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Scienze cognitive

Scienze cognitive
Con il termine scienze cognitive si definisce l'insieme di discipline che hanno come oggetto di studio la cognizione di un sistema pensante, sia esso naturale o artificiale. Esse comprendono diverse discipline che pur operando in campi differenti coniugano i risultati delle loro ricerche al fine comune di chiarire il funzionamento della mente. Esse sono la neurofisiologia, la neuroscienza cognitiva, la psicologia cognitiva, l'intelligenza artificiale (AI), la linguistica cognitiva e la filosofia della mente, ma si vanno spesso ad esplorare territori di confine con l'antropologia, la genetica, l'etologia, l'economia (si pensi alla teoria dei giochi) e persino l'arte.

La rappresentazione del cervello umano

In ogni caso ci che qualifica principalmente le scienze cognitive sin dal loro nascere, al MIT di Boston nel 1956, il loro carattere tipicamente interdisciplinare e il loro costituirsi attraverso una multidisciplinarit che sfrutta la coniugazione di discipline anche molto differenti (fisiologia, neurologia, intelligenza artificiale, filosofia e psicologia) per cercare di mettere a fuoco una visione della mente pi valida possibile.

Multidisciplinarit
Un'interessante esemplificazione grafica della complessit delle scienze cognitive si ha nel loro "esagramma":

Le discipline scientifiche che costituiscono le "scienze cognitive" ed i loro rapporti interdisciplinari. I tratti pieni rappresentano le discipline tra le quali esistevano gi dei collegamenti scientifici prima della nascita delle scienze cognitive; quelli tratteggiati le discipline i cui relativi collegamenti si sono sviluppati come conseguenza

Le scienze cognitive in generale si occupano delle modalit di formazione del pensiero, dell'emozione, dell'immaginazione, dell'intellezione e della creativit. Quest'ultimo aspetto messo in evidenza da Paolo Legrenzi,

Scienze cognitive che guarda soprattutto alle capacit di un homo "faber" piuttosto che "cogitans". Egli scrive infatti: Le Scienze cognitive sono il campo di studio di tutto ci che ha a che fare con le capacit creative dell'uomo e con gli artefatti da lui creati.[1]. Si deve sottolineare che le scienze cognitive, essendo multidisciplinari, sfruttano orientamenti di ricerca differenti, e che, in quanto tali, difficile definirne a priori le discipline costituenti. Qualunque indirizzo di studio che ad esse possa connettersi, sia esso scientifico, psicologico o filosofico, pu fornire utili contributi a questa multi-scienza in fieri. Ogni disciplina che si occupi di neuroni, di psiche o del pensiero, evoca processi mentali, quindi vi rientra di diritto. Pertanto, non si pu escludere che in futuro l'ambito delle scienze cognitive possa ulteriormente allargarsi, comprendendo nuove discipline che direttamente o indirettamente le concernano.

Quadro storico
Origini
QualcunoWikipedia:Cita le fonti vede le origini dell'indagine sul funzionamento della mente nella logica matematica, col suo intento di universalizzazione e schematizzazione del ragionamento; sono coloro che fanno risalire a David Hilbert e al suo Entscheidungsproblem il primo nucleo cognitivista. La necessit di dimostrare la coerenza della matematica al suo interno richiedeva un'universalit e un'analiticit del ragionamento che stata vista come il movente principale dei successivi sviluppi. In realt le scienze cognitive nascono come multidisciplinari verso l'inizio degli anni '80 negli USA e si muovono prevalentemente in molte altre direzioni, neurofisiologiche, psicologiche, filosofiche, ecc. Sotto il punto di vista logico-matematico oltre a Kurt Gdel, anche Alan Mathison Turing ha dato una sua dimostrazione dell'indecidibilit della matematica, ma egli emerge soprattutto per la sua "macchina pensante". Essa una macchina ideale che sarebbe in grado di eseguire qualunque algoritmo (in questa fase non ci si preoccupa del tempo necessario a farlo). Essa, nella sua variante pi complessa (la macchina di Turing universale), riunisce pi macchine di Turing, somigliando cos parecchio all'attuale computer, che calcola appunto diversi algoritmi (si potrebbe associare ogni macchina di Turing ad un programma gestito da un odierno calcolatore). Turing dimostr che non possibile per una siffatta macchina calcolare la veridicit di ogni proposizione matematica. La macchina creata per questa dimostrazione ebbe per molti pi utilizzi: oltre al contributo dato all'informatica, anche gli psicologi ed i filosofi iniziarono ad interessarsene, convinti che anche la mente potesse operare per algoritmi. In realt, oltre a questa importante linea di ricerca, che concerne direttamente l'AI (Artificial Intelligence), l'origine delle scienze cognitive sta in un indirizzo di ricerca neuroscientifico che vede alla Harvard University un primo gruppo di ricercatori operativi dal 1980-81. Ad essi si affianca presto il MIT di Boston con altri studiosi, che fanno nascere il "Journal of Cognitive Neuroscience". Segue la pubblicazione di opere basilari come The Wet Mind. The new cognitive neuroscience da parte di Stephen Kosslyn e Oliver Koenig e poi The cognitive neuroscience di Michael Gazzaniga.

Il dominio del comportamentismo


Vennero cos letti in quest'ottica risultati come quelli ottenuti in Russia da Ivan Pavlov, portando al legame tra comportamentismo in psicologia e riduzionismo in filosofia, legame che raggiunger il suo apice con la popolarit di Burrhus Skinner. L'idea che la mente operi per algoritmi viene cos ad intrecciarsi con la convinzione che quello che veniva definito stato mentale altro non fosse che il risultato di una certa conformazione elettrica nel cervello che portava ad un particolare comportamento (concezione ancora pi radicale della teoria dell'identit). Ogni introspezione viene quindi rifiutata e bollata come illogica e non scientifica (posizioni simile a quelle del Positivismo), in quanto l'unica cosa reale il comportamento esteriore: famoso in questo senso l'esperimento di Pavlov sulla salivazione del cane, ottenuta facendogli associare il suono di un campanello all'arrivo del cibo, grazie alla somministrazione simultanea di questi due per un gran numero di volte.

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Le critiche a Skinner e la nascita del funzionalismo


Le idee meccaniciste di Skinner avevano alcuni difetti: Noam Chomsky dimostr come le definizioni di "stimolo", "risposta", "comportamento" e "apprendimento" rimandassero l'una all'altra, senza una definizione indipendente. Anche le grandezze osservate e i metodi per osservarle rinviano le une agli altri in un circolo vizioso. Questo rendeva impossibile distinguere tra lo stimolo condizionante ed il comportamento condizionato con il rigore scientifico che proprio i comportamentisti si attribuivano. Va inoltre considerato che non sempre gli animali di Pavlov reagivano agli stimoli: il condizionamento si rivelava quindi non scientifico non tanto perch non falsificabile, bens perch falsificato. Una critica sul fronte opposto del dipolo comportamentismo-riduzionismo (o teoria dell'identit, secondo le versioni) venne da Hilary Putnam. Il filosofo statunitense critic la teoria dell'identit servendosi di un famoso gedankenexperiment, l'esperimento dei superspartani. Queste (ed altre) critiche contribuirono a demolire l'edificio comportamentista e a spingere verso qualcosa di nuovo, cosa di cui si rese conto George Armitage Miller l'11 settembre 1956, dopo aver lasciato un convegno sull'argomento. Quel "qualcosa di nuovo" erano le scienze cognitive.

Le idee di base
Le scienze cognitive prendono le mosse dal comportamentismo abbandonando la teoria dell'identit e passando al funzionalismo che Putnam aveva elaborato proprio in quel periodo: esso reintroduce l'esistenza degli stati mentali da un lato, mentre dall'altro li allontana dal legame con le configurazioni elettriche cerebrali; uno stesso stato mentale pu essere causato da differenti configurazioni cerebrali e anche da differenti apparati: un esempio classico di ci il fatto che OGNI animale prova dolore, dall'insetto al mammifero. Essi avranno anche cervelli profondamente diversi, ma lo stato mentale sempre quello: a variare proprio la configurazione cerebrale che realizza quello stato (ma che quindi qualcosa di meno). Questo punto di vista permette tra l'altro anche di giustificare l'idea che un giorno ci possa essere un'intelligenza artificiale, cio un manufatto capace di avere stati mentali.

La ragione come calcolo


Viene tuttavia conservata l'idea a monte del comportamentismo, cio che la ragione possa essere ricondotta in ultima analisi a puro calcolo (quindi alla concezione del cervello come macchina di Turing). Questa tesi vista oggi perlopi come un riduzionismo cognitivo che elimina (eliminativismo) aspetti delle funzioni mentali non riducibili alla meccanicit del calcolo. Si vede in questo senso il cervello (cos come un computer) come un manipolatore di simboli: ogni informazione un simbolo, e viene elaborata seguendo regole codificate e ben precise. La base della conoscenza quindi , come sostiene Noam Chomsky oggi e come disse gi Kant trecento anni fa, formata da regole e, in senso pi moderno, da istruzioni informatizzate. Un esempio di questa concezione pu venire dall'informatica: tutti i processi complessi della mente possono essere ridotti alla manipolazione di simboli secondo precise regole (e quindi a "calcoli") esattamente come un videogioco dalla grafica fotorealistica formato in ultima analisi da tanti "zero" e "uno" del codice binario che lo compone. In questi casi il risultato (la grafica fotorealistica) maggiore della mera somma delle sue componenti (gli zero e gli uno del codice binario). Lo stesso vale per la mente.

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Le forme a priori della mente


Per giustificare questa concezione si postula l'esistenza di forme a priori simili a quelle kantiane che si fanno garanti della conoscibilit dell'ambiente esterno e della cognizione. Esse sono indipendenti dall'esperienza (poich essa a fondarsi su queste strutture) e sono enti s mentali (quindi interiori) ma reali. Come si pu notare, le scienze cognitive devono molto all'opera del filosofo tedesco, ed infatti Jerry Fodor, le presenta come "un'indagine sperimentale sulle radici della Critica della Ragion Pura di Kant". Che ci siano processi cognitivi indipendenti dall'esperienza oramai ampiamente documentato: anche le popolazioni primitive che per contare usano solo tre parole (cio "Uno", "Due" e "Pi di due") sono in grado di distinguere fra cinque e sei oggetti, anche se non sanno definire la differenza. Allo stesso modo Chomsky ha mostrato che gran parte della linguistica ha un principio innato. Egli famoso per i suoi studi sui neonati (anche con meno di un'ora di vita), evidenziando come siano gi in grado di ricondurre un'espressione facciale al sentimento che simboleggia (capiscono che un sorriso vuol dire "felicit" pur non avendone mai visto uno) e come riescano ad acquisire in fretta una lingua (abilit che viene poi persa con la crescita).

I diversi livelli strutturali


David Marr sugger di dividere l'architettura cognitiva in tre livelli, per spiegare meglio la cognizione. Essi sono: 1. Livello della computazione 2. Livello degli algoritmi 3. Livello dei meccanismi Si possono anche rinominare in questo modo, pi chiaro, come fa Massimo Piattelli Palmarini[2]: 1. Livello delle conoscenze 2. Livello dei simboli 3. Livello materiale (o biologico). Questi si differenziano notevolmente, pur restando intrecciati: per esempio, la comprensione nella comunicazione pu risultare anche fortemente alterata a seconda dell'insieme di simboli usati (pensiamo all'utilizzo di una lingua che l'altro non conosce): il passaggio di conoscenza avviene solo mediante un insieme di simboli condivisi dai due interlocutori, insiemi per tutti equivalenti (non cambia niente a spiegare una cosa in inglese o in francese o in tedesco se entrambi gli interlocutori sanno parlare tutte e tre le lingue allo stesso livello). Un esempio di ci potrebbero essere i seguenti simboli: 54, LIV, "Cinquantaquattro", "Fifty-four" o (5x10)+4. Essi rimandano tutti alla medesima conoscenza, ma sono simboli differenti per rappresentare tale conoscenza. Potrebbero essere distinti anche a livello neurobiologico: fare operazioni con i numeri romani pi arduo che con i numeri arabi, e la differente difficolt potrebbe portare a diverse configurazioni elettriche nel cervello. Il livello I solo semantico, mentre il livello II solo simbolico: una frase senza senso ma grammaticamente impeccabile ha problemi solo al livello I, mentre l'inglese di un principiante, pur causando problemi al livello II, pu far comunque arrivare l'informazione che si voleva trasmettere. Bisogna inoltre considerare che possono esistere pi algoritmi per ottenere la medesima soluzione (per esempio per fare una moltiplicazione si pu fare mentalmente con le tabelline, oppure sommare lo stesso numero a s stesso n volte, dove n il secondo numero, o ancora usare una calcolatrice, che fa uso di un algoritmo ancora differente: il risultato sar sempre lo stesso). Non c' quindi una corrispondenza biunivoca tra algoritmi e soluzioni: una sola soluzione, tanti algoritmi. Allo stesso modo, in psicologia cognitiva si considera ogni livello indipendente da quelli pi bassi. Cos come le conoscenze non dipendono dai simboli, le conoscenze ed i simboli insieme non dipendono dal livello materiale, per cui possibile utilizzare gli stessi livelli I e II su un differente livello III (un automa, per esempio). Questa la giustificazione del fatto che la teoria dell'identit erronea e che si pu (e anzi si deve) fare scienza separando i due ambiti.

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Funzioni e modelli
L'iniziatore di una modellistica cognitiva delle funzioni mentali pu essere considerato Ulric Neisser, che partendo da premesse di tipo psicologico ha poi elaborato molti fondamenti delle moderne scienze cognitive contro il riduzionismo di alcuni indirizzi neurofisiologici nel suo celebre testo Cognitive Psychology[3]. La sua innovativit consiste in una visione pluralistica delle funzioni mentali, che da un lato nega il dualismo, ma che dall'altro mostra l'inconsistenza dell'approccio riduzionistico. All'inizio degli anni '80 Jerry Fodor pubblica il suo The modularity mind[4], col quale propone una nuova modellizzazione delle funzioni mentali in cui vede i meccanismi cognitivi strutturati in maniera "modulare". Per Fodor la mente funziona "per moduli" derivanti da sistemi di input; le funzioni mentali per Fodor sono pertanto "stimoli" all'operare del cervello in un certo modo o in un altro.

Ricercatori famosi nelle scienze cognitive


Alfonso Caramazza David Chalmers Noam Chomsky Daniel Dennett Gerald Edelman Jerry Fodor Douglas Hofstadter Philip Johnson-Laird Christopher Longuet-Higgins Marvin Minsky Ulric Neisser Seymour Papert Steven Pinker John Searle Herbert Simon

Bibliografia
Aa.Vv., Vocabulaire de sciences cognitives, Paris, PUF 1998 (Dizionario di scienze cognitive, Roma, Editori Riuniti 2000). G.Edelman, Sulla materia della mente, Milano, Adelphi, 1993. J.A.Fodor, La mente modulare, Bologna, Il Mulino, 1988. J.Haugeland, Mind design, Cambridge-Mass., MIT Press 1981. P. Legrenzi. Farsi un'idea su... "La mente". Il Mulino, Bologna, 2002 P. Legrenzi. Prima lezione di scienze cognitive. Laterza, Roma, 2002 Nicla Vassallo. Teoria della conoscenza. Laterza, Bari, 2003 Marcello Frixione. Come ragioniamo. Laterza, Bari, 2007 Diego Marconi. Filosofia e scienza cognitiva. Laterza, Bari Massimo Piattelli Palmarini. Le scienze cognitive classiche: un panorama. Einaudi, Torino, 2008 Marchesini Roberto. Modelli cognitivi e comportamento animale, prefazione e note di Gianni Tadolini - Collana di Psicologia Clinica e Neuroscienze, Ed. EVA 2011.

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Note
[1] [2] [3] [4] P.Legrenzi, Prima lezione di scienze cognitive, Laterza 2002 Massimo Piattelli Palmarini, "Le scienze cognitive classiche: un panorama", Einaudi 2008, pag. 15 (Appleton-Century-Crofts, New York, 1967) (Cambridge-Mass., MIT Press, 1983)

Voci correlate
Cervello Mente Filosofia della mente Psicologia cognitiva Comunicazione

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Collegamenti esterni
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