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Corso ISTF 01 Introduzione al cristianesimo 2012 - Appunti lezione 1

INTRODUZIONE AL CRISTIANESIMO Appunti Lezione 1 Introduzione al corso

1. Cristianesimo: mistero rivelato ai piccoli Verso l'anno 248, Origene confutava le critiche di un trattato inviatogli da un discepolo in cui un letterato del tempo, di nome Celso, muove in duro attacco contro il cristianesimo. Il testo, Discorso della verit, sarebbe andato perduto se non ci fosse giunto attraverso la confutazione di Origene contenuta nellopera Contro Celso. L'autore del Discorso della verit appare come uomo colto, sufficientemente versato nella filosofia platonica, interessato ai fenomeni religiosi e sociali del suo tempo e appassionato sostenitore dell'ordine e delle leggi dello stato. Egli manifesta tutto il deprezzamento per la nuova dottrina che si sta diffondendo, trasmettendoci notizie importanti sulle modalit di trasmissione del cristianesimo e sui destinatari che raggiungeva.
(III, 44) Pi assennati sono quei Cristiani che fanno le seguenti prescrizioni: "Nessuno che sia istruito si accosti, nessuno che sia sapiente, nessuno che sia saggio (perch tutto ci e' ritenuto male presso di loro); ma chi sia ignorante, chi sia stolto, chi sia incolto, chi sia di spirito infantile, questi venga fiducioso!". E infatti che persone del genere siano degne del loro dio, essi lo ammettono apertamente proprio in quanto vogliono e possono convertire solo gli sciocchi, gli ignobili, gli insensati, gli schiavi, le donnette e i ragazzini. Come potrebbe altrimenti ritenersi un male, infatti, l'essere istruito ed esperto nelle migliori dottrine ed essere ed apparire intelligente? Che impedimento questo produrrebbe ai fini della conoscenza di Dio? Perch non dovrebbe essere piuttosto un vantaggio e un mezzo con cui si possa meglio pervenire alla verit? (III, 55) Vediamo che anche nelle case private lavoranti di lana, ciabattini e lavandai e la gente pi ignorante e pi rozza, non ardiscono parlare alla presenza dei padroni pi anziani e pi assennati, ma quando riescono a trarre in disparte i loro figli e con questi qualche sciocca donnetta, allora espongono le storie pi mirabolanti e dicono che non bisogna ubbidire al padre ed ai maestri, ma si deve prestare ascolto a loro. Quegli altri - dicono - cianciano e sono degli storditi e in realt non conoscono ne' sono in grado di operare nessun bene, ormai in balia come sono dei loro pregiudizi, vuote ciance e null'altro. Loro soli invece conoscono la norma della vita: e i ragazzi, se daranno loro retta, saranno felici e renderanno prospero il 1 casato.

Con superiorit sprezzante Celso attribuisce linteresse per la nuova dottrina unicamente a gente illetterata, facilmente influenzabile, facendoci capire in tal modo la poca considerazione di cui godeva il fenomeno cristiano presso le classi culturalmente pi elevate. Nello stesso tempo per ci restituisce la fotografia di una problematica conosciuta gi da Ges e della comunit apostolica. Il ministero pubblico di Ges, dopo gli entusiasmi iniziali, segnato, infatti, dalla crisi Galilaica quando, bandito dalla sinagoga e abbandonato dalle folle, il rabbi di Nazaret rimane con uno sparuto gruppo di discepoli e comincia ad intravedere, davanti a lui, il rifiuto, la passione e la morte.

ORIGENE, Contro Celso, III,44.55.

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Gv 6,66

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano pi con lui. Disse allora 68 Ges ai Dodici: Volete andarvene anche voi?. Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai 69 parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio.

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Nei vangeli sinottici la preghiera di lode di Ges al Padre ben esprime la consapevolezza di quello che sta avvenendo e laccettazione di tale logica da parte di Ges.
Mt 11,25

In quel tempo Ges disse: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perch hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

C una nuova sapienza da cercare ed essa si diffonde diventandone discepoli. La vicenda di Paolo allareopago di Atene ripropone la stessa dinamica. Allinteresse iniziale manifestato da tale ambiente culturale segue una conclusione desolante nel momento il cui lapostolo annuncia la risurrezione del Signore:
At 17,32

Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: Su questo ti 33 34 sentiremo un'altra volta. Cos Paolo si allontan da loro. Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell'Arepago, una donna di nome Dmaris e altri con loro.

2. Lefficacia della Parola e la forza della testimonianza Eppure il cristianesimo si diffonde con una forza straordinaria, ancor prima di diventare religio licita dellimpero. C una mano invisibile che lo accompagna e lo afferma sulla scena del mondo:
1Cor 1,26

Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista 27 umano, n molti potenti, n molti nobili. Ma quello che stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per 28 confondere i sapienti; quello che debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che ignobile e disprezzato per il mondo, quello che nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, 29 perch nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.

La parola che esso veicola opera con una forza sorprendente. Essa agisce misteriosamente come il seme che ritorna in ben tre parabole custodite nel capitolo 4 del vangelo di Marco.
Mc 4,26

Diceva: Cos il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di 28I giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. l terreno produce spontaneamente prima lo 29 stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto maturo, subito egli manda la falce, perch arrivata la mietitura.

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Un seme straordinariamente efficace: quel seme Ges, Parola vivente, che muore sotto terra per portare pi frutto (cf. Gv 12,24). Allazione di Dio si accompagna la capacit del cristianesimo di parlare a tutti, al contrario delle religioni misteriche che si rivolgevano agli iniziati. E ancor pi espressiva la forza della testimonianza che spingeva la dottrina oltre le parole, sul terreno dellesperienza e del coinvolgimento della vita. Quando nel 325 la Chiesa si raduna a Nicea per il Concilio che avrebbe affermato la divinit di Ges Cristo contro gli attacchi di Ario, molti dei vescovi presenti portavano ancora nella loro carne i segni della persecuzione. Le mani di Paolo di Neocesarea erano state paralizzate dai ferri roventi. Osio, vescovo di Cordoba (+ 360) e Eustazio (+ 330) vescovo di Antiochia avevano entrambi patito durante la persecuzione di Massimino (+ 313). Pafnuzio, vescovo egiziano (+ 360) era stato
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azzoppato e il suo corpo sfregiato suscita la venerazione dei vescovi presenti tanto che limperatore Costantino gli bacia il volto mutilato.2 Il martirio era esperienza eloquente della fede. In esso la verit professata continuava nella vita e nella morte e diventava chiave di comprensione della stessa verit professata. La documentazione martiriale, compresi gli atti redatti dal notaio proconsolare, diventava materiale gelosamente custodito e trasmesso da una comunit allaltra in comunione di fede. Celebre lo scritto che la Chiesa di Smirne, ad esempio, invia a quella di Filomelio, ricordando il martirio avvenuto tra il 161 e il 169 del proprio anziano vescovo Policarpo. La descrizione dei fatti semplice, diretta, calorosa, quasi senza dubbio, opera di testimoni oculari, che scrivono poco tempo dopo il martirio del vescovo di Smirne, prima addirittura dellanniversario della morte, sotto limpressione ancora viva di quanto hanno veduto.
Il proconsole gli chiese se fosse Policarpo, e poich egli lo conferm, tent di persuaderlo ad abiurare dicendo: "Rispetta la tua et", e altre cose simili che usano dire, come: Giura per il genio di Cesare, pentiti, di': Basta con gli atei! Allora Policarpo, guardando col volto serio la folla che era nello stadio, agit verso di essa la mano e gemendo lev gli occhi al cielo, e disse: "Basta con gli atei!". Ma il proconsole insisteva: "Giura, e ti lascer andare. Insulta Cristo". Policarpo rispose: "Lo servo da ottantasei anni e non mi ha fatto alcun torto: come posso bestemmiare il mio re, colui che mi ha salvato?". Riprese il proconsole: "Ho delle belve. Ti consegner a loro, se non cambi idea". Rispose Policarpo: "Chiamale. Non cambieremo parere per andare dal meglio al peggio, mentre bello passare dal male alla giustizia". E l'altro: "Ti far domare dal rogo, se non t'importa delle belve, a meno che tu non cambi idea". E Policarpo: "Tu minacci un fuoco che brucia un momento e poco dopo si spegne, perch non conosci il fuoco del giudizio che verr e della punizione eterna riservata agli empi. Ma perch indugi? Fa' venire ci che vuoi". Quindi gli si misero subito intorno i materiali adatti al rogo. Quando fecero per inchiodarlo, disse: "Lasciatemi cos. Perch colui che mi concede di sopportare il fuoco, mi conceder anche di resistere fermo sul rogo senza bisogno dei vostri chiodi". Allora non lo inchiodarono, ma lo legarono. Messe le mani dietro alla schiena, fu legato, come un montone scelto da un grande gregge in olocausto accetto a Dio onnipotente, e disse: "Padre del tuo amato e benedetto Figlio Ges Cristo, per mezzo del quale ti abbiamo conosciuto, Dio degli angeli e delle potest, ti benedico per avermi ritenuto degno di questo giorno e di questo momento, rendendomi partecipe, nel numero dei martiri, del calice del tuo Cristo per la risurrezione dell'anima e del corpo nella vita eterna e nell'incorruttibilit dello Spirito Santo. Possa io oggi essere accolto fra loro innanzi a te in un sacrificio pingue e gradito, quale tu stesso mi hai preparato e manifestato e porti ora a compimento, Dio verace e leale. Perci io ti lodo anche per tutte le cose, ti benedico, ti rendo gloria per mezzo dell'eterno gran sacerdote Ges Cristo tuo Figlio diletto, e per mezzo suo sia gloria a te in unione con Lui nello Spirito Santo ora e sempre nei secoli venturi, amen". Pronunciato l'amen e terminata la preghiera, gli addetti appiccarono il fuoco, e mentre divampava una grande fiamma assistemmo ad un miracolo, noi a cui fu dato di vedere e che fummo serbati per raccontare agli altri ci che avvenne. Il fuoco, infatti, prese forma di volta, come una vela di nave gonfiata dal vento, e circond il corpo del martire, che vi era in mezzo non come carne che bruciava, ma come oro e argento arroventati in una fornace. E noi sentimmo un odore acuto come il profumo d'incenso o di altri aromi 3 preziosi.

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Cf. TEODORETO DI CIRO, Historia ecclesiastica, 1,7. EUSEBIO DI CESAREA, Storia Ecclesiastica, Libro IV 15, passim.

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Queste descrizioni in cui la vita e la fede si intersecano nella testimonianza credente ci che ha dato (e continua a dare) forza al cristianesimo dischiudendone la verit anche a gente ignorante e rozza di cui ci informa Celso.
La conversione del mondo antico al cristianesimo non fu il risultato di unattivit pianificata, ma il frutto della prova della fede nel mondo come si rendeva visibile nella vita dei cristiani e nelle comunit della Chiesa. Linvito reale da esperienza a esperienza e nientaltro, fu, umanamente parlando, la forza missionaria dellantica Chiesa. La comunit di vita della Chiesa invitava alla partecipazione a questa vita, in 4 cui si svelava la verit da cui veniva questa vita.

3. Non una riflessione, ma lincontro con il Vivente Siamo di fronte a un dato fondamentale: il cristianesimo prima di ogni riflessione o schematizzazione esperienza vissuta di un incontro che uomini e donne i cristiani nel corso di due millenni hanno avuto con Ges di Nazaret. La sua singolare vicenda, legata alla sua morte e risurrezione, ne fa il Vivente (cf. Ap 1,18) capace di raggiungere misteriosamente la vita degli uomini e di renderli partecipi della sua stessa esistenza risorta mediante la fede.
Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta lesistenza umana sulla radicale novit della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilit, i pensieri e gli affetti, la mentalit e il compo rtamento delluomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La fede che si rende operosa per mezzo della carit (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di 5 azione che cambia tutta la vita delluomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17).

Allinizio di un percorso di studio di carattere teologico importante ricordare che alla fede cristiana corrisponde anche lesigenza di una riflessione, come afferma Anselmo dAosta (10331109) nella celebre espressione fides quaerens intellectum. La teologia fondamentale preciser tale necessit e indicher condizioni e modalit di ricerca. Ma chi cerca la fede: sono cio i credenti che si interrogano, chiedono ragione, approfondiscono e chiariscono alcuni aspetti con la luce che viene da Dio. Senza tale disposizione, che cosa si comprende di lui?
Mt 11,26

S, o Padre, perch cos hai deciso nella tua benevolenza. Tutto stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorr rivelarlo.

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E i credenti che mediante la fede si interrogano, lo fanno sempre in ragione della loro fede, perch essa risulti pi forte, comprensibile, coerente, comunicabile, pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che ci appartiene (cf. 1Pt 3,15). C in gioco una crescita, che non pu darsi per scontata.
Eb 5,11

Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perch siete diventati lenti a 12 capire. Infatti voi, che a motivo del tempo trascorso dovreste essere maestri, avete ancora bisogno che qualcuno v'insegni i primi elementi delle parole di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. 13 Ora, chi si nutre ancora di latte non ha l'esperienza della dottrina della giustizia, perch ancora un 14 bambino. Il nutrimento solido invece per gli adulti, per quelli che, mediante l'esperienza, hanno le facolt esercitate a distinguere il bene dal male.
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J. RATZINGER, Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza e carit, Milano, 1989, p. 31. BENEDETTO XVI, Lettera per lindizione dellAnno della Fede Porta fidei , 6. [PF]

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La fede dunque va ricercata, secondo la famosa distinzione agostiniana, nellatteggiamento con cui si crede (fides qua) e in ci in cui si crede (fides quae). Queste due dimensioni sono inscindibili: ci si pu fidare di Dio proprio perch lo si conosce ma, daltro canto, conoscendolo, gli si affida tutta la vita. Mentre ci introduciamo nella vicenda cristiana, sar importante individuare un percorso che ci consenta di accostare la realt della fede nella sua complessit. Lo facciamo con umilt e rispetto, ben sapendo che il terreno nel quale ci inoltriamo abitato dalla grazia di Dio e dalla libert delluomo: non tutto appare immediatamente disponibile. Come canta un antico inno liturgico: Nec lingua valet dicere, / nec littera esprimere: / expertus potest credere, / quid sit Jesum diligere6 Le esperienze di incontro con Ges Cristo sono numerose quanto le storie degli uomini che lo hanno incontrato. E ogni storia ha accenti propri e una propria conoscenza di Cristo.

4. Un incontro situato nella fede della Chiesa Ogni approccio per orientato e situabile in un percorso nel quale la Chiesa e dunque la comunit di coloro che hanno incontrato il Signore e alla quale egli stesso concede una certa garanzia di autenticit vede attuarsi e crescere lincontro con il Vivente. Il percorso descritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica [CCC] pubblicato nel 1992, nelle quattro direttrici che intersecano i movimenti della fede creduta, celebrata, vissuta e pregata. Alla sua riscoperta e al suo uso ci richiama Benedetto XVI.
Nella sua stessa struttura, il Catechismo della Chiesa Cattolica presenta lo sviluppo della fede fino a toccare i grandi temi della vita quotidiana. Pagina dopo pagina si scopre che quanto viene presentato non una teoria, ma lincontro con una Persona che vive nella Chiesa. Alla professione di fede, infatti, segue la spiegazione della vita sacramentale, nella quale Cristo presente, operante e continua a costruire la sua Chiesa. Senza la liturgia e i Sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perch mancherebbe della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani. Alla stessa stregua, linsegnamento del Catechismo 7 sulla vita morale acquista tutto il suo significato se posto in relazione con la fede, la liturgia e la preghiera.

La fede pi di un catechismo, ma il catechismo ce ne indica la percorrenza e ci offre una iniziale chiave di comprensione sulla quale gi intervenuta la riflessione ecclesiale.
Un catechismo deve presentare con fedelt ed in modo organico l'insegnamento della Sacra Scrittura, della Tradizione vivente nella Chiesa e del Magistero autentico, come pure l'eredit spirituale dei Padri, dei Dottori, dei santi e delle sante della Chiesa per permettere di conoscere meglio il mistero cristiano e di ravvivare la fede del popolo di Dio. Esso deve tener conto delle esplicitazioni della dottrina che nel corso dei tempi lo Spirito Santo ha suggerito alla Chiesa. anche necessario che aiuti a illuminare con la luce della 8 fede le situazioni nuove e i problemi che nel passato non erano ancora emersi.

Il CCC muove da una preoccupazione orchestrale consentendo ad ogni dimensione della fede e della vita ecclesiale di potervisi riconoscere.
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La frase tratta dallinno Iesu dulcis memoria. PF 11. Costituzione Fidei Depositum per la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica redatto dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, n. 1.

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In relazione alla storia. Esso custodisce il buon deposito della fede: accanto alla Scrittura e in dipendenza da essa, rappresenta come la Tradizione della Chiesa ha accolto la parola della Rivelazione, lha approfondita e lha offerta alla meditazione del popolo cristiano, anche ai credenti di oggi, fiduciosa nellazione dello Spirito che guida verso tutta intera la verit (cf. Gv 16,13). In relazione alla comunione ecclesiale. segno della collegialit episcopale e dunque di una riflessione condivisa e una ricchezza che non monopolio di qualcuno ma comune eredit e frutto che cresce col contributo di tutti.
Si ha ragione di affermare che questo Catechismo il frutto di una collaborazione di tutto l'Episcopato della Chiesa Cattolica, il quale ha accolto con generosit il mio invito ad assumere la propria parte di responsabilit in un'iniziativa che riguarda da vicino la vita ecclesiale. Tale risposta suscita in me un profondo sentimento di gioia, perch il concorso di tante voci esprime veramente quella che si pu chiamare la sinfonia della fede. La realizzazione di questo Catechismo riflette in tal modo la natura 9 collegiale dell'Episcopato: testimonia la cattolicit della Chiesa.

In relazione allarmonica ripartizione della materia. Unico il mistero di Dio rivelato in Cristo centro della fede ma esso accolto e compreso nella professione di fede, nella celebrazione del mistero cristiano, nella vita in Cristo, nella preghiera.
Leggendo il Catechismo della Chiesa Cattolica, si pu cogliere la meravigliosa unit del mistero di Dio, del suo disegno di salvezza, come pure la centralit di Ges Cristo, l'Unigenito Figlio di Dio, mandato dal Padre, fatto uomo nel seno della Santissima Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, per essere il nostro Salvatore. Morto e risorto, egli sempre presente nella sua Chiesa, particolarmente nei sacramenti; egli la 10 sorgente della fede, il modello dell'agire cristiano e il maestro della nostra preghiera.

In relazione ad ogni uomo di buona volont. Nellattenzione ad una musicalit pi ampia della Chiesa cattolica e della quale essa partecipe. Lintroduzione al cristianesimo non pu trascurare ogni domanda pi o meno consapevole che nei suoi confronti venga formulata e il contributo che ogni uomo di buona volont e ogni cultura reca alla fede e alla sua comprensione.
Viene pure offerto a tutti i Fedeli che desiderano approfondire la conoscenza delle ricchezze inesauribili della salvezza. Intende dare un sostegno agli sforzi ecumenici animati dal santo desiderio dell'unit di tutti i cristiani, mostrando con esattezza il contenuto e l'armoniosa coerenza della fede cattolica. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, infine, offerto ad ogni uomo che ci domandi ragione della speranza che in noi e che voglia conoscere ci che la Chiesa Cattolica crede.11

Il nostro corso seguir dunque il CCC, ma in virt di una fede pi grande del catechismo, lo useremo come una carta nautica, studiandola attentamente per non smarrire la rotta, ma scoprendo la bellezza del viaggio della fede guardando anche ai credenti di ieri e di oggi e alle situazioni con le quali la fede si misura e alle quali cerca di portare il proprio contributo. Seguiremo pertanto tre direttrici:
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Costituzione Fidei Depositum, n. 2. Costituzione Fidei Depositum, n. 3. Costituzione Fidei Depositum, n. 4.

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il Catechismo: la fede custodita organicamente espressa nelle sue verit; la vita di fede dei credenti animata da colui che la Verit; la vita della Chiesa tra verit data e promessa, negli appelli che il mondo le rivolge e nel contributo che essa pu portare.

Questa tensione tra ci che le pagine di carta riescono a dire e il mistero della fede cos ricco e complesso, com impresso nella vita dei credenti e della Chiesa ci dice la preziosit della nostra ricerca, ma anche i suoi limiti.
"Questo mi fa pensare alle ultime settimane della vita di san Tommaso non ha pi scritto, non ha pi parlato. I suoi amici gli chiedono: Maestro, perch non parli pi, perch non scrivi? E lui dice: Davanti a quanto ho visto adesso tutte le mie parole mi appaiono come paglia La paglia non niente. La paglia porta il grano una relativizzazione del nostro lavoro e insieme una valorizzazione del nostro lavoro. anche una 12 indicazione, perch il modo di lavorare, la nostra paglia, porti realmente il grano della Parola di Dio".

Bibliografia Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano, 1992.
J.

RATZINGER C. SCHNBORN, Breve introduzione al Catechismo della Chiesa Cattolica, Citt Nuova, Roma, 2005. BENEDETTO XVI, Imparare a credere, San Paolo, Milano 2012. BENEDETTO XVI, La gioia della fede, San Paolo, Milano 2012. BRUNO FORTE, La porta della fede. Sul mistero cristiano, San Paolo, Milano 2012. PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE, Vivere lanno della fede, San Paolo, Milano 2012.

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Omelia di Benedetto XVI durante la Concelebrazione eucaristica con i membri della Commissione teologica internazionale, 7 ottobre 2006.

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