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ntiamo davvero parte di un processo di liberazione dei giovani che si sta metten do in moto su scala mondiale. Liberazione da che?

Da mille cose ingiuste. Da uno studio inutile a capire la vita e utile solo a perpetuare una societ che opprime . Dal consumismo che inebetisce chi pu permetterselo, che riempie la pancia e il cervello e non fa pensare con la propria testa. Dalle istituzioni, presentate co me neutre, ma in realt tutt'uno con il potere dominante. Dall'alienazione. Dall'u omo a una dimensione. Dalla disoccupazione. Dalla guerra contro il Vietnam e dal le cause oscene che l hanno determinata. Dalla guerra come pericolo e minaccia per manenti. Ci che sta dietro, di f state condotte all'insegna del massimo rafforzamento dei potentati industriali e finanziari, con politiche basate sui bassi salari, una f orte disoccupazione, consistenti flussi migratori, un tenace freno alle libert si ndacali e democratiche, l'aumento del divario tra le aree ricche e le zone di po vert: quali effetti ne sarebbero derivati? E perch all'Est - nell'Unione Sovietica e nei paesi sottoposti alla sua egemonia politica, economica e militare -le dinamiche avevano assunto forme diverse (quel le della pianificazione centralizzata), ma non erano sostanzialmente dissimili, quanto agli effetti prodotti, soprattutto in relazione alla verticalizzazione de i poteri e dei privilegi? Scrutavamo quei giganteschi processi, che mettevano i paesi industrializzati, pu r nell'ambito di crescenti contraddizioni intercapitalistiche, nella condizione di accrescere con forza il predominio del Nord sul Sud del pianeta - causa prima questa, oggi, della miseria e della fame di tanta parte dei popoli del Terzo e Quarto Mondo. Cercavamo di capire il senso dei grandi mutamenti, che venivano sviluppandosi tr a tensioni interne in ciascun Paese e in mezzo a continue turbolenze internazion ali, derivanti sia da appetiti di singoli stati sia dal confronto crescente tra Usa e Urss per rafforzare ed estendere le reciproche zone di controllo e di infl uenza. La guerra di Corea, la (le) crisi di Berlino, la crisi di Suez nel '56, quella u ngherese dello stesso anno, l'invasione americana del Libano nel '58, la crisi d ei missili a Cuba nel '62, la guerra del '67 di Israele contro i paesi arabi ave vano costituito momenti in cui pi di una volta il pericolo della terza guerra mon diale, con l'impiego catastrofico delle armi nucleari, era venuto a stagliarsi d i fronte all'umanit: era questo il futuro che attendeva noi giovani? Le nostre analisi ci portavano ad alcune conclusioni. Lo sviluppo del capitalism o dopo la ricostruzione stava assumendo, negli anni Sessanta, i connotati di una vera e propria rivoluzione industriale, in Europa e in Giappone soprattutto, ol tre che negli Usa: maturavano le condizioni per un salto nello sviluppo stesso. Occorrevano nuove forme azione di Herbert Marcuse, va al di l dei risultati della scuola di Francoforte sull'origine della personalit autoritaria: non basta la co scienza critica per liberarsi, la liberazione si costruisce attraverso la trasfo rmazione pratica e organizzata, a partire dalla modifica concreta della specific a situazione in cui uno si trova a vivere e operare. Occorre dunque, come afferm ava Rudi Dutschke, una lunga marcia attraverso le istituzioni come un'attivit crit icopratica in tutti i campi sociali per costruire l'uomo nuovo e la nuova societ, realizzando tutti i giorni la Wirkende Utopie, l"utopia operante. Si trattava di un'impostazione che per la prima volta dava la sensazione di pors i all'altezza culturale e politica necessaria per un processo di trasformazione progressista e rivoluzionaria, in termini moderni, delle societ a capitalismo ava nzato. La sua influenza nei movimenti studenteschi occidentali fu notevole, senz 'altro maggiore di quella proveniente dal Movement americano. L'agitazione nelle universit tedesche cominci ad ampliarsi e a mettere radicalment e in discussione i presupposti politici del potere dominante. Quando Dutschke viene ferito gravemente a rivoltellate da un nazista esplode lo sdegno dei giovani di ogni Paese. Subito gli studenti tedeschi prendono d'assalt o in varie citt i palazzi dell'editore Springer, proprietario di numerosi giornal i considerati i principali responsabili della campagna di odio e di denigrazione antistudenteschi e istigatori perci dell'attentato. Manifestazioni e scontri con la polizia vanno avanti per una settimana.

La Dc tedesca, proprio mentre la ribellione studentesca si estende, presenta un nuovo progetto di legge di ordine pubblico, che viola pesantemente i diritti del cittadino spianando la strada al Berufsverbot, l'inaccessibilit nei pubblici imp ieghi di estremisti che, in quanto tali, sono considerati attentatori della Cost ituzione. Gli studenti all'affondo repressivo reagiscono indicendo da tutto il Paese una ma rcia stellare su Bonn per l'11 maggio. E quel giorno pi di 100 mila persone invado no pacificamente la capitale, realizzando la punta pi alta di mobilitazione e di scossa politica degli studenti tedeschi. Proprio mentre, poco lontano, sta salendo, repentina, la temperatura del maggio francese. Quando la Francia comincia a muoversi, abbiamo la sensazione che venga a realizz arsi una sorta di grande staffetta del cambiamento. Ci eravamo messi in moto noi in Italia, poi erano scesi in campo i giovani tedes chi e ora si gettavano avanti quelli francesi: non si era mai visto, in tempi re centi, un cos ampio e simultaneo disordine sotto il cielo, di qua e di l dell'Atlant ico. Nanterre, periferia di Parigi, luogo di bidonvilles e di una delle universit pi mo derne, grande campus di stile americano: la scintilla si sprigiona da l. Ad accen derla il Movimento 22 marzo, cos chiamato perch in quel giorno del '68 gli studenti occupano la sede del rettorato nell'ambito di una manifestazione di protesta con tro la guerra in Vietnam. Gli studenti di Nanterre hanno una conercepisce che la questione di fondo chi per chi e per che cosa - controlla i grandi processi in corso e verso dove ne in dirizza l'evoluzione. L'antagonismo delle spinte divienronte, intorno a noi giovani, nati e cresciuti nel periodo immediatamente successivo al secondo conflitto mondiale, una societ c he promette la liberazione dal bisogno e contemporaneamente spezza l'identit pers onale. A una sicurezza, fatta balenare come ravvicinata, avvertiamo che corrispo nde una prospettiva inaccettabile, la perdita di s come progetto e desiderio. Nellee perci ampio e forte. Il cozzo delle contraddizioni quanto mai fragoroso e coinvolgente. Naturalmente nella grande ebollizione non tutte le pietanze che stanno cuocendo sono buone. Ma la vastit del fuoco ragguardevole dappertutto, questo il punto cen trale. Smarrirne oggi la dimensione significherebbe impedirsi di comprendere ci c he veramente emergeva sul finire degli anni Sessanta, nel mondo e da noi in Ital ia; si perderebbe il senso del ricchissimo intreccio di novit, di mutamenti, di r esistenze, di trasformazioni, delle molteplici pulsioni sociali, culturali, poli tiche, etiche, ideali che si sprigionarono. La distanza che ci separa oggi dal ssassinio, a Memphis, di Martin Luther King, prestigioso dirigente del movimento per i diritti civili, l'antagonismo dei dise redati dilaga, esplode in circa 140 citt, paga un prezzo durissimo - decine di mo rti, migliaia di feriti e di arrestati, - ma scuote l'America e l'opinione pubbl ica del mondo. Nel giugno entra in agitazione la Columbia University di New York: gli studenti unificano i temi dell'opposizione alla guerra con quelli dei diritti civili e de ll'alienazione della condizione studentesca. Newsweek ha documentato che gli Usa hanno impiegato in Vietnam pi di 7 milioni di t onnellate di bombe, quasi tre volte la quantit lanciata in tutto nella seconda gue rra mondiale e nella guerra di Corea. E noi ci chiedevamo: che diritto hanno i conquistatori di voler imporre la loro civ ilt ai vietnamiti, per di pi usando come viatico il napalm e la diossina? La rispos ta - culturale, politica, etica, umana - che in tutto il mondo venne data a ques ta domanda, dai giovani in primo luogo, costitu uno dei fattori determinanti dell e lotte degli studenti - e non - nel 1968 e negli anni successivi. Gli insegnamenti che ci sembrava di cogliere dal popolo vietnamita - dalla sua t enace guerra popolare di liberazione nazionale - erano molteplici: l'organizzazi one egualitaria della vita civile nelle zone liberate e un'ampia democrazia nell e condizioni difficilissime dello stato di guerra; la supremazia dell'uomo sulla macchina; la disumanit e, in definitiva, la debolezza del mastodontico, sofistic

atissimo, violento apparato tecnologico occidentale di fronte alla tensione uman a collettiva, che affonda le radici nella cooperazione volontaria, nella mobilit azione e nella intelligenza corale di tutto un popolo. Dalle risaie del Vietnam, ci dicevamo nelle riunioni, viene una lezione che ness un barone pu darci - e ha interesse a darci - da dietro una cattedra: la tecnolog ia non neutra, non necessariamente il suo sviluppo coincide con quello delle for ze produttive, anzi arriva a comprimerle se usata non per liberare l'uomo, ma pe r opprimerlo. la politica, cio l'arte dell'emancipazione umana, che va messa al p rimo posto. Gi questa consapevolezza era un fatto rivoluzionario e lo diventava due volte, qu ando cominci a farsi strada, aprendo varchi profondi, nella cultura scientista, i ndustrialista, tecnologica dell'Occidente. Erano queste le ragioni di fondo per cui la lotta del popolo vietnamita, con l'o ffensiva del Tet (capodanno lunare secondo la tradizione buddhista) iniziata il 1 f ebbraio 1968, si congiungeva idealmente e dava impulso - proprio nella fase iniz iale - al grande movimento di critica e di trasformazione degli studenti, cui sa rebbe seguito, in Italia, il ciclo delle intense mobilitazioni operaie e sindaca li dell"autunno caldo del 1969. Per una moltitudine di noi giovani il messag1968-69 all'incirca la stessa che se parava il 1968-69 dalla fine della seconda guerra mondiale. Se i sommovimenti so ciali e politici della fine degli anni Sessanta hanno finito con l'assumere, nel periodo di tempo che va dal 1945 a oggi, il significato e il rilievo di uno spa rtiacque di spessore storico, perch il perimetro di quegli eventi si dilat, e di m olto, oltre il contingente. I primi segni della ribellione si ttraverso cui associare al capitale i salariat i, dai tecnici agli operai, per rendere possibili i traguardi ulteriori dello sv iluppo. Era necessaria una diversa organizzazione della fabbrica, che richiedeva una ristrutturazione produttiva e la disponibilit operaia alla intensificazione qualitativa dello sfruttamento e all'aumento della produttivit: il lavoratore dov eva unire in s taylorismo e stakanovismo. Sul terreno dello studio occorreva che la scuola e le universit non fossero pi d'e lite, ma di massa, in grado di sfornare diplomati, tecnici, laureati capaci di e ssere all'altezza dei nuovi processi produttivi e di garantire griglie di subord inazione e ruoli gerarchici dinamici ed efficaci. Maturava e cresceva una contraddizione essenziale: emergeva l'antagonismo tra le potenzialit sociali del mutamento e gli effetti privatistici verso cui esso era convogliato. A un dato punto del loro sviluppo le forze produttive materiali della societ entra no in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cio con i rapporti d i propriet [...] dentro dei quali esse forze per l'innanzi s'erano mosse. Precisam ente questo si stava verificando. Altro che Marx messo in soffitta! Nel momento in cui grandi masse cominciarono a muoversi, furono altri ritratti a finirci, al meno per un bel po'"di tempo. Quando il malessere dei giovani, dei lavoratori, dei ceti intellettuali comincia a lievitare e poi via via a condensarsi, si hanno i primi segnali collettivi e visibili di un disagio ampio che ha radici complesse e profonde. come il brontol io crescente che sale dalle viscere della terra e preannuncia l'eruzione del vul cano, lasciando presagire che nel sottosuolo il magma incandescente grande. Sentiamo che la posta in gioco enorme. Si pzione vediamo nella primavera del '68 gli studenti sollevarsi nella Germania Federale. Riteniamo la cosa importantiss ima, dato che si verifica in un Paese a sviluppo capitalistico molto avanzato. C i diciamo: cos si allarga l'orizzonte internazionale della mobilitazione e si arr icchisce la qualit delle esperienze di lotta. I giovani tedeschi erano in fermento gi da tempo. Nell'estate del '67, nel corso di una manifestazione di protesta contro la presenza dello sci di Persia, viene a ssassinato dalla polizia a Berlino Ovest lo studente Benno Ohnesorg. L'omicidio deve servire a calmare gli spiriti. Favorisce invece, con lo sdegno suscitato e la riflessione collettiva che ne deriva, la crescita della nuova consapevolezza degli studenti: contro la tortura in Iran, la guerra in Vietnam, il plumbeo auto ritarismo che schiaccia la societ tramite il dominio politico della Dc tedesca, a

iutata non poco dal Partito socialdemocratico nel progetto di grossa coalizione. Agli inizi del '68 viene a maturazione il lungo lavorio condotto dalla Sds (i gi ovani di sinistra della Spd socialdemocratica, da questa espulsi verso i primi a nni Sessanta). Si tratta di una ricerca, teorica e pratica, di grande interesse, che fa i conti creativamente con il patrimonio della filosofia classica tedesca, con il marxis mo, con la storia antica e recente del movimento operaio, con il socialismo real izzato all'Est, per giungere a una importante conclusione di fondo: l'esistenza di una organizzazione autoritaria della societ che influenza e condiziona - nelle interrelazioni culturali, sociali, economiche, politiche - ogni singola persona lit, ogni individuo, oltre gli aggregati collettivi; da qui la necessit di una dia lettica della liberazione, consistente nella ricerca e conquista, con la lotta t eorica e pratica, di quella autonomia individuale - culturale, comportamentale e perci politica - in grado di dare sostanza e gambe al percorso di emancipazione collettiva, rompendo l'universo di manipolazione del sistema. Questa impostazione, che si intreccia con l'elabora La rivolta nera lo sfondo della decisione. Dopo l'aOccidente erano

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