SEZIONE MONOCRATICA
DOTT. ALESSANDRO NENCINI Giudice
Ed allora vediamo che anche in corso d’opera - nonostante fossero ormai chiari, noti, non solo
conoscibili, ma addirittura conosciuti i danni che si andranno a provocare - non si fa niente per porvi
rimedio.
Ricordiamo al riguardo dei danni alle sorgenti che approvvigionavano le frazioni di Luco di Mugello e di
Grezzano, nel Comune di Borgo S. Lorenzo, che gli imputati, nonostante l'OAL avesse previsto ed ammonito
degli eventi, non si sono affatto preoccupati di prevenire.
Ecco cosa risulta aver scritto il prof. Giuliano Rodolfi il 18.1.'00 (pg. 200251) a un nutrito elenco di destinatari
(fra cui il sindaco di Borgo San Lorenzo, il presidente della Comunità Montana del Mugello, il rappresentante
della Regione Toscana nell'Osservatorio Ambientale Nazionale, i sindaci di Vaglia, San Piero a Sieve,
Scarperia e Firenzuola, e per conoscenza il CONSIAG e l'ARPAT):
"I lavori per la realizzazione della tratta appenninica della Ferrovia AV stanno sempre più pesantemente
interessando le risorse idriche (superficiali e profonde) del bacino della Sieve (territori dei Comuni di Vaglia,
San Piero a Sieve, Scarperia, Borgo San Lorenzo), e dell'adiacente bacino del Santerno (Comune di
Firenzuola). Del progressivo aggravarsi della situazione sono testimoni le segnalazioni che provengono a
questo Osservatorio sia dalle suddette Amministrazioni Comunali che da singoli cittadini.
Oltre a episodi di una certa gravità, come il recente sprofondamento verificatosi in località Il Grillo,
conseguente al drenaggio di acque sotterranee intercettate nel corso dello scavo della galleria di Firenzuola,
si lamentano casi di diminuzione di portata o, addirittura, di sparizione più o meno improvvisa di sorgenti
prossime agli scavi. In alcuni casi si segnalano sensibili alterazioni, sempre in senso negativo, nelle portate
dei corsi d'acqua superficiali.
È certo che i tratti di galleria finora scavati hanno intercettato acquiferi produttivi liberando volumi d'acqua
molto superiori alle previsioni di progetto, dimostrando la relativa attendibilità delle indagini idrogeologiche
ante operam. D'altro canto, risulta particolarmente difficile, in carenza di dati, stabilire relazioni di causa-
effetto fra le acque drenate e i fenomeni riscontrati; si può solo, al momento, parlare di "rischio generico" per
le acque, senza nessuna possibilità di quantificare il fenomeno. Anche la ricerca di eventuali
approvvigionamenti alternativi è tutt'altro che basata su di un piano organico d'indagini.
Nell'ineluttabile prospettiva di un avanzamento dei lavori, che comporterà maggiori volumi di acque
intercettate, l'adozione di criteri realmente scientifici non può essere ulteriormente procrastinata. Considerato
che, in ogni caso, le opere progettate incideranno negativamente sulla qualità e sulla quantità delle risorse
idriche disponibili sia per usi civili che industriali o agricoli, è indispensabile la messa a punto di un oculato
sistema di gestione.
Il primo passo, che avrebbe dovuto essere compiuto, con il dovuto rigore, all'indomani dell'approvazione
dell'opera è, e rimane, un attento quanto assiduo monitoraggio delle acque sotterranee e superficiali. E'
anche vero che i dati raccolti in due o tre anni di osservazione non sarebbero stati statisticamente
significativi, ma avrebbero comunque, e non poco, aiutato a capire la dinamica degli acquiferi e a porre in
relazione la loro variabilità con quella degli afflussi meteorici.
Purtroppo, siamo nelle condizioni di usare, nella quantificazione dei parametri idrologici, gli aggettivi o gli
avverbi al posto dei numeri, o a rifarsi alle testimonianze di qualche vecchio idraulico di qualsiasi comune o
del solito anziano mezzadro. In queste condizioni, se è già difficile stimare un danno presunto alle risorse
finora disponibili, figuriamoci quanto lo sia quantificare eventuali forme alternative di approvvigionamento.
Certo, in situazioni d'emergenza, come quella che stiamo vivendo, qualunque dato, anche se riferito ad un
solo anno di osservazioni, avrebbe fatto comodo; ma quale livello di attendibilità attribuirgli? L'esecutore (o il
progettista, o il tutore) dei lavori AV ha eseguito il monitoraggio di sorgenti, piezometri o pozzi significativi con
mezzi adeguati e con frequenza accettabile? A questo proposito, quale deduzione sulla dinamica di una
falda idrica o di una sorgente può essere azzardata sulla base di verifiche solo trimestrali, come quelle che
risultano essere state effettuate, o anche mensili, qualora si tratti di punti particolarmente significativi?
Per sommi capi, una nuova indagine, sia pure tardiva, dovrebbe almeno prevedere:
- la verifica della funzionalità dei piezometri e dei pozzi esistenti,
- la posa in opera di nuovi piezometri sia nei tratti più problematici, che in quelli ancora non esplorati;
- l'allestimento delle sorgenti più significative mediante stramazzi tarati o, comunque, di qualsiasi
apparato che consenta rapide misure di portata (per "sorgenti significative" non si devono intendere solo
quelle che alimentano le utenze più numerose o importanti, ma anche quelle minori, che possono fornire
più utili informazioni sulla circolazione sotterranea);
- l'adozione di una frequenza almeno quindicinale nelle verifiche;
- la tempestiva comunicazione dei dati alle Amministrazioni competenti per territorio e agli Organi
preposti alla tutela ambientale".
Questo il chiaro quadro a tre anni dall’inizio dei lavori, ma non si cambia.
Per capire il clima si rimanda al Consiglio Comunale aperto del 22.2.00 a Luco di Mugello nel corso del
quale quasi si accetta un destino annunciato: dopo le sorgenti seccate a Castelvecchio e a Marzano, il
tunnel TAV si avvicina pericolosamente a quelle di Case d'Erci, di cui come detto il geologo presidente
dell'Osservatorio Ambientale Locale del Mugello, prof. Giuliano Rodolfi, e il responsabile ambiente del
CONSIAG, Filippo Landini, annunciano che sono da considerare ormai "condannate".
A chi chiedeva di cercare altre possibili fonti pulite di approvvigionamento, il rappresentante del CONSIAG
replicava che purtroppo c'era poco da fare in quella direzione: fino ad almeno 2 o 3 km sia destra sia sinistra
del tunnel l'impatto sulla falda può rendere non più disponibile l'acqua attualmente esistente: inutile cercare lì
altre sorgenti, che potrebbero anch'esse sparire.
E CAVET? Che fa? Niente. Non si ferma.
Nella sua comunicazione alla VI Commissione consiliare della Regione Toscana "Territorio e Ambiente",
avvenuta il 20.7.'00 (ALLEGATO 29), l'assessore all'Ambiente della Regione Toscana Tommaso Franci
riferisce alcuni particolari importanti a proposito dell'intercettazione nel marzo 2000 delle sorgenti di Casa
d'Erci, destinate all'alimentazione dell'acquedotto che serve i centri abitati di Luco e Grezzano.
"Il 14 marzo l'Osservatorio prescriveva (con nota indirizzata a TAV, Italferr, FIAT e CAVET) i monitoraggi da
svolgere, accogliendo anche le specifiche proposte dell'ARPAT. In particolare confermava la progressiva
54+100 quale limite massimo di scavo in attesa di ulteriori elementi conoscitivi. A conclusione della stessa
nota veniva infine comunicato: "Nella giornata odierna è giunta comunicazione, da parte del Supporto
Tecnico, in merito al riscontro di una venuta d'acqua stimabile in circa 9 l/sec., al fronte della galleria in
argomento. Tale accadimento, in relazione all'ormai prossimo raggiungimento della progressiva di probabile
inizio drenaggio, fa ritenere che la sospensione dei lavori di scavo debba essere immediata, che debbano
essere avviati e conclusi nel più breve tempo possibile gli approfondimenti di cui sopra e che in merito alla
prosecuzione l'Osservatorio esaminerà gli esiti delle attività richieste, non appena disponibili".
Sulla base dei sopralluoghi effettuati dall'ARPAT il 14 marzo i lavori di scavo avevano raggiunto la
progressiva 54+112 (si tenga presente che con l'avanzamento verso Bologna la progressiva è decrescente).
I lavori risultano essere proseguiti per ulteriori 1-2 giorni fino al raggiungimento della progressiva 54+102. In
tale periodo si è incrementata la venuta di acqua al fronte della galleria fino a raggiungere 16 l/sec.
Quasi contemporaneamente ha iniziato a manifestarsi un decremento consistente delle portate delle sorgenti
Casa d'Erci 1 e Casa d'Erci 2 destinate all'alimentazione dell'acquedotto che serve i centri abitati di Luco e
Grezzano, tanto che, in data 26.3.2000, è stata attivata l'integrazione degli approvvigionamenti mediante
autocisterne".
Come volevasi dimostrare.
Ma non si farà nulla neanche per altre importanti sorgenti, come La Rocca che serve il capoluogo di
Scarperia.
Nonostante ciò non ci si ferma. Si va avanti.
Lo stesso per il cantiere di San Giorgio, dove si verifica una serie di sprofondamenti di terreni agricoli,
l'ultimo dei quali di ben 7 metri a 70 metri di distanza dal fronte di scavo.
La domanda è sempre quella. Perché non fermarsi già dall'estate del 1998 quando era evidente il
fallimento del progetto in corso d’esecuzione dopo che si erano registrate conseguenze analoghe
della cantierizzazione TAV a Castelvecchio, nel Comune di Firenzuola?
Ed allora come si fa a sostenere l’imprevedibilità dell’accaduto?
Ciò che è accaduto era non solo prevedibile, ma in concreto previsto [ ...] . Ed allora se era
prevedibile e previsto ciò che è accaduto, perché non sarebbe esigibile che si fosse operato
diversamente? Dunque prevedibile, previsto e comunque accettato ed infine, dunque, voluto.
Comunque sicuramente accettato da quando si sono manifestati gli eventi di Castelvecchio e dal
quel momento chiaramente voluto.
L’assunto è confermato dal Documento del 2.8.'00 prodotto dall'Osservatorio Ambientale Nazionale. Vi si
leggono espressioni come "le sorgenti Badia di Moscheta e Felciaione sono destinate ad essere prosciugate
dal drenaggio della galleria Firenzuola e della Finestra Osteto (…) La sorgente Badia di Moscheta ha un
notevole interesse dal punto di vista turistico-ambientale; infatti si tratta di una captazione fatta dai monaci di
Moscheta e si trova nel cortile della Badia, meta di numerosi turisti. La sorgente potrebbe essere impattata a
partire dall'agosto 2001 (…) La Galleria Firenzuola dalla finestra Rovigo verso sud drena attualmente circa
200 l/s".
Ormai la fine è nota. Impattata anche Moscheta.