Papiro di Artemidoro, caso aperto
Stefano Voltolini
Il papiro di Artemidoro, manoscritto attribuito al geografo greco antico Artemidoro di Efeso (II e I secolo
a.C.) e acquistato nel 2004 per 2,75 milioni di euro dalla Compagnia di San Paolo di Torino, è un vero o un
falso? Ha ragione il filologo e elzevirista del Corriere della sera Luciano Canfora a sostenere la tesi secondo
cui l’opera sarebbe un «falso di grandissimo livello, meritevole di essere studiato come tale»?
Questi gli interrogativi a cui cercherà di dare risposta il convegno internazionale di studio Il papiro di
Artemidoro. A Rovereto, da domani a giovedì, i massimi esperti internazionali di filologia riuniti a Palazzo
della fondazione (piazza Rosmini 5) entreranno nel vivo dell’analisi. L’iniziativa è organizzata dall’Accademia
roveretana degli agiati e dal Comune di Rovereto, che in questo modo onora il lascito del grecista e filologo
classico Mario Untersteiner. Ieri la presentazione con il sindaco Guglielmo Valduga, il presidente
dell’accademia Livio Caffieri, lo stesso Canfora, che presiederà la giornata di giovedì.
«È dal settembre 2006 — ha esordito lo studioso — che si discute del documento, in seguito alla
pubblicazione del catalogo Electa che contiene la fotografia del manufatto. Ci sono diversi elementi che
fanno dubitare della sua autenticità. Ad esempio le incongruità con le conoscenze geografiche dell’epoca di
Artemidoro». Canfora attribuisce il papiro al falsario greco Simonidis. Personaggio in parte misterioso (non
sono chiari luogo e data della morte) che visse nel 1800 e truffò alcuni famosi filologi dell’epoca.
«Simonidis, che come tutti i falsari utilizzava papiri originali e inchiostri storicamente verosimili, si ispirò al
geografo greco Meletios, del quale a Rovereto è conservato un manoscritto». La vicenda, ha notato
Canfora, ha anche un aspetto economico, legato al «commercio mondiale dei papiri, in cui si mescolano in
maniera pericolosa vero e falso. Il manufatto è stato venduto a un prezzo iperbolico, quasi 3 milioni di euro,
alla Compagnia San Paolo, legata al gruppo bancario Intesa San Paolo. Fu l’allora ministro Urbani a
consigliare l’investimento». Il venditore è l’antiquario e mercante d’arte di origine armena Serop Simonian.
«Lo stesso che ha venduto dei manufatti al museo di Hildesheim, in cui una parte è risultata non
autentica». Canfora ha invocato «una commissione di studiosi internazionali per condurre un expertise
equanime e meditata e analizzare una volta per tutte il papiro».
Il programma dell’evento è fitto. Si comincia domani alle 9.15. Sotto la presidenza di Peter Schreiner
(università di Köln), si leggerà la relazione tecnica sul Konvolut dove sarebbe stato contenuto il papiro.
Seguono gli interventi di Daniel Delattre (Cnrs di Parigi) e Silvia Strassi (università di Trieste) sulle
osservazioni in merito alla scrittura del «cosiddetto Artemidoro» e quelle paleografiche sull’opera. Quindi
interventi di Brigitte Mondrain (La Sorbonne, Parigi) e Luciano Bossina (università di Göttingen). Giovedì,
presiede Canfora, relazioni di Franco Ferrari (Salerno) e Silvia Ronchey (Siena). Nel corso della mattinata
Luigi Vigna e Elvira D’Amicone (Museo egizio di Torino) interverranno A proposito di cartonnage: papiri,
stucchi, pigmenti, mentre Giorgio Ieranò parlerà di Papiri e mass media.