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Gabriele D'Annunzio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. (LA) (IT) Hoc habeo quodcumque Io ho quel che ho donato. dedi. (Motto dannunziano[1])

Gabriele D'Annunzio

Parlamento del Regno d'Italia Camera del Regno d'Italia

Luogo Castellammare Adriatico nascita Data nascita 12 marzo 1863 Luogo morte Gardone Riviera Data morte 1 marzo 1938 Professione scrittore Partito Destra storica (1897), Sinistra storica(1897-1900) Legislatura XX del Regno d'Italia
Gabriele D'Annunzio, principe di Montenevoso, a volte scritto d'Annunzio,[2]come usava firmarsi (Castellammare Adriatico, 12 marzo 1863 Gardone Riviera, 1 marzo 1938), stato

uno scrittore, poeta, drammaturgo, aviatore,militare, politico e giornalista italiano, simbolo delDecadentismo italiano[3], del quale fu il pi illustre rappresentante assieme a Giovanni Pascoli, ed eroe di guerra[4][5].

Firma di Gabriele D'Annunzio


Soprannominato il Vate cio "il profeta", occup una posizione preminente nella letteratura italianadal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal1914 al 1924. Come letterato fu eccezionale e ultimo interprete della pi duratura tradizione poetica italiana [...][6][7] e come politico lasci un segno sulla sua epoca e una influenza sugli eventi che gli sarebbero succeduti.

Indice
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1 Biografia
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1.1 La famiglia e gli anni di formazione (1863-1881) 1.2 Il periodo romano (1881-1891) 1.3 La fine del periodo romano (1891-1894) 1.4 Il periodo fiorentino (1894-1904) 1.5 Il Vate e la Massoneria 1.6 Il trasferimento in Francia (1904-1915) 1.7 Partecipazione alla prima guerra mondiale (1915-1919) 1.8 L'impresa di Fiume (1919-1921) 1.9 L'esilio a Gardone Riviera (1921-1938)

1.9.1 Il Vate e il fascismo

2 Opere principali 3 Estetismo e pensiero dannunziano


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3.1 Le fonti dell'immaginario dannunziano


3.1.1 Il mondo letterario francese 3.1.2 La filosofia tedesca e il vitalismo 3.1.3 I nuovi modelli narrativi 3.1.4 L'amore verso la Duse

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3.2 Poetica 3.3 La narrativa dannunziana 3.4 Oratoria politica

4 D'Annunzio e la musica
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4.1 Amicizie, collaborazioni ed inimicizie 4.2 Composizioni da camera su testi dannunziani 4.3 Opere teatrali e musiche di scena su soggetti dannunziani 4.4 La musica nelle opere di D'Annunzio 4.5 D'Annunzio e Wagner

5 D'Annunzio e la cucina: un intenditore sopraffino 6 Citazioni attribuite 7 Omaggi 8 Neologismi da lui coniati 9 L'attivit pubblicitaria di D'Annunzio 10 Filmografia su Gabriele D'Annunzio
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10.1 Film biografici 10.2 Altro

11 Onorificenze
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11.1 Onorificenze italiane 11.2 Onorificenze straniere 11.3 Titoli nobiliari e militari

12 La laurea "honoris causa" a D'Annunzio 13 Altri onori 14 Note 15 Bibliografia 16 Voci correlate 17 Collegamenti esterni 18 Altri progetti

Biografia [modifica]
La famiglia e gli anni di formazione (1863-1881) [modifica]
Gabriele D'Annunzio

D'Annunzio nell'uniforme di Maggiore della Regia Aeronautica 12 marzo 1863 - 1 marzo 1938 Soprannome il Vate Nato a Pescara Morto a Gardone Riviera Luogo di Gardone Riviera, Mausoleo delVittoriale sepoltura Dati militari Nazione servita Regno d'Italia Reggenza italiana del Carnaro Forza armata Regio Esercito Regia Aeronautica Legionari di Fiume Arma terza armata (nel 1917) Specialit voli di ricognizione, pilota Anni di 1915 - 1918 servizio Grado Maggiore Tenente colonnello (al congedo) Generale onorario di Brigata aerea

Ferite Occhio destro, tempia destra Comandanti Luigi Cadorna, Armando Diaz Guerre Prima guerra mondiale, Impresa di Fiume Battaglie Beffa di Buccari, Volo su Vienna,Decima battaglia dell'Isonzo,battaglie dell'Isonzo, Comandante Reggenza italiana del Carnaro di Decorazioni Croce di guerra al valor militare,titolo nobiliare di Principe di Montenevoso Frase celebre Memento audere semper("Ricordati di osare sempre") Altro lavoro scrittore, poeta, politico Fonti nel testo
voci di militari presenti su Wikipedia

La casa natale di D'Annunzio a Pescara


Gabriele D'Annunzio nacque a Castellammare Adriatico il 12 marzo 1863 da famiglia borghese benestante. Terzo di cinque figli, visse un'infanzia felice, distinguendosi per intelligenza e vivacit. Dalla madre, Luisa de Benedictis (1839-1917), erediter la fine sensibilit; dal padre, Francesco Paolo Rapagnetta (1831-1893) (il quale acquis anche il cognome D'Annunzio da un ricco parente che lo adott, lo zio Antonio D'Annunzio [8]), il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti, che portarono la famiglia da una condizione agiata a una difficile situazione economica. Reminiscenze della condotta paterna, la cui figura ricordata nelleFaville del maglio e accennata nel Poema paradisiaco, sono presenti nel romanzoTrionfo della morte. Ebbe tre sorelle, cui fu molto legato per tutta la vita, e un fratello minore:

Anna (Pescara, 27 luglio 1859 - Pescara, 9 agosto 1914) Elvira (Pescara, 3 novembre 1861 - Pescara, 1942) Ernestina (Pescara, 10 luglio 1865 - Pescara, 1938)

Antonio (Pescara, 1867 - New York,1945), direttore d'orchestra, si trasfer negliStati Uniti d'America, dove perse tutto nella crisi economica del 1929; D'Annunzio lo aiut finanziariamente con cospicui prestiti, ma le continue richieste di denaro spinsero Gabriele a rompere i rapporti e a rifiutare di incontrarlo al Vittoriale.

Il giovane D'Annunzio non tard a manifestare un carattere ambizioso e privo di complessi e inibizioni, portato al confronto competitivo con la realt. Una testimonianza ne la lettera che, ancora sedicenne nel 1879, scrive aGiosu Carducci, il poeta pi stimato nell'Italiaumbertina, mentre frequenta il liceo al prestigioso istituto Convitto Cicognini di Prato. Nel 1879 il padre finanzi la pubblicazione della prima opera del giovane studente, Primo vere, una raccolta di poesie che ebbe presto successo. Accompagnato da un'entusiastica recensione critica sulla rivista romana Il Fanfulla della Domenica, il libro venne pubblicizzato dallo stesso D'Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico romano sul romantico studente abruzzese, facendone un personaggio molto discusso. Lo stesso D'Annunzio poi sment la falsa notizia. Dopo aver concluso gli studi liceali accompagnato da una notoriet in continua ascesa, giunse a Roma, dove si iscrisse alla Facolt di Lettere.

Il periodo romano (1881-1891) [modifica]

Gabriele D'Annunzio
Gli anni 1881-1891 furono decisivi per la formazione di D'Annunzio, e nel rapporto con il particolare ambiente culturale e mondano di Roma cominci a forgiarsi il suo stile raffinato e comunicativo, la sua visione del mondo e il nucleo centrale della sua poetica. La buona accoglienza che trov in citt fu favorita dalla presenza in essa di un folto gruppo di scrittori, artisti, musicisti, giornalisti di origine abruzzese, parte dei quali conosciuti dal poeta a Francavilla al Mare, in un Convento di propriet del corregionale e amico Francesco Paolo Michetti (fra cui Scarfoglio, Tosti, Masciantonio e Barbella) che fece parlare in seguito di una "Roma bizantina". La cultura provinciale e vitalistica di cui il gruppo si faceva portatore appariva al pubblico romano, chiuso in un ambiente ristretto e soffocante ancora molto lontano dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali europee una novit "barbarica", eccitante e trasgressiva; D'Annunzio seppe condensare perfettamente, con uno stile giornalistico esuberante, raffinato e virtuosistico, gli stimoli che questa opposizione "centro-periferia", "natura-cultura" offriva alle attese di lettori desiderosi di novit.

D'Annunzio si era dovuto adattare al lavoro giornalistico soprattutto per esigenze economiche, ma attratto alla frequentazione della Roma "bene" dal suo gusto per l'esibizione della bellezza e del lusso, nel 1883 spos, con un matrimonio "di riparazione" (lei era gi incinta del figlio Mario), nella cappella di Palazzo Altemps a Roma, Maria Hardouin duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli (Mario, deputato al parlamento, Gabriele Maria, attore, e Ugo Veniero)[9]. Il matrimonio fin in una separazione legale dopo pochi anni (anche se il poeta e la moglie rimasero in buoni rapporti), per le numerose relazioni extraconiugali di D'Annunzio, tra cui quella con Maria Gravina, da cui ebbe la figlia Renata. Tuttavia, le esperienze per lui decisive furono quelle trasfigurate negli eleganti e ricercati resoconti giornalistici. In questo rito di iniziazione letteraria egli mise rapidamente a fuoco i propri riferimenti culturali, nei quali si immedesim fino a trasfondervi tutte le sue energie creative ed emotive. Il grande successo letterario arriv con la pubblicazione del suo primo romanzo, Il piacere nel 1889. Tale romanzo, incentrato sulla figura dell'esteta decadente, inaugura una nuova prosa introspettiva e psicologica[10] che rompe con i canoni estetici del naturalismo e del positivismo allora imperanti. Accanto a lettori ed estimatori pi attenti e colti, venne presto a crearsi attorno alla figura di D'Annunzio un vasto pubblico condizionato non tanto dai contenuti, quanto dalle forme e dai risvolti divistici delle sue opere e della sua persona, un vero e proprio star system ante litteram, che lo stesso scrittore contribu a costruire deliberatamente. Egli invent uno stile immaginoso e appariscente di vita da "grande divo", con cui nutr il bisogno di sogni, di misteri, di "vivere un'altra vita", di oggetti e comportamenti-culto che stava connotando in Italia la nuova cultura di massa.

D'Annunzio negli anni 1890

La fine del periodo romano (1891-1894) [modifica]


Tra il 1891 e il 1893 D'Annunzio visse a Napoli, dove composeGiovanni Episcopo e L'innocente, seguiti da Il trionfo della morte (scritto in Abruzzo, fra Francavilla al Mare e San Vito Chietino) e dalle liriche del Poema paradisiaco. Sempre di questo periodo il suo primo approccio agli scritti di Friedrich Nietzsche. Le suggestioni nietzschiane, liberamente filtrate dalla sensibilit del Vate si ritroveranno anche ne Le vergini delle rocce (1895), poema in prosa di squisita fattura dove l'arte ...si presenta come strumento di una diversa aristocrazia, elemento costitutivo del vivere inimitabile, suprema affermazione dell'individuo e criterio fondamentale di ogni atto[11].

Il periodo fiorentino (1894-1904) [modifica]

Sempre nel 1892 cominci una relazione epistolare con la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe inizio la stagione centrale della sua vita. Si conobbero personalmente nel 1894 e subito scatt l'amore. Per vivere accanto alla sua nuova compagna, D'Annunzio si trasfer a Firenze, nella zona di Settignano, dove affitt la villa La Capponcina (vicinissima alla villa Porziuncola dell'attrice), trasformandola in un monumento del gusto estetico decadente, definita da lui "la vita del signore rinascimentale". Frequent anche il Chianti e conobbe una nobile di San Casciano V.P, pass un breve periodo presso il Fedino una nota villa del luogo. Sono in questi anni che si situa gran parte della drammaturgia dannunziana che piuttosto innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro dominanti in Italia e che non di rado ha come punto di riferimento la figura attoriale della Duse, nonch le sue migliori opere poetiche, la gran parte delle Laudi, e, tra queste, il vertice e capolavoro della poesia dannunziana, l' Alcyone. La relazione dell'artista con Eleonora Duse stata celebrata a Firenze in un modo molto originale. Alla nascita del quartiere fiorentino di Coverciano(sorto proprio ai piedi della villa dannunziana di Settignano), due importanti arterie stradali della zona vennero inaugurate in memoria dei famosi amanti, prevedendo inoltre un incrocio tra queste vie. Tra il 1893 e il 1897 D'Annunzio condusse un'esistenza movimentata che lo port dapprima nella sua terra d'origine e poi in Grecia, che visit nel corso di un lungo viaggio. Nel 1897 volle provare l'esperienza politica, vivendo anch'essa, come tutto il resto, in un modo bizzarro e clamoroso: eletto deputato della destra, pass quasi subito nelle file della sinistra, giustificandosi con la celebre affermazione vado verso la vita.

Il Vate e la Massoneria [modifica]


Il 3 marzo 1901 inaugur invece con il fondatore Ettore Ferrari, Gran Maestro della massoneria delGrande Oriente d'Italia, l'Universit Popolare di Milano, nella sede di via Ugo Foscolo, dove pronunci il discorso inaugurale e dove, successivamente, svolse un'attivit straordinaria di docenze e lezioni culturali. [12] L'amicizia con Ferrari aveva avvicinato il Vate alla "libera muratoria": D'Annunzio era infatti massone e 33 grado della Gran Loggia d'Italia degli ALAM detta "di Piazza del Ges", fuoriuscita nel 1908 dal GOI[13]. Pi tardi, in occasione dell'Impresa di Fiume fu iniziato al Martinismo. Molti dei volontari fiumani erano massoni e tra di essi figuravano in particolare Alceste de Ambris, Sante Ceccherini, Eugenio Coselschi, Ulderico Zasio, Marco Egidio Allegri. La bandiera della Reggenza del Carnaro avrebbe contenuto svariati simboli massonici e gnostici, come l'uroboro e le sette stelle dell'Orsa Maggiore[senza fonte].

Il trasferimento in Francia (1904-1915) [modifica]

Eleonora Duse

La relazione con Eleonora Duse si incrin nel 1904, dopo il tradimento con Alessandra di Rudin e la pubblicazione del romanzoIl fuoco, in cui il poeta aveva descritto impietosamente la loro relazione. In quell'epoca la vita dispendiosa condotta dal Vate lo port a sperperare le cospicue somme percepite per le proprie pubblicazioni, che divennero comunque insufficienti a coprire le spese prodottesi. Nel 1910 D'Annunzio si trasfer in Francia: gi da tempo aveva accumulato una serie di debiti e per evitare i creditori aveva preferito allontanarsi dal proprio Paese. L'arredamento della villa fu messo all'asta e D'Annunzio per cinque anni non rientr in Italia. Risale a questo periodo la relazione con l'americana Romaine Beatrice Brooks. A Parigi era un personaggio noto, era stato tradotto da Georges Hrelle e il dibattito tra decadentisti e naturalisti aveva a suo tempo suscitato un grosso interesse gi con Huysmans. Ci gli permise di mantenere inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane, tra cui quelle con Filippo Tommaso Marinetti e Claude Debussy. Pur lontano dall'Italia collabor al dibattito politico prebellico, pubblicando versi in celebrazione dellaguerra italo-turca, inclusi poi in Merope o editoriali per diversi giornali nazionali (in particolare per ilCorriere) che a loro volta gli concedevano altri prestiti. Nel 1910 Corradini aveva organizzato il progetto dell'Associazione Nazionalista Italiana, al quale D'Annunzio ader inneggiando a una nazione dominata dalla volont di potenza e opponendosi all'Italietta meschina e pacifista. Nel 1914 Gabriele D'Annunzio rifiut di diventare Accademico della Crusca, poich era nemico degli onori letterari, ma anche delle Universit, infatti ai bolognesi che gli offrivano una cattedra scrisse amo pi le aperte spiagge che le chiuse scuole dalle quali vi auguro di liberarvi[14]. Dopo il periodo parigino si ritir ad Arcachon, sulla costa Atlantica, dove si dedic all'attivit letteraria in collaborazione con musicisti di successo (Mascagni, Debussy,...), compose libretti d'opera, soggetti per film (Cabiria).

Partecipazione alla prima guerra mondiale (1915-1919) [modifica]

D'Annunzio ai primi anni del 1900

Per approfondire, vedi Volo su Vienna e Beffa di Buccari.

Nel 1915 ritorn in Italia, dove rifiut la cattedra di letteratura italiana che era stata di Pascoli; condusse immediatamente una intensa propaganda interventista, inneggiando al mito di Roma e del Risorgimento e richiamandosi alla figura di Giuseppe Garibaldi. Il discorso celebrativo che D'Annunzio pronunci aQuarto il 4 maggio 1915 (in occasione della sagra dei Mille) suscit entusiastiche manifestazioni interventiste, cos come l'arringa tenuta a Roma il 13 maggio 1915. Con l'entrata in Guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915 (durante le cosiddette "radiose giornate di maggio"), D'Annunzio si arruol volontario nei Lancieri di Novara, nonostante avesse gi 52 anni, partecipando subito ad alcune azioni dimostrative navali e aeree. Per un periodo risiedette a Cervignano del Friuli perch cos poteva essere vicino al Comando della III Armata, a capo della quale era Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta, suo amico ed estimatore.

Il volantino lanciato su Vienna


Ottimo aviatore, nel settembre 1915 partecip a un'incursione aerea su Trento e nei mesi successivi, sul fronte carsico, a un attacco lanciato sul monte San Michele nel quadro dellebattaglie dell'Isonzo. Il 16 gennaio del 1916, a seguito di un atterraggio d'emergenza, nell'urto contro la mitragliatrice dell'aereo riport una lesione all'altezza della tempia e dell'arcata sopraccigliare destra. La ferita non curata per un mese provoc la perdita dell'occhio. Visse cos un periodo di convalescenza, durante il quale fu assistito dalla figlia Renata. In quei mesi compose il Notturno utilizzando delle sottili strisce di carta che gli permettevano di scrivere nella pi completa oscurit, necessaria per la convalescenza dalla ferita che l'aveva temporaneamente accecato. L'opera venne pubblicata nel 1921 e contiene una serie di ricordi e di osservazioni. Tuttavia, ben presto torn a combattere. Contro i consigli dei medici, continu a partecipare ad azioni belliche aeree e di terra: nel settembre 1916 a un'incursione su Parenzo e, nell'anno successivo (1917), con la III Armata, alla conquista del Veliki e al cruento scontro presso le foci del Timavo nel corso della decima battaglia dell'Isonzo. Nel marzo 1918 con il grado di maggiore, assume il comando della Squadra aerea di San Marco[15]. Le imprese aeree contro il porto di Cattaro (1917) e il Volo su Vienna e la partecipazione sui MAS alla Beffa di Buccari (1918) completarono il suo stato di servizio. Al termine del conflitto egli apparteneva di diritto alla generazione degli assi e dei pluridecorati...[16] e il coraggio dimostrato, unitamente ad alcune celebri imprese di cui era stato protagonista, ne consolidarono ulteriormente la popolarit. Si conged con il grado di tenente colonnello, inusuale, all'epoca, per un militare non di carriera. Nell'immediato primo dopoguerra D'Annunzio si fece portatore di un vasto malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in sintonia con una serie di voci della societ e della politica italiana, il rinnovamento della classe dirigente in Italia. La stessa onda di malcontento trov ben presto un sostenitore in Benito Mussolini, che di qui al 1922 avrebbe portato all'ascesa delfascismo in Italia.

L'impresa di Fiume (1919-1921) [modifica]


Per approfondire, vedi Impresa di Fiume e Reggenza Italiana del Carnaro.

D'Annunzio in divisa da comandante su una cartolina di Fiume

Trasformare il cardo bolscevico in rosa d'Italia, Rosa d'Amore. (Gabriele D'Annunzio[17])

Enrico Marchiani, Ritratto di Gabriele d'Annunzio in uniforme da Ardito. Dipinto esposto al Museo D'Annunzio Eroe del Vittoriale
Nel 1919 organizz un clamoroso colpo di mano paramilitare, guidando una spedizione di "legionari", partiti da Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel1925, Ronchi dei Legionari in ricordo della storica impresa), all'occupazione della citt di Fiume, che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia. Con questo gesto D'Annunzio raggiunse l'apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico. A Fiume, occupata dalle truppe alleate, gi nell'ottobre 1918si era costituito un Consiglio nazionale che propugnava l'annessione all'Italia,[18] di cui fu nominato presidenteAntonio Grossich. D'Annunzio con una colonna di volontari (tra i quali vi era anche Silvio Montanarella, marito della figlia Renata) occup Fiume e vi instaur il comando del "Quarnaro liberato". Il 5 ottobre 1920 ader al Fascio di combattimento di Fiume[19].

D'Annunzio, che era anche comandante delle Forze Armate Fiumane, e il suo governo vararono tra l'altro la Carta del Carnaro, una costituzione provvisoria incredibilmente avanzata e moderna, scritta dal sindacalista rivoluzionario Alceste de Ambris e modificata in parte da D'Annunzio stesso, che prevedeva, assieme alle varie leggi applicative e regolamenti varati, numerosi diritti per i lavoratori, le pensioni di invalidit, l' habeas corpus, il suffragio universale maschile e femminile, la libert di opinione, di religione e di orientamento sessuale, tra cui la depenalizzazione dell'omosessualit, del nudismo e dell'uso di droga[20] e il risarcimento degli errori giudiziari[21], il tutto molto tempo prima di altre carte costituzionali dell'epoca. Il 12 novembre 1920 venne stipulato il trattato di Rapallo: Fiume divenne citt libera, Zara pass all'Italia; ma D'Annunzio non accett l'accordo e il governo italiano di Giovanni Giolitti il 26 dicembre1920, fece sgomberare i legionari con la forza, causando numerosi morti, nel cosiddetto "Natale di sangue". Ai tempi di Fiume D'Annunzio soprannomin sprezzantemente Cagoja Nitti, in relazione appunto allo sgombero della citt ordinato nel 1921. Nel 1924 lo Stato libero di Fiume, fu infine annesso all'Italia, dove rimase fino al 1945.

L'esilio a Gardone Riviera (1921-1938) [modifica]

La villa di D'Annunzio, nel complesso monumentale del "Vittoriale degli Italiani"

Per approfondire, vedi Vittoriale degli italiani.


Deluso dall'epilogo dell'esperienza di Fiume, nel febbraio 1921 si ritir in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di Gardone Riviera) che pochi mesi pi tardi acquist. Ribattezzata ilVittoriale degli italiani fu ampliata e successivamente aperta al pubblico. Qui lavor e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale. Il 27 e il 28 maggio 1922, D'Annunzio ospit al Vittoriale Georgij Vasil'jevi ierin, commissario sovietico agli affari esteri[22] arrivato in Italia per la conferenza di Genova del 1922.[23][24] D'Annunzio si impegn inoltre per la crescita e il miglioramento della zona: la costruzione della strada litoranea Gargnano-Riva del Garda (1929-1931) fu fortemente voluta da lui che se ne interess personalmente, facendo valere il suo prestigio personale con le autorit. La strada, progettata e realizzata dall'ing. Riccardo Cozzaglio, segn il termine del secolare isolamento di alcuni paesi del Lago di Garda e fu poi classificata di interesse nazionale con il nome di Strada statale 45 bis Gardesana Occidentale. Lo stesso D'Annunzio, presente all'inaugurazione della strada, la battezz con il nome di Meandro per via della sua tortuosit e dell'alternarsi delle buie gallerie e del lago azzurro.[25]

Il Vate e il fascismo [modifica]

Incontro tra Mussolini e D'Annunzio


Il rapporto con il fascismo fu complesso e articolato, bench sostanzialmente organico: i fascisti in ascesa celebrarono D'Annunzio, riutilizzando i motti e i simboli del Vate gi utilizzati a Fiume[26], come uno dei massimi e pi fecondi letterati d'Italia, ma lo scrittore, a parte l'adesione iniziale ai Fasci di combattimento, non prese mai la tessera del Partito Nazionale Fascista, probabilmente per mantenere la sua completa autonomia. Nel 1919 quando Mussolini avvi una sottoscrizione pubblica per finanziare l'Impresa di Fiume che raccolse quasi tre milioni di lire. Una prima tranche di denaro, ammontante a 857.842 lire, fu consegnata a D'Annunzio ai primi di ottobre, altro denaro in seguito. Una parte cospicua del denaro raccolto invece non fu consegnata a D'Annunzio. Mussolini fu accusato da due redattori di aver dirottato il denaro per finanziare il proprio partito in vista delle prossime elezioni politiche italiane del 1919 e lo squadrismo.[27] Per controbattere alle accuse D'Annunzio invi una lettera a Mussolini in cui ne attest pubblicamente l'autorizzazione[28]. Il poeta certific che parte della somma raccolta fu utilizzata per finanziare lo squadrismo a Milano.

Mio caro Benito Mussolini, chi conduce un'impresa di fede e di ardimento, tra uomini incerti o impuri, deve sempre attendersi d'essere rinnegato e tradito "prima che il gallo canti per la seconda volta". E non deve adontarsene n accorarsene. Perch uno spirito sia veramente eroico, bisogna che superi la rinnegazione e il tradimento. Senza dubbio voi siete per superare l'una e l'altro. Da parte mia, dichiaro anche una volta che avendo spedito a Milano una compagnia di miei legionari bene scelti per rinforzo alla vostra e nostra lotta civica io vi pregai di prelevare dalla somma delle generosissime offerte il soldo fiumano per quei combattenti. Contro ai denigratori e ai traditori fate vostro il motto dei miei "autoblindo" di Ronchi, che sanno la via diritta e la meta prefissa. Fiume d'Italia, 15 febbraio 1920 Gabriele D'Annunzio.
Lettera originale inviata da D'Annunzio a Mussolini

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Il 3 agosto 1922, quando gli squadristi occuparono a Milano Palazzo Marino, D'Annunzio parl dal balcone del Comune. Dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti, l'8 luglio 1924 D'Annunzio scrisse a Mussolini:

Avere fede intiera nella mia lealt e nella mia carit di patria. Il mio silenzio e il mio lavoro sono oggi esempio a tutti gl'italiani. Non l'uno sar interrotto e non l'altro[29]
D'Annunzio, assieme a Filippo Tommaso Marinetti, fu uno dei primi firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, pubblicato il 21 aprile 1925. Il deputato socialista Tito Zaniboni, pi tardi noto per aver organizzato un attentato contro Mussolini il 4 novembre 1925, comunic al giornale Il Mondo, la notizia che D'Annunzio, in una lettera indirizzata a un legionario fiumano avrebbe scritto in maniera critica sulla questione:

Sono molto triste di questa "fetida ruina" (Gabriele D'Annunzio secondo Tito Zaniboni[30])
All'indiscrezione D'Annunzio rispose il 5 novembre su "La provincia di Brescia":

A tutti i politicastri, amici o nemici, conviene dunque ormai disperare di me. Amo la mia arte rinovellata, amo la mia casa donata. Nulla d'estraneo mi tocca, e d'ogni giudizio altrui mi rido (Gabriele D'Annunzio[31])
Nel 1937 fu eletto Presidente dell'Accademia d'Italia, ma non and mai a presiedere alcuna riunione (la nomina fu quasi imposta da Benito Mussolini, con la contrariet di D'Annunzio). D'Annunzio fu anche Presidente onorario della SIAE dal 1920 al 1938.[32] Per molti il Duce, temendo la popolarit e la personalit indipendente del poeta, tent di metterlo risolutamente da parte, ricoprendolo di onori.[33]

Segnata con la X la finestra dalla quale D'Annunzio cadde

D'Annunzio nel 1922, in uniforme da ufficiale del Regio Esercito


Di certo vi era la scomodit del personaggio: gi nel1922, tre mesi prima della Marcia su Roma, quando D'Annunzio cadde dalla finestra della sua villa rischiando la vita (vicenda soprannominata "il volo dell'arcangelo"), qualcuno parl di attentato ordito dal primo ministroFrancesco Saverio Nitti o addirittura dai fascisti; il funzionario Giuseppe Dosi indag sulla caduta "accidentale" di D'Annunzio, che quasi ne provoc la morte, e scrisse:

Sicuramente qualcuno che ha visto nell'evento la volont di non far presiedere a D'Annunzio l'incontro con Nitti e Mussolini e quindi cerca la traccia di un complotto. La principale indiziata Luisa Baccara (compagna di D'Annunzio all'epoca, ndr) o sua sorella Jolanda ovvero tutte e due insieme. Nasce l'ipotesi che Luisa Baccara (che delle due sorelle ha maggiore personalit) sia la carceriera del Comandante; che sia una spia di Nitti o una fascista celata, ma anche che abbia lo scopo finale di uccidere D'Annunzio per toglierlo di mezzo, posto che sia diventato ingombrante per tutti. Certo gli eventi portano molta acqua al mulino di queste ipotesi.[34]

Nel 1937 D'Annunzio si rec alla stazione di Verona per incontrarsi con Mussolini
Renzo De Felice afferma che D'Annunzio fu posto poi sotto controllo di agenti fascisti[35], visti anche i buoni rapporti del Vate con esponenti del mondo libertario, socialista erivoluzionario[36], tra cui l'ex legionario fiumano e poi socialistaAlceste de Ambris (che avvicin il nazionalista D'Annunzio all'anarco-individualismo[37]) e il politico Aldo Finzi[38], fascista di sinistra che prese parte con il poeta al volo su Vienna. Nel1937-38 D'Annunzio si oppose all'avvicinamento dell'Italia fascista al regime nazista, bollando Adolf Hitler, gi nel 1934, come "pagliaccio feroce".[39] La sua influenza sulla cultura italiana ed europea nei primi decenni del Novecento fu indiscutibile. Sempre attento ai movimenti dei giovani, fu tra i massimi ispiratori del Fondaco di baldanza, della Federazione Italiana Universitaria e di La Fionda, associazione goliardica e casa editrice. Mor nella sua villa il 1 marzo 1938 per un'emorragia cerebrale, mentre era al suo tavolo da lavoro. Ai funerali di Stato, voluti in suo onore dal regime fascista, la partecipazione popolare fu imponente. Il feretro, avvolto dalla bandiera del Timavo[40] era seguito da ...la folla innumerevole degli ex legionari, degli ammiratori, dei devoti alla sua gloria e alla sua fama....[41] sepolto nel mausoleo del Vittoriale.

Opere principali [modifica]


Per approfondire, vedi Opere di Gabriele D'Annunzio.
La produzione letteraria di D'Annunzio fu stampata integralmente fra il 1927 e il 1936 da un Istituto nazionale creato appositamente sotto l'egida dello Stato italiano per la pubblicazione della sua Opera Omnia. Il Vate collabor attivamente alla realizzazione dell'ambizioso progetto, come collabor alla pubblicazione di un'edizione economica (L'Oleandro) che ricalcava la precedente, realizzata anch'essa quando egli era ancora in vita, fra il 1931 e il 1937. Subito dopo la sua morte e cio fra il 1939 e il 1942 la Fondazione del Vittoriale degli Italiani provvide a ristampare quasi integralmente la produzione dannunziana: 42 volumi su un totale di 46 (gli ultimi quattro non uscirono per le note vicende belliche che desolarono l'Italia nel 1943). Nel secondo dopoguerra merita una particolare menzione la pregevole edizione dell' Opera Omnia apparsa, a partire dal1950, nei Classici Contemporanei Italiani di Arnoldo Mondadori Editore. Fra le opere pi significative di Gabriele D'Annunzio segnaliamo:

Primo vere Canto novo Intermezzo di rime

Il piacere L'innocente Poema paradisiaco Il trionfo della morte Le vergini delle rocce La citt morta La Gioconda Il fuoco Laudi Le novelle della Pescara La figlia di Iorio La fiaccola sotto il moggio La nave Forse che s forse che no Notturno Il libro segreto La pioggia nel pineto

Estetismo e pensiero dannunziano [modifica]


(LA) Habere, non haberi (IT) Possedere, non essere posseduto

(Gabriele D'Annunzio, massima del padre di Andrea Sperelli ne Il Piacere)

Le fonti dell'immaginario dannunziano [modifica]


Il mondo letterario francese [modifica]

Luisa Baccara, una delle sue amanti

Alcune volte la fortuna di cui un autore gode il frutto di scelte consapevoli, di una capacit strategica di collocarsi nel centro di un sistema culturale che possa garantirgli le migliori opportunit che il suo tempo ha da offrirgli. D'Annunzio aveva cominciato a "immaginarsi" poeta leggendo Giosu Carduccinegli anni del liceo; ma la sua sensibilit per la trasgressione e il successo dal 1885 lo port ad abbandonare un modello come quello carducciano, gi provinciale e superato in confronto a quanto si scriveva e si dibatteva in Francia, culla delle pi avanzate correnti di avanguardia - Decadentismo e Simbolismo. Il suo giornale gli assicurava l'arrivo di tutte le riviste letterarie parigine, e attraverso i dibattiti e le recensioni in esse contenuti, D'Annunzio pot programmare le proprie letture cogliendo i momenti culminanti dell'evoluzione letteraria del tempo. Fu cos che conobbe Thophile Gautier, Guy de Maupassant,Max Nordau e soprattutto Joris Karl Huysmans, il cui romanzo rebours costitu il manifesto europeo dell'estetismo decadente. In un senso pi generale, le scelte di D'Annunzio furono condizionate da un utilitarismo che lo spinse non verso ci che poteva rappresentare un modello di valore "alto", ideale, assoluto, ma verso ci che si prestava a un riuso immediato e spregiudicato, alla luce di quelli che erano i suoi obiettivi di successo economico e mondano.

La filosofia tedesca e il vitalismo [modifica]


D'Annunzio non esitava a "saccheggiare" ci che colpiva la sua immaginazione e che conteneva quegli elementi utili a soddisfare il gusto borghese e insieme elitario del "suo pubblico". D'altronde, a dimostrazione del carattere unitario del "mondo dannunziano", significativo il fatto che egli us nello stesso modo anche il pensiero filosofico, soprattutto tedesco. Fra i filosofi contemporanei pi letti in Europa negli anni 1880 e 1890 vi furono senza dubbioSchopenhauer e Nietzsche. Da quest'ultimo soprattutto lo scrittore trasse alcuni importanti spunti e motivi per nutrire un universo di sentimenti e valori che appartenevano gi a lui da sempre, e che facevano parte dell'atmosfera culturale che si respirava in un continente agitato da venti di crisinazionalistiche, preannunzio della Grande guerra.

Friedrich Nietzsche
Molto si discusso su un preteso stravolgimento della filosofia nietzschiana da parte di D'Annunzio, ma tali elucubrazioni in realt non hanno ragione di essere. La scoperta di Nietzsche da parte del poeta abruzzese non

avviene infatti sul piano ideologico, ma si configura come una suggestione letteraria[42]. Le preoccupazioni del Vate erano infatti di indole artistica, non filosofica. D'altra parte il pensiero di Nietzsche, pur essendo stato talvolta oggetto di una generica adesione da parte di D'Annunzio, non fu mai sviluppato organicamente nelle creazioni del Vate che oltretutto non ebbe mai la pretesa di interpretarlo. In particolare, la rielaborazione della figura del superuomo da parte di D'Annunzio avviene secondo una visione personale e una sensibilit che non sono quelle del filosofo tedesco. I raffinati esteti che popolano i romanzi dannunziani sono ben lontani dall'oltreuomo nietzschiano che raggiunge una conoscenza superiore perseguendo un cammino personale e una dura disciplina di vita. D'Annunzio, nonostante si fosse dichiarato ateo in giovent[43][44], era affascinato dalle varie culture religiose, sia dal paganesimo sia dal cristianesimo (in particolare dal francescanesimo) fino all'occultismo e al panteismo, interpretate in un modo personalissimo, e non mutu quindi da Nietzsche gli aspetti di nichilismo derivati dal concetto della morte di Dio, proclamata dal tedesco; adottata una visione agnostica in campo religioso[45], come quella del collega Pascoli, probabilmente si riavvicin alla fede negli ultimi anni di vita.[46][47] Da ci il suo panismo e il suovitalismo, che permea tutta la sua opera: la pulsione vitale e sensuale che spinge l'esteta-superuomo alla conoscenza piena e alla fusione nel mondo e nella natura.

I nuovi modelli narrativi [modifica]


La scelta di nuovi modelli narrativi e soprattutto linguistici - elemento questo fondamentale nella produzione dannunziana - comport anche, e forse soprattutto, l'attenzione verso nuove ideologie. Ci favor lo spostamento del significato educativo e formativo che la cultura positivista aveva attribuito alla figura dello scienziato verso quella dell'artista, diventato il vero "uomo rappresentativo" di fine ottocento - primo novecento: " pi l'artista che fonde i termini che sembrano escludersi: sintetizzare il suo tempo, non fermarsi alla formula, ma creare la vita".

L'amore verso la Duse [modifica]


Spregiudicatezza e narcisismo, slanci sentimentali e calcolo furono alla base anche dei rapporti di D'Annunzio con le numerose donne della sua vita. Quella che sicuramente pi di ogni altra rappresent per lo scrittore un nodo intricato di affetti, pulsioni e di artificiose opportunit fuEleonora Duse, l'attrice di fama internazionale con cui egli si leg dal 1898 al 1901. Non c' dubbio infatti che a questo nuovo legame debba essere fatto risalire il suo nuovo interesse verso il teatro e la produzione drammaturgica in prosa (Sogno di un mattino di primavera, La citt morta, Sogno di un tramonto D'Autunno, La Gioconda, La gloria) e in versi (Francesca da Rimini, La figlia di Iorio, La fiaccola sotto il moggio, La nave e Fedra). In quegli stessi anni, la terra toscana ispir al poeta la vita del "signore del Rinascimento fra cani, cavalli e belli arredi", e una produzione letteraria che rappresenta il punto pi alto raggiunto da D'Annunzio nel repertorio poetico.

Poetica [modifica]
Il percorso poetico di D'Annunzio, cominciato precocemente con Primo vere (1879), raccolta non priva di interesse e che si ispira all'opera carducciana, trova una sua prima autonomia espressiva inCanto novo, dove gi si iniziano chiaramente a delineare alcune componenti essenziali della sua arte: la capacit di assimilare e rielaborare in forme del tutto personali le suggestioni e gli stimoli pi svariati, provenienti sia dalla storia e dalla mitologia sia dalle correnti letterarie e filosofiche contemporanee; una visione vitalistica e sensuale della realt di matrice

classica o classicheggiante; l'elaborazione di un linguaggio il cui splendore e preziosit suggestiona e seduce ed esso stesso parte integrante di un mondo poetico espresso da una sensibilit squisita e raffinata. Tali componenti saranno ulteriormente sviluppate e approfondite nelle raccolte poetiche successive e in particolare nelle Elegie romane (1892), caratterizzate da un gusto eclettico di matrice decadentista in cui traspaiono gli echi pi eterogenei, da Ovidio a Dante e Petrarca, daGoethe (che qui costituisce il modello per D'Annunzio sotto il profilo metrico) a Algernon Swinburne.

D'Annunzio che legge


Nel 1903 vennero pubblicati i primi tre libri delle Laudi, che secondo molti critici costituiscono il momento pi alto dell'arte dannunziana e forse l'opera in versi pi celebre e celebrata di D'Annunzio. In particolare nell' Alcyone, si riflettono i momenti pi felici della sua panica immersione nelle atmosfere dell'antichit classica (Ditirambi, L'oleandro), in quelle della sua terra di origine, l'Abruzzo (I Pastori) e, soprattutto, nei paesaggi toscani del Valdarno (Bocca d'Arno), delPisano e della Versilia (La pioggia nel pineto). Ai consueti stimoli letterari (Ovidio, Dante, Carducci, i simbolisti, ecc.) e filosofici (in primo luogo Nietzsche) si aggiungono nell'Alcyone i sussidi derivanti da letture pi tecniche (dal dizionario botanico di Caruel ai trattati di agricoltura del Palladio)[48] che fanno della raccolta un unicum nel panorama poetico del Novecento europeo. Per taluni critici l'Alcyone comincia ad aprire la strada a un altro capolavoro assoluto del D'Annunzio maturo: il Notturno. D'Annunzio e Giovanni Pascoli, l'altro grande poeta del Decadentismo italiano, si conoscevano personalmente, e, bench caratterialmente e artisticamente molto diversi, il Vate stimava il collega e recens positivamente le liriche pascoliane; Pascoli, dal canto suo, considerava D'Annunzio comeil suo fratello minore e maggiore. Alla morte del Pascoli (1912) D'Annunzio gli dedic l'operaContemplazione della morte.

La narrativa dannunziana [modifica]


Le giovanili Novelle della Pescara si ispirano al Verga pur presentando la propria gente abruzzese in uno stile barbaramente violento. D'Annunzio raggrupp i suoi romanzi in tre cicli:

i "'romanzi della rosa"' (Il Piacere, L'innocente, Il trionfo della morte), che rappresentano lo sforzo per vincere la sensualit di fronte alla quale per cedono i protagonisti (rispettivamente Andrea Sperelli, artista raffinato vinto dall'amore per Elena Muti; Tullio Hermil che, nonostante la piet umana, far morire l'innocente nato da una relazione con la moglie; Giorgio Aurispa dominato dalla lussuria);

i "romanzi del giglio", che rappresentano la purificazione dalla passione: scrisse solo Le vergini delle rocce, il cui protagonista, Claudio Cantelmo, incerto fra tre fanciulle, quale sar degna di generare il superuomo futuro rigeneratore della stirpe latina;

i "romanzi del melograno", simbolo della rinata volont: scrisse solo Il fuoco, in cui il protagonista Silvio Effrena riceve dalla giovane Foscarina l'ispirazione per la sua opera teatrale.

La struttura "ciclica" dei romanzi fu ideata anche da altri scrittori, per esempio Honor de Balzac (i "cicli" de La Commedia umana); Verga (Ciclo dei Vinti); Fogazzaro (tetralogia: Piccolo mondo antico, Piccolo mondo moderno, Il santo, Leila); mile Zola. Estranei ai tre cicli sono il romanzo Giovanni Episcopo, che risente dello psicologismo della narrativa russa (Fdor Dostoevskij), e Forse che s forse che no, che esalta il mito eroico dell'aviazione.[49]

Oratoria politica [modifica]

Francobollo di Fiume con ritratto di D'Annunzio (1920)


Negli anni immediatamente precedenti il Primo conflitto mondiale, nella mentalit collettiva e negli ambienti culturali di tutta l'Europa si afferm un diffuso atteggiamento ottimistico e di esaltazione, non di rado accompagnato da contenuti politico-ideologici. Questo stato d'animo generale, legato al clima culturale della Belle poque d'inizio secolo, fu poi ribattezzato Superomismo, sulla base di una lettura personale dei testi di Nietzsche; tutt'oggi il dibattito su quest'argomento non ancora concluso. D'Annunzio intu lo smisurato potere che si pu trarre dai mezzi di comunicazione di massa e compartecip a questo fenomeno fino a divenirne uno dei maggiori propugnatori. Il piacere fisico e gestuale della parola ricercata, della sonorit fine a s stessa, della materialit del suono proposta come aspetto della sensualit, aveva gi caratterizzato la poetica delle Laudi; ma con le opere teatrali egli aveva maturato uno stile il cui scopo era conquistare fisicamente il pubblico in un rapporto sempre pi diretto e meno letterario. Facendo leva sul mito di Roma e su una vasta mitologia nazionale post-risorgimentale, cre un modulo retorico dall'aspetto al contempo combattivo ed elitario: l'abbandono della prosa letteraria e l'immersione nel rito collettivo della guerra si present come un tentativo di conquistare la folla, da un lato per dominarla

dall'altro per annullarsi in essa, nell'ideale comunione totale tra capo e popolo. E in queste orazioni il popolo prendeva le forme impressionistiche dell'umanit agglomerata e palpitante, mentre il capo era un re-filosofo, ora riproposto come profeta della patria. La retorica bellica di D'Annunzio trov un largo consenso nella popolazione, affascinata dal suo carisma e dall'aura di misticit che lo circondava. Egli elabor in questo modo un immaginario per la propaganda interventista, la quale sar la premessa e il prototipo della propaganda fascista nel primo dopoguerra.

Per approfondire, vedi Motti dannunziani.

D'Annunzio e la musica [modifica]


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Sin dall'infanzia, Gabriele D'Annunzio ebbe un rapporto strettissimo con la musica, tanto da prendere lezioni di pianoforte e contemporaneamente di violino dietro suggerimento del padre. D'Annunzio possedeva un violino prodotto probabilmente da Jakobus Steiner (1617 - 1683), uno dei pi illustri liutai del Tirolo. Il Vate era pi legato a Gasparo da Sal che al sommo Antonio Stradivari. L'amore per Gasparo da Sal e per il violino rintracciabile anche nelle stanze e nei giardini gloriosi del Vittoriale. Nella villa di Gardone Riviera c' una parte del giardino che ha la forma di un violino ed chiamata giardino delle danze. La stanza della musica, quella che ospitava le esecuzioni intime di Luisa Baccara al pianoforte, recava inizialmente il nome di Camerata di Gasparo , proprio in onore al padre del violino moderno. D'Annunzio sapeva suonare anche la chitarra e spesso trascorreva il pomeriggio con essa. Era un finissimo conoscitore dell'opera musicale: privilegiava il sinfonismo di Ludwig van Beethoven, la poesia pianistica di Fryderyk Chopine di Robert Schumann, il lirismo di Giuseppe Verdi e non dimenticava mai di prestare attenzione anche ai capolavori e alle innovazioni della sua epoca. Disdegnava la banda di Pescara, da lui definita brigantesca e si concentrava all'ascolto dei quintetti sgambatiani che Giovanni Sgambati, discepolo di Franz Liszt, teneva a Roma nella Sala Dante, alla presenza della Regina Margherita.

Amicizie, collaborazioni ed inimicizie [modifica]


Era intimo amico di Francesco Paolo Tosti, il cosiddetto Re della romanza. D'Annunzio forn a Tosti numerosi testi da musicare. Il pi famoso senz'altro uno dei capolavori della canzone napoletana:A vucchella. Scritta da D'Annunzio nel 1892 in seguito ad una scommessa con Ferdinando Russo al tavolino del Caff Gambrinus di Napoli, divenne un successo internazionale quando fu cantata daEnrico Caruso.Russo diede il testo a Tosti che lo music e la celeberrima canzone fu pubblicata daRicordi nel 1904 con la sua data di composizione. Tra le altre romanze di Tosti con i versi di D'Annunzio, merita d'esser ricordata anche L'alba separa dalla luce l'ombra , famosissima lirica tratta dalle Quattro canzoni dell'Amaranta. D'Annunzio intu il valore dell'opera verista ma fu

sempre riluttante nei suoi confronti. Defin Pietro Mascagni il capobanda e scrisse un pamphlet dallo stesso titolo che apparve su Il mattino di Napoli il 3 settembre 1892. D'Annunzio reclamava un ritorno all'antica musicalit d'origine classica. Divenne amico di Giacomo Puccini e col grande compositore si pensava ad una composizione di drammi storici: Rosa di Cipro e La crociata dei fanciulli. Il carteggio che recentemente stato pubblicato, mostra proprio queste due forze culturali, che cercano d'entrare in contatto per creare un assoluto capolavoro. D'Annunzio leg anche con Arturo Toscanini e memorabile il concerto che Toscanini tenne con l'orchestra del Teatro alla Scala nel 1920 a Fiume. D'Annunzio scrisse a Toscanini nel giugno di quell'anno:... Venga a Fiume d'Italia, se pu. qui oggi la pi risonante aria del mondo. E l'anima del popolo sinfoniale come la sua orchestra. I Legionari attendono il Combattente che un giorno condusse il coro guerriero. Toscanini fu accompagnato nella citt dannunziana da Leone Sinigaglia e Italo Montemezzi. La citt di Fiume era una sorta d citt musicale. La musica era la pi intima compagna dei cittadini e nello statuto della citt v'era scritto: Excitat auroram, eccita l'alba. D'Annunzio disse ai suoi legionari dopo l'esercitazione del mattino:Guardatelo, guardategli la mano che tiene lo scettro. Il suo scettro una bacchetta, leggera come una verga di sambuco; e solleva i grandi flutti dell'orchestra, sprigiona i grandi torrenti dell'armonia, apre le cateratte della grande fiumana, scava le forze dal profondo e le rapisce al sommo, frena i tumulti e li riduce in sussurri, fa la luce e l'ombra, fa il sereno e la tempesta, fa il lutto e il giubilo. Quella stessa sera vi fu il concerto che prevedeva musiche di Beethoven, Giuseppe Verdi (I vespri sicialiani),Wagner,Sinigaglia(Suite Piemonte) e di Respighi(Le fontane di Roma). Il legame con Toscanini non termin dopo l'esperienza di Fiume. Il Vate invitava spesso Toscanini e sua figlia al Vittoriale. D'Annunzio prest numerosi suoi testi alla scena musicale. La figlia di Iorio fu musicata da Alberto Franchetti, famoso per aver concesso ad Umberto Giordano il testo dell'Andrea Chenier; Francesca da Rimini da Riccardo Zandonai che ne trasse un'opera dal valore autentico, Parisina da Pietro Mascagni, La Pisanella e La Nave ad Ildebrando Pizzetti, il pi grande compositore influenzato dal dannunzianesimo assieme a Gian Francesco Malipiero e autore della Sinfonia del Fuoco perCabiria, il kolossal cui aveva collaborato anche D'Annunzio. Non solo agli italiani finirono i grandi capolavori scenici del Vate: le musiche di scena per Fedra vennero composte da Arthur Honeggermentre Claude Debussy ebbe il privilegio di musicare la tragedia pagana mista a simboli cristiani nota come Il martirio di San Sebastiano.

Composizioni da camera su testi dannunziani [modifica]



I sonetti delle fate - (Gian Francesco Malipiero) La sera fiesolana - (Alfredo Casella) La sera - (Ottorino Respighi) La najade - (Ottorino Respighi) Mattinata (Spandono le campane) - (Ottorino Respighi) Sopra un'aria antica - (Ottorino Respighi) O falce di luna calante- (Ottorino Respighi) Un sogno (Ottorino Respighi) Van li effluvi de le rose da i verzieri - (Ottorino Respighi)

A vucchella (S, comm'a nu sciorillo) - (Francesco Paolo Tosti) Ancra qualche rose ne' rosai (Francesco Paolo Tosti) Arcano! (Io credo udir tra li alberi un susurro) - (Francesco Paolo Tosti) Buon Capo d'Anno (O dame che le Folgori degli occhi) - (Francesco Paolo Tosti) Che dici, o parola del Saggio- (Francesco Paolo Tosti) Chi sei tu che mi parli ove non s'ode-(Francesco Paolo Tosti) Dorme la selva, e tra l'ombrose fronde-(Francesco Paolo Tosti) E quale cosa eguaglia ne la vita-(Francesco Paolo Tosti) En hamac (J'entends tomber des branches) - (Francesco Paolo Tosti) Visione (Il sole ride: le nubi serene) - (Francesco Paolo Tosti) In amaca (Mi cantano i rami) - (Francesco Paolo Tosti) In van preghi, in vano aneli - (Francesco Paolo Tosti) Arcano!(Io credo udir tra li alberi un susurro) - (Francesco Paolo Tosti) Notte bianca (La mia lunga romanza in mi minore) - (Francesco Paolo Tosti) L'alba separa dalla luce l'ombra - (Francesco Paolo Tosti) Lasciami! Lascia ch'io respiri, lascia - (Francesco Paolo Tosti) L'ora tarda; deserto il mar si frange - (Francesco Paolo Tosti) Ma chi vide pi larghi e pi profondi - (Francesco Paolo Tosti) Mentre che fra le tende scolorate - (Francesco Paolo Tosti) Mi cantano i rami (In amaca) - (Francesco Paolo Tosti) Ninna nanna - (Francesco Paolo Tosti) Non pianger pi.Torna il diletto figlio - (Francesco Paolo Tosti) Or dunque addio! Con le pupille ardenti - (Francesco Paolo Tosti) Perch ti neghi con lo sguardo stanco - (Francesco Paolo Tosti) Piangi, tu che hai nei grandi occhi la mia - (Francesco Paolo Tosti) Quanto ha dormito, il cembalo! Mancava - (Francesco Paolo Tosti) Se ancora col pi dolce tuo sorriso(Por morire) - (Francesco Paolo Tosti) Settembre di': l'anima tua m'ascolta - (Francesco Paolo Tosti) Sogna, sogna, mia cara anima! Tutto - (Francesco Paolo Tosti) Tanto accadr, ben che non sia d'aprile - (Francesco Paolo Tosti) Vorrei (Vorrei, allor che tu pallido e muto) - (Francesco Paolo Tosti) Vuol note o banconote? - (Francesco Paolo Tosti) Wenn lichter Mondenschein - (Max Reger) Canto dell'ospite (Si frangono l'acque odorose) - (Leone Sinigaglia) Sommerfahrt - (Leone Sinigaglia)

Opere teatrali e musiche di scena su soggetti dannunziani

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La figlia di Iorio, tragedia pastorale in 3 atti - (Alberto Franchetti) Francesca da Rimini, opera drammatica - (Riccardo Zandonai) Parisina, tragedia lirica in 4 atti - (Pietro Mascagni) Fedra - (Ildebrando Pizzetti) La figlia di Iorio - (Ildebrando Pizzetti) La Pisanella, musiche di scena - (Ildebrando Pizzetti) La nave, musiche di scena - (Ildebrando Pizzetti) Phaedre, musiche di scena - (Arthur Honegger) Il martirio di San Sebastiano, musiche di scena - (Claude Debussy)

La musica nelle opere di D'Annunzio [modifica]


La maggior parte delle opere scritte da D'Annunzio contiene riferimenti espliciti alla musica. Il piacere divenne ben presto il testo sacro dell'estetismo. Il suo protagonista, l'esteta e raffinato Andrea Sperelli, conosce ad un concerto la donna che amer. La cornice dell'innamoramento Beethoven. La sonata al chiaro di luna diventa il simbolo ed emblema di un amore che sta scoccando. D'Annunzio immortala il momento magico, fatato, attraverso le note dell'andante sostenuto. Il romanzo contiene altri riferimenti a brani celebri e non. Maria Ferres, la seconda amata di Sperelli, un'abile pianista che esegue preludi di Bach e pezzi sognanti di Schumann. D'Annunzio sembra quasi farsi beffe dei lettori poco esperti dell'arte: in un passo, si parla di una Gavotta delle dame gialle composta da Jean-Philippe Rameau, ma il francese non ha mai composto nessun pezzo con questo titolo. Ne Il trionfo della morte, Giorgio Aurispa, il protagonista, si imbatte in una stanza del suo palazzo, colma di memorie d'arte musicali: Nella terza stanza, severa e semplice, le memorie erano musicali, venivano dai muti strumenti. Sopra un lungo cembalo levigato, di palissandro, ove le cose si riflettevano come in una sfera, riposava un violino nella sua cutodia. Sopra un leggio una pagina di musica si sollevava e si abbassava ai soffli dell'aria, quasi in ritmo con le tende. Giorgio si avvicin. Era una pagina di un Mottetto di Felix Mendelssohn: Dominica II post Pascha... Giorgio apr la custodia, guard il delicato strumento che dormiva in un velluto color d'oliva, con le sue quattro corde intatte. Preso come da una curiosit di svegliarlo, egli tocc il cantino che diede un gemito acuto facendo vibrare tutta la cassa. Era un violino di Andrea Guarneri, con la data del 1680. La figura di Demetrio, alta, smilza, un po' curva, con un collo lungo e pallido, con i capelli rigettati indietro, con la ciocca bianca sul mezzo della fronte, riapparve. Un'altra memoria musicale del romanzo senza dubbio il ricordo del Tristano e Isotta in cui il protagonista si getta nella memoria profonda cercando di godere ancora della scena passionale e magica. Il fuoco il romanzo in cui la musica troneggia. Uno dei personaggi addirittura Richard Wagner, vecchio, prossimo alla morte e qui si fanno riferimenti a Claudio Monteverdi, a Caccini, alla sinfonia dell'Arianna di Benedetto Marcello. Le vergini delle rocce il suo unico romanzo in cui non compare nessun riferimento preciso alle composizioni ma la musica qui data dalla glorificazione della bellezza sonora scaturita dall'acqua: L'acqua non pi l'acqua; diventa un'anima perduta che urla, che ride, che singhiozza, che balbetta, che sbeffa, che si lagna, che chiama, che comanda. Incredibile!, dice Antonello per giustificarsi di avere imposto il silenzio ai giuochi degli zampilli. Ma quando Anatolia richiama a vita la grande fontana marmorea - componimento pomposo di cavalli nettunii, di tritoni,

di delfini e di conche in triplice ordine, dandole l'acqua, ecco che il narratore Claudio immagina la volutt della pietra invasa dalla fresca e fluida vita: e finge in . s medesimo l'impossibile brivido. Le buccine dei tritoni soffiavano, dice Claudio, le fauci dei delfini gorgogliavano. Dalla sommit uno zampillo eruppe sibilando, lucido e rapido come un colpo di stocco vibrato contro l'azzurro; si franse, si ritrasse, esit, risorse pi diritto e pi forte; si mantenne alto nell'aria, si fece adamantino, divenne uno stelo, parve fiorire. Uno strepito breve e netto come lo schiocco di una frusta echeggi da prima nel chiuso; poi fu come uno scroscio di risa poderose, fu come un rovescio di pioggia... - Senti, esclam Antonello che guardava quel trionfo con occhi di nemico - ti sembra tollerabile a lungo questo frastuono ? - Ah, io starei ore e giorni ad ascoltarlo - parvemi dicesse Violante mettendo su la sua voce un velo pi grave - nessuna musica vale questa per me. L'opera poetica infine, tutta permeata da una musicalit eccezionale, che si riscontra anche nella prosa dannunziana. Le liriche dell'Elettra invece, contengono alcuni omaggi ai grandi ingegni musicali dell'Italia (Giuseppe Verdi e Bellini). L'Alcyone per, il capolavoro della musicalit lirica di D'Annunzio: basti pensare alla grandezza de La pioggia nel pineto, il pi grande esempio di partitura musicale dannunziana.

D'Annunzio e Wagner [modifica]


..Nell'orchestra parlavano tutte le eloquenze, cantavano tutte le gioie, piangevano tutti i dolori, che mai voce umana espresse. Su dalle profondit sinfoniche le melodie emergevano, si svolgevano, si interrompevano, si sovrapponevano, si mescevano, si stemperavano, si dileguavano, sparivano per riemergere. [...] Nell'impeto delle progressioni cromatiche era il folle inseguimento d'un bene che sfuggiva ad ogni presa pur da vicino balenando. Nelle mutazioni di tono, di ritmo, di misura, nelle successioni di sincopi era una ricerca senza tregua, era una bramosia senza limiti, era il lungo supplizio del desiderio sempre deluso e mai estinto. (Il trionfo della morte) Nel preludio del Tristano e Isolda l'anelito dell'amore verso la morte irrompeva con una veemenza inaudita, il desiderio insaziabile si esaltava in una ebrezza di distruzione. Per bere laggi in onor tuo la coppa dell'amore eterno, io voleva consacrarti con me sul medesimo altare alla morte. (Il trionfo della morte)
D'Annunzio pubblic tre articoli nel 1893,su La Tribuna il 23 luglio, il 3 e il 9 agosto e dedicati a Il caso Wagner . In questi articoli D'Annunzio prende ufficialmente le difese del compositore e va contro Friedrich Nietzsche.D'Annunzio difende il lavoro moderno di Wagner e dice: "Il filosofo si mette fuori del suo tempo, mentre l'artefice rientra nel suo tempo. Ma l'uno, pur glorificando la vita, spazia in un dominio puramente speculativo; mentre l'altro realizza le sue astrazioni nella forma concreta dell'opera d'arte.... Pel Nietzsche, quindi, l'autore del Parsifal non un artefice di musica... egli concede che in questo il Wagner possa a buon diritto apparirci come un creatore e un novatore di primo ordine, avendo infinitamente aumentato la potenza espressiva della musica. Ma la concezione subordinata all'ipotesi che la musica possa talora non essere musica, s bene un linguaggio, una specie di ancilla dramaturgica. Togliete la musica wagneriana dalla protezione dell'ottica teatrale - egli dice - e avrete semplicemente della cattiva musica, la peggior musica che sia mai esistita. Qui il grossolano errore, o la vana ingiustizia. Per me, e per i miei pari, la superiorit di Riccardo Wagner sta appunto in questo: che la sua musica , in gran parte, bellissima ed ha un alto e puro valore di arte indipendentemente dalla faticosa macchinazione teatrale e dalla significazione simbolica sovrapposta". La musica di Wagner riccamente citata nelTrionfo tanto che il Tristano diventa fonte di ispirazione per l'opera ma anche follia per il protagonista.

D'Annunzio e la cucina: un intenditore sopraffino [modifica]


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Motivo: toni da articolo o romanzo biografico:"il potere dionisiaco del vino puro e rosso", "Tra i formaggi gustava con tanta felicit il cacio","il pi famoso goloso della sua epoca","sulla tavola di d'Annunzio compeggiavano argenti singolari(...) Ha disegnato anche i mobili: si ricorda il cesto da picnic, provvisto di ogni galanteria Per contribuire, correggi i toni enfatici o di parte e partecipa alladiscussione. Non rimuovere questo avviso finch la disputa non risolta. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. ..Scalise, il calabrese, mi ha mandato luva passa avvolta nelle foglie legate: quella che gi celebrai nella Licenza della Leda. Magicamente la mia sensualit si trasfonde nelle mie dita che cercano gli acini dentro linvolucro. E un viluppo femminino. Una volutt creata dallimmaginazione, nel separare acino da acino, nella massa aderente. Lumidit viscosa come quella della fica dopo il piacere. Lorgoglio di trovare un godimento ancor pi profondo e raro, senza la presenza opaca e pesante. Una nuova specie di piacere solitario, inspirato da una Musa che arrossisce e impallidisce a volta a volta?.... (Di me a me stesso) ..O Vita, o Vita, / dono dell'Immortale / alla mia fame vorace... O mondo, sei mio! / Ti cogliero' come un pomo, / ti spremero' alla mia sete, / alla mia sete perenne..... ...La finezza dei cibi aiuta l'armonia mentale....
D'Annunzio era un grandissimo goloso e probabilmente fu il pi famoso goloso della sua epoca. Se doveva prender parte ad un pasto al Vittoriale, si isolava nella Stanza della cheli, la sala da pranzo riccamente decorata in cui troneggia ancora oggi la tartaruga di bronzo dal guscio della vera Cheli, la tartaruga del Vate che mor per indigestione di tuberose. Il Vate amava regalare alle sue donne dolci cioccolatini e marrons glacs, di cui era ghiottissimo ma non apprezzava il potere dionisiaco del vino puro e rosso che offriva in scintillanti calici vitrei e preferiva la semplice acqua, da sempre lodata nelle sue composizioni. Per il poeta, il cibo un raffinatissimo e stimolante strumento di seduzione che anticipa il rapporto notturno vissuto nella pi forte tempesta d'amore. Durante gli anni del Vittoriale, i pranzi raffinati vengono prodotti da Albina, governante chiamata Alis, poi Suor Intingola, e Santa Cuciniera. Albina ha il compito di esaudire ogni suo desiderio del ventre ma anche di reclutare le badesse, le donne di compagnia che dovevano soddisfare i gusti sessuali del Comandante. Si racconta come il giovane poeta poco pi che adolescente al Collegio Cicognini, abbia capitanato una rivolta contro la polpetta. D'Annunzio fu anche cuoco: in alcune lettere a Barbara Leoni si racconta di una speciale salsa:

"...Ti ricordi tu quando scendevamo insieme per la scala portando le bottiglie, i barattoli, e quella famosa saliera uscita dalle fabbriche di Sevres? Ti ricordi com'eravamo allegri e come ridevamo e di quanti baci intramezzavamo la faccenda? Ti ricordi di tutto? E anche di quella salsa miracolosa che io feci una sera pestando per due ore un pezzo di tonno?... E poi, mentre le vaste tazze di caffe' fumigavano, tu perseguitavi le farfalle dagli occhi di rubino, che svolazzavano intorno al lume. E io aspettavo impaziente che tu dicessi alla fine: - Vuoi che andiamo? / E allora incominciava una altro piacere..." D'Annunzio amava circondarsi anche di bicchieri di vetro soffiato, laccato, bordato, finemente decorato. Sulla tavola di d'Annunzio compeggiavano argenti singolari: tartarughe e pavoni segnaposto, tempestati di gemme, passerotti per stecchini, spremilimone da piatto, pulcini portauovo. Ha disegnato anche i mobili: si ricorda il cesto da picnic, provvisto di ogni galanteria. Negli ultimi anni si ritirava nello studio verso mezzanotte e si faceva portare biscotti inglesi, mele cotte e il latte. Il pomeriggio era solito prendere il t o un caff e latte. Alle tre di notte il poeta mandava solitamente dei gustosi cioccolatini agli amici, fiori ed inviti a pranzo per il giorno successivo. Durante il periodo francese bevve il vino ma non trasse molti vantaggi dalle coppe rubiconde. Compr i vini di Bordeaux e tra gli champagne preferiva il Mumm Cordon Rouge. Da grande bevitore d'acqua, preferiva quella minerale e quando mancava cominciava a cambiare d'umore. Sulle pareti del bagno del Vittoriale riportato il verso di Pindaro: Ottima l'acqua. Divorava la frutta, cotta o cruda, ad ogni pasto e fuori dai pasti. Dei frutti preferiva le pesche-noci, l'uva, i mandarini, le banane ma soprattutto le fragole. Gli piaceva una macedonia composta di fette d'arancio, prive di semi, spellate, e con qualche goccia di liquore. Gli piaceva il riso, la carne alla griglia quasi cruda e qualsiasi tipo di pesci. Forse il D'Annunzio ingordo proprio quello dei gelati: il Vate se si trovava in un posto in cui non era osservato, amava divorare dieci o dodici gelati di seguito. Il caff e il t venivano assunti in maniera moderata. Il suo gelato preferito era il sorbetto al limone e sulla sua scrivania c'era sempre un calice colmo di cioccolatini.Tra i formaggi gustava con tanta felicit il cacio e il salamino pepato lo gustava assieme alla Baccara. Mangiava giornalmente 4-5 uova e fu un cultore della bistecca. Preferiva le trattorie ai grandi ristoranti. Prov entrambe le modalit ristorative ma delle trattorie amava la familiarit con cui venivano preparate le pietanze.

Citazioni attribuite [modifica]

Nando Martellini, celebre telecronista sportivo e giornalista, lodando il lungomare principale diReggio Calabria quello che sar poi chiamato lungomare Falcomat (in onore del sindaco della citt calabrese Italo Falcomat), il quale rappresenta una "passeggiata" dove arte e natura si fondono, attribu a Gabriele D'Annunzio la definizione dello stesso come il pi bel chilometro d'Italia, anche per via del miraggio della fata morgana, un fenomeno ottico stranissimo che permette di vedere immagini ravvicinate della Sicilia riflesse dal mare tanto nitide da sembrare vere. In realt la citazione apocrifa e D'Annunzio non visit mai Reggio Calabria.[50]

Omaggi [modifica]

Gabriela Mistral, poetessa cilena, assunse questo pseudonimo in onore dei suoi due poeti preferiti, Frdric Mistral e Gabriele D'Annunzio, appunto.

Dal 21 al 23 Giugno 2013 si terr a Gardone Riviera, in occasione del 150 Anniversario dalla nascita del Vate, una manifestazione sportiva e culturale con automobili d'epoca( grande passione che il poeta D'Annunzio manifest durante il suo soggiorno proprio a Gardone Rivieradove tutt'ora rimangono custodite due delle sue numerose automobili). La manifestazione,denominata COPPA GABRIELE D'ANNUNZIO,prevede anche la sosta presso la dimora del Vate e il pranzo all'interno del Parco del Vittoriale.[51]

Il portale web dell'Aeronautica Militare ha proposto una pagina, intitolata "I grandi aviatori", dove vengono citate le maggiori personalit storiche dell'aviazione italiana, ponendo D'Annunzio tra di esse.[52]

Neologismi da lui coniati [modifica]


Fu lui a stabilire in Italia, tra le tante varianti che allora si usavano, che la parola "automobile" fosse di genere femminile: lo fece in una lettera inviata a Giovanni Agnelli che gli aveva posto l'annosa questione ("L'Automobile femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacit di una seduttrice; ha inoltre una virt ignota alle donne: la perfetta obbedienza").[53] Fu D'Annunzio che italianizz il sandwich chiamandolo tramezzino.[54] Velivolo e folla oceanica sono espressioni che introdusse lo stesso Vate.[55] Arzente, italianizzazione del termine cognac, per Gabriele D'Annunzio avrebbe dovuto essere derivato da Arzillo a indicare lo stato di euforia indotto dall'ebbrezza.[56] Invent il nome proprio Cabiria per l'eroina dell'omonimo film muto del 1914 del quale firm la sceneggiatura, il nome proprio Ornella e lo pseudonimo della scrittrice di romanzi rosa Amalia Liana Negretti Odescalchi, in arte Liala: il suo nome d'arte si deve proprio a un suggerimento di D'Annunzio: "Ti chiamer Liala perch ci sia sempre un'ala nel tuo nome".[57]

L'attivit pubblicitaria di D'Annunzio [modifica]


D'Annunzio fu un grande pubblicitario oltre che coniatore di neologismi. Anche il nome de La Rinascente, per gli omonimi attuali grandi magazzini di Milano, fu suggerito da Gabriele D'Annunzio a Senatore Borletti quando quest'ultimo rilev l'attivit commerciale ivi presente, i magazzini "Aux Villes d' Italie". (Il nome si rivel poi particolarmente indovinato quando la Rinascente fu distrutta da un incendio e completamente ricostruita).[58] Fu testimonial dell'Amaro Montenegro e dell'Amaretto di Saronno. D'Annunzio lanci una propria linea di profumi, l'Acqua Nunzia.[59] Coni il nome Saiwaper l'azienda di biscotti.[60] D'Annunzio coni inoltre il termine "fraglia", unione dei termini "fratellanza" e "famiglia", che indica oggi molte associazioni veliche, tra cui la Fraglia della Vela diRiva del Garda.[61] Il dolce tipico abruzzese denominato "parrozzo" fu lodato da Gabriele d'Annunzio, che lo apprezz molto e cui dedic dei versi.[62] Per la famiglia di industriali Caproni, pionieri del volo, coni il motto, scritto sopra un caprone rampante: "Senza cozzar dirocco".[63]

Filmografia su Gabriele D'Annunzio [modifica]


Film biografici [modifica]
Oltre ai film tratti da sue opere, D'Annunzio apparso anche in film biografici e storici, tra cui:

D'Annunzio (1986) di Sergio Nasca

Altro [modifica]

Un film softcore erotico del 1921, con le didascalie attribuite a Gabriele D'Annunzio (in realt opera dei due registi, che si finsero invece essi stessi il figlio Gabriellino D'Annunzio), ha tra i protagonisti un attore-sosia, che interpreta un frate, e viene spacciato per D'Annunzio stesso.[64][65] Il regista erotico Tinto Brass ha dichiarato invece di voler girare un film, che vorrebbe intitolare Eja, eja, alal, e dovrebbe raccontare la notte di D'Annunzio precedente l'impresa di Fiume.[66]

Onorificenze [modifica]
Onorificenze italiane [modifica]
Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia

Cielo del Carso, 19-26 agosto 1917


3 giugno 1918,[67] R.D. n. 72/1918 Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia

Cielo di Vienna, 9 agosto 1918

10 novembre 1918,[67] R.D. n. 87/1918 Croce al merito di guerra (3 volte) Medaglia d'Oro al Valor Militare Zona di Guerra, Maggio 1915-Novembre 1918 Medaglia d'argento al valor militare (5 volte) Adriatico, Maggio 1915-Febbraio 1916, Veliki-Faiti, 10 ottobre-3 novembre 1916 Cielo Carsico, Maggio 1917 - Buccari 10-11 febbraio 1918, Cielo Carsico-Timavo, Maggio 1917 Medaglia di bronzo al valor militare Bocche di Cattaro 4-5 ottobre 1917 Promozione per merito di guerra (3 volte) Veliki e Faiti, Azione notturna su Pola, Organizzazione 1 Squadrone Navale Mutilato e Invalido per Servizio prestato in Campagna Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 18 (4 anni di campagna) Medaglia commemorativa dell'Unit d'Italia Medaglia commemorativa italiana della vittoria Medaglia d'oro commemorativa della Spedizione di Fiume

Onorificenze straniere [modifica]


Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore francese 1915-1918 Croce di Guerra 1914-1918 francesi (3 volte) 1914-1918

Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta

Titoli nobiliari e militari [modifica]


Principe di Montenevoso Conferito con Regio Decreto del 15 marzo 1924 / 1915-1920 generale Onorario di Brigata Aerea Conferito con Regio Decreto del 1925 / 1915-1918 Appuntato ad honorem della Guardia di Finanza Conferito con Regio Decreto del 1925 / Fiume 25 giugno 1920

La laurea "honoris causa" a D'Annunzio [modifica]


Roma, Archivio Universit "La Sapienza", verbale della seduta del Consiglio di Facolt del 19 marzo 1919. Ivi anche minuta del telegramma rettorale: Comandante Gabriele D'Annunzio, Venezia - Con vivo compiacimento le annunzio che la Facolt di Filosofiae Lettere le ha conferito la laurea Honoris Causa. un giusto premio ad un alto intelletto ad un'anima forte ad un provato patriottismo. Cordiali rallegramenti. Alberto Tonelli. Tale testo fu riprodotta nell'articolo "La Laurea honoris Causaa G. d'A.", in "Gazzetta di Venezia", 8.2.1919. Il ringraziemento del "Vate" veniva letto dal Preside Luigi Credaro al Consiglio di Facolt nella seduta del 19 marzo 1919. Non so dirle quanto mi sia caro oggi essere ricongiunto da tanto onore al grande Ateneo Romano,dove tra i compagni di Guglielmo Oberdan primamente sognai e anelai la vendetta che abbiamo compiuta e la Vittoria che vogliamo intera. Cos telegrafava d'Annunzio in risposta alla comunicazione da parte del Rettore Alberto Tonelli dell'avvenuto conferimento della laurea Honoris Causa. Inoltre, come altri documenti relativi a D'Annunzio alla Sapienza, si conservano nell'Archivio dell'Universit (Pos. 18, Prot. 784). Tra i tanti articoli dell'epoca relativi al conferimento della laurea, da segnalare quello dal titolo "La laurea di G. d'A. conferita dall'Universit di Roma", in "Giornale d'Italia", del 7 febbraio 1919.

Altri onori [modifica]

Nel 2010 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus A320-216 (EI-DTL).

Note [modifica]
1. ^ Testamento inciso sul frontone dell'entrata al Vittoriale, D'Annunzio lo riprese dal poeta latino Rabirio, citato da Seneca in De beneficiis, VI libro (cfr. motti dannunziani).

2. ^ Gatti Guglielmo, Vita di Gabriele d'Annunzio, Firenze, 1956; pp. 1 e 2. 3. ^ Rai storia: D'Annunzio, il poeta aviatore 4. ^ Storia del Trieste: D'Annunzio 5. ^ MARTINELLI VITTORIO, La guerra di D'Annunzio. Da poeta e dandy a eroe di guerra e 'Comandante', Udine, Gaspari, 2001, recensione su gabrieledannunzio.it 6. ^ Citazione tratta da AA.VV. La letteratura italiana vol. 16, pag. 3, Edizione speciale per il Corriere della Sera, R.C.S. Quotidiani S.p.A., Milano 2005, p. 3. Titolo originale dell'opera: Natalino Sapegno ed Emilio Cecchi (curatori), Storia della letteratura italiana, Garzanti Grandi opere, Milano 2001 e De Agostini Editore, Novara 2005 7. ^ Tutt'oggi accanto alle pi neutre registrazioni delle sue gesta o alle pi lusinghiere etichette della vulgata critica (massimo esponente del decadentismo italiano, straordinario sperimentatore di generi e forme, etc.) ben consolidate sono pure le formule denigratorie [...] e assai diffuse le dicerie pi incontrollabili, se non grottesche (Luciano Curreri, D'Annunzio come personaggio nell'immaginario italiano, p. 258). A proposito delle dicerie improbabili e grottesche, il critico Curreri aggiunge in nota: Si pensi alla leggenda, che continua ad essere diffusa soprattutto tra gli studenti delle scuole superiori, secondo la quale d'Annunzio si sarebbe fatto asportare una costola per poter praticare l' autofellatio (Luciano Curreri,D'Annunzio come personaggio nell'immaginario italiano, p. 258) 8. ^ Riguardo all'infanzia del poeta, qualcuno fece l'ipotesi che il suo nome fosse Gaetano Rapagnetta e fosse un orfano adottato dai D'Annunzio; in realt era il padre a chiamarsi Francesco Paolo Rapagnetta D'Annunzio, avendo aggiunto il cognome d'adozione dello zio Antonio D'Annunzio al suo cognome di nascita. Sembra che il nome "Gabriele" fosse stato scelto in onore del fratello dello zio, morto in mare. Cfr. A. Rapagnetta, La vera origine familiare e il vero cognome del poeta abruzzese Gabriele D'Annunzio, Carabba, Lanciano, 1938; fonti on line: Gabriele D'Annunzio - Biografia e Istria on the Internet History - Gabriele D'Annunzio 9. ^ Andrea Borella "Annuario della Nobilt Italiana" Edizione XXXI Teglio (SO) 2010 S.A.G.I. Casa Editrice vol. 1 pagg. 259-260 10.^ Cfr. AA.VV. op. cit., v. 16, p. 72 11.^ Cit. tratta da Emanuela Scarano Lugnani,op. cit., p. 43 12.^ Attualmente presso la presente Universit Popolare di Milano e degli Studi di Milano unipmi.org accreditata cnupi e museo museo-upm.it si conservano parecchie testimonianze. 13.^ " In questa occasione ci che preoccup il gran maestro fu piuttosto il tentativo da parte di Piazza del Ges di attrarre D'Annunzio nella propria orbita. Esplicite avance vennero fatte in tal senso da Eduardo Frosini, mentre il figlio di Raoul Palermi consegn al "comandante" il brevetto e la sciarpa del trentatreesimo grado del rito scozzese. Torrigiani cerc subito di correre ai ripari e mise in guardia D'Annunzio dalla "piccola cospirazione di

quei poveri secessionisti", chiedendo a Giacomo Treves di proporgli a sua volta l'affiliazione a Palazzo Giustiniani. Secondo alcune testimonianze, nel 1920 D'Annunzio risultava regolarmente affilliato alla loggia Italia Nuova-XXX ottobre,; Piazza del Ges avrebbe dunque vinto la gara per accappararsi l'adesione del poeta-soldato." Fulvio Conti, Storia della massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo, Bologna, Il Mulino, 2003, p. 268-269 14.^ D'Annunzio. L'amante guerriero | Lankelot 15.^http://www.retecivica.trieste.it/triestecultura/dannunzio/eilvolo.asp 16.^ AA.VV. op. cit., v. 16, p. 51 17.^ Giordano Bruno Guerri, "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 247, oppure anche "dove le nuove forme di vita non soltanto si disegnano ma si compiono; dove il cardo bolscevico si muta in rosa italiana: Rosa d'Amore." 18.^ Leandro Castellani, "L'impresa di Fiume", su Storia illustrata n. 142, settembre 1969 pag. 34: "La cittadinanza .. aveva proclamato fino dal 30 ottobre 1918, all'indomani del conflitto, la propria volont di unirsi all'Italia." 19.^ Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini, "Fiume, l'ultima impresa di D'Annunzio", Mondadori Le scie, 2009 Milano, pag. 76 20.^ Aspetti libertari dell'Impresa di Fiumearticolo su Anarchopedia 21.^ cfr. articoli 2 e 3 della Carta 22.^ gabrieledannunzio.net 23.^ comune di Rapallo 24.^ conferenza di Genova 25.^ Gargnano - Curiosit e notizie da Gargnano 26.^ Secondo storici anglosassoni, anche l'uso dell'olio di ricino come strumento di tortura e punizione, impiegato successivamente dal fascismo, sarebbe stato ideato da D'Annunzio durante l'impresa di Fiume. Vedi (EN) Cecil Adams, Did Mussolini use castor oil as an instrument of torture?, The Straight Dope, 22 aprile 1994 e (EN) Richard Doody, Stati Libero di Fiume - Free State of Fiume, The World At War 27.^ fiammecremisi 28.^ Giordano Bruno Guerri, "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 232: "Il Comandante riconosceva di averlo autorizzato a trattenere una cifra imprecisata per i suoi "combattenti". 29.^ Giordano Bruno Guerri, "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 292 30.^ Giordano Bruno Guerri, "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 292: "L'onorevole Tito Zaniboni dichiar, su "Il Mondo", che D'Annunzio aveva scritto, in una lettera a un legionario:"Sono molto triste di questa "fetida ruina"". 31.^ Giordano Bruno Guerri, "D'Annunzio", Oscar Mondadori, Milano 2008, pag. 293 32.^ Dirittodautore.it - Le News

33.^ Mussolini avrebbe detto: "D'Annunzio come un dente cariato: o lo si estirpa o lo si ricopre d'oro" 34.^ il volo dell'arcangelo Dal sito Gabriele D'Annunzio.it 35.^ Renzo De Felice, D'Annunzio politico 1918-1938 36.^ Articolo riportato da Anarcopedia, La Comune di Fiume 37.^ Il dannunzianesimo dopo Fiume 38.^ Scheda della biografia di Aldo Finzi 39.^ Hitler, per D'Annunzio un "feroce pagliaccio" 40.^ Venne in tal modo soddisfatto un desiderio che D'Annunzio avrebbe espresso fin dal 1922: Toglietemi le fasce. Sbendatemi. Non voglio il lenzuolo degli infermi, il lenzuolo pallido dell'ospedale. Voglio che la bandiera del Timavo, che il lbaro del Fante, che il sudario del sacrifizio, mi copra solo... Cfr. Gabriele D'Annunzio,Siamo spiriti azzurri e stelle. Diario inedito (17-27 agosto 1922) a cura di Pietro Gibellini, Firenze, Giunti Editore, 1995, p. 158, ISBN 88-09-20634-7 41.^ Cit. da Piero Chiara, Vita di Gabriele D'Annunzio, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, I ed. Oscar Mondadori, 1988, p. 446,ISBN 88-04-31066-9 42.^ Cfr. Emanuela Scarano Lugnani,D'Annunzio, Roma-Bari, Laterza, 1981, p. 43 43.^ La mia finestra 44.^ "Io sono ateo, ci non significa che non mi ponga dei problemi morali, anzi! Me li pongo con la piena consapevolezza di ci che comporta, perch non delego a delle divinit la decisione di ci che giusto o errato. Me ne assumo consapevolmente la responsabilit! Vedi io so che le mie colpe, se colpe ho, non riscattano col pentimento o infliggendomi delle punizioni. Io sono un uomo libero, la terra la mia sola patria perch non ci vivo provvisoriamente. La mia storia incomincia e finisce qui! Io non ho un inferno da temere, n un cielo in cui sperare. Secondo me possiamo contare solo su noi stessi. Non una soluzione di comodo quella che ti propongo; una soluzione che affronta la verit dell'esistenza. E che non cerca rifugio nella fede in un Dio confezionato dalla nostra fantasia e che in un'altra vita assegna il premio o la pena." 45.^ D'Annunzio 46.^ D'Annunzio e la fede 47.^ D'Annunzio e le donne al Vittoriale 48.^ Cfr. a tale proposito quanto scrive Gianni Oliva in: Gianni Oliva (a cura di), Gabriele D'Annunzio, tutte le poesie (ed. integrale), v. II (Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi), Roma, Newton Compton, 1995, p. 302, ISBN 88-7983-757-5 49.^ Aldo Giudice, Giovanni Bruni, Problemi e scrittori della letteratura italiana, vol. 3, tomo secondo, ed. Paravia, 1979, pp. 123-124. 50.^ Secondo lo storico Agazio Trombetta la citazione falsa, D'Annunzio non fu mai a Reggio e nella Biblioteca Dannunziana non risulta nulla su Reggio Calabria, vedi il

volume Agazio Trombetta, La via marina di Reggio : il volto e l'anima tra passato e presente, Reggio Calabria, Culture, 2001. o l'articolo E Nando Martellini lanci il pi bel chilometro dItalia. DAnnunzio? Mai messo piede a Reggio. 12-04-2011. URL consultato in data
06-08-2012.

51.^ Poche Chiacchiere: Gabriela e Alfonsina, poetesse 52.^ I grandi aviatori inaeronautica.difesa.it. URL consultato in data 31 maggio 2013. 53.^ Caro Senatore, l' automobile femminile 54.^ Glossario Gastronomico R/ST 55.^ conio del termine velivolo 56.^ Cognac Tesseron XO Selection Lotto N. 90 57.^ La mia scrittrice preferita - Opinioni per Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi 58.^ Rinascente, un marchio di D' Annunzio 59.^ Il Vate ignudo sulla sabbia www.gabrieledannunzio.it - Gabriele D'Annunzio, gabriele d'annunzio, d'annunzio, biografia, opere 60.^ Gabriele DAnnunzio 61.^ [1] 62.^ BlogFood, dal mondo delle Cesarine Il Parrozzo e DAnnunzio 63.^ [2] 64.^ D'Annunzio e la vendetta di Priapo 65.^ Falso quel porno firmato D'Annunzio 66.^ Brass sul ste della storia. "Il mio eroico erotico D'Annunzio 67.^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia [modifica]
Opere

Opera omnia, 49 voll., Mondadori, Milano 1927-36 (a cura dell'Istituto nazionale per l'ed. di tutte le opere di G. D.)

Opere, 10 voll., Mondadori, Milano 1931-35; nuova ed. in 18 voll., ivi, 1932-37 (a cura di Egidio Bianchetti) Tutte le opere, 11 voll., Mondadori, Milano 1939-76 (a cura di Enrica Bianchetti e Roberto Forcella) Opere poetiche, 8 voll., Zanichelli, Bologna 1941-59 (a cura di Enzo Palmieri) Poesie, teatro, prose, Ricciardi, Milano-Napoli 1966; nuova ed. Ist. della enciclopedia ital., Roma 2007 (a cura di Mario Praz e Ferdinando Gerra)

La violante dalla bella voce, Mondadori, Milano 1970 (a cura di Eurialo De Michelis) Poesie, Garzanti, Milano 1978 (a cura di Federico Roncoroni) Parisina, Raffaelli, Rimini 2007 (a cura di Walter Raffaelli) Francesca da Rimini, Raffaelli, Rimini 2012 (illustrazioni di Adolfo De Carolis del 1902) La figlia di Iorio, Mondadori, Milano 1980 (a cura di Eurialo De Michelis)

Favole mondane, Garzanti, Milano 1981 (a cura di Federico Roncoroni) Versi d'amore e di gloria, introduzione di Luciano Anceschi, 2 voll., "I Meridiani" Mondadori, Milano 1982-84 (a cura di Annamaria Andreoli e Niva Lorenzini)

Prose, Garzanti, Milano 1983 (a cura di Federico Roncoroni) Alcyone, ed. critica a cura di Pietro Gibellini, Garzanti, Milano 1988 Prose di romanzi, introduzione di Ezio Raimondi, 2 voll., "I Meridiani" Mondadori, Milano 1988-89 (a cura di Annamaria Andreoli e Niva Lorenzini)

Tutte le novelle, "I Meridiani" Mondadori, Milano 1992 (a cura di Annamaria Andreoli e Marina De Marco) Lettere a Georges Herelle: 1891-1913, Palomar, Bari, 1993 (a cura di Maria Giovanna Sanjust) Scritti giornalistici, 2 voll., "I Meridiani" Mondadori, Milano 1996-2003 (a cura di Annamaria Andreoli) Elegie romane, "Oscar" Mondadori, Milano, 2005 (a cura di Maria Giovanna Sanjust) Prose di ricerca, "I Meridiani" Mondadori, Milano 2005 (a cura di Annamaira Andreoli e Giorgio Zanetti) Tragedie, sogni, misteri, 2 voll., "I Meridiani" Mondadori (in preparazione)

Biografie

Guglielmo Gatti, Gabriele D'Annunzio, Sansoni, Firenze 1956, 19882 Piero Chiara, Vita di Gabriele D'Annunzio, Mondadori, Milano 1978 Paolo Alatri, D'Annunzio, UTET, Torino 1983 Antonio Spinosa, Il poeta armato, Mondadori, Milano 1987 Ferruccio Ulivi, D'Annunzio, Rusconi, Milano 1988 Annamaria Andreoli, Il vivere inimitabile. Vita di Gabriele D'Annunzio, Mondadori, Milano 2000 Giordano Bruno Guerri, D'Annunzio, l'amante guerriero, Mondadori, Milano, 2008

Critica

Giuseppe Antonio Borgese, D'Annunzio, Ricciardi, Napoli 1909, n. ed. Mondadori, Milano 1983 (a cura di Anco Marzio Mutterle)

Vincenzo Morello, D'Annunzio, Societ libraria editrice nazionale, Roma 1910 Alfredo Gargiulo, D'Annunzio, Perrella, Napoli 1912, n. ed. Sansoni, Firenze 1941 Francesco Flora, D'Annunzio, Ricciardi, Napoli 1926, n. ed. Principato, Messina-Milano 1935 Mario Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sansoni, Firenze 1935 (prima ed. 1930) Pietro Pancrazi, Studi sul D'Annunzio, Giulio Einaudi Editore, Torino 1939 Gioacchino Volpe, Gabriele D'Annunzio, Giardini, Pisa 1959 Eurialo De Michelis, Tutto D'Annunzio, Feltrinelli, Milano 1960 Emilio Mariano, Il sentimento del vivere ovvero Gabriele D'Annunzio, Mondadori, Milano 1962 Arnaldo Fortini, D'Annunzio e il francescanesimo, Assisi, Assisi 1963; ed. anastatica Lions Club, Assisi 2005 Ettore Paratore, Studi dannunziani, Morano, Napoli 1966 Ezio Raimondi, Una vita come opera d'arte (1969), in Il silenzio della Gorgone, Zanichelli, Bologna 1980 Giorgio Luti, La cenere dei sogni. Studi dannunziani, Nistri-Lischi, Pisa 1973

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Voci correlate [modifica]



Barbanera (almanacco) Decadentismo Estetismo Fascismo Impresa di Fiume Motti dannunziani

Collegamenti esterni [modifica]



www.archiviodannunzio.it www.gabrieledannunzio.it www.gabrieledannunzio.net Sito ufficiale Fondazione Il Vittoriale degli italiani Casa D'Annunzio D'Annunzio e Trieste Cronistoria dell'impresa di Fiume curiosit e fatti poco noti dell'impresa fiumana Dizionario biografico degli italiani Commemorazione di Gabriele D'Annunzio, p.116
(archiviato dall'url originale)

(EN) Scheda su Gabriele D'Annunzio dell'Internet Movie Database Le Vergini delle Rocce (eBook gratuito) Fedra di Gabriele D'Annunzio pronto per il download gratuito e libero sull'Internet Archive Museo Verdiano Casa Barezzi

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