di sfondarlo , e gire innanzi. E allora asprissimo di vent il combattimento. E gi gli Ateniesi defatigati voltavano le spalle , quando il comandante degli Elei a cavallo, che stava nelle schiere ultime, soccorse a fug giaschi, e profligati moltissimi Beozii rinnov la bat taglia. E in questo modo la cavalleria degli Elei con sollecito riparo provvide alla strage, che 1 ala sinistra de suoi alleati avea sofferta. Nell* altr ala poi attaccatesi insieme le due cavalieri^, per breve tempo Jla battaglia fu equilibrata: ch ben presto respinti i Mantineesi per la moltitudine e forza de Beozii, e dei Tessali, con grande perdita de loro dovettero rifuggirsi presso la loro falange. Tale fu 1 esito del combattimento dell una f dell altra cavalleria*

la i In quanto alle schiere degli uomini a9 piedi tosto che vennero alle mani s* ebbe uno scontro, ed un combattimento veementissimo, e veramente meraviglioso. Imperciocch in nissuna battaglia di Greci giammai n tanta moltitudine d* uomini combatt,, n tanti capitani concorsero per credito ragguardevolissimi, n tanti va lorosissimi campioni avvezzi a sostenere i pericoli. Gh quelli , de' quali a quel tempo era somma la virt nelle pugne pedestri, Beozii e Lacedemoni, trovandosi nelle opposte file a fronte , con tale animo entrarono i primi nella zuffa, che niun pensiero si presero della vita. Si cominci, collo scontro delle aste , rotte le quali per la maggior parte a cagione dirgli spessi colpi si venne presto alle spade* E qui mischiatisi, e di punta e di taglio immenso era il ferire ; n di un momento cedeva la pertinacia degli animi. mentre per lunghissimo tempo da ogni parte si sosteneva il combattimento con gagliardia , per 1 alto valore pareggiandosi, da nissun canto la battaglia inclinava. N alcuno faceva caso del proprio pericolo, ed erano intesi tutti soltanto a fare qulche insigne prodezza, e con generoso cuore merw tarsi gloria morendo. Finalmente da troppo lungo tempo combattendosi, n vedendosi da qual parte fosse per piegar la vittoria , Epaminonda giudic, che per otte nerla abbisognava il valor suo; e deliber con suo rischio espor la vita per rendere la battaglia decisiva. Prende egli dunque seco i pi valorosi che avea, ed accom pagnato da essi irrompe in mezzo alle falangi nemiche con potentissimo impeto. Era alla testa del suo squa drone , e per primo colpo passa il petto col suo dardo

ia 3 al capitano de* Lacedemoni ; indi pel menar delle mani de*suoi compagni tanti de nemici restano o trucidati, o atterriti, che la loro falange vien conquassata e rotta. Perciocch i Lacedemoni si ritrassero dal combatter pi oltre, spaventati dalla vista di Epaminonda , e dalTim- peto violentissimo dello squadrone,. eh egli aveva in torno. I Beozii incalzano intanto i nemici, ed am mazzano chiunque si fa ultimo nella fuga, alzaudo intorno una montagna di cadaveri. In fine vedendo i La cedemoni Epaminonda cacciarsi precipitoso a corpo per duto contro loro, affollatiglisi intorno gli piobbero ad dosso un nembo di dardi, che in parte schiv, in parte devi , ed alcuni trattisi del corpo ritorse contro il nemico. Ma nel mentre , che per conseguir la vitto ria egli combatte da grande eroe, riceve un mortai colpo nel petto ; e rottosi il legno dell asta, che lo avea percosso , e restatone dentro il ferro, non resi stendo all acerbit , della ferita a un tratto cade per terra (r). Furioso combattimento allora succede per trasportarne il corpo , e dopo sanguinosissima ed ampia strage dell' un partito e dell altro , con gran fatica i Tebani, uomini pi degli altri robusti, ne cacciano i Lacedemoni, inseguiti poscia dai Beozii per poco, giac ch questi ritornarono sul luogo , solleciti prima di o
( i) Siccome la morte di Epaminonda decideva della somma della cose, e tremendo uome era fatto da molto tempo il suo ai nemici de1Tebani, tutti vollero avere avuta la gloria del fatai colpo $ e cosi i Mantineesi , e gli Spartani ne proclamarono autore i primi un certo Macherione, e un^ certo Annerate i secondi. Gli Ateniesi lo attribuirono a Grillo , figliuolo di Senofonte.

i *4 gni altra cosa di ricuperar^ i cadaveri de loro morti. In ultimo chiamati col suono delle trombe a raccolta L i soldati, tutti cessarono dal combattere ; e l una parte e 1 altra alz il trofeo, essendo restato dubbio a chi la vittoria toccasse. Imperciocch gli Ateniesi avendo presso il colle gi mentovato vinti quelli di Eubea e la gente stipendiata , erano padroni dei cadaveri de ca duti col : all opposto i Beozii tenevansi per vincitori, perch aveano rotti nella battaglia i Lacedemoni, ed erano padroni de morti sul campo. E stettesi alcun tempo senza che 1 una parte , o 1* altra mandasse de putati per convenire intorno al dar sepoltura agli estinti ; non volendo nessuna parere di concedere il pri mo onore al nemico (). In fine per i Lacedemoni s mossero innanzi a tutti mandando araldo per tale og getto ; e allora gli uni e gli altri raccolsero e seppel lirono i loro. Del resto Epaminonda era stato traspor tato ancora vivo nell* accampamento de* suoi, ove chia mati i medici, questi dissero, eh egli certissimamente sarebbe morto subito che gli si fosse estratto dal corpo il ferro fino allora rimastovi. E cosi fu , avendo egli da uomo fortissimo terminata la vita. Imperciocch primie ramente chiamato a s il suo scudiere domandollo, se
(i) Senofonte chiaramente confessa che 1* una e V altra parte rest vinta , dovendosi dire , che il fatto del colle fu importantis simo j e che la vittoria de1 Tebani dipendeva massimamente dal conservare quel posto. $i osserva per,' che non sarebbe mancata a questi ultimi la vittoria anche dopo la morte di paminotida se avessero saputo far buon uso de*vantaci fino allora riportati giacch i Lacedemoni erano troppo sbaragliati. Si vede inoltre a che i Tebani dopo la battaglia <ran padroni del oampo.

11$ avesse conservato il suo scudo ; ed avendo costui ri sposto di s i, e confermalo il detto con mostrarglielo, domandollo ancora chi avesse vinto. E qui avendo lo scudiere risposto , che vinto aveano i Beozii : egli dunque tempo , disse Epaminonda, di morire ; e im mantinente ordin , che se gli estraesse il ferro. Cla mor grande degli amici, eh erano presenti, s alz allora; ed uno che dirottamente piangea, avendogli detto : ah 1 e tu cosi passi di vita senza figli 1 gli ri spose : no , per Giove non fia cosi 1 ch due figlie la scio dietro m e, la vittoria di Leuttri, e quella di Man tinea. E subito toltogli del petto il dardo, senza tur bamento alcuno spir. Ma poich abbiamo preso uso di onorare con qualche lude la morte de'valenti uomini, non cohviene al certo, che trasandiamo quella di questo valentissimo senza un particolare elogio. Costui parmi che per scienza militare, per equit , e per altezza d' animo superati abbia non solo i capitani migliori del tempo suo , come furono Pelopida tebano, Timoteo , Conone, Cabria , Ifcrate ateniese , ed Agesilao spartano , quantunque un poco pi vecchio di lui; ma quelli ancora, che prima di lui furono chiari a tempi delle guerre de* Medi e de Per siani ; voglio dire Solone, Temistocle , Milziade , Ci ntone , Mironide, Pericle, e alcuni altri fioriti presso gli Ateniesi; e Gelone in Sicilia, figlio di Dinomene, ed alcuni altri, che pur lasciarono nome. De quali tutti se alcuno vorr paragonare le virt coll ingegno, e colla gloria militare di Epaminonda, trover questo andare innanzi agli altri per assaissimo spazio* A quelli, quanti

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sono, una sola cosa d gloria e dignit: in Ini tutte ri* ftilgono come tante stelle le virt. Imperocch niuno dessi il pareggi nella robustezza del corpo, nella elo quenza , nella magnanimit , nel disprezzo dell' oro , e nella equit ; e in quella, che in lui fu sopra modo singolarissima , fortezza e scienza militare, propria ve ramente di sommo capitano. Vivente lui la sua patria consegui l imperio della Grecia ; e lui morto il per dette ; e sub mutamenti peggiori, finch per la inerzia e la stoltezza de' suoi reggitori cadde poi in servit, e in mina estrema. Questo fine adunque fece Epaminonda, presso tutti celebratissimo per la gloria che d la virt. Dopo quella battaglia i Greci , essendo stata la vit toria dubbia, e pari al valore, stanchi di tanti combat timenti , finalmente posto termine alle guerre, fecero'in comune pace e lega insieme, nella quale vennero com presi anche i Messenii. I Lacedemoni per , che d odio implacabile ardevano contro i Messnii, a cagion loro non vollero sottoscrivere la pace ; e per ci furono i soli de' Greci, che non giurarono la lega generale. In quanto agli scrittori , Senofonte ateniese chiuse iu quest' anno la storia de'Greci colla morte di Epami nonda. Anche Anassimene di Lampsaco, che fu il primo a scrivere la storia de' Greci, incominciando dalla na scita degli Dei, e dai primordii del genere umano, la guida sino alla battaglia di Mantinea, e alla morte di Epaminonda, comprendendo ne'dodici suoi volumi quasi tutti i fatti de'Greci e de'Barbari. Finalmente Filisto, che in due libri scrisse la storia di Dionigi il juniore, la finisce a quell' epoca.

Capitol

XIV.

Muovono guerra ad Artaserse Taco, re St Egitto , * Grci & A sia , ai quali si uniscono gli Spartani , e vary Satrapi. Tradimenti, e traditori, e singoiar caso occorso ad uno di questi. Taco si riconcilia con Artaserse, che poco dopo muore. Agesilao riacquista a Taco il regno, e ritornando a casa fi* nisce di vwere. Nuova gurra in Arcadia, fin ita da Picumene ateniese. Venne poi Y altro anno, nel quale Atene ebbe per arconte Colone , e Roma per consoli L. Gemizio , e Q. Servilio. In quell anno gli abitanti delle coste dell Asia ribeQaronsi da Persiani ; ed alcuni satrapi, e capitani desercito eccitati nuovi tumulti fecero guerra ad Artaserse. Anche Taco, re degli Egizii, avendo riso luto di far la guerra a Persiani si mise a fabbricar navi, e a reclutare soldatesche; e preso a soldo un gran numero duomini di varie citt greche mise dal suo par tito eziandio i Lacedemoni. Erano costoro di pssimo umore contro Artaserse per la ragione eh egli avea ordinato che si comprendessero nella lega generale dei Greci i Messenii. Onde poi veduta tanta cospirazione contro i Persiani, il re fece dal canto suo gli opportuni preparativi di guerra, dovendo combattere in un me desimo tempo col r degli Egizii , colle citt greche dell Asia, e coi Lacedemoni, e i loro sostenitori sa trapi , e capitani, che tenevano le spiaggie marittime appartenenti all imperio. Erano tra questi ultimi nobi

lissimi Ariobarzane , satrapa della Frigia, che s' em fatto padrone del regno del morto re Mitridate, e Mall eolo di Caria , principe di gran nome , avente signoria di castella, e citt, con Alicamasso per sede e metro poli sua, e rocea magnifica, reggia di tutta la Caria. Con que* due facevano causa comune Oronte della Misia, ed Autofiradate, governatore della Licia, e tra i Jonii, i Licii, i Pisidii, i Pamfilii, e i Cilicii ; ed oltr questi i Sirii, e i Fenicii, e quasi tutti gli abitanti del mare d* Asia erano congiunti insieme a danni di quel re. Per la quale si estesa cospirazione la met de tributi era mancata a quel monarca; e laltra met che gli re stava , non era bastante pei bisogni della guerra. Quelli che serano tolti dalla soggezione del re, data aveano 1 amministrazione della guerra ad Oronte. Ma * costui dopo avere avuto il comando generale, e quanto occorreva per pagare per tutto un anno ventimila uo mini tolti a soldo, i confederati che tanta fede aveano avuta in lui , trad, lusingatosi che se dato tvesse in mano de' Persiani i ribelli, avrebbe avuto dalla corte regali magnifici, e il governo di tutto quanto il paese marittimo. Primieramente adunque fece catturare, e mand al re quelli che aveano portato il denaro: indi consegn a'commissarj del re molte citt, e molte schiere de* forestieri che aveano preso servizio. Un tradimento simile accadde ancora in quel tempo nella Cappadocia, il quale singolarissimo per alcune circostanze sue pro prie. Artabazo, capitano generale degli eserciti del re, avea con grandi forze invasa la Cappadocia. Or Datarne, satrapa di quella provincia, con molte schiere duomini

i*9 a cavallo, e con CCIDD. c c id d . fanti ausiliari! tolti al soldo gli si oppose. Allora il suocero di Datarne, che comandava la cavallera, per mettersi in grazia del re e salvarsi, dopo avere il giorno innanzi concertato il tradimento con Artabazo, di notte pass ai nemici colla cavallera. Dal canto suo Datarne esortati i suoi stipen diati ad essere fedeli e costanti, e promesso loro un grosso regalo , senza perdere tempo li condusse contro que* perfidi ; e arriv loro addosso nel momento che si univano col nemico. Quindi assaliti nel medesimo tempo tf i disertori suoi, e i soldati di Artabazo, si mise a trucidare promiscuamente quanti incontrava. Sulle prime ignorando Artabazo oosa ci fosse, credette che colui, il quale avea tradita la fede di Datarne, volesse fare un nuovo tradimento: perci fattosi contro a quella caval leria , F attacc fierissimamente , ordinando a* suoi di non risparmiare nissuno. Onde avvenne , che Mitrobapzane, che cos chiamayasi il capo dei disertori, serrato in mezzo ai due , uno de* quali cercava di allontanare un traditore, laltro di vendicarsene, si trov in estrema angustia. E non avendo in tanta perplessit un momento da pensare, si ridusse a difendersi quanto pi potesse; e combattendo con entrambe le parti, fece orrbile strage, di chi gli si opponeva. Finalmente restati morti pi di diecimila, Datarne cacci gli altri in fuga, e nettato il campo di nemici suon a raccolta, facendo cessare F inseguimento. Della cavalleria alcuni che rimasero f ri tornarono a Datarne domandando perdono : altri fermaronsi sul luogo, non sapendo ove gire. Questi, cinque cento incirca di numero, messi in mezzo dell* esercito,

i3o Datarne ordin che fossero da ogni parte saettati. EgU poi, che gi prima erasi acquistata ima giusta ammira zione pe* suoi talenti militari, per qpesto fatto di tanta fortezza e scienza nel comando, molto maggiore gloria acquistossi, ed illustre celebrit. Artaserse avendo avuta notizia di tale stratagemma si fece sollecito di levarsene d innanzi lautore , e presto per insidie lo ammazz. Mentre succedevano queste cose, Reomitre dai ribelli venne mandato in Egitto al re Taco ; e di l avuti cin quecento talenti, e cinquanta navi lunghe, coll armata pass a Leuca, citt dellAsia, dove chiamati a s molti capitani de ribelli, li fece arrestare, e legati li spedi al re. Col qual tradimento quel traditore ricuper la grazia del re che avea offeso. Ma Taco avea gi in pronto in Egitto quanto occorreva per aprir la campagna: per ciocch trovavasi fornito di dugento triremi, di ccidd. stipendiati sceltissimi avuti di Grecia, e di ottantamila fanti egizii. Delle milizie prese al soldo avea dato il co mando ad Agesilao spartano, mandatogli in ajuto dai Lacedemoni con mille soldati di armatura greve, essendo egli sopra tutti gli altri eccellente nel saper reggere la soldatesca, ed avendo grande rinomanza pel valor suo , e per la scienza nel militare comando. All' armata poi diede per comandante Cabria ateniese, che non era spe dito per commissione pubblica, ma di solo suo genio militava, e per solo impulso avuto dal re. Il re riserb a s solo il comando supremo, e tutta la direzine della guerra. Agesilao voleva persuaderlo a starsene in Egitto, e a dirigere la guerra per mezzo di legati : ma egli non volle a ci acconsentire, quantunque il consiglio datogli

3s! fosse buono ; poich appena Y esrcito fu lontan, ed ebbe posto i quartieri in Fenicia, quegli a cui avea lasciato le redini del governo, ribell; e mandati messi a' suo figlio Nettanebo , lo anim ad impadronirsi del regno d Egitto : onde venne incendio di gravissima guerra. Imperciocch Nettanebo, che dal re avea avuto il comando de* soldati egizii, e dalla Fenicia era stato mandato ad espugnare le citt della Siria, approvando il disegno del padre, con regali corruppe gli uffiziali, e i soldati con promesse , e gl indusse a far la guerra cop esso lui. Cosi che in fine occupato 1 Egitto dai ri-' belli, Taco colpito da tale disastro non dubit di an-' dare in Arabia dal re , e domandargli scusa di quanto avea fatto. U re Artaserse non solo lo assolse da tutto; ma gli diede inoltre il comando supremo della guerra mossa gi contro gli Egizii. N molto dopo Artaserse venne a morte dopo aver regnato quarantatr anni. A lui succedette Oco, che regn ventitr anni, e prese il cognome di Artaserse anchegli; giacch avendo il re Artaserse governato ec cellentemente, amico della pace, e moderato nella buona fortuna, fu da Persiani Stabilito, che i re successivi do vessero assumere questo nome. Intanto Taco era ritor nato da Agesilao , quando Nettanebo condusse contro lui pi di centomila uomini provocandolo a battaglia. E veggendolo Agesilao trepidante , n avere coraggio di tentare la fortuna delle armi, andava facendogli animo, dicendo non essere il numero che dia la vittoria, ma bens il valore. ]Le quali considerazioni presso Taco non valendo, Agesilao fu obbligato a ritirarsi con lui in una

i3a certa citt assai grande, nella quale gli Egizli li assedia*rono. Ma vedendo costoro, che negli assalti perdevano una grande quantit di gente, presero il partito di cir convallare quella citt con una muraglia ed una fossa : la quale opera eseguirono con molta speditezza facendovi lavorare una moltitudine immensa duomini. Per questo mezzo essendo venuta in citt grande carestia di viveri, Taco perdette ogni speranza di salvarsi. Ma Agesilao messa fiducia ne suoi soldati, di nottetempo avendo fatta una sortita, conserv tutti quando meno se 1 attende vano. Il fatto and di questa maniera. Gli Egizii lascia tolo andare , gli vennero dietro, e come il paese era piano, avendo potuto costoro colla loro moltitudine prendere in mezzo i nemici, credettero di ammazzarli tutti. Ma nel frattempo Agesilao occupa il luogo forti ficato da ambe le parti colla fossa, gi, come abbiamo. detto, fatta a m a n o e d ivi disposto il suo esercito , e ben guardato dalle due braccia del fiume, attende de-, sere attaccato. Si fa la battaglia ; e nulla valendo agli. Egizii la moltitudine, e i Greci usando del loro so lito valore, di quelli Agesilao fa'immensa strage, e mette in fuga i rimanenti. Taco facilmente di poi ricu per il regno ; e con regali magnifici, com* era giusto, onor 1 unico suo vindice (i) ; il quale presa la volta
(i) Qui sono latti addosso a D iodoro , il quale dicono narrare la cosa a rovescio. A gesilao , secondo essi, abbandon Taco, e si uni a Nettaaebo, e come contro questo usurpatore s* al% in rivale nn certo M endesio , Agesilao and coutro costui $ lo vinse , ri cuper il regno a N ettanebo , che il rimand calmo di doni. Cosi Plutarco , e Polieno j e cos prima dessi Senofonte e Cornelio

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di Cirene per ritornare alla patria mori per via. Il suo cadavere imbalsamato con mele fu portato a Sparta, ov ebbe sepoltura qual conventvasi a re. E* cosi anda rono in quest* anno le cose nell* Asia. Ma nel Peloponneso la pace che. dopo la battaglia di Mantinea fu stipulata tra gli Arcadi, appena dur un anno , e sorsero tra essi nuovi conflitti. Erasi conve nuto , die ognuno partendo dal campo ritornasse alla propria patria. Adunque coloro, eh* erano stati traspor tati nella citt detta Grande (Megapoli), cosa, che gi da Un pezzo soffrivano di mala voglia , troppo essendo loro dispiaciuto di abbandonare le antiche sedi, ritor narono spontaneamente nelle citt di loro pristina giu risdizione. Ma i Megapoliti li obbligarono di nuovo a partirsi dai patrii lari. Per lo che nato contrasto , gli oppidani chiesero ajuto ai Mantineesi, e agli altri Ar cadi, ed inoltre, agli Elei, e ai confederati della guerra
JVipote. impossibile dire tutte le dotte chiacchiere, che ha scritto 1 eruditissimo Peritoneo per confutare Diodoro. Se fra due diverse *

maniere, colle quali ci viene narrato un fatto antico , dovendo pre ferirne una, si pu consultare il senso comune, pare a me che il senso comune c insinui qui di preferire il racconto di Diodoro a quello di Plutarco e compagni. Come mai prima di tutto snpporre tanta vilt in Agesilao di buttarsi immediatamente nel partito di mn ribelle, com era Nettanebo P Agesilao era ,/ fc vero spartano; ma nn abbiamo ne suoi fatti alcuna traccia, ohe lo supponga tanto perverso d'anim o. Se alla nuova della disgrazia di Taco la sua posizione diventava pericolosa ; il che vero fino ad un certo se* gno, e potrebbe anche non essere stata che incomoda ; egli era tal uomo da trarsi facilmente d imbarazzo, e concertandosi cogli al leali, ed unendosi loro; o almeno ritornando al suo paese. poi impossibile, che si accostasse all usurpatore quando jieppe che

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di Mantinea. Dall'altro canto 1 Megapoliti ricorsero agl! Ateniesi, e chiamaronli a lega con essi. N gli Ateniesi indugiarono a mandare tremila fanti di greve armatura, e trecento uomini a. cavallo, datone il comando a Pani mene. Costui adunque ito con questa gente a Megapoli, avendo colla forza espugnate alcune delle citt riluttanti, ed altre assoggettate col terrore, tutti ne obblig gli abitanti quanti erano a ritornare a Megapoli ; e cosi 1 unione d' esse citt in una sola , che cagionato avea fino allora tanto tumulto, fu terminata come si pot. Nel numero degli storici dee porsi Atana siracu sano ( i ) , il quale in tredici volumi scrisse i fatti di
Taco si era acconciato con A rtaserse , e capitanava un grosso eser cito : perciocch, se non voleva pi stare con T aco , divenni amico di Jriaserse , ben pi prudente ed utile cosa era I unirsi ai Satrapi ribelli d A rtaserse , che a N etta n d o , minacciato potente mente dall esercito di T a so , e dai numerosi partigiani, che Taco , venuto in forte dovea avere nell interno. Per lo meno sarebbe stato necessario, che Senofonte ci avesse addotto qualche faUo, per cui Agesilao avesse preso il partito di Nettanebo sensa detrimento di sua dignit. Ma Senofonte era in estrema vecchiessa quando scrisse quest* ultima parte della sua storia. Abbiamo veduto altrove , che altri storici di eguale autorit in altri fotti differiscono da lui. Diodoro adunque ha seguito quelli piuttosto che Senofonte ; e prbabilmente ha folto il ragionamento che qui. tacciamo noi, se per avventura non ha veduta anche pi chiara la cosa pe* vantaggi che ha avnli dal tempo, e dalla copia degli scritti. Cornelio N ipote P lutarco , Polieno non valgono che quanto vale Senofonte* Dio doro vale quanto gli scrittori del secolo slesso di Senofonte , ag giunto il buon criterio, se mancarono dati posiiivi, il che noi ignoriamo. . (i) Abbiamo presso A teneo , che costui nel libro delle cose st enle compendi i fatti di Dionigi il vecchio , che parl de1 com* ponimenti poetici di lui.

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Dione incominciando da quest'anno. Egli per com prese in uu libro solo la storia di sette anni, che Fi* listo lasci intatta ; e raccontando le cose in compendio diede continuata la serie della storia.
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XV.

Impresa di Alessandro di Fera contro Pepareto, una delle Cicladi, ove opprime il presidio ateniese, e porta via legni ed uomini. Cattiva condotta di Cac rete mandato comandante col dagli Ateniesi, Quindi fu preso il magistrato d'arconte.in Atene da Nicofemo; e quello de* consoli in Roma da G. Sulpizio, e da G. Licinio. Al tempo di costoro Alessandro , si gnore di Fera, mand alle isole Cicladi navi corsare; d spugnatene alcune > prese un gran numero di schiavi. Quindi mssi a terra nell isola di Pepareto una d esse, i suoi stipendiati, assedi la citt. E come, non verano quegli Ateniesi, che insieme con Leostene v* erano stati mandati a presidio , egli and immedia tamente in traccia d essi, che allora invece vegliavano q Panormo sopra i soldati di lui ; ed avendoli egli all improvviso assaltati, n ebbe un felicissimo esito ; per ciocch , non solo salv i suoi da ogni mal incontro che avrebbero potuto avere dalla parte di Panormo; msi prese ancora cinque triremi attiche, ed una di Pepa-* reto; ed inoltre seicento uomini. Del quale disastro ina spriti gli Ateniesi, dannarono a morte Leostene, e ne confiscarono i beni; poi mandarono comandante in luogo

i36 di lui Carete dandogli un' amata. Costui consum il tempo in atterrire i nemici, e in maltrattare gli alleati In fatti ito a Corcira, citt alleata, eccit forti fazioni, le quali finirono col macello di molti, e con saccheggiamento delle sostanze. Il che fece, che il popolo ate niese fosse screditato presso i confederati. Commise Ca rote altre scelleratezze contr ogni diritto ; e per dire in breve, non fece nulla di buono ; ma copri di diso nore e d'infamia la patria sua. Dionisiodoro e Anassi, scrittori beozj, che compo sero la storia delle cose greche, condussero i loro rac conti sino a quest anno. Noi, dopo avere esposto in questo libro quanto ac cadde prima dell imperio di Filippo, siccome ci era vamo proposti da principio, or vi darem fine. Nel sus seguente diremo tutto quello, che codesto re fece dac ch sal sul trono fino alla sua morte, insieme con tutti gli altri fatti seguiti nelle parti cognite della terra.

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LIBRO DECIMOSESTO

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Considerazioni dell autore sul debito d i scrivere per intero i fatti storici. Epilogo delie imprese di Fi lippo re della Macedonia,

I n ogdi genere di storia parte di clri scrve com prendere dal principio sino al fine de suoi libri per intero i fatti della citt e dei re. Ed per questa ma xnera singolarmente che noi crediamo e con facilit te nersi a mente la storia da chi legge, e renderglisi chiara. Imperciocch le cose im perfetteil cui fine non con sente co' principi!, tolgono allo studioso lettre il desi derio che solo il rende attento : laddove ben vi s'insi nuano nell* animo quelle , die comprendono diligente* mente continuata sino al fine la serie de fatti per la piena esposizione appunto de medesimi. Laonde, se la stessa natura delle cose di tal maniera giova agli scrit tori, non debbono essi trascurare di seguirla. Ed per questo che noi, essendo giunti gi alle imprese di F i lippo figliuolo di Aminta, cercheremo di dichiararle tutte in questo volume. F u costui re de Macedoni per ventiquattro anni ; ed avendo incominciato eoa minime for?e, giunse ad avere

i3* il maggior regno che foese in Europar; e a rendere do minatrice di nazioni e di citt potentissime la Macedo nia , tolta dal giogo, con cui gl Ulirii dianzi la oppri mevano. Di pi per la virt sua , a lui sottomettendosi spontaneamente le citt , venne creato generale coman dante di tutta la Grecia ; posto nel senato degli Amfizioni per avere difeso loracolo di Delfo , e debellatine i saccheggiatori, e come in premio della su piet verso gli Dei investito del diritto de suffragii tolto ai Focesi da esso lui vinti. E gi avendo colla forza delle armi domato gl Ulirii, i Peoni, i Traci, gli Sciti, e i po poli confinanti con questi, erasi con grande apparecchio rivolto a rovesciare il regno de Persiani, e mandate in Asia le truppe andava ristabilendo nella libert le citt greche di quella contrada , quando fu .sopraggiunto da morte. Per tali e tante truppe lasci, ohe Alessandro f io figliuolo, per distruggere si potente imperio non ebbe bisogno del concorso di alleati* E tutte codeste imprese fece egli non tanto per favore della fortuna, quanto per propria virt ; perciocch fu questo re ec cellentissimo per-alto animo, e per veramente virile fei>? mezza e sagacit. Ma per non anticipare in questa pre fazione il racconto delle cose die ordinatamente dob biamo esporre, toccate eoo brevit quelle che prima ebbero luogo , procederemo nella storia che d siamo proposta.

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C l IPTOLO IL

Filippo dato da fanciullo in ostaggio agl' Illii af fidato al padre di Epaminonda in Tebe , e vien educato insieme con quel grand uomo. Stato mise* rabile della Macedonia quando Filippo and ad occuparne il trono. Sue cure per infonder coraggio ai Macedoni, ed istruirli nella buona disciplina militare. Prime sue operazioni di maneggio e di guerra. : Essendo arconte In Atene Callimede nella centesima quinta olimpiade, nella quale ebbe lodore della vittoria nello stadio Poro cireneo, e iurono consoli in Roma Gn, Gemizio, e L. Emilio ; Filippo, figliuolo di Atninta, e padre di Alessandro die -soggiog i Persiani ottenne il regno di Macedonia nella seguente maniera* Aminta rotto in guerra dagl lllirii era obbligato a pa gar tributo avincitori. Avendo essi avuto per ostaggio della fede di lui il pi piccolo de* suoi figli, di nonm Filippo ( i) , lo diedero da custodire a Tebani; e questi V affidarono al padre di Epaminonda, commettendogli che s prezioso pegno tenesse con ogni cura, e da va lenti uomo, com era , attendesse a ben educarlo. Erasi
. (i) Diodoro ha dcilo nell* antecedente libro, che il fratello A lessandro diede Filippo in ostaggio ai Tebani; e cos portano Gi* stino e Ptutareo . Gemistio Platone ammette e quel fatto e l altro che qui si narra. Ma il Vesselingio con molte speciose ragioni dimostra malamente codeste cose combinarsi. Non certamente questo il primo fatto storico oscurato tanto pei diversi racconti degli scrittori, quanto pei lunghi coment! degli Eruditi*

i4o dato per maestro **d Epaminonda un filosofo della setta pitagorica; ed allevandosi Filippo con Epaminonda, eoo grande suo profitto Ja ad Epaminonda compagno m quella disciplina. Per lo che avendo entrambi codesti discepoli sommo ingegno , e vivo amore allo studio , vennero del pari in grande eccellenza di virt. In fatti Epaminonda vinte meravigliose difficolt in battaglia e in pericoli d? ogni genere, acquist alla patria sua eoa universale sorpresa il principato di tutta la Grecia ; e Filippo, approfittando de medesimi sussidii non fu ad Epaminonda inferiore nella gloria. Morto minta , ebbe il regno Alessandro, eh4 era il maggiore de*suoi figliuoli; e come questi fu proditoria mente ammazzato ( i) , il regno suo occup Tolommeo Alorite. A costui rese la pariglia Perdicca , proditoria mente togliendogli e vita e regno. Ma come dagl HKrii superato in battaglia vi rest morto (2 ) , Filippo, suo fratello, scappato dalla custodia in che era tenuto presso i Tebani , and a prendere il regno macedonico assai mal concio ; poich nella battaglia perduta da Perdicca ano morti pi di quattromila uomini, e quelli che s erano salvati, in tanta paura erano caduti delle forze
(1) A teneo dice, die questo Alessandro fu ammanato in una specie di hallo armato : forse era questa una giostra ; e Trogo ag giunse che v* ebbe mano sua madre E uridice , di cui era adultero quel Tolommeo. (a) Lo stesso Trogo , dice, che anche Perdicca fu ammazzato per insidie della stessa madre Euridice 5 e il Palmerio spiega la cosa, supponendo, che quella regina imitasse Davide nel far uc cidere Uria eleo* Codesta Euridice , parricida, adultera, incestuosa ; non ha certamente a far nulla colla povera Euridice di Orfeo 1

i4t\ degli IHirii, che non aveano pi coraggio di continuare la guerra. Aggiungevasi in quel tempo , che i Peoni confinanti co Macedoni, avendoli a sprezzo , andavano saccheggiando le loro campagne : intanto che gl lUirii, radunando grandi forze , macchinavano una nuova ir ruzione in Macedonia. Ma d altra parte ancora v era chi preparavasi ad assaltare il paese ; e questi era un certo Pausania, discendente dai re macedoni, il quale erasi gi mosso, fornito degli ajuti del re deTraci. Che pi? anche gli Ateniesi, avversi a Filippo, venivano per istabilire nel regno de* suoi avi Argeo ; e a questo af fetto aveano spedito un loro capitano, Manzia di nome, con tremila uomini ben in punto, e > con bell armata. Erano dunque i Macedoni in grande disperazione, e per la strage patita nella battaglia che abbiamo ram* mentata , e pei pericoli gravissimi che loro soprasta vano. Per Filippo in mezzo a tanti disastri non si perdette d* animo ; e continuamente predicando a suoi, tanto fece, eloquentissimo com* egli era, che non sola mente li tenne fermi, ma inspir loro fiducia di migliore fortuna. Quindi data man<\ a meglio esercitarli nella di sciplina militare, cominci a farli pratici dell armeg giare , e del combattere ; e un nuovo modo anche in trodusse presso loro di stare ben concentrati e fitti nelle schiere per lo unire uno coll altro gli scudi , siccome usavano sotto Troja gli eroi 5 e cosi venne ad essere il creator primo della falange macedonica. incredibile quanto fosse benigno e dolce ne parlari, e magnifico ne doni e nelle promesse : e con tai mezzi procacciossi singolare benevolenza presso la moltitudine. Poi pieni-

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simo di sagacil seppe fortificarsi contro i percoli che da ogni parto il minacciavano, non altamente che si pre munisse con certe macchine difensive. Prova di che questa, che cercando gli Ateniesi' con ogni sforzo di ri cuperare Amfipoli; al che ottenere si erano mossi a condurre in Macedonia Argeo; egli levando il presidio che teneva in quella citt, spontaneamente permise ad essa di vivere colle proprie leggi. Poi mandata imbasceria ai Peoni, alcuni d essi corruppe co regali, altri adesc con promesse ; e con quel popolo stipul interi* nalmente un trattato di pace. Parimente distolse Pausania dal marciare in Macedonia, avendo a forza di doni persuaso il re che dovea condurlo, ad abbando narne il pensiero. Intanto Manzia, generale ateniese, ap prodato a Metone, si ferm ivi ; e mand innansi ad Egea con un corpo di stipendiati Argeo , che avvicina tosi a quella citt cerc con buone parole d*indurne gli abitanti al suo partito, e a sostenerlo pei primi nell* ot tenimento del regno. Ma non trov chi gli badasse ; e si ritir 'a Metone. Allora Filippo giugnendogli addosso con buon esercito , e venuto a battaglia, jnolti di quei soldati mercenari uccise, e gli altri che s erano rifugi giti sopra un certo colle, rimand liberi mediante con~ venzione che fecesi, nella quale uno de primi patti fu che gli si consegnassero i disertori. Codesta prima vit toria ottenuta da lui alz gli animi de Macedoni a grande speranza di poter sostenere in futuro con buon esito le vicende della guerra. I Tasii popolarono il luogo anticamente chiamato Crenida, a cui dipoi il re Filippo aggiunse altri abitatori, e il nomin Filippi. E di qui

*43 Teopompo di Chio, celebre scrittore, incominci la storia sua de fatti di Filippo , tessendone cinqu?nt otto vor lumi, de quali cinque sono, periti (i). Era poi creato arconte in Atene* Eucaristo, ed aveano in Roma il consolato Q. Servilio , e L. Gemizio, quando Filippo spediti ad Atene legati, cerc di far pace con quel popolo , massimamente dichiarando non avere ali cuna pretensione sopra Amfipoli. Ond che liberatosi della guerra cogli Ateniesi, udita la morte di Agide, re de* Peoni, pens porgerglisi opportuna occasione xTinvadere il paese di quel popolo; e mosso a quella parte 1 esercito , vinse in battaglia i Barbari, e li ob * blig ad ubbidire di poi alla potenza macedonica. Ri manevano per nemici gl Illirii ; e molto sfavagli a cuore il debellarli. Per lo che tenuto parlamento co* suoi, e con eloquente discorso accesi i soldati alla guerra, condusse a* confini degl' Illirii non meno di dieci mila fanti, e seicento cavalli. Rardili (a), . re degli
t ( i ) Questa lezione , che fu rettificata io tal maniera dal Vosato , fondata singolarmente sull* autorit di Fozio ; e se trovasi , che Stefano ed Ateneo chino passi di que* cinque libri, da ci pu dedursi che al tempo loro rimanevano frammenti i ma nour gl* in teri libri. giusto notare , che circa i latti del re Filippo il nostro A. ha seguitato pi di ogpi al uro Teppompo. (a) Cicerone con libert romana ha chiamato questo re ladrone illirio . Filadio lo ha poi detto figliuolo di un carjionajo. Se divent re , fa d*uopo dire che avesse qualit ben superiori alla condisione', ella quale si. dice nato. Egli per probabile, che spo padre fosse un uomo posseditore di boschi, de' quali facesse fare grande quantit di carbone : ed avrebbe cos potuto essere ricco guanto presso un popolo barbaro, com era quello dell* Illirio, bastava perch un suo figliuolo potesse correre una luminosa carriera avendo alti spiriti e prudenza.

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Ulirii, avuta nuota di questo , 'si fece sollecito di spe dire legati a Filippo per trattare di pace proponendo che ognuno ritenesse i paesi, di che allora si trovava in possesso. Alla quale proposta Filippo rispose, amare egli bensk la pace ,* ma non essere in grado di accon sentire ad essa se non quando gl Ulirii sloggiassero da tutte le citt del regno di Macedonia. Onde nacque, che partiti senza nulla concludere que legati, Bardili fidato nelle gi riportate vittorie, e nel valore de* suoi, and ad incontrare il nemico alla testa di dieci mila sceltissimi fanti, e cinquecento uomini a cavallo .; e giunti a fronte l imo all altro immediatamente con grandi clamori si venne al fatto d* armi. Filippo tenen dosi nel destro corno del suo esercito con quanti pi robusti Macedoni avea, ordin alla cavalleria che andasse ad assaltare i nemici alle spalle, ed egli intanto li. at tacc furiosamente di fronte. GlUlirii allopposto si for marono in figura di paralellogrammo ; e cosi stretti si avanzarono a combattere. Per lungo tempo l'esito della battaglia fu incerto, attesa la gagliardia singolare dei due eserciti. cadevano molti, ed assai pi rimanevano feriti ; ed ora da una parte, era dall altra la fortuna volgeva, secondo che pi premeva questo esercito, o quello. Finalmente poich la cavalleria di Filippo ebbe investiti gl Ulirii e alla schiena , e ai Iati, ed egli coi valorosissimi suoi continuava a combattere eroicamente; la moltitudine nemica fu obbligata a darsi a fuga pre cipitosa. furono gl Ulirii per lungo spazio inseguiti dai Macedoni, che de* fuggenti mollissimi trucidarono,

i4* sino a tanto che Filippo chiam i suoi a raccolta (i ), e ai morti nel combattimenti diede sepoltura onorata. Degl* Ulirii in quella battaglia perirono pi di due mila seicento ; e 1 esito della medesima fu , che quella na zine mand a chieder la jpace, soltanto per accoi^* data dopo che tutte le citt macedoniche restarono vuote de presidii di nome illirico.

C a p i t o l o IIL Debole governo di Dionigi il giovine in Siracusa. Primi tentativi di Dione per liberare quella citt dalla tirannide. Discordie e rappacificazioni in Eubea. Guerra sociale contro gli Ateniesi. Filippo provocato da quei di Amfipoi , ne espugna la citt. P o i prende Pidua e Potidea, e fa lega cogli Olintii.
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Dopo avere narrato quanto avvenne in Macedonia e nell Illiro , passeremo ad esporre i fatti di altre genti. In Sicilia Dionigi il giovine, signore di Siracusa , fatto gi r e , essendo inabile a sostenere s gran peso , in nuUa simile al padre suo, copriva la propria ignavia'col vlo di uomo amante della pace , e dolce di costumi.
( i) Ho soppresse le parole ed alz il trofeo d i vittoria , non per la ragione allegata dal V etselingio , che secondo Pausania n F i lippo , n Alessandro aliarono mai trofeo ; ma perch si vedr pi avanti in questo stesso libro, che Diodoro ha espressamente n o ta to quando per la prima volta Filippo alz trofeo. Non poten d o s i dunque ammettere s grossolana contraddizione in Diodoro , le .parole da me indicate non possono aversi per genuine.

Vf6 Per lo che, quantunque dovesse riguardare come ere ditana la guerra co* Cartaginesi, pure venne con essi patti, e stipul pace. Anche coi Lucani fece una debil guerra per alcun tempo, e sebbene in alcune ultime azioni fosse l'estate superiore, molto volentieri abbracci la pace che venne proposta. Neil Apulia egli fabbric due citt per rendere sicuro ai naviganti il passaggio pel mare jonio ; poich i Barbari , che tenevano le vi cine coste, scorrendo con legni corsali dappertutto, ren devano assai pericoloso ai mercatanti il golfo adriatico. Dopo la quale impresa dandosi a vita tranquilla lasci decadere la disciplina militare. Laonde sebbene fosse al possesso del maggiore imperio, che Europa contenesse, e di una signoria assicurata sull' adamante, siccome di ceva suo padre ; per la effeminata sua dappocaggine ad un tratto perdette tutto. E come poi veniss egli rove sciato , e quanto in particolare facesse, verremo qui esponendo. Era arconte in Atene Cefisodoto, e tenevano il con solato in Roma G. Licinio, e G. Sulpizio, quando Dione, fratello dIpparino, persona tra i Siracusani rag guardevolissima , fugg di Sicilia , e colla insigne sua virt liber dalla tirannide non solo i Siracusani, ma eziandio gli altri Siculi. Ed ecco come fu la cosa. Dio nigi il seniore avea avuto figli da entrambe le sue mo gli : dalla prima, che fu donna di Locri, ebbe Dio nigi , che gli succedette nel regno ; e dalla seconda, figliuola d Ipparino , uomo di sommo credito presso i Siracusani , ebbe Ipparino e Niseo. Di questa seconda era fratello Dione, uomo in filosofia eccellentissimo, ed oltre

& sopra lutti i Siracusani illustre per virt e per scienza militare. La nobilt e 1*allo animo di quest* uomo Y aveano venduto sospetto al dominante, come quello cbe era pi <Taltri al caso di rovesciarne la signoria. Ond, che Dionigi temendo di lu i, deliber di farlo morire* La quale cosa penetrata da Dione , dopo essersi tenuto alcun tempo celato presso certi iuoi parenti, di poi di Sicilia, fuggi nel Peloponneso iii compagnia di Megade suo germano, e di Eraclide ( i) , capitano delle guardie di Dionigi. Dione giunto in Corinto incominci a pro curare che la citt gli desse mano per restituire la li bert ai Siracusani ; e tosto arruol soldati, e si mise a trovare armi. E molto di fatto i Corintii lo seconda rono , e presto ebbe pronto buon numero di soldati, e quanto di pi occorreva : sicch prese a nolo due navi da carico , ponendovi sopra armi e uomini, e con quelle sole da Zacinto , che presso Cefalonia, pass in Si cilia. Avea'poi lasciato dietro a s Eraclide che dovea condurgli poco dopo alcune triremi, ed altre navi da trasporto. Mentre succedevano queste cose, Andromaco di Tauromenio , padre di Timeo lo storico , e uomo per ric chezza, e per grande animo distintissimo, si mise a ra dunare quanti rimanevano uomini banditi da Nasso, citt die Dionigi avea distrutta ; e li pose ad abitare il cblle , che domina Nsso , e che chiamavasi Tauro. E come era gi lungo tempo dacch egli era ivi stabilito, da tale stanza sul Tauro avea dato alla citt il nome di
(i) Il teslo dice C ariclide , ma errore di cepista*

i4B Tauroraenio. Avea quel luogo preso assai presto un fio rente incremento; e perci gli abitanti si erano fatti ric chi, e la citt stessa era divenuta di grande rinomanza: a modo che al tempo nostro finalmente, levatine da Ce sare gii antichi abitatori, divent colonia deRomani. Intanto gli abitanti della Eubea, venuti tra loro in discordia, altri chiesero 1* ajuto deBeozii, ed altri quello degli Ateniesi; e tutta lisola fu in guerra. Quantunque per frequentissimi fossero tra i due partiti gl'incontri e i saccheggiamenti, ed ora avessero il di sopra i Te bani , ed ora gli Ateniesi, mai per non si venne a battaglia decisiva. Finalmente quando per questa guerra intestina tutta l isola fu ben bene devastata in ogni parte; che grande quantit di gente dallun lato e dal1 altro ebbesi ammazzata ; e tante stragi poterono far prudenti quelli che rimanevano vivi ; si venne a far pace, e a ristabilire la concordia. I Beozii adunque ri tornatisi al paese deposero ,le armi ; e gli Ateniesi, a vendo disertato da loro quelli di Chio , di R odi, di Coo , e di Bizanzio, ebbero a sostenere nuova guerra, che dur tre anni, e che si chiam la guerra sociale. F urono da essi mandati a comandarla coll esercito Ca rete e Cabria : i quali andati a Chio, vi trovarono i soccorsi spediti dai Risantini, dai Rodii, dai Coi, e da Mausolo, signore della Caria (i): onde messe in ordine le truppe si posero a combattere la citt per terra e per mare. Carete , che comandava all esercito , assalt
(i) Demostene ha chiamato questo Mausolo tuone e banderai della guerra sociale.

i4p le mura dalla parte di terra , e venne alle mani cogli abitanti, cbe non mancarono di fare varie sortite. Ca bria poi dal canto suo appressatosi al prto diede con molto impeto la battaglia navale ; ma rotta per fortis simo cozzo de' rostri la sua nave comandante , egli do vette soccombere ; e mentre gli altri dell* armata , ce dendo al tempo, salvaronsi, egli solo preferendo una morte gloriosa alla ignominia di darsi al nemico, mentre valorosamente combatteva per la sua nave, coperto di ferite mri. Circa quel tempo Filippo, re de* Macedoni, dopo avere in battaglia giusta vinti glUlirii, e sotto il suo im perio ridotti tutti gli abitatori del paese fino alla palude Ucnitide, fatta gloriosa pace con essi ritorn in Mace donia. E perch colla virt sua avea rialzata la fortuna pubblica, dianzi ornai ruinata affatto , celebre presso i Macedoni risuonava il suo nome. Gli Amfipolitani poco dopo , avversi a lu i, cercarono varii motivi di fargli guerra ; ed egli portossi con buon esercito contro di loro , d assediandone la citt con macchine e con con tinui e forti combattimenti, pot a colpi di ariete at terrare parte delle mura, e a traverso delle ruine spin gendovi dentro le soldatesche, colla strage, di molti che resistettero, la prese; e mandati in esiglio quelli che gli erano nemici, con umanit somma tratt tutti gli altri. Il possesso della quale, essendo per la situazione sua molto opportuna rispetto alla Tracia e ai luoghi vicini, assai giov ai progressi di quel re ; poich su bito dopo ebbe anche Pidua ; e fece alleanza cogli Olintii, ai quali promise di unire Potidea, il cui acqui

i5o sto da molto tempo essi ardentemente desideravano* Era la citt degli Olintii per ricchezze e per potenza assai cospicua, e per la moltitudine desuoi abitanti di molte influenza nelle guerre : onde tutti quelli, eherano tratti a cercare di estendere la signoria, se ne contrastavano q il dominio , o lalleanza. E per questo tanto gli Ale niesi , quanto Filippo cercavano ogni modo di porsi in lega colla medesima. Filippo espugnata avendo Potidea, ne trasse fuori il presidio ateniese, e il rimand ben trattato ad Atene ; avendo un certo rispetto al popolo Ateniese, come quello, che per potenza e dignit andava innanzi a molti. Consegn poi agli Olintii quella citt (i) i cui abitatori furono ftti schiavi, e ne don ai mede simi le campagne, e lintero territorio. Quindi ito a Crenida, quella citt da lui accresciuta di popolo dal suo nome intitol Filippi ; e le miniere doro del paese, le quali fino allora erano state di poca importanza, e poco rinomate, mediami opere che vi fece fare , port a poter produrre una rendita di oltre mille talenti. Onde per quest' abbondanza di ricchezze venne a rendere pi splendido e potente il regno di Macedonia : perciocch coni quella moneta doro, che da lui fu detta Blippo, col cui mezzo poi pot mettere insieme un forte esercito di truppe mercenarie, e molti Greci adescare a tra dire sedotti da' suoi doni gl' interessi delle loro patrie. Ma queste cose saranno pi opportunamente nel loro naturale ordine esposte al debito luogo. Ora diciam quelle, che appartengono al tempo che discorriamo.
(i) Il lsto corrente porta Pidua t ma un antico errore di copista*

Capitolo

IV.

Dione entra in Sicilia , e ne sommove gli abitanti contro Dionigi. 1 Siracusani si mettono in libert. Dionigi accorre. Combattimento tra lui e i Siracu. sani. Dione ferito. La parte di Dionigi costretta a ritirarsi nella t'occa insieme con lui. Sue disposi^ zioni. Imprese di Filippo in Tessaglia, e principio della sua alleanza coi popoli di quel paese. Era gi arcante di Atene Agatocle ; e M. Fabio, e G. Petilio erano consoli in Roma, quando Dione, fi gliuolo di Ipparino , pass in Sicilia per rovesciare la signoria di Dionigi. E costui in vero con mezzi picciolissimi, quali prima di lui nissuno s atteut d' adope rare per impresa di qualche conto , fuori della opinione di tutti annichil la maggior signoria di tutta Europa. E chi mai creduto avrebbe, che uno, il quale era ap prodato con due soli legni da trasporto, sarebbe restato superiore ad un principe padrone di quattrc^cento navi lunghe, di centomila fanti, e di diecimila cavalli, prov veduto inoltre di tanta copia d armi , di frumento , e di denaro, quanta conveniva alla potenza di chi avea Appunto s grandi mezzi per fare le spese ad un ar mata , e ad un esercito quali abbiamo accennati ? Ad un principe, il quale, oltre le mentovate cose, posse deva la citt maggiore di quante avessero i Greci ; e porti, ed arsenali, e rocche muniussime ed inespugna bili, e le forze ancora di alleati potentissimi ? L'impresa d i Dione era singolarmente sostenuta dalla serenit, e

i5a fortezza dellanimo suo, e dalla ferma volont di quelli, eh* erano risoluti di dare la libert ai loro popolani ; e pi di tutte queste cose , dalla effeminata .mollezza ed ignavia del dominante, e dall' odio de sudditi contro di lui. Le quali cose concorrendo tutte insieme contempo raneamente , fetero che una impresa incredibile .potesse trarsi ad un rhxscimento che niuno. sarebbesi aspettato. Ma lasciando questo proloquio, veniamo a dire in par ticolare come la cosa succedesse. Dione adunque da Zacinto, prossima a Cefalonia , colle sue navi approd a Minoa , come chiamasi, citt del contado acragentino. Essa fu anticamente fabbricata in memoria di Minos se (i) re de'Cretesi in quel tempo, in cui cercando Dedalo, egli era ospite di Cocalo, re de'Sicnli. Ma allora era sotto il dominio de Cartaginesi , e n era governa tore Paralo, amico di Dione, il quale con molta cor dialit lo accolse. Ora Dione avendo fatto scaricare dalle sue navi cinquemila armature, le consegn a Paralo, pre gandolo che volesse mandarle sopra carrette a Siracusa ; ed egli intanto uniti insieme mille stipendiati prese la volta per quella citt. Nel suo viaggio Agrigentini, Geloi, alcuni de Sicani e de Siculi abitatori del paese in terno , e i Camarinesi, e i Modicesi and esortando, e trasse seco alla impresa di liberare i Siracusani ; e con queste forze and a rovesciare il re. Vero per, che non ebbe queste sole: imperciocch la voce sparsa della
( i) Mi sono fatto lecito di leggere il lesto con qualche xariatione da ci, che porla comunemente. A me pare pi ragionevole sosti tuire una parola ad un altra, che far dire.ad un autor grave una cosa contraria a quanto ha detto prima. Vedi il libro IV.

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sua spedizione mosse da tutti i'luoghi gente armata a seguirlo, sicch in .breve ebbe sotto i suoi stendardi pi di ventimila uomini : ed anche dalla Italia furono chia mati molti Greci e Messemi; e tutti senza indugiare con grande, volont accorsero seco lui alla impresa. Appena poi ebb egli toccati i confini del territorio siracusano, gran moltitudine disarmata duomini gli usci incontro e dai villaggi e dalla citt : perciocch sic come Dionigi si fidava poco deSiracusani, a molti avea tolte le armi. Era Dionigi per accidente in quel tempo con grosse squadre nelle citt che di recente avea fatte fabbricare sulle coste dellAdriatico; e i capitani lasciati da lui alla custodia di Siracusa non mancarono di con tenere i cittadini dallalzarsi a ribellione. Ma quando vi dero di non poter ritenere l impeto della moltitudine , radunati i soldati forestieri, e quelli tra i Siracusani che tenevano ancora il partito del re, messili tutti in buona ordinanza si posero in punto di dare addosso ai rivol tosi. Allora Dione a que di Siracusa, eh erano senza arm i, distribu le cinquemila armature ; ad altri diede pure armi, che l'accidente gli somministr; e chiamato a concione il popolo, dichiar essere venuto per resti tuire la libert ai Siculi : indi ordin che creassero ca pitani capaci dell* opera. Allora 1 universo popolo grid doversi per comandanti supremi eleggere Dione e Me nade suo fratello. Ci fatto, partitosi egli delladunanza, immantinente mise in ordine l 'esercito, e mosse verso la citt; e non veggen^osi venire in campagna alcuno, entr francamente, e per Y Acradina pervenuto al foro, ivi si accamp ? nispuno de'nemici osando fargli resi-

**4 itenza. Non erano meno di cinquantamila quelli che Dione avea militanti seco ; e tutti erano entrati nelk citt inghirlandati, con alla testa Dione e Mcgade , e trenta Siracusani, che tra i confinati nel Peloponneso furono i soli, che volessero arrischiare insieme coi rtdini siracusani l'impresa. Tutta la citt immantinente, abbandonato Faspetto della servit,* comparve firanca e libera; e la tristezza, com pagna della tirannide, cambiossi in lieto e festivo gau dio. Ogni cosa fu piena di saerifizii e di tripudii : ognuno abbruciando incenso ne suoi focolari , ognuno ringraziando gli Dei del presente benefizio, e facendo voti per migliore avvenire. E .le donne pure ridersi dappertutto esultare per si b dlo, e non prima sperato avvenimento ; e concono immenso di persone si fece per tutta la citt : n fuvvi uomo libero, non servo, non forestiere, che non corresse a veder Dione, e non ammirasse le virt di tantuomo, che riguardavano tatti come cosa superiore alla condizione umana. N aveano torto ; che grande, ed impensato affatto era quel can giamento di stato. Da cinquant' anni oppressi dalla ti rannide , per si lungo tempo erasi perduta la memoria della libert; e pel valore di un solo uomo accadeva, poi che fossero tolti di tanta sciagura. Era allora Dionigi presso Caulonia in Italia. Udito il fatto egli chiam Filisto, capitano del suo esercito, che coll armata stava costeggiando l 'Adriatico, e gli ordin di correre immantinente ia Siracusa. E con lui pnd anche egli medesimo, e vi giunse il giorno set timo , dacch Dione v era entrato. Per provvedere ai

i55 ludi interessi Dionigi ricorse all astuzia, mandando a portare a Siracusani parole di pace, e in molte guise dimostrando di voler restituire al popolo la signoria, contentandosi di ritenere nella democrazia qualche segno d* onore. Al qual fine chiese che se gli spedissero de- putati coi quali, ben consultate le cose, metter fine alla guerra. Sperarono molto da questo contegno di Dionigi i Siracusani, e mandarono alcune persone prin cipali , che ben guardate Dionigi tenne presso di s , differendo le trattative da un giorno all altro. Nel qual frattempo veduto che lusingati i Siracusani della pace con assai negligenza facevano le sentinelle alla citt, e che erano poco preparati a combattere, egli aperte im provvisamente le porte della rocca, che nell'isola, con un buon corpo di armati entr in citt. Era ivi un muro, che andava da una parte e dal* 1 altra al mare : opera dianzi fatta dai Siracusani. Que * sto i soldati di Dionigi invasero con grande e terribil rumore ; e colla morte delle poche guardie incontrate essendo penetrati addentro, vennero alle mani colla gente die accorse alla difesa del luogo. Sorpreso Dione di tal modo, mentre riposava sulla fede dell armistizio stabilito per dar luogo alle trattative, all* impensato fatto non si smarr : ch anzi movendo con iscelto stuolo di uomini valorosissimi contro il nemico, cosi venne con essi alle mani, che di loro li dentro fece amplissima stra ge. Imperciocch quantunque lo spazio , in cui combattevasi, fosse assai ristretto, non poca quantit di soldati v* era concorsa. Oud che pi notabile fu il coraggio , e pi manifesta la forza, colla quale dall'ima e dallaltra

56 parte si combatt. Erano animati i partigiani di Dionigi dalla grandezza delle promesse fatte loro; ed erano in tenti i Siracusani a vincere per la *speranza di restar liberi. Per lo che pari essendo il valore in entrambe le parti, per lungo tempo 1 evento rimase incerto. E molti erano i cadenti, molti i feriti : vedeansi i primipilari generosamente farsi ammazzare per gli altri : quelli che stavano loro di dietro , coprivano cogli scudi i mori bondi; e con forte animo resistendo, traevano a s per fissare a favore del loro partito la vittoria, ogni estre mo pericolo. Dione poi, volendo in questo conflitto far qualche cosa degna dell'.egregio carattere suo, e colla propria forza assicurare il trionfo de' suoi concittadini, violentemente si spinse tra le squadre de' nemici, e combattendo da eroe, dopo averne trucidato buon nu mero , sbaragli il corpo degli stipendiati, e si rest solo in mezzo alla turba nemica. Ivi quantunque ber sagliato e nello scudo e nellelmo da una grandine di dardi pioventigli addosso da ogni banda, la forte ar matura che avea, il salv da ogni pericolo in fino a tanto che ferito in un braccio , per lacerbit della piaga incominci a vacillare. E poco mancava ornai che non cadesse nelle mani de nemici : se ' non che i Siracusani solleciti di salvare il loro capitano, gittaronsi addosso a' soldati di Dionigi con tanto impeto , che tratto di pericolo Dione, il quale avea ornai per dute le forze, li obbligarono a darsi alla fuga. E sic come anche all altra parte del - muro i cittadini preval sero, gli stipendiati di Dionigi furono costretti a riti rarsi nell Isola. Sicch in fine vittoriosi i Siracusani in

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si nobil conflitto ^ricuperata avendo saldamente la loro libert , alzarono un trofeo contro il tiranno. Rotto per tale* macello de suoi Dionigi, poscia clie vide essersi la sua signoria andata, con- buon presidio fortific la rocca , ed ottenuti i cadaveri de suoi, che furono i morti ottocento, li fece con grande onore sep pellire , avendoli elegantemente vestiti con drappi di porpora, ed ornatone il capo.con corone d oro. 11 che fece sperando, che col trattare s nobilmente quelli che erano morti per lu i, avrebbe allettati gli altri a soste nere la sua causa con maggior animo. Aggiunse poi grandi premii a quelli, che .s erano comportati valo rosamente. Quindi mand a trattare la pace coi Sira-' cusani. Ma Dione trovalo un pretesto e un altro , tirava in lungo la trattativa ; e intanto si pose a terminare senza contrasto la parte del muro che mancava. Il che fatto chiamati i deputati di Dionigi, che fino allora avea te nuti a bada, dichiar altamente, che per fare la pace non v era altra condizione che questa , che Dionigi, deposta la signoria, si contentasse di alcune onori ficenze. 1 che parato a Dionigi atto di troppa superbia, 1 stretto a consiglio co suoi capitani incominci a cer care come vendicarsi de Siracusani. Avea egli abbon danza grande di tutte cose, eccetto che di frumento : ma per era padrone del mare. Per lo che corseggiando infestava le coste ; e come con qualche difficolt pot di tal maniera procacciarsi 1*occorrente, mand navi e denaro per .provvedere vettuaglia. Ma avendo i Siracu sani molte navi lunghe, andando addosso a* mercatanti

i5B io luoghi opportuni, loro toglievano gran parte delle provvigioni condotte. In tale stato erano allora le cose de' Siracusani. Per ci ch riguarda gli affari di Grecia, Alessandro, signore di F era, venne a tradimento ucciso da Tebe sua moglie , e dai fratelli di lei, Licofrone, e Tisifone. Dapprima, come uccisori di un tiranno, furono in gran favore : ma cangiato pensiero, essendosi affezionati con largizioni i sldati forestieri, si fecero tiranni eglino medesimi ; e molti, che loro si opponevano, misero a morte, e colla sponda'di buone squadre assoldate assicuraronsi il principato. Ma gli Aleuadi del paese, che cos chiamavansi i nobili e pi distinti, pensarono di to glier di mezzo que' tiranni; e come da soli non poteano fare tanta impresa, cercarono 1' ajuto di Filippo re di Macedonia. Egli adunque entr in Tessaglia, debell i tiranni, restitu la libert alle citt di quella contrada; e in molte maniere comprov ai Tessali la benevolenza sua. D onde venne i, che in tutte le imprese che as sunse, ebbe socii ed ausiliari i Tessali costantemente; e cos fu di Alessandro suo figlio. Fra gli scrittori, Demofilo, figlio dello storico Eforo, che espose la storia della guerra chiamata sacra, tra lasciata da suo padre, incomincia dal tempo , in cui Filomelo focese occup e saccheggi il tempio di Delfo. Quella guerra dur undici anni, infino a tanto cio, che i rapitori del denaro consacrato al nume fu rono miseramente periti. Callistene al contrario, che in dieci libri raccolse i fatti de' Greci, termin la sua storia colla presa, e col saccheggiamento di quel tem-

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pio. Da quel sacrilegio prese il principio della sua Diillo ateniese, che in ventisette libri raccont gli avvenimenti di Grecia e di Sicilia toccanti questi tempi.
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a p i t o l o

V.

Prncipii de Bruzii. Morte di Filistp. Dionigi pron to a rinunziare. Imprudente condotta de9Siracu sani che disgustano Dione e i suoi soldati. Orribile disastro loro. Ricorrono a Dione, che li salva. Av venimenti e fine della guerra sociale* Filippo trionfa di tre re. Essendo arconte in Atene Elpine, e consoli in Ro ma M. Popilio Lena, e Gn. Manlio Imperioso , correndo la io 6 ta olimpiade, nella quale riport la corona nello stadio Poro maltese ; in Italia & adun da molti luoghi presso la Lucania una moltitudine d* uomini d* ogni af fare, per la maggior parte schiavi fuggitivi. Da prin cipio si misero a ladroneggiare; poscia avvezzatisi a tener la campagna, e a fare scorrerie con cert ordine di guardie e d assalti, vennero ad iniziarsi negli esercizii di guerra ; e come nelle zuffe riuscivano supe riori agli abitanti, presero una certa forza, e si misero a pi alte imprese. Quindi incominciarono ad espugnar la citt di Ferina, e a porla a ruba: poscia essendosi fatti padroni di Arpoi^io (i), di Turio , e di molti
( i ) . Quest* Arponio non trovasi nominato che da D iooro , si dubita di scrittura scorretta , inclinandosi dai pi a leggere Vibon e .

ta altri luoghi, 9t costituipno in governo fisso ; e perch' appunto molti di loro erano stati servi, presero il nome di Bruzii, poich nella lingua dei paese i fuggiaschi chiamatisi Bruzii. Ed ecco come si form in Italia la razza de' Bruzii (i). In Sicilia Filisto, legato di Dionigi, and a Reggio; e di l condusse a Siracusa pi di cento uomini a ca vallo ; e con un corpo di cavalleria pi numeroso , e con due mila fanti, and addosso ai Leontini, che s erano ribellati a Dionigi. S'introduss* egli furtivamente di notte entro le mura , ed occup una parte dlia citt. D onde nacque, che venuti alle armi que' citta * dini , ed ajutati dai Siracusani , non avendo Filisto forze da competere con essi fu cacciato. In quel frat tempo Eradide lasciato da Dione nel Peloponneso co mandante di navi lunghe , non avndo potuto a cagio ne di troppo grosso e tempestoso maro seguire Dion a Siracusa, n giungervi quando quella citt fu fatta libera, finalmente pur vi arriv alquanto pi tardi; e vi condusse venti navi lunghe, e mille cinquecento uomini armati. E perch egli era uomo nobilissimo, e riputato degno di tanto comando , i Siracusani lo fe cero loro ammiraglio ; e di concerto con Dione fa ceva la guerra a Dionigi. Intanto Filisto creato da
{) Si osservi il singoiar caso de*Brusii, che dopo essersi posti in figura di popolo libero e gentile, ricaddero coll' andare del tempo nell'antico stato di servit. Perciocch essendosi dimostrati troppo propensi ad Annibaie nella seconda guerra panica , furono dai Ro mani condannati a dover servire ne bassi officii de*Magistrati: cos he essi erano gli esecutori da supplisii decretati.

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Dionigi comandante supremo dell* armata, messe insie me sessanta triremi, prese a guerreggiare i Siracusani, che per numero di legni non erano punto inferiori. Accadde adunque, che si dovette ben presto venire a giornata ; ^ sul principio Filisto pel valor suo prevaleva. Ma cir condato finalmente dai nemici, cercando i Siracusani in ogni maniera d averlo vivo nelle mani ; egli per salvarsi da quegli ohbrobrii e tormenti a cui sogliono essere esposti i prigionieri, si ammazz da s medesi mo , dopo avere in ogni occasione ben servito al suo si gnore f e tenuta singoiar fede sopra gli altri loro amici ai dlie suoi principi. I Siracusani vincitori della batta glia , preso il cadavere di Filisto, lo strascinarono per tutta la citt, crudelmente mettendolo a brani; e quando furono sazii lo abbandonarono insepolto (i). Pel qual fatto, vedendo Dionigi d'aver perduto il pi valoroso uomo che avesse, n trovando chi sostituirgli, e non sentendosi capace di condurre la guerra da se, prese il partito di mandar legati a Dione, offerendogli dap prima la met del regno ; indi proponendo di ceder glielo tutto. Dione trov giusto, che consegnando ai Siracusani la rocca, Dionigi se ne andasse con certa quantit di scelte ricchezze, ed onorevolmente. Ed era gi Dionigi disposto a dar la rocca, contentandosi di passare in Italia co'suoi stipendiati, e co' suoi tesori ; e Dione acconsentiva al1*accordo; ma il popolo sollevalo da oratori importuni;
(i) Eforo ha aggiunto che 1 Siracusani aliarono alla memoria di F ilin o una ignominiosa lapide*

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e tratto a diverso parere, si opponeva a Dione, non dubitando di potere espugnare il tiranno. DiQnigi allora lasci nella rocca i pi valorosi uomini, cbe tra suoi stipendiati avesse, e nascostamente avendo imbarcati i tesori , e tutta la regia suppellettile , parti, e si trasse in Italia. Intanto i Siracusani vennero, tra loro in grandi dispareri volendo alcuni commettere il comando militare e la podest suprema delle cose ad Eraclide , parendo loro eh egli non fosse mai per mirare a farsi signore ; e gli altri volendo a quella dignit elevato Dione. Sag giunse , che molta somma doveasi a quegli stipendiati fo restieri , i quali erano dal Peloponneso venuti a liberar Siracusa. E come la citt penuriaya di denaro , quegji stipendiati mal .contenti .si andavano radunando insieme cercando come provvedere alle loro cose. Erano, essi pi di tremila, e tutti .uomini di sommo valore , ed esper tissimi nella guerra ; sicch in forza superavano i Sira cusani. Costoro proposero a Dione, che trattosi con essi volesse vendicarsi de' Siracusani, come di un nemico comune.; ed egli,, sebbene dapprima ricusasse la pro posta , costretto poscia dal presente stato delle cose, si mise ajla testa di que soldati forestieri, e marci con essi verso la citt de Leontini. I Siracusani non esita rono, ad inseguire coloro; e venuti alle mani, dopo una gran perdita deloro, dovettero ritornarsi indietro. E si vide., che Dione, .sebbene avesse riportata una insigne yittpria, non volle ricordarsi delle ingiurie avute da quepopolani: imperciocch avendogli mandato un araldo per ottenere di levare dal campo i loro morti onde seppellirli, non solo accord loro questa grazia, ma ri

i63 lasci senza riscatto molti eh'erano stati fatti prigionieri. Ed anzi come molti presi nella fuga aveano gi la spada alle reni per essere uccisi, dicendo d' essere stati favo revoli alla causa di Dione ottennero d* essere salvi. Dopo queste cose Dionigi mand comandante a Si racusa Nipsio , cittadino napoletano , uomo valoroso , assai potente nell arte delta guerra ; e il provvide di molte navi cariche di frumento, e daltra vettuaglia, il quale fatta vela da Locri prese la direzione verso quella citt. Era il presidio della rocca lasciatovi da Dionigi in grande penuria delle cose necessarie ; e per alcua tempo con molto animo toller la fame. In fine per, la necessit vincendo la natura, n vedendo alcun altro modo di salvarsi, tenuto consiglio una, notte tra loro , risolsro di dare ai Siracusani e la rcca, e le loro persone. E gi la notte era passata, ed essi mandarono agli abi tanti della citt gli araldi , quando sull albeggiare ecco all improvviso giungere cli'armata Nipsio, e piantarsi colle sue navi presso il fonte di Aretusa. Cambiasi dun que immantinente linopia d* ogni vivere in larghissima abbondanza. Indi il comandante supremo , chiamati a rassegna tutti i soldati, con discorso adattato alla cii> costanza, li anim a restar fermi nel servizio, e pronti a sostenere gloriosamente i pericoli della guerra. Di tal modo la rocca , che a momenti dovea essere ceduta ; venne cntro ogni speranza conservata. Allora i Siracu sani , mssi all' ordine quante triremi aveano, di subito assaltarono il nemico, occupato ancora nello scaricare le vettuaglie ; ma quantunque l assalto fosse tanto subita* neo, e il presidio della rocca si opponesse molto disor

i64 dinatamente alle triremi nemiche , por si fece battaglia. Ma per la vittoria fu de* Siracusani, i quali varie navi nemiche affondarono, varie ne presero , e le altre fug genti inseguirono sino al lido. Insuperbitisi i Siracusani di questa buon avventura, per Y ottenuta vittoria fecero agli Dei solenni sacrifizii; e questo era giusto: ma oltre ci datisi a conviti, e a gozzoviglie , mentre spregia vano il nemico vinto, assai negligentemente facevano le necessarie guardie. Per lo che Nipsio , bramoso di risarcirsi della rotta avuta, ben disposte di notte le sue schiere, aII* improv viso attacca il muro costruito di recente ; e trovando le sentinelle per troppa fidanza e vin bevuto abbandonate al sonno , fa drizzarvi le scale a tal uopo {fe^9 cate ; coll ajuto delle quali i pi valorosi de*suoi trascendono, ed uccise le guardie apron le porte. Alla improvvisa ir ruzione nella citt i capitani de* Siracusani, ubbriachi ancora, volevano dare ajuto ai loro; ma il vino, onderano aggravati, non concedeva loro la forza sufficiente : sicch gli uni cadevano; gli altri malamente fuggivansi. Ed era gi Siracusa presa ; e dalla rocca quasi tutti i soldati erano penetrati nelle fortificazioni della citt ; e mentre gli oppidani per 1*impreveduto caso e la con fusione generale erano sbalorditi, un gran macell, se guiva d* essi. I soldati di Dionigi montavano a pi di diecimila ; e formavano un corpo d* esercito assiti bene ordinato. Perci nissuno poteva sostenerne' l impeto ; imperocch ne toglievano i mezzi il tumulto, la coster nazione, e la mancanza^ di condottieri. Avendo adunque i nemici occupato il foro , ben tosto incominciarono ,

Y65 fidati nella vittoria , ad irrompere nelle case, ove e grande massa di ricchezze si pred, e si fece prigioniera una turba di donne, di fanciulli, e di altrui gente. Pei portici poi , per le strade, per ogni viottolo successero frequentissimi combattimenti, cercando i Siracusani di resistere. Ond che fuwi moltitudine di morti e di feriti. Tutta la notte pass nella strage, facendo le te nebre e la confusione che etiche gl invasori, non ben conoscendosi, si ferissero, e si ammazzassero scam bievolmente ; n luogo era in quella citt, che non fosse coperto di cadaveri. Quando poi cominci a farsi chiaro, ebbsi vedere tutta 1' ampiezza di tale disastro. Laonde i Siracusani non avendo speranza di ajuto che in Dione, mandarono sollecitamente alcuni de* loro uomini a cavallo alla citt deLeoatini a pregarlo istantemente che non volesse pe mettere che la sua patria rimanesse preda del nemico ; ma che perdonando loro il male che gli aveano fatto , tocco della loro presente miseria venisse a sollevarla dall abbietto e luttuoso stato, in cui era caduta. Dione che era uomo magnanimo , ed avea la mente piena di buona filosofia, e cuor mansueto , senza pensare a far rimproveri a suoi concittadini^ propone a' soldati stipen diati d andare a Siracusa ; ed essi vi acconsentono. Si metton dunque subito in viaggio; e tosto giunto al1 Esapile , messa in ordine la sua gente , si pone a camminare con maggiore celerit. Il primo oggetto che incontr, fu una turba di fanciulli, di donne e di vec chi , d' oltre diecimila, che venivano di citt , i quali piangendo , e lamentandosi, gridavano misericordia e

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soccorso. Intanto il presidio della rocca, pago gi da* ere ottenuto il suo intento , avea attaccato fuoco alle case circondanti la piazza, spogliatele prima dogni mi* glior cosa ; ed intratnessosi nelle altre attendeva pari mente a far bottino di quanto trovava. Ma in quel mo^ mento medesimo da pi parti entrato Dione in citt coloro occupati solo in rubare assalta , e ' quanti in contra , carichi di fardelli, di fagotti, e in mille nodi <T ogni genere di suppellettili, tglia a, pezzi. N in d fare trov egli molta fatica, e difficolt; poich giunse loro addosso quando meno s 1 aspettavano, e a non altro attendevano che ' a correre qua, le l senz ordine, e senzattenzione, intesi solo alla preda. Finalmente es sendo restati morti di questa maniera oltre quattromila, gli altri ripararonsi nella rocca ; e chiusene le prte si misero al sicuro. Poich Dione ebbe compiuta questa impresa , che fu la pi bdla eh egli fino allora avesse fatta, si pose a far estinguere gl incndii delle case ; e Attese a far ristaurare con maggiore solidit il muro op posto alla rocca : colla qual opera venne ad un tempo stesso . a fortificare la citt, e ad impedire al uemido chiuso nella rocca di uscirne dalla parte di terra. Mon data poi la citt dei cadaveri, ed eretto il trofeo per la ottenuta salvezza della patria, ordin un banchetto sacro agli Dei. E per parte sua il popolo , per dimo strare a Dione la gratitudine sua, con pubblici suffragii gli confer la carica di comandante supremo , e gli as segn il culto dovuto agli eroi. Dione poi , com* era conforme alle belle sue azioni, a tutti quelli che per malevolenza ed odio l aveano offeso, umanamente per*

don, eoa antaponizioni ed, esortazioni frequenti con* dtwse il popolo ai conservar la concordia ; e i cittadini di ttti gli ordini di lande e di venerazione rimerita rono magnificamente luomo che tanti benefizii avea loro fatto, acclamandolo e rispettandolo cme lunico salvatore della patria. In Grecia , mentre infuriando ancora la guerra so* ciale, i Chii, i Rodii, i Coii, i Risantini erano alle mani cogli Ateniesi, entrambe .le parti cercavano di fare grandi apparecchi, onde veder decisa con una battaglia lavale la loro contesa. Gli Ateniesi, quantunque ave*sero gi mandata sotto la condotta di Garele un armata di sessanta navi, altrettante ne aggiunsero ancora alle prime, il cui comando diedero a due nobilissimi loro concittadini, Ificrate e Timoteo, onde alternata la direEioiie tra essi e Carete , tutti d ^ccovdo spingessero vi vamente la guerra contro i Spcii ribellatisi (i). Per par<| loro i Chii, i Rodii, e i. Bisantini, insieme cogli ausi* liari, messa insieme un' armata di cento navi, saccheg~ giarono Imbro .e Lembo , isole devote agli Ateniesi. Qiuindi con grandi schiere assaltata Samo, ne devasta rono le campagne, e si misero per espugnare la citt, assediandola per terra e per mare. Oltre ci, depredando molte isole della giurisdizione di Atene, portarono via i denari destinati all' uso della guerra. Intanto i comandanti ateniesi l'adunate insieme le loro* truppe, si volsero* d'accordo tutti allassedio di
f*) Cornelio N ipote, e Dionigi presi* Dinerco i dicono Tim*te* ed Ificrate aggiunti, a $ en cstcp * opq a Carote*

i68 Bizanzio. Ma siccome in quei frattempo i Chii, e gM altri della lega, sciolta l assedio di Samo 7 accorrevano a difendere Bizanzio ; accadde , cbe le forze navali di tutti si radunarono nellEllesponto. Ed era gi per darsi una gran battaglia navale , quando sorta alT improvviso terribil tempesta, travolse tutto. Voleva Carete, ci non ostante, e a dispetto ancora della natura, combattere : Ifcrate e ^Timoteo, per la natura del.caso, ricusavano. Carete ,, chiamando in testimonio i soldati, accusa di tradimento i suoi colleghi; e con lettere dichiara al po polo ateniese, che gli hanno a bella posta tolto di mano la vittoria. Inaspriti di questo i cittadini, mettono en trambi sotto processo ; e multati di molti talenti, tol gono loro il comando (i). Carete rimasto solo arbitro dell* annata, mentre in tende di liberare la repubblica dalle gravose spese della guerra , immagina una impresa grande e precipitosa ; e fu questa. Artabazo sera ribellato al re; e con piccolo esercito stava per venire alle mani contro settantamila uo mini condotti a danno suo dai satrapi, ai quali il re avea ordinato di ridurlo alla ubbidienza. Ora Carete si porta con. tutte le sue truppe da Artabazo, e si unisce con lui. Avendo in grazia di questo ajuto quel satrapa ottenuta vittoria sopra 1 esercito reale , per rimunerare * Carete gli d tanta somma di denaro da poter pagare tutta la sua soldatesca. Da principio gli Ateniesi gradi rono F impresa di Carete : ma dopo che vennero messi
| i ) Timoteo fu condannato a pagare cento talenti. Ifcrate fu 'assolato. Vedi Cornelio N ipote , Polieno , D inarco .

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del re a querelare Carete di tanta ingiuria , e ad an nunziare come si potente principe era mal contento della citt, cambiarono sentimento. Imperciocch era vooe che il re avesse offerto ai nemici degli Ateniesi un soc corso di trecento navi. Per la qual cosa il popolo pens di riconciliarsi coi' ribelli: il che gli fu facile, fare, per ciocch anch* essi erano desiderosi di terminare le osti lit. Cosi dunque fini questa guerra sociale, che durato avea tr anni. Intanto in Macedonia tre re , de' Traci, de* Peni, degl Ulirii, cospirarono insieme contro Filippo. Co storo , essendo confinanti a Macedoni, e veggendo ogni giorno pi crescere le forze di Filippo , n ebbero in vidia; e come vinto gi in addietro ciascun di .loro sentiva di non avere forze bastanti per moverglisi contro ,con qualche riuscimento, vennero in opinione che ot tenuto avrebbero 1 effetto , se gli avessero fatta guerra unendo insieme tutte le loro truppe.. Ma avendo Filippo prevenute le loro trame, correndo loro addosso.mentre stavano ancora radunando 1' esercito , e tutto era. senordine, oppressi improvvisamente, dovettero umiliarsi, e riconoscere la supremazia macedonica.

a p it o l o

VI.

Impresa di Filomelo a D elfo, e principio della guerra sacra. Origine del? oracolo. Risposta della P izia a Filomelo. Prodigii che si aggiungono. Greti che si mettono nel partito di Filomelo. Greci che g li1si dichiarano , contrarii, Callistrato era divenuto arconte in A tene, ed erano In Roma giunti , al consolato M. F abio, e G. Plozio, quando sorse la guerra sacra, la quale dur nove anni. Filomelo fbcese, uomo, se. altro mai fuw ene, perverso d animo , e di scellerato costume, avendo per le ra gioni che seguono occupato il tempio di Delfo, accese questa guerra. Vinti i Lacedemoni a Leuttri dai Ter bani, questi per lai innanzi fatta occupazione della rocca Cadmea avendo accusati gli Spartani presso gli Amfir ftioni (i) , gli Amfizioni aveano condannati gli Spartani ad una grossa somma. Similmente anche i Focesi, pei* ch aveano posto a coltura un vasto tratto di terreno sacro , nominato Cirrea, denunziati agli Amfizioni, erano da questi stati condannati a pagare molti talenti ; e non avendo pagato, i Jerocumoni, citati i Focesi, domandarono agli Amfizioni, che se non venisse pagata al nume la somma , gli fossero consacrate le terre dei sacrileghi. Instavano p o i, che si esigesse parimente quanto era dovuto anche da tutti gli altri stati con dannati a multa, fra i quali erano i Lacedemoni ; e
(i) Giustino disse4 che il titolo della querela fu 1 occttpftxiooe * biella rocca tebana in tempo di armistisio.

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cbe se non avessero voluto ubbidire, fossero esposti alr odio universale di lutti i Greci* Questo decreto degli Amfizinr essendo stato approvato dai suffragii de'Greci standosi per venire alla coufiscazione per gli usi sacri del nume del territorio de* Focesi; Filomelo, cbe ai* lora era tra essi il principale, ragionando ai popolani suoi sul punto , cbe non era possibile pagare la multa per la sua enormit, diceva il soffrire cbe il proprio territorio fosse fatto sacro, non solo essere cosa da uo mini effeminati, ma portare' ancbe evidente pericolo della vita, e della total ruina di tutti ; e eefcava di persuadere in 'ogni possibil modo cbe la <sentenza de gli Amfizioni era iniquissima, poich per un pezzetto di terra d lui coltivato veniva inflitta una multa spro porzionatissima. Perci dava loro il consigtio di rescin dere una tale sentenza ; e dichiarava poter prestare m Focesi motivi ben' fondati per cos fare: essere stato gi anticamente l oracolo in poter loro, e sotto il loro padronato*. In prova di che allegava un passo di Omero, poeta antichissimo, e il massimo fra tutti, che dice cos: A* Focei che abitavan Ciparsso , E la petrosa P ile , davan legge Schedio, ed Epistrofo . . . . Perfci diceva doversi reclamare il patrocinio dell* oraco lo , che patria ed avi a Focesi assicuravano. Che se a lu i, come a comandante supremo , dessero assoluta fa colt di trattar questo affare, prometteva di procedervi con somma destrezza. I Focesi spaventali per la multa decretata a loro ca rico, creano Filomelo arbitro dellp cosa; n frappone

gli indugio a diligentemente eseguire quanto avea pro messo. Quindi subitamente incamminatosi a Sparta, si . mette in secreti colloquii intorno a questo ' affare con -Archidamo re de* Lacedemoni, giacch quegli al pari di s doveva essere impegnato per far annullare le sentenze degli Amfizioni, avendo gli Amfizioni pronunciato enor memente e ingiustamente anche' contro i Lacedemoni. Perci gli manifesta la sua risoluzione di occupar Delfo, ie di abolire i decreti degli Amfizioni ove giunga ad ottenere il patrocinio di quel santuario. Archidamo, che non ud mal volentieri un tal discorso, disse che sul momento non avrebbe potuto dargli aperto ajuto per quella impresa ; ma che nascostamente gli sommi n istrereb b e denaro e soldati che il servirebbero. E ri cevutine quindici talenti, ed altrettanti aggiuntine de' uoi, reclut qua e l molti soldati forestieri ; e mille ne scelse tra Focesi, a' quali pose il nome di peltasti ; e con grosso corpo di truppe invase il tempio. Quelli-, che a Delfo chiamatisi i Tracidi (i) fecero resistenza.; ma egli li uccise , e lasci che fossero saccheggiate le loro sostanze. Agli altri altamente spaventati disse di starsi tranquilli , che niun male sarebbe loro avvenuto. La fama di questa grande occupazione spargevasi dap pertutto , quando i Locrii, abitanti al confine, con
( i ) Il Vesselingio duolsi'di non aver trovata menzione presso nissun altro autore di questi Tracidi. A me sembra ovvio il riguar> darli come i guardiani armati; e forse almen da principio reclutali fra i Traci , per la ragione, che estranei alla Grecia non avrebbero mai preso partito per alcuna fazine del paese. Sarebbero stati a un d presso gli Svizzeri di que* tempii

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gente armata assaltano Filomelo, e venutosi a {ormale battaglia in vicinanza di Delfo, soccombono a modoy che perduto buon numero de loro sono obbligati a ripararsi fuggendo al loro paese. Allora Filomeno, su perbo di questa vittoria, fa radere dalle colonne i de creti degli Amfizioni, ed annulla la lista dei condannati. Intanto avea sparso dappertutto qualmente n intendeva di spogliare il tempio, n mirava ad altro lai fatto': solamente che voleva ricuperare la prerogativa stata gi de maggiori suoi, ed abrogare le sentenze ingiuste degl Amfizioni, restituendo il loro vigore alle patrie leggi de Focesi. Ma i Beozii, uniti in pubblica assemblea, decretano doversi accorrere alla difesa del tempio; e prontamente mettono in campo un buon corpo di truppe. Nel qua! frattempo Filomelo cinge il tempio con un m uro, e reclutati da ogni pqrte soldati, accresce di una met gli stipendii; mette i pi valorosi tra i Focesi in centurie; e in breve tempo viene ad avere un esercito di* verso cinque mila uomini. Chiuso poi il passo a Delfo, di tal modo egli si fortifica, che diviene formidabile a chiunque voglia attaccarlo. N in ci si contiene : ch anzi spintosi sul territorio de Locrii d il guasto a molti luoghi del medesimo; e si mette a campo presso un certo fiume del paese 9 ov era un ben ipunilo ca stello che cerca di prendere. Ma non gli riuscirono varii assalti, che vi diede; sicch abbandon quella im presa, massimamente che dovette venire alle mani coi Locrii, coi quali combattendo perdette venti de' suoi. .Volle per xpezzo d araldi domandare i cadaveri di que-

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ali ; e Loerii, n tg a d o ^ i la domknda, rispsero prrsso tatti i Greci essere legge comune, ehe i sacrileghi gettmsi insepolti. 0 che mal soffrendo Filomelo, venne va altra volta alle mani coi Locrii ; e tanto fece , che pot avere alcuni cadaveri de* nemici uccisi ; ed in tal modo li ohhlig a far baratto degl insepolti. Del rsta p o i, essendo padrone della campagna, devastata qua U la LoCride, ritornossi a D elw , carichi i suoi soldati 9ogni maniera di bottino. Quindi desideroso di sapere daU oracolo qualche cosa, intorno all* esito deila guerra; sforz la Pizia a salire sul tripode per dargli la chiesta risposta. t Ma poich abbiam fatta menzione del tripode, giudic non essere fuor di luogo l accennare la Storia che gli Antichi ci hanno tramandata intorno al medesimo. Dicesi, die ne' rimoti tempi quest'oracolo fosse trovato dalle cappe; ed per questo che fino ad oggi i Delfii traggono le sorti fatidiche per lo pi dopo avere sacri ficate alcune di tali bestie. Ecco poi come raccontasi ri trovato 1' oracolo. Fu ivi una certa bocca di terra, o forame , dove ora quello che chiamasi adito, o recesso intimo del tempio; e intorno ad esso capitarono a pa scere delle capre ; n a quel tempo la< gente di Delfo usava allevare questi animali. Ora pi volle accadde, che ognuna di qiielle capre, la quale si fosse accostata assai presso alla voragine, incominci a saltellare meraviglio unente, e a mettere voci affatto strane, quali' mai non erano prima udite. Il che osservatosi dal pastore che le guidava, n sapendo dacch tale novit procedesse, ricercando intorno giunse a quel luogo; ed egli pure

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ih preso\ come le capre, dallo ittiM effetto : cogl dw esse movevann, e gridavano conje invase da uno spirita divino;, ed egli cantava predicando i futuri avvenimenti* Presto divulgatosi presso gli abitatori del monte come chi approssimavasi a quel forame rimaneva s meravi gliosamente invasato, accorsero col , e volendo tratti dalla novit.fare esperimento della cosa, videro real* mente che chiunque ponevasi vicino al luogo veniva preso da furor divino: Si tenne adunque come luogo miracolosamente fatidico, e si credette oracolo dell* Terra (i). Per certo tempo dur 1 uso che 'chi voleva * saper del futuro , accostandosi col profetizzava, e luno rispondeva all* altro. Ma. come parecchi per uscir di mente convellendosi caddero nel sottoposto precipizio* u pi si videro.; gli abitanti del paese presero il par* tito , per togliere un tal pericolo , di consacrare u solo, vate , e sceltolo tra le donne, una ne destinarono a dar le risposte fatidiche ; ed insieme fabbricarono ivi
,(i) U T erra , sostenitrice ed alimentatriee degli uomini, fu na turalmente per essi la prima virt, o divinit; e ad essa attribuissi provvidenza e prescienza. Poi vi si congiunse l acqua, raffigurata in N ettuno. Si detto , che di poi vi si fece intervenire T em i 9 d per poco maturata consideratone. Dovette w nir dietro Apollo raffigurato nel S o ie, senza la ei forza n terra, n acqua varrei^ bero; se vi si un^ la Luna ( Febe ) , ci fu per 1*importanza cho si- diede alla influenza di queir astro argomentata dalle diverse sue apparenze, e dai particolari suoi' moti. Tem i non pot figurare che quando dalle materiali idee gli omini , salirono alle astratte. Gli E ruditi copiano e ripetono. 1 Filosofi combinano* e, svolgono i v itte rii, de*quali gli E ruditi non sospettarono mai. Gli E ruditi ci dipingono,gli antichissimi uomini pei pi stalli animali del mondo. IJSlosofi fumo giustizia a tali uomioi. .

tal ingegno, su cui saliti senza timore di alcuna offesa potesse empiersi dello spirito divino, e vaticinare a chi la consultasse. Tre erano le basi di quell ingegno ; e perci chiamossi tripode, la cui figura imitano anche oggi quasi tutti i tripodi fatti di bronzo. Ecco adunque come fu trovata la sede dell' oracolo, e perch fu co* strutto il tripode. fama che in addietro le sorti fosjKro pronunciate d vergini, e perch intatte di natura, e perch del sesso stesso di Diana: oltre che parvero pi capaci di conservare i secreti degli oracoli. Narrasi poi, che a' tempi pi vicini certo Echecrate tessalo, ito alloracolo, al vedere la vergine fatidica tanto fu preso della singolare bellezza di le i, che innamoratosene, e rapitala, volle stuprarla. Il qual misfatto indusse i Delfii ad ordinare, che non pi una vergine , ma una donna maggiore di cinquant anni, per vestita di abito, e di ornamenti proprii di una donzella, in memoria delle prime profetesse avesse a presiedere alle risposte del nume (i). Queste sono le cose, che intorno alla in venzione prima dell oracolo trovatisi nelle antiche tra dizioni. Or ritorniamo alle imprese di Filomelo.
(i) Clemente Alessandrino si data la pena di conservare H nme della prima Pizia , ed quello di Femonoe 5 ma non ci ha detto , se questa Femonoe fosse la prima vergine , o 1 prima donna vec | chia. Nel suo gran fiore l oracolo non ebbe una donna sola, ma tre ; e ci era necessario si per la folla di chi veniva a consaltare , si per tutti gli accidenti, che potevano intervenire. La Pisia era una miserabile, che finiva con cadere convulsa di tal maniera per la forza de vapori sorgenti dal sacro spiraglio , e probabilmente per quella della propria immaginazione 5 che dato un oracolo avea bi sogno di un lungo ripoto.

'*77 Fattosi adunque - padrone del tempio , ordin' alla Pizia di riferirgli, secondo'il > patrio ro ascesa sul tri pode , 1 oracolo eh,egli desiderava* E come neg essa * r che cosi comportasse il rito ptrio, egli aggiunse, le .minaccie (i): sicch adattatasi aHa forza che la pressava, dal tripode* pronunci essere a lui permesso checch fosse <di piacer suo. 11 che con lietissimo animo udito, dichiar .andare pel fatto suo mirabilmente bene ima tale risposta; e fattala senza, frapporreindizio scrivere sopra una ta voletta, la diede da leggere a tutti per far sapere a chiun que che il nume' gli avea data licenza di fare quanto egli volasse. Quindi radunato il popolo , espose alla mot4ktudine l oracolo avuto ; e tutti esort ad essere di costate: animo. Poi si volse di nuovo alle cose di guerra; ed un prodigio gli si offri nel tempio stesso d Apollo : imperciocch si vide un* aquila, che dopo molti giri ,faiti sul tempio, calata a basso dava la caccia- alle co lombe in esso nudrite, sicch alcune ne prendeva anx h e dagli. altari . del medesimo ; e per quel portento,
(i) Dopa molte erudite chiacchiere, che a questo passo i Ce mentatori fanno, non ben chiarito ancora in che consistesse il patrio rito , di coi qui si parla. Perciocch, se si avesse ad inten dere de* sacriti zi da premettersi * o de* tempi fissati, non v ra gione da credere, che Filomelo volesse, che si prescindesse da queste cose; e la sua stessa dichiarasene il comprova. Noi con-* getturiamo , che mentre per patrio rito Filomelo intendeva tutte le formalit d uso, i sacerdoti di Delfo, che facevano parlare la l isia , opponessero nella circostante la violenta fatta al tempio. E la risposta finalmente data a Filorrflo vieppi ci conferma in questo pensiero , giacch essa addita evidentemente il dispetto $ e prima di riferirsi alle cose che Filomela avrebbe fette , colpisce quelle che avea fatte di gi, cie l invasione a mano armata del santuario.

gK uomini istruiti nell sciami ' tali cose dicevano a Filomelo e ai Focesi, che sarebbero stati padroni di quanto era in Delfo. Laonde vie pi insuperbitosi egli, i pi destri de' suoi aderenti spedi per ambasriadori , ,gli uni ad Atene, gli altri a Sparta, ed altri a Tebe* e alle altre pi insigni citt di Grecia con questa di esarazione, die egli avea occupato Delfo non per volere metter mano sulle ricehezae sacre che ivierano, ma per restituire a* suoi popolani il padronato del tem pio ; ed essere egli prontissimo a dar conto a tutti i Greci che il volessero , del denaro, e in numero e in peso di tutti i doni ivi Collocati, Pregava poi che se alcuno o per odio o per invidia cercasse guerra a* Fo cesi, volesse piuttosto unirsi a lui ; o d almeno ntfarsi quieto. Gli amhaseiadori operarono con molto impegno; e gli Ateniesi, i Lacedemoni , e alcuni altri, messisi in lega con Filoinelo, gli promisero ajuto; ma i Tebaai, i Locrii , ed alcuni altri furono di parer contrario ; e presero a far guerra ai- FoeesL iQueste sono le cose che avvennero nel corso di questanno.

*79 C a p i t o l o VtL
fittomelo sbaraglia i Locriiy ed ingrossa il suo eser cito, mettendo mano ai tesori del tempio. Supplizio ordinato dagli Amfizioni contro i suoi stipendiati . 'fat/Li prigionieri ; e ma rappresaglia. Botta de Fo cosi, e morte di Filomelo Filippo espugna Metone. Dione uciso. Erano entrati arconte in Atene Diotima, e consoli in Roma G. Marciof e Gn. Manlio, quando Filomeloi reggendo venirgli addosso si grande guelfa, tutta prese la cura a mettere insieme grosso esercito reclutando quanti mai poteva stipendiati,, ai quali uni i Focesi atti alle armi* Ed abbisognando di gran denaro per questa cose, non tocc in vro i doni consacrati nel tempio } ina tass quanti Delfii pi .ricchi v* erano , onde avere di che pagar tanta gente; e messo in campagna l eser* cito, che fu assai grande, chiaramente fece vedere e** sere pronto a guerreggiare con chiunque volesse essere nemico de'Fooesi. E come poi vennero fuori i Locrii, e presenuuronglisi per far giornata al luogo che chiamasi le Pietre ftdriadi ( i ) , ivi Filomelo rest vincitore, molti nemici avendo uccisi, e molti fatti prigionieri ; intanto che alcuni ancora precipitaronsi d quelle rupi. Per questa battaglia vinta i Focesi presero grande ani*
( i ) Erano rupi non lontane da Delfo, di cui parecchi scrittori hanno parlato. Di l dice Svda avere i Delfii precipitato Esopo j 0 Pkumroo avea detto prima t che i Delfii aveano dato ad sopo il supplizio de* sacrileghi.

tdo mo ; e per la disfatta soffertane i LoCrii restatoti*, aV* yiliti : laonde questi mandarono a Tebani perch e ad essi e al nume porgessero soccorso. I Beozii e< perch premeva loro di far vedere la loro piet verso gli Dei, e perch aveano grande interesse in far sussistere i de creti degli Amfizioni, spedirono legati ai T e s s a lie a tutti gli Amfizioni onde, insieme con loro facessero ai Focesi la guerra ; e poich gli Amfizioni 1 ebbero, de* * cretata, gran rumore, e variet di partiti sorsero per tutta Grecia, gli uni pensando doversi> accorrere-a ven dicare il nume > e a trattare i Focesi da sacrileghi r gli altri doversi sostenere i Focesi, e difenderli. . Mentre in si diversi pensieri stavano le nazioni e le citt , i Beozii, i Locrii, i Tessali, i Perrebii, e-con essi i Boriesi, i Dolopi, .gli Atamani, gli Ache^Ptii, i Magneti gli Eniani, e vani.altri.(i) stabiliscono- di andare in ajuto del nunpte. Al contrario gli Ateniesi i Lacedemoni, ed alcuni altri del Pelopoobeso uniscono le loro armi a quelle de* Focesi l pi spediti di questi a moversi furono i Lacedemoni, perch condannati alla multa di cinquecento talenti, e non avendo entro il termine portato dalla sentenza pagata la somma, i Te? t>ani avean fatta contro essi nuova [querela, e dimandato che la multa.fosse duplicata. Onde aggravati dagli Am fizioni in mille talenti, per la enormit del debito, loro imposto servivansi del pretesto medesimo > che usato aveano i Focesi, e sostenevano ingiusta la sentenza*
(1) I confederai ic o n tro i Foresi, rama.tasi i teli' x&e J&tccisere parte dell assemblea degli Amfuioai P

ita Pteri, quantunque fosse comune T interesse , i Lacede moni non aveano voluto intraprendere la guerra a ti tolo di quella condanna: bens tosto che videro pel fatto de'Focesi dichiarati nulli i decreti degli Amfizioni, sti marono avere pi onesta ragione di moversi. per questo con somma propensione ajutando la causa dei Focesi, cercavano di sostenerli nel diritto di tutori del tempio. Intanto quando Filomelo seppe, che i Tebani mar ciavano contro i Focesi, egli si pose a vieppi aumen tare il suo esercito ; e come aumentayansi ognora pi le spese a tal uopo, vedendosi costretto a mettere mano i doni-sacri, ne spogli il tempio. Con che postosi in grado di duplicare al soldato forestiere lo stipendio, una moltitudine di uomini corse asuoi vessilli per ladesca mento di tanta paga. Nissuno per, che modesto fosse, volle porsi al servizio di lu i, dal ci fare guardatosi per rispetto al nume : bens ogni cattivo soggetto, poco estimatore degli Dei in confronto del guadagno, and per cupidigia a mettersi sotto i suoi stendardi; ed in breve ebbe robustissime schiere di gente avida del bot tino sacro. Cos l'abbondanza dogni cosa fu cagione, che Filomelo avesse in poco tempo un grossissimo esercito. Trovandosi adunque con pi di ventimila tra cavalli e fanti, immantinente entr nel territorio de'Locrii. Questi rinforzati dagli ajuti de' Beozii gli andarono contro ; e venutosi a battaglia colla cavalleria, i Focesi resta rono vincitori. Non molto dopo i Tessali, ' con al cune squadre di popoli confinanti in numero di sei mila uomini, scendono nella Locride ; e combattendo

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coi Focesi al colle, che chiamano A rgola, hanno la peggio. Poco dopo sopraggiunsero i Beozii con ventitr mila uomini per sostenere i Locrii; e gli Achei dal Pe loponneso ne condussero millecinquecento in soccorso deFocesi; e luno e l altro partito prese posto; e gli accampamenti si stettero incontro. Ora avvenne, che nell andare al foraggio un buon numero di stipendiati cadde in mano de Beozii; i quali condotti innanzi alle mura della citt, per la voce di banditore fu detto , che come aventi prostituito il loro servizio a sacrileghi, dagli Amfizioni erano condannati a perder la testa ; n al detto manc il fatto, e tutti furono immantinente trucidati. Della quale cosa irritati vivamente i soldati che militavano co Focesi, chiesero a Filomelo che volesse .trattare i nemici di egual modo; e molto ardore misero in sostener questo punto: ond che avendo preso assai numero di quelli mentrerano sparsi per le campagne , li condussero vivi innanzi a lui ; ed egli li fece saettar tutti. Questa sua rappresaglia fece che i nemici abbandonassero quel superbo ed inumano genere di supplizio; Essendo poi qualche tempo dopo avvenuto che gli eserciti levassero il campo da quei luoghi, e si portassero in altri dove bisognava mar ciare per boscaglie e strette assai aspre, vennero dim provviso ad incontrarsi insieme le squadre dell uno e dellaltro partito; e prima gli scorridori incominciarono a pizzicarsi insieme: poi sattacc grosso combattimento, nel quale prevalendo assai di numero i Beozii, i F ocesi restarono fortemente battuti. E come fuggendo doveano passare per certe sassose gole difJScili ad iuflare, molti dei.

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Fcefi, e degli stipendiati ebbero lasciarvi la vita, la quelle angustie trovossi Filomelo stesso, il quale corag* giosamente combattendo, e gi coperto di molte ferite, si ridusse in certo cattivo passo , d' onde nissuna via avea d* uscire. Sicch considerando i torm enti, a' quali sarebbe stato esposto , se fosse preso vivo , di un salto precipitossi da un* altissima rupe ; ed in questo modo fin la vita , pagando il fio del suo operato contro il nume. Onomarco poi, suo collega, assunto il comando, colle reliquie dellesercito scappato a quella strage re trocesse , e raccolse quanti fuggendo eransi sparsi intorno. Mentre queste cose accadevano, Filippo, re deMa cedoni , prese Pagasa ( i) , e la un al suo regno. In Ponto mor Lemone, re del Bosforo, dopo quarant anni di regno ; e gli fu successore Spartaco , suo figlio , che regn cinque anni. Intanto nacque guerra tra i Romani e i F alisei, in cui niente avvenne di memorabile , solo Ghe le cam pagne de Falisci furono dalle incursioni de nemici de vastate. In Sicilia , essendo stato ammazzato da* Zantiotti sti pendiati Dione (2 ), che col avea il supremo comando,
(1) Ristabilisco il nome di questa c iu , cbe il testo corrente dice
T o g a , sulla fede di Demostene , e di Gemisto Platone. Levo poi

le antecedenti parole del testo riguardanti la presa di Melone* perch pi in particolare ne parla sotto 1 anno seguente. (a) A ragione il Vesselingio si meraviglia, ette Diodoro passi sopra la morte di s grand* uomo ,.qual era D ione, colle poche pa role , che qui usa. Pi copiosamente ne hannoparlato C ornelio N i p o te , e Plutarco . C a llippo , che avea fatto gam ico a D ione , era ateniese, ed ebbe poi tristo fine.

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fu a lui sostituito nell* imperio Callippo , , che toloftt avea. istigato a quell assassinio ; e dur nel governo tredici mesi.
C
a p i t o l o

Vili.

/ Focesi deliberano d i continuare la guerra. Disposi zione di Onomarco fatto capitano generale. Suo sogno lusinghiero , e sua campagna. Affari del ri belle Artabazo in Asia. Filippo demolisce M etone, e perde un occhio. Sua guerra in Tessaglia. Morte .. di Onomarco , a cui succede nel comando Faillo. Venuto all arcontato in Atene Eudemo, e in Roma al consolato M. Fabio , e M. Popilio , i Beozii, otte nuta sui Focesi la vittoria che abbiam detta , ricondus* sero al paese le truppe, pensando che il gastigo dagli Dei dagli uomini dato a Filomelo, principale ed au tore del sacrilegio , ritenuti avrebbe gli altri col suo esempio da simile misfatto. Ma i Focesi liberi per al lora dal timor della guerra, ritornarono a Delfo ; ed ivi tutti gli alleati loro congregatisi presero a consultare tra loro circa la guerra. Alcuni pieni di equit in clinarono alla pace ; ma gli uomini empii , per audacia e cupidigia distinguentisi sopra gli altri, furono di pa rere diverso , ed andavano cercando intorno chi pro teggesse i loro scellerati disegni. Adunque Onomarco cori premeditato ragionamento per prim oggetto disse, che dovessero star forti in quella deliberazione che avesscro presa; e venne poi ad instigare la moltitudine alla

guerra : nel cbe non Unto riguardava egli la ragione di pubblica utilit quanto ci cbe eia di privato van-* taggio suo , perch anch egli molte volte era stat al pari di altri condannato dagli Amfizioni a gravi multe. Le quali avendo gi pagate , vedendo ora pi giovargli la guerra, che la pace, con eloquente orazione eccitava i Focesi, e i loro alleati a persistere nella impresa di Filomelo. Quindi creato comandante Supremo della guerra , si fortific con buon reclutamento di soldati forestieri, supplendo al vuoto nelle varie squadre la* sciato dai morti , aumentando 1*esercito in ogni n*a~ niera , e tutte le altre cose necessarie alla guerra al lestendo. E ad insstere nel preso impegno venne anche ecci-r tato da un sogno , il quale credette presagirgli assai gloria. Parve a lui dormendo che colle proprie sue mani il colosso di bronzo , che gli Amfizioni avesino consacrato nel tempio di Apollo, rifacesse ad assai mag giore altezza che non avea prima. Donde si argoment, che pel militare comando, di cui era stato investito, verrehbegli gran fortuna; e cos diceva essergli promesso dagli Dei. Ma ben diversa era la cosa ; perciocch anzi con ci esprimevasi, che la multa , la quale gli Amfi-* zioni imporrebbero aFocesi per le violate ricchezze del tem pio, e per la offesa religione , per le mani stesse di Onomarco sarebbesi aumentata. C questo appunto fu ci che avvenne* Onomarcot intanto avuto eh ebbe il comando, con bronzo e ferro fece fabbricare grande quantit di armi; e coll argento e loro coni moneta, e la majid qua e l a tutte le citt confederate, non

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lasciando di obbligarsi con larghi presenti i iragistratf delle medesime. Anzi molti ancora dex nemici corruppe, altri allettando ad entrare nella lega focese , altri inducendo a starsi tranquilli. E tutte queste cose furono fa cili a farsi, trattandosi d uomini eh erano grandemente cupidi di denaro. E singolarmente codoni suoi persuase a Tessali, che pure erano de* principali della , lega ne mica , a non prendere altra parte nella guerra. In quanto poi a que Focesi che fossero avversi alla im presa, questi cacci prigione, fece condannare a morte, e i loro beni vendere all asta. Poi venuto alle cose di guerra, fatta irruzione nel paese nemico, prese Tronio, e il demol, portatine via schiavi gli abitanti : obblig ad essere con esso lui gli Amfissesi, spaventandoli : s impos sess delle citt deDorii, e ne saccheggi le campagne. Quindi entrato in Beozia prese Orcomeno , e gi era per mettere l assedio a Cheronea dando il guasto ai contorni, allorch battuto dai Tebani dovette ritornarsi al paese. Durava allora la guerra tra il ribelle Artabazo, e i satrapi spediti a debellarlo. Egli da principio, avendo r ajuto di Carete capitano degli Ateniesi, resisteva co raggiosamente a suoi nemici. Partito poi che fu. Carete, mancatogli quell ajuto , cerc 1 assistenza de Tebani, i quali mandarono in Asia Pamene con seicento uomini ben armati. Costui avendo in due grandi battaglie sba ragliate le truppe del r e , procacci assai gloria a s medesimo, e a suoi Beozii. E faceva veramente mera viglia , che i Beozii abbandonati dai Tessali nel tempo die gravissimo pericolo sovrastava per la guerra focese,

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avessero spedito oltre mare in Asia le loro, truppe, che nevarii combattimenti succeduti quasi sempre fos sero rimasti vincitori.. In questo frattempo sorse guerra tra gli Argivi e i Lacedemoni ; e venutosi al fatto d armi presso O m ea, i Lacedemoni riportarono la vittoria ; e dopo 1 espu * gnazione di quella citt ritornarono a Sparta, Anche Carete, capitano degli Ateniesi, entrato colF armata nell Ellesponto , and sopra Sesto, lo prese , e trucid quanti uomini v erano, e gli altri tutti con dusse schiavi. Nel tempo medesimo Cersoblepri, figliuolo di Coti, essendo nemico d Filippo, e molto inclinato agli Ate niesi , fece a questi cessione delle citt del Chersoneso, salva Cardia sola e gi il popolo avea mandate colonie co l, le quali doveansi dividere a sorte que* luoghi. O ra vedendo Filippo, che que di Metone facevano della loro citt una piazza darmi a* nemici, and ad assediarla. E resistettero per alcun tempo quegli oppidani ; ma infine sentendosi troppo inferiori di forze, furono costretti a dar la citt col patto di poterne ognuno partire coi soli abiti indosso. Quindi Filippo demolita la citt, ne spart il territorio ai Macedoni. Accadde in quell assedio , che pel colpo di una freccia il re'perdesse un occhio (i). Dopo queste imprese chiamato dai Tessali, condusse nel paese loro l esercitp; e primieramente volendo
f i) Svida dice, che chi fer. Filippo in un occhio fu certo Aster. 'Demoslene dall essere Filippo per tal fatto divenuto guercio 3 prese motivo d ingiuriare quel re pi del bisogno.

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ajulare que* popoli dovette combattere Licofrone, tiranno deFerei. Licofrone domand ajuto a Focesi ; ed essi gli mandarono Faillo, fratello di Onomarco, eoa mille seicento nomini. Ma Filippo sbaragli questa trup pa focese, e la cacci di Tessaglia. Per lo che Ono marco , il quale gi volgeva in animo di farsi signore di Tessaglia tu tta, and coir intero ?uo esercito in soc corso di Licofrone ; ed avendo voluto Filippo farsegli incontro colla sua gente e con quella dei Tessali, 0 nomarco superiore in forze, rest in due battaglie vin citore con molta strage de Macedoni : sicch Filippo si vide a mal punto. Ch i suoi soldati incominciavano ad abbandonarlo ; ed a stento col vivamente arrogarli ot tenne che rimanessero e gli ubbidissero; e presto ri torn in Macedonia. Onomarco p i, sbrigatosi de* Ma- 4 cedni e de' Tessali, and in Beozia; e venuto al fatto d' armi coBeozii, li vinse e prese Coronea. Intanto Fi lippo ritornato colT esercito in Tessaglia cercava di de* bellare Licofrone ; il quale non avendo sufficienti forze domand ancora ajuto a Focesi promettendo loro tutta lassistenza sua per soggiogare i Tessali. Ed Onomarco marci in ajuto suo con venti mila fanti, e cinquecento cavalli. Per lo che Filippo, avendo indotti i Tessali ad unire alle sue le loro forze, ebbe un esercito d' oltre venti mila uomini a piedi, e di tre mila cavalli, e ve nutosi a giornata, che fu fierissima, essendo i Tessali per coraggio e forza distinti, ebbe vittoria ; costretto Onomarco a fuggire co suoi verso il mare. Trovossi per caso Carete ateniese con una flotta di molte tri remi in quelle acque, mentre i Focesi ebbero siffatta

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rotta. Onde 1 fuggaschi gittate legarmi si posero a nuoto per imbarcarsi ; ed era tra qusti anche Onomarco. La conclusione fu , che de* Focesi, e degli stipendiati che erano con essi, perirono pi. di mille seicento : nel nu mero de quali era anche il comandante generale; n mno di tre mila furono quelli, che caddero nelle ma* ni de nemici. Filippo fece crocifiggere Onomarco. ( t ) 9 ed annegare gli altri come sacrileghi. Estinto d i. questa maniera Onomarco, prese la condotta de* Focesi Faitto > suo iratello: il quale per ripa-* rare il disastro sofferto mise insieme un grosso corpo di soldati forestieri y pagando loro uno stipendio mag giore del doppio ; si fortific cogli ajuti degli alleati ; fabbric grande quantit d* armi , e coni moneta ' doro d argento. Circa queL tetnpo mor Mausolo , piccolo re di Caria ; dopo ventiquattro anni di regno, a cui successe per due anni Artemisia sua sorella e moglie Circa pure quel tempo Clearco, tiranno di Eraelea , mentre andava a vedere i giuochi de baccanali, fu tru cidato nel duodecimo anno di sua. signoria ; e gli fu sostituito suo figliuolo Timoteo, che dur nel governo quindici anni (a).
(1) Ritengo la frase da Diodoro qsata pi abbasso Avverto poi, che ci dee intendersi del cadavere di la i, giacchi* l'autore lo mette e l numero de' periti* Ci che di questo fatto accenna Pmaania , prova che cos appunto dee intendersi il testo presenta. (il) Vien notalo dal Vesselingio a qusto passo, che 1 immediato * successore di Clearco fa suo fratello Satiro , uomo pi crudele <f l a i , e Timoteo succeduto poi a Satiro si Comport da uomo <K aswi dolfe carattere , t fa Agli abkan i raelea.

I Toschi nel frattempo guerreggiando oc/ ftonittti * Saccheggiarono un gran tratto del paese nemico, e n* dati colle loro incursioni fino al Tevere, di poi ritor narcosi a. casa. In Siracusa gli amici di Dione eccitarono una sedi* sione contro Callippo ; ma battuti dovettero rifuggir! presso i Leontim. Alquanto dopo Ipparino, fratello di Dionigi, con un' armata approd a Siracusa, dove vinto in battaglia Callippo fu cacciato della citt; ed Ipparino ricuperato il regno paterno, lo tenne per due anni* Capitolo IX.

'Misure di Fatilo, e sua cattiva campagna in Beozia. Spedizione d i Filippo in Tessaglia. A lita miglior campagna di Ftlio nella Locride. Stia morte. G li succede Faleco. Guerra tra Lacedemoni a Mega* politemi. I Beozii saccheggiano la Focidei F u in seguito arconte dAtene Aristodemo, e furono consli di Roma G. Sulpizio, t M. V alerio, correndo allora F olimpiade io'/.m&, nella quale vinse allo stadio Smicrina di Tarento. Faillo supremo comandante dei Focesi, dopo la morte e rotta del fratello, occupavasi a ristaurare le forze per la gi accennata strage de* suoi Atterrate. E come possedeva enormi somme di denaro, pot fare quanta gente volle, dando esuberanti paghe: quindi persuase agli alleati di continuare la guerra. Il che gli fu agevole fare, perciocch largheggiando nette largizioni traeva a a non solo i privati, ma eziandio

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illustri citt. E di fatto i Lacedemoni gli mandarono mille uomini,; due mila gli Achei; .e gli Ateniesi sei cento fanti, e quattrocento cavalli, soUQ il comando di N atele, Licofrone p o i, e Pitolao, tiranni de* Ferei > , dopo lfi morte di Onomarco rimasti senza, soccorso, diedero in mano di Filippo F era; e da lui rilasciati, con due mila nomini di stipendiati, che poterono met tere insieme, andarono ?d unirsi a Faillo, come ausi liari de!.Focesi. N a qpesti poche citt mandarono pure ajuti, giacch davano buone paghe : la tentazione del loro stimolando gagliardamente gli uomini cupidi. Faillo adunque ito. coll* esercito in Beozia, fa vinto in batta glia, presso Oreomeno, e perdette molta gente. Quindi combattutosi di. nuovo presso al Cefiso, i Beozii resta rono superiori, avendo ammazzati quattrocento e pi nemici, e fattine prigionieri da cinquecento. Pochissimi giorni dopo .si diede altra battaglia presso Coronea, ove i Beozii ancora vittoriosi uccisero cinquanta Focesi e ne presero vivi centotrenta. Or dette le cose de* Beozii 4 de* Focesi, ritorniamo a Filippo, Riportata quella vittoria che abbiamo detta, sopra Onomarco, liber dalla servit i Ferei, e restitu la li bert alla citt loro ; e messo ordine alle cose di Tes saglia marciava verso Pila per combattere i Focesi. Se non che vietatogli il passo dagli Ateniesi, ritorn nel reame di -Macedonia, che colle illustri imprese, e colla sua piet verso il nume avea amplificato. Intanto Faillo, condotto lesercito contro i Locrii, che chiamami Epicnemidii, alcune citt sottomette colla for za , e di nottetempo per tradimento occupa Arica:

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ma caccitene perde non meno di dngento de* suoi. Indi andato ad A ba, i Beota assalendolo in messo He tenebre detta notte gli ammassano non piccol ma rner d* uomini. Di che insuperbitisi, immantinente in vadono le terre de Focesi, e saccheggiandole quanta erano lunghe e larghe, mettono insieme uno sterminato bottino. Mentre per ritornando vogliono soccorrere A rica, che allora era assediata da Faillo, questi assalta tili all improvviso, li mette in foga; prende a forza la citt, le d il sacco, e la distrugge. Ma preso da lenta tabe, per lungo tempo lotta colla malattia, e in mezzo ad atroci dolori finalmente muore, come empiet sua gli meritava , lasciato per capo ai Focesi Faleco, figliuolo di Onomarco, che riacceso avea il fnoGO deUa guerra sacra. Era Faleco appena giunto alla pubert; per ci Faillo gli diede per curatore, e luogotenente Mnasea, uno de suoi confidenti. Dopo alcun tempo i Beo zii assaltando i Focesi di ntte , ammassarono questo Mnasea, e con esso dugento soldati. N guari and* che fattasi giornata presso Cheronea colia cavalleria, Faleco dovette soccombere non pochi perdendo de suoi. Mentre succedevano quest# cose, anche nel Pelopon neso sorsero gravi rumori e moti per le seguenti ca gioni. Non erano concordi insieme Lacedemoni e Megapolitani: per lo che i primi $otto la condotta di Aiv chidamo invasero il paese de secondi. Di questa ingi ria sdegnati i Megapolitani, non potendo colle sole loro forze cacciare i nemici, ebbero ricorso ai loro confe derati. Adunque gli Argivi, i Stcionii, e i Messenii, si mossero' immediatamente in loro 'favore ; e i Tebani

atetti Mandarono in ajuto loro quattro mila nomini a piedi, e cinquecento*cavalli, sotto il comando di Cefisione. I -Megapolitani con queste forze si misero in campagna ; e* si piantarono alle sorgenti dell* Alfeo. Dal canto loro i Lacedemoni trassero dai. Focesi tre mila * fanti, ed ebbero da Licofrone e da Pitolao, di recente calciati della signoria di- Fera , cento cinquanta cavalli ; ed essendosi formato un buon esercito, si accamparono presso Mantinea. Indi trattisi ad Ornea , citt apparte nente agii Argivi, la espugnarono prima che vi potes sero accorrere i nemici. ( Era Ornea in lega coi tegapoiitani ). Quantunque poi contro essi con impeto movessero gli Argivi, venutosi al fatte d* arm i, li vin sero , ammazzandone di'loro pi di dugento. Soprav vennero le truppe tebane , maggiori invero del doppio, ma poco bene ordinate; e fattasi aspra battaglia, es sendo dubbia la vittoria, glf Argivi coi loro alleati presero il partito di ritornare alle loro citt. I Lace demoni per parte loro invasero 1*Arcadia, presero per forza, e saccheggiarono Elissunte ; e ritornarono a cas. Passato qualche tempo i Tebani coi loro confederati *ruppero i nemici presso Telfusa ; ed ammazzatine mol tissimi presero Anassandro che li comandava, e pi di sessant altri ; e poco dopo in due nnove battaglie buon numero ancora ne uccisero. Finalmente datasi un* altra battaglia , che fu memorabile, i Lacedemoni rimasero superiori ; e allora 1* uno e 1 altro esercito ritorn alle proprie citt. Alcun tempo dopo concerftasi una sospen sione d* armi tra i Lacedemoni e i Megapolitani, anche que* di Tebe ritirarousi in Beozia; Intanto F aleco, che

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rimaneva in B eoi, prese Cheronea ; e poi 1 per detta sopravvenendogli addosso i Tebani. Quindi i Beo eoa grosso esercite entrati nella Focide, ne de vastarono la maggior parte e tatto quellp ebe trova rono nelle campagne , ostilmente rapirono o distrussero. Presero anche alcune temeciuole ; e eon grossissimo bottino si ritornarono al loro paese. Capitolo X.

Artaserse Oto vuol ricuperare l E gitto, la Fenicia e Cipri ribellatisi a lui. Ragioni e modi della sol levazione de F enicii, e loro preparativi. Primi fia ti di guerra favorevoli a questi. Motivi della ribellione di Cipri, Spedizione col di Focione e di Evagora. Tradimento del re de Sidomi. Eccidio della loro citt. Essendo arconte in Alene Tessalo, e consoli in Ro ma M. Fabio e T. Quinzio , i Tebani stanchi della guerra locete, e per le grandi spese che costava ri dotti a grave penuria di denaro domandarono per mezzo di messi al re de Persiani una somma; ed A rtaserse accord loco cortesemente e alT stante treoento talenti. Fra Beozii e Focesi fuori he scorrerie e saccheggiamenti di campagna da una parte e datt* altra , Bulla degno di memoria in quest anno si oper. In Asia il re de Persiani negli ansii passati avea latto con immensa moltitudine di truppe una spedizione contro P Egitto, la quale gli riusc malamente. In que-

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co tempo rinnov da quella parte la guerra, e fatte molte cose meritevoli di ricordanza, eolia industria e eoi valor suo ricuper T Egitto, la Fenicia e Cipri. Per rendere poi chiara la storia di tali avvenimenti, spiegheremo prima i motivi della guerra, ripigliando brevemente i tem pi, che a tali cose appartengono. Essendosi dianzi gli Egizii tolti dalla sudditanza dei Persiani, Artaserse detto O eo, non essendo uomo di spiriti guerrieri , dav&ri a vita quieta 3 e quantunque pure spedisse eserciti e capitani, per la perversit ed imperipia di questi ultimi successe che assai spesso le cose della guerra andassero male. Perci tutto ohe fosse caduto in sommo disprezzo appo gli Egizii (i) , tanto amava 1*ozio e la pace , che tollerava questa ignominia. A questo tempo per, essendosi i Fenicii, e i re di Cipri messi ad imitare la petulanza degli Egizii, sprezzando la dignit del gran Monarca, e fattisi anche essi a lui ribelli, egli finalmente si scosse , e deliber di ridurli colle armi alla pristina soggezione. N volle per luogotenenti fare l impresa, tua di persona propria ac correre alla difesa del suo imperio : perci grandi ap parecchiamenti d' arm i, e di vettuaglia ordin, e grande esercito, che fu di trecento mila fanti, e trenta mila cavalli ; ed inoltre fece allestire trecento triremi , e cin* quecento navi da trasporto con ogni genere di muni zioni. La guerra scoppi prima contro i Fenicii; edeccone
(i) Gli Egizii impertinentemente lo chiamavano asine. Coti alle ila Ellano.

il perch. in Fencia celebre la citt di Trpoli, cbe conveniente alla natura sua ba tale denominazione; per* ciocch tre citt in essa contengonsi, discoste l una dall* altra per 1 intervallo di uno stadio. Una chiamasi * degli A radii, una de* Sidonii, la terza de Tirii. Que sta tra tutte le citt fenicie sommamente illustre , poich in essa sule adunarsi il senato de* F enicii, e trattarvi i pi grandi affari della nazione Ora essendo avvenuto, cbe i satrapi e luogotenenti del r e , residenti allora nella citt de* Sidonii, nell esigere l esecuzione degli ordini diportavansi con troppo insultante superbia; i cittadini non potendo pi a lungo soffrire tante in giurie , presero il partito di levare 1 ubbidienza al re. Poi tentati gli altri Fenicii a procacciarsi anchessi seco loro la libert , per mezzo d inviati sollecitarono NetJanebo , re dEgitto, che odiava gi i Persiani, a.pren derli in lega di guerra. Ed erano gi tutti intesi in apparecchi! militari ; e poich Sidone allora era ricchis sima , e i privati col mezzo della -mercatura aveano Emesse insieme amplissime dovizie, si .pot costruir su bito un gran numero di trirem i, prendere al soldo moltissimi forestieri ; ed in breve provvedere quante arm i, quante munizioni, e quanta vettovaglia . mai po tesse abbisognare. E per incominciare con un atto di ostile insulto , devastarono, coll* atterramento di tutti gli alberi il cos detto paradiso reale; vastissimo e superbo giardino, in cui erano soliti i re di Persia stanziare divertendosi alla occasione che capitassero da quelle parti. Dopo diedero fuoco a tutto il fieno, che i sa trapi tenevano pronto per nudrimento de* cavalli in

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tempo di guerra. Finalmente diedero ignominiosa morie a Persiani, che li aveano trattati con maggior contu melia. Cos scoppi la gurra tra i Persiani e i Fenicii: imp^riocch informato il -monarca di quanto i ' ribelli con tanta impertinenza aveano fatto , venne minacciando di prender vendetta di tutti gli abitanti'della Fenicia,' massimamente de Sidonii. Radunate adunque in Rabilonia le squadre d uomini a piedi e a cavallo subitamente mosse <cOntro i Fenici Frattanto mentr* egli marciava, Relesi, governatore dlta Siria , e Mazeo , principe di Cilicia , unite insieme le frze che comandavano , incominciarono la guerra contro i Fenicii. Ma Tennte re di Sidone, avea avuto ih ajuto dagli Egizii quattro mila Greci, eh erano al loro soldo;' e li guidava come comandante Mentore ro dio. Con questi , e con uno scelto numero di cittadini avendo attaccati i satrapi, li vinse, e li cacci fuori di tutta la Fenicia. Mentre cos andavano in Fenicia le cose, anche in Cipri inaspr la guerra per cagioni assai connesse all altra. Erano in quell isola nove citt di gran nome , dalle quali dipendevano le altre minori. Ognuna avea il proprio r e , che la governava ; ma per soggetto al monarca persiano. Or tutti questi concerta tisi insieme ad esempio de Fenicii si ribellarono ; e pre parato quanto occorreva per la guerra , arrogavansi nel loro paese la suprema autorit. Piccato di questa inso lenz Artasegse , scrisse ad Idrico , principe di Caria, che di fresco era giunto al govrno, e che per istituto de suoi maggiori tenevasi amico de* Persiani, e loro alleato in guerra, onde mettesse insieme truppe da terr

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e da mare per far la' guerra ai re d Cipri. Costili senza frappor ritardo , mand in Cipri quaranta bea allestite trirem i, e tremila seicento stipendiati sotto la condotta di Focione ateniese, e di Evagora ( i ) , i quali negli anni passati aveano tenuta l isola in devo zione del re. E subito eh* ebbero sbarcate le troppe, le diressero verso Salamina, citt principale; e piantati gli accampamenti si posero a batterla per mare e per terra. In addietro tutta 1 isola era stata in pace ; ed * abbondava per ogni verso di qualunque buona cosa. Per 10 che i soldati, eh* erano padroni della campagna, mettevano insieme grandi dovizie. E divulgatosi ne* lon tani paesi tanta abbondanza, moltissima turba accorse dall* opposto continente della Siria e della Cilicia, per servire a cagine di guadagno in queU*esercito. Laonde cresciuto esso del doppio, i re si videro in forti an gustie, ed erano pieni di una terribil paura. In questa situazione allora trovavasi Cipri. Nel medesimo tempo il re de* Persiani partitosi col1 esercito da Babilonia, venne verso la Fenicia. Ma a* vendo Tennete , re de* Sidonii, udito con quante forze 1 nemico marciasse, e vedendo che i ribelli non a1 veano bastanti mezzi per far fronte all* imminente as ti) Questo Evagora ha folto perdere la testa a varii Cementa tori. Egli non altro che il figlio del re di questo nome , di cui Isocrate scrisse il panegirico. Fu re di Cipri cacciatone Pnitagora Sue fratello, e and a fere il satrapa in Asia , essendo stato ri messo suo fratello nel regno- Quelli, che di questa apedisione di Focione dubitassero perch Plutarco non ne parla, sono dal V esselingio avvertiti , che Plutarco prese a parlare de* costumi e della virlfc di Fotione e non delle sue imprse.

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aalto , cerc di provvedere alla propria salvezza. Quindi provato Tessalione tra,gii inlimi suoi fidatissimi, di narscosto dei Sidonii lo mand ad Artaserse, proferendosi .di dargli in mano Sidone, e di ajutarlo a debellare T Egitto , perciocch egli conosceva bene i luoghi dEr gitto, e sapeva ove il. Nilo potesse facilmente prestar comodo ad approdare Ebbe gran piacere Artaserse udendo il discorso di Tessalione ; e promise che non solo perdonato avrebbe a Tenne te il delitto della ribellione, ma lo avrebbe mirabilmente premiato, se co* fatti pr* vato avesse quanto colle parole diceva. Ma Tessalione domand, che il re confermasse in iscritto le cose che prometteva. Di che offesesi Artaserse, quasi si diffidasse della sua parola*, ordin che gli fosse tagliata la testa. E quando Tessalione s* incammin al supplizio niente altro disse r se non che : tu farai, o re , il piacer tuo ; ma Tenne te, che poteva eseguire quanto io ti ho detto, per aver negato d* accertarlo come io ti avea proposto, non dar effetto alle proferte. Allora il re muta parere, fa mettere in libert Tessalione, e gli porge la sua destra: segno presso i Persiani di certissima fede. Ri tornatosi adunque a Sidone, senza che gli abitanti di quella citt penetrassero nulla , di tutto 1 occorso Tes * salione inform Tennete. Intanto il re mettendo la principale sua premura in soggiogare 1* Egitto, cosa con cattivo esito dianzi ten tata , manda inviati alle maggiori citt di Grecia , do mandando truppe ausiliari per questa guerra. Gli Ateniesi e i Lacedemoni risposero volere essi bens mante nersi nell* amicizia de Persiani, ma non potere man*

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dargli ajuti. I Tebani all1 opposto nominarono capitano Lacrate , e gli diedero npille- soldati armati di greve , onde li conducesse al re. Cos gli Argivi spedirono tre mila uomini , senza-aggiungervi capo, lasciando che il re ne desse il comando a Nicostrato, che avea egli me desimo proposto. Era costui uomo assai valente s nei fatti, che ne* consigli ; e in lui era mirabile tempera mento di prudenza (e di ardore. Seguiva poi nella mi lizia F esempio d Ercole , e nelle battaglie portava la pelle di lione e la clava. N i Greci abitanti le citt marittime d Asia mancarono al loro debito ; conciossiach mandarono mille seicento uomini : cos lintero numero degli ausiliari greci fu di decimila. Ma prima che queste truppe capitassero al luogo del convegno, il re passata la Siria era giunto in Fenicia ; ed avea messo l'accampamento non lungi da Sidone, i Sidonii, metre il re perdeva tempo a preparare le occorrenti* cose , s erano con gran diligenza provveduti di fru mento , e d armi d ogni maniera ; e fortificata aveano la citt con triplice fossa, larga insieme e profonda, ed aveano alzate le mura pi di quello che fossero innanzi. Oltre ci aveano armato decittadini un conveniente nu mero , e li tenevano continuamente esercitati nel ma- . neggio delle arm i, e nel sostenere le* fatiche ; cosi che erano lesti e robustissimi. E perch , come si 'detto , la citt era sopra tutte quelle di Fenicia ricchissima , aveano fabbricato pi di cento tra triremi e . quinqueremi. Tennete avea tratto nella trama del tradimento Men tore., comandante degli stipendiati, venuti dall' Egitto,

(i) A questo passo il Vesselingio daolsi che nonveng detto il perch Mentore trovasse tanta grazia presso Artaserse ; e questo re al contrario . mancasse Terso Tennete alla parola giurata ; termi nando, poi quest*,uomo dotto, rispetto all1 ultimo caso col dire , che non era da aspettarsi altro da un principe - crudele e sitibondo d i sangue. .Di .tale.natura sono per < ordinario le considerationi degli ErwfUti 1 Caiunniaao. avenoiL sanno ragionare. Io avrei desidera**

a t Quindi lasci costui al presidio di una certa parte delia citt ? e alla esecuzione dell* accordo ; ed egli uscendo con cinquecento soldati dal castello, fece mostra di andare alla pubblica assemblea de Fenicii. Avea seco, cento cittadini, deila nobilt primaria, come se fossero i suoi consiglieri. Questi , appena furono presso il r e , li consegn ben legati ad Artaserse, il quale cortesemente accogliendo Tennete come amico, que* cento fece saet tare riguardandoli come gli autori della ribellione. Quindi essendogli presentati in figura di supplichevoli cinque cento de principali tra i Sidonii, il re fatto richiamare Tennete il domand se potesse consegnargli la citt; per ciocch cercava d averla per tult altro mezzo che patteggiando , affinch punitine irremissibilmente i citta dini, col supplizio di questi mettesse terrore nelle altre citt. Ed avendo Tennete detto, che cosi avrebbe fatto,' il re implacabile nell ira sua fece saettare anche quei cinquecento , che pur aveano in mano i rami d olivo, segno che. veduti erano supplichevoli. Poscia Tennetq venuto a concerto cogli stipendiati d Egitto, facilmente persuasi loro di ricevere il re entro le mura. E per questo tradimento Sidone cadde in mano de Persiani* Allora.il j*e considerando di non avere, pi bisogno di. Tennete , lo fece uccidere (i). Intanto 1 Sidonii prima

%% dellarrivo del re aveano latto incendiare tutte le navi ; affinch nissuno potesse pensare di provvedere in sua parti
to , che il Fesseli ngio prima di tallo si fosse dato P iucoroodo di osservare, se ne* termini , in cui nel testo com1 vien riferita 1 an data di Tennete al re , questa e i falli che I*accompagnano , e la seguono , abbiano una verisiwigliansa discreta. Teniam pur conto che Tennete colloca Mentore in tal parte della citt , da cui dar facile ingresso a' Persiani. Teniam conto, eh* egli esce del castello con cinquecento soldati e con cento cittadini della primaria No bilt corno se fossero i suoi consiglieri. Va ben tulio fincb egli s incammina verso 1 assemblea pubblica de1 Fenicii. Ma come pu in vece uscir di citt, e volgersi verso il canapo de Persiani, senza che nissuno se ne avvegga, senta che nissuno vi si opponga ? E nello stato , in cui la citt investila da formidabilissimo esercito nemico , piena di timori e di sospetti, piena di un popolo che tanto ha fatto per mettersi in difesa, non v ha da essere un1anima che dica dove vada costui, e perch verso il campo nemico? E quei cento consiglieri hanno ciecamente da seguirlo col con quel sangue freddo , con coi lo avrebbero seguito all' assemblea f I Sidonii tatti hanno da starsi indifferenti a un fatto , cbe per prima idea non pu Ingerire che quella di un tradimento? Ci si aggiunge, che ap pena arrivato Tennele presso il re, gli consegn ben legati quecento n o b ili , che s era falli venir dietro in figura di consiglieri. Per dire, cb* erano andati con lui al campo , quando si credeva che doves sero andare cou lai a 1 assemblea , bisognerebbe aver premesso , 1 che o fossero partecipi del tradimento di Tennete , e non dovevano essere fatti saettare come autori della ribellione 5 o fossero sopraf fatti dai cinquecento soldati , che Tennete avea seco ; e per sap porre questo, come non sarebbesi fallo un tal colpo , se non fuor! della citt , sempre resta da spiegare come si fossero lasci|ti condur fuori ; e come tatti i cittadini armali avessero permesso a Tennete , a loro questa gita. Checch sia , i elenio sono al campo del r e 5 questi li fa saettare. ben naturale, che i Sidonii, i quali hanno veduto Tennete , e que cento andare al re , aaranoo in grande ansiet di sapere cosa da quella gi sia avvenuto. Consultando il testo , veggiamo cinquecento Sidonii, de principali, presentarsi al re in figura di supplichevoli. Ma un tal fatto ne suppone altri pr*

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cotanta alla propria salute fuggendo per mare. G poich, occupate le mura videro la loro citt presa , fi s tutti
cedenti, e bea diversi da quelli che ci si sono esposti. stato forse T ennete, che dal campo del re ha fatto sapere aSidouii doversi implorare il perdono P Come credere che i Sidonii pongano pifc fede in - costui dopo la fraudolenta sua uscita , e dopo il tradimento a que1 cento P mentre costui seguita a stare nel campa del re , co me ci si dice venuto poi a concerto cogli stipendiati d* Egitto , cio coi soldati di M entore, onde ricevessero il re entro le mura ? Per lo meno questa indicanone qui fuor di luogo; ed una pura su* perfluit- Il concerto era gi fatto prima; ed era la prima cosa che egli avea da annunciare al re. Ma da!P essere andato Tennete al re , e dallavergli consegnati nella maniera che si detto que* cento, i Sidonii doveano mettersi in guardia anche rispetto a Mentore ; e il non averlo fatto li rappresenta pei s stolli uomini, quali non si videro mai ; quali impossibile supporli, senza supporre un mira colo E poich li veggiamo s risoluti nella disgrazia , che abbru ciano tutte le nvi per togliersi ogni mezzo di salvezza , ed in fine abbruciano s stessi, le mogli , i figli , possiamo noi credere , che in tutte le accennate cose sienosi comportati con tanta balordaggi ne P Ma nemmeno quest1 ultimo loro fatto espresso nel test con sufficiente verisimiglianza. Se Tennete avea appostato Mentore co1 suoi soldati in luogo opportuno per eseguire I* accordo ; questo certamente pot vasi agevolmente ottenere con un subito assalto dei Persiani alla parte della citt, ov1 era Mentore $ e ci meglio cor rispondeva alla idea del r e , che entrava in Sidoue, e coll* esercito ne opprimeva di un clpo gli abitanti. Quiudi n v1 era luogo alla deputazione dei cinquecento, n alla deliberazione di tutti i Sidonii di, abbruciarsi colla loro citt. Ed anche questo fatto molto difficile ad essere creduto come si espone, sotto la presenza di un esercito che octiupale le mura ha prsa la citt. Perciocch infine nissuno dir , che Artaserse fosse indifferente all* avere un mucchio di ce neri piuttosto che una blla e ricchissima citt. Troppo incoerente, assurda, inverisimile dunque tutta questa narrazione; ed io penso che il testo di Diodoro sia guasto, e q*ua e l manchi quanto dovea ' chiarirla, *e che V ammetterla com' faccia grave torto ad uno scrit tore costantemente circospetto, ed esatto; e Caccia vergogna a chino*

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circondati da tante migliaia di nemici, colle ' mogli e i figli entro le proprie case abbruciarono. U numero dei periti in questo incendio, computando anche tutti glin servienti domestici , dicesi essere stato pi di quarantamila persone. Dopo questo eccidio deSidonii, pel quale
que vi passa sopra senza notarla quale apparisce. Bisogna del rima nente dire, che in quella occasione Mentore servisse Artaserse me glio di quello che veggasi dal racconto; e che Tennete t\ mostrasse pi filiso che traditore , se Artaserse fece conto del primo , e lev di messo il secondo. 11 carattere, che il f^esselingio gli attribuisca non ha verun fondamento nella storia; e t morte fotta d are, se condo il racconto di Diodoro , ai seicento Sidonii, mostra pi quei lo de tempi e della politica , che quello dell'uomo. L* acerbit stessa di quella misura risparmiava stragi ulteriori. Dopo tutto questo non dobbiamo omettere prestarci la storia un folto , che potrebbe screditare tutta quanta questa si mal espressa leggenda di .Tennete. Abbiamo in s. Girolamo, che Stratone , re d i tSidone , volendosi ammazzare di propria mano per non vedersi lu dibrio de*.soprastanti P ersiani , la cui amicizia avea sprezzata per attaccarsi a quella, del re di E gitto, ny era ritenuto dalla paura ; e tenendo fissi gli occhi sulla spada che avea impugnata , pavido
aspettava f arrivo de* nemici. E sua moglie veggendolo sul punto

<T essere fa ttp prigioniero , gli levo la spada d i mano , e lo pass


da un fianco all*altro t poi messone, secondo P uso , nella bara U cadavere , vi si gett sopra morendo Siccome non ben provato, cbe questo fatto appartenga ad un altro re pi antico di Tennete, e del tempo di Tanto, potrebbesi ritenere appartenente a Tea fiete , qualunque siasi la ragione, per cui -se nha cambialo il nome. 9

il quale in diverse lingue potrebbe essere in sostanza il- medesimo. Cos almeno avremmo nella storia un esempio di meno d1 infame perfdia , abominabile in chiunque 5 e in un re abbominabiUssima* Ci p o i, che per la storia certo, si che Sidone sorse dall sue ruine ; che divent di nuovo citt floridissima , ed ebbe a ltri re. Ma tenne sempre odio a Persiani ; e volentieri si gett al p a r tito d Alessandro , quando egli incominci la sua spedizione co n tro
J\arf.

a*5.
tutta la citta e i suoi abitanti non furono pi che un mucchio di cenere, il re vendette per molti talenti quel ro g o , che lo stesso che dire tutta quell area desolata dal fuoco, perciocch essendone tfati i cittadini per lun ghissimo tempo fiornti d* ogni ricchezza, gran oppia dargento e doro fuso.dal fuoco vi si andava trovando. E questo fu il calamitoso fine ch'ebbero i Sidonii. Le altre citt spaventate di s atrce fatto , non perdettero tempo a darsi a Persiani. Poco prima di questo avvenimento mor Artemisia principessa di Caria, avendo regnato due anni. Succe dette a lei Idrico suo fratello, e regn sette anni. In Italia i Romani fecero armistizio coi Prenestini ; ed alleanza coi Sanniti, e tagliarono la testa pubblica mente .nel foro a dugentosessanta Tarquiniesi. In Sicilia Leptine e Calippo siracusani, provveduti di gente armata, espugnano Reggio, allora presidiato da dipendenti di Dionigi il giovine ; e cacciatine que sol-? dati restituiscono la libert agli abitanti.
C
a p i t o l o

XI.
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/ re di Cipri si sottomettono. Artaserse muove verso F Egitto. Disposizione delt esercito persiano. Forze di Nettanebo. Imprudente condotta di questo re. Caduta di Pelusio, di Subaste, e d altre citt. Furberia di Mentore. Fuga di Nettanebo. V Egitto riconquistato dai Persiani. Fortuna di Mentore. Imprese di Filippo. Apollodoro -era arconte in A tene, e di Rojna erano

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consoli M. Valerio, G. Stipiate, quando durante an cora F assedio, che Foctone ed Evagon facevano di Salamina, tutte 1 altre citt di Cipri si sottomisero ai Persiani. Pmtagora, re di & lam ina, sosteneva solo quel* assedio* Intanto Evagora pretendeva il regno pa terno ; e faceva di tutto per vedertelo oolF ajuto del re di Persia restituito. Ma essendo stato poscia accusato criminalmente ad Artaserse, e il re favorendo Protagora, perduta la speranza della chiesta restituzione, attese a purgarsi dei delitti appostigli, e in ci essendo riuscito, ottenne in Asia un governo maggiore d assai. Per s sendosi in esso mal comportato , e andato di nuovo a C ipri, ivi preso , fu messo a morte. Pnitagora , che spontaneamente si assoggett all* imperio de* Persiani, non avendo pi emuli, ritenne tranquillamente > regno 1 di Salamina. Intanto il re de* Persiani, essendogli dopo 1 eccidio di Sidone arrivate le truppe ausiliari d* Argo , * di Tebe , e delle citt greche dell* Asia, uniti tutti gli eserciti insieme , mosse verso 1 Egitto. Ma giunto alla * grande palude, ove trovasi quello che si chiama Ba ratro , per 1 inesperienza de* luoghi perdette una parte * dell* esercito. N della natura di quello stagno, n delle strane cose che ivi succedono , diremo qui parola , per non ripetere inutilmente ci che ne abbiamo ragionato gi nel primo libro. Superate quelle voragini il re venne a Pelusio, prima citt del primo sbocco del Nilo in maro. I Persiani si accamparono quaranta stadii lungi da Pelusio, e i Greci presso la citt. Gli Egizii infrattanto, ai quali i Persiani dato aveano tutto il tempo di prepa rare ogni cosa necessaria alla guerra, aveano ben frti-

aoy ficaie le bocche del Nilo, e massimamente quella di Pelusio, che era la priva, e di situazione opportunissima. Difendevano quel posto cinquemila soldati sotto il co mando di Filofrone. I Tebani ebbero la smania dim o\ strani pi valorosi di tutti gli altri Greci di quella spe dizione , e per ci presero da soli prima di tutti a voler passare oon audacissimo sforzo una certa fossa, che pianto era stretta, altrettanto poi era profonda. G la passarono; e presto acboisi quelli che stavano alla difesa di PeJusio, usciti della citt vennero con essi alle mani; e ne nacque un vivissimo combattimento, gagliav* damaste operando gli ni e gli altri. E come esso duro tutta la giornata , la notte sola il fece sospendere.. 1 1 giorno dopo il re di*ise i Greci ia tre squadre, cosi che ognuna avesse un comandante di loro nazione, e un generale perniano distinto sopra gli altri per virt e per benevolenza. La prim a squadra era de Beozii, che aveano per comandante Lacrate tebano, e per ge nerale il persiano Eosace. Questi traeva sua orgine da que* sette Persiani che tolsero limperio ai Magi; ed era satrapa della Jonia e detta Lidia. Seguivwdo molta ca valleria , e un corpo di fantera di Barbari. La squadra seconda era composta degli Argivi con Nicostrato alla testa, ed accompagnavalo per collega il persiano Aristazane. Cosmi faceva da mternunsio (i) presso il re, uomo di specchiata fede tra gli amici del prncipe, ed un se condo Bagoa. Comandava seicento soldati sceltissimi, e
(i) Era cio quegli , che riferiva al re quanto veuivano alla corte per dire gli ambasciadori stranieri ; che fora anche li pre sentava .

ioS ottanta trirmi. La terza squadra era condotta da Meo to re, il traditore de* Sidonii / sotto coi prima era la banda degli stipendiati. Commilitone suo, e collega nel comando era Bagoa, uomo arditissimo, e pronto pi d ogni altro mai ad ogni iniqua impresa*: e il re di costui fidavasi molto. Avea sotto di s i Greci clienti del re , un corpo assai forte di Barbari, ed un armata non disprezzabile. Il re poi teneva presso di s il rima* nenie dell esercito , e vegliava alla somma delle opera zioni. Distribuite di tale maniera le truppe persiane r Nettanebo , re d Egitto , quantunque assai inferiore pel numero della gente, n della moltitudine de Persiani, n d i tutto T ordinamento fattone punto si- spavent. Aveva egli ventimila tre c i al suo soldo ; altrettanti A lricani, e sessantamila Egizii chiamati guerreggiatori. Di pi avea un incredibil numero di barche da fiume , adottatissime ai combattimenti ^ul Nilo ; e sulla sponda del fiume che guarda lArabia, erano frequenti castelli ben presidiati duomini, e muniti di muraglie forti , e di fosse ; e di quanto per ogni verso, occorreva di cose necessarie alla guerra , era provveduto esuberantemente; Tuttavolta una imprudente inavvertenza fece andare la cosa al rovescio E la prima cagione del rovescio fu, chegli non sa peva condur bene la guerra, ed avea riportata vittoria sopra i Peraiani nella prima loro spedizione. .Avendo egli allora Diofante ateniese, e Lamio spartano, in cour durre eserciti per valore e diligenza valentissimi ; tutto merc d* essi and prosperamente (i) Ma dandosi ad
( i ) Osservisi, che Diodoro avea bens parlalo della vittoria di N ettanebo, riportata per mezzo del re A gesilao, ma nn di questa.

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intendere d essere egli medesimo quanto occorreva bravo capitano in guerra, non voUe ammettere ansimo a parte del maneggiare le qose; e perci per la su? imperizia molto manc in guanto peli? gfievr^L occorre., Adunque messi forti pvesidii nelle citt, con trenta jnila Egizii, con soieento Greci, e la met degli Africani, si piant nei * luoghi pi opportuni alle irruzioni. Cosi dalluna e dalV altra parte pomposi le cose, Nicosjtrato, capitano degli Argivi, trovato avendo gli uiljziali egizii, i cui figliuoli e mogli tenevafcsi per ostaggi dai Persiani, pass colla annata per una certa fossa in luogo fuor di vista , e messi a terra i solcati , e ben trincieratosi, ivi si ap post. I presidji egizii, cbe difendevano i luoghi forti vicini, veduti arrivare i nejmici, corsero troppo presto a respingerli in numero di due mila seicento. Era alla loro testa CliniQ delf isola dj Coo : egli mette i suoi in punto di combattere ; e cosi fanno gii avversari!. Si attacca adunque gagliardissima zuffe, in cui i Greci aU leati de Persiani' valorosamente combattendo ammazzano lo .stesso Clinio , e degli uomini eh* egli comandava, pi di seicento. U qual fatto udito JNettanebo, pensandp che facilmente le altr^ schiere de Persiani potessero passare il fiume, naettesi in grande spavento : sicch argomentando che il nemico portasse tutte quante'le sue forze sopra Memfi, sua sede reale, pose ogni dili genza sua a difenderla ; e colla gente che avea seco , trattosi a quella citt, si prepar a respingerne gli as falti Intanto Lacrate tebano, condottiero della prima squa dra , si affretta ad assediare Pelusio ; e derivata ad altra

ai# parte la fossa, die circondava la piazza, e fattovi in torno un buon argine asciutto , vi pianta le macchine. Un lungo tratto di muraglia era gi caduto; ma i. di fensori ne sostituirono prontaiaente delle altre ; e eoa mirabile celerit fecero grosse ed alte torri di legn per rispondere alle opposte opere d* nemici. Durava da parecchi -giorni alle mura questa guerra, e i Greci as sediati coraggiosamente resistevano agli assediatiti. Ma quando seppero, che il re era partito, messi in* paura mandarono a proporre composizione; ed avendo-Laccate sotto fde di giuramento accordato, che consegnata Pelusio sarebbonsi ritornati salvi in Grecia colle robe che portassero seco , essi consegnaron la piazza. Artaaerse mand Bagoa a prendere possesso di Pelusio, e la fece guernire da un presidio di Barbari, i quali en trando in citt portarono via a*Greci che ne uscivano, molta parte delle cose che recavano seco : questo. in'degno tratto irrit Lacrate , il quale diede addosso a que* Barbari, e ne ammazz parecchi : di tal maniera proteggendo i Greca ,* a* quali erasi mancato di fede. E quantunque Bagoa fuggito all* impeto di Lacrate andasse ad accusare quel capitano al re ; questi giudic giustissimamente essere stati trattali i soldati di Bagoa, e fece punire di capitai pena i Persiani autori di quella ini quit. In questa maniera Pelusio venne in potere de* Persiani: Mentore, che guidava la terza squadra, prese Bubas te , e varie altre citt , collo stratagemma segueute riducendole alla ubbidienza di Artaserse. Essendo esse tutte presidiate da Greci ed Egizii insieme, mise fuori

a it pel campo la voce, cbe Artaserse atea stabilito d ri cevere umanissiramente ; e ripigliare in grazia tutti quelli che spontaneamente gli -dessero* le' citt': all b i posto quelli, 'contro i quali dovesse usare la forza, non Sarebbero stati trattati n pi n rano, che come lo erano'stati i Sidonii. Ordin ancora a quelli che custo divano le . porte dell accampamento suo di lasciar andare ' liberamente .quelli che ne scappassero^' Per lo che di tale indulgenza'servendosi gli Egizii', eherano prigio nieri ; in breve and la nuova per tutte *le citt del paese di* quella'risoluzione del re ; e ne presidii nacquero discordie fra i soldati forestieri, e glindigeni, tutti movendo 1 animo ad acconciarsi co* nemici ; e pel par ticolare'loro interesse-in ci gli uni affaccendandosi pi degli altri, per coglierne ognuno maggior vantaggio. Bubaste fu la prima citt, che di* tal maniera subita mente fu ceduta. Imperciocch appena Mentore e Bagoa vi si avvicinarono colle truppe, gli Egizir, nulla d ici sapendo i Greci, per mezzo di alcuno de loro offrirono a Bagoa di darsi quando fossero lasciati andare salvi da ogni pena. Di che accortisi i Greci , corsi dietro al messo il legarono,e spaventandolo si fecero dire la csa qual era. Laonde piombati poi addosso agir Egizii molti ne uccisero, e gli altri serrarono in un angolo della citt. Questi mandarono a significare il fatto*a Bagoa, eccitandolo a venire senza indugio ad occupare la'citt, ehessi gli cotisegnerebbero ; e intanto i Greci mandarono un araldo a Mentore, il quale fece loro dire che allentrare che Bagoa avesse fatto in citt essi as saltassero i Barbari. E infatti andato Bagoli con Persiani

I li senza consenso de G reci, poich una parte de* suoi fu dentro, i Greci subitamente chiusero le p orte, diedero addosso a Barbari e li ammazzarono , e Bagoa mede* Simo preser Vivo. Il quale tost che si vide in tali strette, considerando che la salute sua dipendeva tutta da Mentore, il preg a volere estfere seco lui benigno, promettendo che m avvenire ninna cosa avrebbe fatta senza consultarlo. Mentore avendo persuado a que* Greci tanto di rilsciare Bagoa, quanto di cedere a s la citt, il merito e la lode della impresa acquistossi per s me desimo ; e del benefizio da lui ricevuto Bagoa tanto gli fu grato, che sotto giuramento reciproco si obbligarono insieme ad amicizia e comunione di fortuna, che dur costantemente per tutta la vita : onde poi Venne che concordi fra lor codesti due poterono presso il re A r taserse pi di quanti amici e parenti egli mai avesse. Mentore fatto dal re governator generale de paesi ma rittimi dellAsia fa di grande utilit al Monarca, man dandogli a mano a mano partite di soldati greci presi a stipendio, e con somma fede e destrezza ataministrando le cose: Bagoa maneggiando in vece del re tutti gli aflari nelle satrapie dell' Asia superiore, col comunicare tutte le cose con Mentore sali a tanta potenza, che teneva in sue mani il regno ; n Artaserse faceva cosa alcuna senza il parere e volere di lui; e morto Arta serse egli continuamente fu quello, che ne cre i suc cessori ; e salvo il nome, tutti gli officii del re esercit. Ma noi esporremo paratamente queste cose a tempo opportuno. Dopo la resa di Bubaste tutte le altre citt, strette

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da paura, a certe condizioni si diedero.a' Persiani. In tanto Nettanebo stando a Menati veduti i progressi de nemici, non* ardiva far fronte al percolo onde con servarsi il regno ; ed anzi perdutane la speranza, rac clta ed incassata la maggior parte de* suoi tesori s in cammin verso T Etiopia come in esiglio (i): cosi che Artaserse. occup tutto 1 Egitto, distrusse le fortificazioni * delie citt pi illustri , e spogliati i templi (2 ), mise insieme una grande quantit d oro e d argento. Port via ancora dagli antichi, templi gli archivii, i quali per alquanto tempo dopo Bagoa concedette a Sacerdoti di poter redimere mediante grossa somma di denaro. Indi il re rimand alla loro patria i Greci, che prestata gli aveano la mano a tanta impresa, ciascheduno dessi premiando ed onorando magnificamente a proporzione del particolar merito ; e lasciato il governo deli Egitto a Ferendate, egli ritorn a Babilonia earico di ricchissime spoglie, e gloriosissimo di s brillante e, felice spedizione. Era entrato arconte in Atene Callimaco, e preso aveano *

(1) Manelone comprova ci che qui dice Diodoro della fuga di Nettanebo in Etiopia , sicch non da badare a Linceo , che presso

Ateneo suppone essere stato fatto prigioniero, e tenuto poi a tavola da Artaserse. Vuoisi per accennare la goffa impostura di Maiala, di Gtica, di Cedrenoa e di alcun altro greco constaniinopolitano, i quali suppongono JSeltanebo valentissimo nell arte della magia e dicono , che and a Pella , capitale della Macedonia ; che ivi coi* certe stregherie innamor di s O lim pia , e che da questi amori nacque A lessandro , degno di osservazione, che v stato un tempo , in cui P iogegno umano si occupato colla maggiore seriet del mondo a far leggende sacre profane di questa maniera. (a). Abbiamo in Eliano come Artaserse ammazzasse il < bue api3e vi sostituisse un asino .

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il consolato in tVoma G. Marcio, e P. Valerio, quando Artaserse considerando quanto giovata gU fosse 1' opera di Mentore nella guerra d' Egitto, lo alz sopra tutti gli altri suoi cortigiani ed uffiziali ; e per onorare eoa degno premio la virt di quell' uomo, gli don cento talenti, e sceltissime suppellettili di gran prezzo.Poi gli confer il governo della spiaggia d' Asia, e il fece co mandante supremo degli eserciti, onde potesse far guerra a quanti si fossero ribellati. come Mentore avea paien^ tela Con Artabazo e con Memnpne, i quali poco prima aveano fatta guerra a' Persiani, e fuggendo dall' Asia eransi riparati presso Filippo re di Macedonia; fece tanto eoi r e , che ne temper l'ira contro quelli, ed ottenne che loro perdonasse : cosi che li richiam entrambi presso di s colle loro fkmiglie. Artabazo avea undici figliuoli e dieci figlie generate da sorelle di Mentore e di Meninone (i): di che grandemente compiacendosi Mentore, colloc que* giovani in posti nobilissimi detta milizia. La prima spedizione poi che intraprese, fu con* tro Ermea, tiranno degli Atarnesi, che si era ribellato alla Persia, e possedeva molte citt, e luoghi forti. In cominci egli dal domandargli un abboccamento, pr* mettendogli che gli avrebbe fatto avere il perdono del te ; ed avendogli fraudolentemente messo le mani ad dosso, e cacciatolo in carcere, coll'anello di lui mand
(i) Il lutfo di codette donne fa s singolare , d ie varii scrittori presero a descriverlo. Fra le altre cose usavano al loro servizio le cosi dette eittuaeidi, sulle cui schiene fermavano i piedi mou lancio ni cocchi, e scendendone se ne facevano una specie di scala* V e g fasi A u n t

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lettere a questa e a quella citt, nelle quali gli si fa ceva dire essere stato per opera di Mentore rimesso nella primiera grazia del re ; e spedironsi nel tempo stesso persne che ricevessero alla reale ubbidienza i ca stelli. I governatori delle citt credendo a quelle lettere, e lieti della pace, diedero dappertutto al re le rocche, e i luoghi che tenevano. Con quest astuzia avendo Mntore ricuperate senza spargere una goccia di sangue le citt de ribelli, molto si1 fortific nella grazia del monarca, che vide in esso lui un uomo intraprenden tissimo e valente. N meno felicemente riusc con altri capitani alienatisi dalla devozione persiana, i quali tutti in breve debell, parte colla forza aperta, parte con ar* ftifizio. E questo era allora lo stato delle cose nell'Asia: in Europa Filippo, re de Macedoni, avendo assai* tate le citt calcidiche della Tracia con grosso eserc-' to , espugn e ras il castello1di G ira; e messo spa vento ad alcune citt le obblig ad ubbidirgli; poi an dato di nuovo contro Fera di Tessaglia, ne cacci Pi** tolao tiranno. In quel tempo mori Spartaco re di Ponto dopo aver regnato cinque anni ; e gli fu successore Parisade suo fratello, che regn trent otto anni.

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C apitolo X II.

Nuovi acquisti di Filippo, parie per forza, parte per corruzione estesa da lui con grxmde arte per tutta la Grecia. Fallo di Satiro. Continua la guerra fo cese. Processi contro i Capitani focesi per malver sazione del denaro sacro. Quantit d'oro e d ar gento tratti dal tempio di Delfb. Complici. Fatto d Ificrate, e lettera di Dionigi. Filippo ajuta i Beozii. Disastri de Focesi. Finito, questanno divent arconte in Atene Teofilo, e furono consoli in Roma G. Sulpizio e G. Qumzio. Cad^e allora la io8.*a olimpiade, nella quale ebbe la co rona dello stadio Policle di Cirene. Allora Filippo vo lendo ridurre sotto il dominio suo le citt poste sull El lesponto, occup senza avere a combattere, giovandosi del tradimento, Mecibema e Torone. Poi con nu meroso esercito andando contro Olinto, citt la pi grande del paese, rotti in due battaglie gli abitanti' della medesima , li obblig a sostenere Y assedio. . Ma ne* varii assalti cbe dovette darvi, mentre i suoi cerca rono di salir sulle m ura, ne perdette gran numero* Finalmente poi essendogli riuscito di corrompere col denaro Euticrate e Lastene, cberano alla testa del go verno di quella citt, per la loro perfdia lebbe a tra dimento , ed avutala la saccheggi, ne fece schiavi i cittadini, e li vendette. U bottino fatto in questa occa sione gli diede grau polso per la guerra, e mise il ter rore. in tutte le altre citt. Quindi ed ampiamente re-

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gal quelli che nei combattimenti lo aveano con valore servito; e dando grosse somme qua e l ai pi'potenti delle varie citt, molti ne indusse a tradire le loro pa trie : di modo cbe non esit di vantarsi, cbe pi col1 oro , cbe colle armi vea accresciuto il suo regno. * ' Gli Ateniesi intanto non vedevano di buon occhio codesta sua crescente potenza ; e com egli li tentava alla guerra, si posero a cercar ajuti, e mandarono gnte ad esortare le citt a conservare la libert propria, ed a persuadere &d esse di punire capitalmente i cittadini, cbe macchinassero ' tradimento, promettendo a tutte di far causa comune. Finalmente dichiaratisi suoi aperti, nemici , incominciarono le ostilit. Era loro instigatoc principale Demostene, per acume d ingegno, e per forza d*eloquenza orator valentissimo sopra tutti i Greci di quel tempo; e predicava loro di farsi i protettori della Grecia. Ma le citt non potevano negli abitanti reprimere la foga de*tradimenti, che fatta era per tutta la Grecia vizio fruttante guadagno (i). Per lo che avendo Filippo formato il. pensiero di farsi padrone di certuna ben fortificata, e dicendogli alcuno d essa, che non avrebbe potuto espugnarla, narrasi che. domandasse, se ifosse anche impossibile che oro passasse al di l delle mura. Avea egli per propria esperienza provato, che dove le armi -non arrivavano , facilmente arrivava codesto metallo. Per questo colle largizioni suborn assai spesso.nelle citt i traditori ; e i ricevitori d oro chia( i) Non questa una esagerazione del n. a. Demostene nella fa mosa razione ' della Corona ci ha lasciato un lungo catalogo dei tanti scellerati che venderono gl' interessi della toro patria.

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mando ospiti ed amici suoi , con perverse corrispondenze gl ingegni, e i costumi corrompeva. Presa Olinto, per la vittoria avuta instimi ad onora degli Dei Giuochi olimpici, e con apparato magnificen tissimo , e grande concorso di spettatori fece illustri cer tami , e sontuosi conviti, a* quali invitava moltissimi forestieri. G siccome cortesemente sedendo a mensa spesso parlava , ed a molti egli medesimo porgeva da bere, n pochi regali anche distribuiva , e libralissimamente fa-* ceva grandi promesse ; metteva tentazione gagliarda nella gente di desiderare 1 amicizia sua. Una volta vedendo * istrione Satiro a mensa avere la fronte burbera, P ack domand perch fosse egli il solo, che non volesse par fecipfre di sua larghezza. E rispondendo colui, deside rare veramente d ottenere da lui qualche benefizio ; nufc temere, se palesasse il sno desiderio, di avere una ri pulsa, il re fattosi lieto, gli di parola che liberalmente gli avrebbe conceduto quanto avesse chiesto. Allora egli disse desiderare che gli volesse dare due donzelle , fi glie di certo suo ospite , le quali gi nubili erano' tent schiave : n le domandava egli gi per far del chiesto dono guadagno alcuno; ma per maritarle dotandole del suo : premendogli che non avessero a patire cosa in degna del fior delk et in eui erano. Ed approvando il re tale domanda, immantinente fece a Satiro grazioso dono delle medesime. Cos molti altri benefizi! d ogni genere facendo, traeva mercede di molte maniere dalla sua benignit : e parecchi furono quelli, che indotti dalla speranza di partecipare della munificenza sua, ga^ reggiavano in prevenirsi a vicenda nello esibire a F i

lippo la loro opera , e in dare nelle mani di lui i loro paesi* Nell anno susseguente fu arconte in Atene Temistod e , e furono in Roma consoli G. Cornelio, e M. Po* pilio. In quell anno i Beozii, dato il guasto per ogni verso alle campagne de F ocesi, sbaragliarono i nemici presso Jampoli colla uccisione di circa settanta de me dsimi* Ma alquanto dopo, venutosi al fatto d armi presso Corojlea, moltissimi deloro rimasero sul campo. Quindi tenendo i Focesi non pocbe citt in Beozia, i Beozii, prese le armi contro essi, ne saccheggiarono crudamente le messi : se non che ritornandosi alle casa loro furono vinti. Mntre tali cose succedevano, Faleco, supremo co mandante de F ocesi, processato per furto di denaro sacro, perdette il comando; e gli furono sostituiti tre generali', Deinocrate , Calila , e Sofane , che erano i giudici del processo intentato per quel denaro, volen done i Focesi conto dai tesorieri. La parte massima per dellamministrazione era presso Filone. Costui non ayendo potuto rendere un chiaro conto , condannato, e messo ai tormenti; per ordine, del, magistrato , nomini molti complici del furto ; e fatto morire in mezzo a crudeli m a r tin if in come 1 empiet sua meritava. I * correi restituirono quanto del denaro rubato pot essere ancora rimasto ; ma come sacrileghi pagarono colla testa il loro misfatto. Filomelo , che fu il primo de capitani Focesi ad avere il comando supreny), rispett le ric chezze sacre del tempio. Onomarco, suo fratello e suc cessore , ne converti molta parte nelle spese delia guerra.

ftlD Faillo, fratello di Onomarco, non poco ne impieg essendo in carica, per lo stipendio delle truppe : impe rocch converti in moneta cento venti lastre d'oro del peso di due talenti 1 una , donate da Creso re di Li dia (i). Nella stessa maniera dispose di trecento sessanta fiale d o ro , ciascheduna delle quali, valeva due mine ; e delle statue di un lione, e di una donna (a), che insieme pesavano trenta talenti d'oro. A modo che tutto 1 oro suddetto, valutato a ragione dell argento , veniva a.formare quattro mila talenti. In quanto poi a doni d argento , si da Creso che da altri offerti, i coman danti focesi n aveano distratto per pi. di mille seicento talenti. E cos sommato tutto e argento e oro , venne ad eccedere l importare di dieci mila talenti (3). N mancano A utori, i quali assicurano che per questo sa crilegio non fu rubato meno di quanto poscia trov Alessandro. nei tesori de Persiani. Anzi Faleco, e i capitani delle sue truppe cercarono di scavare il pavi. (i) V* qualche differenza tra ci che di queste lastre dice Dia* d o ro , e ci che ne lasci scritto Erodoto . Erodoto dice , ch'esse erano cento diciassette, quattro delle quali d'oro purissimo , pesa vano un talento e mezzo, le altre di un oro biancheggiante , pesa vano due talenti. (a) Lo stesso Erodoto parla di un leone d oro, che dice d a prima essere stato del peso di dieci talenti, ed essersene ritraili poi solamente sei e mezzo all* occasione che incendiatosi il tempio , rest liquefatto. La starna della donna era di tre cubili. (3) Non a tutti chiaro il dato da cui Diodoro partito per fissare la somma che qui annunzia, poich spesso variata la pro porzione tra 1*argent t 1 oro. Vorrebbesi troppo lungo, e pei pib de*nostri lettori nojoso ragionamento per illustrare questa m ateria , , altronde estranea all' insti luto nostro. '

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finente del tempio, estendo stato detto loro da certtmo, che ivi era sepolto un gran deposito d'oro e d'argento: e quelli diligentemente scavarono intorno all* altare e intorno al tripode. Colai che dava quella indicazione, aitava il passo di Omero , chiarissimo ed antichissimo poeta , il quale dice : Quanto d Febo saettier non serra II marmoreo suol nella sassosa Pit . . . . Ma quando i soldati incominciarono a scavare presso il tripode, improvvisamente tremando la terra, i Focesi ne restarono spaventati; ed annunciandosi col manifesto prodigio ai sacrileghi la vendetta degli D ei, desstettero dall' opera. Il loro capo, ed autore dell'empio misfatto, Filone, in breve, siccome si detto, pag al nume il fio meritato. Quantunque poi tutta la colpa di quelle sacre ric chezze si iniquamente dissipate si desse a* Focesi > della medesima parteciparono anche gli Ateniesi, e i Lacede*m oni, i quali trassero somme maggiori* dell*importar dei soldati che mandavano. E a tal si giunse in quel tem po ; e cosi gli Ateniesi protervamente peccarono contro il nume , ohe poco prima del saccheggiamento di Del fo , Ifcrate mentre stava coll armata presso Corcira, mandando Dionigi, principe di Siracusa, ad Olimpia t a Delfo alcune statue fatte d' oro e di avorio^ per caso avvenutosi nelle navi cariche di que' sacri doni le pre se , e mand ad Atene domandando cosa di que' pre giati oggetti s avesse a fare ; e il popolo gli ordin, che non dovesse scrupolosamente esaminare i fatti degli

a ia D ei, ma provvedere onde fosse ben mantenuto il sol dato. H qual decreto della sua patria Ificrate eseguendo, fece degli ornamenti degli Dei 1 uso, che fatto avrebbe di qualunque altro bottino.* Laonde Dionigi irto contro gli Ateniesi scrisse loro di questa maniera D i o n i g i a l S e n a t o e a l P o p o l o d i A t e n e Non con veniente che io v i scriva augurandovi salute, e buon esito delle vostre imprese ; poich commettete sacri lega per terra e per mare contro gli D e i, ed avete fin anco convertito in moneta le statue cadute nelle vostre mani, ' le quali noi avevamo mandate in offerta agli D ei. Colla quale empiet avete violati i massimi degli D ei, Apollo Giove Olimpio. ec. Tanto allora gU Ateniesi non temettero di fare in offesa del nume ; mentre pur solevano gloriarsi d*avere il Dio Apollo per loro padre e genitore. Ed anche i Lacedemoni ', sebbene la repubblica loro, mirabile presso tutte le nazioni, fondata avessero col consiglio dell'-oracolo di Delfo, ed intorno alle pi importanti cose, come'hanno fatto sino a questo tempo, cercassero la volont di quel Dio', non ebbero ribrezzo di metterai in empia e sacri lega lega cogl* iniquissimi depredatori del tempio. Del resto in Beozia i Focesi mandavano, per quel paese le truppe che tenevano nelle tre ben munite cit t ? Orcomeno, Coronea , e Corsia ; ed avendo chi ab bondantemente correva a* loro stipendii, saccheggiavano le campagne de nemici, e tanto nelle scorrerie, quanto nei conflitti aveano il disopra con quegli abitanti. Laonde i Beozii oppressi dal peso ' della guerra, fatta gi grande perdita di soldati, e ridotti a penria di denaro, man-

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darono ambasciadoiri a Filippo, pregandolo di ajuto. Era per quel re gratissima cosa il vederli in tanta affli zione , come quello cbe. desiderava -rattemperata, la bal danza della vittoria-di Leuttri ; e *mand non. pochi sol dati pel solo motivo .di. non parere indifferente allo spoglio dell oracolo. I F ocesi allora fabbricavano un ca stello presso la citt chiamata Aba, vicino alla quale un tempio consacrato ad Apollo. I quali avendoli i Beo zii assaltati con buona partita d arm ati, disperdendosi tosto corsero a rifuggirsi nelle, citt vicine. Cinquecento incirca1di loro entrati nel tempio di Apollo,, morirono. Molti altri disastri eziandio per certa disposizione divina accaddero allora a* F ocesi, ma il pi. manifesto di tutti ' questo, di cui rester certamente memoria. Impercioo ch quelli che si ripararono in quel tempio , credettero di potere^ essere salvi sotto il patrocinio,degli Dei. Ma successe il contrario ; mentre per divina provvidenza pa garono la pena dovuta al sacrileghi. Era intorno a quel tempio* una grande quantit di strame : ora accadde, che pel fuoco lasciato dai fuggiaschi nelle loro tende, si accesero1 i letti ,. e da questi improvvisamente s alz tanta fiamma , che col tempio si abbruciarono vivi, quelli che* in esso si erano ricovemti. Con .che parve, che; il Dio non volesse concedere ai sacrileghi la salvezza, che aveano implorata (i).
( i) Pausonia suppone questo incendio opera non dell* acciden t e , come dice D iodoro , v a do* Telarti.

C a p i t o l o *XHL

Fine della guerra sacra Trattato di Faleco con Fi kppo. Decreto terribile degli Amfigfoni contro i Focesi, Tristo fine di quanti ebbero parte mi sor crilegio. Avventure di Faleco,
Era arconte in Atene Archia, ed erano consoli in Roma M. Emilio, e T. Quinzio, quando la guerra fo- ( oese dorata fino al decimo anno trov, termine ; e fa di tal modo. Dopo essersi Beozii e Focesi per si lungi guerra indeboliti, i Focesi mandarono a chiedere ajuto ai Lacedemoni. Gli Spartani mandarono loto iilk U y Qr mini di greve armatura, e ne diedere il comando 4 Archiciamo. Snilmeotc i Beozii ekiest aveano specolo a Filippo, il quale mitosi ai Tessaci soeee cm grosso esercito nella Loeride, ove trovando eoa. numerose squadre di stipendiati Faleco, fatto, di nuovo coman dante supremo, volle venire a giornata campale. Ma Faleco , il quale allora era aqqoartierato i Nicea, ver dendasi disuguale di forse, mand al .re per, venire % patti. E si pattu a questa condizione che Fai# a l iasse colle troppe che avea, ovunque pi gli piacele (f), Pertanto egli data e ricevuta fede, con Utf i suoi titir
(i) Non debbesi tacere in che tristi circostanse si trovasse allora
Faleco . Era scarso d* uomini, scarsissimo di devro t minaccialo di

disersione da suoi soldati che reclamavano le paghe, obbligalo a pensare alla futura sua sorte t se gli rimaneva ancora qualche parie de* tesori del tempio. Molto inoltre gli si promise; e fu ingannalo. Cosi abbiamo da Eschinc*

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pendiati , i quali erano . tr mila seicento uomini, and nel Peloponneso. {Per-lo che*i Focesi .non avendo pi spe-\ranza-alcuna si diedero a Filippo.-1 re avendo posto, 1 fine alla 'guerra sacra contro ogni sua aspettazione senzaavere avuto a* combattere , and a tenere Un : congresso co*Beozii e i Tessali, in cui fu risoluto, che convocatosi il consiglio degli Amfizioni, all arbitrio de* medesimi si lasciasse- la cognizione di 'tutto 1 affare. Gli Amfizioni .decretarono, che Filippo , e i suoi* posteri sarebbero, assunti nel. collegio amfizionico ; ; che avrebbero il diritto di suffragio doppio (i), stato prima' de Focesi debellati ; che .gli abitanti di $questo paese' non avrebbero pi parte n nei . tempio , n nella curia degli. Amfizioni (2 ) : che non possederebbero n cavail i , n armi infino, a tanto che jnonav ssero iudennizzato il -nume.. del denaro *sacrilegamente >rapito : che inoltre gli esuli de Focesi, e quanti aveano avuta parte nel sacrilegio, sarebbero tenuti per inespiati ; ,e perci, sarebbe lecito ad ognuno.il cacciarli da qualunque luo go. Oltreci, che i Greci demolirebbero tutte le citt de Focesi, e le convertirebbero in piccole borgate, ciascuna di cinquanta casuccie al pi ; n quelle borgate sarebbero^ distanti- l.upa dallaltra meno di-uno stadio (3).
(1) Questo doppio suffragio non era particolare de1F o c e s i Esckine dice, che tatti i popoli aventi voce nel consiglio amfizionico > l a veaao doppia, quantunque non dica perch-tal uso, chc parrebbe in sostanza equivalere all averne una. (a) Pausania, ha detto, che molli anni dopo Focesi ricupera < rono sede e voto in tale consiglio alla- occasione che respinsero 1 Galli ili. a depredate li .tempio. (3) Le citt de1 Focesi eraoo veotidue, e tutte furono-demolite

isS
Che i Focen ben riterrebbero fl loro territorio; ma ogni ano pagherebbero a! nume un tributo di settanta la* lenti, fin cbe fossero venuti ad aver pagata la somma al tempo del sacrilegio notata ne* registri. Che Filippo insieme coi Beozii e coi Tessali celebri i Giuochi pizia, attesoch i Corinti forono coi Focesi a parte dello scel lerato misfatto (i). Che gli Amfizioni insieme con FU lippo spezzino contro le pietre le armi de Focesi, e d ^ gli stipendiali ; e ne abbrucino le reliquie. Finalmente cbe si vendano alT incanto i loro cavalli. Dopo queste cose ordinava*!, die si facesse tutto d die occorreva per ristabilire tanto f Oracolo, quanto la rdigione, la pace comune, la concordia fra Gred. Confermati questi decreti, Filippo umanittimamente abbracciati gli Amfizioni ricondusse in Macedonia F eseroito ; n si acquiet, solamente gloria di pio e vaio*
ad eccesione di Aba , la quale in sostenta non era che una unione di borgate lontane alquanto le ne dalle altre. La chiarezza d i queste (tasso , e splendide testimoniente di seri iloti che cafinrmano il fatto , m1 hanno condotto a sopprimere pi sopra le parole^ che trovansi nel testo corrente , come portanti il secondo articolo del decreto 9 che si distruggerebbero le mura d i tre citt della F oeide* Pu egli avere scritto cti Diodoro , che poche JJtee dopo 4*ce , che i Greci demolirebbero tutte le citt dtp Focesi ! . (i) Le parole atteso che i C orintii furono eoi Foeesi a parte dello scellerato misfatto hanno chiamato il Vesselingio ad una grave e dotta discussione ; e consideralo , che i Corintii non aveano mai avuto ingerensa ne'Giuochi pizii, n ohe non apparisce che avessero parte nel sacrilegio de* Focesi \ che i Lacedemoni, i quali, erano stati complici per pi maniere di queir attentato, non veggonsi in questo decreto colpiti 5 conclude che il testo d* esso decreto mu tilalo j n s r capisce come * entrino le riferite parole.

*7 roso capitano, ma credito e potenza in successiva am plificazione di dignit e dimperio. Era gi gran tempo, eh egli aspirava ad essere nominato supremo comandante de Greci per fare la guerra a' Persiani : il che anche avvenne. Ma queste cose saranno dette in appresso, ove il tempo pi opportuno il richieder. Ora volgeremci ai fatti connessi coi precedenti. Ma prW ma crediamo dellofficio nostro il far qui menzione della vendetta, olla quale furono colpiti i sacrileghi saccheg giatori del .nume. Tutti universalmente, e quelli che commisero quel sacrilegio, e quelli che v ebbero la pi lieve porte, furono irremissibilmente puniti. Filo melo , che primo immagin di occupare il tempio , da un caso di guerra tratto in angusto luogo, donde non avea scampo, si precipit in un abisso. Onomarco, suo fratello preso il comando di un esercito fiacco e di sperato, co* Focesi e stipendiati eh* erano in battaglia seco lu i, rotto in Tessaglia, fu crocifisso Il terzo* che dissip la massima parte de tesori sacri, Faillo , attac cato da lunga malattia, non pu dirsi die si salvasse .dal supplizio. L* ultimo di tutti, Faleco , portati via gli avanzi del rubamento sacrilego, visse vita assai lunga, ma perpetuamente errando, sempre pien di paura, sempre in mezso ai pericoli, n fu certamente pi felice de complici de* suoi delitti ; ma piuttosto da pi lunga .tortura tormentato; e pr gli avversi suoi casi conosciuto da moltissimi venne ad avere vieppi propagata la pro pria calamit. In fatti* dopo la fu:?* , per la quale evit di cadere prigione, da principi fermatosi presso il Pe loponneso cosuoi stipendiati, sosteneva i soldati poi pesti

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del sacrlego latrocinio. Poi condiisse a Corinto alcuno, .giosse. navi, da .carico, ed avendo seco quattro altre e miole (i) , prepara vasi ad andare in Italia e in Sicilia , spesando o -d i. occupare in alcuno di que'paesi qualche citt, o di condursi allo stipendio di alcuno: molto pi che allora era nata guerra tra i Lucani e i. Tarantini. -A {compagni -poi della navigazione supponeva d' essere chiamato dai Siculi e dagl* Itali. Or navigando per alto mare, alcuni soldati eh*erano con esso lui nella maggiore delle sue navi, avuto ra gionamento tra loro, cominciarono a dubitare -ehe non fosse altramente vero che venissero chiamati da alcuno. Non vedevano ssi andar-seco quelli, che se venuti ^fos sero a ricercare ajuto, accompagnerebbero la spedizione; e non breve, ma lunga assai e molestissima trovavano la navigazione intrapresa. Perci non ^credendo, doversi prestar fede a Faleco, e paventando quell- ire oltre mare, macchinarono tra loro, spezialmente gli-uffizaali, c datarmano alle spade, mettendo paura a Faleco e al piloto, gli obbligarono.a retrocedere.Ed avendo fatto lo stesso quelli che erano nelle altre navi, ritornarono .tutti nel Peloponneso. Quindi approdati insieme al pro montorio di Malea, che . in Laconia , trovarono certi commissari! de' Gnossii capitati col per arruolare av venturieri: coi quali, essendo Faleco e gli altri capitani andati intesi, previo il contamento di grosso stipendio,
( i) Ho conservala la speziale denominazione .di questa parttcolar sorla di legni ; ma debbo avvertire che nissun erudito sa com essi fossero. Si comprende per facilmente che doveano essere di assai mediore-portata. ,

tutti con qnelii passarono in Greta; e condotti Gnosso, di primo slancio assaltata la citt di Litio, la presero (i). Ma agli -abitanti d essa, in tal modo cacciati del suolo patrio, improvvisamente sopraggiunse uu soccorso ina spettato. Essendo allora guerra, come abbiam detto, fra Tarantini e Lucani, i primi ricorsero ai Lacedemoni, loro maggiori , onde volessero ajutarli ; e gli Spartani, considerato il vincolo di cognazione, propensi a soccor rerli, aveano raccolte forze di terra e di mare, dandone il comando al re Archidamo. E gi erano per dar vela verso T Italia, quando loro si appresentarono que* di Litto , pregandoli che prima volessero portare ^juto a loro. Acconsentendo gli Spartani a quella preghiera pas sarono in Creta; e sbaragliata la banda degli stipendiati, di' Faleco restituirono la patria a que' di Litto. Archidamo intanto passato in Italia port ajuto ai Tarentini, e in una battaglia che si diede , valorosa mente combattendo rest morto: uomo valentissimo nel comando militare , e di laudevole vita in tutti i m odi, se non che fece sparlare d s per la lega , in cui si pose co*Focesi, passato essendo per instigatore ed autore della occupazione di Delfo e del suo tempio. Egli fu re di Sparta per ventitr anni, ed ebbe a successore suo figlio Agide per quindici. Aceadde p o i, che i soldati, i quali servito aveano sotto Archidamo, ed aveano par tecipato delle ricchezze rubate alloracolo, perirono tru cidati dai Lucani.
(i) Polibio e Strabone parlano della inimicizia cbe passar tra queste due oilt : inimicizia che ua fin se non quando Lillo fa distrutta.

aSo Del rimanente Faleco cacciato di Litto and ad as saltare Cidonia ; e mentre faceva mettere in ordine la macchine per rovesciare k mora, ed erano gi condotta al posto, per saette cadute dal cielo esse abhruciaroosi, e gran numero di soldati mossi ad estinguere il fiiooo rimasero vittime ,miserabili del medesimo ; e fa tra questi Faleco stesso: quantunque siavi chi dica essere, egli stato ucciso per mano di un saldato da lui offeso* Laltra parte superstite desuoi, presa a soldo dai fuoru sciti Elei, fu trasportata nel Peloponneso , e li ajut a fare la guerra ai loro concittadini. Ma essendo succeduto che gli Arcadi, ausiliari degli E lei, combattendo coi fuorusciti, li sbaragliarono ; assai numero di quegli sti pendiati vi perdette la vita, e gli altri, ehe furono d quattromila, vennero presi vivi. Fattasi poi tra gli. Ar cadi e gli Elei la divisione de prigionieri, gli Arcadi Vendettero allincanto quelli che lor^ toccarono; ma gli Elei a cagione del saotheggiamento iniquo dell oracolo > trucidarono tutti quelli, eh erano loro toccati. In questa maniera quanti ebbero parte nel sacrilegio pagarono al nume la debita pena. Anche le pi nobili citt greche r macchiatesi di quella colpa, alcun tempo dopo essendo state debellate da Antipatro, perdettero im perio e libert. E di pi le stesse mogb de principali Focesi, le quali si ornarono de* monili d*oso portati via da Delfo , furono gasugate di tale empiet : impercioc-, cb quella che portava la collana'di Elena, si brutt fatta turpe meretrice , prostituendo alla libidine d uo mini corrottissimi la propria bellezza : un* altra, che s era ornata del monile di Eri file, essendosi da suo fi

a3* glio m a d o re , caduto in furore, attaccalo faoco atta asa, rest in essa abbruciata viva (i). Cos, come abbiamo detto, perirono <pielli che osarono pressare il nume. All* opposto Filippo, il quale asaonse di vendicare 1 ch * > racolo, da quel tempo io poi per la soa piet verso il Bunae a mano a mano aescendo in fortuna , in ultimo fa fatto comandante supremo d tvtta Grecia, e si pr* cacci in Evcopa un amplissimo regno. Ma poich ab biamo esposta la storia detta gnenra sacra, passeremo ad altro argomento. C apitolo XIV.

I Sirmcmani domandano ai Coriniii un soggetto che H Uberi dai tiranni ; e v i mandato Timoleone. Fatto di costai contro il fratello. Presagii favore* voli alla sua impresa. Sue avventure nlla naviga-* zione. I Cartaginesi rinnovano in Sicilia la guerra. Iceta guerreggia Dionigi. Timoleone sbaraglia Iceta , ed entra in Siracusa.
In Sicilia i Siracusani , afflitti da intestini tum ulti, ed a modo di servi oppressi da succedentesi signoria di molti, mandano legati a Corinto, chiedendo che loro si spedisca un soggetto, il quale, preso il governo della loro citt, metta fine all* ambizione di quelli che affet tano la tirannide. I Corintii trovarono ragionevole la
(t) Apollodoro, e Ateneo parlano di questo fru monile di E nfile. Faillo, che il Ievi dal tesoro sacro , lo mand in regalo alla mogli di Arttorie Eteo, d coi egli era innamorato.

s3t
cosa, trattandosi di soccorrere una popolazione che dalla loro citt traeva lorigine. Decretarono adunque di spe dire col Timoleone, figliuolo di Timeneto , passando costui per primo in fortezza e in iscienza militare ; e per dir breve, essendo ornato d'ogni sorta di virt. Ma oltre ci un particolar fatto concorse a rendere anche a lui opportuna una tale scelta. Timofane, suo fratello, che tra i Corintii superava tut in ricchezze e in con siderazione , da qualche tempo dava non oscuri indizii di affettare il regno. Vedeasi in piazza spargere denaro tra poveri, mettere insieme arm i, praticare con ogni cana glia, dissimulando vero di considerarsi signore, ma essendolo di fatto. Timoleone intanto, sommamente av verso alla signoria di chicchefTosse, da principio sforza? vasi di rimovere colla ragione il fratello dall attentato in che il vedea inteso : ma poich conobbe non essere ascoltato, e che Timofane ogni giorno pi peggiorava nelle sue pratiche, non potendolo in nissun modo per suadere a desistere dalla mala impresa, passeggiando in piazza 1 uccise (t). Questo fatto suscit gran rumore ; ed accorrendo i cittadini allo spettacolo di si strana ed atroce cosa, nacque gran sedizione. Volevano alcuni che a Timoleone s infliggesse la pena stabilita dalle leggi contro chi s era bagnate le mani nel sangue di un cit>tadino. Altri riguardavano come degnissimo di lode que s tuomo, che avea ucciso il tiranno. Si raduna il senato; e si riferisce al giudizio suo il fatto. 1 nemici accusano
(i) Cornelio nipote , e Plutarco dicono, che Timoleone con, cerio bens la morte del fratello , ma che non solo non lo feri , ma che non volle nemmeno vederne il sangue*

cn grande acerbit Timoteone: ma i pi discreti, preso a proteggerlo, sostengono niunft pena meritare. Non era decisa ancora la questione quando giunsero i legati d Siracusa , ed esposte le loro commissioni chiesero che si mandasse alla loro citt al" pi presto chi ne assu messe il governo. Scese dunque il senato a mandare col Timoleone ; e perch fosse animato a comportarsi bene, gli si fece il singolare partito, che se avesse go vernata Siracusa con giusto imperio, sarebbe stato giu dicato tirannicida ; ma se si fosse comportato con ava rizia e prepotenza , sarebbe stato riguardato fratricida. Adunque Timoleone non tanto a contemplazione del pericolo , che presso il senato correrebbe , quanto per vero amor di virt, fece in Sicilia un buon governo, perciocch debell i Cartaginesi, ristaur le citt greche distrutte dai Barbari, ristabil la libert in tutta la Si cilia ; ed avendo trovata Siracusa, e le citt di greco nome spopolate, le ripopol eccellentemente. Ma di queste cose parleremo a luogo opportuno. Or seguiremo 1 ordine naturale della storia. Gi era arconte in Aten Eubulo ; e tenevano in Roma il consolato M. Fabio, e Servio Slpizio, quando, Timoleone di Corinto , creato da* suoi concittadini co mandante supremo della milizia siracusana, navig verso Sicilia, avendo seco settecento stipendiati forestieri, e quattro triremi, con tre legni leggieri. Nel tragitto ag giunse tre navi avute da que* di Leucade, e di Corcira. Cos con un armata di dieci navi pass il mar Jonio. In questo passaggio gli accadde cosa particolare e strana, per la quale ebbe a vedere proteggerlo un nume nella

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ma fpediove , e promettergli* gloria , e bcfl* o k o ia d che fosse per ftre. InperaM cb per M tu la notte lo precedette nel suo viaggio w lucentissima fiaccola ardente ia ciclo finch fa giunto alla corta Italia* Dianzi m Corinto egli avea adito dette sacerdotesse di Cerane e di Proserpma , che d i quelle Dee aveano avuto in sogno nna visione, per la quale n diceva loro, che le Dee navigherebbero con Timoleone verso quelPisola alla deit loro consacrata. Perci e Timoleone e quelli die avea seco, stavano con cuore allegro, tenendo die alla impresa loro gli Dei prestavano favore ed ajnto; e per questo egli ordin che la nave sua principale fosse chiamata col nome di quelle Dee , essendo essa sacra alle medesime. Toccava ornai la sua armata, passato ogni pericolo, Metaponto d* Italia , quando gli an<l incontro una trireme, che portava deuni commissarii di Carta-* gine , i qudi venuti a parlamento con esso lui aperta mente gli dichiararono, che non avesse a cominciar guerra, n mettesse piede in Sicilia. Ma egli chiamato da quedi Reggio, i quali gli offerivano di far la guerra insieme , senza frapporre indugio part da Metaponto, cercando di giungere inaspettato t perciocch temeva , die i Peni, padroni dd mare, gl impedissero il passaggio in Sicilia. Sollecit dunque con gran diligenza la sua andata a Reggio, I Cartaginesi poco prim a, considerando che grande sarebbe la guerra che andava ad accendersi in Sidlia 9 aveano preso a comportarsi benignamente verso le sicule citt confederate; aveano fatta amicizia coi signori deci s o l a , troncate tutte le controversie d i erano prima:

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singolarmente eoo Icetft* che dominava in Siracusa, es-* sendo ii pi potente di tutti. Poi con grandi forze di le m e di mare erano passati io Sicilia fatto comandante su* pretto col Annone. Aveano centocinquanta navi lun ghe , e cinquantamila uomini : poi trecento carvi, pi di duemila b ig h e e d armi d* ogni genere, e grosso numero di macchine per assedio di citt, e copia inamensa di vettuaglie, e di ogni altra cosa necessaria alla guerra. E per prima impresa assaltarono Entella, a evi posero T assedio dopo -.aver dato il guasto al paese. Tenevano a t t o r e quella citt i Campani, r quali spaven tati da tanta moltitudine di nemici mandarono per ajnti tutte le citt dhe sapevano ; essere nemiche de* Peni* Nissun* d*esse diede ascolto alle loro dimande, se non ohe i soli di Galena , i quali mandarono mille uomini di greve armatara; e questi nel cammino presi in messo dai Cartaginesi furono trucidati tutti quanti* Erano di- sposti da principio ad accorrere in soccorso d Entella queCampani, che abitavano Etna, mossi a ci dal vin colo del sangue : ma spaventati della strage di que* di Galena , pensarono meglio starsi quieti. A quel tempo Dionigi si era rimesso nel dominio d Siracusa; ed loeta con grosso corpo di truppe accampa* tosi tea buoni trmceiftmenti allOlimpo, faceva guerra, a quel re (i). Ma differendo a miglior tempo l assedi deila citt, perch mancava di vettuaglie, condusse il tuo
(i) Dionigi era rientrato in (Siracusa dopa oIm Nsco, morte n era stato caccialo. Iceta amico di D io n e , erasi mo strato nemico de* tiranni; ma in sostanza aspirava dopo la ruina d'eroi alla signoria.
J p p a rin o

*36 esercitoalla citt de* Leontini, ch'era quella, dalla quale andava facendo le sue spedizioni. Avendolo Dionigi in seguito, e pizzicandone la retroguardia, diede occasione ad un fatto darmi ; ed Iceta voltate le bandiere contar di lui venne a battaglia; ed ammazzatigli pi di tremila stipendiati obblig gli altri alla foga. Siccome poi' con grande animo dava- dietro ai fuggitivi, gli avvenne di entrare con essi in citt , e di farsi padrone di Sira cusa, eccettuatane la parte che si chiama l isola. Cos stavano le cose tra Iceta e Dionigi. Ma Timoleone giunto a Reggio tre giorni dopo che Siracusa era stata ricuperata, erasi ancorato nel porto vicino a quella citt. Erano allora giunte ivi venti trixemi cartaginesi ; e mentre que di Reggio, favorevoli alla, impresa di Timoleone, chiamato il popolo a con clone, stavano deliberando come , condurre l ' affare., i Peni credendo d' aver persuaso Timoleone a ritornarsi' a casa, tenevano le sentinelle all* intorno delle stazioni con. assai trascuranza. Per lo che Timoleone senza mo strare segno alcuno di pensare a fuggirsi, assisteva tran quillamente all' adunanza ; ma intanto avea ordinato a nove delle sue navi, che prestamente uscissero, facendo vela di l. Poi , mentre ebbe vednti i Cartaginesi di stratti ne'discorsi di quedi Reggfo, tenuti ad arte an che pi lunghi, nascostamente entrato nella nave ehera rimasta, con grande sveltezza si mise in alto mare. In** gannati da questo stratagemma i Cartaginesi cercarono d'inseguirlo , ma egli avea gi preso vantaggio ; e fa cendosi notte si ricovr cosuoi in Tauromenio. Andromaco , prncipe di quella citt, stato contantemente at-

a37 laccato - aglinteressi de Siracusani, ' accolse benignamente lui e i suoi ; n poco contribu a* sottrarli dalla forza di chi gl inseguiva. In questo mezzo Iceta con cinque mila uomini, 'fior di gente, era andato contro.gli A draniti, e si era accampato presso la*loro citt. Timo leone avute alcune coorti da Tauromenio, ne part conducendo* seco non pi di mille uomini in tutto. Prese egli a marciare nell' imbrunir della notte, e il d se guente fu presso Adrana, ove giunto addosso alla gente d*Iceta, cheTnulla s*aspettava di ci, ed allora era in tesa a' mangiare , pi di trecento uomini* ne uccise, e seicento ne fece prigionieri, occupandone gli accampa menti. E a questo stratagemma unendo "anche un altro, marci rapidamente a Siracusa; e all*improvviso ventr dentro, tanta celerit'in ci usando, cbe vi giunse pri ma di-quelli, cbe volti in fuga per la rotta > che ab biamo-accennata, serano mossi a ripararsi col. .Questo ci che accadde in quell anno.
C
a p i t o l o

XV.

Timoleone si rinforza. Dionigi abbandona la Sicilia. Siracusa ricupera la libert , ed habuone leggi. Fi lippo fa la guerra agl* Jllirii, e ai Traci, e mette 1 assedio a Perinto -, e a Bizanzio.
Era arconte in Atene Licisco ; ed erano in Roma consoli M. Valerio e M. Popilio , quando correndo la ' i og.ma olimpiade Aristoloco ateniese ebbe la corona dello stadio. I Romani4fecero il primo loro trattato coi

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Cartaginesi. In Caria mor Idrico, principe di quel paese 4 dopo sette anni di regno, al quale succedette Ada , sua sorella e moglie; e dur per quattro anni. In Si* cilia Timoleone, fattosi forte collalleanza degli Adran iti, e dei Tindariti, pot avere al suo comando un non mediocre numero di soldati. Intanto gran turbamento di cose era in Siracusa , lenendo Dionigi l Isola , e Iceta 1 Aerodina, e la tti * nuova, e Timoleone il rimanente, mentre i Cartaginesi erano entrati nel porto maggiore con un armata di cento cinquanta trirem i, e con cinquanta mila uomini di truppa terrestre sbarcati in vicinanza. gi tanta moltitudine di nemici avea messo in timore le genti di Timoleone, quando all improvviso contro ogni aspet tazione le cose mutarono. Primieramente venne ad unirsi a Timoleone con truppe egregiamente disciplinate Maminerco, signore di Catania : poscia molte terre , desi* derose di liberta, inclinarono a lui : finalmente i Cornti! mandarono a Siracusa dieci navi piene di soldati, pa gandone eglino stessi lo stipendio. Per queste cose Ti moleone s empi di coraggio , e i P en i, atterriti, con poca prudenza uscirono del porto , e con tutto l esercito andarono a mettere quartieri ne* luoghi - di loro dominio. Spoglio in questo modo d ajuti Iceta, Timo leone essendo superiore di forza ai nemici, s'impadron della citt di Siracusa; e subito dopo ebbe a divozione sua anche Messana ,. che erasi data prima ai Cartaginesi. questo fu allora lo stato delle cose di Sicilia. Intanto Filippo contro gl9 Illirii pieno d'o dio , ohe ricevuto avea come in eredit da ano padre, & fidata

ne* dissidi! loro , eh* egli non cessava di fomentare , con forte esercito invase le loro terre , ne saccheggi le campagne, prese varie citt $ e ricchissimo di preda ritorn a casa. Di poi egli and in Tessaglia, ed ivi cacci i Signorotti, die ne occupavano le citt : con che sempre pi procacciossi la benevolenza dei Tessali, sperando egli di facilmente ottenere coll* a l l e a n z a di questi il favore de Greci, siocome rest comprovato dal fatto: imperciocch i Greci confinanti non tardarono ad adottare rispetto a Filippo i sentimenti de Tessali ; e con molta propensione d* animo fecero alleanza con es* sditi. Segu poi 1 altro anno, in cui fu arconte in Atene * Pidodoto; ed ebbero il consolato in Roma G. Plauzio e T. Manlio. Timoleone finalmente indusse Dionigi, che gi era caduto in somma trepidazione, a cedere la rocca, e rinunciando al principato ad andarsene nel Peloponneso, sotto la fede di sicura partenza, e por tando seco i suoi averi. Cos per ignavia e bassezza d* animo costui abbandon una signoria celebratissima, e fondata , come dicevasi, sull adamante ; e la rima nente vita di poi visse in povert. La cui vita , e mu tata fortuna d splendido esempio a coloro i quaU stoltamente s insuperbiscono del felice successo delle loro cose. Imperciocch eg li, che prima aveva avuto quattrocento triremi, non molto dopo fu trasportato in un piccol legno d a .carico a Corinto ; e fu spettacolo meraviglioso di s grande cambiamento di stato. Timo* leone , occupata lIsola e i castelli, che Dionigi avea diansi tenuti, le rocche, e i palazzi de tiranni distrusse3

Mo e fece liberi tat, que* luoghi (orti, die prima .ermo-da molta gente, presidiati. Poi toliosi a scriver leggi y tali ne fece, che a governo popolare convenissero. si diede anche ad ordinare i diritti de privati contratti, e tutte le altre cose simili, singolarmente inteso a ri stabilire in lotto F equalit. Oltre ci mstitn un annuo magistrato avente somma, autorit, che i Siracusani in titolarono lAmfipolia di Giove. olimpio; e primo Am* fipolo di Giove olimpio in Calhmcne. Da ci Tenne l uso presso i Siracusani di notare gli anni secondo questi magistrati. Il che dur fino al presente tem po, in cui scriviamo questa storia, e lo stato della repub blica cambiato. Perciocch dopo che i Romani co municarono le leggi della citt.loro ai Siculi, l'officio degli Amfipoli incominci a disusarsi, mentre avea.du rato per trecento anni. cos allora andavano le cose in Sicilia. In Macedonia Filippo , invitate le citt greche sparse per la Tracia a slare in buona concordia insieme, mosse le armi.contro i Traci. Il loro re , Cersoblette, non cessava di soggiogare .le citt, di greco nme .poste sulF Ellesponto , e trailo tratto di devastarne i territorii. Per metter argine a questi attentati de*Barbari, F i lippo condusse contro .essi un grosso esercito ; e rimasta in molti, fatti .d armi vincitore , li obblig , avendoli debellali, a pagare in, tributo al .regno di.Macedonia le decime. Di. pi .fond ove credette pi opportuno varie citt,, onde tener repressa la,proterva audacia de*Traci. Ond., che. le citt greche di, queluoghi libere da ti more , di pie^o animo si.misero in lega, con JFUippo.

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Per ci che petto a scrttoli , Teopompo di Chio, lasci tre libri di storia sulle gesta di Filippo, nequali compresa anche le cose di Sicilia. Egli ioepmincia dalla signoria di Dionigi il vecchio, esponendo la serie dai fattj di ctaquani anni, a finisca coll esiglio di Dionigi il giovine. Questi tre libai si contano dal quarantesimp primo fiuo al quarantesimo {eno. Venuto poi ad essere arconte io Atene Sosigena, e consoli in Roma M. Valerio, e G. Petit?, Arimfea, rie de Molossi, dopo dieci armi di egoo mori , lasciato appresso di t sua figliuolo Eacida, che fu padre di Pinro* Ma in luogo del morto, per 1 ajuto di Filippo mace * done ad Arimi fu dato successore Alessandro, fratello di Qlimpia. In Sicilia Timoleone prese le arati contro i Leontini, presso i quali eoo moka gente arasi ricoverato Iceta; e a primo tratto assedi la citt che chiamasi orava. Ma come ivi era chiusa una grande quantit di soldati, che molto aspramente respingevano dalle mura chi vi ai accostava, egli infine se lev 1*assedio ; e si >te*sse ad Engi , che stava sotto la tirannide di Leptine , cocor battendola in defessamente coUa mira di restituirle la lit* bert , cacciatone il tiranno. Ideile quali cose mentregk era inteso , Iceta , condotte via dalla citt de Leonini tutte le truppe , and ad assaltare Siracusa : ma vi pei> dette solia gente , e ben presto dov ritornare l, Ande era partito. Leptine intanto per terrore di pessimo fine datori con aecordo, ed avuta fede di .salvezza, da Ti* moleone fu mandalo nel Peloponneso ; e cosi questi andava mostrando a* Greci gli esigli de* tiranni da lui

debellati. E poich Leptine signoreggiava inoltre Apol lonia , prese io devozione anche qnesfa citt ; e agli abitanti di questa, coaie a quelli d' Engi, restitu la propria giurisdizione. Ma perch egli trovava asciutto di bona, u sapeva pi come pagare i soldati, mand mille uomini armati con {sveltissimi e bravi capitani a fare delle scorrere nelle provincie soggette ai Cartaginesi. Avendone essi per lungo e per largo saccheggiate le terre, ne reca rono a lui ampio bottino : il quale venduto all asu tanto denaro gli frutt, che pot dar le paghe a* suoi stipendiati per molto tempo. Poscia impadronitosi anche di Entella , fatti decapitare quindici cittadini d' essa, perch troppo favoreggiatori de*Cartaginesi, lasci gH altri liberi. E crescendo ognora pi in forze e in gloria militare, quante erano in Sicilia greche citt, tutte a lui si sottomisero di buona voglia ; ed egK a ciascheduna concedeva di reggersi colle proprie leggi. Anzi molte de Sicani, de* Siculi, e d'altri sudditi cartaginesi, fu rono sollecite d ottenere d* essere accolte da lui in al leanza. Ma i Cartaginesi veggendo che assai pigramente i ' loro governatori facean la guerra, risolvettero di spedirne altri con molta truppa. Perci fecero grande leva tanto de* loro popolani, quanto degli Africani, scegliendo i migliori ; e destinarono grosse somme per reclutare Ispani, Galli, e Liguri ; e cos misero insieme forte esrcito. Ed aggiunsero navi d'ogni specie; e con tanto animo posero in ordine tutto ci che necessario per la guerra, che non avrebbero potuto fare di pi. Siati poi fatti, Nicomaco arconte degli Ateniesi, e

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consoli de* Romani G- Marzio, e T. Manlio Torquato, Focione ateniese ruppe, in guerra Clitarco, tiranno di Eretria , da Filippo fatto governatore di quella citt* Allora in Caria Pistodato , ultimo per et de* fratelli, cacci dei regno A da, e per cinque an n i, fino alla spedizione di Alessandro nell* Asia , tenne il principato. Filippo poi, divenuto pi potnte, mosse le armi contro Perinto, la quale propensa per gli Ateniesi, resisteva a quel re. Avendole egli pertanto messo l'assedio in torno , ogni giorno la tormentava colle macchine, e rin novando continuamente i soldati, sicch agli stanchi suc cedessero i pieni di forzarne conquassava le mura. Ed alz torri di ottanta piedi, che quelle de Perintii su peravano di gran lunga , onde da pi alto luogo af faticare gli assediati ; e batteva incessantemente cogli arieti, sicch le mura nerano per la pi parte squaiv ciat. Ma i Perintii duravano a difendersi valorosissima-* mente, e si fabbricarono in breve tempo una seconda, muraglia, e sostenevano ogni giorno assalti, e combat-, timenti con un ardor mirabile. Fra tanto mentre con, grande animo da ambe le parti si menan le mani, il re, abbondante di catapulte uccide quanti nemici combatK tevano dai merli, e dai pinacoli. Il che portando aPerintii una giornaliera perdita de loro, essi si fecero venire da Bizanzio sussidii, e dardi, e catapulte; ed eguali ornai a' nemici, ripreso coraggio, con fortissimo animo soste nevano per salvare la patria ogni travaglio. Non in termise il re cura veruna per questa costanza degli as sediati ; e diviso in parecchie coorti 1*esercito, cinse rome di una specie di corona la citt; e facendo sue*

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cedere gK uni gli A ri i eotnlntteiiti, di giorno di aotte continuava a batterne le nmraj ed vendo sotto i suoi stendardi trenta ttifla nomini, e di macchine e d Oghi olirti eosa opportuna Un* abbondanza quali inanit , premevi gtfglirdalHente gH Assediati. gi pel troppo ire in lutigo 1* assedio, e per le perdite tante cf Uomini che i Perititi! facevano, gr vissimo era il pericolo, che presto la citt loro vutsse nelle mani de nemici, quaudo non Soffrendo l fortuna di abbandonarli, venne procurar loro tifi Soccorso cotitTo ogni aspettafcione. Irtiperciogch divulgatasi per lAsia la fatila della tanto crescente poleriaa del re deM icedoni, il Monarca persiano , a etti Ja grandezza di F ilippo incominciava ad essetic sospetta, scrisse ai satrapi delle provintie marittime, ordinando loto cbe Con quante pi forze fosse loro possibile andassero a Soccorrete i Perintii. Questi adunque e volont e mezzi unendo i mandano numerose squadre di stipendiati, grandi som* m di denaro, abbondantissima quantit di veltttagli, d* armi j e d ogni altra cosa necessaria alla guerra. E c&l i Bizantini spediscono i migliori loro capitani e sol dati ; e pareggiate per tali cose da entrambe le parti le' frze, ricotninciasi pi aspra di prima la guerra , e con tnto fttdof di nuovo la citt si assalta, e si difende, che non aprebbesi immaginare di pi. Filippo dal suo carilo col continuo lavorare degli arieti cerca rovesciare alcun* parte delle mura, e coti pioggia incessante di dardi cac ciando dai m erli, e da.ogni propugnacelo gli ppidani, spingere prt* lo aperte bfeccie grosse partite di sol dati, chentrino In citt, e ftrne salire Altri colle scale

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sui lastroni vuoti di difensori : onde combattendosi d % < petto a petto chi resta morto sul fatto , chi carico di ferite. L ardor di vincere facea ne combattenti crescere da entrambe le parti il coraggio : perciocch aveano i Macedoni la speranza del ricco bottino che loro offriva quella citt opulenta, se giugnessero a prenderla, non meno che i larghi premii, che il re Filippo avea pr-* messi ; e gli assediati consideravano 1* orribile scmpio , che d'essi sarebbe fatto, se con ogni forza non avessero allontanata da loro la' presura della citta. Alla Salvezza d' essa in mezzo a tanto e s ostinato e vivo assedio singolarmente giov la natura del luogo. Era Perinto posta ( sul* mare in un* eminenza della peni* sola lunga uno stadio. Avea le case ben unite insieme, e tutte cadenti sotto la vista, perch a cagione del pen dio del colle le une venivano ad essere sopra le altre, come se poste fossero su tanti scaglioni succedentisi ; e cos prendeva una certa forma di teatro. Da ci proce deva , che sebbene le mura per lungo tratto venissero rovesciate, non mancarono punti fortificati, che ne faces-' sero le veci. Imperciocch chiusi gli sbocchi delle strade, le case giacenti pi al basso servivano di mura. Per questa ragione Filippo dopo avere con grande fatica, e con gravissima perdita duomini superato il muro, ne trov un altro pi forte, che era'formato dagli edifizii.' Or vedendo egli, che da Bizanzio partivano tutte le cose pi atte a sostenere Perinto, l esercito suo spart in due, con uno facendo continuare 1*assedio sotto la condotta di capitani valentissimi ; e coll altro egli stesso assalt Bizan4o, incominciando a battere questa citt violentissima-

*46 inente. Trovaronsi a mal partito i Bizantini, come quelli che i soldati loro, e le armi, ed ogni strumento di guerra avevano dato ai Perintii. Cosi andavano allora le cose presso queste due citt. Eforo chiude i suoi libri di storia collassedio di Pe rinto. Egli ha trattato in trenta volumi i fatti de* Greci e deBarbari per settecentodnquantanni dal ritorno degli Craclidi ; ed ha messa ad ogni volume una preiasione Dove poi finisce Eforo la sua narrazione, Diillo ateniese incomincia la sua, che contiene i fatti de* Greci e dei Barbari sino alla morte di Filippo.
C a p i t o l o

XVL

Filippo leva t assedio di Bizanzio , e fa pace cogli Ateniesi, che movevansi al soccorso di quella citt. 1 Cartaginesi mettono in campo un grande esercito in Sicilia. Timoleone si compone con Iceta , e marcia contro essi. Grande battaglia, e rotta dei Cartaginesi che mandano per la pace a Siracusa.
Essendo arconte in Atene. Teofrasto f e consoli in, Roma M. Valerio ed A. Cornelio, si entr nella 1 1 o,m * olimpiade, nella quale vinse allo stadio Antide d'Atene. Filippo continuava 1' assedio di Bizanzio ; e per quel fatto riputando gli Ateniesi, eh egli avesse violata la pace con esso loro stipulata gli mandarono contro ijn?mantinente , volendo ajutare i Bizantini, un armata. E* quedi Chio., e quedi Coo, e i Rodii, ed alcuni altri

*47 popoli greci pedirno col rinforzi aneli* essi. Per la ohe a tanto moto spaventato Filippo, abbandonato quelF assedio fece pace cogli Ateniesi, e cogli altri Greci, che si vedea contrarii. Intanto in Sicilia i Cartaginesi dopo grandi apparecchir di guerra facevano passar truppe, che insieme con queDe, che aveano gi nell isola, furono in tutto oltre settantamila uomini ; n meno di diecimila furono gli umini a cavallo, e quedecarri, e delle bighe. Poi ebbero dugento navi lunghe, e pi di mille da trasporto per lar condotta de cavalli, delle macchine, deviveri, e d ogni altra cosa. N Timoleone, informato di s grande esercito che gli veniva addsso, si mise in paura , quantunque dal canto suo non avesse che assai piccol numero di gente. Bens liberassi dalla guerra che avea con Iceta, componendosi con essolui, e cogli uo mini di quel capitano rinforzando i suoi. Stim poi utilissima cosa il portar la guerra sul ter ritorio posseduto dai Cartaginesi : con che le campagne degli alleati preservava , ed all incontro danneggiava quelle denemici. Adunque radunati insieme stipendiati, Siracusani, ed altri confederati, parl loro come nella circostanza conveniva, esortando la moltitudine a ben comportarsi, giacch s'avea a combattere per la somma delle cose. E il suo discrso fu accolto da tutti con buon animo, e lietissimamente acclamato, domandando dessere subito condotti contro i nemici. Perci si mise in marcia, avendo seco non pi di dodicimila persone. Era giunto gi sul territorio di Agrigento, quando im ** provvisamente nel campo s ab gran tumulto, e scop^

pi sedizione. Era tra gli stipendiati u n certo T rasio, che in temerit e franchezza non cedeva a lussano 9 stato gi compagno de Focesi nella ruberia di Delfo , il quale commise un misfatto non dissimile dagli ante cedenti. Imperciocch mentre tutti gli altri complici del sacrilegio dal nume erano stati meritamente puuiti, co stui, che solo parea essere sfuggito alla vendetta della Provvidenza divina , tentava allora di eccitare alla sedi zione gli stipendiati, gridando , che Timoleone , per duto avendo il giudizio, cercava di condurre i soldati a morte certissima. Lesercito deCartaginesi, diceva costui, sei volte, pi numeroso; e fornito dogni cosa neces saria, sicch non pu trovare contrasto: e nondimeno co stui promette la vittoria, come se giuocasse a dadi la vita de suoi soldati, giacch pejr l inopia sua non pu dare le paghe gi da lungo tempo dovute. Esortava adunque codesto Trasio, che si ritornasse a Siracusa a doman dare gli stipendii ; e si proponeva caporione per questa spedizione miserabile. . N dispiaceva un tale discorso agli stipendiati. T i moleone vedendo prendere piede questa novit, e pre gando e promettendo larga gratificazione, a grande stento ottiene. che si desista dal tumulto. Erano per da mille quelli che aderivano a Trasio, i quali si riserb di gastigare a tempo pi comodo. Intanto scrive agli , amici di Siracusa, perch accogliessero benignamente i diser tori , e li pagassero. Cos si venne ad estinguere affetto quell incendio. Per dichiar ,, che i contumaci sareb bero esclusi dall onore della vittoria ; e confortati con amorevoli parole tutti gli altri, li ridusse ai primi sen-

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(unenti ; e poi mosse ' contro i nemici, i quali etano accampati non molto lungi. Quando si fu press a* me desimi , chiamati i suoi a'concione coll*esagerare Tignavia de* P eni, e richiamare alla memoria i felici fatti di Gelone , gli animi della moltitudine vieppi accese, e prepar alla battaglia. E mentre tutti ad una voce gri davano che tosto si assaltassero i Barbari, e s incomin ciasse il combattimento, accadde che giunse nel campo una grossa partita di fasci di ramuscelli d appio per uso de* letti de* soldati. Disse dunque Timoleone pren-' dere questa cosa per augurio della vittoria , perciocch di foglie dappio facevasi la corona de*Giuochi dellistmo; e i soldati stessi, 1 ordine seguendo di Timoleone, si fecero corone di quelle foglie , ed inghirlandatisine al legramente mossero verso il nemico, come se gii Dei loro mostrassero la vittoria certa. E cos di fatto succe dette. Imperciocch contro ogni aspettazione, non tanto per loro virt, quanto per 1 ajuto degli D ei, vinsero 1 inimico ; ed ecco come la cosa and. Timoleone ben * ordinate le sue squadre scendeva gi da certi colli per venire al fiume che scorreva presso ; e gi erano passati dieci mila Barbari, quando improvvisamente, stando egli in mezzo della falange li' assalt. Tremendo fu ivi il conflitto, in cui col coraggio, e colla lestezza delle mani facendosi i Greci laigo tra que* Barbari, di questi segu orribil macello. Ma nel mentre' die quelli, i quali erano passati prim a, davansi alla fuga, passando lutto quanto 1 esercito Cartaginese cerca di correggere il disastro sof ferto dasuoi. Pi aspro adunque diventa il combattimento. Se non che movendo i Peni per circondare oolla loro

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moltitudine i Greci, all improvviso s alza una gagh'aiw dissi ma procella , per la quale unitisi insieme con grande impeto venti turbinosi, e tuoni, e fulmini, una gran dine prodigiosa rovesciasi sulla terra. A questa procelia aveano i Greci volte le spalle ; ma i Barbari I' aveano tutta in faccia : onde l esercito di Timoleone pot facilmente tollerarne la furia ; ma i Peni non potendo soste nerla, tanto pi eh* erano nello stesso tempo gagliar damente incalzati dai G reci, dovettero darsi alla fuga ; e come tutta la moltitudine si rivolse al fiume , confusi fanti, cavalli, e carri, e tanto tra loro urtati e pesti, quanto da nemici colle spade e colle aste trafitti, ve-* deansi cadere a migliaja, non avendo alcun rifugio. Ch altri dalla cavalleria nemica spinti a torme entro i vor tici del fiume, per le ferite ripetute che ricevevano alla schiena * ivi morivano : altri in gran numero, anche senza essere da nemici percossi, perivano , presi dalla paura , e stretti dalla stessa moltitudine de fuggenti, e dalle difficolt presentate dal fiume, grande cagione di mina essendo per loro 1 aggruppamento stesso di tanti corpi. N fu piccol danno ancora, che la sterminata pioggia avendo fatto crescere Y acqua del fiume, e da togli pi violento corso accrebbe gli ostacoli al passag gio : sicch molti che si gettarono colle armi a nuoto y vi rimasero, sommersi. E deesi in fine aggiungere, che quelli ; i quali formavano la coerte sacra de Cartaginesi, eherano due mila cinquecento, fior d uomini, innanzi a tutti per robustezza, per gloria, e per ricchezza * combattendo valorosamente restarono' per intero di strutti? sicch uno non* s ne salv. Dell altra moltiUt-*

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dine non furono meno di dieci mila quelli, che perdettero la vita ; n meno di dieci mila seicento quelli che caddero vivi in mano de nemici* I carri quasi tutti rimasero nel conflitto spezzati ; e dugento soli vennero in mano, ai vincitori. Questi inoltre s impadronirono de giumenti , delle bighe, e di tutto 1 altro carriaggio. Le jarmi per la pi parte restarono sepolte ne gorghi del fiume ; e solamente un migliajo di loriche, e dieci e pi mila scudi furono portati al quartiere di Timoleon, alcuni dequali furono mandati ad appendere ne templi di Siracusa, o distribuiti tra i Socii della guerra ; altri spe diti a Corinto, ove Timoleone ordin che fossero con sacrati nel santuario di Nettuno. Quantunque poi ricchissimo fosse il bottino preso, poich i Cartaginesi, grandemente opulenti, aveano Jpzze d* oro e d argento * ed armature di assai valore, Ti moleone lasci tutto asoldati in premio di loro bra vura. 1 Cartaginesi, che poterono salvarsi da tanta rotta, andarono di assai mal cuore a rifuggirsi al Lilibeo, presi da tanta paura e costernazione, che non ardirono' nem meno d imbarcarsi per ritornare in Africa, quasi che venuti in ira degli Dei dovessero essere ingojati dal mare di Libia. La nuova di s crudele calamit giunta a Car tagine abbatt straordinariamente gli animi di tatti ; e sullistante credettero che Timoleone potesse andare eoil esercito fin l per opprimerli Onde immantinente fecero capitano Gesoone, fratello di Annone, richia mandolo dallesiglio: perciocch egli era uomo valentis simo tanto per animo risoluto, quanto per l intelligenza nelle cose di guerrt. Ma non volendo' pi esporre ai

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pericoli della guerra la vita de* cittadini, presero il par tito di comporre quind innanzi gli eserctf reclutando uomini d altre nazioni, e massimamente Greci, giacch per le ricchezze di Cartagine , e i grossi stipendii , che essa potea pagare, non dubitavano punto, che non fos sero per avere avventurieri quanti mai volessero. Man darono poi anche commissari! in Sicilia con ordine di far la pace a quelle migliori condizioni che si potessero avere.
C a p it o l o

XVIL

Timoleone punisce quelli che aveano eccitata la sedi zione nel suo' esercito. Fa morire il corsaro Postu. mio tirreno. Sottoscrive la pace coi Cartaginesi. Corregge le leggi antiche. Assicura la libert co mune 9 ripopola la Sicilia , e la mette in istato di essere splendida e ricca.
Finito quest* anno Lisimachine fu arconte in Atene , e in Boma furono consoli Q. Servilio, e M. Rutilio. Bitornato Timoleone a Siracusa , la prima cosa che egli fece, fi di cacciar di citt come traditori que*sti pendiati , i quali per dar mente a Trasio aveano abban donato lui , e i suoi stendardi. Costoro trasportatisi' in Italia, diedero il sacco a certa citt marittima del paese deBruzii. La quale bricconeria non volendo i Bruzii s o f frire , messo subitamente insieme un grande esercito, andarono addosso a quella turba, ed espugnata la c itt in cui &erano appcstati, li trucidarono tutti. Q uesto

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disgustata fiiie fecero que* disertori di Timoleone, cosi pagando il fio della loro perversit. Altra impresa fece allora Timoleone , e fu questa, che essendo entrato sotto il titolo di amico in Siraqisa Postumio tirreno, il quale con dodici navi oorseggiava turbando la naviga* zione, lo prese e lo fece morire. Umaniesiinamente poi accolse cinque mik Uomini, elle i Corintii aveano man* dati perch si trovassero nuove sedi nell* isola. Quindi giunti i tommifc$*rii cartaginesi, chiedendo con molte p re ti , ihe loro accordasse la pace, 1* accord loro a questi patti : che lasciassero vivere in libert tutte le citt di greco nme : che il fiume Lieo fosse il Confine de* possedimenti di una parte e dell altra ; e che in av venire non fossero mai per prestare ajuto a'tiranni con tro i Siracusani. Di poi onor di sepoltura Iceta da lui debellato : distrusse i Campani * espugnata Etna : e tanta paura mise a Nicodemo , tiranno de* Centuripini, che ne abbandon la citt; ed Apolloniade, die %era fatto principe e signore di Agirio, obblig a dimettersi ; e restituito.aita libert il popolo di quel luogo, gli con fer la cittadinanza Siracusana. Oltre ci estirpati per V universa isola i tiranni, mise in libert tutte le citt, e se le foce alleate* Poi per pubblici banditori fece gri dane in ogni angolo della Grecia, che il senato e il popolo di Siracusa offrivano campagne e case a lutti quelli, che volessero diventar membri della loro repub blica. Onde successe che moltissimi accorsero come se andassero a prendere parte di una nuova eredit* Final mente nella campagna di Siracusa, non istata ancora divisa, furono registrati quaranta mila coloni, e dieci

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mila in quella di Agirio, che era vasta, ed amenissima. N tard anche a mettere mano alla correzione delle vecchie leggi da Dicle date ai Siracusani. Nulla in esse riform di quanto riguardava i contratti delle cose pri vate , o le eredit ; ma emend come a lui parve me glio , quanto apparteneva all* amministrazione e ai van taggi della repubblica. Alla testa di questa operazione fu Cefalo, corintio di patria, uomo rinomato per la erudizione e prudenza. Fatto questo, aggreg alla citta dinanza siracusana i Leontini ; e Camarilla , gi per s ben popolata, accrebbe ancora di pi. In breve: ordinando per la Sicilia tutte le cose con tranquillit e pace, presto fece, che le citt prosperas sero. Perciocch uopo considerare, che per le discor die, e le guerre intestine, onde la Sicilia per lungo tempo era stata travagliata, e per la moltitudine poscia de* tiranni insorti, a tale quell* isola era ridotta, che le citt trovavansi vuote d*abitanti, le campagne per man canza di coltura erano divenute squallide e sterili, non dando pi frutto : ma poi che crebbe il numero deco loni , e regn lunga pace dappertutto , i terreni pe* la vori ripigliati incominciarono a fruttare in varie guise; sicch fattesi buone vendite a* mercatanti d* ogni produ zione , il paese ritorn ad essere ricco. E quest* abbon danza poi fece , che in quel tempo furono in diverse parti fondati edifizii magnifici ad onore degli Dei. Di che sia prova quella casa di Siracusa > la quale prese il nome dai sessanta tetti, sorpassante per la grandezza e la struttura quante altre superbe fbbriche fossero in Sicilia; e fu il principe Agatode, che la fece costruire.

>5* Ma perch essa per 1*altezza sna soprastava ai templi degli D ei, per manifsto disdegno del nume venne per* cossa dal fulmine. Sono pure una prova di ci che dico le torri del porto minore, le cui pietre hanno inscrizioni di mlte maniere, e portano tutte il nome di Agatocle, che le fond. E a questo proposito appartengono e l Olimpio -non molto dopo fabbricato dal re Jerone nel foro, e presso il teatro queir ara lunga uno stadio, ed a proporzione larga ed alta. Nelle citt minori poi una delle quali si conta Agirio, che per T accennata abbondanza di produzioni ebbe anchessa nuovi coloni a i quali furono distribuiti terreni, egli fece un teatro, dopo quello di Siracusa il pi bello di tutta la Sicilia, e templi degli D ei, e curia, e foro, e torri inoltre di magnifica opera, e piramidi d* ingente mole, e di bel-* lissimo artifizio. Capitolo XVIIL

Filippo volendo t imperio della Grecia attacca gli rAteniesi. Costernazione di questi:1 Lega loro co Beozii. Battaglia di Cheronea. Filipf& fatto ca pitano generale de9 Greci per la giiefi persiana. Morte di Timoleone in Sicilia.
Dopo che Caronda ebbe presa in Atene la carica di arconte, e in Roma furono fotti consoli L. Emilio , e G. Plozio, Filippo re di Macedonia, fattisi gi amici quasi tutti i -Greci, con ogni stadio cercava di abbattere gli Ateniesi per ottenere sema altro contrasto limperio

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delia Greci*. A questo fine egli improvvisamente occupa Ektea {1) ; * radunate ivi le ine truppe , delibera di attaccare gli Atonie^ sperando *na facile vigoria, giacr cfe per ia pace non erano preparati Ha gnetr* E cos appunto accadde : perciocch presa Eiatea, unp vola peH* notte tessa ad Atene, annunziando quell* citt e&ei* gi m potere de Macedoni, Fjlipfw con tutto Vc r eilo inviarsi verso 1 Attica. 1 capitani ateniesi, coster nati per s inopinato fatto, fann# per tutta la jxttie suonare la tromba ; sicch per ogni gasa presto dir volpatasi L cosa , fciiJi i cittadini tf ewpwnp 4 r paura. a Tosto che poi venne giorno, il popofo non aspettando dessere dai magistrati chiamato aecone al teatro *dote venuti i capitani eoa colui che recata ave la ntfova, & esposto U fatto, silenzio e paura occupano tutti; n quelli, eh erano soliti a parlare al popoloa rpvaa cbp dire. E quantunque il banditore chiamasse pure parec chie volte chi avesse a dir cose per la salvezza comune, nissuno compariva ancora a proporre partito. In mezso a tanta perplessit trepidazione )a moltitudine fisp gii occhi sopra Demostene, il quale fattosi in mezzo esort il popolo a far animo, e propose che iwatanfiinte si mandassero inviati a Tebe , onde gli abitanti di quella citt volessero indurre i Beozii <ad assumere con essi la guerra per la comune libert. Imperciocch la strettezza del tempo non dava di poter ricorrere agli .altri confe derati, potendo il re essare nell* Attica entro do# 4>r-

(t) Qou tra la citt pi grande dei) Focide sii) puco dUtta
fyaaxia.

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ni'; e siccome dove* marciare per 1* .Beozia 1 unico ajuto che potevasi avere, era appunto qpesto de Beozii. Cfa altrimenti non era da porsi in dubbio qualmente essendo Filippo conginto in amicizia e lega co* Beozii, non fesse nel passaggio suo per sollecitarli alla guerra contro gli Ateniesi. Piacque al popol questo suggerimento; e subito sulla proposta di Demostene si fece il decreto di. quel l'ambasceria. Ma intanto si cerca ehi massimamente per opportuna facondia debbasi spedire; ed arrendendosi allinc lito fattogli, rapidamente ej medesimo va col, persuade i Beozii, e ritorna ad Atene* Il popolo adunque fornito per la unione de' Beozii di forze maggiori del doppio, si conforta, e si pone in isperauza. Diede poi il carico della guerra a Carete e a Liaicle, e4 or^in* cbe va* dano con tutta la truppa io Beozia. Tutti quelli che in Atene erano in florida e t , con meravigliosa prontezza d'animo eransi offerti-a servire: perci prestissimo 1*eercito giunse a Cheronea di Beozia. E meravigliando i Beozii di tanta speditezza, non omisero per parte loro diligenza alcuna ; e prese le armi andarono ad incon trare gli Ateniesi, ed accampati insieme ^spettarono Tanivo del nemico. Filippo avea gi spediti legati all assemblea de' Beocii, tra quali un nobilissimo uomo chiamato Pitone (i), di tanta rinomanza nell* arte del d ire, che trattandosi dell alleanza egli si oppose a Demostene stesso : ma
( i ) Questo Pilone era nativo di Bizanzio, e distinto per elo** quenza.

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quanto era superiore agli altri, tanto fu tenuto poi in feriore a Demostene ; e ci a modo, che il medesimo Demostene. in una delle sue orazioni, come se fatta avesse una grande impresa, dell'aringa sua contro quelr oratore si gloria con queste parole : N io cedei per. nulla a Pitone che con tanta fiducia si affannava y come se avesse voluto opprimerci con un torrente di parole. Nn avendo poi Filippo ottenuta Y alleanza coi Beozii, deliber di far la guerra ad essi, come agli Ateniesi. Onde aspettati prima i rinforzi, che gli veni vano dietro, entr in Beozia con un esercito non mi nore di trenta mila fanti, e con non meno di due mila uomini a cavallo. Erano i due eserciti preparati alla bat taglia : n T uno cedeva all' altro per coraggio, riso lutezza , e valore : ma per pel numero de soldati, e per la scienza militare il re valeva assai pi. Imper ciocch in varie guerre egli avea combattuto in persona co nemici, e per lo pi avea vinto : il che dato gli avea grande pratica della guerra. Allopposto i valentis simi capitani degli Ateniesi, Ifcrate, Cabria, Timoteo, erano morti ; e di quelli che restavano, Carete, eh era il principale di tu tti, in fatto d arte di comandare, e di prudenza, non differiva per niente dal so/dato co mune. Sul far del giorno gli eserciti incominciarono a mo versi. Il re diede il comando di una delle ale ad Ales sandro , entralo allora negli anni della pubert ( i) , e che dava gi manifeste prove di valore 9 e destrezza
(1) Alessandro allora avea diciannove anni.

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ngli affari ; e mise con esS lui i capitani' pi scelti che avesse. Egli con un corpo di soldati robustissimi si mise alla testa dell* altr* ala ; e dispose le squadre quanto la circostanza richiedeva, ognuna al suo posto. Gli Ateniesi ordinarono il loro esercito secondo la diversit delle genti che lo componevano. Diedero un ala ai Beozii, e 1 altra riserbarono a s. Atroce fu la battaglia e lunga ; grande il macello da una parte e dal laltra; n apparenza vedevasi ancora di vittoria per alcuna , fintanto che Alessandro preso da desiderio di dare al padre un pegno del valor suo, presi seco a sostenerlo uomini valentissimi, si gitt primo di tutti sulla vicina squadra de* nemipi, ed avendone atterrati molti , gli altri, che gli si opponevano , defatic. E come quelli eh erano con lui, fecero lo stesso, gli ordini prossimi de nemici furono rotti. Dopo grandi acervi di cadaveri accumulati in quella parte , Alessandro fa il ' primo a mettere in Alga quelli che gli stavano contro. N meno oper il re combattendo nel primo squadrone, per non lasciare al figlio Alessandro 1 onore della vittoria ; sicch rovesci dal bel principio le schiere che avea d innanzi ; e volte quelle in fuga fu poscia 1*autor vero della vittoria. Morirono in questa battaglia pi di mille Ateniesi, n meno di due mila caddero prigio nieri. Anche deBeozii fu uccisa una gran quantit; n pochi furono i presi. Da questa battaglia stabil Filippo il trofeo ; e fatta dare sepoltura ai m orti, celebr un sacrifizio di vittoria agli Dei; e i guerrieri, ches'erano 'dimostrati valorosi, onor, ciascheduno secondo il suo merito.

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< Alcuni hanno eletto, che Filippo dopo av*e assai bevuto in un gran convito che fece per celebrare epe-* sta vittoria si mettesse a passeggiare in mezzo alla turba de* prigionieri, e con contumeliose parole rinfao ciasse ai miseri la cattiva fortuna di cui erano vittime'. Nella quale occasione Demade oratore, che era tra quelli, prevalendosi della libert di parlare, cos disse al re per frenarne la petulanza : e poich la fortuna ti ha dato di rappresentare Agamennone; non vergo* gni, o re , di fare la figura di Tersile? Narrasi che fu tanto colpito Filippo da quelle parle, che a mi trtto mut tutto T antecedente contegno ; e non solo gittate via le ghirlande fece levar di mezzo tutti i segni di va nit petulante, che aggiunti erano alla mensa ; ma che ammirando l'uomo, che s francamente lo avea ripreso, il liber della prigionia ; e di poi Y ebbe seco onora tissimo. Quindi appresa per la famigliarit di Demade la gentilezza attica, tutti i prigionieri rilasci senza ri scatto ; e deposta la superbia, che suole accompa gnar la vittoria, spediti legati al popolo di Atene, con esso rinnov 1 amicizia e 1' alleanza ; e messo pre sidio ia Tbe concedette l pace a Beozii. Per questa rotta gli Ateniesi condannarono a morte Lisicle, comandante supremo , accusandolo Licurgo, che sommo credito avea tra gli oratori di quel tempo : avea costui amministrate le rendite della citt per dodici anni, e vivuto col nome d'uom virtuoso. Ma egli era Taccusatre pi fiero di tutti. E della gravit, ed acer bit insieme delle sue orazioni pu aversi ima idea dulie seguenti parole usale da lui nellaccusare Lisicle: -F osti',

0 Lisielc, comandante della guerra / e quantunque v abbian lasciata la vita mille cittadini ; quantunque due mila v i sieno' rimasti prigionieri,* e ad ignomim nia di questa citt siasi veduto inalzato il trofeo f e posto il giogo della servit a lt universa Grecia; e tutte queste cose sieno accadute mentre eri tu capitano 7 mentre tu eri il comandante supremo, della guerra ; pure osi tu vivere ; pure hai fronte di sostenere la luce del sole; n ti vergogni di venire nel. foro , tu , infame monumento della turpitudine e dell ob brobrio della tua patria ? In questo tempo segu uu caso singolare. Nel giorno; e nell'ora medesima, in cui avvenne la battaglia di Cheronea , uq altra battaglia avvenne pure in Italia tra 1 Tarantini e i Lucani, nella quale perdette la vita Archidamo re di Sparta, ausiliare dei Tarantini. Egli era stato re per ventitr anni: gli fu successore suo fi gliuolo Agide, che tenne il timone dello stato per nove
, anni.

In quel tempo ancora Timoteo, signore di Eraclea del Ponto , manc di vita dopo quindici anni, di prin cipato; e gli succedette suo fratello Dionigi, die regn trentadue anni. Venne poi arconte in Atene Frinico, e furono con soli in Roma T. Manlio Torquato, e P. Decio ; e il re Filippo alzato ad alti disegni per la vittoria di Cheronea, dopo avere assiderate di spavento le pi nobili citt greche , ogni suo sforzo faceva per giungere. ad essere scelto a comandante supremo di tutta la Grecia. a tale intendimento fatta correr voce, che avesse in

a fa a m o di portare la guem a* Persiani per avvanftaggiare t G reci, e per vendicare sopra que Barbavi V empiet, ebe sala aveano violando i templi d ^ li Dei, si ren deUe ben prest affezionati e benevoli i Greci tutti. & dopo essersi con ogunao ed in privato e in pubblico montato umano e liberale, venne via dichiarando di volere colle citt conferire sopra quanto alk intera re pubblica potesse essere utile. Quindi radunata una ge nerale assemblea presso Corinto, ragion altamente sulla guerra da intraprendersi contro i Persiani; e facendo sperarne splendidissimo esito, tante in somma dfe$e e fece, che gli venne deferito il carica da h desiderati); e quindi si pose a fate per la spedizione persiana ma gnifici preparatori; e tassate tutte le citt di un certa numero chi soldati ausiliari, ritorn in Macedonia. questo eia allora lo stato degli affitti di Filippo. In Sicilia Timoleone dopo avesse ben ristabilite le repubbliche de* Siculi e de* Siracusani, nell* anno ottavo del suo governo cess di vivere. 1 Siracusani, che avuto aveano questo valentuomo ia grande es&mawone per la sua v irt, e per gli ampii benefizi! ricevutine, gli fe cero un funerale magnifico. Fu per decreto del popola stabilito, che in quel funerale si sarebbero spese d i gerito mine; ehe se ne sarebbe celebrato 1*anniversario in perpetuo con concorso di prove in musica, in equitazione, e in esercizti ginnastici, per memoria d' aaver debellati i Barbari, d avere ripopolate con colonie le citt pi grandi che di nome greco fossero in Si cilia, e d*avere sostenuta e vindicata la libert de* Siculi. In quel tempo mori Ariobarzaae nel ventesimo sesto

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imo del suo rgno (i); e gli succedette Mitridate, eh regm treotacinqu* anni. Allora i Romani venuti a battaglia co Latini e voi Campani presso la citt di Smessa ebbero vittoria, e tolsero ai vinti nna parte de loro territori^ Manlio console , sotto i cui auspiiii fu data quella battaglia, trionf.
C
a p i t o l o

XIX;

Filippo incominciando ? impresa contro i Persiani consulta ? oracolo , che cpede favorevole a' suoi di* segni. Celebra le nozze della figlia, fa banchetti spettacoli con concono di tutta la Grecia, tenendosi beatissimo* Presagimenti di suo tristo fitve\ Cagane dete insidie tesegli. .Singolarit di sut% fortuna.
Essendo in Atene stato latto arconte Fitedato, t consoli in Roma Q. Pubblilio, e Tiberio' *Emilio Ma* merco, celebrassi la 1 1 i / a olimpiade, neNa quale ri* port la palma dello stadio Cliterio di Cleomante. In quest anno Filippo, fetto capitano generale de9 Greci, incominci la guerra persiana, mandando fa Asia A fe* talo e Farmenine oon parte delle truppe , e con or* dine di rendere libere le greche citt di quelle paiti, fi premendogli di mettere qusta guerra sotto gli auspizit
( i) Fa re della Frigia, e di una poriicmt della Misi della Cappadocia.

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degli Dei^ mand ad interrogare la.Pizia, 4e avesse da riportare vittoria del re de Persiani. La risposta d eso lacelo fu Inghirlandato U tauro ; e gi presente chi C immoli. Si ambiguo detto Filippo : traeva a suo iavore, lusin gandosi che la risposta profetica predicesse dovere il Persiano essere scannato a guisa di vittima. Per ben diversa era la verit della cosa, poich quella risposta significava, che in mezzo a grande concorso duomini, nella letizia di u banchetto sacr gli .'Dei, dovea es*sere scannalo Filippo stesso cme un toro gi inghir landato. Intanto parendogli di avere propini gli D ei, molto era lieto , come se * Macedoni fossero per mettersi a i piedi schiava l Asia. Quindi ordinando un magnifico sagrifizio agli Dei celebr le nozze di Cleopatra , na tagli da Olimpia, dandola in matrimonio ad Alessandro te d E piro, {ratei gemnaao di Olimpia. E per vieppi oterfrare gli Dei, e date splendore alle nozze, desidero che venissero .alla sua corte moltissimi Greci; e perci ordia concorsi di musica , e conviti di amici e di ospiti, chiamando da tutta la Grecia gente , ed ingiun gendo asuoi cortigiani dinvitare quanti di .lontani paesi conoscessero.' Singolarmente con siffatte benigne atten zioni intendeva di mostrare a'Greci la; benevolenza sua, .e di rimeritarli dell'onore^, che conferendogli il supremo comando gli aveano fatto. Vedine dunque da Ogni parte a quella solennit una moltitudine infinita ; e mentre celebravano in Ega d i

26 S

Macedonia quelle reali nozze con profusa magnificenza di spettacoli,.non solo i pi dislinti personaggi accorsi, ma la maggior.parte ancora delle pi rinomate citt, di corone d oro presentavano Filippo. Nel numero di quelle citt fu Atene ; ed accadde, che mentre il ban ditore ad alta voce annunzi la corona che il popolo ateniese mandava , aggiunse che se. alcuno dopo avere tese insidie a Filippo cercasse asilo in A tene, sarebbe immantinente consegnato (i). Per la quale dichiarazione fatta a caso , sembra che un Dio volesse avvisare F i lippo del pericolo imminente > in cui appunto per ca gione d insidie tesegli si trovava. Ed altre cose simili per una certa inspirazione divina andavansi mettendo fuori, per le quali predicevasi al re il fine di sua vita* Trovossi allora al reale banchetto Neottlemo attor di tragedie, primo del tempo suo per la forza della voce, e per la celebrit del nome. A questo Filippo avea or dinato di recitare alcuni versi indicatigli , eh erano molto appropriati alla spedizione persiana ; e quell at tore. venne recitando1un componimento allusivo a l, pas saggio di Filippo in Asia, nel quale indicava che la felicit del monarca -di Persia, quantunque grande, e tanto decantata per tutto il mondo, sarebbe un giorno dalla fortuna rovesciata ; e cominci con queste parole. V o i , alti pi delT etra ne pensieri, Della terra agognate i vasti campi,
(1) Il Vesseliagio fa le meraviglie, che gli Ateniesi dopo questa dichiarazione, alla nuova teli' assassinio di Filippo si dessero ad ;un insolente tripudio La Storia moderna ha fatti bea pi vexr gogaosi l

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E 'vanamnte insu perbiti ergete V un sult akro i palagi , logorando, Stolti ! cori la vUl Ahi! che tan opre A trarre in basso , ed a coprir & abbilo, Crudel s affretta, e imita con pronta Inaspettata morte vien troncando Vostre lunghe speranze , largamente U ogni fatica risarcito, f Orco (i). Ed altre cose aggiunse nel anno medesimo. Delle quali Filippo godendosi, ogni pensier aw metter nella distrazione del re persiano ; e volgendo nell* animo suo la risposta avuta dal tripode 9 trovala combinarsi essa perfettamente colle parole di quell*attore. Terminato fi nalmente 3 banchetto, dovendosi ripetere il di susse guente gli spettacoli, una glande moltitudine, mentr era ancor notte, concorse al teatro , ove insieme coll* altro sontuosissimo apparato viderst erette dodici statue degli Dei, meravigliosamente fette, edafebeUite splendidamente di ornamenti preziosissimi d* ogni maniera; tra le quali per tredicesima era posta qneUa di Filippo, di stare e di vestire spirante per ogni parte un non so che di divino. Con che apparve arrogarsi quel re la maest del consesso m compagnia degli Dai. Pieno gi il teatro egli uso! vestilo di bianca stola , dato ordine alia sue guardie che il seguissero da lon tano : perciocch voleva &r vedere a tatti y die munito della benevolenza de* Greci non avea nissun bisogno
(i) Questi Tarsi feorvMo patte di una tragedia intitolata il Cinrr 5 t notata , ebe fa rappresentata ia ballo da Maesero ia Roma il di , in cui fa ammansato Caligola

2 7, d guardie. Ma nei mentre ohe trovavasi alzato al colmo della maest, e tutti il venivano lietamente acclamando e il predicavano come uomo beatissimo, fuori d ogni aspettazione ecco che improvvisamente per la forza d*insidie ruma e perde la vita! E perch la narrazione del fatto fia pi chiara , esporremo prim^ onde quelle insidie provenissero. Era vi certo I^ausania, macedone di patria, ma discen dente della stirpe di Oreste uno del corpo delle guar die del re, e caro a Filippo per la eleganza della per sona. Costui vedendo amato dal re un altra giovinetto dello stesso nome, con male parole lo ingiuri, dicen dolo un mezz uomo, cbe volentieri accettava gli amori di tutti. Or quegli punto aspramente di tale contumelia per alquanto tempo s la tenne celata nel cuore. Poscia consigliatosi con Attalo sopra ci che dovesse fare ri solvette di darsi al pi presto la . morte* Ed essendo accaduto dopo non molli giorni, che il re Filippo diede battaglia a Pleurk , re degl Ulirii, Pattsania , combat tendo vieino al re, tutti i dardi che venivano contro il principe lanciati, accolse ani suo corpo, ed in tal modo mor. Il che divolgatosi, Attalo, che era uno degrandi della corte, e di molto credito presso il r e , chiam a convito 1 altro Pausania, e poich lo vide ben grave * di vino , con iwfcmp protervia ne prostitu il corpo ai suoi bardassoni, come se si trattasse di quello di alcuna femmina perduta. Egli dalfe ubbriachezza converso agli usati sensi di castit, puiu* di s atroce ingiuria, accus Attalo al re ; . e il re A quantunque non mediocremente colpito da quell* indegno latto, a riguardo della paren-

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tela sua con lai, e del bisogn in cui era nel presente stato di cose de* suoi servigi!, non volle punirlo. Era Attalo cugino di Cleopatra , seconda moglie del re , e da lui destinato comandante clell* esercito mandato gi innanzi nellAsia: del rimanente poi nomo nelle imprese di guerra valentissimo. Onde per mitigare il risentimento di Pausania , che acceso era di dolore acerbissimo per T ingiuria avuta , gli fece assai splendidi regali, e lo promosse a maggior grado nel corpo delle sne guardie. Ma Pausania covando implacabil ira deliber di ven dicarsi non solo contro 1*autor della ingiuria ricevuta , ma anche contro quello, che ne trascurava la puni zione ; e in questo proposto, suo grandemente il con ferm il sofista Ermocrate. Perciocch Pausania tenen dolo per maestro, e domandatolo un giorno in certo esercizio scolastico in che modo uno potesse procacciarsi nome celebratissimo, il sofista rispose potere far ci ammazzando tal uom o, che fatte avesse grandissime cose : perciocch facendosi menzione di lu i, sempre si sarebbe fatta anche di colui, che l avesse ammazzato. Applicando quindi Pausania questo discorso al caso suo, n punto calmandosi in lui 1 astio conceputo, e il de siderio di vendetta, ne*giorni stessi degli spettacoli che abbiam mentovati, si accinse in questa maniera a dare esecuzione al suo disegno. Prepar dunque cavalli presso la porta della citt; indi and ad appostarsi all' ingresso del. teatro, provvedutosi di una pada gallica, chegli teneva 6 nascosta. Filippo allora faceva andare innanzi i c o rti giani , che lo-aveano accompagnato fin l , e teneva i suoi satelliti di dietro a s alquanto lontani. P au san ia

*69

adunque vedutolo solo gli corse addosso 4 e passatagli attraverso defianchi la spada lo fa cader morto a terra; quindi si mette rapidamente a fuggire verso la porta, presso, la quale avea tnessi i cavalli. Subitamente una parte de satelliti che venivano dietro al r e , muve ad alzare il cadavere del re da terra; un altra parte corre ad inseguirne 1 uccisore, tra i quali furono Leonnato, Perdicca, ed Attalo. E Pausania avrebbe potuto, mon tando a cavallo , prendere vantaggio nella fuga , e dile guarsi , se un tralcio di vite attaccatosi al suo calzare, imbarazzandolo, non lo avesse fatto cadere. Ond che mentre cercava d alzarsi, gli furono addosso Perdicca ed altri ; e a replicati colpi il trucidarono. Questo fine pertanto fece Filippo , eh era divenuto potentissimo sopra tutti i rie d Europa del suo tempo ; e che per la grandezza dell imperio si era collo cato in mezzo ai dodici D ei, come compartecipe della stessa maest. Egli regn ventiquattro anni; ed in cominciando da tenuissimi principii pot procacciarsi tra Greci una grande monarchia. E F imperio suo ac cresceva non solo con belle imprese militari * ma ezian dio con gentil sermone ne* congressi, e coll affabilit, e la benignit sua verso gli uomini. E narrasi che egli medesimo ra solito gloriarsi pi dell* arte sua in co mandare , e del conciliarsi accortamente gli* animi degli uomini col parlar benigno, che delle forze e della bravura degli ausiliari : dicendp egli che il buon esito della battaglia era comune con quanti combattevano con esso lui ; ma che tutta di lui solo era la gloria di ci che avea fatto merc la sua affabilit, e i suoi benigni discorsi.

O ra, poscia che abbiamo detto il 6ne di questo r , siccome da principio ci avevamo proposto, porremo ter mine anche a questo libro. Nel seguente incominciando dalla successione di Alessandro nel regno paterno, pro cureremo di unire tutte le imprese del medesimo.

CRONOLOGIA
MACEDONICA
TRATTA DAL LIBRO I . DE* CANONI CRONICI

DI EUSEBIO.

la ragione, che altrove abbiamo aggiunto a que sta versione nostra quanto sull'argomento trattato da Diodoro veggiamo scritto da Eusebio nel suo primo libro de' Cationi Cronici, aggiungiamo qui il cap. xxxvu del medesimo, nel quale egli parla dei Re macedoni. Eccone il testo secondo l 'edizione de signori M a j , e Zohrab. Dobbiamo per avvertire, che incerto, se Eusebio abbia tolte le cose di questo cap. da DiodorQ, oppure da Dessippo
er

Dopo l imperio degli Assirj caduto per la morte di Sardanapallo, ultimo r e , presentane! i tempi de* Macedoni (i). (i) L'ultim o anno di Sardanapallo, secondo che Eusebio me desimo parla nel suo libro n il 1177 di bramo5 t il primo di Corano il iao 4 ! !

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Innanxi alla prima olimpiade Corano, cupido di S tato , radun no esercito di Argivi, e d* altra gente del Peloponneso, ed in vase il territorio de* Macedoni. In quel tempo il re degli Oresia ti faceva guerra a*suoi vicini, gli E ordesi (i); e domand a;uto a Careno proferendogli in ricompensa la met del suo reg n o , acconciato che avesse le cose degli Orestari. E d avendo quel re mantenuta la promessa, Corano acquist il paese accennato, e lo signoreggi per treut* anni. A lu i, gi vecchiissimo, sue cedette il figlio di Bome Ceno , il quale regn ventotto anni. Poi Tirim na ne regn qaarantatr. Poi Perdicca quarantadue. Costui desideroso di dilatare il suo reg n o , mand legati a Delfo. Dopo poche parole soggiunge (2) , che Perdicca re gn quarantotto a n n i, e da lui la dignit regia pass ad A rgeo, a cni dopo un regno d i trentun anno succedette Filippo il quale regn anni trentatr. A questo venne dietro E ropa, che tenne il regno venti anni : poi A lceta , che ne regn diciotto : poi Aminia , che tenne il trono quarantanove anni : poi A lessandro, che visse re per anni quarantaquattro. Quindi re gn per ventidue Perdicca ; Archelao per diciassette ; Eropa per sei j Pausania per uno ; Tolommeo per tre ; Perdicca per cinque!; Filippo per ventiquattro. Alessandro guerrggi coi Persiani per pi di dodici. - La stirpe de* re macedoni in questa maniera da Storici ac creditati si fa salire fino ad E rcole. Ora da Corano ', cbe si riguarda come il fondatore del regno macedonico, fino ad A les sandro * che soggiog l*A sia, si contano xxiv r e , per uno spazio di ccocLiii anni. E d eccone lo specchio. (1) Di questi Orestari, ed Eordesi veggasi presso Giustino e Solino. (a) Intende lo Storico da lai segnilo.

a ;3

1.
II. I II . IV. V. V I. V II. V III. IX . X. X I. X II. X III. XIV. X.V. XVI. XVII. X V III. XIX . X X. XXI.' X X II. X X III. XXIV.

CARANO regn a n n i * * * XXX. t XXVIII, CENO . . . X U |I . TIRJMNA XLVIII, PERD ICCA . xxxvni. ARGEO . , xxxip. F IL IPP O . . * EROPA . . ALCTA . . t XVIII. ; #9 A l tempo d i l a i Ciro regn in Persia. AMINTA . . XLII. xuv. ALESSANDRO PERD ICCA . f ? 9 XXIII. XXIV, ARCHELAO . ORESTE . . ARCHELAO . AMINTA . ................................................ i. P A U S A N I A .............................................. i, AMINTA .................................................... ..n . A R G E O ....................................................il. AMINTA . ...............................................xviu* A L E S S A N D R O ............................................... TOLOMMEO A L O IU T E ........................ m . P E R D I C C A .............................................. vi. F IL IP P O . . . . . . . . . . yii. ALESSANDRO di F IL IPP O . . . n i.

evidentissima la inesattezza, corsa in tutto questo capitolo : perciocch gli anni accordati a ciascuni dei Jte macedoni nel corpo di esso non convengono n colla somma che se o tratta, n con quelli, ch si fissano nellelenco demedesimi. Questa confusione, che cresce ancor pi quando si leggono e Cedreno, e Ma-

lo ia , td Uri rapsodisti anche pi riputati, prova il poeo cont che pu 6 n i di certe opere acclamate senza che si sia mai cercata la ragine di tante acclamazioni. Gli Eruditi si fanno gloria d* illustrarle, commentarle , e caricarle di dottrina die pur dee fallire presto o tardi qnando 1 opinione pubblica ristringendosi al buon * senso si fisser odia massimache. npn v' studio onesto, che quello il quale pu svolgere utili verit. N isi utile est quod facimus stulta est gloriai

PINE DEL 5. VOLUME-

INDICE
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME

LIBRO DECIMOQUINTO.
C i. I . OoMtDBtAziovi dell' Autore sopra la condotta d e' Lacedemoni e giusto rimprovero dato ad essi per avere perduta 1*antica gloria dopo la battaglia di L euttri, e di Mantinea. . Pag. $ Guerra del re di Persia contro Evagora re di Cipri* Vittoria navale de* Persiani e asse dio di Salamina. Gli Spartani rompono la pace pubblica a assediano Man tinta. Studj di Dionigi : avventure di Filosseno e di Piaione; i versi di Dionigi sono spressati ai 7 Giuochi o lim p ic i........................................ Teribaso tratta la pace eoa Evagora. ed ac cusato da Oronte che finisce con farla alle condisioni da lui riprovate. Gaone si ribella e stringe lega col re d Egitto e coi Lacede moni. Processo di Teribaso che viene as solto con gastigo di Oronte. Mantinea si ar rende agli Spartani Disegni di Dionigi sul1*Epiro e sul mare adrialico . . . . 0 16 Edificazione di Lisso. Dionigi saccheggia il tempio di Agilla. Nuova sua guerra coi Car taginesi che rotti da lui lo rompono fiera mente; poi la pace. Morte di Gaone e di Taco. Contesa tra i Clasomenii e i Cumani pr Leuca. I Lacedemoni continuano a tur bare la pace della Grecia con varie imprese, che loro danno il primato 26

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III*

IV .

C u . VI.

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* IX*

X*

D iuilri de CarUgDeii. Gurra d faotia, pria-* cipiata per avere i Tebani ricuperata la Rocca Cadmea: Gli ACraieti non soddisfatti dagli Spartani per l ' assalto improvviso dato al Pireo da Sfodria, sollevano contro i medecimi molte citt , e fanno una grande conlederaaione. Varie imprese della guerra sul continente , per mare. Vittoria navale degli Ateniesi Pag. Caso di Abdera. Vittoria d Oreomeno de* Tebani contro i Lacedemoni. Artaserse prra la pace tra i Greci ; e al conclude : m ' i Tebani ne ricusano le condizioni. L 'abuso della libert empie t citt del Peloponneso di gravi disordini. Campagna dei Persiani in Egitto andata male per le discordie di Farnabazo, e d IBcrate. Ifcrate abbandona P eser cito persiano, ritrn ili Alne. Elogio di quest notno........................................ ..... . n Nbova guerra tra Atete e Sprl. Spedizione d* entrambe le parti. I Tebani distruggono Platea.- GH Spartani andati a Corcira sono rotti dalle forze degli Ateniesi. Morte d*E Tagora re di Cipri. Tremuoti e inondazioni straordinarie nel Peloponneso. Fatti allegati per cagione di questi disastri . . . . Straordinario fenomeno annunzia a 8parta la perdita del'prim ato. Nuvi officii di Arta' serse per riiettere in pace i Greci \ e i soli Tebani ancora resistono. (li Spartani man dano loro addosso un esercito formidabile. Epaminonda marcia con poche forse contro di loro.'Volge a buon senso gli augurii si nistri.' Battaglia di Leuttri: morte (li Cleombfoto, e vittoria dei Tebani . . . Itnprese di Giasone lere, e suoi successori. Scitalisino d Argo Disrdini in Arcadia. Avvenimenti in Macedonia e in Tessagliar

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77
Epaminonda cogli alleati assalta Spanta ; poi saccheggiata la Laconia si rilira. Ristabili mento di Messene, e sue vicende. Altri fatti di guerra tra i Tebani e i Lacedemoni. Ar taserse manda per la tersa volta onde pacificare i Greci : ma sempre i Tebani resistono Pag. Sa I Tebani in Tessaglia sono salvati da Epami nonda , che serviva nell esercito come sol dato semplice. Cagione di ci. Vittoria de Lacedemoni sugli Arcadi. Dionigi attacca le citt de4 Cartaginesi in Sicilia. Morte di que sto Principe, e cagione della medesima. Fatti in Tessaglia, nel Peloponneso, e in altre parti di Grecia. Ultimi officii di Artaserse per la pace, che finalmente conchiasa . . . 109 Guerra tra gli Arcadi e gli Elei. Morte di To lommeo Alorite. Celebrazione de' giuochi a Pisa. I Tebani aspirano all* imperio del mare. Romano Orcomeno ; e spediscono in Tessa glia Pelopida. Vittoria, e morte di questo capitano, duo elogio . . . . . . . n 108 Guerra civile tra gli Arcadi, in cui prendono parte i Tebani, i Lacedemoni a gli Ateniesi. Epaminonda vuol sorprendere Sparta, e n* impedito da Agide, e I*esercito Ateniese gli impedisce di sorprendere Mantinea. Famosa battaglia presso questa citt. Morte Epa di minonda, e suo elogio. Pace fra tutti i Greci fuori degli Spartani . . . . . . . . i 5 Muovono guerra ad Artaserse Taco , re d' E gitto, i Greci d'A sia, ai quali si uniscono gli Spartani, e varj satrapi. Tradimenti, e traditori e singoiar caso occorso ad uno di questi. Taco si riconcilia con Artaserse, che poco dopo muore. Agesilao'riacquista a Taco il regno, e ritornando a casa finisce di vive re. Nuova guerra in Arcadia, finita da Pi ttimene Ateniese . . . . . . . . 9 127

Cap. X I.

X II.

X III. .

X IV .

2J&
C ap.* XV. Impresa di Ale amiro di Fera coatro Pepareto, una delle G cladi, ove opprime il pre sidio ateniese, e porta via Ifgni ed uomini. Cattiva condotta di Carete mandalo coman dante col dagli Ateniesi....................... Pag. i 35

LIBRO
I.

DEC IM OSESTO .

II.

111.

IV.

V*

Considerazioni deir autore sul debito di serivere per intero i fatti storici. Epilogo delle imprese di Filippo re di Macedonia . . n Filippo dato da fanciullo in pstaggio agl Illirii affidato al padre di Epaminonda in Tebe, e vien educato insieme con quel grand'uomo. Stato miserabile della Macedonia quando Fi lippo and ad occuparne il trono. Sue cure per infonder coraggio ai Macedoni ed instruirli nella buona disciplina militare. Prime sae pernioni di maneggio e di guerra. . Debole governo di Dionigi il giovine in Sira cusa. Primi tentativi di Dione per liberare quella citt dalla tirannide. Discordie e rap pacificazioni in Eubea. Guerra sociale contro gli Ateniesi. Filippo, provocato da quei di Amfipcji , ne espugna la citt. Poi prende Pidua e Polidea, e fa lega cogli Olintii . Dione entra in Sicilia, e ne sommove gli abi tanti contro Dionigi. I Siracusani si mettono in libert. Dionigi accorre. Combattimento tra lui e i Siracusani. Dione ferito. La parte di Dionigi & costretta a ritirarsi nella rocca insieme con lui. 8 ne dispositivi. Imprese di Filippo in Tessaglia, e principio della sua alleanza coi popoli di q ^ l paese . Princjpii de Brusii. Morte di Filisto* Dionigi pronto a rinunziare. Imprudente condotta de Siracusani ebe disgustano Dione e i suoi soldati. Orribile disastro loro. Ricorrono a

137

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i 45

i 5t

*70
Cip. V I. Olone i cbe li salva;-Avvenimenti e fine della guerra sociale. Filippo trioufa di tre Re. Pag 159 Impresa di Filomelo a Delfo, e principio della guerra sacra. Origine dell*Oracolo. Risposta della Pizia a Filomflo. Prodigii che si ag giungono. Greci che si mettono nel partito di Filomelo. Greci che gli si dichiarano con trani ...............................................................n 170 > Filomelo sbaraglia i Locrii, ed ingrossa il suo esercito , mettendo mano ai tesori del tem pio. Supplizio ordinato dagli Amfizioni con tro I suoi stipendiati fatti prigionieri ; e sua rappresaglia. Rotta de* Focesi, e morte di Filomelo. Filippo espugna Metone. Dione u c c i s o ......................................................... 179 I Foeesi# Deliberano di continuare la guerra. Disposizione di Onomarco fatto capitano ge nerale. Suo sogno lusinghiero , e sua cam pagna* Affari del ribelle Artabaso in Asia. Filippo demolisce Metone, e perde un oc chio. Sua guerra in Tessaglia. Morte di Onom trco, a cui succede nel comando Faillo. 184 Misure di Faillo, e sua cattiva campagna in Beozia. Spedizione di Filippo inT essaglia. Altra: miglior campagna di Faillo nella Locride. Sua morte. Gli succede Faleco. Guer ra tra Lacedemoni e Megapoi itani. 1 Beozii taccheggiano la F o c i d e ............................. igp Artaserse Oco vuol ricuperare 1 Egitto , la Fe nicia e Cipri ribellatisi a lui. Ragioni e modi della sollevazione de Fenicii} e loro prepa rativi . Primi latti di guerra favorevoli a questi. Motivi della ribellione di Cipri. Spe dizione col di Focione e di Evagora. Tra dimento del re de* Sidonii. Eccidio della loro citt .......................................................... 194 I re di Cipri si sottomettono. Artaserse muove verso F Egitto. Disposizione dellesercito per-

V II.

V ili.

IX.

X.

XI.

a8o
siano. Forze di Nettanebo. Imprudente con* dotta di questo re. Caduta di Pelusio, di Bnbaste , e d altre citt. Furberia di Men tore. Fuga di Nettanebo. L Egitto fc ricon quistato dai Persiani. Fortuna di Mentore. Imprese di F i l i p p o ...................................* aof Nuovi acquisti di Filippo, parte per fo n a , parte per corrosione estesa da lui con grande arte per tutta la Grecia. Fatto di Satiro. Continoa la guerra focese. Processi contro i Capitani focesi per malversazione del denaro sacro. Qoantit d oro e d argento tratti dal tempio di Delfo. Complici. Fatto d Ificrate, e lettera di Dionigi. Filippo ajota i Beozii. Disastri de Focesi........................................ 216 Fine della guerra sacra. Trattato di Faleco con Filippo. Decreto terribile degli Amtsioni con tro i Focesi. Tristo .fine di quanti ebbero parte nel sacrilegio. Avventore di Faleco . I Siracusani domandano ai Corintii un soggetto cbe li liberi dai tiranni ; e vi mandato Ti moleone. Fatto di costui contro il fratello. Presagii favorevoli alla sua impresa. Sue av venture nella navigasioue. I Cartaginesi rin novano in Sicilia la guerra. Iceta guerreggia Dionigi. Timoleone sbaraglia Iceta, ed entra in Siracnsa................................................... a 3 i Timoleone si rinforza. Dionigi abbandona la Si cilia. Siracusa ricupera la liberti, ed ha buone leggi. Filippo fa la goerra agl Illirii, e ai T raci, e mette 1 assedio a Perinto, e a Bi zanzio ......................................................... Filippo leva 1* assedio di fiizanzio , e fa pace cogli Ateniesi, che movevansi al soccorso di quella citt. I Cartaginesi mettono in campo un grande esercito in Sicilia. Timoleone si compone con Iceta, e marcia contro essi. Grande battaglia, e rotta dei Cartaginesi che mandano per la pace a Siracnsa . . o 946

Cip . X II.

XIII.

XIV.

XV

XVI.

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Ca* X t . . Vl

Tiiioleone putois quelli che avno eccitata la sedizione nel suo esercito. Fa morire il corsaro Postumio tirreno. Sottoscrive la pace coi Cartaginesi. Corregge le leggi antiche. Assicura la libert comune, ripopola la Si cilia , e la mette in istato di esse'rfe splendida e ricca ..................................................... PH - u$a XVIII . Filippo volendo l'imperio della Grecia, attacca gli Ateniesi. Costernatone di questi. Lega loro co* Beozii. Battaglia di Cheronea. Filip po latto capitano generale de Greci'per la guerra persiana. Morte di Timoleone in Sicilia** *55 XIX. Filippo ihcominciando V impresa contro i Per siani consulta l ' oracolo > cbe crede favore vole a1 suoi disegni. Celebra le nozze della figlia, fa banchetti e spettacoli con concorso di tutta la Grecia * tenendosi beatissimo. Presagimenti di suo tristo fine. Cagione delle in sidie tesegli. Singolarit di sua fortuaa . n *63

Cronologia Macedonica tratta dal libro i. deCanoni Cronici


di E u seb io ................................................... a^5

BINE DELL* INDICE.

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