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Huntington: Lo scontro delle civilt

Il libro sicuramente il saggio di geopolitica che nel periodo successivo allOttantanove ha suscitato il pi vasto dibattito tra i politologi internazionali. Per Huntington "la principale fonte di conflitto nella nuova era mondiale creata dalla fine della guerra fredda non sar ideologica e non sar economica: sar culturale." Il futuro non vedr scontri tra stati, ma sempre di pi scontri di civilt (clash of civilizations) che oppongono identit culturali(distinte per linguaggio, tradizione, costume, religione). Questa sarebbe l'ultima fase di una evoluzione storica dei conflitti internazionali: guerra tra monarchie (XVIII sec.), guerra tra nazioni (XIX sec.), guerra tra ideologie (XX sec.). Si ha un allargamento del quadro: il conflitto mondiale non pi intraoccidentale ma un'interazione tra Occidente e mondo non occidentale, che diventa da oggetto passivo un soggetto attivo di una competizione globale. Huntington individua otto civilt: occidentale, confuciana, giapponese,induista, islamica, slavoortodossa, latinoamericana e africana. Il modello dello scontro di civilt applicato alla spiegazione di conflitti in corso (ad esempio quello tra armeni e azeri, nella Bosnia, in Kashmir). Huntington non sostiene che le guerre infra-civilizzazione non siano probabili: i dati statistici mostrano che negli anni 90 vi sono stati pi o meno tanti conflitti armati culturali di secondo livello (esempi: Iran versus Iraq; tutsi versus hutu in Ruanda; protestanti versus cattolici in Ulster) quante guerre inter-civilizzazioni (come in Bosnia). La differenza principale sta nel fatto che queste ultime sarebbero molto pi lunghe, spesso pi feroci, pi suscettibili di un coinvolgimento di popoli e nazioni affini rispetto a quelle infracivilizzazione. Una storia fatta dalle civilizzazioni Dopo la guerra fredda le civilizzazioni, e non pi gli Stati, rappresentano lattore principale della politica mondiale. Tuttavia Huntington non annulla il ruolo degli Stati; la potenza di una civilizzazione anche in funzione dellesistenza di una potenza guida. Il concetto di civilizzazione non va inteso "al singolare", in opposizione al concetto di barbarie. Huntington d una definizione soggettiva di civilizzazione. Essa esiste nella misura in cui vi un gruppo di popoli con unidentit comune; e lindicatore principale di tale identit (che pu essere alta, intermedia o bassa) dato dal coordinamento che si sviluppa nellarena politica mondiale fra pi attori della stessa civilizzazione. Tale identit definita da variabili culturali ma anche politiche. Queste fanno s che una civilizzazione possa modificarsi e anche morire - sulla base di dinamiche politiche. Lelenco delle civilizzazioni In alcuni casi la civilizzazione identificabile con una nazione (Cina e Giappone), in molti altri con una religione (islamica, induista, cristiano-occidentale). Huntington fa rientrare Corea e Vietnam nellarea cinese, dato che si tratta di nazioni influenzate dal confucianesimo. Le altre civilizzazioni sono quelle ortodossa, africana e latinoamericana. Si tratta di gruppi vicini allOccidente e (almeno negli ultimi due casi) dalla debole identit comune. Il criterio legittimante la loro specificit , di nuovo, quello soggettivo, oltre ad alcuni elementi oggettivi: la scissione in cristianit orientale e occidentale nel primo caso; lincorporazione degli immigrati europei con gli indigeni in Sud America, al contrario di quanto avvenuto nelle colonie anglosassoni; lelemento tribale che impedisce lassimilazione alla cristianit o allIslam in Africa. Tra le grandi religioni viene escluso il Buddismo; forse per la sua dispersione geografica e per il fatto che il suo core state (il Tibet) stato occupato dalla Cina e non gode del diritto allautodeterminazione. La civilizzazione ebraica viene assimilata a quella occidentale. Huntington, pur dando la priorit ai fattori culturali, politici e

militari, prede in esame le civilizzazioni che abbiano una certa massa di territorio e popolazione. Modernizzazione non democrazia Tutte le civilizzazioni mirano a modernizzarsi, ma quelle a pi alta identit intendono farlo tenendo fede ai propri valori. Modernizzazione non vuol dire necessariamente democrazia. Vi sono diversi tipi di relazione tra stato e mercato. E nemmeno modernizzazione sinonimo di occidentalizzazione. Bere laCoca-Cola o vedere un film americano non comporta, per ci stesso, un mutamento di valori nel fruitore che si identifica in altre civilizzazioni non occidentali. I valori e gli stili di vita occidentali, seppur diffusi su scala planetaria, sono condivisi da unlite che rappresenta solo l1% della popolazione mondiale. Il relativismo culturale Non vi quindi una civilizzazione (occidentale) universale. Vi il tentativo di esportare i valori occidentali, per costituire una civilizzazione universale, ma proprio questo sforzo pericoloso e potrebbe portare ad una guerra mondiale. Di fronte alle grandi potenzialit di conflitto tra le civilt occorre che gli Stati Uniti e i paesi europei abbandonino la pretesa di esportare valori occidentali (come il rispetto dei diritti umani) in contesti culturali diversi. Le politiche estere dovrebbero mettere da parte forme sia di neo-colonialismo di tipo culturale sia di un neo-idealismo "politicamente corretto": solo in tal modo saranno evitati conflitti e il processo di modernizzazione dei paesi islamici e confuciani sar in misura minore portatore di disordini. Se vi sar unOrdine Mondiale, ci avverr solo sulla base dei valori propri di ciascuna civilizzazione. Unapparente schizofrenia che quanto pi le societ non occidentali adottano istituzioni democratiche, tanto pi troveranno spazio movimenti antioccidentali. La rinascita dei movimenti fondamentalisti anti-occidentali, dipenderebbe proprio dalla crisi didentit collegata alla modernizzazione e alla percepita minaccia di occidentalizzazione. Tali posizioni assomigliano di Huntington a quelle di intellettuali conservatori (come Kissinger) nel dibattito che si svilupp negli Usa quando Clinton tent di condizionare la Cina al rispetto dei diritti umani, minacciando alcune sanzioni in campo commerciale. Ogni civilizzazione deve avere un suo core state e deve, inoltre, rispettare le sfere di influenza delle altre. Questo vuol dire sospendere il diritto allautodeterminazione di nazioni che rientrano nella sfera dinfluenza di altre civilizzazioni. Come il caso della Cecenia, nazione islamica allinterno del territorio (russo) della civilizzazione ortodossa. Le tendenze delle civilizzazioni Quali saranno le linee di sviluppo delle diverse civilizzazioni? - Il declino dellOccidente, per quanto riguarda territorio, popolazione, risorse economiche e militari. Comunque la civilizzazione cristiana (cattolico-protestante) con a capo gli USA sempre quella pi potente. - Lascesa delle civilizzazioni cinese e islamica. Le spinte anti-occidentali provengono dalla seconda generazione successiva allindipendenza che, al contrario della prima emigrata in Occidente, ha studiato nei propri paesi. Questa tendenza forte soprattutto nei paesi musulmani, dove si assiste a una vera e propria rinascita islamica. Per Huntington il fondamentalismo rappresenterebbe solo "londa di superficie di una marea molto pi vasta". Tale mobilitazione minaccia tutti i regimi della regione; non a caso anche i capi dello Stato pi secolarizzati stanno tentando di non essere travolti introducendo norme e prassi di tipo religioso. Come detto, lIslam stenta ad affermarsi soprattutto a causa dellassenza di uno Stato-guida, ma larma principale dei paesi islamici rappresentata dalla pressione demografica. LIslam ha i confini pi sanguinosi. Si vedano per limitarsi agli ultimi anni la Guerra del Golfo, la Bosnia, il Kashmir dove si combattono India e Pakistan, il Sudan, nel quale vi una guerra

civile tra il Sud cristiano e animista e il Nord musulmano, la Cecenia, regione musulmana allinterno della Federazione russa. I paesi dellorbita cinese stanno compiendo unascesa, prima ancora che demografica, soprattutto economica. La civilizzazione cinese come quella giapponese estremamente centrata su se stessa. Ma solo la prima pu arrivare a scontrarsi con lOccidente. Mentre la sconfitta nella seconda guerra mondiale avrebbe posto il Giappone in una condizione psicologica di sudditanza nei confronti degli Usa, la Cina, invece, starebbe accoppiando al progetto di ricostituire la grande nazione (con Hong Kong, Macao e in futuro Taiwan) anche una malcelata aggressivit militare. La sfera della Cina potrebbe in futuro comprendere anche i paesi buddisti, islamici e cristiani dellASEAN. Previsioni Se le previsioni di Huntington saranno confermate, assisteremo ai seguenti fenomeni: - un rafforzamento sul piano economico dellalleanza Europa-Usa; - il raffreddamento vs Cina e Giappone; della liberalizzazione economica sullasse Occidente

- il fallimento dei tentativi di integrazione inter-civilizzazioni come lAPEC e lASEAN o come larea di libero scambio in Medio Oriente, comprendente cio un Paese occidentale come Israele; - il successo dei tentativi di integrazione infra-civilizzazioni in America latina, Asia centrale ed Est Europa ortodosso; - il progressivo riavvicinamento fra le due Coree; - la non ammissione allinterno della NATO di paesi ortodossi (la Romania, con lingua latina, potr rappresentare uneccezione?); - linasprirsi del conflitto in Ucraina fra Ovest ed Est e in tutti i cleft countries, quelli divisi cio fra pi civilizzazioni; - il fallimento di tutti i torn countries, cio quelli che tentano di ridefinire la propria identit tentando laggancio ad altre civilizzazioni: ad esempio, il Messico verso lOccidente (con il NAFTA) o lAustralia verso lAsia (con APEC e non solo); - la non ammissione allinterno dellUnione europea della Turchia islamica; - linasprimento delle norme anti-immigrazione, introdotte negli anni 90 non solo in Europa o in Australia, ma anche in paesi storicamente pi liberali come gli Usa. La parte forse pi "fantascientifica" del volume quella che postula una possibile coalizione fra le due civilizzazioni non occidentali pi assertive (Cina e Islam). Tale coalizione sembra improbabile nel futuro immediato ed attualmente confermata solo dai traffici di armi (nucleari e non). Potrebbe consolidarsi nella misura in cui lOccidente insistesse nel tentativo di diventare civilizzazione universale. In questi scenari "futuribili", riveste una speciale importanza la relazione che la Cina sar capace di sviluppare con lIndia e il Giappone; Huntington prevede che vi sar forse conflitto con la prima e cooperazione con la seconda. Egli configura, dunque, una possibile bipolarizzazione fra due gruppi di civilizzazioni: Occidente + America latina + Africa + Est ortodosso + Induismo versus Islam + Cina + Giappone. Gli Usa dovrebbero fare tutti i tentativi possibili per evitare un avvicinamento eccessivo fra Cina e Giappone, favorendo lemergere di una balance of power tra le due potenze orientali. Come mantenere lordine Quanto appena sostenuto collegato alle prospettive dellordine mondiale basato sul rispetto delle aree di influenza di ogni civilizzazione. Il processo di risoluzione del

conflitto in Bosnia - che ha coinvolto Usa, Germania, Russia e qualche Paese islamico - stato forse il caso che ha suggerito ad Huntington il modello multipolare e culturale. Ma anche in quel caso, si trattato di potenze sempre e soltanto della famiglia "occidentale" (Islam incluso). Come si costruir lordine mondiale, risolvendone i conflitti? Allinterno della stessa famiglia di civilizzazioni dovrebbe essere prevalente la modalit consensuale, con processi decisionali comuni; tra civilizzazioni diverse vi dovrebbe essere lastensione dallagire, nel rispetto dellequilibrio delle potenze. Lordine mondiale non sembra definire principi costanti di risoluzione del conflitto. La stessa auto-determinazione nazionale andr tutelata solo quando non mini lequilibrio delle potenze e la leadership del paese guida: qualche volta s, nella maggioranza dei casi no. Tale ordine si configura, dunque, sempre pi come un ordine imposto e niente affatto "democratico". (Samuel P. Huntington, Lo scontro delle civilt, Garzanti, 1997. The Clash of Civilizations, "Foreign Affairs", estate 1993, pp. 22-49. Fabio Fossati,L'Occidente ha un futuro. parola di Huntington, "Ideazione", n. 2, 1998, marzo/aprile)

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