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Maurizio Blondet

09/12/2004

Nicolas Sarkozy luomo che punta a sostituire Chirac come presidente francese per le elezioni del 2007. A questo scopo, Sarkozy sta diventando segretario dellUMP, il partito gollista di governo. Fatto singolare, tutti i media filo-Bush parlano molto bene di Sarkozy, al contrario di quello che fanno nei confronti di Chirac. Il piccolo mistero rivelato da un vecchio libro, Histoire des Israelites de Salonique, dello storico ebreo-francese Joseph Nehama (1881-1971). Nella parte VI della voluminosa storia, si racconta come il nonno materno di Sarkozy, Benedict Mallah, fosse un ebreo nato a Salonicco (citt in cui allora la popolazione giudaica era maggioranza) sotto limpero Ottomano. Il nonno di questo Benedict Mallah, Haim Joseph Mallah, era un rabbino di Salonicco (mor nel 1720) appartenente alla setta dei dunmneh (apostati in turco), ossia dei seguaci del falso messia Sabbatai Zevi convertitosi falsamente allIslam nel 1666; precisamente, la famiglia Mallah faceva parte della setta sabbatista dei Karakash, che praticava culti aberranti sessuali, e che form un altro falso messia, stavolta polaccco, Jacob Frank. Il rabbino Mallah fu tra i diffusori del Sabbateismo in Ucraina e in Polonia. Varr la pena di ricordare che il centro delle credenze sabbatee una gnosi aberrante, per cui la salvezza si ottiene attraverso il peccato, anzitutto con lapostasia, ma anche con trasgressioni sessuali estreme, come lincesto. Infatti il messia Zevi ha abolito la Legge e i suoi divieti. Un immoralismo radicale si cela sotto false vesti islamiche nei Dunmeh: i quali costituirono, come si sa, il movimento dei Giovani Turchi. Lo stesso Kemal Ataturk era quasi certamente un dunmeh. Jacob Frank, visto che operava in Polonia, si convert falsamente al cattolicesimo. Il nonno materno di Sarkozy, Benedict Mallah, arrivato in Francia agli inizi del secolo, s parimenti convertito alla religione cattolica. La fonte della notizia Barry Chamish, un estremista religioso ebraico assai ostile ai sabbatei, che li vede come traditori della vera fede talmudica. Per una storia dei sabbatei e frankisti, si veda il libro di Maurizio Blondet Cronache dellAnticristo, 2001, Effedieffe edizioni.

di Maurizio Blondet Maurizio Blondet

06/09/2006

Rabbi Abraham Isaac Kook (1864-1935)

Dopo la pubblicazione del capitolo VII (Il primo tentativo) de I fanatici dell'Apocalisse ed i capitoli XV (L'amico frankista di Wojtyla) e XVI (Strani destini ad Hollywood), di Cronache dell'Anticristo, pubblichiamo oggi il capitolo XVII di quest'ultimo testo. Il lettore pu credere che la nostra storia sia, appunto, storia: che riguardi il passato, remoto o prossimo. Mentre procedevamo verso il presente, pu avere avuto l'impressione che le tracce del frankismo vero e proprio, della sua dottrina aberrante, si facessero confuse. Che gli ultimi personaggi presentati avessero filiazioni frankiste sempre pi indirette, o incerte, o equivoche. Si pu credere insomma che il frankismo abbia cessato di agire come forza attiva nell'attualit. Per disilludersi, occorre conoscere gli eventi occorsi in Polonia dopo la caduta, o l'autodissoluzione, del regime comunista. Al principio degli anni '90, trionfa Solidarnosc; la grande formazione cattolica conta sei milioni di iscritti; Lech Walesa, il suo capo, l'amico del Papa, viene eletto presidente della Repubblica; viene insediato un governo cattolico. La Polonia si affaccia alla libert rivestita del suo cattolicesimo, e tutto indica che rester solidamente sotto il segno cristiano per un lungo avvenire. Ma possono i poteri forti internazionali, e i poteri occulti, tollerare una Polonia governata stabilmente dal cattolicesimo? Che possa alzare la sua voce nel mondo un potere statuale anticomunista, ma non cooptato al nuovo internazionalismo, quello del capitale globalizzato? Non possono. Non vogliono. E infatti, provocheranno l'evento che spazzer via le vittorie di Solidarnosc, e spazzer i cattolici dal potere. Il primo governo cattolico polacco un governo di coalizione. Nella coalizione presente un piccolo partito cattolico-integralista, che si chiama Unione Nazionale Cristiana (la sigla in polacco ZCHN); al suo capo, il supercattolico Piotr Naimski, viene affidato l'incarico di direttore dell'Ufficio di Protezione dello Stato (UOP), ossia dei servizi segreti rinnovati. Questo partitino di estrema destra stato fin dall'inizio un fattore di turbativa nella coalizione. Col suo fondamentalismo rigido, la sua retorica antidemocratica, il suo antisemitismo,

ha suscitato lo sdegno dei settori laici della societ, ma anche di numerosi cattolici; si pu dire che lo ZCHN abbia provocato la grande fuga dei polacchi dalla Chiesa e la vasta disaffezione dal cattolicesimo negli anni '90, resuscitando l'anticlericalismo che, in Polonia, ha almeno altrettanto profonde radici storiche. Chi Piotr Naimski, il capo di questo partito supercattolico? L'ha detto lui stesso: Sono frankista, come Mickiewicz, ha dichiarato pubblicamente, aggiungendo di esserne fiero. Sia che con questa dichiarazione cercasse di parare rivelazioni sul suo passato familiare provenienti dall'opposizione, sia che pensasse che i tempi fossero ormai maturi per esibire un'identit tenuta generalmente nascosta dagli adepti, una cosa certa: il frankismo dev'essere ancora vivo e vitale nel background familiare di Naimski. Difatti Naimski, il cattolico integralista, ha sposato un'ebrea osservante: l'endogamia frankista ancora presente, due secoli e mezzo dopo Frank. Come capo dei servizi segreti rinnovati, Naimski aveva accesso ai documenti segreti della vecchia polizia politica comunista. Specificamente, alle liste dei collaboratori col regime, che spiavano e scrivevano rapporti riservati sul loro prossimo. La questione era bruciante in Polonia, come in ogni Paese dell'Est: centinaia di migliaia di insospettabili potevano rivelarsi ex collaborazionisti, l'opinione pubblica voleva sapere; secondo l'espressione polacca, la societ aveva bisogno di una vasta lustrazione, doveva essere purificata dai doppiogiochisti, per affrontare purificata l'avvenire. Ebbene: nel giugno del '92, Naimski ha pronta una prima lista di 120 collaboratori col passato regime. Il 4 di giugno, l'allora ministro degli Interni Antoni Macierewicz la legge davanti al Parlamento. Il trauma enorme: la lista comprende quasi tutti gli eroi di Solidarnosc, compreso Lech Walesa, il capo dello Stato in carica, indicato nei documenti segreti come agente Bolek. La rivelazione provoca la catena di eventi probabilmente auspicata dai suoi promotori: la caduta immediata, lo stesso 4 giugno, del governo cattolico; la spaccatura nella destra cattolica (fra i partiti che credono alla lista, e quelli che non ci credono); una scissione avvelenata dal sospetto, che dura tuttora e che impedisce al moderatismo cattolico l'unit necessaria per riprendere il potere; la distruzione del mito di Solidarnosc; l'impossibilit di procedere alla vera lustrazione dei vecchi agenti comunisti nascosti nelle istituzioni ormai libere, perch tutti temono una nuova provocazione, ricatti e calunnie sul modello dell'evento del Quattro Giugno. Infine, ma non ultimo, il ritorno dei comunisti al potere.

Lech Walesa Nel '93, a causa della crisi di governo provocata dalle rivelazioni di Naimski il cattolico, si tengono in Polonia elezioni anticipate. Il partito comunista, ribattezzato democratico di sinistra e riconvertito al liberismo economico (e perci lustrato a sufficienza agli occhi dei poteri finanziari internazionali) vince le elezioni. Le vince nel '93, poi rivince le elezioni presidenziali del '95 e del 2000, proprio perch l'altro schieramento scisso e diviso dal sospetto reciproco. Un particolare istruttivo: Antoni Macierewicz, il ministro degli Interni che lesse la lista del Quattro Giugno, ne stato travolto ed ora, screditato, vive ai margini della politica. Piotr Naimski, l'autore della lista, continua invece a dirigere il suo partito e a far carriera. Nel 1999 lui, il cattolico rigidamente fondamentalista, risultava presente a una conferenza internazionale come consigliere per gli Affari Esteri del premier polacco, neocomunista. E nonostante Lech Walesa sia stato prosciolto da un regolare tribunale, nell'agosto del 2000, dall'accusa infamante di essere stato una spia del regime comunista, Naimski pu farsi intervistare e ripetere la sua incredibile accusa: Resto convinto che Walesa l'agente Bolek. In ogni caso, per Walesa ormai passato il tempo della riscossa. Lui e Solidarnosc non si riavranno pi dalle loro Mani Pulite. Hanno subto lo stesso tracollo che ha affondato per sempre la Democrazia Cristiana italiana, e guarda caso, con lo stesso modus operandi: prima l'accusa e il processo sui giornali, poi - quando tardi - i proscioglimenti, la riabilitazione. La Polonia, sotto la guida dei democratici di sinistra post-comunisti, stata normalizzata, e assorbita senza residui nella economia globale di mercato. Un solo Stato resta, anzi divenuto, non-normalizzato nel mondo. Non si pu non accennarne. Israele. Lo Stato sionista, laico e socialista che esisteva ancora vent'anni or sono profondamente mutato: oggi uno Stato religioso fondamentalista, dove le scelte politiche sono prese in obbedienza ai rabbini pi estremisti. La giovent abbronzata dei kibbutzim di trent'anni fa, i pionieri in pantaloni corti e armata di mitra, sono scomparsi nelle sue strade. Rimpiazzati da torme di pallidi, accigliati e barbuti individui, dai lugubri cappelli antiquati sotto cui spuntano lunghi riccioli unti, dalle cui giacche nere - l'abito dei ghetti

polacchi dei diciottesimo secolo - spuntano i filatteri. Israele oggi uno Stato hassidico, un ghetto esclusivista ostile agli stranieri (animali parlanti, per il Talmud), dove nessuno osa violare il sabato facendo una semplice telefonata (il sabato vietato accendere fuochi, dunque usare l'elettricit), dove onorevole ostentare religiosit. Nelle scuole d'Israele, per ordine dei rabbini, il segno aritmetico dell'addizione, +, in quanto ricorda l'odiata croce, stato sostituito con un t rovesciato. Israele lo Stato dove un movimento politico messianico chiamato Gush Emunim (Blocco dei Fedeli) ha il favore di almeno il 50% della popolazione. La metamorfosi in qualche modo stupefacente. Fino a ieri, gli ebrei religiosi, e in particolare gli Hassidim, aborrivano lo Stato d'Israele. Uno Stato laico come gli altri, fondato sul potere politico e delle armi, era visto da costoro come una creazione illegittima, una violenza alla divinit ( Dio, non la forza e l'astuzia degli ebrei che deve restituire la Terra Santa al popolo eletto) e un'apostasia satanica. (1) Oggi invece l'oltranzismo religioso riconosce piena legittimit al sionismo, mentre il sionismo accetta sempre pi supinamente le credenze sulla terra, sacra in ogni pollice, d'Israele, e immette nella legislazione laica gli interdetti e i divieti talmudici un tempo osservati solo da gruppi settari. La conciliazione ed identificazione tra laicit e messianismo compiuta. E' istruttivo sapere come e chi ha prodotto la metamorfosi. L'autore di tanto mutamento fu il rabbino polacco Abraham Ytzchak Hacohen Kook (1864-1935), primo rabbino capo askenazita della Palestina dal 1921 al 1935, e kabbalista insigne. Rabbi Kook insegn ai suoi numerosi allievi (fra cui futuri uomini politici, come Begin e Shamir) quanto segue: l'esilio del popolo ebraico esprime sul piano storico la rottura (shever, parola in lingua ebraica formata dalle lettere shin, beth, resh) che si produsse al momento della Creazione, la rottura dei vasi di Isaac Luria; questa rottura comporta un profondo squilibrio del popolo eletto, che sprofondato nelle tenebre e nel peccato; ma in queste tenebre si deve vedere un annuncio, bessor. La parola ebraica bessor, formata dalle lettere beth, shin, resh, l'anagramma di shever, rottura. Ogni rottura e caduta nel popolo ebraico dunque annuncio di rinnovamento, luce escatologica. Il sionismo, come ogni ideologia secolare, appunto una rottura della santit inerente agli israeliti, e una caduta nel peccato. Il fatto che proprio atei e socialisti, negatori laici, abbiano ricondotto il popolo a Sion, effettivamente un'aberrazione blasfema. Ma attenzione, avvertiva rabbi Kook: per far venire l'era messianica, necessario passare attraverso il profano nella sua lotta contro la religione e la spiritualit, e anche attraverso la profanazione. (2) Siamo, come si vede, nella piena accettazione del principio la redenzione attraverso il peccato che era stata esclusiva credenza dei sabbatei e dei frankisti. Rabbi Kook parla di distruzione in vista di una costruzine, e predica l'utilizzazione delle forze vive e negatrici che operano nel profano, perch l'empiet obbedisce a un piano divino, volto alla redenzione del popolo eletto. Con rabbi Kook, l'antinomismo, che fu proprio delle sette dei falsi messia Sabbatai Zevi

e Jacob Frank, diventa il pilastro portante della ortodossia giudaica contemporanea: la redenzione (politica e sacra) attraverso l'empiet esercitata senza limiti. Non a caso parecchi discepoli di Abraham Kook divennero dei terroristi ebraici (come Shamir e Begin, membri della Banda Stern) e si macchiarono di delitti orrendi. Rabbi Kook inoltre legittima il sionismo come tappa empia, e perci necessaria (segno innegabile), verso la redenzione del popolo. Il figlio di rabbi Kook, Tzvi Yehuda Kook (1891-1981) insegn che la redenzione messianica avviene non ad opera di un singolo mitologico messia, ma nel quadro della storia naturale e umana: colonizzando tutta la terra d'Israele, sacra in ogni pollice quadrato, che ciascun ebreo realizza la redenzione messianica. E' dovere sacro di ogni ebreo prendere possesso del Paese e popolarlo in ogni sua parte, con l'ovvia conseguenza: bisogna cacciarne i palestinesi che lo abitano, e mai pi restituirglielo, nemmeno in piccola parte. (3) E questa l'ideologia del Gush Emunim, messianismo condiviso da una buona met della popolazione israeliana e israelita. In esso, come abbiamo visto, confluiscono l'antinomismo sabbateo nella sua forma pi rozza, (per gli ebrei, i comandamenti non valgono), e il militantismo mistico e politico di Jacob Frank: per il Gush Emunim lo Stato d'Israele come realt storica hic et nunc (ossia con la sua astuzia, il suo armamento, le miserie del sistema parlamentare, i suoi compromessi e i suoi crimini compresi) in s un fenomeno sacro. E l'autoredenzione. Il popolo israelita, che ha accettato tanti falsi messia, oggi adora se stesso, con le sue macchie e le sue colpe, come ultimo e definitivo Messia. Maurizio Blondet Note 1) Su questa posizione permane, ma marginale, piccolo e isolato, il gruppo ultraortodosso Netur Qarta. Uno dei suoi capi, il rabbino Yoel Moshe Teitelbaum (scomparso nel 1982) denunci il sionismo come falso messianismo, eresia, ostacolo alla redenzione, opera di Satana. 2) Citato da David Banon, Il Messianismo, Giuntina, Firenze, 2000, pagina 107. 3) La questione della restituzione di una parte della terra ai palestinesi, che affatica le diplomazie, non verr perci mai accettata dagli ebrei. Lo impedisce la convinzione che la terra sia sacra in ogni pollice, e che sia vietato consegnarla anche in parte. Sono questi elementi irrazionalisti che ostacolano ogni soluzione di pace in Palestina. Del resto, rabbi Kook padre fu un aperto laudatore dell'irrazionalismo. Egli era il capofila della corrente di pensiero giudaico detta abramica, che rifiutava la cultura ellenica (dunque i principi della logica, del diritto e in generale della razionalit) perch, per gli ebrei, tutto gi in Abramo, nella Torah e nella Kabbalah.

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RISPOSTA DI MAURIZIO BLONDET A GENNARINI


Maurizio Blondet
14/04/2005

Riceviamo in data 11/04/2005 alle ore 20:50 la seguente lettera di Giuseppe Gennarini a Maurizio Blondet

Signor Blondet il suo articolo mi ha veramente sorpreso. Mi ricordo con piacere l''incontro con lei anni fa a New York quando parlammo della situazione della Chiesa americana. L'articolo scritto da me sui Lubavitcher vuole solo dimostrare come i due principali argomenti della apologetica giudaica anticristiana ( che Gesu` non sarebbe il vero Messia perche` il Messia non poteva morire e perche` il Messia avrebbe instaurato con la sua venuta il regno messianico) sono caduti a causa dei Lubavitcher. Per il resto riguardante le relazioni con gli ebrei, Pio XI ha detto che i cristiani sono "semiti spirituali", PIo XII ha tuonato a piu` riprese contro le dottrine razziali e Giovanni Paolo II ha detto che li ebrei sono i nostri "fratelli maggiori" e che la relazione tra religione ebrea e criatianesimo e` "intrinseca e non estrinseca". Quindi un cattolico non puo` che avere rapporti di stima e di rispetto verso gli ebrei, per i quali la Chiesa da tempo immemorabile prega il Venerdi` santo. Non voglio citare San Paolo o Gesu` stesso perche` penso che lei conosca questi testi. Quello che poi dice sul neocatecumenato mi ha lasciato stupefatto: lei scrive che i neocatecumenali "i riti cattolici li hanno abbandonati da tempo", che "sono inventori insaziabili di rituali fai-da-te", che "quando i neocatecumenali s'impadroniscono di una chiesa parrocchiale ne espellono i fedeli normali", e finalmente:"ritengono invalido il battesimo dei cristiani qualunque, sicch ribattezzano i loro adepti". Ma scherziamo? Ma ha cercato di documentarsi? Manca solo di accusarci di mangiare i bambini, cosa di cui erano regolarmente accusati i cristiani della chiesa primitiva. E` interessante che poi questa accusa nel corso dei

secoli venne trasferita al popolo giudaico. In questa serie di dicerie, non nate da informazione diretta, mi sembra impossibile riconoscere il Blondet con cui parlai anni fa e di cui ho letto con interesse diversi articoli e alcuni libri. Per finire, poiche` lei scrive di "papa polacco" e della "mascherata giudaica promossa dal Concilio", non so se stia parlando da un punto di vista di un cattolico o da altro punto di vista. Forse anche il Papa era un messianista criptogiudeo e il Concilio una farsa frankista? Giuseppe Gennarini

Caro Gennarini mi scusi anzitutto il ritardo della risposta, dovuto al fatto che in ritardo ho ricevuto la sua mail da Effedieffe. Anchio ricordo con piacere quel colloquio a New York, e mi domandavo se lestensore su Il Foglio fosse proprio quel Gennarini. Quanto al tema, me ne dispiaccio pi di lei. Mi par di vedere dalle sue affermazioni sui Lubavitcher non malafede (il che mi d sollievo), ma ingenuit. I Lubavitcher accettano che il Messia possa morire? Ma ovvio: il celebre rebbe Schneerson di New York, da loro creduto il Messia, morto ultranovantenne. Sicch la loro dottrina ha dovuto essere cambiata in base a questa nuova circostanza: era il messia, eppure morto. Questo genere di mutamenti opportunistici non e una novit nel giudaismo. Nel 1666 un altro falso messia, Sabbatai Zevi, di fronte alla prospettiva di essere decapitato dal Sultano, si convert allIslam. A quel punto lui e molti suoi seguaci, anzich concludere che il Messia non era Zevi, elaborarono la dottrina secondo cui il messia doveva scendere in basso, oltre le porte diniquit, fino allapostasia, ecc. Non sto a ricordarle Jacob Frank, che mi sembra lei conosca. Il punto che nel giudaismo lavvento del Messia implica lannullamento della Legge e di ogni legge morale; sicch il Messia stesso anomico (e pu fare quel che vuole, per esempio commettere incesto) e i seguaci del Messia sono ormai liberati da ogni norma e limite. Fu contro questa idea, evidentemente gi corrente al suo tempo, che Ges disse: non crediate che io [bench Messia] sia venuto ad abolire uno iota delle Legge, ecc.. Spero possa da qui rilevare la mia angoscia nel sapervi amici e in comune attesa messianica con gente di questo stampo anomico. Chieda ai rabbini Lubavitcher cosa pensano dei palestinesi, e come simmaginano il regno a venire: se lo immaginano come il dominio temporale giudaico, e come soggezione dei gentili ai padroni ebrei. I gentili, come nuovi schiavi, nel Regno dovranno lavorare anche il sabato e la notte; saranno passibili di morte se creano loro riti, e cos via. Non mi faccia il torto di attribuirmi un anti-giudaismo razzista. La mia unopposizione culturale e religiosa al confusionismo ben-intenzionato oggi corrente nella Chiesa. Non le sfuggir che Pio XI, nel definire i cristiani semiti spirituali, non faceva che confermare la dottrina perenne, che il corpo della Chiesa il Novus Israel, subentrato allAlleanza e al vetus. Ora, proprio questa dottrina della sostituzione rigettata dalla nuova teologia clericale. Che la

relazione tra ebraismo e cristianesimo sia intrinseca ovvio, e la Chiesa non mi ha mai insegnato altrimenti, anche prima del Concilio e di Giovanni Paolo II. Ma la frase fratelli maggiori, se non una locuzione di cortesia, da prendere con le molle. E storicamente falso che gli ebrei doggi non intesi come razza, ma come seguaci di una religione siano fratelli maggiori. Sono invece fratelli minori. Il giudaismo dei tempi di Ges, centrato sul Tempio e sul sacrificio dellagnello pasquale, infatti scomparso col Tempio; e dal II secolo dopo Cristo, stato sempre pi decisamente sostituito dal culto della Torah, con linestricabile processo della sua interpretazione talmudica e gnostico-numerologica (la Kabbalah); fino al punto che la venerazione (adorazione?) del Talmud ha finito per sostituire quella della Torah: precetti di uomini gabellati come la Legge. Vedo infatti che nella vostra domus Galileae i rabbini danzano attorno alla Torah. Spero non lo facciate anche voi. Mi pare di ricordare che la nostra non una religione del Libro, e la divinizzazione di un Testo, bens del Verbo fatto Uomo; confido che questo dettaglio non sia ancora stato abolito. Anche sulla stima e rispetto che il cattolico deve avere verso gli ebrei, non capisco se tale stima e rispetto deve estendersi anche ai loro errori, ai loro falsi messia, ai loro precetti di uomini. Mi par di ricordare che gi Isaia, con poco rispetto, se ne prendeva gioco: regola su regola, precetto su precetto, un po qui un po l. Quandero ragazzo, durante ogni messa si pregava pro perfidis Judaeis: ma non per chiedere a Dio che li sterminasse, bens che li convertisse, in modo che riconoscessero Ges come Messia. Ora, poich questo li offendeva, la preghiera stata abolita: per compiere un atto di cortesia, e politicamente corretto, abbiamo cessato di compiere un atto di carit, con cui invocavamo la loro salvezza eterna. Quanto alle parole di Paolo e Ges, strano, forse leggo su edizioni sbagliate: perch vi leggo, in chiaro e in parabole (il fico sterile da cui non nasca pi frutto in eterno, fino alla festa del figlio del Re a cui i primi invitati si rifiutano, fino allinvettiva: sar lasciata la vostra casa deserta) tutto mi pare indicare il rifiuto del popolo infedele, la decadenza del Patto che aveva stretto con Dio, e la stipula di una Nuova Alleanza con il nuovo Israele, dove non c pi n giudeo n greco. Fino al giorno in cui un piccolo resto dellIsraele antico non dir Benedetto colui che viene nel nome del Signore cosa che, preti e Papi hanno sempre insegnato, si riferisce alla loro accettazione di Ges. Ora, appare che questa dottrina sia stata condannata, e sostituita con una nuova. Ma quale precisamente, non si capisce bene. Gli ebrei hanno diritto ad un nuovo Messia, non essendogli piaciuto il primo? Non hanno bisogno di conversione? Sono santi per razza in quanto seme dAbramo? La promessa divina a loro tuttora vigente? Hanno ragione a prendersi la Terra Santa con la violenza e la frode contro un popolo di rejetti? Non si capisce bene perch su questo tema c tutto un dico-e-non-dico, un fraseggio vago e motivato pi da cortesia che dalla verit. Sarebbe altamente opportuno definire dogmaticamente che la sostituzione caduta, che gli ebrei hanno ragione ad attendere ancora il Messia, che ci sono ancora un popolo eletto e tutti gli altri, rifiutati; con i necessari raccordi coi testi evangelici che paiono dire proprio il contrario. Non sto scherzando. La cosa estremamente grave e dolorosa, perch il rapporto della nuova Chiesa con gli ebrei tocca il centro della fede cristiana. Se gli ebrei hanno ragione, non che ha torto la Chiesa; ha torto Ges. Di qui non si scappa. Se la Chiesa dice che si sbagliata a credersi il Novus Israel, si autodichiara una frangia del giudaismo destinata ad essere assorbita in esso (se loro vogliono; ma non credo, visto che non siamo razza di Abramo); o peggio, un errore

bimillenario, destinato ad esaurirsi nel regno futuro tutto giocato sullaldiqu. Di qui le mie considerazioni alquanto aspre sulla mascherata giudaica che va di moda nellalto clericalismo. Mi ricordo con senso di offesa il Giubileo del 2000, quando a fianco della Porta Santa apparvero due gladiatori hollywoodiani, che soffiavano su copie dello shofar, il corno ebraico di duemila e passa anni fa, forse recuperate dai magazzini di Cecil B. De Mille. Che cosera? Se non la vuol chiamare mascherata, la chiami fanta-liturgia, imitazione light di un ebraismo biblico che nemmeno pi esiste. Offensiva, penso oltretutto, per gli ebrei religiosi; come non si offenderebbero a vedere dei goym imitare un arcaico rito giudaico? Non ci offenderemmo noi a vedere, poniamo, dei monaci buddhisti imitare il rito eucaristico, in segno di simpatia per noi? Mi limito a notare la beffarda circostanza: abolita la lingua e il rigore liturgico in nome dellaggiornamento, la Chiesa post-conciliare andata a ripescare immaginari riti primitivi ebraici. E veniamo al Papa polacco. Forse un criptogiudeo?, ironizza lei. Se avr la bont di leggere le mie Cronache dellAnticristo vedr che ho raccolto indiscutibili indizi di una annosa manipolazione psichica del cattolicesimo polacco. Al punto che il poeta polacco per eccellenza, il super-cattolico Adam Mickiewicz, risulta essere un frankista (seguace del messia Jacob Frank) del resto era un ben strano cattolico, visto che accorse a sostenere Mazzini nella Repubblica Romana giacobina, che cacci il Papa da Roma. Ma questo, mi creda, per me il pi doloroso argomento: quali influssi abbia senza saperlo respirato il giovane Karol Wojtyla, davvero qualcosa che non vorrei avere scavato. Ma, con ci, voglio ricordare a chi si scandalizza che essere cattolico non significa essere papista. Del resto ce lha insegnato Giovanni Paolo II, chiedendo perdono per atti, atteggiamenti e fatti della Chiesa e di Papi precedenti, che evidentemente lui giudicava erronei. Invece, la lezione che si tende a ricavarne : se lha detto, se lha approvato il Papa regnante, anche se contrasta con i duemila anni della precedente dottrina, giusto e vero: ubi Petrus ibi Ecclesia, eccetera. Ma se hanno avuto torto altri Papi, perch non eventualmente anche questo ultimo? Il tema troppo denso per essere trattato qui. Mi limito ad accennare che la possibilit di un Papa eretico pacificamente ammessa dalla dottrina cattolica e dal diritto canonico; e senza che ci contraddica il dogma dellinfallibilit; perch infallibilit non significa inerranza del Papa come individuo, ma linerranza dellufficio papale in quanto tale (Cfr. Roberto De Mattei, Quale Papa dopo il Papa?, Piemme, 2002, p.112). Ma su questo scriver forse qualcosa, se ne avr tempo. Quanto al cammino neocatecumenale, se ho ecceduto in asprezza me ne scuso. Ma tuttavia, non credo si possa negare che il cammino ha cambiato le forme delle sue chiese e adeguato alla sua specificit una sua liturgia. Quanto ai riti nella Domus Galileae che lei stesso, Gennarini, ha descritto entusiasta in un suo articolo su Il Foglio, ho notato: la Torah al centro (con rabbini danzanti attorno), il cielo stellato come coronamento delledificio, le ripetute allusioni allArchitetto dellUniverso che per fabbricare il mondo avrebbe usato la Torah come un architetto usa mappe e piante (una cosetta kabbalistica)tutto ci, mi scusi, ha un certo saporeBeh, come lo definirebbe lei? Spero sia solo ingenuit.

Maurizio Blondet

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Confermato: Wojtyla era ebreo (forse frankista)


Maurizio Blondet
28/12/2005

Carol Wojtyla prega davanti al muro del pianto durante il suo viaggio in Terra Santa del marzo 2000

Allora era proprio vero: Giovanni Paolo II era ebreo. Lo ha scoperto con gioia Yaakov Wise, uno studioso di genealogie ebraiche che abita a Manchester. Da esperto del problema, Wise ha fatto ricerche sull'ascendenza del lato femminile della famiglia Wojtyla: per decreto rabbinico sono le madri, non i padri, a trasmettere l'ebraicit. La mamma di Karol, che mor quando lui era lattante, aveva sposato un polacco cattolico; ma il suo nome, Emilia Kaczorowska apparso a Wise un adattamento polacco di un nome ebraico molto comune nel mondo yiddish: Katz. La nonna si chiamava Marianna Scholz, altro nome ebraico (Schulze, Schultz). E la bisnonna, Zuzanna Rybicka, altro nome di suono ebraico. Infatti tali nomi appaiono frequenti nelle tombe del cimitero ebraico di Bielsko-Biala, da cui veniva la famiglia della mamma di Karol. Wise ne sicuro: come storico ebreo, ho accesso ad informazioni che sono chiuse ad altri storici, dice. Con questo lignaggio materno fino alla terza generazione, Karol Wojtyla non solo era un ebreo integrale; avesse chiesto la cittadinanza israeliana, lo Stato ebraico avrebbe dovuto riconoscergliela. Questo fatto getta una nuova luce non solo sugli atti di Karol Wojtyla (la visita del primo Papa a una sinagoga, la preghiera al muro del pianto, le scuse della Chiesa agli ebrei) ma sulla sua neo-teologia della elezione. Risale a lui la nuova e malferma dottrina cattolica secondo cui l'Antica Alleanza persiste tutt'ora; la Nuova Alleanza (di Ges) non l'ha fatta decadere - insomma che gli ebrei hanno diritto di aspettare ancora un messia, avendo rifiutato il primo. Una dottrina che forza alquanto i testi del Vangelo, per negare la sostituzione. Anche l'accettazione dell'Olocausto (con la maiuscola) come il sacrificio di sangue sacramentale che fa degli ebrei la vittima collettiva alternativa all'Agnello, diventa pi significativa alla luce dell'ebraicit di Wojtyla. Del resto nel 1998, quando il Papa polacco chiese perdono agli ebrei col documento Noi ricordiamo, Giovanni Paolo II approv il discorso ufficiale, dove si diceva che il popolo ebraico crocifisso da duemila anni. Non perseguitato, ma crocifisso, come il Salvatore.

E non da tremila anni, ma da duemila: ossia dalla nascita di Cristo. Dal solo fatto che Ges sia nato. Popolo crocifisso per il fatto che il cristianesimo esiste. Che significa? La frase assurda per un cattolico credente. Ma esprime i sentimenti di ogni ebreo, offeso dalla pretesa cristiana di essere il Novus Israel. Ma non basta. Nel processo di canonizzazione a tappe forzate, sarebbe bene che gli avvocati del diavolo investigassero questo lato del beatificando. Che idea aveva di s Wojtyla e della sua ebraicit? Perch in Polonia, come noto, nacque e oper Jacob Frank (1726-1791), un israelita che si proclam messia; e sull'esempio di Sabbataei Zevi (un precedente messia che oper in ambiente islamico e si convert falsamente all'Islam con tutti i suoi seguaci) anche Frank e 500 famiglie di suoi fedeli si fecero battezzare, nel 1759. Mantenendo per in segreto i loro culti ebraici eretici spesso licenziosi (vi aveva una parte importante la figlia di Frank, Eva, adorata con un culto copiato a quello della Vergine Nera di Cracovia), la fede nel loro messia apostata, e la pratica della pi stretta endogamia settaria (i frankisti si sposano solo tra loro, come ordinato da Frank: non prendete in moglie nessuna delle loro puttane cattoliche). Nota la giustificazione teologica della loro apostasia e doppiezza: il messia deve compiere gli atti pi peccaminosi, e la conversione falsa all'odiata religione di Edom (Roma) la peggiore. Perch la salvezza si ottiene attraverso il peccato , secondo una tipica movenza gnostica detta anti-nomica (1). I frankisti andavano a messa la domenica, ma il sabato si riunivano nelle loro sinagoghe segrete. Wojtyla era influenzato sicuramente da questa cultura, perch personalit frankiste hanno svolto una parte essenziale nel creare il particolare nazionalismo polacco, l'idea della nazione sofferente, Cristo delle nazioni. Il poeta nazionale polacco Adam Mickiewicz (1798-1855) tanto amato dal Papa, era un frankista: super-cattolico a parole, ma amico di Mazzini, con cui partecip alla Repubblica Romana, la massonica impresa che nel 1849 cacci da Roma Pio IX; e mor a Costantinopoli mentre cercava di arruolare una legione ebraica per liberare Gerusalemme: un sionista ante litteram. Jerzy Turowicz, il potentissimo direttore di Tygodnik Powsszechny, l'autorevole rivista cattolico-progressista cui Karol collabor e che tanto influ sulla sua formazione culturale e spirituale, era un frankista, e al suo funerale volle si cantassero cori ebraici. Di altri personaggi ebrei o frankisti che hanno influito e guidato il giovane Wojtyla ho parlato nel mio libro Cronache dell'Anticristo (Effedieffe, 2001). Fra l'altro notevole che la comunit ebraica americana si prodig per sostenere finanziariamente Solidarnosc, organizzazione sindacale cattolica, ma controllata da vicino da tre ebrei di fiducia, Jacek Kuron, Adam Michnik e Bronislaw Geremek, figli di funzionari comunisti di colpo passati al nemico. Ma sapeva Wojtyla di avere sangue ebreo? Wise sostiene di s. Altrimenti non si spiega perch nel 1940, il giovane seminarista si sia nascosto ai nazionalsocialisti: se si fosse saputo polacco e dunque ariano, non sarebbe stato

necessario. Ma se lo sapeva, perch ha taciuto questa sua identit, mentre moltiplicava i favori e le aperture al giudaismo? Questo elemento pu indicare una sua appartenenza all'ambiente frankista: celare il proprio ebraismo un obbligo per la setta (2). D'altra parte, sua madre Emilia si spos al di fuori della cerchia ebraica, e questo potrebbe essere un segno contrario; per il mutamento del nome da Katz a Kaczorowska potrebbe essere un indizio a favore. E' anche possibile che, a distanza di due secoli, gli stessi elementi frankisti non abbiano pi una coscienza netta e separata della loro identit, si sentano insieme cattolici ed ebrei. Sar stato il caso di Giovanni Paolo? E' una questione su cui indagare a fondo, anzich proclamarlo santo subito senza accurata inchiesta. Santo, forse; ma subito, meglio di no. Maurizio Blondet Note 1) Antinomia vuol dire contro la legge (nmos in greco). Nell'ebraismo ortodosso come in quello frankista, l'avvento del messia sancisce l'abolizione della legge e di ogni legge, anche morale. Tipicamente, i frankisti - ormai liberati dalla legge grazie al loro messia - praticavano l'incesto, perch lass non esiste divieto. Contro questa credenza giudaica, esplicitamente, Ges dice la famosa frase: non crediate sia venuto ad abolire la legge. Voleva dire: bench il Messia sia venuto (era Lui), della legge morale non cadr uno jota fino alla fine dei tempi. 2) Voci che Wojtyla fosse ebreo sono circolate parecchio in Polonia. Del resto, nella polemica politica polacca, frequente che un avversario venga accusato di essere un ebreo nascosto, ossia un frankista. Il regime comunista cerc di far credere che lo stesso Lech Walesa fosse un ebreo, che in realt si chiamava Leiba Kohne (Cohen). Non era vero. Lo stesso Walesa una volta spieg: l'antisemitismo in Polonia dovuto agli ebrei che celano la loro nazionalit, insomma un'altra allusione ai frankisti. Copyright - EFFEDIEFFE - all rights reserved.

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Sionismo pulizia etnica


Maurizio Blondet

Theodor Herzl, il padre fondatore dellideologia sionista, cominci dal 1895 a tenere un diario dedicato esclusivamente ad annotare gli avanzamenti della causa ebraica. Il 12 giugno di quellanno, egli delineava gi il programma completo di rimozione delle popolazioni no nebraiche dal futuro Stato sionista, attraverso lesproprio dei terreni. Herzl tracci una doppia strategia, la prima da attuare verso i pochi grandi proprietari terrieri e laltra, alla massa dei poveri nullatenenti. I proprietari terrieri verranno dalla nostra parte, scriveva: Sia il processo di esproprio che la rimozione devono avvenire con circospezione e discrezione. (...) Lesproprio volontario sar compiuto da nostri agenti segreti. La Compagnia pagher prezzi eccessivi per le terre. Lasciamo che i proprietari immobiliari credano di starci ingannando, vendendoci le cose a pi del loro valore. Ma noi non rivenderemo loro pi niente. Questo per i latifondisti. Quanto agli altri, proveremo a far sparire la popolazione senza mezzi oltre confine procurando loro impiego nei Paesi di transito (sic) e allo stesso tempo negando loro ogni occasione di lavoro nel nostro Paese. Dunque gi nel 1895 Herzl progettava di costringere i palestinesi poveri allesodo volontario, negando loro i mezzi di sussistenza nel Paese. Anche la strategia dellacquisto segreto di propriet immobiliari poi stata sempre applicata, e continua ad essere applicata ancor oggi per occupare le case palestinesi nella vecchia Gerusalemme. Lo Stato ebraico vieta ai proprietari di restaurare quelle case, cadenti e bisognose di manutenzione; negli anni recenti in cui Arafat aveva per contro vietato ai palestinesi di vendere le loro case ad israeliani, lostacolo era aggirato da compagnie estere, spesso con denominazione cristiana, che si offrivano di acquistare gli immobili in rovina e non riadattabili, spesso per un prezzo superiore al loro valore. Risultava poi che queste compagnie fantomatiche erano di agenti segreti della lobby.

Una volta compiuto lacquisto, aggiungeva Herzl, le propriet terriere saranno scambiate solo tra ebrei. Da abile avvocato, Herzl si rendeva conto che sarebbe stato giuridicamente difficile sancire apertamente non valida la vendita a non-ebrei. Ma ci si pu ottenere con il controllo dei prezzi. Se il proprietario vuole vendere la propriet, avr il diritto di ricomprarla al nostro prezzo di vendita originario. Ossia al prezzo eccessivo. Trovo questa informazione nel saggio di Chaim Simons, A historical survey of proposal to transfer Arabs from Palestine, 1895-1945, reperibile anche su internet. Simons un rabbino israeliano, favorevole alla pulizia etnica, che ha voluto raccogliere tutte le dichiarazioni dei grandi sionisti a favore della rimozione; per dimostrare che si trattava di una direttiva politca definita e fedelmente perseguita da tutti i veri sionisti. Un libro prezioso, perch contiene la storia di un secolo di manovre occulte, di trame segrete, di contatti con i pi alti livelli del potere mondiale con cui la lobby sionista ha raggiunto il suo scopo. Una fonte inestimabile.

La Fabian Society
Per esempio, la manovra per guadagnare al progetto la Fabian Society: colonna dellimperialismo britannico dellala progressista, strumento fra i primi del progetto del governo mondiale, la Fabian Society si proponeva essa stessa uno scopo occulto, quello di instaurare un socialismo tecnocratico logorando il capitalismo con riforme graduali volte a svuotare la propriet delle imprese per trasferirla a manager stipendiati. Il fabianesimo il socialismo dei ricchi, in parte ancora promosso dalla London School of Economics. Ebbene: nel dicembre 1915, Israel Zangwill un altro padre fondatore del sionismo tenne una conferenza davanti alla Fabian per convincere quei potenti, illuminati e massonici signori della necessit di espellere gli arabi dalla Palestina. Zangwill lament che nonostante laccelerazione degli insediamenti ebraici in Palestina (allora parte dellimpero ottomano), la popolazione ebraica laggi contava solo centom ila membri, che possedevano solo il 2% delle terre: Troppo pochi interessi stabiliti per poter reclamare il suolo su una base di Realpolitik, deplor. Anche se il Paese fosse passato sotto la sovranit britannica, il ritorno degli ebrei sarebbe rimasto difficile. A meno che gli arabi non se ne vadano marciando in Arabia, o siano pacificamente espropriati, qualunque governo fondato su basi democratiche costituzionali finirebbe per essere non gi unautonomia ebraica, bens unautonomia araba. Sicch gi Zangwill poneva il problema della mai superata ambiguit dello Stato ebraico, che pretende insieme di essere democratico e razziale, via apartheid. Che fare? Zangwill poneva la questione a quei potenti signori. Era ancora lontano il tempo in cui Sion, super-armata, avrebbe potuto prendersi la terra su una base di Realpolitik. I potenti signori fabiani espressero piena adesione al bisogno del povero piccolo popolo di creare uno Stato Modello razzialmente puro. Nello stesso tempo, gi Zangwill dava per scontato, nel 1915, che la Palestina sarebbe passata sotto amministrazione britannica. Erano evidentemente gi in corso le grandi manovre che

avrebbero portato alla Dichiarazione Balfour nel 1917, dove il capo della diplomazia britannica, lord Balfour, dichiarava che la Palestina era il focolare ebraico; e per strappare quel focolare ai turchi, Londra avrebbe spedito in quel lontano quadrante oltre un milione di soldati, al comando del generale Allenby, sottraendole ai fronti europei pericolanti della prima guerra mondiale. Ma gli ebrei avevano promesso, in cambio, che avrebbero ottenuto lentrata in guerra degli USA. Cosa che infatti avvenne, nel 1917 stesso.

Lord Rothschild
Centro motore delle manovre era il barone Edmond de Rothschild, il gran banchiere, grande finanziatore di insediamenti ebraici illegali in Palestina. Difatti, la Dichiarazione Balfour ha la forma di una lettera che lord Balfour (membro della loggia Quatuor Coronati di Londra) dirige a Lord Rothschild. In quei mesi, la propaganda ebraica aveva gi diffuso la seguente immagine della Palestina: Una terra senza popolo per un popolo senza terra. Ma tutti gli attori della commedia sapevano che la terra aveva gi un popolo, e discutevano accanitamente come eliminarlo. Che cosa ne pensava lord Rotshild? Lo scrisse Vladimir Jabotinsky, il sionista di destra, fondatore del movimento revisionista ebraico da cui proviene il Likud, fautore di una presa di possesso della terra con le armi. Nel 1929, Jabotinsky ebbe un colloquio con Rotshilld, e dopo annot: Dicono che sono un estremista? A confronto con il barone, sono un moderato... Io, ad esempio, sono disposto ad accettare una maggioranza (di ebrei) in Palestina del 55-60%, mentre egli vuole che la Palestina sia completamente ebraica... E un sionista, un visionario che vuole lindipendenza ebraica anche pi di quanto la vogliamo noi (Tutto questo episodio fu rievocato da Tribuna Sionista, una pubblicazione messicana in lingua yiddish, nel maggio 1954).

Felix Warburg
E il banchiere ebreo-tedesco, divenuto americano, che pronunci davanti al Senato americano la celebre frase: Avremo il governo mondiale, o col consenso o con la forza. Che sionismo e mondialismo siano le facce di una sola medaglia, basta a dimostrarlo il fatto che Warburg, internazionalista in economia, fu anche per anni presidente dellAgenzia Ebraica (Jewish Agency), in cui riusc a far entrare anche membri non sionisti, purch miliardari. Nellottobre 1930 gli insediamenti ebraici nel focolare stavano gi provocando gravissimi disordini il governo britannico si preparava a limitare limmigrazione giudaica in Palestina (Passfield White Paper). Warburg scrisse una lettera allAlto Commissario britannico per la Palestina, lord John Chancellor, a cui propose il trasferimento in massa degli arabi in Transgiordania, lattuale regno di Giordania, allora sotto occupazione inglese. Pochi giorni dopo, lAgenzia Ebraica organizz una manifestazione di 40 mila ebrei in Madison Square Garden a New York per protestare contro le limitazioni. Qui Warburg, nella pubblica arringa ai manifestanti, ripet la sua proposta: E ingiusto parlare

di tale offerta (sic) di terre in Transgiordania come di un espatrio degli arabi, in quanto la Transgiordania un territorio arabo, separato dalla Palestina solo dal fiume Giordano. Ancor oggi, la proposta di sbattere i palestinesi in Giordania affiora spesso nei discorsi dei capi israeliani.

Unit del Mondo


Nel 1932 a Danzica, vari gruppi di socialisti ebrei della Diaspora, di vedute diverse spesso in fiero contrasto, trovarono un accordo dunione. Il nuovo partito social-sionista fu chiamato con un nome che evocava il governo mondiale: Unit del Mondo, in ebraico Ilhud Olami. Nel 1937, prima del Congresso Sionista di quellanno, Unit Mondiale tenne la sua conferenza preparatoria a Zurigo (il 29 luglio). David Ben Gurion lesse la relazione programmatica. In essa si legge: Gli arabi che abitano in queste piane saranno rimossi e trasferiti nello Stato arabo (?). Egli, in realt, evocava una decisione britannica (Commissione Peel) che effettivamente progettava lespulsione dei palestinesi nelle terre vicine. Lietissimo, Ben Gurion assicur che sarebbe stato possibile rimpiazzare ogni famiglia araba trasferita con cinque famiglie ebraiche sullo stesso terreno. Nel dibattito seguente, si segnal il delegato Berl Katznelson, che parl a favore della moralit delle espulsioni: La mia coscienza completamente netta. Un vicino distante meglio che un nemico prossimo. Loro non ci perderanno ad essere trasferiti, e noi men che meno. Aharon Zisling, un capo di kibbutz: Non c disputa sul nostro diritto morale a proporre il trasferimento. Non c assolutamente alcuna obiezione etica a questa proposta, che stimoler lo sviluppo della vita nazionale. Golda Myerson, poi nota come Golda Meir, primo ministro israeliano: Sono daccordo che gli arabi lascino la Palestina e in ci la mia coscienza perfettamente limpida. Eliezer Kaplan, tesoriere della Jewish Agency, volle smentire ogni confronto con le espulsioni di ebrei dalla Germania, allora in corso: Qui non parliamo di espulsione ma di un trasferimento organizzato di arabi da una zona interna allo Stato ebraico ad unaltra zona dentro uno Stato arabo, ossia nel loro ambiente nazionale, e assicuriamo che le loro condizioni saranno, come minimo, non peggiori delle loro in precedenza.

Mandiamoli in Iraq
Impossibile citare tutte le dichiarazioni, lettere e progetti elaborati da Ben Gurion per lespulsione dei palestinesi; sono semplicemente troppe. Baster ricordare una sua lettera allAlto Commissario britannico, nel luglio 1936, dove si diceva a favore del trasferimento forzato (compulsory) degli arabi, purch lo facessero gli inglesi. Si sporcassero le mani loro. Altrimenti, annotava nel suo diario, se si concentisse ad arabi di restare nello Stato ebraico, acquisteranno diritti in quanto minoranza e si guadagneranno le simpatie di cui godono le minoranze.

Dobbiamo fare questo (espulsione) subito, e il primo e forse decisivo passo di prepararci ad applicarla. Nel dicembre 1938, Ben Gurion elabor un piano per trasferire i palestinesi in Iraq, da poco diventato un regno indipendente ma sotto controllo britannico. Offriremo allIraq dieci milioni di sterline per trasferire centomila famiglie arabe dalla Palestina , scrisse nel suo diario, al 10 dicembre 38. Se non fosse per Ibn-Saud e lEgitto, questo piano avrebbe una chance. In ogni caso , ci sia o non ci sia una possibilit, dobbiamo affrontarlo con un progetto completo. Il progetto and avanti, infatti, anche con una accurata campagna di stampa. La lobby assold a questo scopo Montague Bell, direttore del settimanale Great Britain and the West, a cui pag grosse somme, e di cui fece il suo uomo di fiducia semi-diplomatico presso il governo iracheno. Nellottobre 1938, in occasione dellanniversario dellindipendenza dellIraq, Bell scrisse un articolo sul Times in cui ricordava quanto lIraq fosse spopolato, e per questo economicamente arretrato. La prima necessit per lIraq un accrescimento di popolazione. Con 3,5 o 4 milioni in pi di abitanti, pu rendere giustizia alle potenzialit della sua terra, dove la mancanza di manodopera un problema costante; e colmare lo svantaggio rispetto a Turchia e Iran, con le loro molto pi dense popolazioni. Linsediamento dei nomadi sulla terra pu aiutare, ma ogni aumento veramente sostanzioso di popolazione in futuro dovr venire da fuori. Dalla Palestina, ovviamente. Non occorre dirlo: il piano di trasferimento in Iraq incontr limmediato favore di Louis Dembitz Brandeis, giudice della Corte Suprema USA. Ebreo, seguace della setta di Jacob Frank, il messia polacco settecentesco, Brandeis fu uno dei motori pi potenti della lobby sionista in America; una storia completa della sua instanncabile azione dietro le quinte deve essere ancora scritta. Nellagosto 1939, Brandeis port la proposta al presidente Franklin Delano Roosevelt. In una minuta di un colloquio con un emissario sionista, Robert Szold, si legge: IDB (Brandeis) suggerisce che Norman (altro emissario) dia priorit al piano Iraq e ci si concentri. Non sapeva che possono essere raccolti dieci milioni di sterline per convincere gli iracheni. Ma la lobby aveva il denaro a disposizione, il che facilitava le cose E notevole come gi allora gli ebrei disponessero da padroni delle terre altrui, e non solo della Palestina. Linteresse per la democrazia in Iraq ha come si ve de una certa tradizione.

Roosevelt entusiasta
Franklin Delano Roosevelt, 32 presidente, cominci ad appassionarsi allidea di trasferire 4 milioni di palestinesi nellottobre 1938. Il che inevitabile, visto che era circondato da ministri e consigliori come Henry Morgenthau, Felix Frankfurter, Stephen Wise e Ben Cohen, che scriveva i suoi discorsi.

Brandeis scrisse infatti a Frankfurter che Roosevelt comprende il significato della Palestina, la necessit di tenerla indivisa e di renderla ebraica. E rimasto tremendamente interessato, e del tutto sorpreso, nellapprendere la grande crescita della popolazione araba durante la guerra. Difatti, il 25 di ottobre 1938, Roosevelt incontr lambasciatore britannico in USA, sir Ronald Lindasy, che rifer a Londra: il presidente impressionato del fatto che la popolazione araba (in Palestina) cresciuta di 400 mila membri dallinizio del Mandato britannico. Il 13 marzo 1939 il giudice frankista Brandeis fu in grado di mostrare ai suoi compari Frankfurter, Ben Cohen e Wise, una lettera di Roosevelt a lui indirizzata, in cui il presidente includeva lidea che quei 400 mila arabi entrati in Palestina (sic) dalla Dichiarazione Balfour certamente non hanno diritto allo stesso rispetto degli ebrei. Ha suggerito che il trasferimento di questi arabi in Iraq dovrebbe essere preso in esame. Nel dicembre 1942, esaltato dallesito della guerra in corso, Roosevelt confid al suo segretario al Tesoro Henry Morgenthau (autore del piano Morgenthau di castrazione delli ntera popolazione maschile tedesca): Effettivamente io metterei un filo spinato tuttattorno alla Palestina, e comincerei a rimuovere gli arabi... Troverei della terra per gli arabi in qualche altra parte del Medio Oriente... per ogni arabo (rimosso) possiamo metterci una famiglia ebrea. Ma non voglio portarne dentro pi di quanto (la terra) possa economicamente sopportare... Naturalmente, se ci sono il 90% di ebrei, gli ebrei domineranno il governo Ci sono un sacco di posti in cui rimuovere gli arabi. B asta scavare un pozzo, perch ci sono una quantit di acque sotterranee (nel deserto), e possiamo spostare gli arabi dove possano vivere.

Frankenstein fra noi


Chiudo qui per non rendere larticolo troppo lungo. Ma consiglio la lettura integrale dello studio di rabbi Simons, a cui rimando linteressato anche per i riferimenti e le fonti delle citazioni di cui sopra; sono tutte in nota nel testo. Come ho detto, ledizione del 2004 disponibile sul web: ProposalsToTransferArabsFromPalestine1895-1947 Mi preme solo riportare la conclusione di rabbi Simons, che come ho detto non affatto contrario allespulsione in massa. ...Tagliare il cancro da un corpo malato non crudele, necessario. Pochissimi hanno il coraggio di sostenere pubblicamente la rimozione degli arabi dalla Palestina. E tuttavia, lo studio di questa corrispondenza confidenziale, diari privati e minute di riunioni chiuse, rivela i veri sentimenti dei leader sionisti sulla questione. (...) Tentativi di nascondere le proposte di trasferimento fatte dai leader sionisti del passato ha portato a una riscrittura della storia e alla censura di documenti ufficiali. ... Inoltre, uno studio statistico condotto dal giurista ebreo tedesco Ernst Frankenstein nel 1939, chiarisce che il 75% della popolazione araba di Palestina sono essi stessi immigrati o discendono da individui che immigrarono in Palestina nellultimo secolo, per lo pi dopo il 1882. E troppo facile bollare i trasferimenti come razzisti o nazisti: un errore storico, in quanto trasferimenti di popolazione hanno avuto luogo e con successo molto prima dellera

nazista. Bentornato fra noi, dottor Frankenstein. Maurizio Blondet

Ebrei piangono la memoria del messia Zevi


Maurizio Blondet
12/06/2007

Sabbatai Zevi (July 23, 16261676, in Dulcigno, Montenegro)

Il municipio di Smirne in Turchia sta per abbattere la casa in cui, secondo la tradizione, visse Sabbatai Zevi, il falso messia che nel 1666 si convert falsamente allIslam dando origine alla setta dei dunmeh criptogiudei - e la rivista ebraica americana Forward eleva una protesta e unelegia nostalgica per quel gruppo umano eletto. (1) Strano. Dopotutto il sabbatismo uneresia e una apostasia per lebraismo, e i rabbini, quando alludono a Sabbatai Zevi, debbono aggiungere possa il suo nome essere cancellato . Ma sono pur sempre ebrei, della razza superiore, di cui anche le eresie sono sacre e belle. Il sabbatismo fu un movimento dinamico, mistico e progressista si strugge Forward. Soprattutto, fu il precursore del sionismo. E, rivela il giornale, due presidenti di Israele, Ytzhak Ben-Zvi e Zalman Shazar, erano entrambi savii del movimento; e gli oppositori ebraici del padre del sionismo, Theodor Herzl, lo chiamavano il nuovo Sabbatai Zevi. Non la sola rivelazione dello struggente articolo rievocativo. Forward offre una serie di particolari poco noti sulla setta dunmeh, e lascia intendere che migliaia di falsi islamici criptogiudei vivono ancora nella societ turca. Il silenzio selettivo su certi particolari ancora pi significativo: non una sola volta si ricorda il fatto che i criptogiudei furono la forza radicale dietro la rivoluzione di Ataturk e il suo regime secolarista (massonico), che da allora ha sempre retto la Turchia per mano dei militari (dunmeh lattuale capo supremo dello Stato Maggiore, Bukuyanit) in un colpo di Stato permanente. Il giornale americano giustifica Zevi: fu costretto a convertirsi perch il sultano lo pose nellalternativa di prendere il turbante o morire. Aggiunge che quasi un terzo degli ebrei europei credevano fosse il messia, e avevano cominciato ad affluire in Turchia nellattesa del trionfo dIsraele, lungamente atteso.

Si tace su cosa doveva consistere tale trionfo: Sabbatai Zevi aveva promesso ai suoi fanatici seguaci che andava a Costantinopoli a prendere il potere promesso ad Israele, cacciando il sultano. Ci che poi i dunmeh hanno effettivamente fatto, nel primo del 900, in forma laica e militarista. Quando Sabbatai Zevi, per scampare alla decapitazione, apostat lebraismo, i suoi seguaci videro nella conversione un atto eroico di tikkun, o riparazione, e seguirono il loro messia diventando musulmani allesterno, e in segreto mantenendo la loro fede giudaica messianica. Per cui i turchi li chiamarono dunmeh, ossia voltagabbana. Molto brevemente ricorda che il sabbatismo non si estinse dopo la morte di Zevi; anzi che ci furono altri messia, persone oggi dimenticate come Baruchya Russo e Jacob Frank. Il giornale americano sorvola sul fatto che questi due instaurarono culti sessualmente aberranti: poich era arrivato il Messia, conclusero, non c pi divieto di incesto, e praticarono le mistiche ma carnalissime nozze tra fratelli, e lo scambio delle mogli in orge notturne. Dice solo che il movimento sabbateo ha molto influenzato lemergenza, nel 18mo secolo dello Hassidismo: infatti gli hassidici, fra cui la setta Lubavitcher tanto amata dai neocatecumenali, praticano una mistica sessuale orgiastica. Le prodezze sessuali dei rabbini hassidici fanno parte integrante dei racconti mistici glorificati da Buber. Fatto , dice Forward, che ci sono dunmeh anche oggi, che vivono in comunit segrete, allinizio a Salonicco ma oggi per tutta la Turchia. Molti dunmeh sono stati sterminati nellolocausto, dice il giornale ed una piena menzogna: come sarebbero stati sterminati, visto che il Terzo Reich non occup la Turchia, e per di pi essi sono ufficialmente musulmani? In attesa di lumi su questa shoah ignorata, proseguiamo la lettura. Molti dunmeh fanno parte della odierna elite turca, ma tab dirlo anche se la loro identit un segreto aperto. Per esempio, Ismail Cem, il ministro degli Esteri turco recentemente scomparso, fu rivelato come un dunmeh da vari giornali turchi, ma lui neg sempre di essere sabbateo. Segue una conversazione con uno dei pochi dunmeh che dichiarano volontariamente la propria discendenza, Barry Kapandji: una dichiarazione non proprio completa, dato che Kapandji un nome inventato (Luso nel mio nome reale fuori questione, dice il sabbateo). Kapandji, che oggi ha 33 anni, racconta che suo padre lo inizi alla setta quando ne aveva nove, e da allora rimasto affascinato dal suo retaggio pseudo-messianico. E stato Kapandji ad avvertire del pericolo che la casa di Sabbatai Zevi, nella strada di Smirne chiamata Agora Giri, al numero civico 920, stava per essere abbattuta per farne un giardino pubblico. I dunmeh non vogliono esporsi a difenderla, rivelando la loro identit; gli ebrei diciamo ortodossi fanno finta di non sapere nulla della setta. Ma Sabbatai Zevi ha, nel bene o nel male, contribuito a formare la storia del popolo ebraico, e dovremmo riconoscerglielo, sindigna il Kapandji. Lui spera che la casa sia salvata coi soldi della diaspora americana, e trasformata in museo.

Che quella casa sia labitazione di Sabbatai lo assicura a Forward il dottor Cenciz Sisman, un esperto di sabbatismo che ha un dottorato della Harvard University. Sisman cita una quantit di prove, fra cui articoli di giornali del 1925 e 1940, in cui la casa descritta come visitata da credenti, e un libro del 1935 del noto storico Abraham Galante, nonch un racconto del 1961 dello scrittore John Freely, che ha visto un gruppo di credenti accendere candele e compiere un rito al terzo piano delledificio . Dal seguito dellarticolo, risulta che la tradizione segreta di credenze, liturgia, rituali e persino le ricette dei dunmeh sono studiati e raccolti con amore da importanti studiosi ebraici. Cos, il celebre studioso della Kabbalah Avraham Elqayam ha recentemente pubblicato un articolo sul significato mistico del da poco scoperto libro di ricette dunmeh (sic). E c un giornale online, Zeek, di cui il giornalista di Forward direttore, che pubblica traduzioni degli inni sabbatei e racconti in prima persona di Zevi durante la preghiera: prezioso materiale raccolto da David Halperin, docente emerito di religione alla Universit del Nord Carolina. (2) Tutta questa cura e attenzione, da parte di ebrei (apparentemente) non sabbatisti, supera di molto la curiosit archeologica per un retaggio scomparso. E noto che per i rabbini israeliani qualunque azione compiuta da un ebreo, anche dichiaratosi falso messia, comunque santa perch avvicina il trionfo finale di Israel. Come disse rabbi Rav Kook, primo rabbino capo di Israele: Per far venire lera messianica, necessario passare attraverso il profano nella sua lotta contro la spiritualit, ed anche attraverso la profanazione. E esattamente la mistica di Sabbatai Zevi, con cui giustific la sua apostasia come riscatto. Ancora Rav Kook: Questa distruzione in vista della costruzione (harissa tzarekh binyan) lapplicazione dellinsegnamento kabbalistico sulla distruzione dei mondi in vista della loro restaurazione i pionieri empi (sionisti laburisti) sono dunque, a loro insaputa, gli agenti zelanti del piano divino il cui obbiettivo , radunando gli ebrei nella loro terra, di realizzare la redenzione di Israele. Dal che discende il corollario: qualunque mezzo - linganno, la falsa apostasia, la menzogna - lecito per accelerare lavvento del regno. A leggere queste frasi sorgono spontanee alcune domande: il primo rabbino di Israele, Kook, ispiratore del Likud, era un sabbateo? Oppure: esiste una percettibile differenza fra il sabbatismo aberrante e apostata e lebraismo maggioritario? Domande di cui inutile la risposta. I dunmeh, conclude sibillino il giornalista di Forward, segretamente, ancora resistono. Maurizio Blondet Note 1) Jay Michaelson, Shrine of false messiah in Turkey may be razed, Forward, 18 maggio 2007. 2) Citato da David Banon, Il messianismo, Giuntina 1998, pagina 107.

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Come soffrirono gli ebrei in Polonia


Maurizio Blondet
03/02/2006

Bogdan Chmielnicki

E' un luogo comune accusare i polacchi, e in generale gli slavi dell'Est di antisemitismo. Non mancano mai le occasioni perch ci vengano descritte le sofferenze degli ebrei nell'Est, i pogrom, le persecuzioni zariste e cos via. Ora, un lettore mi manda un lungo saggio di un autore americano, E. Michael Jones, che fa una luce sorprendente sulla natura e le cause dell'antisemitismo slavo. Jones ha avuto la costanza di leggersi gli undici volumi della monumentale Storia degli ebrei di Heinrich Graetz (1819-1891), un ebreo tedesco considerato fondatore della storiografia ebraica. Illuminista e razionalista, Graetz fra l'altro un critico inflessibile della gnosi kabbalistica, alla cui egemonia nel mondo giudaico attribuisce le pi dissennate speranze messianiche (incarnate da messia come Sabbatai Zevi e Jacob Frank) e, peggio, i vizi della mentalit giudaica, fra cui una sorta di trionfale delizia nell'ingannare e frodare (sic). Graetz ricorda che con lo statuto di Kalisz (1251) la Polonia diede ai suoi ebrei diritti ignoti a tutte le altre comunit giudaiche europee: l'amministrazione autonoma della comunit e un sistema giudiziario indipendente dalla magistratura cristiana polacca, il Kahal, che aveva l'esclusiva giurisdizioni sulle liti fra ebrei. E' dal Kahal che si sviluppa la sapienza talmudica (il Talmud essenzialmente un codice penale) e la cultura casistica delle dispute rabbiniche, con la caratteristica tendenza (riporto parole di Graetz) a contorcere e distorcere, all'ingegnosa sofisticheria, e all'ostilit per tutto ci che non entrava nel loro campo di visione . Ci che secondo lo storico ebraico ha minato il loro senso morale creando una vera abitudine alla sofisticheria e alla vanteria. A causa dello Statuto di Kalisz, la Polonia fu definita in Europa paradisum judaeorum. Inevitabilmente, nel corso delle fiammate di persecuzioni che avvennero nella cristianit tra l'undicesimo e il 16mo secolo, una quantit di ebrei, per lo pi tedeschi, emigrarono l, portando la loro lingua, il juedische Deuych o Yiddish: subito approfittando della totale indipendenza che la Polonia consentiva loro per non integrarsi affatto alla popolazione, evitare di impararne la lingua, astenersi da ogni contatto con essa a parte il commercio e (dice Graetz) occasionali e illecite attivit

sessuali. Quanto soffrirono gli ebrei in Polonia, lo suggerisce la loro demografia. Tra il 1340 e il 1772 la popolazione polacca cristiana aumenta di cinque volte; quella ebraica di 75 volte. Nel 1795, al tempo della terza ed ultima spartizione della Polonia, viveva l l'80 % degli ebrei askenazi, ossia non medio-orientali. Alla crescita demografiche corrispose, come dubitarne?, una crescita della ricchezza e del potere dei sofferenti figli di Giuda. E la loro et d'oro polacca coincise con l'espansione imperiale della Polonia, avvenuta tra il 1500 e il 1650. Nel 1634 la Polonia era infatti divenuta lo Stato pi vasto d'Europa, esteso dal Baltico fin quasi al Mar Nero, dalla Slesia tedesca a quella che oggi nota come Ucraina, 200 chilometri oltre il fiume Dnepr. Il 60 % della popolazione della Polonia non era polacca e nemmeno cattolica ma, ampiamente, ortodossa. In questi territori conquistati, oggi parte di Ucraina e Bielorussia gi fino alla Crimea, la nobilt polacca (esempio storico di inconcludenti vanitosi) si ritagli propriet vaste a volte come l'attuale Svizzera: immensi latifondi in mano a una microscopica oligarchia nullafacente, sulle cui zolle lavorava, mal compensato e sull'orlo della miseria perenne, il contadiname polacco. Questi contadini, originariamente cittadini-soldati delle immense conquiste imperiali, furono rovinati dalle guerre che erano stati costretti a fare; passarono dunque ai latifondisti nella condizione di servi. Per di pi nel 1633 il parlamento polacco dominato dai nobili, il Sejm, viet per legge all'aristocrazia polacca di occuparsi di affari e commercio di ogni genere; non parve decente a lorsignori dedicarsi ad attivit produttive o anche volgari come vendere la vodka. Perci, affidarono l'amministrazione dei loro immensi latifondi, di cui non potevano occuparsi (avete indovinato?) agli ebrei. Di fatto glieli affittarono con contratti a breve termine, in cambio di un canone fisso e anticipato; stava poi agli ebrei rifarsi sui contadini con esazioni e prelievi. E' il sistema detto dell'arenda; nella lingua dei contadini polacchi, arendarz (o esattore) e ebreo divennero sinonimi. Di fatto, l'80 % dei capifamiglia ebrei nelle campagne, e il 15 % nelle citt, erano impiegati come arendarz. A peggiorare la situazione, il kahal ebraico aggiudic i contratti d'arenda agli ebrei pi ricchi, che poi li subappaltavano agli ebrei pi poveri e perci pi famelici. L'oggetto dell'arenda (affitto di beni o diritti immobiliari) potevano essere i terreni agricoli, ma anche le taverne, i mulini, l'esazione di pedaggi su strade e ponti, il diritto di raccogliere pagamenti di ogni tipo di monopolio. I nobili polacchi (cattolicissimi ovviamente) giunsero a locare agli ebrei le chiese di loro propriet, ossia quasi tutte le chiese di campagna. Ci significa che l'ebreo aveva le chiavi della chiesa, che apriva solo per le cerimonie richieste dai contadini - matrimoni, battesimi e funerali - ovviamente a pagamento. E poich il contratto d'arenda era a breve termine e poteva non essere rinnovato, gli ebrei locatari avevano tutto l'interesse ad estrarre dalle loro vittime quanto pi denaro possibile nel pi breve termine. L'incentivo del cuore ebraico a rendersi umani o almeno miti verso i contadini, odiati cristiani, era gi debole; l'incentivo finanziario, cos importante per loro, mancava del

tutto. Tanto pi che lo Stato polacco - che dall'arenda ricavava il 70 % dei suoi introiti fiscali poneva tutta la forza della legge dalla parte degli ebrei (i suoi esattori) anzich del popolo. Dal 1633, quando gli ebrei assunsero il controllo dello spaccio dell'alcol, contadini che osavano distillarsi la vodka di nascosto nelle loro isbe, non pagandovi le tasse, subivano l'irruzione degli esattori: ebrei armati, che parlavano una lingua semi-tedesca, autorizzati a spaccare le storte e le botti e ad imporre multe esose, cosa che faceva con delizia un popolo che - come sanno i palestinesi - tratta il resto dell'umanit con disprezzo e, quando pu, con l'angheria pi gelida e insensibile. L'arenda e il modo in cui gli ebrei la gestirono la causa profonda della perenne miseria e secolare arcaismo dell'agricoltura polacca. Gli esattori arendarz, affittuari a breve, non avevano nessun interesse a mantenere in buono stato le fattorie, gli attrezzi agricoli, a non sfruttare oltre i limiti i terreni e i lavoratori. Per di pi, acquisirono la lucrosa abitudine di manipolare i prezzi del grano in modo tale da sottrarlo all'uso alimentare per destinarlo alla distillazione, pi lucrosa per loro; e naturalmente promossero intensamente il consumo della vodka, che dava profitti alti e che si dovevano ricavare a breve termine. Col tempo fra i contadini polacchi, non si sa perch, si svilupp un certo sentimento antisemita. Non cos fra i nobili cattolicissimi della Polonia, Cristo delle nazioni. Scrive Graetz: l'ebreo in qualche misura controbilanciava i difetti nazionali: l'incostanza impulsiva, la leggerezza, la prodigalit della nobilt polacca trovavano il loro contrappeso nella prudenza, sagacia economica e cautela ebraica. Per il nobile polacco l'ebreo era pi che un finanziere; era il suo consigliere prudente, quello che lo cavava dai debiti, il suo tutto in tuttoun'alleanza utilitaristica unica fu formata tra il latifondista polacco e l'elite finanziaria giudaica. Nel 1572, alla morte di re Sigismondo (che aveva abbandonato loro la gestione del regno: rabbi Mendel di Brest era chiamato il segretario del re), gli ebrei sofferenti avevano raggiunto abbastanza potere da decidere il successore. E lo fecero in consultazioni con la sublime porta di Costantinopoli, la Francia ugonotta e i protestanti britannici, interessati anch'essi alla successione polacca. Il grande mediatore in quest'affare (in cui si distribuirono miliardi) fu Solomon ben Nathan Askenazi, gi medico di Sigismondo, poi emigrato a Costantinopoli dove serv il sultano cos fedelmente come aveva servito il re polacco. Presso la porta, del resto, Solomon non fece altro che succedere a Joseph Nasi, consulente del sultano e sorta di capo non-ufficiale dell'ebraismo mondiale di quei tempi. Ma quell'et d'oro fu anche l'inizio in cui sul paradisus judaeorum polacco cominci ad addensarsi qualche nube minacciosa. Ci, a causa di una delle etnie che l'espansionismo imperiale polacco aveva incorporato: i cosacchi. Anche ad essi fu esteso, tanto per cominciare, il regime latifondista dell'arenda. Anche i cosacchi scoprirono di dover pagare una tassa per entrare nelle loro chiese ortodosse. Subire il dominio dei signori polacchi cattolici, pazienza; ma dover pagare vodka e battesimi agli ebrei, non da cosacchi. I polacchi, questi antisemiti civilizzati, subivano.

Ai cosacchi, selvaggi, cominciarono a prudere le mani. Presto fra loro nacque un capo, Bogdan Chmielnicki. Il suo grido: i polacchi ci hanno reso schiavi della razza maledetta dei giudei non fu accolto con sospiri di rassegnazione la polonaise. Rapidamente, Chmielnicki si trov a guidare un'orda di cosacchi e tartari alleati che sconfisse l'armata polacca il 16 maggio 1648: da allora l'orda ebbe davanti una strada sgombra fino al cuore della Polonia, e la percorse in un'orgia di saccheggi, stupri, massacri l'asiatique, come usa (e gli americani in Iraq lo stanno imparando) da quelle parti. Cosacchi e tartari dedicarono una speciale attenzione agli ebrei; pare che ne abbiano fatti fuori 100 mila. Allora, per ammissione dello storico ebreo Henryk Grynberg, le armate polacche (in ritirata) furono la sola difesa degli ebrei. Quando l'armata cosacca invest le mura di Lwow, Chmielnicki intim agli assediati: consegnateci gli ebrei che avete in citt, e noi leviamo l'assedio. Che cosa fecero gli antisemiti polacchi in gravi difficolt, assediati e affamati? Risposero di no. Non consegnarono alcun ebreo, resistettero, e cos salvarono quelli che erano rimasti chiusi a Lwow. Ecco fino a che punto i polacchi hanno perseguitato gli ebrei. Ecco quanto hanno fatto soffrire i loro benefattori (1). Maurizio Blondet Note 1) Non voglio guastare lo stile aulico di questo excursus storico con un'espressione rivoltante della volgarit napoletana e romanesca. L'espressione per mi viene alle labbra, e perci la metto in nota: si vede qui ancora una volta applicata la metodologia che Israele ha adottato verso gli arabi, anzi verso il mondo intero dei goym: chiagni e'ffotti. Perseguita, e strilla che sei perseguitato. Opprimi, e lamentati che soffri. Copyright - EFFEDIEFFE - all rights reserved.

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