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Marta Guerrini / Mauro Maffezzoni / Mala.

Arti Visive / Riccardo Vanni

CASABIANCA

mar ta guerrini

Scarscapes, 2013, stampa digitale su carta blueprint

Scarscapes, 2013, stampa digitale su carta blueprint

Scarscapes, 2013, stampa digitale su carta blueprint

Marta Guerrini Scarscapes Marta Guerrini presenta una serie di fotografie che indagano il corpo. La sua poetica si muove allinterno dello spazio che esiste tra ci che la foto svela e ci che nasconde. In questo caso vengono mostrate delle superfici epidermiche, non decodificabili a primo acchito come paesaggi umani. Ad uno sguardo pi attento lo spettatore comprende che si tratta di pelle, e che il fuoco rivela chiaramente solo una determinata porzione di corpo: una cicatrice. La scelta di fermare lo sguardo su questo particolare del corpo dovuta alla liberazione di senso che esso permette, una volta ristabilita la sua valenza di operatore simbolico. Lindagine di Marta scruta le modalit con cui eventi traumatici, incidenti, in una parola la vita, hanno inciso lepidermide dei modelli, riassorbendosi per allinterno della totalit-corpo che ognuno di essi . Il corpo qui presentato unisce quelle due componenti che nella lingua tedesca vengono scisse in due lemmi: korper e leib; da una parte il corpo biologico, indagabile dalla medicina, dallaltra il corpo vissuto, sentito, desiderante, vivo. La cicatrice assume dunque le forme di una geografia corporea, diventando un sentiero che la fotografa ha inteso percorrere nellintimit dellesistenza dei modelli. E il tracciato che collega ogni singolo al mondo. La cicatrice allora si eleva a simbolo della capacit dellessere umano di rielaborare e metabolizzare le proprie esperienze, il proprio dialogo col mondo, rendendole parte di s, affermazione identitaria. Questa affermazione per non viene ostentata; ma posta in modo sfumato tra la documentazione, costituita dalloggettofotografia, e la presenza fissata del corpo, mortale, vulnerabile, destinato a consumarsi. Marta Guerrini sceglie di modulare la sua ricerca secondo accenti bassi e discreti, trasfigurando il corpo senza per renderlo irriconoscibile. Questa scelta di agire discretamente una presa di posizione rispetto ai toni trionfalistici con cui i media propugnano una bellezza priva di difetti, che per una volta raggiunta assume la forma di una menzogna. La vera bellezza sta invece nella consapevolezza delle reali caratteristiche del proprio corpo, cicatrici comprese, che afferiscono a una interiorit, a unintimit, a un privato. che nella trasfigurazione attuata dallartista diventano cicatrici di tutti, reali e simboliche, in cui rispecchiarsi, in un movimento circolare che parte da noi, percorre e penetra limmagine per poi ritornare a noi. Questa posizione, netta nei presupposti concettuali, rispecchiata anche dal supporto della stampa degli scatti, ossia la carta utilizzata per i manifesti pubblicitari. Questa aderisce allintonaco dello spazio espositivo come una seconda pelle, ampliando i significati semantici di questa serie fotografica. Martina Raponi

mar ta guerrini
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mauro maffezzoni

Good Stuff, 1990-2013, acrilico su tela

Good Stuff, 1990-2013, acrilico su tela

Good Stuff, 1990-2013, acrilico su tela

Mauro Maffezzoni Good Stuff Mauro Maffezzoni essenzialmente un catalogatore e traduttore di immagini. Negli ultimi anni la sua pratica si basata sulla navigazione nel mondo da internet: non c pi bisogno di guardare Van Gogh o Bacon dal vero perch tutto appare gi nel web. Da questa infinita sorgente Maffezzoni archivia migliaia di immagini in svariate cartelle, da cui di volta in volta sceglie un certo numero di modelli da sottoporre al suo trattamento. Pi che di quadri si tratta di documenti di questa operazione di selezione e traduzione.

mauro maffezzoni
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mala. ar ti visive

Waiting, 2013, video loop

Waiting, 2013, video loop

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Waiting, 2013, video loop

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Mala. Arti Visive Waiting I Mala.Arti Visive, manipolando unabituale intercapedine temporale che frantuma indifferentemente e senza lasciare tracce i nostri momenti di lavoro e di svago, propongono unesperienza radicalmente minimale dellattesa in cui si intravvede un deragliamento del normale flusso della quotidianit e delle sue certezze.

mala. ar ti visive
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riccardo vanni

Senza titolo, 2013, vernice su muro

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Senza titolo, 2013, vernice su muro

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Senza titolo, 2013, vernice su muro

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Riccardo Vanni Senza titolo Il linguaggio unestensione delluomo che permette allintelligenza di assurgere ad una realt pi ampia, distaccandosi dagli oggetti materiali. A partire da questo concetto si pu iniziare a parlare del lavoro di Riccardo Vanni, che consiste in una semplice proposizione linguistica, un quesito: Dove poter fare esperienza dellarte? Per la domanda non rimane sospesa. Lartista suggerisce una risposta: Altrove. Dunque non l, nel momento in cui lo spettatore si trova a riempire la distanza tra s e lopera pensando di esperire larte. La prima riflessione che questo lavoro impone inerente allarte stessa, o quantomeno a quegli oggetti e quelle azioni che meriterebbero di ricevere lo statuto di arte. La ricerca di Riccardo Vanni trova il suo campo dazione nei concetti. E per questo che lopera si assottiglia, diventa invisibilit tangibile, assume la forma di una proposizione, elaborato linguistico puro che rimanda a qualcosaltro. Loperazione artistica volta a far s che il cervello dello spettatore filtri gli statement proposti e li elabori in modo critico. La percezione dellopera darte in questo caso concerne il leggere e questa lettura produce pensiero. Lopera, definita in termini linguistici, conduce direttamente dallartista allo spettatore poich veicolata da un sistema di comunicazione codificato e condiviso. Arte porsi delle domande, proporre risposte che suscitino altre domande instaurando un circolo virtuoso di pensiero, di dissertazione ermeneutica. Lutilizzo che si fa in questo caso dellopera strumentale, rispetto alla volont di minare le basi delle norme sociali della vita culturale, del rito della visita di unesposizione. E in questo modo che si situa lulteriore riflessione da innescare rispetto allintervento dellartista: cosa si intende per esperienza dellarte? In questo mondo affollato di musei darte contemporanea, concept spaces, gallerie, associazioni culturali, e caratterizzato da unarte perlopi cliccata da una tastiera e fruita telematicamente guardando uno sche-rmo, si fa leva su quella che pu essere definita lipertrofia dellocchio delluomo postmoderno, che causa una voracit del guardare spesso senza com-prensione vera. Lintervento ci porta verso qualcosa di non fisicamente presente, spingendo i visitatori a percepire in se stessi, la possibilit del recupero della totale capacit delluomo di fruire in modo pienamente estetico, sensoriale, sensuoso e sensitivo, ci che definiamo arte, riassegnando allartista il ruolo di massaggiatore del sensorio comune. Lopera di Riccardo non intende determinare nulla, se non la sua opposizione alla necessit di delimitare i fenomeni artistici conducendoci a riflettere sulla nostra personale concezione di esperienza dellarte. Martina Raponi
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Zola Predosa, 28 aprile 2013

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