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Richard Smith: La fine della malattia e l’inizio della salute

(http://blogs.bmj.com/bmj/2008/07/08/richard-smith-the-end-of-disease-and-the-beginning-of-health/)

8 Jul, 08 | by BMJ Group

Penso di essere una persona sana, ma sarà vero? Sono rotondetto. Ho i capelli bianchi e sottili
che si sono diradati in alcune parti della testa. Sono affetto da miopia e astigmatismo. Di tanto in
tanto mi fa male il tendine di Achille e quando la mattina mi alzo dal letto faccio fatica a
camminare. Da un po’ di tempo non misuro né la pressione né i lipidi del sangue. Sospetto di
avere la prostata gonfia, ma non mi sono fatto visitare. E nemmeno mi sono fatto misurare lo
specifico antigene prostatico. Non ho fatto la colonscopia. Non mi sono fatto analizzare i geni, ma
ho il sospetto che ci sia qualcosa di spaventoso in agguato. Mia madre è malata di demenza come
lo fu sua madre prima di lei. Spesso non riesco a ricordare i nomi. Non fumo, ma bevo più alcol di
quanto è raccomandato dal Royal College of Physicians - e sono piuttosto goloso di dolci.
Cammino un bel po’, spesso vado in bicicletta e qualche volta corro, ma non pratico attività fisica
quanto dovrei.

Quando ho finito di scrivere questo paragrafo, mi sono detto che non posso essere sano: sono una
massa di imperfezioni e non mi sono preoccupato di scoprire l’ipertensione o il cancro latente che
mi possono portare via. Ma che cos’è la salute? Per la maggior parte dei medici è una domanda di
scarso interesse. I medici sono interessati alla malattia, non alla salute. I testi di medicina sono
degli immensi cataloghi di malattie. Ci sono migliaia di modi per i quali il corpo o la mente non
funzionano a dovere, è per questo che la malattia è così interessante. Abbiamo investito una
grande quantità di energia nella classificazione delle malattie, e perfino gli psichiatri hanno
identificato 4000 modi per i quali la nostra mente funziona male.

Per i medici la salute è una condizione negativa - l’assenza della malattia. Infatti la salute è
un’illusione. Se permettete ai medici di lavorare con le analisi del sangue, i test genetici e le
tecniche di imaging, allora a tutti saranno trovati difetti, tutti saranno “malati”.

Abbiamo, allora, raggiunto uno stadio nel quale il concetto di malattia ha cessato di essere utile?
Era utile nel XIX quando la febbre era stata suddivisa in una serie di condizioni con prognosi e
cure differenziate. Mary Tinetti e Terri Fried1 hanno sostenuto sull’American Journal of Medicine
che ragionare in termini di malattia era diventato controproducente. “È arrivato il tempo,” scrivono,
“di abbandonare la malattia come punto focale delle cure mediche. Il cambiamento dello spettro
della salute, la complessa interazione di fattori biologici e non biologici, l’invecchiamento della
popolazione e la variabilità interindividuale delle priorità della salute rendono come minimo
obsolete se non addirittura dannose le cure mediche delle malattie individuali. Concentrasi
primariamente sulla malattia può portare inavvertitamente a curare troppo o troppo poco o male.”

Prendiamo ad esempio una paziente di nome Lucy. Soffre di scompenso cardiaco, diabete, asma
e osteoartrite. Il cardiologo le cura lo scompenso, il diabetologo il diabete, lo pneumologo l’asma, il
reumatologo l’osteoartrite. Il suo medico di famiglia chiude il cerchio prescrivendole i farmaci. Ma
in realtà Lucy non è interessata alle proprie malattie. E non si preoccupa della morte. A dire il vero,
morirebbe contenta se riuscisse a vedere ancora una volta il figlio che vive in Australia: la vita non
è stata più la stessa per lei da quando ha perso il marito. Lei ha bisogno di un agente di viaggio,
non di cinque medici, ma il Servizio Sanitario Nazionale mette a disposizione medici, non agenti di
viaggio. Sto per diventare irriverente, ma in un mondo in cui la maggior parte della medicina ha a
che fare con persone affette da pluripatologie croniche combinate con problemi familiari e sociali,
la sanità deve essere centrata sulla persona e non sulla malattia. Così a me non piace molto la
definizione della salute come assenza di malattia. E non sono nemmeno entusiasta della
definizione di salute dell’OMS come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”, una
condizione che si raggiunge solo nel momento di un orgasmo simultaneo, come aveva detto,
scherzando, Peter Skrabanek. È una definizione assurda che ci fa essere malati per la maggior
parte del tempo.

1 Tinetti ME, Fried T. The end of the disease era. Am J Med 2004; 116: 179-85.
La definizione che preferisco in questo momento è quella di Sigmund Freud, che lui peraltro non
ha mai scritto, “la capacità di amare e di lavorare.” Potreste avere ancora solo poche ore di vita,
ma essere in salute perché siete in grado di amare e di lavorare. Freud aveva scelto l’amore e il
lavoro perché erano le cose che lui riteneva essere le più preziose - e molti, me incluso, sarebbero
d’accordo con lui. Ma se siete un vigile urbano invece che l’inventore della psicoanalisi magari non
siete così entusiasta del vostro lavoro. Così sono portato alla conclusione che ciascuno deve
creare la propria definizione di salute - proprio come ciascuno dà la propria definizione di “bella
vita.” Per voi potrebbe significare auto veloci e ragazze facili. Mentre per me stare con mia moglie,
bere vino rosso, ascoltare Schubert e scrivere su un blog che probabilmente nessuno leggerà.

Questo articolo è stato pubblicato su Journal of the Science of Healing Outcomes. L’autore non ha percepito
compensi.

(traduzione dall’inglese di Giovanni Martini)

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