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GIOVANI SCRITTORI IULM

linafferrabile
ANTOLOGIA DI RACCONTI

a cura di

GIUSEPPE CARRIERI e MICHELE MARCON


Postfazione di

PAOLO GIOVANNETTI

Milano 2007

Per la presente edizione 2007 Arcipelago edizioni Via Carlo DAdda 21 20143 Milano info@arcipelagoedizioni.com www.arcipelagoedizioni.com Prima edizione dicembre 2007 ISBN 978-88-7695-370-5

Ristampe: 7 6 2011 2010

5 2009

4 2008

3 2007

vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata.
Questo libro pubblicato con il contributo dell I.S.U. IULM

Linafferrabile GLENDA MANZI La musa ispiratrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

MICHELE MARCON Midriasi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 HULDA FEDERICA ORR La chiave di vetro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 DANILO POTENZA D.M.P. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 PAOLA TONETTI Linafferrabile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 DIMITRI SQUACCIO 28-12-1956 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99 MARCELLO UBERTONE La morte di Martino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 GIUSEPPE CARRIERI Larrivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121 Postfazione di PAOLO GIOVANNETTI . . . . . . . . . . 133

Linafferrabile

La musa ispiratrice

Glenda Manzi

Era maggio, il mese che preferisco. Laria diventa tiepida e si riempie di un profumo dolcissimo e inconfondibile che mi stordisce e mi fa venire voglia di sorridere, esattamente come quando assaporo lodore della pelle di un uomo che mi piace. In quel maggio non cera nessun uomo a farmi quelleffetto e, anzi, ero cos felice di essere tornata single dopo due anni di un fidanzamento tormentato che mi bastava la primavera per sentirmi bene. Certo, i sensi di colpa per aver detto a Stefano che non lo amavo pi tornavano a farmi visita regolarmente, ma iniziavo a ricordare quanto fosse piacevole la libert: nessun peso di unaltra vita sulle mie spalle, decisioni prese solo con me stessa e nessuna furiosa discussione per via di un mio ennesimo, repentino, cambiamento dopinione. Libera di pensare una cosa e di farne invece altre due diverse, senza dare spiegazioni che il pi delle volte nemmeno io sapevo trovare. Ero tornata in me, dicevano gli amici. Dovevo essermi trasformata in una donna insoddisfatta e musona durante il tratto di vita trascorso accanto a Stefano, perch mai come in quel mese di maggio ero stata ricoperta di entusiastici commenti sulla mia solarit e sulla mia ritrovata, contagiosa allegria. Forse anche Massimo fu colpito dalla mia voglia di vivere. La sera che ci incontrammo ero piuttosto ubriaca. Volevo celebrare la primavera, la mia primavera, e Sofia, la mia compagna di disavventure, sbronze, viaggi
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e di una vita, mi aveva proposto di andare con lei nel parco sulle mura della citt. Anche l si celebrava larrivo della bella stagione, con latmosfera rarefatta ed elegante che solo un concerto jazz illuminato da candele e del buon vino sanno creare. Questo mi bastava, perch non ero alla ricerca. Di niente e di nessuno. E siccome in amore, o gi di l, non vero che chi cerca trova, fu tra un sorso di buon rosso e le note di un sax che per caso mi avvicinai a Massimo. Ebbene s, fui io ad andare da lui. Se non altro, perch la serata era piacevolmente arricchita dalle esposizioni di giovani artisti e io, vittima compiacente di un sortilegio che mi ipnotizza sempre di fronte a tutto ci che racchiude bellezza, trovavo che le lampade e i quadri che Massimo aveva creato fossero davvero belli. Tuttavia, devo confessare che il suo sguardo perennemente stupito lo era anche di pi. Non aveva parlato ancora ma, certe volte, non servono parole per capire se un uomo chimicamente quello che fa per me. Farfalle nello stomaco e incapacit di distogliere i miei occhi da lui. Erano mesi che nessuno mi faceva quelleffetto. La mia insicurezza cronica che, di fronte a un uomo che mi piace, mi fa diventare insolitamente timida e impacciata, fu cancellata quella notte dagli ormai innumerevoli bicchieri di vino: potei cos evitare la solita trafila di pensieri annienta-naturalezza che in genere vanno dal tentativo di decifrare se anche luomo in questione attratto da me almeno quanto io lo sono da lui, fino alla necessit di avere al mio fianco Sofia, come supporto in caso limbarazzo prenda il sopravvento. Per fortuna il vino mi aiut ad essere brillante, anche perch Sofia lavevo persa da un pezzo, e lultima volta che lavevo vista mi pareva ammiccasse a un biondino. Massimo, invece, era moro, come piace a me. Aveva la carnagione olivastra, i capelli neri e gli occhi nerissimi, il fisico asciutto e scolpito e la bocca pi sensuale
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che avessi mai visto. E no, non era un idiota. Ventisette anni, artista, attore in una compagnia teatrale, leggeva Shakespeare e scriveva poesie, ascoltava Paolo Conte e praticava lo zen, viaggiava moltissimo e sapeva anche cucinare. Per un attimo pensai di aver trovato chi cercavo da una vita. Ma non ero cos ingenua e mi costrinsi a pensare che, molto probabilmente, cera un trucco da qualche parte. Dovevo solo ricordarmene. Ma questo pensiero non dur che pochi secondi e Sofia, passeggiando con la sua nuova conquista tra le bancarelle degli artisti ordinatamente allineate sul sentiero esterno del parco, mi ritrov seduta sulle ginocchia di Massimo. Ci bast uno sguardo per capirci e scoppiare in una risata etilica; mi salut con un bacio e una scintilla negli occhi, mentre si allontanava un po barcollante sostenuta dal suo biondino. La nostra amicizia era fatta di taciti accordi, che affondavano le loro radici nel totale rispetto delle nostre libert. Questo ci teneva unite. Ci che mi piaceva di Massimo era la sua capacit di mettermi a mio agio, con lui mi sentivo libera di essere me stessa. Cos, complici il vino e lincoscienza dei miei ventun anni, accettai di farmi riaccompagnare a casa. Dopo la storia con Stefano avevo deciso di stare sola, rifiutando cortesemente appuntamenti e inviti a cena, forse perch in fondo al cuore nutrivo ancora sentimenti di religioso rispetto verso le ceneri del nostro amore andato in frantumi, e non volevo profanarlo con qualche notte di sesso senza importanza. Ma erano passati quattro mesi ormai, e di fronte a Massimo e alla sua bocca rossa decisi che il tempo necessario per elaborare il mio lutto era trascorso. Pi lo guardavo e pi desideravo che la sua voce, il suo corpo e il suo odore mi ricordassero lemozione del primo bacio, del primo contatto con unaltra pelle che non fosse quella familiare e conosciuta di Stefano.
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Quella sera non prov nemmeno a sfiorarmi le labbra con un bacio. Ero contenta, ecco finalmente un gentiluomo, pensai. Mi accarezz dolcemente i capelli e mi disse di sentirsi empaticamente vicino alla mia essenza. Voleva che ci rivedessimo, io ero daccordo? Oh s, certo che s. Gli lasciai il mio numero di telefono e con un sorriso ebete stampato sulle labbra mi congedai da lui dicendo che avrei aspettato una sua chiamata. Non dovetti aspettare molto, dato che la mattina dopo mi chiam per augurarmi una splendida giornata e invitarmi a uno spettacolo teatrale di strada che metteva in scena Don Chisciotte. Lo spettacolo era allestito in un paese di periferia e per comodit proposi di passarlo a prendere, dato che ero io ad abitare nella parte opposta della citt. Il mio senso pratico e lassoluta mancanza di rispetto nei confronti di tutte quelle regole secondo cui luomo che deve passare a prendere la donna, dovettero destabilizzarlo un pochino, perch mi sembr perplesso. Ma si arrese di fronte alla mia insistenza, constatando che, in effetti, sarebbe stato pi comodo cos. Ero agitata. In fondo era da molto tempo che non mi capitava un primo appuntamento. Parcheggiai sotto casa sua e scesi dalla macchina, pensando che fosse pi carino aspettarlo fuori anzich al volante. Mi accesi automaticamente una sigaretta, riflesso incondizionato dei momenti dattesa, e quando lo vidi avvicinarsi da lontano cercai di sfoderare il migliore dei miei sorrisi. Mi sembr che nascondesse qualcosa dietro la schiena ma non ci badai, pensando a uno dei soliti scherzi della mia lieve miopia. Invece, dopo avermi soffiato un bacio appena percettibile sulla fronte, Massimo port avanti il braccio che davvero teneva nascosto, e mi offr una gerbera gialla. Senza che mi fosse dato il tempo per replicare o balbettare una qualsiasi frase di circostanza, aggiunse al suo regalo anche un cd di Fabrizio De Andr, che
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estrasse dalla tasca dei jeans con un gesto teatrale. Qualsiasi donna normale avrebbe gioito, me ne rendo conto. A me, invece, si gel il sangue. Mio Dio, un fiore e un cd al primo appuntamento. Mi vergognai a lungo per la mia reazione, ma confesso che provai repulsione. Avevo sempre creduto di desiderare un uomo attento e premuroso, ma ora che ce lavevo di fronte stavo per sentirmi male. Non saprei dire perch, ma nella mia testa quel gesto si associ immediatamente a unequazione insopportabile: tenerezza pi dolcezza diviso fragilit uguale zero passione. Esattamente il contrario di quello che sognavo io, reduce da un fidanzamento scivolato nella routine a cui avevo posto fine proprio perch non sopportavo di vivere senza ardore. Ma era presto per etichettare Massimo, e allontanai i miei cattivi pensieri fantasticando sul momento in cui mi avrebbe dimostrato di essere luomo selvaggiamente passionale che speravo fosse. Forse si trattava del famoso pugno di ferro in guanto di velluto. Lo ringraziai nel modo pi spontaneo che riuscii a inscenare e montammo in macchina. Lo spettacolo si rivel un mezzo disastro, una sorta di recita da scuola elementare con attori improbabili e scenografia assente. Eravamo seduti a terra in una piazza minuscola e il cerchio che noi spettatori formavamo delimitava lo spazio in cui gli pseudoattori dovevano muoversi. Massimo sembrava entusiasta e io non me la sentii di esprimere il mio disappunto, almeno fino a quando un pollo senza vita sfugg di mano a Don Chisciotte per finire sulla mia testa. Gli bast il mio sguardo per capire che non impazzivo di gioia. Lo spettacolo, fortunatamente, fin piuttosto presto e cos pensai che avremmo potuto stare insieme ancora un po. Non avevamo parlato quasi, se non durante il tragitto in macchina e invece io volevo scoprirlo, conoscerlo, capirlo e forse, inconsciamente, volevo dargli la possibilit di dimostrarmi al pi presto che poteva anche essere un uomo forte e deciso, oltre che un artista dallanimo sensibile e delicato.
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La nostra una cittadina meravigliosa e la parte alta della citt, con i suoi borghi medievali e le antiche mura, nelle notti primaverili dal cielo limpido e stellato si trasforma nello scenario perfetto per un incontro romantico. O almeno era quello che credevo io. Massimo non sembr pensarla cos, visto che inizi ad accampare scuse e giustificazioni per evitare lincontro ravvicinato che io invece speravo. Disse che si sentiva molto stanco, aveva bisogno di dormire e lindomani lo avrebbe aspettato una levataccia. Accidenti, non era nemmeno scoccata la mezzanotte, e quello era il nostro primo appuntamento! Avevo commesso qualche piccolo errore senza rendermene conto, non cera altra spiegazione, perch nessun uomo davvero interessato a una donna avrebbe insistito per essere riaccompagnato a casa, nemmeno se il giorno dopo avesse dovuto iniziare un nuovo incarico come Presidente degli Stati Uniti! Ci rimasi molto male. Soprattutto, ero delusa. Mi aspettavo da Massimo un turbinio di emozioni, morivo dalla voglia di baciarlo e pretendevo di suscitare in lui lo stesso ardore. Ero carina, spiritosa ed esuberante. Le mie origini partenopee erano inconfondibili e con il tempo avevo imparato ad amare le forme prorompenti che tanto avevo odiato nelladolescenza. Avevo scoperto che, anche senza voler essere sensuale, le mie curve mi facevano apparire agli occhi degli uomini prepotentemente sensuale, e non era certo la tenerezza il primo sentimento che ispiravo nelle loro fantasie. Io, il simbolo della femminilit, non ero riuscita a impedire a Massimo di preoccuparsi per la sua stanchezza, e guidavo in silenzio lungo la strada per casa sua. Accostai vicino al suo portone e spensi il motore. In fondo, speravo ancora che almeno un bacio della buonanotte me lo concedesse. Cosa cera di male nel desiderare di essere baciata da un uomo che mi scatenava tempeste ormonali? Lui riusciva a farmi sentire in colpa per quel desiderio. Ma un bacio me lo concesse. Lento e
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delicato. Perch quella meravigliosa cicatrice a forma di stella che porto in mezzo alla fronte, secondo lui, andava baciata solo in quel modo. Gli sorrisi teneramente ma, a dire il vero, avrei voluto frantumargli un oggetto contundente sulla sua di fronte. Stava mortificando la mia femminilit e mi stava in qualche modo rifiutando; provai un misto di rabbia e vergogna, immaginando quanto dovetti sembrargli patetica nei miei tentativi di sedurlo. Ero troppo impetuosa, troppo impaziente? O forse Massimo voleva evitare di passare per il Don Giovanni di turno e mi avrebbe baciata al nostro successivo appuntamento? Ma ci sarebbe stato un altro appuntamento? Non lo sapevo, Massimo aveva detto soltanto Ci sentiamo, tesoro lasciandomi sola alle prese con un dubbio amletico. Cosa avevo sbagliato? Io, in effetti, niente. E ne ebbi la conferma la sera dopo, e quella successiva ancora, e per tutta la settimana che segu, perch Massimo insisteva nel non volermi baciare. Una lunga disquisizione con Sofia, di fronte a due birre gelate, mi port a chiedermi se davvero volevo ostinarmi a uscire con uno che era molto bravo a inviarmi romantiche poesie via sms ma che evitava accuratamente di restare solo con me in situazioni che avrebbero portato qualsiasi uomo dotato di un giusto dosaggio di testosterone a cedere di fronte alle mie invitanti scollature e ai miei eloquenti sguardi appassionati. Effettivamente no, non era proprio quello che desideravo, ma ormai si trattava di una sfida, tra me e la mia voglia di sentirmi seduttrice. Quella sera Massimo, che in compenso era molto abile nellinventarsi nuovi metodi per sfuggirmi, invitandomi a mostre darte, proiezioni di documentari e soporifere conferenze sulla meditazione, aveva organizzato una cena molto particolare la cui natura rest una sorpresa fino allultimo. Invit anche Paolo, il suo grande amico, e Sofia, che nel frat 15

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tempo aveva gi archiviato il suo biondino per via di una prestazione poco soddisfacente. In ogni caso, replicai io di fronte alle sue lamentele, lei almeno aveva avuto modo di verificare le prestazioni del malcapitato, ribattezzato dal nostro diabolico sarcasmo velociraptor. Quella sera odiai Massimo con tutte le mie forze. Pi mi sfuggiva, pi lo desideravo e pi lo desideravo, pi mi costringevo a fingere di amare cose che odiavo, come seguirlo in quel percorso impervio e faticoso nel folto del bosco alla ricerca di un luogo adatto per la nostra cena bucolica, sedermi tra le erbacce infestate da insetti mostruosi che si infilivano nei miei pantaloni, resistere due ore alla fame mentre lui cuoceva la carne che voleva farmi assaggiare e, soprattutto, guardare la sua bocca quando io non potevo averla. Mi buttai sullunica cosa buona della serata, il vino che Sofia aveva portato e che si era tracannata per sopportare meglio i maldestri approcci di Paolo. Alla fine della serata ero piuttosto ubriaca, ma fu unottima scusa per aggrapparmi a lui mentre cercavamo di tornare alla macchina senza farci troppo male. Non ricordo come, n perch, ma allimprovviso lo baciai. Non sulla fronte, n delicatamente. Con passione e con violenza, mi presi quello che volevo. Non avevo mai baciato un uomo per prima, non me ne avevano mai dato il tempo. Fu una bella sensazione. Di rivincita, pi che altro. Sofia e Paolo erano distanti e Massimo, stupendomi non poco, lasci cadere le coperte e tutto quello che reggeva nelle mani per ricambiare con un bacio ancora pi appassionato. Finalmente. Allora la sua era timidezza, o timore di essere rifiutato. Non importava pi, qualsiasi cosa fosse laveva superata, e io tirai un sospiro di sollievo. Non solo arte, non solo poesie e astratti pensieri, ma anche sensualit e passione. Era perfetto. O almeno, cos credevo io.
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Il mattino dopo, al risveglio, mi sembr di essermi levata un peso dallo stomaco. Mi sentivo di nuovo efficacemente seduttiva e il timore di aver perso il mio fascino ammaliatore era svanito. Quello che restava era il desiderio di avere Massimo. Avevo avuto un bacio vero, ma ancora non mi bastava perch i suoi occhi, il profumo della sua pelle, la sua bocca e i muscoli nervosi della sua schiena, risvegliavano la parte pi sanguigna di me, che non poteva nutrirsi soltanto di dolci poesie e fiori di campo. Tuttavia, dovetti accontentarmi di questo ancora per un p. Io e Massimo facevamo insieme tantissime cose ma soprattutto, parlavamo: dei libri che avevamo amato e delle canzoni che ci avevano fatto venire i brividi, delle persone che avevamo incontrato e che ci avevano cambiato per sempre e delle atmosfere che avevamo respirato. Ma non parlavamo mai di quello che cera tra noi. Si pu stare in una citt per mesi, ma non si pu dire di averla conosciuta davvero se non si sono conosciute le persone che la abitano, i loro modi di dire e le loro abitudini. Allo stesso modo, io conoscevo molti particolari della vita di Massimo, immaginavo nei dettagli alcuni volti importanti della sua esistenza e interpretavo il suo punto di vista sulla vita attraverso le opere che creava, ma non sentivo di averlo conosciuto davvero. Mi mancava lamore con lui. Massimo, invece, riusciva senza mai parlare a farmene una colpa. Come se fosse sbagliato desiderare un contatto fisico che andasse oltre una carezza, sapeva interrompere ogni bacio durato troppo a lungo con labilit di un prestigiatore, lasciandomi ogni volta con le labbra protese mentre lui era gi a distanza di sicurezza. Una notte, trascorsa come tutte le altre, senza mai una minima variazione sul tema, tornai a casa e decisi che non era pi il caso di continuare in quel limbo. Gli scrissi un sms: Voglio fare lamore con te. Era da
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idioti non parlarne, e da ragazzina scriverglielo. Ma quello che feci. Restai in attesa di una risposta che non arriv, finch, stremata, mi addormentai. Il risveglio fu traumatico. Non sapevo se piangere o ridere. Optai per la risata, perch a piangere aveva gi pensato Massimo. Il suo sms, non lo dimenticher mai, recitava: Stamane ho letto il tuo messaggio, e ho pianto. Passai la mattinata a cercare anche un solo motivo per cui un uomo sano di mente avrebbe potuto piangere di fronte alla mia dichiarazione. Non lo trovai, perch non esiste, e non potei evitare di chiamare Sofia a rapporto. Passammo il pomeriggio a ridere di gusto, immaginando quello che Massimo avrebbe fatto, o pianto, di fronte ad una mia concreta e audace manifestazione di interesse sessuale nei suoi confronti. Mi sentii in colpa per la mia mancanza di sensibilit di fronte a quello che per Massimo doveva essere un problema, ma nemmeno lui si era molto preoccupato di urtare e mortificare la mia femminilit e le mie sanissime esigenze. Senza bisogno di parole, anche Sofia aveva capito che Massimo non era affatto la persona per me, e sapeva che non lo avrei pi frequentato. Ma non sono cos mostruosamente insensibile e, quando la sera stessa mi chiam, accettai di andare a trovarlo. Al telefono non aveva accennato al nostro scambio di messaggi ma ero decisa a parlargliene e a metterci una pietra sopra. Gi, perch non avevo minimamente considerato leventualit che Massimo mi travolgesse di passione. Era un uomo pieno di sorprese e, come quella sera nel bosco, riusc a stupirmi nuovamente. Suonai il campanello del suo appartamento e quando apr la porta non mi diede nemmeno il tempo di salutarlo, perch mi mise un dito sulla bocca, mi tir dolcemente per un braccio e mi fece entrare. La stanza era illuminata soltanto da candele, la finestra spalancata su un cielo stellato e latmosfera riscaldata da un meraviglioso swing. Mi fece segno di non parla 18

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re, ma tanto io non sarei stata in grado di farlo per lo stupore, mi trascin nella sua camera da letto e, immersi nel buio, con una spinta leggera ma decisa mi fece cadere sul letto. Non ci potevo credere, proprio nel momento in cui avevo deciso di dire basta, proprio dopo il suo sms ammazza-libido che mi aveva fatta ridere a crepapelle, Massimo si era trasformato in un sensualissimo uomo autoritario. Forse era dissociato. Ma giunti a quel punto, che poteva importare? Mi bast un secondo per dimenticare la sua versione Poeta Dalla Lacrima Facile e immaginare quello che avrebbe fatto di l a poco, investendomi con limpeto che da tempo cercavo di scovare in lui. Chiusi gli occhi e restai in attesa. Anche lui, evidentemente, perch mi risvegli dalle mie fantasie con una frase inaspettata. Non vedi? Ehmcosa? Ma le stellinesul soffitto, guarda bene. che si caricano con la luce e non ho avuto molto tempo per tenere la lampada accesa, sei arrivata cos presto. La gerbera, il cd, le poesie, le lacrime, cosa potevano essere paragonate alle stelline luminose appiccicate sul soffitto? Se avessi potuto sarei corsa in bagno a vomitare. Invece, restai impietrita sul letto. Non riuscii ad articolare nessun suono, nemmeno un insulto. Forse Massimo pens che il mio silenzio rappresentasse stupore e che il sorrisino isterico che mi si era dipinto sul volto significasse tenerezza e non istinto omicida, perch mi guard con dolcezza e aggiunse candidamente: Cosa facciamo? Non saprei, se vuoi giochiamo a carte. Idiota! Mi alzai di scatto, e mi precipitai in cucina alla ricerca di qualsiasi cosa potesse ubriacarmi. Cosa avrei potuto dirgli? Apri bene le orecchie, caro poeta dei miei sensuali sandali primaverili indossati inutilmente per loccasione: io credo che non sia pi il caso di vedersi, perch tu
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hai qualcosa che non funziona dalla vita in gi e io sono piuttosto disgustata dalla tua completa assenza di virilit?! Forse avrei dovuto farlo, ma ero cos incredula che non mi usc una parola di bocca. Mi raggiunse in cucina e pens bene di brindare insieme a me, senza sapere che io brindavo alla fine di quegli incontri a bassissimo contenuto erotico. Non parlammo delle stelline e nemmeno della nostra storia, mai iniziata davvero, ma per me ormai finita. Finimmo per ubriacarci sul serio, e senza quasi rendermene conto, mi ritrovai a baciarlo sul suo divano. Che confusione, accidenti. Ero arrabbiata, risentita, un po disgustata ma comunque attratta da lui. Mi sfuggiva, lasciava che io lo inseguissi fino a illudermi di averlo trovato, per poi scappare nuovamente e tornare ad essere lartista dallanimo nobile che io iniziavo a detestare. Forse era questo gioco a tenermi ancora l. Restammo pi di mezzora sdraiati sul suo divano a baciarci, senza che lui mi sfiorasse con un dito. Massimo stabil una specie di nuovo record, nel senso che soltanto lui riusc a baciarmi per quasi unora senza avvertire il minimo desiderio di accarezzare il mio seno, invidia di tutte le mie amiche e oggetto di culto della gran parte degli uomini che avevo incontrato. Come la sera in cui lo baciai per la prima volta, fui colta da un raptus e mi sfilai la maglietta, fissandolo con impertinenza. Volevo sfidarlo, provocarlo e vedere fino a dove non sarebbe arrivato. Si sent sfidato, in effetti, e stizzito rispose al mio gesto dicendomi che avrebbe potuto farlo lui. S, ma quando? Rimasi in silenzio e mi misi a sedere. Aveva vinto lui, mi aveva completamente disarmata. Con Massimo avevo abusato di tutte le frasi, di tutti gli sguardi e di tutti i gesti che non avevo mai avuto bisogno di usare per spingere un uomo a fare lamore con me. Mi arrendevo, ma come potevo restare seria di fronte a una situazione cos paradossale? Lo guardai e mi venne da ridere. Era una risata liberatoria, una sorta
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di ammissione della mia sconfitta, deponevo lascia di guerra e mettevo fine a quellassurda sfida con me stessa. Perch costringere quel poveretto a fare qualcosa che non gli andava solo per dare una sferzata di energia alla mia autostima e avere la conferma che potevo sedurre un uomo? Gli feci una carezza e, pensando ad alta voce, gli dissi che lo trovavo bello. Era forse lunica volta da quando lo conoscevo che non parlavo della bellezza del suo viso e mi soffermavo invece a pensare alla sua dolcezza, con gli occhi di una donna che non aveva pi alcuna mira espansionistica su di lui. Ma Massimo riusc a rovinare anche quel momento, rispondendo al mio complimento che, invece, non richiedeva alcuna replica. Scrutandomi attentamente, mi disse: Anche tu sei bella. Stavo per ringraziarlo, ma intuii dalla sua espressione che voleva aggiungere qualcosa, e aspettai. Anzi, no, non bella No, tu non sei bella Mi trattenni dal fargli male fisicamente solo perch ero troppo curiosa di sentire il resto. Tu sei affascinante, intrigante, sensuale, ma non sei bella. Dai, diciamocelo Inizi a osservarmi con uno sguardo clinico e talmente freddo da farmi pensare di essere di fronte al mio dietologo e mi ricordai improvvisamente di essere mezza svestita. Continu, e capii che stava puntando alle mie maniglie dellamore. Insomma hai un viso molto bello, questo s, ma non hai propriamente un fisico come dire da mannequin. Cercai di contare fino a dieci e di respirare molto profondamente ma non riuscii ad arrivare a cinque senza vomitargli in faccia tutta la mia rabbia. Ma come si permetteva di insultarmi, dopo che lui non era nem 21

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meno stato capace di levarmi la maglietta? Gli dissi che mi ispirava la stessa virilit di un bambino in fasce, che nessun uomo normale sulla faccia della terra avrebbe pianto di fronte al messaggio di una donna che voleva fare lamore con lui e, per finire, se proprio voleva saperlo, secondo me era omosessuale ma ancora non lo sapeva! Probabilmente lavevo sempre sospettato, ma solo mentre glielo dissi riuscii a concretizzare quel pensiero. Massimo non disse nulla. Si alz lentamente e usc in terrazza. Io mi ricomposi, mi infilai la maglietta e, improvvisamente, mi resi conto di quello che avevo detto. Iniziavo a sentire lodore di una figuraccia memorabile: come avevo potuto essere cos presuntuosa? Unicamente preoccupata di ricevere le conferme di cui la femme fatale che cera in me aveva un disperato bisogno, avevo perso di vista tutto il resto. Lidea che Massimo non fosse abbastanza attratto da me non mi aveva nemmeno sfiorata. Certo era che i suoi baci, le sue poesie e i messaggi che scriveva, non mi avevano aiutata a leggere nel suo comportamento una scarsa attrazione nei miei confronti. Raccolsi tutte le mie forze per tenere a bada il mio orgoglio e, sospirando, mi avvicinai lentamente a lui. Non mi guardava nemmeno e pass circa un minuto prima che mi decidessi a parlare. Stavo per farlo, ma Massimo si volt di scatto per mostrarmi con fierezza le lacrime che gli avevo provocato, deciso a farmi sentire in colpa per le mie parole. Era un trucchetto orribile, che avevo usato anche io con Stefano, provando disgusto per me stessa. Non ci cascai, e seppur dispiaciuta, raccolsi le mie cose e me ne andai. Naturalmente, nessuno dei due cerc pi laltro. Era di nuovo maggio e io, dopo unestate e un inverno trascorsi permettendo a uomini molto passionali di ricostruire limmagine della donna seduttiva e fascino 22

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sa che Massimo aveva sgretolato, ero di nuovo single. E di nuovo, nella nostra citt si festeggiava nel parco larrivo della primavera. A Massimo pensavo ormai soltanto quando le mie amiche, su richiesta quasi fossi un cantastorie, mi pregavano di divertirle con la storiella del ragazzo dalle stelline sul soffitto. Ma quella sera, entrando nel parco, non potei evitare di portare alla mente la notte in cui lo conobbi, e la prima cosa che feci fu di sperare che nessuna esposizione di giovani artisti allietasse la serata. Ovviamente, i sentieri del parco erano costellati di bancarelle. Stavo ancora cercando di capire che cosa avrei fatto nel caso avessi incontrato Massimo, quando sentii una voce vagamente familiare urlare il mio nome. Rimasi paralizzata per qualche secondo e poi decisi di voltarmi. Certo, era Massimo. Mi avvicinai con cautela, temendo che avrebbe fracassato la tela che reggeva tra le mani sulla mia testolina; al contrario, mi invest con un abbraccio caloroso, dimostrando tutta la gioia che provava nel rivedermi, mentre io restai impalata e rigida come una statua di marmo con le braccia lungo i fianchi. Cercai di liberarmi da quella stretta imbarazzante e gli chiesi come gli andavano le cose. Mi rispose che era felice e che doveva assolutamente presentarmi una persona. Avevo gi capito, e mi venne voglia di fuggire a gambe levate come in preda a un attacco di panico. La sua fidanzata no, per favore. Avevo retto al suo rifiuto, okay, ma non potevo resistere anche allumiliazione di conoscere la donna che baciava, toccava e rendeva felice. In un secondo materializzai limmagine della fortunata nel mio cervello: senza dubbio alta, bionda, magrissima e con poco seno. Non ebbi il tempo di fuggire perch Massimo mi stava gi trascinando per mano verso la sua bancarella. Ritrovarmi completamente nuda in mezzo a San Siro durante un derby sarebbe stato meno imbarazzante:
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Giulia, ti presento Francesco. Francesco, lei la musa ispiratrice di cui ti ho parlato. Mi trattenni dal dirgli che, in verit, io avrei voluto ispirargli ben altro.

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Postfazione

Questi racconti sono stati scritti da studenti, laureandi e neolaureati del corso di laurea detto specialistico o magistrale (il 2 che viene dopo il 3, per intenderci) in Televisione, cinema e produzione multimediale dellUniversit Iulm di Milano. Il progetto nasce da unidea del curatore, Giuseppe Carrieri, che anche il pi giovane del gruppo, mentre il sottoscritto ha selezionato i testi pervenuti. Il che vuole tra laltro dire, temo, che se la qualit delle opere raccolte non vi convince, una quota non del tutto trascurabile della colpa di me che faccio di mestiere il professore e dovrei avere insegnato qualcosa a chi qui scrive. Comunque, quale che sia lopinione del cortese lettore, sono convinto che ne valesse la pena: Linafferrabile con ogni evidenza ha qualcosa da dire, da indirizzare sulle strade del letterario. N si tratta solo di un apporto generazionale. In effetti, non so quanti dallesterno del mondo accademico si sarebbero aspettati racconti tanto ben architettati, simmetrici e ornati di procedimenti, e anzi talvolta imputabili di artificiosit, di uneccessiva voglia di stupire. Le etichette valgono quel che valgono, certo, e i tecnicismi tutti amano sbeffeggiarli: ma qui davvero troviamo anacronie e anisocronie forzate (sino a suggerire la reversibilit del tempo), effetti di metalessi (il racconto autoconsapevole, in altri termini, la mise en abyme), deformazioni dei piani narrativi e parecchi altri accidenti della specularit letteraria (altre
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camere oscure, dico) in vario modo riconducibili a unidea di narrazione problematica. Non a caso, le opere che costituiscono uneccezione per lo meno apparente sono le due estreme, la prima e lultima: ma il loro realismo declinato in prima persona non privo di disincanto e di doppi fondi ironici. Certo, la spiegazione pi scontata quella che attribuisce certi esiti al tipo di frequentazione con il mondo del rcit portato avanti dai nostri autori anche e magari soprattutto in ambito professionale: quello, dico, della sceneggiatura cinematografica e della produzione televisiva. Chi muove i primi passi in un campo tecnicamente complesso, dominato dal massimo della ruvidit costruttiva, portato quasi istintivamente a enfatizzare i giochi di suture e snodi, la calibratura di percorsi narrativi che non necessariamente si chiudono su se stessi con unillusione di compiutezza naturale, se non naturalistica. Leffetto, quando con gli effetti si gioca, forse meglio che si veda. Non so, magari qualcuno fra gli scriventi un po ha davvero sentito questebbrezza, ha desiderato frastornare il proprio lettore con la magia di una partitura verbale esibita. Ma io sono convinto che le cose siano andate in modo leggermente diverso. Il punto che scrivere, oggi, unoperazione nientaffatto ovvia e naturale, anzi lo sicuramente meno del filmare, del suonare (o miscelare) musica, del dipingere. Proprio la facilit con cui si pu portare a termine una cosa chiamata racconto, e la facilit con cui si pu essere pubblicati, invitano a escogitare forme che rispecchino un massimo di consapevolezza, di distanza e proprio di straniamento. Oggi, ci dicono questi esordienti, si comincia a essere scrittori soprattutto oltre. Oltre le norme e aspettative pi diffuse, oltre lesperienza immediata e la banalit lineare della tranche de vie: e poco importa - ma molti di loro lo impareranno dopo - se i gesti che appaiono pi sciol 134

ti sono in realt i pi studiati. (E poco importa anche perch un discorso da me fatto sin troppe volte, e che qui viene in pieno confermato se oggi una ricerca letteraria autentica spesso nasce dallibridazione dei linguaggi anche mediatici, e se insomma la letteratura vive sempre pi, e per fortuna, di televisione cinema Internet...) Non per caso, si lavorato allinsegna dellinafferrabile. Non, attenzione, dellindicibile: semmai della sirena del tempo (come diceva un grande poeta del Novecento italiano), della possibilit di ghermire laltro, di inseguire ci che c ma ci sfugge. Letteratura, senso della vita, ma anche lei/lui, il sesso, la diversit: domina la consapevolezza di stare in un mondo in cui molto sguscia via, ci pianta in asso prima ancora di averlo incontrato. Per afferrarlo, per provarci almeno, necessario attrezzarsi facendo la scelta meno risaputa, seguendo il cammino pi tortuoso. E tanto ci basti: almeno per cominciare. Paolo Giovannetti

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