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In margine a Delitto e castigo Su unopera letteraria come sulla creazione divina si pu dire qualunque cosa, proporre qualsiasi teoria

o interpretazione, con la fiducia che essa sia in qualche misura accettabile. Tanto pi se si tratta di unopera cos multiforme e perfino caotica come un romanzo (un grande romanzo) di Dostoevskij, i cui limiti potrebbero andare ben al di l dellidea bachtiniana di polifonico. Io stesso ho commesso un errore interpretando Dostoevskij come il tragico del tempo moderno, cio come colui che ha riaffermato, nel pieno dellOttocento, la condanna di quel mito eroico che i tragici greci avevano posto alla base della loro drammaturgia e Shakespeare aveva rievocato nei confronti delleroe rinascimentale. E anche se questa interpretazione ha lasciato echi in tutte le pagine che ho dedicato ad opere dostoevskiane, devo ammettere che mi pare davere, pi che travisato, ridotto in tal modo il significato e la potenza espressiva del romanziere russo. Una conseguenza della lettura di Bachtin? Daltra parte non so e non voglio sostituire a quella di un Dostoevskij tragico unaltra interpretazione e preferisco distruggere quello che avevo scritto a proposito di questo, che considerato il primo grande romanzo di Dostoevskij, sostituendo a quelle parole una pi modesta versione, cio una serie di originari frammenti disordinatamente abbozzati come il tentativo di cogliere punti o motivi sui quali mi pare si regga non solo il romanzo ma luniverso dostoevskiano, i nodi di una struttura che alla fine non c in quanto il romanzo al di l dellinterpretazione di Bachtin - la spasmodica ricerca di un senso, unidea, un modo di agire la forma-romanzo scelta, in questo caso, solo perch si offerta come il mezzo per raggiungere questa meta.anche se proprio per questo mi sembrato che lo scrittore cercasse di liberarsi di questa forma e trasformarla..in che cosa? Una cavea, una scenografia, un evento drammatico cos avevo pensato - forse lunica vera opera tragica del nostro tempo. Ma anche questa sarebbe solo uninterpretazione, mentre il romanzo veramente romanzo, anche se straripante come romanzo dellessere umano nellaspirazione a diventare romanzo dellessere in s, bruciando le sue strutture quelle apparenze artistiche ma anche ideologiche, cio realistiche romantiche simboliche etniche e culturali che cadono una dopo laltra. Questo il controsenso dellopera dostoevskiana: e proprio cos essa supera il modello della polifonia e naturalmente anche il modello tragico: quasi che esso non bastasse a chi ha in s una tale forza espressiva e vitale. Ecco dunque alcuni punti che mi sembrato di poter annotare movendo da Delitto e castigo e allargandomi allopera di Dostoevskj al di fuori di ogni riferimento estetico o critico se non altro una premessa a ci che potr dire in futuro cercando di legare questi punti in un processo o cammino dialettico. Realismo per passare oltre di esso. Scavare in una psicologia che mente a s stessa, quando sembra illuminata da una tentazione assassina, ed in realt preda di una degradazione che diventa un mostruoso ideale. Spremere la vita, vedere che cosa ne pu uscire: sarebbe il romanticismo di D. La vita ascende in s anche se si prostituisce. D non ha pazienza per una rappresentazione continua cio una storia, quindi le soluzioni possibili sono: il raptus del mistico o il baratro del nichilismo. Popolarmente si pu dire: il paradiso o linferno. Ma c anche la soluzione teatrale: la tragedia nel senso concettuale e morale, cio la ripulsa di tutto quello che luomo moderno e romantico ha conquistato quindi, ad un livello meno elevato, il gusto melodrammatico, il ricorso agli effetti e alle scene madri. Sentimentalit, affanno morale, romanticismo minore: un romanticismo minore che potrebbe diventare assoluto. Monologo interiore: un realismo come puro mezzo espressivo. Attesa della rivelazione, qualunque essa sia. Spiegazioni caratteriali, sociali, nazionalistiche o planetarie non servono; quindi, in una scala che affonda nellassoluto: voglio sapere come andr a finire, voglio sapere qual il mio destino, voglio sapere che uomo sono. Latto criminale fino e oltre quello rivoluzionario sembra il pi prossimo alla rivelazione: anche perch il pi comprensibile a un genio titanico (il genio che pu dire tutto perch dio non c cos potrebbe osare di pensare un D senza nostalgie religiose). Ma se il mio atto solo simbolico, se la colpa sta non nella mano assassina ma nellessere vita e quanto pi vita tanto pi aumenta la colpa, nasce lo stimolo al pentimento, alla confessione, alla necessit del castigo per

rendersi pronto a una futura resurrezione questa la religiosit di D quando non si rifugia nellidolatria dello starez o nellammirazione del grande popolo russo. Le cadute di D: quando accentua la dignit, la piet di una donna, la sofferenza purificatrice: la falsa catarsi di una tragedia che dopo tutto non c. Altra cosa la foga inventiva di D, quellinsistere sulla stranezza, la misteriosit, la morbosit, che spinge il racconto verso un orgasmo che insieme ostacolo e materia della tragedia. Bisogna gridare per esprimere la verit? Un disgusto che deve diventare disgusto di s, unassurdit che deve diventare assurdit dellessere uomo o anche solo di esistere: tutto si disfa e si fa simbolo di una irrealt che pu diventare un riscatto, forse per assomigliare alla grazia cristiana. Ma la fede di D quella che si regge di fronte allabisso. Cos un desiderio abissale attraversa lesistere e lo trasfigura: e sarebbe questo il senso del castigo che Raskolnikov cerca, ma forse di ogni patimento e di una finale rovina. Qual la vera catarsi? La piet, dove sembra condurre lo spirito tragico fin dallepoca greca? Ma come poter esprimere o rappresentare questa piet? O un inganno patetico, ancora un brano di romanticismo? Forse questo un problema assillante di D: come far entrare nellopera la piet. La catarsi non sta in ci che , n in ci che pu essere. Ma nellincapacit di essere che sembra annidarsi al fondo dellattrazione di D verso gli umili, i derelitti, i bambini, le donne fantasma, gli anacoreti ed i mistici, secondo una linea che va dallumilt allinazione allidiozia e alla nullit. Dunque a che serve il romanzo? Quellossessione, quellebbrezza e pazzia narrativa. Forse D cerca qualcosa che nel romanzo non si pu raccontare, sia quella una verit celeste o diabolica. La rigenerazione di Raskolnikov qualcosa che gi evoca la moralit tolstoiana e segna un passo indietro rispetto ai Ricordi dal sottosuolo. Ma tornando alla forma-romanzo: afferrare il romanzo per andare oltre di esso. C qualcosa nellespressione di D che sembra giustificarla anche quando cede alleffetto, al colpo di scena, perfino allestasi: un contrasto interno, un martirio, unimpossibilit e un inganno che la vera immagine della sua personale tragedia. E forse ci che la supera.

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