Riassunto del testo "Storia della letteratura cristiana antica". Nel testo viene trattata l'attivit letteraria dalle origini al III sec., il periodo che va dall'epoca costantiniana alla crisi del mondo antico, e la separazione tra oriente e occidente dal quinto al settimo secolo.
Universit: Facolt: Esame: Docente: Titolo del libro: Autore del libro: Editore: Anno pubblicazione:
Universit degli Studi di Catania Lettere e Filosofia Letteratura Cristiana Antica Grazia Rapisarda Storia della letteratura cristiana antica Manilo Simonetti - Emanuela Prinzivalli EDB 2008
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6. La letteratura Apocrifa
Un altro caso quello del Vangelo di Tommaso, una raccolta di 114 detti di Ges scoperta nella biblioteca gnostica di Nag Hammad, Alto Egitto. Sembra che anche questo Vangelo sia passato per redazioni successive, utilizzando e rielaborando i detti contenuti nei quattro Vangeli Canonici in una forma letteraria simile alla cosiddetta Fonte Q. Il Vangelo di Pietro proviene anch'esso dalla chiesa di Siria ma non possiamo darne una valutazione compiuta.Dal II secolo avanzato per inizia a formarsi un vero e proprio canone ed proprio questa formazione ad aumentare la produzione di testi apocrifi. Proprio il tentativo di ottenere, infatti, un riconoscimento canonico, generava molta letteratura apocrifa, di forma letteraria ugualmente avanzata. Proprio il fatto che molti di questi testi vengano attribuiti a personaggi di origine apostolica (Pietro, Giovanni, Paolo, Filippo) esprimono la volont di entrare in concorrenza con i testi canonici, affermando nuove rivelazioni di Cristo. Ci sono poi quegli scritti apocrifi che nascono dal desiderio popolare di conoscere, di raccontare episodi pi numerosi e suggestivi della vita dei propri eroi, abbellendo con caratteri novellistici i dati, originariamente molto sobri, della tradizione apostolica. Nascono cos gli Atti di Pietro, di Giovanni, di Andrea e di Tommaso. Come si form il canone neotestamentario? Non chiaro. Non una decisione della gerarchia ecclesiastica che indica autorevolmente i testi canonici. la logica stessa dello sviluppo della tradizione che porta all'affermazione di un corpus di testi normativi; gli scritti che appaiono autentici testimoni della tradizione. anche vero che il moltiplicarsi di testi che pretendono di avere autorit dottrinale, obbliga la Chiesa a operare una selezione. Marcione e il suo tentativo di dare un suo corpus di testi normativi sar probabilmente stata la molla decisiva. Alla fine del II secolo ci sono due importanti testimonianze che ci forniscono l'elenco dei libri considerati canonici: - L'Adversus Haereses di Ireneo di Lione. Composto tra il 180 e il 190 cita, anche se non li definisce ancora come Nuovo Testamento: i Quattro Vangeli, le Tredici lettere di Paolo, gli Atti degli Apostoli, la I lettera di Pietro, I e II lettera di Giovanni, Apocalisse, Lettera agli Ebrei e Pastore di Erma. - Il Frammento Muratoriano, forse di Ippolito, scoperto nel 1740 da Ludovico Muratori. Qui si citano: i Quattro Vangeli, le Tredici lettere di Paolo, gli Atti degli Apostoli, I e II lettera di Giovanni, Apocalisse, Apocalisse di Pietro (seppur con qualche riserva).Non esplicitano i criteri dell'accoglimento dei testi ma lasciano chiaramente intendere che sono quelli che corrispondono all'autenticit della tradizione apostolica accolta universalmente dalla Chiesa, quella tradizione di cui poi parleremo con Ireneo e Tertulliano: la regula fidei.
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marcioniti e valentiniani, che preferiscono tagliare a loro piacimento i libri dei due testamenti e cambiare a loro piacimento ci che salvano.
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voluto allo scopo di mettere in rilievo la nobilt della materia trattata e il significato singolare della liturgia pasquale nell'ambito del culto cristiano. La convergenza fra i due testi fa capire che non ci troviamo davanti all'iniziativa di un solo personaggio ma ad una forma espressiva tradizionale in quell'ambiente, destinata a scomparire col declino delle fortune giudaiche nella cristianit asiatica.
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puntato a non fermarsi al dato ovvio ed elementare ma al punto in cui ogni argomento diventa stimolante, quasi ascetico, per il ricercatore.Origene sosteneva con forza la coesistenza in Dio di bont e giustizia, e l'efficacia nell'uomo del libero arbitrio. Contestava cos lo gnosticismo nella sua distinzione tra Demiurgo e Dio Sommo e tra uomini materiali e spirituali. DOPO ORIGENE. Poco si sa delle lettere cristiane in Oriente dopo la met del III secolo. Di Dionigi d'Alessandria sappiamo ben poco e l'unica cosa di cui siamo a conoscenza dello scontro tra l'eccessivo allegorismo di Origene e personaggi come Metodio d'Olimpo che pur rispettandolo e e seguendolo contestavano i suoi eccessi.
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22. La polemica di Porfirio - 270 Filosofo neoplatonico e allievo di Plotino: Porfirio di Tiro nel 270 compone un'opera in quindici libri intitolata Contro i cristiani. Non conosciamo l'opera come si deve perch Costantino una decina d'anni dopo l'Editto di Milano (313) lo fa distruggere (e Teodosio II un secolo pi tardi conferma la condanna). questo il primo caso di proscrizione di uno scritto anticristiano da parte dello Stato. Ci che sappiamo lo prendiamo da estratti di Girolamo ed Eusebio e dalla confutazione di Macario di Magnesia. Non sappiamo quasi nulla dunque, ma da quel poco chiara sia la virulenza dell'attacco sia il carattere della critica. Ma la polemica di Porfirio diversa da quella di Celso. Non ci sono motivazioni politiche nel suo attacco, solo religiose. Sono in gioco due concezioni del mondo anche se la concezione di Porfirio meno organica di quella di Celso. Quella di Porfirio una religione che riflette un'epoca in crisi; un sistema dottrinario pieno di tensioni e contraddizioni, tra ansia di razionalit ed eccessi di superstizione, tra acribia filologica e ingenuit superstiziose. Ha per una grande conoscenza del cristianesimo: ha letto sicuramente Vecchio e Nuovo Testamento e forse stato catecumeno. Manca per qualsiasi intenzione di comprendere l'avversario. La sua critica malevola e il tono pi utilizzato il sarcasmo. Le critiche di Porfirio sono simili a quelle di Celso. ancora una volta il neoplatonismo che si scontra con il cristianesimo. Porfirio non comprende il disprezzo del mondo, la presunzione di essere i soli salvati, l'origine rozza della gran parte di loro; erano aspetti assolutamente inconciliabili con le idee plotiniane. Il monoteismo cristiano non ha senso, perch Dio, se governa, governa suoi simili quindi devono esserci dei suoi simili, altre divinit. Il monoteismo cristiano un politeismo mascherato perch accanto a Dio pone gli angeli come esseri divini. L'incarnazione del figlio di Dio altrettanto assurda. Se i cristiani accusano i pagani di credere che nelle statue abitino le divinit, pi folle pensare che la divinit abiti nel seno della vergine Maria. E poi non si capische perch l'incarnazione del figlio di Dio sia avvenuta cos tardivamente. E come si pu pensare che un Figlio di Dio possa soffrire? inconcepibile anche l'escatologia cristiana concepita da Paolo, perch assurdo credere nella risurrezione dei morti e nella fine del mondo; se anche scomparisse la terra non potrebbe scomparire il cielo. Inconcepibili poi sono i comportamenti e i riti dei cristiani sono del resto immorali e ripugnanti. Se la salvezza riservata ai peccatori, i peccatori sono migliori? E il battesimo? Non concepibile che una sola abluzione elimini per sempre ogni turpitudine. Ci sono poi le critiche ai fondatori del cristianesimo, dei poveracci saltimbanchi che si arricchivano ai danni dei p creduli. Pietro ha rinnegato tre volte il maestro e Paolo ancora peggio con le sue affermazioni contraddittorie sul valore della legge mosaica, sulla natura della verginit e del matrimonio, sulla liceit e illiceit dei cibi. Ci sono poi le critiche alle Scritture. Porfirio doveva avere condotto una serrata critica dell'Antico Testamento. Sappiamo che considerava la Torah un insieme di favole. Girolamo in effetti dimostra come il Libro di Daniele non risalga a Nabucodonosor ma a Antioco Epifane e quindi le sue profezie erano solo ex eventu. Analoga critica al Nuovo Testamento dove gli evangelisti vengono considerati confusionari e privi di competenza storica. Non ci si pu mascherare dietro le allegorie continua. Una critica cos capillare e serrata diede vita al filone delle Quaestiones et responsiones di scrittori che avvertita la pericolosit delle teorie di Porfirio scrissero decine di libri, oggi perduti, per confutarle.
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26. I contrasti della chiesa d'Egitto - IV sec. ALESSANDRIA CRISTIANA NEL IV SECOLO. A partire dagli inizi del IV secolo la chiesa d'Egitto fu turbata profondamente da una serie di contrasti, in particolare da: - Lo scisma meliziano. Nato dall'opposizione di Melizio, vescovo di Assiut (Lycopolis), al potere assoluto dell'allora patriarca Pietro I (300-311). La posizione di Melizio trov ampi consensi soprattutto nella Tebaide, tanto che in quell'area i monasteri meliziani sopravvissero fino all'epoca della conquista araba. L'opposizione sottendeva la polemica tra la lingua copta e quella greca: il copto lottava contro l'egemonia linguistica greca. - L'arianesimo. Sosteneva che la natura divina del Logos fosse sostanzialmente inferiore a quella di Dio e che, pertanto, vi fu un tempo in cui il Verbo di Dio non esisteva e dunque che fosse stato creato in seguito. Ario non negava la Trinit ma subordinava il Figlio al Padre, negandone la consustanzialit che sar poi formulata nel Concilio di Nicea nel famoso credo niceno costantinopolitano. Per Ario, quindi, Ges era una sorta di semidio, non identificabile con Dio stesso. Queste accanitissime polemiche imposero un approfondimento radicale dei concetti e dei termini delle dottrine teologiche tradizionali, favorirono senza dubbio lo sviluppo della letteratura di questo tipo, anche se la violenza dei contrasti rovinarono il dialogo. Il monachesimo aveva avviato per giunta una chiusura culturale. Molti monaci erano infatti di bassa estrazione sociale, ed erano programmaticamente ostili alla paideia greca. Cos all'inizio del IV secolo la scuola alessandrina di impostazione origeniana appre in uno stato di declino che diventer definitivo dopo Didimo. Va detto tuttavia che certe acquisizioni non si persero mai perch entrate nella tradizione ed Alessandria fu l'unica a non commettere orrori filologici ed ermeneutici come il mai esistito Ebione come fondatore degli Ebioniti, a differenza di molti centri dell'Oriente e dell'Occidente.
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28. Didimo, teologo cattolico - 313/398 DIDIMO. Didimo il cieco (313 398) fu un teologo cattolico, un eremita, nonch uno dei capi della scuola catechetica di Alessandria d'Egitto nel IV secolo. I riferimenti culturali di Didimo furono principalmente Origene e Atanasio. Da Origene trasse l'attaccamento alla Scrittura come fonte primaria della cultura cristiana e la teoria ermeneutica impostata sulla concezione platonica della realt divisa in due livelli. Da Atanasio, che lo volle alla guida della sua scuola, accett la dottrina trinitatria fortemente unitiva e fu fedele ad essa anche nella polemica contro i Padri Cappadoci quando essi formularono una teoria compromissoria che risolse a livello dottrinale la polemica ariana. In Oriente Teodosio era infatti un fervente credente del nicenismo cos, dopo il trionfo ariano sotto Valente e la stasi di Graziano, il credo niceno torna in auge. Un ritorno mediato e completato dall'operato di questi tre grandi vescovi cappadoci: Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa e Basilio di Cesarea. Con loro il credo niceno si perfeziona: la consustanzialit viene allargata a tutte e tre le persone e lo Spirito Santo viene tenuto in maggiore considerazione, soprattuto grazie all'operato di Basilio che si era adoperato a definire la nuova pneumatologia pubblicando nel 374 un trattato Sullo Spirito Santo. Gli atti furono firmati il 9 luglio e Teodosio li ratific il 30 luglio. Sostanzialmente nasceva la formula riammodernata del credo niceno costantinopolitano, modificata e arricchita con le aggiunte sullo Spirito Santo. Vengono riproposte, nelle prime due parti, le definizioni relative al Padre e al Figlio, generato ma non creato da Padre; consustanziale col Padre; incarnatosi per opera dello Spirito Santo. Nella terza parte, nuova, si definisce la divinit dello Spirito Santo, che Signore, procede dal Padre (non una sostanza del Figlio come dicevano i Macedoniani) e col Padre e il Figlio adorato e glorificato. La cecit lo tenne fuori dai guai delle lotte tra il patriarca e i suoi avversari. La pubblicazione dei papiri di Tura ci permette di apprezzare la maestria esegetica di Didimo, che tutti rispettavano, compreso il turbolento Girolamo. I suoi scritti ci immettono nella pratica quotidiana dell'insegnamento scolastico con una immediatezza altrimenti preclusa al semplice lettore, poich i resoconti stenografici delle lezioni sui Salmi e L'Ecclesiaste riportano anche gli interventi dei discepoli, che interrompono spesso il discorso del maestro trasformandolo in dialogo. Dall'altro lato ci mette a contatto con un esegeta la cui fedelt alla scuola sembra a volte incrinarsi a causa dell'urgenza polemica allora in corso. In ambiente antiocheno, infatti, come vedremo tra poco, i principi esegetici allegorici erano aspramente criticati in nome di una fedelt maggiore alla letterariet del testo. In certi momenti l'esegesi didimiana sembra fare qualche concessione agli avversari: notiamo affermazioni teoriche contro l'uso indiscriminato dell'allegoria, largo spazio all'esegesi letterale nell'interpretazione di Giobbe, predilezione nell'Ecclesiaste per una esegesi morale ma non necessariamente allegorica. Didimo rimane comunque un fedele origeniano.
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veterotestamentaria. Teodoro in particolare rileva lo stacco, pi che la continuit, tra AT e NT: l'AT ha conosciuto soltanto il Dio unico e ha annunciato profeticamente il Messia promesso a Israele soltanto nella sua forma umana; il NT ha rivelato l'articolazione trinitaria di questo Dio unico e perci la divinit di Cristo, ed entrambe sarebbero state rivelate agli uomini solo dalla predicazione del Figlio di Dio incarnato e dei suoi apostoli.
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form su Diodoro e Teodoro. La sua esegesi lascia spazio minimo all'interpretazione cristologica, come i due antiocheni. Grande fortuna ha anche l'esegesi paolina che essendo gi tutta incentrata sulla riflessione cristologica non concedeva esegesi di tipo allegorico, tanto che lo stesso Origene si limit a qualche forzato allegorismo.
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SINESIO. Nel 410 la comunit cristiana di Cirene elesse vescovo questo ricco e stimato laico che si era fatto notare per alcuni provvedimenti a favore della cittadinanza tartassata dalle tasse e dai predoni del deserto. Non era una novit che si eleggesse un laico ai pi alti vertici del clero saltando tutta la gerarchia ma in questo caso l'anomalia era particolare perch Sinesio non era manco cristiano, bens pagano. Sinesio si mostr molto disponibile e solerte nel venire incontro alle esigenze dei cittadini ma non era disposto a convertirsi. Nel contesto di una produzione letteraria non di secondo piano, tra cui epistolari e scritti di vari argomenti filosofici, spiccano alcuni inni di argomento specificamente cristiano accanto ad altri di contenuto platonico, scritti secondo i canoni della metrica classica e nello stilizzato dialetto dorico letterario: vi troviamo l'esaltazione del Figlio della Vergine, l'adorazione dei Magi, la discesa di Cristo nell'Ade, la glorificazione della Trinit. L'aspetto pi sorprendente di questi inni che furono composti quasi tutti prima della conversione e dell'elezione episcopale, che dimostra come egli padroneggiasse gi alcuni temi fondamentali della dottrina cristiana e di essere parecchio avanti nell'interpretazione cristiana del platonismo e in quella platonica del cristianesimo: la triade neoplatonica Uno Nous Anima del mondo coincideva con la Trinit cristiana. Egli stato considerato un demichretien in senso positivo.
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ITALIA. In Italia al tempo degli Ostrogoti sono soprattuto tre le personalit pi importanti. - Severino Boezio. Magister officiorum per Teodorico fino all'ingiusta condanna che lo port alla morte, Boezio stato un filosofo di massima importanza. In lui la sintesi tra cristianesimo e platonismo pende a favore del secondo, qualificando una esperienza religiosa e culturale assolutamente unica nel VI secolo. Boezio si impose per la sua cultura filosofica e la sua conoscenza del greco, che cerc di diffondere in Italia tramite varie traduzioni, come quella di Porfirio. La sua opera pi importante il De consolatione philosophiae, che scrisse durante la prigionia a conforto del male presente e a consolazione della morte che lo attendeva. un dialogo tra Boezio e la Filosofia alleggerito da inserti poetici. Con Filosofia Boezio discute i principali problemi che affliggono l'uomo e il suo destino: il male, la provvidenza, l'incomprensibilit della condizione umana e del giudizio di Dio. - Aurelio Cassiodoro. Sostitu Boezio nelle mansioni di magister officiorum salvo poi ritirarsi a Vivario, in Calabria, dove apr un monastero dedito allo sviluppo e alla conservazione della cultura. Fu storiografo (Storia dei Goti), filosofo (Sull'anima), esegeta (Esposizione dei Salmi), organizzatore di vita monastica (Istituzioni), grammatico e insegnante (Sull'ortografia). Fu un vasto ma dilettantistico conoscitore che rispondeva ad una cultura manualistica che risentiva soprattutto dell'urgenza di formare cultura in un deserto come quello italiano del VI secolo. - Papa Gregorio Magno. Fu vescovo di Roma dal 590 al 604 quando l'imminente invasione longobarda aveva contribuito a peggiorare la situazione politica in Italia. Fu un grande esegeta allegorista ma non legato alla tradizione precedente. Si batt per rieducare l'Italia in crisi.
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50. La fioritura letteraria dela Gallia -Vsec. Nei primi decenni del V secolo la Gallia gode di una grande fioritura letteraria, espressione di una aristocrazia molto forte di proprietari terrieri le cui ambizioni culturali trovano riscontro e fondamento in una organizzazione scolastica ottimale. La classe dirigente ormai completamente conquistata alla chiesa cattolica e trova un eccellente propagandista in Martino di Tours e nei monasteri di Marsiglia e Lerino. Tra la fine del V secolo e l'inizio del VI i danni si fanno ingenti ma rimangono a tenere alta la bandiera della cultura due personaggi: Avito di Vienne e Cesario di Arles. Avito il tipico esemplare di vescovo di famiglia nobile, ancora legato alla tradizione quanto a formazione culturale, e poco interessato, sotto questo aspetto, alle esigenze dei suoi fedeli. Si esprimer infatti sempre in maniera molto aulica, come faceva agli inizi del V secolo Sidonio Apollinare. Cesario invece si preoccup molto di operare a beneficio dei suoi fedeli, anche culturalmente. Ne avvertir dolorosamente lo scadimento e il suo insegnamento pastorale non prescindeva mai da un minimo di istruzione negli ascoltatori. Egli si dedic al massimo alla predicazione ma cercando di realizzarla in modo da riuscire pienamente comprensibile ad un uditorio ormai di infimo livello. Abbasser molto il tono, con forma semplicissime, ricche di similitudini, di quesiti e in forma prevalentemente paratattica. Sfrutta il materiale di Agostino e le sue prediche erano sempre molto visive. Il suo omeliario ci avvicina come nessun altro al vivere quotidiano della gente comune di allora. La letteratura agiografica era molto diffusa in Gallia ma non nel modo martiristico dell'Italia ma nel genere biografico avente per oggetto vescovi e monaci di acclarata santit. Distinguiamo una prima fase di buon livello di cui esempio la Vita di Onorato, fondatore del monastero di Lerino, scritta dal suo discepolo Ilario o la Vita di Cesario di Arles scritta dai suoi discepoli e importante soprattutto per la documentazione storiografica; e una seconda fase dove il tono letterario scade di molto e aumenta nella quantit. Sono vite incentrate soprattutto in senso politico che parlano di vescovi che sono costretti a fare le veci del potere temporale rendendo accetta al popolo una classe dirigente che insieme politica ed ecclesiastica. Infine Gregorio di Tours e la sua Historia Francorum. Questa la storia dei franchi come storia delle ambizioni, dei successi e delle catastrofi, nonch delle nefandezze compiute dai re di quella che ormai si poteva chiamare Francia e dei nobili che li attorniavano. Gregorio conosce bene questo mondo e ne ha sperimentato le carenze in senso morale e di dignit umana; non si fa dunque alcuna illusione e ne racconta le vicende colme di dolore e di orrore, con apparente distacco. Difetta a volte in grammatica ma ha la grande capacit di far rivivere drammaticamente agli occhi di chi legge le passioni e le illusioni degli uomini. Un racconto spesso freddo e aggiacciante che presenta in tutta la loro vis tragica gli eventi pi dramamtici e dolorosi di cui fu testimone.
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Indice
1. La letteratura di Paolo di Tarso 2. I vangeli come opere teologiche 3. Le pastorali e il corpus Giovanneo 4. Le testimonianze del canone neotestamentario: le lettere di Paolo 5. Gli scritti trattatisti e apocrifi 6. La letteratura Apocrifa 7. Le caratteristiche dello gnosticismo 8. La scuola gnostica Valentiniana 9. La diffusione del marcionismo 10. Le accuse alla letteratura apologetica 11. La reazione dei cristiani alle persecuzioni 12. L'Adversus Haereses di Ireneo 13. La dottrina di Ippolito 14. Le soluzioni monarchiane all'unit divina 15. Il cristianesimo ad Alessandria 16. Il cristianesimo di Clemente 17. La dottrina di Origene 18. Gli inizi delle lettere cristiane in Occidente 19. Gli scritti di Tertulliano 20. Gli scritti di Cipriano 21. Lattanzio e la storiografia cristiana 22. La polemica di Porfirio - 270 23. La sensibilit storica di Eusebio 24. L'importanza del genere agiografico 25. La diffusione dell'omelia 26. I contrasti della chiesa d'Egitto - IV sec. 27. La biografia monastica di Atanasio di Alessandria 28. Didimo, teologo cattolico - 313/398 29. La Cappadocia e Gregiorio di Nissa 30. I Cappadoci e l'origenismo 31. L'ambiente Antiocheno e Apollinare 32. Epifanio di Salamina e la ocntroversia origeniana 33. L'esegesi di Giovanni Crisostomo 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 14 15 17 18 19 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 36 37
34. L'attivit letteraria in Occidente 35. La dsiffusione della letteratura cristiana 36. La diffusione della poesia cristiana in occidente 37. L'impegno cristiano di Girolamo 38. La vita scetica e monastica di Girolamo 39. L'oriente cristiano dopo Teodosio 40. Sinesio vescovo di Cirene, 410 41. Cirillo successore di Teofilo 42. La diffusione del canto liturgico in ambiente monastico 43. La diffusione della letteratura apoftegmatica 44. Gli scritti dello pseudo Dionigi 45. L'attivit di Massimo il confessore 46. L'originalit di Agostino 47. La posizione di Agostino sulla polemica contro le eresie 48. La teologia Africana 49. Le personalit pi importanti in Italia 50. La fioritura letteraria dela Gallia -Vsec. 51. L'attivit letteraria spagnola IV - V sec.
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