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LE LINGUE E IL LINGUAGGIO G. Graffi, S. Scalise CAPITOLO I CHE COSE IL LINGUAGGIO? 1.

Linguistica, linguaggio e linguaggi Tutti i tipi di linguaggi sono dei sistemi di comunicazione, servono cio a trasmettere uninformazione da un emittente ad un destinatario. Quindi tutti i linguaggi sono uguali nella loro funzione (comunicazione) ma possono essere diversi nella loro struttura. La linguistica lo studio scientifico del linguaggio umano. 2. Caratteristiche proprie del linguaggio umano Le caratteristiche del linguaggio sono: Discretezza: il linguaggio umano un tipo di linguaggio discreto mentre gli altri tipi di linguaggi sono detti continui; questo significa che gli elementi del linguaggio umano si distinguono gli uni dagli altri per lesistenza di limiti ben definiti, mentre nei tipi continui il segnale viene specializzato (modificazione del ritmo, orientamento...). Una delle caratteristiche del linguaggio umano di poter formare un numero altissimo di segni (significante/significato) tramite un numero limitato di elementi (fonemi) che non hanno significato ma la capacit di distinguere significati. Ricorsivit: mentre la comunicazione animale caratterizzata da un numero finito di segni, nella comunicazione umana si creano parole sempre nuove. Il numero delle frasi possibili in qualunque linguaggio naturale infinito: si pu sempre costruire una frase nuova aggiungendo alla frase data unaltra frase semplice. Sembra che solo gli esseri umani siano in grado di acquisire un sistema di comunicazione caratterizzato dalla caratteristica della ricorsivit. Competenza: senso intuitivo di buona o cattiva formazione ossia grammaticalit o agrammaticalit delle espressioni di una determinata lingua. Dipendenza dalla struttura: le relazioni tra parole non sono determinate dalla loro successione ma esse sono dipendenti dalla struttura. 3. Il linguaggio e le lingue Con il termine linguaggio si intende la capacit comune a tutti gli esseri umani di sviluppare un sistema di comunicazione dotato delle tre caratteristiche sopra elencate. Con il termine lingua si intende la specifica forma che il sistema di comunicazione assume nelle varie comunit. Parliamo di linguaggio al singolare perch questa capacit propria della specie umana, e di lingua tanto al singolare che al plurale perch tante sono le lingue del mondo. Esistono elementi comuni a tutte le lingue e si chiamano universali linguistici; una caratteristica che invece caratterizza le diverse lingue lordine delle parole, in italiano SVO. CAPITOLO II CHE COSE UNA LINGUA? Intro Una lingua un sistema articolato su pi livelli: un sistema di sistemi. 1. Parlato e scritto Una lingua sia scritta che parlata, ma la linguistica privilegia la lingua come espressione orale per diversi motivi: esistono lingue che sono solo lingue parlate e non scritte; un bambino quando impara una lingua, impara prima a parlare e poi a scrivere; le lingue cambiano nel corso del tempo, ma ci che cambia la lingua parlata e solo in ritardo quella scritta. 2. Astratto e concreto Ogni atto linguistico un fatto a s ed irripetibile e si divide su due livelli, uno astratto e uno concreto: Livello astratto: ci che conta lopposizione dei diversi elementi che distinguono le parole (mano/meno). Livello concreto: dipende da come in quel momento sono atteggiati gli organi della fonazione, cio ripetendo per quattro volte la parola mano la pronuncia sar sempre diversa.

2.1 Langue e parole Saussure pose una serie di distinzioni indispensabile per la definizione di lingua: sincronia e diacronia, rapporti associativi e rapporti sintagmatici, significante e significato, langue e parole. La parole unesecuzione linguistica realizzata da un individuo, un atto individuale: producendo dei suoni concreti si produce un atto di parole. La langue invece la lingua della collettivit, sociale e astratta. La lingua esiste nella collettivit, preesiste agli individui, ed necessaria perch gli atti di parole siano intelligibili, ma anche gli atti di parole sono necessari perch la lingua si stabilisca e perch funzioni. 2.2 Codice e messaggio Jakobson fece invece una distinzione tra codice e messaggio: il codice un insieme di potenzialit ed astratto; il messaggio invece viene costruito sulla base delle unit fornite dal codice ed un atto concreto. 2.3 Competenza ed esecuzione Una terza distinzione tra livello astratto e concreto stata fatta da Chomsky tra competenza ed esecuzione: la competenza tutto ci che un individuo sa della propria lingua; lesecuzione tutto ci che lindividuo fa. Saussure Livello astratto Livello concreto langue parole Jakobson codice messaggio Chomsky competenza esecuzione

3. Conoscenze linguistiche di un parlante Esistono quattro competenze linguistiche: 1) Competenza fonologica. Un parlante conosce i suoni della sua lingua e sa come si combinano, ad esempio sa che se una parola comincia con tre consonanti la prima una s. 2) Competenza morfologica. Riguarda la conoscenza delle parole, ad esempio che di norma in italiano le parole finiscono con una vocale. Un parlante conosce le parole della sua lingua e le sa distinguere da parole di lingue straniere, sa formare parole complesse a partire da quelle semplici. 3) Competenza sintattica. I parlanti conoscono le regole della sintassi, cio sanno che possono formare vari tipi di frasi. 4) Competenza semantica. I parlanti di una lingua sanno riconoscere il significato delle parole e delle frasi e sanno istituire molti tipi di relazioni semantiche tra parole, come ad esempio rapporti di sinonimia e antonimia; inoltre riescono a disambiguare frasi potenzialmente ambigue. 3.1 La grammatica dei parlanti Tutti i tipi di competenze elencati nei paragrafi precedenti fanno parte della grammatica dei parlanti; esistono dei dati linguistici primari che sono quelli dai quali il bambino costruisce una grammatica. 4. Una lingua non realizza tutte le possibilit Una lingua un codice ed costituita sostanzialmente da due livelli: le unit di base e le regole che combinano tali unit. Le lingue del mondo non sfruttano mai tutte le possibilit n a livello di unit n a livello di regole. Ad esempio, in italiano non esiste una distinzione tra dita delle mani e dei piedi mentre in inglese s (fingers/toes), ma linglese non ha il suono gn di gnomo. 5. Sintagmatico e paradigmatico In un atto linguistico i suoni vengono disposti in una sequenza lineare cio uno dopo laltro; in questa operazione succede che i suoni si influenzino lun laltro. Esistono rapporti sintagmatici che si stabiliscono tra elementi in presentia, ovvero co-presenti: ad esempio amico/amici: la prima parola ha un suono velare mentre la seconda un suono palatale. Esistono poi dei rapporti paradigmatici che si stabiliscono tra suoni che possono comparire in un certo contesto, sono rapporti in absentia, cio la presenza di un determinato suono esclude tutti gli altri: ad esempio si consideri la parola stolto: tra la s e la o compare la lettera t, la sua posizione il suo contesto; tra la s e la o possono comparire altri elementi c, g, p, b, d; scegliendo una combinazione si escludono le altre. stolto sto sdoganare sdo

scorta sco sgombro sgo sporta spo sbobinare sbo Rapporti sintagmatici e paradigmatici non esistono solo tra suoni ma anche tra espressioni. Nellespressione <Questo mio amico.>, esiste una relazione sintagmatica tra la o di questo, di mio e di amico; nelle espressioni <Questo amico.> e <Quel amico.> esiste una relazione paradigmatica tra questoe quel. 6. Sincronia e diacronia Nel corso del tempo le lingue possono andare incontro a dei cambiamenti. Lo studio di un cambiamento linguistico detto diacronico, lo studio di un fenomeno nel tempo. Un fenomeno sincronico un rapporto tra elementi simultanei con lesclusione dellelemento tempo. 7. Il segno linguistico Una parola un segno, un segno ununione tra significante (rappresentazione sonora) e significato (rappresentazione mentale). Il segno ha varie propriet tra cui: Distintivit: ogni segno si distingue da un altro (notte/botte). Linearit: il segno si estende nel tempo se orale e nello spazio se scritto. Arbitrariet: non esistono regole che associano al significante il significato, esistono delle eccezioni che riguardano le forme onomatopeiche. I segni possono essere linguistici o no: la disciplina che studia i segni linguistici la linguistica, quella che studia i segni in generale la semiologia o semiotica. 8. Le funzioni della lingua Secondo Jakobson le componenti necessarie per un atto linguistico sono sei: 1) parlante; 2) referente (ci di cui si parla, ci cui latto linguistico rimanda, realt extralinguistica); 3) messaggio; 4) canale (attraverso cui passa la comunicazione); 5) codice; 6) ascoltatore. A ciascuna di queste componenti Jakobson associa una funzione linguistica: 1) funzione emotiva: si realizza quando il parlante esprime stati danimo; 2) funzione referenziale: informativa, neutra; 3) funzione poetica: si realizza quando il messaggio inviato fa si che lascoltatore ritorni sul messaggio stesso per apprezzarne il modo in cui formulato; 4) funzione fatica: quando si vuole controllare se il canale aperto funziona regolarmente; 5) funzione metalinguistica: quando il codice viene usato per parlare del codice stesso; 6) funzione conativa: si realizza sotto forma di comando o di esortazione rivolti allascoltatore perch modifichi il suo comportamento. 9. Lingue e dialetti Un parlante denuncia sempre la sua provenienza: si dice che esistono italiani regionali che corrispondono approssimativamente alle tre principali aree geografiche dellItalia. 1^ divisione: italiano standard; italiano regionale; italiano locale. Attraverso litaliano regionale passano allitaliano molte forme locali, ogni lingua stratificata. 2^ divisione: italiano scritto (forma pi austera della lingua); italiano parlato formale; italiano parlato informale; italiano regionale; dialetto di koin (regione dialettale); dialetto del capoluogo di provincia; dialetto locale.

Dato che anche il dialetto costituito da suoni, parole, frasi e significati, la differenza tra questo e una lingua non linguistica, ma semmai socio-culturale. 10. Pregiudizi linguistici 1- idea che vi siano lingue primitive evolutesi poi in lingue complesse impossibile perch tutte le lingue hanno sistemi fonologici, morfologici e sintattici complessi. 2- lingue per eccellenza logiche non esistono lingue logiche e lingue illogiche, tutte le lingue hanno una loro logica interna. 3- distinzione lingua/dialetto la lingua sarebbe un sistema pi evoluto dei dialetti ma ogni dialetto ha sistemi fonologici e sintattici complessi esattamente come quello di ogni altra lingua. 4- certe lingue sono belle altre brutte sono giudizi soggettivi non ci sono parametri oggettivi per definire se una lingua bella o brutta. 5- lingue facili o difficili. CAPITOLO III LE LINGUE DEL MONDO Intro La Linguasphere unorganizzazione dedita allo studio delle lingue del mondo, che propone una classificazione che conta 10 ordini di grandezza che vanno da 9 (pi di un miliardo di parlanti) a 0 (lingue estinte). Questa classificazione pecca per di imprecisione: molte lingue pur essendo diverse sono considerate la stessa lingua, perch i parlanti si comprendono a vicenda. Il numero dei parlanti si basa fondamentalmente sul numero dei cittadini di una nazione. Da un punto di vista linguistico esistono tre modalit di classificazione: 1) Genealogica: due lingue fanno parte della stessa famiglia genealogica quando derivano dalla stessa lingua originaria. La famiglia genealogica lunit massima, le unit inferiori sono dette gruppi. 2) Tipologica: si dice che due lingue sono tipologicamente correlate se manifestano una o pi caratteristiche comuni. 3) Areale: lingue che hanno sviluppato caratteristiche strutturali comuni perch appartengono alla stessa area geografica. Le lingue in questione formano una lega linguistica 1. Classificazione genealogica: le famiglie linguistiche Due lingue sono genealogicamente parenti quando derivano dalla stessa lingua originaria o lingua madre. Famiglie linguistiche: Indoeuropea: Europa. Latino, greco. Afro-asiatica (camito-semitica): Africa settentrionale, Medio Oriente e parte dellAfrica orientale. Egiziano antico, arabo e ebraico. Uralica: Europa orientale e Asia centrale e settentrionale. Finlandese, estone e ungherese. Sino-tibetana: Asia occidentale. Cinese mandarino, tibetano e lolo-birmano. Nigerkordofaniana: nazioni africane poste al Sud del Sahara. Swahili. Altaica: Asia centrale. Mongolo, turco. Dravidica: India meridionale. Tamil, brahui. Austro-asiatica: Asia meridionale. Khmer e vietnamita. Austronesiana. Oceania. Giavanese, hawaiiano. Esistono anche delle lingue che sono isolate, cio di cui non si pu dimostrare la parentela con altre lingue: in Europa il basco, in Asia il giapponese e il coreano. 2. La famiglia linguistica indoeuropea Nei primi decenni dellOttocento vi fu la scoperta che unantica lingua dellIndia, il sanscrito, ed alcune lingue europee, latino e greco, erano genealogicamente apparentate tra loro. Per identificare questa famiglia nel 1830 venne coniato il termine Indoeuropeo (asieuropeo, indogermanico); la famiglia indoeuropea si divide nei seguenti gruppi e sottogruppi: Indo-iranco: diviso nei sottogruppi indiano e iranico; il sottogruppo iranico a sua volta si divide in lingue iraniche occidentali e orientali. Tocario: formato da lingue estinte. Anatolico ittita, lingue diffuse nel 1-2 millennio a. c..

Armeno: rappresentato dalla sola lingua armena. Albanese rappresentato dalla sola lingua albanese. Slavo: diviso in tre sottogruppi: slavo orientale (russo, bielorusso, ucraino), lo slavo occidentale (polacco, ceco, slovacco) slavo meridionale (bulgaro, macedone, serbo-croato, sloveno). Baltico: comprende lituano e lettone. Ellenico: rappresentato dalla sola lingua greca. Italico: si divide nei sottogruppi italico orientale (lingue dellItalia antica come osco, umbro, sannita) e occidentale. Questultimo sottogruppo comprende il latino che ha dato origine alle lingue neolatine e romanze: portoghese, spagnolo, francese, italiano e romeno. Lingue a livello regionale: gallico, catalano, ladino e provenzale. Germanico: si divide in tre sottogruppi: orientale (gotico), settentrionale (svedese, danese, norvegese, islandese) e occidentale che si divide in due rami: anglo-frisone e neerlando-tedesco. Celtico: si divide nei sottogruppi gaelico (irlandese e gaelico di Scozia) e britannico (gallese, cornico e bretone). 3. Classificazione tipologica Due lingue sono tipologicamente correlate se manifestano una o pi caratteristiche comuni e possono essere classificate in due modi: per tipologia morfologica o per tipologia sintattica. 3.1 Tipologia morfologica I tipi morfologici tradizionalmente riconosciuti sono i seguenti: Isolante: caratterizzato dalla mancanza totale di morfologia: nei nomi non vi distinzione per caso, numero, genere... Per indicare le varie relazioni tra le parole, una lingua isolante fa uso in modo cruciale dellordine delle parole stesse e di alcune particelle. Agglutinante: ogni parola contiene tanti affissi quante sono le relazioni grammaticali che devono essere indicate. Es. lonely + ness =lonelyness Flessivo: tutte le relazioni che devono essere indicate sono contenute in un solo suffisso; unaltra caratteristica delle lingue flessive la flessione interna che consiste nel poter indicare le diverse funzioni grammaticali mediante la variazione della vocale radicale della parola. Le lingue flessive si dividono in analitiche (si possono realizzare relazioni grammaticali mediante pi parole) e sintetiche (le relazioni grammaticali sono espresse in ununica parola). Polisintetico (o incorporante): una sola parola pu esprimere tutte le relazioni che in italiano si esprimerebbero con una frase. Es horseriding 3.2 Tipologia sintattica La tipologia sintattica si basa sullosservazione che esistono delle correlazioni sistematiche, in tutte le lingue, tra lordine delle parole in una frase e in altre combinazioni sintattiche, e per questo viene anche chiamata tipologia dellordine delle parole. Le combinazioni sintattiche pi analizzate sono: 1) la presenza in una data lingua di preposizioni (Pr) oppure di posposizioni (Po); 2) la posizione del verbo (V) rispetto al soggetto (S) e alloggetto (O); 3) lordine dellaggettivo (A) rispetto al nome (N); 4) lordine del complemento di specificazione o genitivo (G). In generale queste correlazioni sistematiche possono essere riassunte come segue: a. VSO/Pr/NG/NA b. SVO/Pr/NG/NA c. SOV/Po/GN/AN d. SOV/Po/GN/NA Queste formule sono chiamate universali implicazioni. 4. Sistemi di scrittura I primi sistemi di scrittura sono del tipo cosiddetto ideografico o per meglio dire logografico. Un tipo di scrittura ideografico utilizzato tuttora in diverse lingue tra le quali il cinese. Gli altri tipi di scrittura sono il tipo sillabico e il tipo alfabetico. Tipo ideografico: ogni simbolo (ideogramma) corrisponde ad un concetto. Lutilizzazione fonetica del simbolo determin l passaggio da un sistema di scrittura ideografico ad un sistema sillabico.

Tipo sillabico: in questi sistemi determinati segni passarono ad indicare determinati gruppi di suoni. Ladozione di un sistema sillabico riduce il numero dei simboli rispetto al sistema ideografico. Tipo alfabetico: si basano sul principio che ad ogni suono corrisponde un segno, restringendo ancora di pi il numero dei simboli. CAPITOLO IV I SUONI DELLE LINGUE: FONETICA E FONOLOGIA 1. Fonetica La disciplina che studia la produzione dei suoni la fonetica articolatoria, vi poi la fonetica acustica che si occupa della natura fisica del suono e sulla sua propagazione, infine esiste una fonetica uditiva che studia gli aspetti della ricezione del suono da parte dellascoltatore. 1.1 Lapparato fonatorio Un suono prodotto normalmente dallaria che viene emessa dai polmoni, sale lungo la trachea, attraversa la laringe, sede delle corde vocali e dopo aver superato la faringe, laria giunge alla cavit orale e fuoriesce dalla bocca. La cavit nasale pu essere esclusa tramite linnalzamento del velo palatino distinguendo tra suoni orali e nasali.

Apparato fonatorio

1.2 Classificazione dei suoni Per la classificazione di un suono sono necessari tre parametri: 1) Modo di articolazione: riguarda i vari assetti che gli organi assumono nella produzione del suono. 2) Punto di articolazione : costituito dal punto dellapparato vocale in cui viene modificato il suono. 3) Sonorit: e data dalle vibrazioni delle corde vocali: se vibrano si otterr un suono sonoro altrimenti un suono sordo.

Simboli dell'IPA 1.3 Classi di suoni I suoni possono essere classificati in tre maggiori categorie: consonanti, vocali e semiconsonanti. Per produrre una consonante laria o viene momentaneamente bloccata o deve attraversare una fessura molto stretta, possono essere sorde o sonore. Nella produzione di una vocale laria che fuoriesce non incontra ostacoli. Le semiconsonanti condividono sia propriet delle vocali che delle consonanti. Vocali, semiconsonanti, liquide e nasali sono sonoranti, tutti i suoni che non sono sonoranti sono ostruenti. 2. I suoni dellitaliano P occlusiva,bilabiale, sorda Pane, taPPo, stoP B occlusiva, bilabiale, sonora Bene, aBBastanza T occlusiva, dentale,sorda Tana, oTTo, alT D occlusiva, dentale, sonora Dente, aDorare K occlusiva, velare, sorda Caro, Che, aCCanto G occlusiva, velare, sonora Gara, Ghiro, alGHe M nasale, bilabiale (sonora) Mano, aMare, uhM nasale, labiodentale (sonora) aNfora, iNvidia, iNverno N nasale, alveolare (sonora) Naso, laNa, daNNo nasale, palatale (sonora) Gnocco, oGNi nasale, velare (sonora) aNcora, aNguria Llaterale, alveolare (sonora) Lana, paLLa laterale, palatale (sonora) aGLio, eGLi Rpolivibrante, alveolare (sonora) Rana, caRRO, peR Ffricativa, labiodentale sorda Fame, aFa Vfricativa, labiodentale sonora Vento, aVViso, VoV S fricativa, alveolare sorda Sano, caSSa, Z fricativa, alveolare, sonora Smodato, caSa fricativa, palato-alveolare sorda Scemo, aSCesa, slaSH fricativa, palato-alveolare sonora garaGe, abat-Jour TSaffricata,alveolare, sorda staZione, paZZo DZaffricata, alveolare, sonora Zero, aZZimato affricata,palato-alveolare sorda Cenare, aCido, aCCento affricata,palato-alveolare sonora Gente, aGire, aGGiornare Jsemiconsonante palatale sonora Ieri, pIede W semiconsonante, velare, (sonora) Uovo, dUomo 2.1 Consonanti dellitaliano Esistono vari tipi di consonanti: Occlusive: occlusione momentanea dellaria cui fa seguito un esplosione [p, b,t, d, k, g]. Fricative: laria passa attraverso una fessura stretta producendo una frizione, si possono prolungare nel tempo [f, v, s, z, ]. Affricate: suoni che iniziano con unarticolazione di tipo occlusivo e terminano con unarticolazione di tipo fricativo [ts, dz, t, d].

Nasali: il velo palatino si posiziona in modo da lasciar passare laria attraverso la cavit nasale [m, n, ]. Laterali: per produrre il suono la lingua si posiziona contro i denti e laria fuoriesce lateralmente [l]. Vibranti: i suoni vengono prodotti mediante la vibrazione dellugola o dellapice della lingua [r]. Approssimanti: gli organi articolatori vengono approssimati senza mai toccarsi [j, w]. Litaliano utilizza sette punti di articolazione: 1) Bilabiali: chiusura di entrambe le labbra. 2) Labiodentali: laria esce da una fessura che si crea appoggiando gli incisivi superiori al labbro inferiore. 3) Dentali: la parte anteriore della lingua tocca la parte interna degli incisivi. 4) Alveolari: la lamina della lingua tocca o si avvicina agli alveoli. 5) Palato-alveolari: la lamina della lingua si avvicina agli alveoli ed ha il corpo arcuato. 6) Palatali o anteriori: la lingua si avvicina al palato. 7) Velari o posteriori: la lingua tocca il velo palatino. 2.2 Vocali dellitaliano Se la lingua assume una posizione alta si produrranno suoni come [i] o [u], se assume una posizione bassa suoni come [a]. Se la lingua in posizione avanzata si produrr una [i] o una [o], se in posizione arretrata [u] o [o]. Se le labbra sono arrotondate si produrranno vocali come [u] o [o], se non sono arrotondate vocali come [i] o [e]. es. -i alta anteriore non arrotondata Italiano , vIno, solI -e medio-alta anteriore non arrotondata Eroico, saporE - medio-bassa anteriore non arrotondata Elle, lacchE -a bassa centrale non arrotondata Amo, sAno - medio bassa posteriore arrotondata Otto, perO ,botte (percosse) -o medio alta posteriore arrotondata Obesit,amicO , botte vino -u alta posteriore arrotondataUnico, lUna 2.3 Combinazioni di suoni Le consonanti possono combinarsi insieme formando dei nessi consonantici. Le combinazioni di consonanti non sono libere ma soggette a restrizioni; vi inoltre una differenza tra le combinazioni possibili in posizione iniziale e quelle in posizione interna. Le combinazioni di vocali in una medesima sillaba danno luogo a dittonghi, che possono essere ascendenti (approssimante seguita da vocale accentata) o discendenti (vocale accentata seguita da un approssimante). Esistono anche dei trittonghi. La combinazione di due vocali appartenenti a due sillabe diverse da luogo ad uno iato. 3.suoni e grafia Un sistema coerente quando ad un suono corrisponde un segno e viceversa. In italiano si incontrano le seguenti incoerenze del sistema grafico: -due simboli diversi per un suono solo : Cuore, Quando [K] -due suoni diversi scritti con lo stesso simbolo : Sera, roSa [s] [z] -due simboli per un solo suono e tre simboli per un solo suono : maGHe [g] SCIocco [ 4. Trascrizione fonetica I suoni possono essere semplici o geminati. Il simbolo per laccento [] si colloca prima della sillaba accentata. A partire dai simboli IPA si pu trascrivere qsi enunciato di qsi lingua. 4.1 Confini Il morfema lunit pi piccola dotata di significato, quindi parole come veloce-mente o baristasono composte da due morfemi. Il confine di sillaba viene normalmente rappresentato da un punto (.)es. ve.lo.ce.men.te, il confine di morfema con il simbolo (+)es. veloce+mente, mentre il confine di parola con il simbolo (#)#velocemente#.
5. Fonetica e fonologia

La fonetica si occupa dellaspetto fisico dei suoni (la sua unit il fono) mentre la fonologia si occupa della funzione linguistica dei suoni (la sua unit il fonema). Nella linguistica innanzitutto si cerca di scoprire: quali sono i fonemi di una data lingua; si ricorre alla nozione di distribuzione e di coppie minime come i suoni si combinano insieme; vengono descritte dalle regole fonologiche

come i suoni si modificano in combinazione; vengono descritte dalle regole fonologiche 5.1 Il contesto Ogni suono ha una sua distribuzione, ovvero contesti o posizioni in cui pu comparire, la posizione della parola. 5.2 Foni o fonemi I foni sono suoni/rumori del linguaggio articolato e hanno valore linguistico quando sono distintivi, cio contribuiscono a differenziare dei significati. Le coppie minime sono coppie di parole che si differenziano solo per un suono nella stessa posizione. Due foni che hanno valore distintivo sono detti fonemi. Un fonema un segmento fonico che ha: una funzione distintiva; non pu essere scomposto in una successione di segmenti che abbiano valore distintivo; definito solo da caratteri che abbiano valore distintivo. Il fonema lunit che si colloca a livello astratto, e dunque a livello di langue; i foni invece si collocano a livello concreto e dunque di parole. 5.3 Le regole di Trubeckoj Trubeckoj enunci tre regole per stabilire se due foni hanno valore distintivo o meno: 1) Quando due suoni ricorrono nella stessa posizione e non possono essere scambiati fra loro senza che si modifichi il significato delle parole, sono realizzazioni fonetiche di due diversi fonemi;es varo, faro 2) quando due suoni della stessa lingua si trovano nelle medesime posizioni e possono essere scambiati senza modificare il significato delle parole, sono varianti fonetiche facoltative di un unico fonema; es renna-Renna VALORE INDIVIDUALE 3) quando due suoni di una lingua, simili dal punto di vista articolatorio, non ricorrono mai nelle stesse posizioni, sono due varianti combinatorie dello stesso fonema. Es. naso [nazo], ancora [a kora] VALORE COMBINATORIO La linguistica statunitense usa invece le nozioni di: Distribuzione contrastiva: quando due foni possono comparire nello stesso contesto e si ottengono cos due significati diversi, allora i due foni sono in distribuzione contrastiva e sono realizzazioni di due fonemi diversi; Distribuzione complementare: quando due foni non possono ricorrere nello stesso contesto si tratta di allofoni dello stesso fonema. Si pu fare inventario dei fonemi in una lingua, in italiano sono circa 30. 5.4 allofoni sono la variante di un fonema 5.5 varianti libere Se due suoni foneticamente simili si possono trovare nello stesso contesto ci sono due possibilit: o sono fonemi diversi (cambia il significato) o sono varianti libere (il significato non cambia). 7.1 parentesi serve a unificare fatti formalmente diversi tra loro quelle tonde indicano la facoltivit 8 fenomeni fonologici e tipi di regole una regola fonologica un meccanismo che connette una rappresentazione fonologica ad una rappresentazione fonetica ed opera una serie di cambiamenti, 9. La sillaba il mattone minimo dellenunciato, lunit di combinazione di fonemi funzionanti come unit pronunciabile In italiano la sillaba minima costituita da una vocale, il nucleo sillabico. Il nucleo pu essere preceduto da un attacco o seguito da una coda; nucleo pi coda costituiscono la rima. Laplologia la cancellazione della sillaba finale di parola in composizione. 11. Fatti soprasegmentali

La fonologia basata sui segmenti detta segmentale; esistono per fenomeni che non possono essere attribuiti ad un segmento e che sono detti soprasegmentali: Lunghezza: riguarda la durata temporale dei suoni e pu avere caratteristiche distintive o meno. Es. pena/penna Accento: una propriet delle sillabe e non dei singoli segmenti. Una sillaba tonica realizzata con maggiore intensit rispetto ad una sillaba atona; solo nelle lingue ad accento non fisso questo pu avere valore distintivo. Es. ancora/ankora Intonazione: esistono dei picchi e degli avvallamenti che producono un effetto percettivo di tipo melodico che prende il nome di intonazione. Le dichiarative hanno una curva melodica con andamento finale discendente, mentre le interrogative hanno una andamento finale ascendente. CAPITOLO V LA STRUTTURA DELLE PAROLE: MORFOLOGIA Intro Lo studio delle parole e delle varie forme che possono assumere la morfologia. Le parole possono essere semplici o complesse; le parole complesse possono essere derivate, cio prefissate o suffissate, o composte. Sia le parole semplici che complesse possono essere flesse per genere, numero... 1. La nozione di parola Le parole sono unit della lingua e non sempre ci che conta come parola in una lingua vale anche per le altre. Si possono distinguere varie accezioni di parola: la parola fonologica non coincide con quella morfologica o sintattica. Un criterio operativo abbastanza efficace di considerare parola quelle unit che non possono essere interrotte, o meglio al cui interno non si pu inserire altro materiale linguistico. 1.1 Tema, radice e forma Si consideri il verbo amare; la forma amare la forma di citazione che troviamo sui dizionari, anche detta lemma; la forma di rappresentazione di tutte le forme flesse che il verbo pu avere. La forma di citazione la forma del verbo allinfinito. La forma di citazione del nome il maschile/femminile al singolare; la forma di citazione dellaggettivo sempre il maschile singolare. In un testo compaiono forme flesse; il processo che porta dalle forme flesse ai lemmi la lemmatizzazione. Per quel che riguarda il verbo bisogna distinguere tra tema e radice: togliendo la desinenza flessiva al verbo amare si otterr ama che il tema; il tema pu essere analizzato come una radice am pi una vocale tematica. 2. Classi di parole Le parole di un lingua sono raggruppate in categorie lessicali che sono: nome, verbo, pronome, articolo, aggettivo, preposizione, avverbio, congiunzione e interiezione. Le classi di nomi che assumono forme diverse sono dette variabili, mentre le altre sono dette invariabili. Unaltra distinzione quella tra parole aperte e chiuse: alle prime si possono aggiungere sempre nuovi membri, le altre sono formate da un numero finito di membri. Le categorie lessicali cui le parole appartengono limitano le combinazioni possibili delle parole. 3. Morfema Un morfema la pi piccola parte della lingua dotata di significato; un segno linguistico costituito da significante e significato. I morfemi si dividono in lessicali e grammaticali: i primi hanno significato che non dipende dal contrasto mentre i secondi ricevono significato dal contesto in cui si trovano. Ad esempio la parola libri si divide in libr (morfema lessicale) e i (morfema grammaticale). Un morfema pu essere cos piccolo da essere costituito da un solo fonema. I morfemi possono essere liberi o legati: sono liberi quando possono ricorrere da soli in una frase e sono legati quando per poter esistere in una frase bisogna aggiungere altre unit. Le parole composte da un solo morfema sono monomorfemiche, quelle composte da due morfemi sono bimorfemiche. Il termine morfema designa ununit astratta che rappresentata a livello concreto dallallomorfo. Ad esempio in inglese il plurale viene indicato con la s di cui si possono avere tre realizzazioni [s], [z] e [ z]: queste tre rappresentazioni del morfema sono i suoi allomorfi. Es. rock [S] toy [z] dish [iz] 4. Flessione, derivazione e composizione Le parole semplici possono subire diversi processi di modificazione:

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Flessione: aggiunge alla parola di base informazioni riguardanti genere, numero, caso... Derivazione: aggiunta di una forma legata (affisso) ad una forma libera e pu avvenire per prefissazione, suffissazione e infissazione. Composizione: forma parole nuove a partire da due esistenti. 5. Morfologia come processo Un verbo pu nascere come tale o divenirlo attraverso diversi processi. La composizione e la derivazione si distinguono perch il primo processo unisce due forme libere mentre il secondo una forma libera e una complessa. Prefissazione e suffissazione in quanto il prima non cambia la categoria lessicale mentre la seconda s. Esistono altri processi di modificazione delle parole: Conversione: cambiamento di categoria senza che vi sia aggiunta manifesta di affissi. Raddoppiamento: raddoppiamento di un segmento parziale. Parasintesi: base pi prefisso e suffisso senza che la sequenza prefisso/base sia una parola dellitaliano e altrettanto non lo sia base/suffisso. Es a-bottone-are 6. Allomorfia e suppletivismo Lallomorfia il livello concreto dei morfemi. Si parla di suppletivismo quando in una serie omogenea si trovano radicali diversi che intrattengono evidenti rapporti semantici ma non altrettanto evidenti rapporti formali. Ad esempio vado/andiamo, acqua/idrico... Il suppletivismo pu essere sia forte che debole: forte quando vi alternanza dellintera radice, debole quando tra i membri della coppia vi una base comune. 7. Parole semplici e parole complesse Le parole semplici sono date e costituiscono il lessico del parlante, esempio ieri, mentre quelle complesse sono formate tramite regole morfologiche esempio capostazione = capo+ stazione. 8. Parole suffissate Postino = posta+ ino Giornalaio= giornale+ aio 9. parole prefissate Disabile= dis+abile Retrobottega= retro+ bottega 10. Morfologia e significato La formazione delle parole consta di una parte formale e una parte semantica. Ad esempio: vino+aio = vinaio (persona che vende vino); giornale+aio= giornalaio (persona che vende giornali). La parte fissa aio la parte fissa di significato, mentre quella variabile corrisponde al nome di base. La semantica di una parola composizionale (o trasparente), cio si ottiene dal significato degli elementi componenti. Il suffisso -bile fornisce un significato passivo. Quando una parola permane a lungo nel lessico pu acquistare significati idiomatici, ovvero non desumibili dagli elementi che la costituiscono. 11. Composti dellitaliano Si consideri un composto come camposanto, la struttura rappresentabile come [[campo]N+ [santo]A]N. Il composto ha la stessa categoria lessicale di uno dei suoi composti. Diremo che campo la testa del composto e che la categoria N del composto deriva dalla testa. Identificare la testa del composto importante perch da questa che derivano al composto una serie di qualit; dalla testa che derivano al composto a) le informazioni categoriali, b) i tratti sintattico-semantici e c) il genere. Un composto una parola non interrompibile, allinterno della quale non possono essere inseriti altri elementi. Esistono vari tipi di composti: composti neoclassici: formati da due forme legate di origine greca o latina e da una forma libera o una legata, ad esempio antropo+fago, dieta+logo; composti incorporati: sono formati da un sintagma costituito da un verbo seguito da un SNO, ad esempio horseride; composti sintagmatici: sono pi di origine sintattica che morfologica; composti reduplicati: formati dalla stessa parola ripetuta; hanno in genere un significato intensivo; composti troncati: formati per troncamento del primo costituente o di entrambi.

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CAPITOLO VI LESSICO E LESSICOLOGIA Intro Esistono almeno due accezioni di lessico: uno il lessico mentale dei parlanti e laltro prende la forma del dizionario. Le parole di una lingua sono memorizzate, mentre le frasi sono costruite tramite regole, ma non sono memorizzate. 1. Lessico mentale Con lessico mentale si intende non solo la conoscenza delle parole, ma anche le conoscenze relative al funzionamento delle parole e dei rapporti tra le parole. Questo significa che ogni parlante in grado di estrarre dal proprio lessico mentale delle liste di parole con certe caratteristiche. I parlanti sanno anche come tradurre i suoni di una parola nella grafia del proprio alfabeto. Per quanto riguarda laccesso al lessico si suppone che alle parole si acceda tramite i primi suoni delle parole stesse. 2. Dizionari Un dizionario si pone a livello della langue nel senso che linsieme delle parole usate da tutta una comunit linguistica; nei dizionari vi anche molta diacronia, cio vi si conservano parole che appartengono al passato. Un dizionario costituito da lemmi e non da forme flesse. La differenza tra dizionario e enciclopedia che il primo una lista di parole che contiene informazioni sulla natura e sulluso delle parole, mentre la seconda contiene informazione su tutto lo scibile umano. 2.2 Lessicalizzazioni Sono esempi di lessicalizzazioni tagliare la corda, nontiscordardim, il cui significato non desumibile dalla somma dei significati delle parti. Si ha lessicalizzazione quando un gruppo di parole si trasforma in ununita lessicale che si comporta come una parola sola. Esiste poi un processo di grammaticalizzazione per cui ununit perde il suo significato lessicale per assumerne uno grammaticale, come ad esempio il suffisso mente. 3. Stratificazione del lessico Il lessico di ogni lingua stratificato; lo strato [+nativo] quello centrale, quello [-nativo] definisce gli strati periferici che spesso riflettono le vicende storiche. Lo strato [-nativo] dellitaliano costituito da prestiti e calchi. Sia prestiti che calchi riguardano interferenze tra sistemi linguistici diversi. Si parla di calco quando vi una riproduzione che sia di struttura morfologica, sintattica o semantica (ad esempio skyscraper=grattacielo); se la riproduzione pi centrata sul significante si parla di prestito. I prestiti possono essere adattati (parole entrate a far parte della lingua italiana) o non adattati (forma estranea alle regole fonologiche dellitaliano). 4. Dizionari specialistici I dizionari sono: Monolingui Bilingui Plurilingui Etimologici Sinonimi e contrari Neologismi Elettronici Inversi Di frequenza e concordanze 4.1 Dizionari elettronici Permettono una serie di funzioni importanti: Ricerca di lemmi Ricerca di pi lemmi con certe caratteristiche comuni Caratteri speciali Operatori logici Possibilit di creare dizionari personalizzati Sillabazione dei lemmi

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Ottenere le forme flesse con lindicazione degli ausiliari per i verbi Trovare sinonimi e contrari Arrivare ad un lemma a partire da una forma flessa Ascoltare la pronuncia delle parole

CAPITOLO VII LE COMBINAZIONI DELLE PAROLE: SINTASSI 1. La valenza I verbi, cos come gli elementi chimici, hanno bisogno di essere accompagnati da un determinato numero di altri elementi, affinch la frase risulti ben formata. Esiste quindi una valenza verbale. Gli elementi richiesti obbligatoriamente da un verbo sono detti argomenti. Tipologie della valenza dei verbi: verbi avalenti: non sono accompagnati da nessun argomento. Ad esempio piovere; verbi monovalenti: un solo argomento, sono verbi intransitivi. Ad esempio correre, parlare, arrivare...; verbi bivalenti: due argomenti, sono verbi transitivi. Ad esempio catturare, piantare, lanciare...; verbi trivalenti: tre argomenti, sono i verbi di dire o di dare. Ad esempio <Il professore ha detto ai ragazzi di fare silenzio.>. Allinterno di una frase esistono inoltre degli elementi facoltativi detti circostanziali. 2. I gruppi di parole Un gruppo di parole detto sintagma. Esistono dei criteri che ci permettono di individuare gruppi di parole: Movimento: le parole che fanno parte di uno stesso gruppo si muovono insieme. Enunciabilit in isolamento: le parole che fanno parte dello stesso gruppo possono essere pronunciate da sole. Coordinabilit: le parole che fanno parte dello stesso gruppo possono essere unite ad un altro gruppo. La parola intorno alla quale costruito un gruppo di parole chiamata testa del gruppo di parole, gli altri elementi del gruppo sono detti modificatori; a seconda del tipo di parola otterremo diversi gruppi di parole: Sintagmi preposizionali: testa=preposizione; Sintagmi nominali: testa=nome; Sintagmi verbali: testa=verbo; Sintagmi aggettivali: testa=aggettivo. Una rappresentazione della struttura dei sintagmi costituita di diagrammi ad albero (indicatori sintagmatici), tramite lo schema X-barra, oppure tramite parentesi. I sintagmi sono i costituenti della frase mentre le parole sono i costituenti ultimi della sintassi. I sintagmi pi semplici sono quelli costituiti dalla sola testa che lunico elemento la cui presenza necessaria. 3. Le frasi 3.1 Frasi e gruppi di parole Una frase un gruppo di parole che esprime un senso compiuto, ma anche vero che una sola parola pu esprimere senso compiuto: se grido: <Gianni!> questa sola parola sufficiente ad esprimere senso compiuto, cio a richiamare lattenzione di Gianni. Esiste una differenza essenziale tra i gruppi di parole chiamate frasi e gli altri gruppi di parole, cio che le frasi sono composte di soggetto e predicato (con struttura predicativa). Il rapporto soggetto/predicato di dipendenza reciproca, ossia luno dei due elementi esiste solo perch esiste laltro. Con il termine proposizione si intende un frase con struttura predicativa di senso compiuto o meno. Esistono tre tipi di entit che possono essere chiamati frasi: 1) proposizioni di senso compiuto; 2) espressioni di senso compiuto che non sono gruppi di parole (struttura non predicativa); 3) proposizioni senza senso compiuto.

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3.2 Tipi di frasi Una prima distinzione quella tra frase semplice e complessa; la frase semplice non contiene altre frasi mentre quella complessa formata da pi frasi. Il rapporto tra le frasi che costituiscono una frase complessa pu essere di coordinazione o di subordinazione: frasi semplici sono coordinate quando sono sullo stesso piano, sono subordinate quando non sono sullo stesso piano e in questo caso avremo frasi principali o dipendenti. Modalit delle frasi: Dichiarative. Interrogative, che si dividono in s\no e wh- (di specificazione). Imperative. Esclamative. Dal punto di vista della polarit le frasi si distinguono in affermative e negative esempio (Gianni partito/ Gianni non partito); dal punto di vista della diatesi si distinguono frasi attive da frasi passive (Gianni ama maria/ maria amata da Gianni), il punto di vista della segmentazione oppone frasi segmentate a quelle non segmentate (questo libro, non lo avevo mai letto /non avevo mai letto questo libro). 4. Soggetto e predicato A livello sintattico si definisce soggetto largomento che ha la stessa persona e lo stesso numero del verbo; a livello semantico il soggetto colui che compie lazione, a livello della comunicazione il soggetto ci di cui si parla. E meglio per limitarsi ad usare i termini soggetto e predicato per riferirsi alle nozioni di livello sintattico. A livello semantico si parler di agente e azione, mentre a livello della comunicazione si parler di tema per indicare il soggetto e di rema per indicare il predicato. 5. Categorie flessionali Le desinenze delle parti del discorso variabili esprimono le diverse categorie flessionali: ad esempio il genere, il numero, il caso, il tempo, la persona e il modo. Se due parole hanno le stesse categorie flessionali si parla di accordo; se invece una parola ha una data categoria flessionale perch le assegnata da unaltra parola con categorie flessionali diverse si parla di reggenza. 5.1 Genere, numero e persona In italiano esistono due generi, il maschile e il femminile; gli elementi del sintagma devono accordarsi con il genere del nome testa del sintagma nominale, questo non succede ad esempio in inglese in quanto laggettivo invariabile. Per quanto riguarda il numero, litaliano oppone lindicazione di un solo oggetto a quella di pi oggetti appartenenti alla stessa classe, quindi singolare e plurale. In lingue come il greco o il sanscrito esistono tre numeri grammaticali: il singolare, il plurale e il duale; altre lingue hanno unespressione anche per il triale. Come il genere, anche il numero manifesta il fenomeno dellaccordo: se la testa del sintagma nominale singolare devono esserlo anche gli altri elementi del sintagma. Le persone grammaticali sono tre: prima persona (colui che parla), seconda persona (a chi ci si rivolge) e terza persona (quella che non entra nel dialogo). 5.2 Caso Il caso indica la relazione che un dato elemento nominale ha con le altre parole della frase, in cui si trova. In italiano, le relazioni tra verbo e argomenti sono espresse mediante 1) lordine delle parole e 2) luso di un morfema grammaticale libero. In latino la diversa relazione degli argomenti con il verbo espressa dalla loro desinenza: nominativo, accusativo, dativo, genitivo, vocativo e ablativo. 5.3 Tempo e modo Una frase come <Gianni partito.> contiene unespressione di tempo. La frase pu essere enunciata in un determinato momento, il momento dellenunciazione, mentre il tempo indicato nella frase detto momento dellevento. In determinate frasi viene indicato anche un momento di riferimento diverso dal momento dellenunciazione e del momento dellevento (ad esempio <Gianni parte.>. Per operare invece altre distinzioni allinterno del sistema dei tempi dellitaliano si ricorre alla categoria dellaspetto: questa categoria ci permette di distinguere fra i tempi del passato cio limperfetto, il passato prossimo e il passato remoto. Il termine imperfetto rimanda a qualcosa di non finito, si parla quindi di aspetto imperfettivo; passato prossimo e remoto sono esempi di aspetto perfettivo, cio compiuto. Il passato prossimo descrive un evento passato i cui effetti sussistono ancora nel presente; il passato remoto descrive un evento che non ha pi alcun rapporto con il presente.

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