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alfaBioipermedia

alfabeta2 maggio 2013 numero 29 anno III

MOLTITUDINI CONNESSE

A cura di Giorgio Griziotti

LA MOLTITUDINE CONNESSA

2. Giorgio Griziotti Sotto il regime della precariet Bring Your Own Device 3. Tiziana Terranova Capitalismo cognitivo e vita neurale 3. Gianluca Giannelli Internet Sacer 4. Giuliana Guazzaroni Piegare la tecnologia alla creativit Superfici specchianti, gesti, forme e linguaggi non scontati La narrazione dellAquila in realt aumentata 5. Anna Munster Nervi di dati La svolta neurologica verso/contro la rete multimediale

6. Gianluca Giannelli Smartvite / Smartcervelli 7. Danila Luppino, Marco Coratolo Estetiche sovversive e bioipermedia Per una genealogia del bioipermedia 8. Arianna Mainardi Confini in transito Tecnologie digitali e performance di genere 9. Francesca Bria, Federico Primosig, Francesco Nachira Internet come comune 9. Paolo Gerbaudo Social media e la coreografia del raduno 10. Lelio Demichelis Dal feticismo delle merci al feticismo della rete

iLIBRI
11. Gaspare Polizzi su Alexandre Kojve 11. Nicolas Martino su Pierre Clastres 11. Augusto Illuminati su Massimo Cacciari 12. Michele Span su Marco Revelli 12. Valentina Pisanty su Robert Gordon 12. Lorenzo Marmo su Jonathan Crary 12. Raffaella Perna su Gabriele DAutilia 13. Stella Succi su Carla Subrizi 13. Marilena Renda su Sylvia Plath 13. Raffaella DElia su Ingeborg Bachmann 13. Laura Fortini su Alice Ceresa 14. Cetta Petrollo su Rosaria Lo Russo 14. Andrea Cortellessa su Mariangela Gualtieri 14. Clotilde Bertoni su Romano Luperini 14. Federico Francucci su Gabriele Frasca

GLI ARTISTI DI ALFABETA2


15. Agostino Bonalumi: artista europeo Intervista a Francesca Pola a cura di Stella Succi 15. Stella Succi LArgento di Giosetta Fioroni 15. Raffaella Perna Immagini come parole: i Ricalchi di Renato Mambor

Le immagini sono tratte da video e installazioni di Nam June Paik

Nam June Paik, Tribute to Pythagoras, 1991 (particolare). Courtesy Fondazione Mudima.

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BIOIPERMEDIA

Sotto il regime della precariet


Bring Your Own Device
Giorgio Griziotti

tosh ispirandosi al 1984 orwelliano, quando poi pratica una politica di stretta osservanza neoliberale. Benefici per azionisti, manager ed evangelisti tecnologici, trattamenti indecenti per i giovani precari della catena degli Apple Store o per i subappaltati lavoratori cinesi che fabbricano iPhone in condizioni di semischiavismo. Unanalisi politica dei ruoli spesso antagonisti dei device, da strumento di produzione del comune a esche per nuove forme di sfruttamento della precariet, essenziale per tracciare le mappe dove sintersecano produzione comune e prelievo di rendita. Lauto, altro oggetto dinterazione col territorio, ha un valoBioipermedia lattuale dimensione della mediazione re duso cablato e limitato alle tecnologica. Una nuova generazione di dispositivi mobili si funzioni di trasporto e viaggio, affianca ai media tradizionali e alla generazione dei desktop che allapice dellera industriale nel disegnare e plasmare lesperienza del quotidiano di vita; sono al centro delle dinamiche lintera esistenza a essere coinvolta nelliperrealt. di produzione e di vita. Tanto Le tecnologie connesse e indossabili ci sottomettono da diventare il soggetto centrale duno dei romanzi culto di a una percezione multisensoriale in cui spazio reale quellepoca, On the Road, dove e spazio virtuale si confondono estendendo e amplificando i trentasei metri del famoso rogli stimoli emozionali. tolo di teletype su cui Jack KeCome si modificano in questo nuovo contesto i rapporti rouac lo scrive dun fiato nel sociali, di produzione e di potere? Quale impatto avranno 1951 si trasformano in proluni prossimi servizi nomadi offerti dalle corporation gamento simbolico del nastro neurodigitali nellaccaparrare lattenzione e nellinfluenzare dasfalto percorso al volante. le intenzioni degli always connected? Si tratta di unulteriore Negli anni Ottanta larrivo del pc permette di rompere gli trasformazione strutturale della societ dellinformazione? schemi dellinnovazione induE, soprattutto, quali i percorsi e le vie duscita ipotizzabili striale; grazie a un sapere tecniper il dispiegarsi della moltitudine? co-scientifico generalizzato esso Lo speciale che segue propone spunti di riflessione diventa uno strumento dindidel declinarsi dellesperienza bioipermediale nei diversi pendenza nella cooperazione ambiti dellespressione umana: dallarte alla societ, nelle attivit dei servizi in pieno dallo sviluppo tecnologico alla rete, dalla politica boom e dove si gioca il braccio ai movimenti, dalleconomia caratterizzata dai processi di ferro fra produzione autonoma e comando sul lavoro. In sedi finanziarizzazione alla precarizzazione guito la diffusione esplosiva e cognitivizzazione della forza-lavoro. della telefonia cellulare d un Il dibattito aperto e quanto mai attuale. Il collettivo forte impulso iniziale al conUninomade, del quale fanno parte alcuni degli autori fondersi di vita e lavoro, allimdei contributi, proporr, in un convegno tematico che si porsi del real-time macchinico terr il 22 e 23 giugno a Napoli, una prima sintesi della nei ritmi del quotidiano, quasi riflessione teorica e della prassi operata dai movimenti a estensione alla (iper)metronel mutato contesto politico mediato dalle nuove tecnologie poli delle cadenze tipiche della bioipermediali. catena nella fabbrica fordista. I dispositivi del bioipermedia, G.G. - G.G. potenziando le tecnologie precedenti, sono caratterizzati da del bioipermedia, termine derivato dallassemuna miniaturizzazione e mobilit che li mette ovunque talmente a portata di corpo da essere inblaggio di bios/biopolitica e ipermedia. dossati, un weareable computing che preannuncia Le campagne pubblicitarie ci proiettano queste il weareable network. macchine in immagine di merce-feticcio che caIn unera di predominanza delle emozioni, linteratterizza una nuova fase del capitalismo cognitirazione au fil du temps dei sensi con le reti divenvo. La stessa operazione fatta con lautomobile ta centrale e il device una longa manus di azioni prima e con i personal computer poi. Nemmeno remote. Esso pu aumentare2 la realt spaziale soSteve Jobs, nella sua maniacale ricerca di Forme vrapponendole informazioni dogni genere, o pu Pure per stimolare nei suoi clienti il sentimento trasformarsi in hub delle nostre funzioni biologidappartenenza a unlite, poteva immaginare che che vitali. Nellibridazione di queste nuove maci dispositivi mobili, dopo aver stabilito record di chine germogliano sinapsi e articolazioni sempre diffusione, diventassero la sofisticata chiave della nuove, fra cui i dispositivi antropomorfi che afsociet bioipermediatica. fiancano gli schermi: gli occhiali comunicanti di La sfera duso dei device impone il nuovo paraGoogle o liWatch di Apple ecc. Interfacce intellidigma delle applicazioni, centinaia di migliaia di genti che investono il carico sensoriale e imponapp nascono grazie alle competenze di hacker e gono un continuo supplemento dattenzione. sviluppatori formatisi nel movimento free/libre e Il pc ha una funzione primaria di mediatore dei open source software (Floss) che appagano il deprocessi linguistici scritti, e i suoi usi pi tipici siderio comune di disporre ovunque di unit sono spesso legati alla concatenazione logica del funzionali semplici. pensiero e alla gestione di sequenze e priorit che Il fenomeno delle app viene per istanziato e istisi susseguono nel tempo. Gli apparecchi mobili tuzionalizzato per la prima volta nel 2008 nelsono invece concentratori di percezione multilApp Store, un recinto virtuale in cui Apple si sensoriale complessiva degli stimoli nella loro orautorizza il diritto di vita e di morte prelevando, ganizzazione spaziale attorno al corpo e intervenfra laltro, rendita sul lavoro della comunit degli gono nellinterpretazione emotiva. Probabilmensviluppatori.1 Apple gioca spesso sullambiguit te il nostro emisfero sinistro pi accaparrato dal duna propaganda che esalta lo spirito rivoluziolavoro al pc, mentre quello destro lo nei continario dellinnovazione tecnologica, come nel fanui scambi con uno smartphone. moso spot di Ridley Scott per lanciare il Macin2

eriodicamente le corporation del capitalismo tecnologico ci bombardano di annunci e lanci di nuovi dispositivi mobili a colpi di campagne promozionali da miliardi di dollari. I device, quali smartphone, tablet, ultrabook, reader e ibridi, sono gli strumenti fisici di mediazione dellhomo cognitivus con lo spazio-tempo in cui interagiscono corpi viventi, macchine, codici, dati e reti: lambiente

Stiamo assistendo a una svolta neurologica caratterizzata dalla tendenza a estendere ad altri campi le progressive scoperte delle neuroscienze. In questo movimento, analizzato da Anna Munster in Nerves of Data,3 si concepiscono i nuovi servizi del capitalismo digitale che usano la neuroscienza e le sue tecniche, come la risonanza magnetica funzionale (fMRI), tanto nello sfruttamento individuale quanto nelle strategie di governance, di business, di framing e dinfluenza. Google, a cui non basta pi captare i comportamenti in rete, ha reso disponibili interfacce programmatiche, le Prediction Api, per applicazioni destinate a farci conoscere le nostre intenzioni prima che diventino spontaneamente coscienti... In che modo entrer in gioco la dimensione bioipermediatica in questa corsa alla gestione dellattenzione e alla predizione dei nostri desideri? Quali impulsioni verranno trasmesse tramite occhiali, orologi e i mille altri smart-gadget in gestazione? Come laugmented reality diminuir capacit di attenzione e dastrazione rimpiazzando gli obsoleti reality show? Quando ci sveleranno una coscienza modificata di noi stessi? Dietro il rischio duna smart technology che ci istupidisca, denunciato da Carr4 e Morozov,5 si nasconde, male, lintenzione di rendere le nuove generazioni emozionalmente fragili, impulsive e abuliche. Condizioni propizie tanto allaccettazione di sopravvivenza in un contesto di precarizzazione galoppante su sfondo dattacco decisivo agli equilibri della biosfera, quanto allespandersi di nuove psicopatologie. La governance neoliberale non solo sfrutta il potenziale di rendita e profitto del bioipermedia, ma, estendendo Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti, trasforma progressivamente device e gadget in strumenti per un esercizio individualizzato dun biopotere anestetizzante e alienante. Il che spiega la furia della battaglia nelloligopolio 2.0 per la messa in opera di recinti e procedure di captazione emozionale, semantica, finanziaria ecc. governate da potenti algoritmi come il Page Rank di Google o i sistemi dellhigh frequency trading. Il primo determina limportanza dogni pagina del web, mentre i secondi, che gestiscono in automatico pi del 50% del trading borsistico US, sono capaci di trattare cinquemila transazioni al secondo e possono far crollare Wall Street in una decina di minuti come nel caso del flash crash del maggio 2010. Per completare il quadro i servizi marketing delle corporation delle neuroscientific information & communication technologies (Nict) inventano i comportamenti destinati a creare un mood emozionalmente favorevole nella corsa allultima tecnologia. Nel contempo i designer li plasmano come oggetti funzionali e attraenti, mentre i team tecnici modellano congegni hardware e ambienti software dalle potenzialit sempre pi estese, ma imbrigliandoli e infarcendoli di trappole dintercettazione dattenzione e di valore. Bench siano tutti fondati sul Floss, vorrebbero farci credere che liPhone 5, Windows 8 o Android Jellybean siano meraviglie che scendono dallOlimpo, per le quali dovremmo ringraziare gli di. Le meraviglie costano care e gli di non godono pi dello stesso credito: il telefono cellulare probabilmente loggetto tecnologico pi diffuso nel mondo, e una parte crescente dutenti sa cavarsela con le connessioni in rete. A partire da un certo livello una reazione a catena si innesta: lintelligenza collettiva e la precariet a cui sono costrette spinge le moltitudini dei digital native e di molti altri a far uso delle potenzialit di cui possono disporre. Al contrario delle automobili, o in minor misura dei pc, nei dispositivi mobili il valore duso non pi determinato solo nella concezione iniziale. Una volta fatte cadere le barriere imposte allinterno per imbrigliarlo, lutente cognitivo intro-

duce valore tramite parametraggi, creazioni multimediali e applicazioni in funzione delle sue dinamiche di vita, di lavoro, dei suoi sentimenti e desideri. Anche se le caratteristiche materiali permangono, quando lo smartphone viene continuamente plasmato allora gli usi, i contenuti e addirittura le performance evolvono sino a non avere che un lontano rapporto con quelle iniziali. Il lavoro vivo dei singoli entra in relazione sulle reti per dar vita a una trasformazione continua. Una ricchezza e una forza comune che rompono continuamente i vincoli tessuti dal biopotere. Queste attivit infatti non avvengono in un esclusivo rapporto individuale uomo-macchina, ma tramite le nuove forme di cooperazione della peer production, di cui troviamo descrizioni approfondite nel recente libro di Gabriella Coleman, Coding Freedom.6 Negli innumerevoli siti, blog, forum e nelle istanze del mondo hacker si concepiscono e diffondono le armi informazionali che scardinano le enclosure della governance digitale, un modo di sottrarsi e opporsi al progetto di precarizzazione e sottomissione della vita al lavoro tramite tecniche di neurocondizionamento. Le multinazionali Nict incontrano nuove e impreviste resistenze nella ricerca sistematica dobsolescenze programmate per favorire il consumismo. A Parigi, in vicoli datelier asiatici degni dello scenario di Blade Runner (ancora Ridley Scott!), per qualche decina deuro si pu riparare e prolungare la vita di qualsiasi smartphone o tablet. Sta emergendo un enorme mercato di device usati che possono ancora essere mantenuti e fatti evolvere ad alto livello defficienza dal lavoro vivo della peer production, al di fuori dei circuiti di valorizzazione finanziaria. Mentre il movimento si contrappone collettivamente alle grandi opere inutili ed ecologicamente distruttive, basti pensare al NoTav in Italia e a Notre-Dames-des-Landes in Francia, i singoli precarizzati fanno di necessit virt: il loro smartphone di seconda mano pu essere pi duttile, rapido ed efficace di quelli nuovi, irreggimentati e venduti a prezzi esorbitanti. Queste nuove competenze-macchina, per dirla con Foucault in Nascita della biopolitica,7 non sfuggono alla caccia del capitale. Sino a tempi recenti le imprese fornivano al lavoratore cognitivo i principali strumenti: un pc portatile e spesso un cellulare. Oggi sempre pi spesso esse obbligano tutti a utilizzare il proprio terminale: il Byod, Bring Your Own Device, si trasforma in imperativo. Per ragioni economiche, ma soprattutto per uno sfruttamento personalizzato della produttivit tramite la macchina che ciascuno ha modellato per se stesso! Allora, quando ricevete in regalo un tablet, uno smartphone ultimo modellom o un ibrido tattile, sappiate che non sarete i soli a essere contenti: sotto il regime della precariet, Bring Your Own Device if you want to survive...

1. Apple percepisce il 30% su tutto ci che venduto sullApp Store. 2. Cfr. Augmented Reality in Wikipedia. 3. Anna Munster, Nerves of Data. The Neurological Turn in/against Networked Media, Computationalculture.net, 2011. 4. Nicolas Carr, Is Google Making Us Stupid?, in The Atlantic Magazine, 2008. 5. Evgeny Morozov, Is Smart Making Us Dumb?, in Wall Street Journal - Saturday Essay, 23.2.2013. 6. Gabriella Coleman, Coding Freedom. The Ethics and Aesthetics of Hacking, Princeton Unversity Press, Princeton, 2013. 7. Michel Foucault, Naissance de la biopolitique, Gallimard, Parigi, 2004, p. 235.

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Capitalismo cognitivo e vita neurale

Tiziana Terranova
a nostra relazione col cervello diventa sempre pi fragile, sempre meno euclidea e attraversa piccole morti cerebrali. Il cervello diventa il nostro problema e la nostra malattia, piuttosto che il nostro potere, la nostra soluzione, o decisione. (Gilles Deleuze)

spiazzano la centralit della repressione, del complesso di Edipo e dellinconscio strutturato come un linguaggio a favore di una concezione tecnica e neurocentrica delle psicopatologie ordinarie del cervello connesso. Il carattere ordinario e normativo del piacere e del desiderio e la loro relazione con la composizoone neurochimica del cervello sono centrali a un video postato su YouTube da un giovane neuroscienziato della Stanford University, Brian

Knuston, dal suggestivo titolo Visualizzare il desiderio.5 Lesperimento, descritto come una ricerca scientifica sul desiderio, si incentra sullo studio delleccitazione neurologica come chiave di lettura dei processi psicologici di anticipazione e intenzione. Avendo definito il desiderio scientificamente come ci che motiva le decisioni, e leccitazione neuronale come evocatore o segno del desiderio, il ricercatore cerca di dimostrare come lanticipazione di guadagnare de-

naro o di comprare qualcosa attiva la stessa regione del cervello scoperta in topi da laboratorio in un famoso esperimento del 1954 di James Millner e Peter Olds. Nellesperimento del 1954 il tentativo da parte dei due scienziati di manipolare il comportamento del topo a distanza rivela per caso una regione subcorticale del cervello che reagisce agli stimoli piacevoli. Nel corso dellesperimento i ricercatori permettono al topo di stimolare direttamente questarea del cervello

La centralit dei processi cognitivi alla produzione del valore del capitalismo contemporaneo spiega forse anche la cosiddetta svolta neurologica identificata da Anna Munster come caratteristica del discorso contemporaneo sulla rete, una svolta che ha spiazzato la centralit delle scienze della vita e della vita artificiale nella cybercultura degli anni Novanta.1 Se il capitalismo digitale degli anni Novanta aveva investito nei poteri produttivi della vita secondo un paradigma neoevoluzionista, gli anni Duemila hanno visto invece un massiccio investimento nelle scienze del cervello e nelle tecnologie di intelligenza artificiale. Quindi, da un lato, come sottolineato da Catherine Malabou, il cervello flessibile e neuroplastico diventata la nuova immagine del capitalismo di rete,2 mentre dallaltro lato, per Munster, la ricerca sullintelligenza artificiale si spostata dalla costruzione di una intelligenza macchinica simile allumano e dallo scopo di creare una mente artificialmente intelligente verso applicazioni pratiche per lindustria e per lesercito: applicazioni smart come sistemi elettronici per lindividuazione della frode, riconoscimento di volti e voci e sistemi di data mining.3 Il potere crescente della neuro-immagine materializzata attraverso tecnologie come la fMRI (risonanza magnetica funzionale) definisce la differenza tra il normale e il patologico sulla base dellattivit del cervello, mentre allo stesso tempo nuove ordinarie applicazioni di intelligenza artificiale espongono le nuove capacit di assemblaggi inumani di prestare attenzione ai processi immanenti ai poteri produttivi del cervello sociale.4 La definizione di cosa una psicopatologia e la sua generalizzazione sociale si dispiega come parte di un modo di potere/sapere che concepisce la vita della psiche in termini che

INTERNET SACER
Gianluca Giannelli
Occorre secolarizzare il rapporto con Internet e la tecnologia. questo il messaggio lanciato da Evgeny Morozov nel suo recente To Save Everything, Click Here. The Folly of Technological Solutionism, PublicAffairs, Philadelphia, 2013. Nel mondo attuale linefficienza un peccato contro lo Spirito Santo, diceva Huxley. La ricerca dellefficienza in ogni dove dellumana esperienza riduce la complessit dellagire a variabili numeriche da ottimizzare e a procedure da seguire. Le dinamiche umane sono assimilate a problemi computazionali ai quali trovare soluzione piuttosto che domande alle quali fornire una riposta interrogando la storia, la filosofia, la politica. Questo approccio soluzionista una patologia intellettuale che definisce problemi in quanto tali sulla base di un unico e solo criterio: se essi siano risolvibili o meno utilizzando una tecnologia nice and clean. Ma il soluzionismo non figlio della rivoluzione di Internet, nonostante oggi nulla sembri poter essere pensato al di fuori o prima della sua nascita divina e a dispetto della concezione imperante, teologica, Internet-centrica, divenuta vera meta-narrazione di questa contemporaneit. Il soluzionismo ha radici pi profonde. Esse affondano nellilluminismo, passando per la scuola di Chicago, per poi approdare alla teoria della scelta razionale che si delinea come paradigma in senso kuhniano variamente declinato e applicato nelleconomia, nella politica, nella psicologia, nelle neuroscienze, nei media studies e nello sviluppo tecnologico degli ultimi decenni. la geek generation, ormai giunta alla sua seconda generazione, a esserne divenuta linterprete pi devota e spietata grazie soprattutto al suo ingresso nel tecno-capitalismo finanziario che ne ha amplificato il potere. Soluzionismo e Internet-centrismo tuttavia non caratterizzano solo lapproccio delle lobby tecno-entusiaste, ma anche dei loro oppositori. La ricca indagine condotta da Morozov svela la concezione delluomo e del suo futuro insita nel modello di creazione e diffusione delle tecnologie illustrandone al tempo stesso le contraddizioni e linganno. Numeri e operazioni tra numeri: in questo viene convertita lintera esperienza umana.

Algoritmizzazione, big data, gatekeeping, gamification, feticismo del numero, quantificazione del s, semplificazione della realt, proceduralizzazione dellesperienza, industria del meme, compongono la cassetta degli attrezzi usata per plasmare lindividuo grazie allapparente neutralit e pulizia dellefficienza tecnologica, peraltro non sempre esente dagli stessi mali che si prefigge di combattere. Ma la sua indagine si rivolge anche agli oppositori e alle loro battaglie. Le azioni di Anonymous, piuttosto che del Partito pirata, o le iniziative sulla libert e neutralit della rete piuttosto che quelle sulla privacy, sono anchesse viziate dallo stesso falso presupposto e implicito riduzionismo semplificatore della complessit umana, finendo in alcuni casi addirittura per alimentarle. Soluzioni? Rester deluso chi si aspetta soluzioni adeguate alla ricchezza della documentazione fornita da Morozov a sostegno della pars destruens del suo discorso. Tuttavia importanti sono le considerazioni di metodo e di approccio proposte. Occorre superare la concezione di Internet o cyberspazio come di un territorio concettuale unico che sviluppa e opera in conformit con le proprie tendenze e inclinazioni. Internet la conseguenza, raramente la causa, del mondo che abitiamo. Internet un insieme di tecnologie non la Tecnologia. Non si tratta quindi di rifiutare le soluzioni tecnologiche in quanto tali, ma piuttosto di mettere in discussione ogni volta e per ogni singola componente la sua idoneit come risposta agli interrogativi specifici che il vivere comune impone. Un altro modo di pensare e di parlare diventa possibile: un pensiero tecnologicamente consapevole, attento ai dettagli, ma soprattutto memore delle circostanze giuridiche ed economiche, nonch storicamente informato. Se Dio morto, e Marx pure, giunto il momento di uccidere anche Internet riportandola alla sua funzione di strumento da piegare al fine del miglioramento dellindividuo nella sua qualit umana cos come definita storicamente, filosoficamente ed eticamente. I problemi delluomo non sono bug che un brillante architetto geek pu risolvere ottimizzando un sistema di equazioni: essi sono lessenza della condizione di unumanit che migliora se stessa proprio attraverso la scelta compiuta consapevolmente di come affrontare e superare i propri limiti. E questa scelta si chiama... Politica.

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attraverso un elettrodo collegato a una leva. Il risultato sorprendente: Il topo continuava a stimolarsi, non si fermava. Preferiva fare questo piuttosto che dormire, mangiare, bere o fare sesso (cio le sue funzioni biologiche basilari). Nel caso dellesperimento di Knuston sulla visualizzazione del desiderio, lo stimolante scelto il denaro. Come sottolinea Knuston nel video, il denaro un ottimo strumento sperimentale poich non solo motiva la gente (per esempio a lavorare), ma anche perch reversibile (lo puoi dare e te lo puoi riprendere) e scalabile (puoi modulare esattamente la somma coinvolta). Questo permette di mappare precisamente quelle che il ricercatore definisce come le decisioni economiche pi diffuse l fuori, cio investire soldi o acquistare prodotti. La ricerca dimostra che lanticipazione di guadagnare molti soldi (relativi al reddito del soggetto sperimentale) o comprare un prodotto di un certo prezzo attiva la stessa regione del cervello che portava il topo a perdere interesse nelle sue funzioni vitali. Le conclusioni del neuroscienziato sono sorprendenti dal punto di vista della patologizzazione della vita neurale nel capitalismo cognitivo. Il comportamento del topo al quale stato dato accesso al proprio cervello considerato normale nelloperatore di borsa impegnato nel fare scelte innescate neurochimicamente dallanticipazione di massicci guadagni futuri. Dallaltro lato, la mancanza di attivazione di questa regione collegata direttamente a una patologia che descritta come un tipo di comportamento antieconomico: la schizofrenia. Per Knuston gli schizofrenici soffrono di una mancanza di desiderio che include la cosiddetta sindrome dellanedonia (lincapacit di provare piacere). La schizofrenia ricodificata come disordine del desiderio, un errore nei circuiti del cervello neuroeconomico normale in quanto funzionale alla scelta efficiente. La cura chimica: la somministrazione di neurolettici atipici li riporta alla normalit del piacere in quanto ricompensa per un comportamento economicamente funzionale. La patologizzazione sembrerebbe riguardare dunque solo la mancanza o il rifiuto dello schizofrenico, ma ci che esorcizzato anche leccesso costruito nel comportamento orientato alla ricompensa dei soggetti economici il comportamento autodistruttivo del topo con lelettrodo replicato dal comportamento dellinvestitore di borsa. Questa riduzione del comportamento economico a processo neurale evade inoltre la questione fondamentale del ruolo giocato dal contagio affettivo e dalla velocit inumana delle tecnologie digitali. Come stato recentemente sottolineato, almeno dal 2006 nei mercati finanziari si verificata una transizione di fase robotica innescata da tecnologie quali lHigh Frequency Trading, che ha visto la quantit di interazioni da robot a robot che operano alla velocit di millisecondi [eccedere] quella delle interazioni umani-robot.6 Anche se il mercato posto come il topos del sistema razionale e autoregolato, la sua razionalit esposta in quanto dipendente dallanticipazione, dallo sballo neurochimico del guadagno e dal potere autonomo di intelligenze artificiali fuori controllo. Il risultato dischiude limmagine di un cervello collettivo capitalista esposto non solo alla catastrofe occasionale dellevento cigno nero, ma infestata da piccole morti cerebrali o frequenti episodi cigno nero dalla durata ultraveloce.7 Dallaltro lato possibile vedere nella schizofrenia, o meglio in quel singolo elemento della schizofrenia identificato come patologico, cio lanedonia, un sintomo del rifiuto di partecipare alla riproduzione del capitalismo comunicativo? La posizione anedonica sarebbe dunque esemplificata dal crescente numero dei cosiddetti nn, cio quegli individui che non stanno n ricevendo unistruzione, n hanno un impiego o svolgono altra attivit lavorativa? Sembrerebbe riduttivo qui leggere queste due figure in termini di una netta opposizione. Gilles Deleuze considerava la schizofrenia come una condizione in cui una lotta si dispiega tra due poli: un esacerbato funzionamento delle macchine (un funzionamento non-organico delle macchine-organo) e una stasi catatonica, una lotta che si traduce

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nel tipo di ansia specifico allo schizofrenico. Creare una opposizione binaria tra il soggetto economico normale (tradotto socialmente nella figura soggettiva dellinvestitore/consumatore) e i disfunzionali e disordinati schizofrenici (traducibili socialmente come n-n) sottovaluta il mutuo potere di contaminazione tra questi due poli in lotta: c sempre quale stimolo o impulso che si insinua al cuore dello stupore catatonico, e viceversa lo stupore e la stasi rigida strisciano sempre sulle macchine-sciame.8
Versione ridotta del testo di Tiziana Terranova, Ordinary Psychopathologies of Cognitive Capitalism, in Psychopathologies of Cognitive Capitalism, a cura di Warren Neiditch and Arne De Boever, vol. I, Archive Books, 2013.

1. Cfr. Anna Munster, Nerves of Data. The Neurological Turn in/against Networked Media, in Computational Culture. A Journal of Software Studies, 1, http://computationalculture. net/article/nerves-of-data. 2. Cfr. Catherine Malabou, What Should We Do with Our Brain, Fordham University Press, New York, 2008. 3. Cfr. Anna Munster, Introduction: Neuro-perception and Whats at Stake in Giving Neurology Its Nerves?, in Nerves and Perception: Motor and Sensory Experience in Neuroscience, a cura di Anna Munster, Open Humanities Press, 2011. 4. Cfr. J. Macgregor Wise, Attention and Assemblage in a Clickable World, in Communication Matters. Materialist Approaches to Media, Mobility, and Networks, a cura di Jeremy Packer e Stephen B. Crofts Wiley, Routledge, LondraNew York, 2011. Cfr. anche Patrick Crogan, Samuel Kinsley (a cura di), Paying Attention, in Culture Machine, 13, 2012 (http://www.culturemachine. net/index.php/cm/issue/ current), visualizzato 17.02.2013. 5. Brian Knuston, Visualizing Desire (http:// www.youtube. com/watch?feature=player_embedded&v=CUK8D-kX0fE#!) visualizzato 17.02.2013. 6. Cfr. Neil Johnson et Al., cit. in Inigo Wilkins, Bogdan Dragos, Destructive Distraction? An Ecological Study of High Frequency Trading, in Mute, 2013 (http://www.metamute. org/editorial/articles/destructive-destruction-ecologicalstudy-high-frequency-trading), visualizzato 17.02.2013, 4. 7. Ibid. 8. Gilles Deleuze, Schizophrenia and Society, in Two Regimes of Madness. Texts and Interviews 1975-1995, Semiotext(e), Los Angeles, 2007, p. 19.

PIEGARE LA TECNOLOGIA ALLA CREATIVITA


Superfici specchianti, gesti, forme e linguaggi non scontati La narrazione dellAquila in realt aumentata
Giuliana Guazzaroni

I portoni incatenati del centro storico dellAquila, i palazzi disabitati e sorretti dalle impalcature, il vento che si incanala dentro gli infissi fracassati, rivelano allocchio nudo del passante la desolazione di un luogo abbandonato dopo il sisma del 6 aprile 2009. Tuttavia i dispositivi tecnologici recenti, in particolare lutilizzo della realt aumentata, possono reinventare la storia di un territorio e ricrearla con forme e linguaggi inusitati. Una particolare esperienza, iniziata il 30 giugno 2012 allAquila, permette al visitatore che vorr inoltrarsi ai limiti dellarea terremotata di fatto percorribile, di raggiungere la zona rossa e anche, in un certo senso, superarla, potendo scrutare con i propri occhi la realt che si presenta, mescolata a strati di realt sintetica. Purch munito di cellulare o tablet di ultima generazione. La realt aumentata, applicata in questa citt, ha infatti accresciuto la percezione individuale (visiva-acustica-sensoriale) con elementi virtuali, amplificando un messaggio che irrompe dalla realt politico-sociale del luogo e dei suoi abitanti. Cos che, a un portone chiuso con le catene, si sovrappongono sullo schermo dello smartphone o del tablet varie immagini, fra cui spicca un seno di donna. Metafora che denuncia la mancata ricostruzione dei centri storici della zona colpita dal terremoto. Come tutte le abitazioni delle zone rosse, la porta chiusa con la catena e il lucchetto simbolo del nutrimento per i grandi affari. Con il pretesto dellemergenza, del recupero e della messa in sicurezza degli edifici, il governo centrale in carica durante la catastrofe ha scelto di edificare 19 new town, ovvero 19 centri abitati nuovi, denominati Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili (Case), stravolgendo storie e geografie di un territorio. Allattamento il titolo di questa installazione in realt aumentata che simboleggia il nettare che proviene dalle case sfollate e dal diritto negato di abitare laddove la vita aveva conficcato le proprie radici. Filosofia del mercato che nutre la shock economy e che vanifica lidea e il futuro di una societ, dimostrabile dalla fuga dei giovani.

Il seno nudo indica anche la seduzione che il potere esercita sulle popolazioni colpite da catastrofi. Oppure limmagine della testa rossa esangue che fluttua in realt aumentata a indicare la mappa del centro nevralgico della citt e la fatica per riemergere. La realt aumentata, con gli strumenti mobili, consente pratiche creative non ammissibili altrimenti; permette, infatti, loccupazione dematerializzata di spazi pubblici vasti o inaccessibili, come la zona rossa, tuttora presidiata dalle camionette dei militari. Daltro canto pu distrarre, sedurre o isolare dal concreto rapporto con altre realt. Lesperienza dellesposizione permanente di pittura digitale, visibile da giugno 2012, un invito alla partecipazione, alla riflessione e alla riscoperta di luoghi del vissuto quotidiano, ma presi da angolature differenti. Uno slittamento continuo tra il mondo reale e quello sintetico. Una realt mutante. Una scossa per i visitatori che vedono mescolarsi, grazie alluso di visori see-through nel piccolo schermo mobile, scorci di un centro terremotato e non ricostruito in stretto connubio con la pittura digitale o la poesia.

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Nervi di dati
La svolta neurologica verso/contro la rete multimediale
Anna Munster

el corso dellultimo anno unidea vaga, ma con dati consistenti, ha guadagnato terreno: la svolta neurologica nelle teorie umanistiche e sociali, in particolare nellanalisi della ricezione delle nuove tecnologie dei media e dello schermo. La svolta neurologica consiste principalmente nel ricorso alle neuroscienze da parte di studiosi, giornalisti e commentatori di altri settori di studio, alla ricerca di dati sulle varie modalit in cui Internet, il gioco online, gli schermi in generale, i database e gli apparati informatici stanno modificando le nostre connessioni cerebrali. Probabilmente la svolta pi conosciuta verso il ricorso alle neuroscienze rappresentata dallarticolo del 2008 di Nicholas Carr, Is Google Making Us Stupid?,1 ampiamente discusso sia sulla carta stampata sia nella blogosfera, guadagnandosi una voce in Wikipedia.2 Osservando il cambiamento che le proprie abitudini di lettura subivano come risultato di un costante scorrere le informazioni e i collegamenti testuali nel testo online, Carr, nonostante debba il suo nome allattivit di giornalista-blogger, rimpiange la perdita di una qualit meditativa e profonda nel pensare il mondo: Un tempo facevo immersioni nel mare delle parole. Adesso rimbalzo sulla superficie come fossi su una moto da acqua.3 Sebbene Carr non offra qui alcun dato neuroscientifico a supporto di queste pressanti paure sulla deriva delle sue sinapsi, cita unaltra autrice, la quale si potrebbe dire che sieda nel mezzo dello spettro di queste svolte neurologiche, Maryanne Wolf. Psicologa evolutiva, Wolf aveva pubblicato lanno prima un altro volume che affrontava la questione del fallimento delle nostre capacit di pensiero e di lettura con un certo grado di profondit nellera multimediale della superficialit.4 In seguito Carr svilupp largomento nella sua opera pi recente, The Shallows, con lausilio di dati neuroscientifici a dimostrazione dellimpatto di Internet sulla neuroanatomia.5 Immagini in vivo del cervello realizzate mentre i soggetti navigano in Internet, studi di risonanza magnetica funzionale imaging (fMRI), condotti da psichiatri altrettanto convinti dellimpatto delle tecnologie contemporanee sul nostro sitema di connessione, sembrano offrire prove incontrovertibili di un accelerato processo di ricircuitazione.6 Questa svolta verso le neuroscienze ha colpito una certa generazione di studiosi di scienze umanistiche con qualche interesse alla letteratura e allo studio. Seppure con uno spirito leggermente diverso, anche Katherine Haley tra le fila di coloro che lamentano una potenziale perdita di profondit nel pensiero e nella lettura.7 Da un altro punto di vista ancora, Bernard Stiegler scorge la nascita di una nuova formazione di biopetere psicopotere , le cui tecniche di marketing farmacologico e neurale funzionano a livello di cattura neurale della capacit di attenzione di unintera generazione di giovani.8 Si tratta di un insieme di autori piuttosto amorfo, ma si registrano varie osservazioni, nellanalisi del mondo multimediale contemporaneo, sul crescente ricorso al campo delle neuroscienze per ottenere le prove del declino degli standard letterari e cognitivi. Geert Lovink, per esempio, ha recentemente denominato questa tendenza una

svolta neurologica nella critica di Internet, sottolineando come ci avvenga anche nel contesto della lingua tedesca parlata.9 Ci fa seguito, secondo lui, a unossessione mediatica contemporanea intorno alla mente e alla coscienza, evidenziata da studi di neuroscienza con un uso penetrante di immagini del nostro aspetto interiore, dalla localizzazione del centro cerebrale della felicit attraverso le tecniche di fMRI, fino alla decsrizione del ruolo dei neuroni specchio negli esempi di attivit cognitiva umana. Alla fine del 2011 un gruppo di neuroscienziati e ricercatori di scienza, tecnologia e filosofia hanno tenuto a Berlino un workshop per discutere la svolta neurologica, un fenomeno che a loro avviso coinvolge una variet di sfere sociali e culturali e che alimenta a dismisura una serie di affermazioni fatte in nome della neuroscienza.10 Come Lovink, io condivido la preoccupazione per il modo in cui lanalisi contemporanea dei media prende come riferimento le neuroscienze, utilizzando soprattutto il potere esplicativo delle immagini per provare che le nostre

rete multimediale, comprende parte di un continuum neurale in cui le tecniche mediatiche contemporanee sono sempre pi imbricate. Questo continuum delinea unassunzione pi generale del neurale come strumento di estensione di una forma di simbiosi tra nuovi modelli di software, architettura computazionale e soft thought. In effetti la spinta verso lo sviluppo di una intelligenza artificiale generale e globale, che ci accompagni e infine ci sostituisca nella ricerca online, da parte di corporazioni multimediali quali Google, costituisce altres una svolta al neurale. Come rivel George Dyson nel lontano 2005, dopo aver vistitato il quartier generale di Google a Mountain View, la corporazione aveva gi avviato limpresa di catturare i dati mondiali per costruire una forma di intelligenza artificiale distribuita: Non stiamo scansionando tutti quei libri per farli leggere alle persone spieg una delle guide dopo la visita . Li stiamo scansionando affich siano letti da unintelligenza artificiale.11 Ci pu apparire ben lontano da quelle paure di

re al desiderio di diventare struttura, architettura dellinformazione, con funzioni che si esplicano prima di pensare, cercare, agire. Questo non tanto lo spazio cognitivo quanto il territorio del precognitivo: larea grigia dellappena prima la coscienza e lintenzione, dove le corporazioni della rete mirano a insinuarsi sempre pi. Tutte quelle mail di noi suggeriamo, le icone mi piace e i dispositivi di sicurezza che dimentichiamo di attivare sono il segno dei neurosensori di un apparato che presto si arrogher la capacit di dirci cosa pensiamo, dove vogliamo andare, cosa vogliamo comprare, prima che lo sappiamo noi. Dunque la svolta neurologica contro i media contemporanei potrebbe avere pochissimo impatto sulla predilezione generale dei media stessi per una crescente larghezza di banda dello spettro neurale.

menti si stanno in un modo o nellaltro devolvendo. Credo che tale ammassamento di immagini e studi su Internet e analisi dei media richieda una maggiore attenzione. Non dovremmo discostarci totalmente dalla neuroscienza a favore di una critica, ben pi ovvia, da un punto di vista sociale e politico, di Internet, del gioco online e delle tendenze dei media. Se la svolta neurologica nellambito di e contro i network multimediali un bivio indistinto che coinvolge una vasta gamma di settori eterogenei quali le neuroscienze, le entit dei network mediatici e gli analisti dei media, tuttavia materialmente inscritta nelle tecniche e nelle immagini della risonanza magnetica funzionale. La fMRI, con tutte le sue promesse e affermazioni, si pone come una lente in vivo, un filmato in diretta, una colonna sonora dellattivit cerebrale. In qualit di pensatori di altre discipline oltrea quella scientifica, abbiamo bisogno di una comprensione maggiore di ci che costituisce la materialit dellimmagine neuroscientifica e di come questa materialit si relazioni con lubiquit del tempo reale dei vettori immagine mediatici, per esempio. Ma la svolta neurologica, in particolare contro la 5

una ristrutturazione del cervello ad opera di Internet. Ebbene, essa occupa una parte ristretta di uno spettro neurale che pervade la ricerca e lo sviluppo della rete multimediale. Uno spettro neurale in cui da una parte si asserisce che i media fanno marcire il cervello e dallaltra che si ha un inserimento pi subdolo in cui la rete multimediale territorializza interstizialmente i circuiti di azione e pensiero. La svolta di Google da motore di ricerca a intelligenza artificiale, anticipata nel 2005 e annunciata formalmente dallamministratore delegato Eric Schmidt nel 2010, fissa un nuovo spazio per il soft thought.12 Google non il solo a usare un ramo di intelligenza artificiale nello specifico lapprendimento delle macchine per estrapolare linee di tendenza dai dati raccolti; il sistema di suggerimento per gli acquisti di Amazon ha gi dettato il passo per la raccolta di dati che influenzano le abitudini di acquisto dei clienti. Ma nellutilizzo di un numero di operazioni di apprendimento artificiale, in particolare nello sviluppo del nuovo Prediction Api, Google occupa una fetta crescente dello spettro neuronale. Questo lega espressamente lo sviluppo di softwa-

1. Nicholas Carr, Is Google Making Us Stupid? What the Internet Is Doing to Our Brains, in The Atlantic Magazine, 2008. 2. Voce aggiunta a una voce relativa a Carr stesso. Cfr. Is Google Making Us Stupid?, 2008-11, Wikipedia. The Free Encyclopedia, http://en.wikipedia.org/wiki/Is_Google_ Making_Us_Stupid%3F 3. Nicholas Carr, op. cit. nota 1. 4. Maryanne Wolf, Proust and the Squid. The Story and Science of the Reading Brain, Harper, Londra. 2007. 5. Nicholas Carr, The Shallows. What the Internet Is Doing to Our Brains, W.W. Norton and Co., New York, 2010. 6. Le fonti principali di Carr sono Gary Small, Gigi Vorgan, iBrain. Surviving the Technological Alteration of the Modern Mind, Harper, New York, 2009. 7. Katherine Hayles, Hyper and Deep Attention. The Generational Divide in Cognitive Modes, in Profession, n. 13, 2007. 8. Bernard Stiegler, Biopower, Psychopower and the Logic of the Scapegoat, in The Philosophy of Technology. A Colloquium with Bernard Stiegler, Manchester Metropolitan University, Manchester, 2008; Id., Taking Care of Youth and the Generations, Stanford University Press, Stanford, 2010. 9. Geert Lovink, MyBrain.net. The Colonization of Real-Time and Other Trends in Web 2.0, in Eurozine, 18 marzo 2010. 10. Il workshop Neuro Reality Check. Scrutinizing the Neuro-turn in the Humanities and Natural Sciences stato tenuto da un network principalmente di studiosi di scienze sociali e filosofi chiamato Critical Neuroscience che coinvolge ricercatori del Max Planck Institute per la Storia e la Scienza di Berlino, lIstituto di Filosofia di Marburgo e lIstituto di Scienze Cognitive di Osnabrck. La sua missione di affrontare le aspettative della ricerca neuroscientifica e la pratica della critica per esaminare dove il potenziale e la promessa vengono meno o sono al di fuori delle politiche attuate, della pratica clinica, del dibattito sulletica. Il network si estende anche a ricercatori e scienziati canadesi, americani e brasiliani. Per ulteriori informazioni su questo network si veda il sito Critical Neuroscience, http://www.criticalneuroscience. org/ 11. Impiegato Google citato in George Dyson, Turings Cathedral, Edge: The Third Culture (2005), http://www. edge. org/3rd_culture/dyson05/dyson05_index.html 12. Eric Schmidt, cit. in Holman Jenkins Jr., Google and the Search for the Future, in The Wall Street Journal - Wall Street Journal Digital Network, 14 agosto 2010.

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BIOIPERMEDIA

Smartvite / Smartcervelli
Gianluca Giannelli

martphone, smarttv, ps4 socialgame, smartglass, smartwatch, smartcity Benvenuti nella smartlife! Gadget intelligenti per una vita intelligente, che sfruttano le informazioni e la socialit rese disponibili dallaccesso alla rete per migliorare lesperienza umana ampliandone le possibilit, o, come nel caso delle citt, per giungere, con il sostegno di cospicui finanziamenti pubblici, a una governance partecipata della gestione delle risorse ambientali e sociali. La rete tende a inglobare la vita degli individui (catturandone e condividendone saperi ed esperienze emozionali), cos come tende a inglobare fisicamente, con la disseminazione di sensori e device, il territorio urbano. Si costituisce una nuova agor, ma bioipermediale. Di recente Sergey Brin, cofondatore di Google, ha definito castranti gli smartphone che costringono per ore i loro utilizzatori a isolarsi dal contesto sociale per dedicarsi in solitaria al loro uso. Questa spinta allasocialit viene corretta ora con il nuovo dispositivo smartglass (gli occhiali per la realt aumentata di Google) gi in vendita sperimentale negli Stati Uniti. Indossandoli e utilizzando i soli comandi vocali per lattivazione delle funzioni, luomo e la donna smart potranno continuare a vivere le relazioni sociali, e con esse lintera esperienza del mondo reale, restando contemporaneamente connessi alla rete. Analogo discorso vale per la console di videogiochi della Sony PlayStation giunta alla quarta release, ove a essere mercificata, attraverso la cattura ad opera del dispositivo e la condivisione social, addirittura lesperienza stessa del gioco, il suo stesso spettacolarizzarsi nella liturgia secolarizzata del consumo ludico. Virtualizzazione biocognitiva tramite la rete e virtualizzazione delleconomia tramite la sua finanziarizzazione sembrano processi peculiari e connessi nellattuale fase del capitalismo. Reti, algoritmi e regolamentazione privatistica fondata sul profitto e sullindividuo li accomunano strutturalmente. Esistenze derivate digitalmente generano valore al pari dei derivati digitali nella finanza, mentre dispositivi biopolitici assicurano assoggettamento, cattura, controllo e riproducibilit. Nanotecnologie, intelligenza artificiale, robotica, neuroscienze, ingegneria genetica, biotecnologie e stampa 3D disegneranno i frame del futuro e con essi anche lo spazio dellimmaginazione e del desiderio, ormai stratificati sullunico scenario del reale-possibile: macchine e uomini saranno sempre pi non solo connessi ma anche fisicamente vicini, in-corporandosi o in-meccanizzandosi. anchessa recente la notizia, riportata dal New York Times, circa la volont dellamministrazione Obama di avviare, dopo il Progetto Genoma Umano, il Brain Activity Map Project con lobiettivo di studiare il funzionamento del cervello umano e costruire una mappa intelligibile delle sue attivit, finalizzata alla individuazione di cause e cure delle malattie neurologiche. Dispositivi intelligenti e mappatura del cervello: convergenze macchiniche? Luomo e fa il proprio cervello. Questo , in sintesi, il risultato di decenni di scoperte nel campo delle neuroscienze. A tale conclusione si giunge esaminando una specifica propriet del cervello, definita plasticit cerebrale e intesa come lattitudine del sistema nervoso centrale, in tutte le sue componenti neuroni, sinapsi ecc. , a modificarsi nella propria struttura e nelle funzioni successivamente allo sviluppo, alle esperienze e ai danni subiti. La specifica esperienza individuale, ossia linscri-

versi nella memoria del proprio vissuto relazionale con lambiente, modella progressivamente il cervello facendo del singolo individuo un esemplare unico pur nella sua appartenenza al modello generale della specie umana. La modellazione cerebrale in risposta a uno stimolo ambientale non avviene, tuttavia, come semplice attuazione lineare di un programma inscritto geneticamente: i geni definiscono la struttura generale del cervello e la sua organizzazione, ma la risposta che il funzionamento neurale d allo stimolo ambientale contiene in s anche un momento creativo in senso proprio, un divenire evento rispetto a una regolarit prestabilita, inscritta nel programma genetico. Lazione creativa non si d in modo casuale, ma, a sua volta, come conseguenza del potenziamento e depotenziamento dei circuiti sinaptici coinvolti dalla specifica esperienza ambientale. Come mostrato dallanalisi delle funzioni della memoria e dellapprendimento, le sinapsi potenziate ingrandiscono la propria area di contatto e di permeabilit velocizzando la conduzione nervosa, al contrario di quelle depotenziate. Quando, ad esempio, si impara luso di uno strumento musicale, lazione sinaptica corrispondente a un movimento errato determina il depotenziamento del circuito interessato, contribuendo altres al potenziamento del circuito coinvolto dal movimento corretto che ingrandisce la propria area di contatto. La ripetizione e labitudine hanno un ruolo considerevole e la risposta di un circuito nervoso non mai fissa. Lefficacia delle sinapsi varia, quindi, in funzione del flusso di informazioni che le attraversano, che influiscono sulla forma e sul funzionamento stesso delle reti cerebrali. Il s neurale risulta pertanto una sintesi di tali processi plastici e forma primordiale di identit e soggettivit, determinandosi di fatto una continuit tra il neuronale e il mentale. Mentre questa consapevolezza sul funzionamento e sulle potenzialit del cervello sembra alquanto assente nel senso comune, o per lo meno non se ne traggono le dovute conseguenze in termini di reale autocoscienza emancipatrice, essa appare al contrario guidare lazione della governance biopolitica nella costruzione di dispositivi volti a catturare, assoggettando, la creativit e le emozioni, incanalando cos lazione della plasticit cerebrale in una direzione specifica, funzionale alle esigenze di disciplinamento dellordine sociale ed economico, e limitando lo sviluppo di possibilit diverse. Se vero, come diceva Deleuze, che il cervello conforme al mondo moderno, ci vero nel senso che il mondo moderno conforma il cervello. Cinquantanni di esposizione prolungata alla televisione, oltre venti a computer e videogiochi, una quindicina a internet, una decina a social network e smartphone hanno lasciato certamente qualche segno neurale, in particolare se si considera il ruolo che il coinvolgimento emotivo e affettivo ha nel fissare le immagini del vissuto sulla pellicola della memoria. il trasformarsi delluso di tali strumenti in consumo di emozioni, insito in tali dispositivi, che ne ha assicurato la diffusione crescente, inducendo bulimia emozionale svuotata di senso grazie alla quale determinare assogget6

tamento e valorizzazione economica. I nuovi palcoscenici virtuali e le scenografie di mediazione elettronica del rapporto tra uomo e ambiente plasmano cos gli ambiti di attuazione dei dispositivi biopolitici, contribuendo alla definizione della cifra antropologica della contemporaneit e dei suoi conflitti. Un tempo si riteneva che dal miglioramento della societ derivasse quello individuale; oggi impera la convinzione che sia la crescita individuale a determinare il miglioramento della societ. Culto della personalit, della perfomance e del successo individuale, relativismo delle verit, svuotamento semantico del linguaggio attraverso la semplificazione delle relazioni tra significante e significato, depotenziamento della soggettivit politica in favore di quella del consumo edonista, trasformazione del lavoro in creazione dopera individuale, caratterizzano lodierno individuo-performance. Dispositivi disciplinanti, come meritocrazia, legalit e giustizia, perdono anchessi la loro connotazione sociale per assumere, oggi, forma e modalit rivendicativa dellinteresse individuale

piegato alle nuove esigenze dellaccumulazione e alla necessit di trasferire il plusvalore in rendita finanziaria. In questo scenario anche le istanze libertarie e partecipative non sembrano sempre sfuggire. Il flusso molecolare degli svariati free, open hack, della net-neutrality del net e media activism, viene sussunto dalle start-up, dal crowdsourcing, dal crowdfounding, dall etica hacker come spirito del capitalismo, arricchendo quel general intellect dal quale traggono contenuto innovativo, per la successiva valorizzazione, le varie Apple, Google, Facebook ecc. Occorre chiedersi se e quali siano gli spazi per una reale appropriazione di tali strumenti, attraverso la valorizzazione delle eccedenze che sfuggono alla loro cattura, sulle quali istituire pratiche del comune volte a liberare le capacit creative del cervello verso un cambiamento non mistificato e consustanziale alla trasformazione delluomo performante in uomo del comune. Luomo il proprio cervello o il proprio smartdevice? Hacking the brain!

BIOIPERMEDIA

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Estetiche sovversive e bioipermedia


Danila Luppino, Marco Coratolo
Per una genealogia del bioipermedia In Odyssey John Sculley parla di un dispositivo il Knowledge Navigator in grado di accedere a una larga rete di dati e informazioni tramite un assistente virtuale, una sorta di progenitore di Siri. Questo primo navigatore della conoscenza rappresenta un esempio perfetto di ogni interfaccia multimodale, larchetipo stesso di ogni sistema dinterazione intermodale e, parallelamente, della sua massima ambizione: la scomparsa definitiva dellinterfaccia fisica. I ricercatori hanno iniziato a interessarsi al problema dellinterazione utente-macchina in seguito allarticolo di J.C.R. Licklider sulla simbiosi uomo-computer (1960). Gi questi primi studi misero in risalto due aspetti fondamentali per lo sviluppo di ogni interfaccia: (1) il problema dellinterattivit e (2) quello della ricchezza sensoriale. Il primo problema venne risolto attraverso le tecniche di time sharing, un criterio logico che riproduce su scala informatica il modello economico della divisione del lavoro di Adam Smith. Per quanto riguarda invece la ricchezza sensoriale, linterfaccia multimodale deve saper integrare in modo efficace i diversi canali comunicativi attraverso i quali lutilizzatore si esprime, sfruttando contemporaneamente i dispositivi I/O dellutilizzatore e quelli della macchina. In questo modo un canale di comunicazione sensoriale pu eventualmente integrare dati incompleti forniti da un altro canale. La dimensione percettiva rappresenta un accesso privilegiato allanalisi del fenomeno bioipermedia. Solo una nuova griglia concettuale pu permetterci di analizzare in maniera adeguata linfinita complessit di questo fenomeno. Questi dispositivi richiedono infatti lattivazione costante e concomitante di diversi canali sensoriali e, allo stesso tempo, rappresentano una protesi del nostro corpo vivente, un suo prolungamento. Pensare ai rapporti individuo-dispositivo-rete in unottica multisensoriale1 ci consente di comprendere gli schemi percettivi che sottendono a queste dinamiche dinterazione, senza trascurare il modo in cui questo nexus percettivo ci lega al bioipermedia, modificando sensibilmente il nostro io, la nostra coscienza e, infine, le nostre stesse vite. Non bisogna infine dimenticare il contesto originale in cui queste nuove tecnologie hanno visto la luce: pratiche di governamentalit militare, statale ed economica, di gestione dei saperi accademici, ecc. qui che entra in gioco unaltra accezione di dispositivo, come qualunque cosa che abbia la capacit di catturare, orientare, determinare, intercettare, modellare, controllare e assicurare i gesti, le condotte, le opinioni e i discorsi degli esseri viventi (Agamben, 2006). Il bioipermedia questo milieu interattivo ed eterogeneo di pratiche di vita, linguistiche e nonlinguistiche, di macchine e di dati dunque un tipo particolare di dispositivo che caratterizza la nostra contemporaneit, rispondendo a determinate urgenze biopolitiche. Alcuni slogan, come il celebre Stay always connected, dissimulano quello che un controllo totale e diffuso che investe in modo sempre pi invasivo le nostre vite. In che modo possiamo far fronte a questa situazione? Quale strategia possiamo seguire nel nostro corpo a corpo con i dispositivi? Solo una profanazione radicale di questi dispositivi pu restituire alluomo ci che gli era stato sottratto alluso comune. Questa pratica di continuo svelamento dellarcano del dispositivo un elemento fondamentale che possiamo reperire nella maggior parte delle estetiche e delle pratiche dellarte contemporanea. Alla ricerca di un confortevole spazio digitale e di nuove comunit virtuali, ci ritroviamo inondati da uninnumerevole quantit di spiriti cristallizzati. Lo spazio bioipermedia facilmente accessibile, non richiede particolari capacit e crea un impegno o un legame tra corpi distanti. Altri campi, prevalentemente elitari, diventano accessibili e modificabili da tutti tramite commenti, feedback, ranking e sharing. Nel 1934 Walter Benjamin affermava che unopera darte dovrebbe attivamente permettere ai suoi spettatori di partecipare al processo di produzione della stessa. Grazie a questo sistema i consumatori diventano produttori e gli spettatori collaboratori. Oggi viviamo la stessa equazione, ma in termini meno convincenti. Larte contemporanea collettivamente prodotta, nonostante la propriet ed esclusivit della creazione sia dichiarata individuale e la cosiddetta partecipazione sia usata dal mercato come studio dello spettatore con il fine della manipolazione. Larte e la partecipazione diventano indiscutibilmente e intrinsecamente una strategia politica. Larte contemporanea e il corpo nudo (del re) La padronanza delle tecniche artistiche ora tanto importante quanto la conoscenza della tecnologia e della programmazione. La tecnologia, considerata come una pratica delle arti e della mente, uno strumento antropologico che rivela interfacce fisiche/digitali permettendo la concretizzazione di astrazioni attraverso il processo di enframing. Lartista crea attraverso lutilizzo di strumenti digitali, facendoli intrecciare e connettere con i nostri corpi, intessendoli alla nostra carne. David Cronenberg esplora il terrore delluomo di fronte alla mutazione dei corpi e alla contaminazione della carne dovuta ai dati biologici in eXistenZ, Videodrome. Lassenza o modificazione dello spazio e del corpo cambia la topografia e la navigazione di contesti intellettuali e sociali. Stati alternati di coscienza si combinano con lesperienza fisica per creare un terreno fertile per un nuovo stile di vita. Le collaborazioni tra le arti tradizionali, come per esempio la danza interpretazione di un soggetto alterato in movimento , e la tecnologia generano nuove forme darte. La materialit del corpo crea una nuova poetica della virtualit. fondamentale, nellatto dellimprovvisazione, essere connessi con la situazione, essere disponibili e percepire. Si tratta di ri-contestualizzare e ri-attualizzare una comunicazione fatta di gesti appresi nel passato, in uno spazio e tempo ipersensibile ma allo stesso tempo impermeabile. Franois Chaignaud e Ccilia Bengolea (ballerini): La danza non semplicemente un avatar estetico formale. Ogni danza rimanda a unepoca, una cultura, un modo di pensare. La danza praticata in un club gay del quartiere jamaicano di Brooklyn non assomiglia a quella praticata allOpra di Parigi o alla Scala di Milano. La danza contemporanea tende ad accecarsi e a non essere pi in grado di vedere i presupposti culturali che ancorano le sue radici. I gesti, la postura, il movimento sono segregati. Il ballerino percepisce la plasticit del proprio corpo come un mezzo. Non si tratta di insegnare i dialoghi delle culture, o di pretendere che tutto si equivalga, piuttosto di affilare la coscienza personale sui dispositivi che interdicono certi gesti a certi corpi. Piuttosto gioire del piacere che procura lindebolimento di questi dispositivi. 7
Nam June Paik, Tribute to Pythagoras, 1991 (particolare). Courtesy Fondazione Mudima.

Sulla base delle configurazioni delle dimensioni fisiche e di unesperienza di saturazione causata sul legame fusionale che si crea tra essere umano e tecnologie computerizzate: non siamo pi in grado di dire dove termina il corpo digitale e dove inizia quello umano. Il virtuale diventa unesperienza, lartista uno spacedesigner e lo scienziato uno spacemaker in grado di creare un mondo dove laudience interagisce direttamente. Non parliamo solo di cyberspazio oppure di realt aumentata (augmented reality), bens di una realt interamente alterata digitalmente. The Raining Room uninstallazione interattiva ricreata al Barbican Museum di Londra. Si tratta di una stanza ricostruita allinterno del museo in cui viene riprodotta della pioggia, con la peculiarit che questa cade ovunque tranne che sulla persona che cammina allinterno della stanza, tutto questo grazie alle tecnologie di camera tracking e a dei codici di sviluppo openframe. Behance nasce come una piattaforma multimediale che funge da portfolio online del creativo. Essa cerca di sradicare il mondo elitario delle gallerie, creando a sua volta gallerie online, gestite da curatori online, basate su un sistema di informazioni orizzontale/democratico. Il progetto prende piede velocemente, e in poco tempo si trasforma in uno studio di massa finalizzato al mondo pubblicitario e alla ricerca di nuove tendenze artistiche da rivendere ai propri clienti, restando per nella pratica del copia-incolla, ri-dimensiona, ri-nomina veloce, e allartista egorife-

rito in cerca di rapido riconoscimento. Le capacit del creativo che pubblica su Behance sono misurate dalla quantit di like e follower che riceve e dallessere selezionati dai curatori online. Finalmente il creativo, ossessionato dallavere visibilit in un mondo invisibile, si sente soddisfatto e diventa appetibile per il mondo del lavoro. Questa pratica crea un immediato confronto, ma questultimo indiretto e filtrato e, di conseguenza, spesso alterato, per non dire falsificato. Lappeal dellessere presente in una galleria, anche se online, talmente alto per il creativo frustrato, che ha comunque portato la piattaforma a espandersi a tal punto da essere successivamente acquistata da Adobe System. Nel 2001 il Green Paper pubblica Everyone Is Creative. Nasce una nuova generazione di lavoratori creativi le cui abilit non vengono incanalate nel mondo culturale, bens in quello del business. Tramite lillusione della libert di espressione, ti convincono a diventare self employed, promuovendosi attraverso blog, Twitter, Facebook ecc. Una vera e propria dipendenza che non lascia pi tempo per la lettura, la scrittura, la sperimentazione, lanalisi e la critica. cos che il curatore e lartista si fondono per ritrovarsi infine nel ruolo del pr.

1. Per gli studi pi recenti sullintegrazione multisensoriale si veda Spence e Ho, 2008; Albery, 2007; Cockburn e Brewster, 2005; Vitense, Jacko e Emery, 2003; Johnson, 2006.

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BIOIPERMEDIA

Confini in transito
Tecnologie digitali e performance di genere
Arianna Mainardi
Allinterno di forme di ibridazione tra carne e oggetti tecnologici hanno preso corpo reti di informazione e spazi informatici che contribuiscono alla ridefinizione della relazione tra identit e tecnologia, tra tecnologia e corpo. Attraverso quale sguardo possiamo leggere le tensioni a cui lindividuo sottoposto nel condurre unesistenza immersa negli ambienti digitali? Nella relazione con le tecnologie digitali, tra esperienza incarnata e simulata, sono messi in gioco differenti livelli dibridazione che prendono forma sotto i nostri occhi nella naturalizzazione delle nuove tecnologie digitali e nel rapporto di simbiosi che stiamo sviluppando con alcuni device mobili. Un punto di osservazione efficace offerto dalla crescente pervasivit degli smartphone. Sempre pi presenti nella nostra quotidianit, oltre a garantire una costante connessione alla rete e unimmersione negli ambienti digitali, gli smartphone si vanno a configurare come una nostra stessa protesi e si offrono come spazio di mediazione della vita stessa. Prende spazio un nuovo tipo di intimit sviluppata con le macchine, che si nutre anche delle suggestioni derivanti dalla spinta del settore scientifico della robotica sociale e umanoide.1 La traiettoria di ricerca in questo campo suggerisce nuovi stimoli alla riflessione sulla relazione tra informazioni e carne, tra intelligenza artificiale e corpo. Si tratta di un filone di studi che spinge pi in l i confini dellimmaginario legato alla relazione tra essere umano e macchina, uno spostamento che si realizza attraverso la necessit di riconoscimento dei bisogni relazionali da parte delle macchine. In questo panorama contradditorio e frammentato, di quale umano e di quale macchina stiamo parlando? Lasse di riflessione postumano sviluppato dalla critica femminista contemporanea ci aiuta a definire a quale individuo ci riferiamo. Si tratta di una riflessione sullindividuo che prende definitivamente congedo dalla visione umanista del soggetto e, in relazione con il femminismo di matrice deleuziana (tra le principali esponenti la filosofa Rosi Braidotti), si esplica mettendo il corpo al centro del dibattito. Un corpo fatto di carne, che con forza riprende centralit nella riflessione, proprio quando la pervasivit delle nuove tecnologie di comunicazione, che produce un assottigliamento della distanza tra corpo e protesi tecnologiche, potrebbe diversamente far supporre una sua uscita di scena. Richiamare il cyborg di Donna Haraway pu fornire una iniziale chiave di lettura critica ancora attuale dellesistente. Il cyborg una soggettivit che lascia spazio alle differenze, una soggettivit che crea legami politici; si tratta di una prospettiva sullindividuo che pu permettere di articolare il rapporto tra macchina e organico sulla base di una visione multipla e complessa del soggetto. In questo scenario, nella ricerca di figurazioni per soggettivit alternative cyborg, nomade, mestiza , le riflessioni femministe si offrono come risorsa per leggere le trasformazioni e le tensioni a cui gli individui sono sottoposti nel mutevole paesaggio del postmoderno. Nella relazione con le nuove tecnologie digitali avviene il definitivo sgretolarsi di qualunque visione monolitica dei processi identitari. Il seme, il chip, il gene, il database sono le figure cyborg frutto dellimplosione di oggetti e soggetti suggerite da Haraway per insinuare le tradizionali metafore. Le riflessioni sulle tecnologie che muovono attorno al tema delle identit di genere e della sessualit possono essere una valida chiave di lettura delle ambivalenze del rapporto che instauriamo con le macchine contemporanee, non solo su un piano teorico, ma anche su un piano molto concreto di comprensione delle pratiche che in questa relazione si sviluppano. In un immaginario composto da spinte contraddittorie, le tecnologie si naturalizzano come risorse per la costruzione di processi identitari e spesso vengono piegate dagli individui alle proprie esigenze relazionali producendo una continua ridefinizione dei ruoli e dei confini tra tecnologia e umano, tra esistenza online ed esistenza offline. Le tecnologie digitali possono anche aprire varchi verso espressioni identitarie impreviste e improprie e, seppur ambivalenti e conflittuali, possono offrirsi come spazi di liberazione. Le pratiche sessuali sono state oggetto di regolazione e sorveglianza attraverso la definizione di una norma sessuale che facilitasse lespulsione e il sanzionamento dei comportamenti fuori norma, cos definiti devianti. Si tratta di un processo normativo che vede tutti i corpi al centro, un processo di regolazione allinterno del quale le tecnologie digitali possono essere anche lette come potenzialmente liberatrici da discorsi di genere oppressivi e normalizzanti. La forza della rete quella di poter mettere in discussione quei discorsi di potere che traggono legittimazione dalla base incarnata della differenza sessuale, quelle forme di discriminazione basate sul sesso biologico. Come possono le nuove tecnologie digitali configurarsi come dispositivi capaci di sovvertire limmaginario di genere? Lo spazio virtuale si mostrato come un possibile palcoscenico per forme di sperimentazione e per lopportunit di giocare con il sesso, il genere e le sue rappresentazioni. In questa prospettiva la possibilit di non dover avere nessun segno del corpo e lassenza della voce sono gli elementi capaci di innescare processi sovversivi delle rigide costruzioni identitarie della vita reale. In una performance virtuale delle Vns Matrix scenari fantascientifici e personaggi caricaturali abitavano uno spazio interamente digitale chiamato Zona contestata, un terreno per la propaganda, la sovversione e la trasgressione. Vns Matrix un collettivo femminista, tra le prime espressioni del cyber-femminismo, che gi nel 1991 si inseriva provocatoriamente nella rete sovvertendo limmaginario, giocando con le identit e performando in modo creativo il rapporto tra genere, sessualit e tecnologia. A ogni modo, non basta mettere laccento sulla dimensione incorporea della rete per abbandonarsi a una sua lettura ottimistica. A problematizzare la relazione tra esseri umani e nuove tecnologie digitali vi , tra le altre, la riflessione critica sul tema della sorveglianza. Nella rete i processi identitari possono costruirsi facendo ricorso a nuove e differenti risorse che potenzialmente possono produrre rappresentazioni di gender pi fluide, meno forzatamente stabili e meno imbrigliate nelle maglie del binarismo sessuale. A ogni modo va considerato che lattivit online fortemente influenzata dalla politica di spazi offline sia a livello materiale, sia a livello simbolico. Il rapporto tra tecnologie digitali e genere si costruisce in una continua relazione tra dimensioni di vita offline e dimensioni di vita online. Gli sguardi che da una prospettiva di genere interrogano la rete come dispositivo di controllo e di sorveglianza suggeriscono come la reale possibilit trasformativa proveniente dalla relazione con gli ambienti digitali dipenda in ultima istanza dalla capacit del soggetto di controllare le proprie informazioni. I corpi genderqueer (termine che si riferisce a chi non si riconosce nella normativit di genere associata al sesso biologico) mettono chiaramente in luce limpossibilit di affrancarsi anche nel mondo online dalle categorizzazioni imposte, da quello che Gayle Rubin chiamava sex gender system. Le identit sarebbero quindi sottoposte analogamente nella rete a simili processi normativi che si esprimono anche attraverso il controllo dei nostri dati personali. 8

Decostruendo il concetto scivoloso di identit nella prospettiva della queer theory, il ragionamento sul rapporto tra processi identitari e nuove tecnologie digitali si pu nutrire di nuovi strumenti di critica, dove queer unopzione per andare oltre lassimilazione. Riferendosi alla performativit di genere con cui si intende la ripetizione di quei comportamenti attraverso cui i soggetti mettono in scena il proprio genere dando significato al proprio sesso la teoria queer scardina il primato del sesso sulla costruzione del genere, ne mette in luce tutta linstabilit e trova la via per ribaltare la norma. La messa in discussione del concetto di identit, come frutto del rapporto con la rete e con le tecnologie digitali, e le conseguenze squisitamente materiali sul nostro corpo derivanti dallibridazione tra carne e tecnologie, fanno parte di un medesimo discorso che fa riferimento allidea di performativit introdotta dalla critica queer e alla possibilit di costruire nuove soggettivit. Si tratta di un discorso che fa riferimento a un concetto di differenza e alterit non pi incentrato su una posizione dialettica basata su opposizioni binarie, ma su processi costanti di messa in relazione assi di differenziazione che portano a unibridizzazione delle differenze. La prospettiva queer non solo pu consentire di

mettere in discussione una presunta autenticit di un soggetto definito dai poteri dominanti, ma anche il tentativo di farlo volendo incarnare nuove soggettivit politiche. Seguire questo contributo per leggere la rete e il rapporto con le nuove tecnologie digitali come uno spazio di conferma o trasformazione dellimmaginario di genere, potrebbe permettere di individuare possibili nuovi varchi per la costruzione di soggettivit originali.

1. Per robot sociale e umanoide si intende un robot autonomo o semiautonomo dotato di un volto che riproduce quello umano, costruito con lobiettivo di interagire e comunicare con gli esseri umani attraverso regole sociali legate a un ruolo specifico.

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Internet come comune


Francesca Bria, Federico Primosig, Francesco Nachira

nternet il sistema nervoso globale, il motore dellintelligenza collettiva che si sviluppata negli ultimi trentanni attraverso principi condivisi. Grazie a protocolli e formati aperti, al software libero, alle licenze creative common, Internet stato concepito come uninfrastruttura aperta e in grado di far emergere dal basso la creativit e la collaborazione sociale diffusa. Nonostante ci, durante gli ultimi anni, larchitettura aperta del web si sta trasformando in giardini murati controllati dai nuovi monopolisti del digitale. I nuovi conflitti sulla rete Di fronte alla crisi di legittimit delle istituzioni della modernit (in primis il sistema politico e la finanza), Internet sta diventando uno strumento essenziale per immaginare e praticare nuove forme di organizzazione, di democrazia e di attivismo sociale. Si potrebbero citare il Partito pirata in Europa e il Movimento 5 Stelle in Italia, ma soprattutto la nuova dorsale dei movimenti sociali che, utilizzando la rete, in pochi anni hanno imposto al consenso di massa ci che fino a poco fa era inimmaginabile: da Occupy alla Primavera araba, dagli Indignados ad Anonymous e WikiLeaks e alle tante resistenze sociali, dimostrano la forte sinergia tra le forme di conflitto sociale e i modelli di organizzazione basati su Internet che mutano le forme della politica e della rappresentanza. I movimenti si organizzano online, attraverso semplici canali chat come nel caso di Anonymous, piattaforme digitali aperte collaborative come Wiki o chiuse e proprietarie come Twitter e Facebook. Dal 2011 eserciti di utenti partecipano a battaglie cruciali, come quelle su neutralit della rete, open data, copyright e privacy, sconfiggendo accordi in difesa della propriet intellettuale come Sopa/Pipa negli Usa e Acta in Europa. Il tutto grazie alla forza inventiva della moltitudine connessa, un movimento globale animato dai tanti attivisti della rete come Aaron Swartz, che si tolto la vita dopo essere stato condannato per aver reso accessibili online pubblicazioni accademiche protette da leggi draconiane sul copyright. La battaglia contro il copyright, per le libert digitali, ha visto fronteggiarsi i vecchi monopolisti della conoscenza (indu-

strie dellintrattenimento e operatori telefonici) contro gli utenti della rete appoggiati dai Signori delliCloud (Google, Facebook, Amazon in testa). solo linizio di un percorso di rivendicazione della ricchezza collettiva prodotta in rete, per affermare nuovi diritti digitali, per la gestione comune delle infrastrutture critiche del futuro. Con la discussione nel Parlamento europeo della Direttiva sulla protezione dei dati, sta emergendo la consapevolezza che un processo di nuova accumulazione in corso per gestire e controllare i dati sociali e personali. Le vite stesse degli utenti sono continuamente tracciate, raggruppate e analizzate in profili e grafici da vendere ai pubblicitari e aggregatori di dati nei mercati dellidentit. La soggettivit stessa il cuore del processo di accumulazione, che vede nei Signori delliCloud e nei rentier dellintelletto generale i nuovi padroni. I Signori delliCloud vs Utenti di Internet La recinzione da parte del capitale di Internet, che agli albori si stava configurando come un common, ne ha gradualmente e profondamente modificato struttura, regole di propriet, mappa dei poteri e forme di controllo. in corso una selvaggia ricentralizzazione e monetizzazione di dati, reti, risorse e regimi di applicazione delle leggi sulla propriet intellettuale, con vere e proprie guerre di brevetti tra ecosistemi digitali. I margini di guadagno elevati che aziende come Google e Facebook realizzano con la pubblicit (80% del fatturato) sovvenzionano lapertura delle loro piattaforme secondo il modello della cosiddetta innovazione aperta, che di aperto ha solo i meccanismi di cattura. Apertura basata sulla gestione e sul coordinamento verticale di innovazione complementare, attivando una massa di sviluppatori che possono creare servizi e applicazioni a valore aggiunto sulle piattaforme, attirando cos una massa critica di utenti (Facebook conta 1 miliardo di utenti, 600.000 sviluppatori con contratti esternalizzati che creano app monetizzate con il brokeraggio di Facebook, contro i 3500 dipendenti sul libro paga dellazienda). Un pugno di oligopolisti basa il suo dominio sulla capacit di mettere al lavoro sviluppatori e

utenti esterni allinterno di ecosistemi digitali chiusi e proprietari, e sul possesso dei mezzi tecnici per aggregare, elaborare e analizzare le informazioni prodotte in rete dagli utenti. Piattaforme usate quindi come strumenti di comunicazione collettiva e di organizzazione per i movimenti sociali, ma simultaneamente come strumenti di cattura dellintelligenza collettiva da parte di un capitalismo predatorio basato sulla produzione biopolitica del comune. Nuova accumulazione sui dati sociali: il mercato dellidentit La promessa delleconomia digitale ancora una volta linnovazione schumpeteriana basata sul mito dellimprenditore di se stesso, capace di creare nel garage dei genitori una start-up che rimpiazzer Google e Facebook, o di inserirsi nel mercato dellidentit e commerciare la propria reputazione e i propri dati per ricavare una parte dei profitti ora intascati solo dalle aziende Usa. La realt ben diversa in unEuropa dove la crisi del debito fa chiudere imprese quotidianamente e precariet e disoccupazione giovanile dilagano. Miliardi di persone usano servizi apparentemente gratis, ma in realt pagati dal fatto che chi li gestisce pu legalmente monitorare e spiare chi li usa. Levoluzione delle tecniche di marketing, ormai indistinguibile dalle tecniche di sorveglianza, ha come fine lefficace manipolazione della domanda dei consumatori, acquistando un ruolo sempre pi centrale nel tentativo di monitorare, catturare e controllare la soggettivit stessa dei potenziali target dei loro prodotti di consumo. Monitoraggio che non va confuso con la censura. Il tentativo che si sta operando su Internet quello di accerchiare lo spazio aperto della comunicazione e dellespressione di soggettivit autonome allinterno di uno spazio chiuso e proprietario, di catturare le relazioni che qui si sviluppano allo scopo di metterle a valore. Usando termini foucaultiani, il progetto di fondere la localizzazione spaziale della gestione disciplinare allo spazio aperto della biopolitica con la costante richiesta di parlare di s, di costituirsi come soggettivit, del potere pastorale. I miliardi di pensieri, sensazioni e sogni che milioni di persone condividono in tutto il mondo sono lin-

contenibile ricchezza della moltitudine diventata immediatamente produttiva. La quotazione di Facebook in Borsa un passaggio paradigmatico, un punto di non ritorno, in quanto Facebook ha come asset strategico aziendale il grafico sociale degli utenti, e la chiave della valutazione delle sue azioni nei mercati borsistici la capacit di monetizzare lattivazione degli utenti e le loro relazioni sociali. Facebook assomiglia dunque pi a una banca del futuro che a un parco giochi. Pi si forniscono dati sulla propria vita personale, pi si viene ricompensati con attenzione, il che una forte motivazione sociale per continuare a condividere informazioni e creare reputazione. Il concetto di privacy ne esce rivoluzionato, e diventa incomprensibile alle nuove generazioni che si cimentano quotidianamente nel gioco comunicativo di Facebook, e i loro dati personali diventano merce da commerciare in cambio di servizi personalizzati gratis. Gratis in cambio per del consenso a divenire tu stesso prodotto. Internet come comune di cui reclamare la ricchezza prodotta. Diviene ora necessario inventare nuove forme di conflitto e organizzazione politica che rivendichino nella produzione e condivisione del comune di affetti e soggettivit un momento produttivo centrale che passa per unindisponibilit a produrre valore a titolo gratuito. Quando la nostra capacit di comunicazione e di produzione collettiva viene immediatamente trasformata in valore economico dai nuovi rentier dellintelletto comune, la questione centrale diventa come sottrarci a tutto ci e come rivendicare una libera produzione in rete per una ricchezza equamente distribuita (ad esempio istituendo un reddito di base universale). in corso la pi grande battaglia contro le nuove enclosure e privatizzazioni della rete: alle lotte sul copyright si associano quelle contro il mercato dellidentit, per il controllo dei dati sociali, per un web aperto e la neutralit della rete. La rete deve rimanere spazio sociale dellintelligenza collettiva per la produzione del comune, e quindi va riappropriata per costruire un nuovo genere di democrazia e per organizzare un welfare del comune.

SOCIAL MEDIA E LA COREOGRAFIA DEL RADUNO


Paolo Gerbaudo

I movimenti popolari dellondata del 2011-2012, dalla Primavera araba agli Indignados e Occupy, hanno portato alla ribalta luso dei social media come Facebook, Twitter e Tumblr come strumenti di comunicazione di movimento. Mentre ormai a negarlo si ostina la solita truppa di vecchi nostalgici e accademici empirei, il dibattito vero riguarda i termini del loro impatto nei processi di mobilitazione e organizzazione dei movimenti contemporanei. Che cosa ci dice la popolarit dei social media nei movimenti contemporanei? Nel mio libro Tweets and the Streets. Social Media and Contemporary Activism, pubblicato nel 2012 dalleditore inglese Pluto, sostengo che ladozione dei social media come mezzo egemonico di comunicazione del movimento il sintomo e al tempo stesso il fautore di una profonda trasformazione dello spazio di partecipazione politica che ci invita a buttare a mare tutta una serie di categorie che hanno dominato il dibattito su nuovi media e movimenti negli anni Novanta e primi Duemila. Invece di vedere i social media come un mezzo di costruzione di un cyberspazio autonomo dalla realt materiale, dobbiamo apprezzarne il ruolo di tessitura delle pratiche di azione collettiva nello spazio urbano e in particolare delle forme di raduno che trasformano un aggregato di individui dispersi in un attore collettivo. Per usare i termini del mio libro, i social media sono divenuti gli strumenti di una coreografia del raduno che interviene nella concentrazione di una base sociale altamente individualizzata, come individualizzati sono profili Facebook e account Twitter, attorno a luoghi simbolici, da Piazza Tahrir a Zuccotti Park, erti a totem di unondata di ricomposizione sociale. Lidea di cyberspazio che ha dominato limmaginario dei media-attivisti del periodo no-global vedeva Internet come uno spazio altro, una specie di eterotopia alla Foucault, in cui rifugiarsi dalle ristrettezze di uno spazio urbano reso sempre pi inospitale dalle politiche di controllo neoliberali. In questo immaginario la comunicazione su Internet diveniva uno sdoppiamento della comunicazione di prossimit. Una realt virtuale dentro cui si potevano costruire identit alterna-

tive e comunit di interesse e identit slegate dallancoraggio allo spazio di azione locale. Il tutto condensato nellidea risibile, ma nutrita da molti insospettabili, che la protesta in piazza fosse una cosa passe o, per metterla nei termini del gruppo media-attivista Critical Art Ensemble, che le strade fossero capitale morto, e che quindi le uniche forme di protesta efficaci fossero attacchi hacker. I social media di movimento riflettono invece una condizione dellesperienza contemporanea in cui la comunicazione su Internet diventa sempre pi un mezzo di tessitura delle nostre interazioni quotidiane, lo strumento per la gestione ed estensione della nostra esperienza di localit e di partecipazione. Basta pensare allimportanza della creazione di eventi su Facebook, ad applicazioni come Doodle usate per organizzare riunioni, ai Meetup tanto amati dai grillini, per convogliare le persone interessate in un certo tema o campagna nello stesso luogo politico, o ancora ai locative media come Foursquare usati per comunicare la nostra posizione nello spazio urbano e di conseguenza i nostri gusti e le nostre affiliazioni. In questo contesto i social media diventano mezzo principe per un progetto di ricostruzione dello spazio di azione locale. Essi vengono adottati come strumenti coreografici attraverso cui creare e pubblicizzare luoghi e tempi di convergenza di basi sociali diffuse e frammentate. Il paradigma con cui dobbiamo fare i conti oggi non quindi pi quello della realt virtuale, ma quello della cosiddetta realt aumentata, in cui le nostre interazioni quotidiane, i nostri incontri, le nostre frequentazioni vengono coordinate sui network sociali e in cui diventa sempre pi difficile distinguere online e offline, realt reale e realt virtuale. in questo quadro che bisogna ripensare le forme di organizzazione di movimento e riaprire il dibattito sulle forme di direzione dellazione collettiva, andando oltre la pretesa di assoluta spontaneit e leaderlessness che finora ha dominato il discorso degli attivisti con conseguenze deleterie per i movimenti.

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Dal feticismo delle merci al feticismo della rete


Lelio Demichelis

al tempo di Marx molte cose sono accadute e molte si sono trasformate. Compreso il concetto di feticismo (delle merci) e di reificazione (degli uomini che diventano cose). E se il concetto di feticismo era applicato a quelle societ arcaiche che attribuivano a determinati oggetti oppure a specifici animali un potere magico-religioso di natura soprannaturale e che era necessario fare proprio e in-corporare o al quale era impossibile resistere (comunque facendosene per in-corporare), oggi il feticismo si ri-modula in modo nuovo e antico allo stesso tempo. Ovvero: se il feticismo delle merci levoluzione (o linvoluzione) del vecchio feticismo magico-religioso, oggi stiamo compiendo un passo in avanti (o indietro) verso una ulteriore e ben pi pericolosa forma di feticismo: quello della rete come apparato tecnico, quello del macrofeticismo del dover essere connessi, alimentato a sua volta da tanti sottofeticismi e sottofeticci funzionali (feticcio-social network, iPhone, wiki, community, app). Per cui la rete e non pi le cose o gli animali, e non pi le merci secondo Marx il baricentro della nuova attrazione feticistica che dobbiamo vivere. Attrazione che corrisponde a un autentico falso bisogno marcusiano, falso in quanto prodotto/indotto dal sistema per il proprio migliore funzionamento (con un contenuto e una funzione sociali che sono determinati da potenze esterne, sulle quali lindividuo non ha alcun controllo; lo sviluppo e la soddisfazione di essi hanno carattere eteronomo), oltre che discendere da un profondissimo senso di inquietudine e di insicurezza individuale e sociale generato dalla stessa rete e dalla globalizzazione neoliberista. Una rete che ci ha in-corporati, da essa tutti noi facendoci voluttuosamente in-corporare, legandoci a essa e in essa con infiniti nodi con cui le persone si integrano a un sistema di dipendenza omnilaterale imposta, per non pi dalle cose (come credeva Marx) ma da un potentissimo e altrettanto unilaterale apparato organizzativo di natura tecnica. Questa tecnica come apparato diventata oggi il nostro feticcio. il mana che veneriamo ogni volta che accendiamo il pc, che entriamo in rete, che chattiamo, che blogghiamo, che corriamo ad acquistare lultimo iPhone. Venerando non tanto loggetto in s (il pc, lo smartphone, il social network), n il concetto di merce che comunque ancora , quanto il sistema di connessione che esprime: per cui oggi il pre-dominio su uomini e societ esercitato non dalle merci (anche) e dal capitalismo (anche), ma dalla tecnica come apparato di integrazione e di connessione che esiste e funziona solo se da un lato separa, isola, individualizza gli uomini e dallaltro li integra a s, li connette, li lega insieme, li totalizza in s come apparato organizzativo (e individualizzazione e totalizzazione sono i termini usati da Michel Foucault): perch questa la logica di funzionamento di ogni apparato tecnico, sia esso catena di montaggio, consumismo oppure rete. Per cui dalla reificazione degli uomini siamo passati alla loro tecnicizzazione, di questo nostro tempo anche di feticismo dapparato dove il dover essere connessi non produce pi o non fa percepire pi lalienazione, come accadeva ai tempi di Marx e poi del fordismo-taylorismo, ma la nasconde sotto il velo della condivisione, della collaborazione, del wiki e quindi della identificazione di ciascuno con lapparato-rete. Identificazione richiesta dallapparato ma a cui ciascuno di noi chiede egli stesso di partecipare una forma gramscianamente perfetta di egemonia per cui il dover essere connessi si traduce in un grande vantaggio per lapparato in termini di nostra utilit e di nostra docilit (ancora Foucault) pena la paura di essere esclusi/emarginati.

In realt, gi Marx aveva compreso che il feticismo non tanto la sacralizzazione di determinati oggetti/merci, ma del sistema in s. Sistema/apparato che (come ricorda Umberto Galimberti), estendendo e generalizzando il valore di scambio, neutralizza la natura degli oggetti, per diffonderne il valore (economico). E pi il sistema si fa sistematico, pi il fascino del feticismo si rafforza, per limpossibilit di accedere alloggetto senza passare per il suo valore, che artificiale (in latino: facticius, donde feticcio e quindi feticismo), perch nel feticismo a parlare non sono le cose, ma il codice che tutte le esprime perch in tutte si esprime. Se dunque il capitalismo feticista, la sua patologia (perch il feticismo una patologia) simile (ancora Galimberti) a quella del collezionista a cui non interessa la natura delle cose raccolte, ma la sistematicit dellinsieme collezionato, dove il passaggio continuo da un termine allaltro garantisce la costituzione di un mondo chiuso e invulnerabile. Ma ora si passati appunto a una nuova fase del feticismo, quella da tecnica come apparato. Che ancora pi sistematico del capitalismo, imponendoci di accedere alla vita sociale e individuale (relazioni, comunicazioni, informazione, lavoro, divertimento, amicizia) solo passando per il suo valore di connessione/connettivit, un valore tanto artificiale da essere diventato virtuale, dove a parlare e a dire non sono tanto le cose (ancora il pc o lo smartphone o lultima app), ma il codice (la rete) che tutte le cose tecniche esprime perch in tutte si esprime. E, allora, a valere e a produrre valore economico ma soprattutto tecnico sono appunto le connessioni, perch quanto maggiori e pi forti/intense /condivise ed emozionali-relazionali esse sono (ecco il capitalismo cognitivo, il marketing emozionale-relazionale, le brand community), cos maggiore e pi forte lidentificazione di ciascuno con lapparato-rete cui deve essere connesso e quindi meglio per lapparato. Valore non pi di uso o di scambio, ma appunto valore di connessione/totalizzazione oltre che di utilit economica e di docilit sociale (perch la condivisione mantra della rete esclude il conflitto, e in rete non pu nascere, e infatti non mai nato, nessun vero conflitto). La rete dunque che sistema, codice, valore diventa cos il vero feticcio che sa produrre un potente feticismo per s; e luomo cessa di essere cosa (la vecchia reificazione) per divenire nodo (la nuova tecnicizzazione), ciascuno incapace di esistere senza essere connesso con gli altri nodi, ma connesso non per libera scelta, per socialit intrinseca e per cooperazione volontaria perch fondata su una scelta di auto-nomia (e lauto-nomia era il sogno dellilluminista Kant), ma perch un nuovo potere pastorale (ancora Foucault) appunto la rete ha assunto il potere di governamentalizzare le nostre vite, traducendole da sociali a tecniche e producendo la pi grande societ, meglio, comunit di massa mai realizzatasi nella storia umana. Una patologia prodotta dalla tecnica, che ci ha portati a disinteressarci della natura delle cose reali privilegiando invece la sistematicit del10

linsieme virtuale, dove il passaggio continuo da un termine allaltro (da un nodo allaltro, da un network allaltro, da una app allaltra) garantisce la costituzione di un mondo chiuso e invulnerabile. Ed a questo mondo che la tecnica tende. Non dunque pi la forma-merce a essere dominante e totalitaria. Totalitaria piuttosto (riprendendo Ernst Jnger) la mobilitazione totale che la tecnica ci impone. Perch (come sosteneva Gnther Anders) ormai la forma tecnica si imposta sulle forme sociali, perch per la tecnica tutto ci che si pu fare si deve fare, perch essa vive e si riproduce nella propria logica di accrescimento continuo, avendo cessato da tempo di essere mezzo per fare e divenendo fine di ogni fare/pensare. Con un di pi anchesso evoluzione (o involuzione) rispetto al feticismo arcaico e a quello delle merci (pure sostenuto dalla moda, dallinvidia, dalla pubblicit, dalla manipolazione dei bisogni/desideri): perch questa una rete/apparato dove il narcisismo (i blog, il profilo su Facebook) si con-fonde con il feticismo, dove il dover essere in rete si composto con il nostro godimento narci-

sistico, la rete permettendoci di esistere godendo solo es-ponendoci in rete, mettendoci in mostra (ma molto di pi che come una merce), ovvero vetrinizzandoci (Vanni Codeluppi), e di farlo in rete ( il narcisismo), in una rete che a sua volta forza soprannaturale incarnata in se stessa come (s)oggetto di culto ( il feticismo). Per cui la rete il feticcio che genera feticismo, ma che ci permette di diventare feticcio e feticismo di noi stessi, una volta connessi in rete (ulteriore fase di falso individualismo per una crescente identificazione con lapparato), confermando laltra tesi di Marcuse secondo cui la tecnica serve per istituire nuove forme di controllo sociale e di coesione sociale, pi efficaci e pi piacevoli. In fondo, siamo ancora dei primitivi. Viviamo sempre di feticismo magico-religioso. Oggi per ipertecnologico.

iLIBRI
Alexandre Kojve Diario del filosofo a cura di Marco Filoni, traduzione di Claudia Zonghetti Nino Aragno Editore, 2013, XXIII-112 pp., 10,00 Marco Filoni Kojve mon ami Nino Aragno Editore, 2013, 88 pp., 8,00 Se Raymond Queneau defin Alexandre Kojve il filosofo della domenica, non fu soltanto perch lamico, nel 1945 divenuto alto funzionario dello Stato, diceva di potersi dedicare agli studi solo quel giorno della settimana. E neppure perch uno dei tre romanzi nei quali lo rese protagonista si intitolava La dimanche de la vie. Nel penultimo capitolo del suo Kojve mon ami Marco Filoni aggiunge unaltra sfumatura. Kojve sugger ad Hassner, un allievo di Aron, di leggere il romanzo Luomo che fu Gioved di Chesterton, nel quale si viene a sapere che il capo della polizia, Domenica, il capo segreto degli anarchici e ha ingaggiato altri sei agenti (ognuno dei quali porta il nome di un giorno della settimana) per combattere contro il loro stesso capo. Filoni il maggior curatore dellimmagine di questo filosofo inclassificabile e ambiguo: prima con la monografia Il filosofo della domenica. La vita e il pensiero di Alexandre Kojve (Bollati Boringhieri, 2008; trad. fr. Gallimard, 2010) e ora con Kojve mon ami, libro che incarna le figure evanescenti di Kojve nelle testimonianze dei suoi amici. Quella che era da tempo unicona della cultura filosofica francese degli anni Trenta del Novecento si alterna e arricchisce con le immagini private del giovane demone russo nipote di Kandinskij, appassionato di Dostoevskij e Solovv, dellavventuroso fuggitivo nella Germania di Weimar, dellaffascinante retore delle lezioni hegeliane allcole Pratique des Hautes tudes, del funzionario che meglio conosceva il trattato che ha regolato le relazioni commerciali fra le potenze occidentali fino al 1971. Con unoperazione parallela, il Diario del filosofo ci conduce alla riflessione segreta di Kojve, in questo volume pubblicata in anteprima internazionale riesumando quattro quaderni manoscritti redatti in russo. Emerge un progetto filosofico di fondo, chiaro a Kojve fin dai suoi quindici anni (il primo appunto del diario datato 1 gennaio 1917): pensare i principi fondamentali di una filosofia dellinesistente, sia che tale inesistente si riconosca in Dio (Filoni ribadisce nella sua introduzione ci che aveva scritto altrove: egli fu letteralmente ossessionato dallidea di Dio), sia che richiami una visione del nulla o che aiuti a investigare sul possibile. Essa fornisce le condizioni ontologiche preliminari per realizzare quel progetto di antropologia filosofica atea racchiuso in un inedito manoscritto in russo di mille pagine Sofia. Filosofia e fenomenologia (1940-41) che segna lintero percorso di Kojve degli anni Trenta e Quaranta. Il Diario, risalente al periodo 1917-21, con unappendice di fogli sparsi che arriva allaprile 1927, unisce come un forte collante i recenti tasselli della bibliografia kojeviana (negli ultimi cinque anni ricordo Lateismo, Quodlibet, 2008; Sostituirsi a Dio. Saggio su Solovv, Medusa, 2009; Sulla tirannide, in dialogo con Leo Strauss, Adelphi, 2010; Identit et ralit dans le Dictionnaire de Pierre Bayle, Gallimard, 2010; La nozione di autorit, Adelphi, 2011; e Oltre la fenomenologia. Recensioni 1932-1937, Mimesis, 2012). Vi si trovano tra laltro le prime tracce di una filosofia dellinesistente: a partire da un pensiero scritto a Varsavia il 18 febbraio 1920, sul limine di un periodo triste e tragico che solo lamico dinfanzia Witt, compagno dal gennaio 1920 nella fuga da Mosca, gli far superare. Decisiva la contrapposizione tra pensiero ed essere che, se intesi come separati, sono illimitati e reali. Con una tensione dialettica che non si fatica a riconoscere come hegeliana, Kojve vede nel pensiero puro lantitesi del pensabile, che si configura come essere illimitato, a sua volta irrisolvibile nel reale pensato, semplice limitazione dellillimitato. La dicotomia pensiero-essere diviene la chiave per intendere il parallelismo metafisico delluniverso, nel quale idea e realt scorrono parallele senza influire luna sullaltra, e confluisce in una visione buddista della realt umana, vista come lotta delluomo contro il proprio corpo in nome della rinuncia allo stesso e del non-essere. questa la base della filosofia dellinesistente, alla quale Kojve dedica

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o r b i e Il l s e m l e d

nel Diario altri pensieri ( il caso di quello romano del 10 agosto 1920 o di quello, tormentato, scritto a Triberg il 30 dicembre 1920) o esposizioni schematiche come le tre proposte il 6 novembre 1920 (dove stupisce lautodefinizione di bolscevismo in filosofia). Negli appunti per il Saggio di filosofia della religione lo schema espositivo pone al primo punto linsorgere dellidea religiosa, pensare linesistente, spiegato a partire dallaffermazione che essere e non-essere non esistono se non in quanto pensati e che pensare lessere come antitesi del non-essere equivale a pensare lesistente in contrapposizione a un inesistente. Si tratta di definire la natura del pensiero filosofico tramite un tentativo di formulazione astratta della natura e del carattere di qualsivoglia pensiero che comporti la realizzazione dellessere nelluna o nellaltra sua forma. Compito immane che condurr Kojve anche a quellantropologia filosofica rimasta sulla scia di Hegel uno dei contributi pi originali della sua filosofia. Gaspare Polizzi

una volont di sovversione spinta fino al desiderio di morire, fino al suicidio collettivo... Per chiudere due note: 1. La modernit politica occidentale non solo quella sovrana e neutralizzante di Hobbes, ma anche quella materialista e tumultuaria di Machiavelli che promuove il conflitto come chiave di volta della libert. probabilmente in questa anomalia selvaggia e nella sua moltiplicaz,ione che si da la possibilit di sventare quel malencontre sempre in agguato. 2. Ora, se vero che la postmodernit ha polverizzato il Leviatano, la ricerca di Clastres continua per a interrogarci dacch la sussunzione reale della vita al capitale esercita una straordinaria capacit di messa al lavoro di quella libido serviendi che occorre continuare a stanare. Ora che lo Stato non pi niente, sta a noi essere tutto! Nicolas Martino

Massimo Cacciari Il potere che frena Adelphi, 2013, 214 pp., 13,00 Il katechon chi o ci che trattiene una figura enigmatica che appare nella seconda Lettera ai Tessalonicesi di Paolo 2, 6-7, con la funzione di ritardare lavvento dellAnticristo. Il quale a un certo punto comunque trionfer e perverr allo scontro con Cristo ritornato in terra, ovvio vincitore che porr fine ai tempi. Figura enigmatica e ambigua: perch combatte il male, senza riuscire a sconfiggerlo definitivamente, e per ritarda la parousia di Ges, assai attesa dai primi cristiani e poi rimandata sine die. La copiosa letteratura apocalittica sembra imbarazzata da questa aporia, tanto che lesegesi di quel passo affidata a un numero esiguo di commenti, raccolti in appendice al libro e divisi nellassegnazione del ruolo catecontico allImpero romano o alla stessa Chiesa come organizzazione e sacramenti. Secondo unassennata notazione dellillirico Vittorino di Petovio (fine III secolo), lo Spirito Santo parla in modo confuso, anticipa lordine degli avvenimenti e corre fino allultimo tempo, per poi tornare nuovamente ai tempi che sono stati prima: presenta, infatti, un avvenimento che accadr una sola volta come se fosse accaduto pi volte. Donde le ricorrenti difficolt per individuare sia il katechon che lAnticristo, ancor pi nel presagire lavvento del tempo ultimo. In epoca moderna Carl Schmitt, che nella sua teologia politica ha molto insistito sul katechon assegnando tale ruolo alla rappresentanza barocca dello Stato e il ruolo dellAnticristo allo spirito anarchico del liberalismo e del socialismo antirappresentativo, ha ammesso (nel terminale Glossarium) che per ogni momento storico esiste un katechon specifico. Lo stesso Cacciari, che pur definisce in termini leggermente diversi lIniquo (Anomos), ha trovato, di volta in volta con declinante pathos tragico, varie figure catecontiche: il Pci nel 1968, Montezemolo e Napolitano nel nuovo millennio. La contraddizione del katechon risulta, oltre che dallambivalenza della dilazione della fine, dal fatto che i suoi possibili portatori sono spinti a travalicare la funzione puramente amministrativa (lo Stato) per conseguire unauctoritas epocale di spettanza della Chiesa, o viceversa (nel caso della Chiesa) a invadere le competenze statali, per esercitare in prima persona il potere effettuale. Una divisione perfetta del lavoro genera infatti, in ognuno dei due campi, un senso di impotenza. La tensione irrisolta e procrastinatoria della figura genera tali scambi e conflitti, mentre addirittura la Chiesa contiene in s quelleresia che poi si cristallizzer nel trionfo provvisorio dellAnticristo. Cacciari analizza questa dinamica con grande erudizione e finezza, cos da sintetizzare il bimillenario dibattito con efficacia, malgrado i consueti manierismi linguistici. Il punto centrale dellelaborazione sta per proprio nella differente definizione che del paolino mistero delliniquit offre Cacciari in non lieve scarto da Schmitt. Il Nemico non , come per il giurista tedesco, il comunismo anarchico (dai dolciniani alla Comune parigina, da Mntzer ai Rte monacensi e allo spartachismo berlinese), nella logica del Grande Inquisitore che tiene a bada il Cristo dostoevskiano, ma lintera Modernit neopelagiana che si crogiola nelle differenze e rifiuta la tragica consapevolezza del peccato e la necessit della Rappresentazione, la moltitudine degli ultimi uomini di cui parlava Nietzsche dopo la morte di Dio; oggi dunque il Nuovo Ordine Mondiale del neoliberalismo, limmanenza laicista, il culto della Rete contro quello della Croce. Prometeo, il volto esplicitamente anticristico dei totalitarismi e delle ideologie, ha ceduto il passo a Epimeteo, liniquit tollerante e conciliante, la crisi permanente, il subdolo placidus dellApocalisse. Cos proprio adesso ci muoviamo fra i segni del dominio anticristico, cui ormai non riescono a opporsi Stato e Chiesa, rischiandone anzi la complicit. Augusto Illuminati

Pierre Clastres Lanarchia selvaggia. Le societ senza Stato, senza fede, senza legge, senza re introduzione di Roberto Marchionatti eluthera, 2013, 116 pp., 12,00 Si chiama Stato il pi gelido di tutti i gelidi mostri. Esso gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuori di bocca: Io, lo Stato, sono il popolo. Questa la straordinaria intuizione di Nietzsche (Cos parlo Zarathustra, 1885) cara a Pierre Clastres, lantropologo francese erede libertario di Lvi-Strauss che ha rovesciato il paradigma della filosofia politica occidentale con una serie di innovative ricerche sul campo, tese a dimostrare come la coercizione politica e lo Stato non siano il fondamento inevitabile di ogni societ umana. La cultura occidentale moderna ha sempre pensato il potere come struttura verticale e gerarchica, relazione di comando e obbedienza, e conseguentemente ha pensato le societ primitive come mancanti di potere politico, incomplete ed embrionali in quanto societ senza Stato. In realt non esistono societ senza potere, il potere politico universale e immanente al fatto sociale, a fare la differenza piuttosto la declinazione coercitiva o non coercitiva del potere, e la diversa relazione che si instaura tra sfera politica e sociale. Lo studio sul campo della chieftainship amerindiana smentisce il postulato della non politicit dellarcaico: nelle societ primitive il potere appartiene al corpo sociale come unit indivisa di liberi ed eguali. Il capo invece il depositario di un paradossale potere che non pu nulla, colui che parla a nome della societ, costantemente sotto sorveglianza: la societ vigila per impedire che il prestigio derivato dal privilegio della parola si trasformi in Un potere separato e trascendente, in dominio sulla societ. cos che il pensiero selvaggio ci dice che il luogo di nascita del Male, la fonte dellinfelicit, lUno. E questo Uno lo Stato, proprio come nella reductio ad unum del famoso frontespizio di Hobbes dove il corpo Uno e Sovrano del Leviatano contiene tutti i cittadini riducendoli a popolo. Societ contro lo Stato, quindi, e non semplicemente senza Stato, che per esorcizzare il mostro organizza la guerra e promuove la logica centrifuga della frammentazione, ostacolo potente alla forza centripeta dellunificazione. Hobbes ha visto chiaramente che lo Stato era contro la guerra, cos la macchina da guerra primitiva contro lo Stato e lo rende impossibile. Eppure una rottura fatale in agguato: levento irrazionale della nascita dello Stato che precipita la societ nella sottomissione di tutti a Uno solo. lenigma magistralmente indagato agli albori della modernit da La Botie nel suo Discorso sulla servit volontaria (in questa piccola ma preziosa antologia compreso il saggio di Clastres sullamico fraterno di Montaigne): Il passaggio dalla libert alla servit fu senza necessit, la divisione tra chi comanda e chi obbedisce fu accidentale. Si tratta di un malencontre che ha snaturato a tal punto luomo da fargli perdere la memoria della sua prima condizione e il desiderio di riacquistarla. Alcune societ primitive per sventare il pericolo imminente si sarebbero affidate alla seduzione della parola profetica che invitava ad abbandonare tutto per cercare la Terra senza il Male, manifestando 11

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Marco Revelli Finale di partito Einaudi, 2013, 138 pp., 10,00 Lironico calco beckettiano con cui Marco Revelli ha voluto titolare il suo nuovo pamphlet non fa velo allurgenza del tema: la crisi di una delle forme pi longeve dellorganizzazione della politica occidentale. La crisi conclamata e linterminabile tramonto del partito politico sono indagati da Revelli senza nostalgie passatiste o vagheggiamenti di ripristino o restauro, ma anche senza indulgere alle facili pose della vendetta postuma o della resa dei conti. Molti dati, in avvio; una genealogia e una proposta di eziologia, nel mezzo; domande pi che risposte, in coda. Certo che il libro di Revelli non ha n il tono n il passo del lavoro del lutto ( distante anni luce, tanto per intenderci, da alcune pi recenti e importanti riflessioni trontiane). In Oltre il Novecento (Einaudi, 2001) Revelli aveva disegnato e auspicato una transizione possibile in grado di condurre dalla militanza allattivismo: analizzando quella parabola del mutamento che investiva le forme dellimpegno civico degli attori sociali e le trasformazioni delle forme di vita (e di lavoro) contemporanee di cui quel nuovo modo di fare politica era la traduzione (e in verit tutta la metamorfosi si giocava sul necessario indebolimento di ogni fare). Oggi il discorso si fa insieme pi esatto e meno ottimistico. Se lorizzonte del presente sembra essere quello di un vasto mare in cui si pu solo navigare a vista, dominato dunque dalla mancanza strutturale di visione e di progetto, il soggetto collettivo deputato alla sintesi di interessi (e desideri) sociali che stato (o avrebbe potuto essere) il partito politico letteralmente alla deriva. Revelli mette al lavoro la genealogia dellelitismo a dimostrare il tendenziale divenire oligarchico della forma partito e la necessaria abrogazione che oggi subirebbe quella che Roberto Michels chiamava, indagando in flagranti la nascita dei partiti di massa, la ferrea legge delloligarchia. Il motivo che spiega tale abrogazione sta in quella che si potrebbe definire una fondamentale isomorfia tra le forme dellorganizzazione politica e di quella produttiva. il divenire postfordista della politica a spiegare la fine del partito e lurto tra la sua naturale tendenza oligarchica e la composizione di classe delle forme della cooperazione sociale contemporanea. Come il modo di produzione capitalistico transitato dal regime fordista a quello postfordista, cos la politica si trova immersa in un ambiente in cui domina la leggerezza del just in time e la snellezza dellorganizzazione catalitica. I partiti si sarebbero rivelati incapaci di dominare il passaggio depoca e, soprattutto, di governare lo squilibrio tra costi di transazione e di organizzazione che lo caratterizza. Rimasti legati a un tempo dellorganizzazione macchinico e fabbricocentrico, i partiti sono investiti aprs-coup dalle metamorfosi del capitalismo. Sono dunque le forme di vita contemporanee (i cervelli furiosi), che questi mutamenti hanno insieme (secondo una lezione che tanto quella operaista quanto quella foucaultiana) prodotto e sopportato, a essere irriducibili a quella forma e a quello schema organizzativo. La crisi della forma-partito investe infatti il dispositivo cruciale della politica moderna: la rappresentanza. Una crisi che, nel riferimento al notevole programma di ricerca allestito da Pierre Rosanvallon intorno alla controdemocrazia, assunta con riserva. Revelli assegna infatti ai partiti il ruolo di discreti compagni di strada, di soggetti impegnati a sperimentare e praticare forme di socialit orizzontali e autorganizzate. Sembra insomma che la vita prevalga sulle forme. tuttavia una proposta appena sbozzata, e c da credere che attorno al rapporto di tensione tra forme di vita e forme della politica (o istituzioni) ci sia ancora molto da dire: il dibattito e gli esperimenti attorno alla possibile costituzionalizzazione dellautonomia delle forme della cooperazione sociale lo attestano al di l di ogni irragionevole dubbio. Michele Span mente sulle dinamiche della rappresentazione, Crary rivendica la necessit di intrecciare le riflessioni estetiche con lanalisi dei dibattiti filosofici e scientifici dellepoca. Dalla teoria dei colori di Goethe alle indagini sulla persistenza retinica delle immagini, dalla rilettura in chiave fisiologica di Schopenhauer allo studio di dispositivi precinematografici come lo stereoscopio (senza dimenticare le splendide pagine sullopera tarda di Turner), proprio lampio raggio della proposta di Crary che gli permette di defamiliarizzare e riperiodizzare i discorsi sulla modernit, superando ogni falsa dicotomia tra arte alta e cultura popolare. La sua peculiare archeologia dei media smentisce implacabilmente ogni narrazione semplicistica delle magnifiche sorti e progressive della visione occidentale. In particolare viene messa in crisi la genealogia aproblematica che collega la fotografia e il cinema allapollinea visione proposta dalla prospettiva rinascimentale. Secondo Crary non certo la retorica del realismo a costituire il discorso dominante della modernit, che egli caratterizza piuttosto nel segno del trionfo di teorie non veridiche della visione. La nuova importanza di cui vengono investite la soggettivit, linteriorit e la fisicit ha certamente un potenziale decostruttivo e liberatorio. Questa per non che una parte della traiettoria delineata da Crary. La visione moderna infatti attraversata contemporaneamente da unaltra tendenza, che insieme una conseguenza della sua corporeizzazione e il suo contrario esatto: proprio in quanto attributo del soggetto, infatti, la visione diventa ora anche qualcosa di astratto, nel senso di qualcosa che pu essere misurato, calcolato e studiato. Essa diventa insomma uno strumento con cui controllare e addomesticare il soggetto, in funzione del suo incasellamento e della sua produttivit allinterno del regime capitalistico. La rilevanza e il fascino del libro di Crary stanno proprio nellanalisi di questa paradossale biforcazione della visione nella modernit. Lo studioso investiga linsopprimibile intreccio moderno tra societ dello spettacolo e societ della sorveglianza e ne rintraccia lorigine; allo stesso tempo, la versione sostanzialmente antireferenziale della modernit che Crary ci propone si apparenta in modo palese con la problematica del postmoderno, e illumina anche la riflessione sulla contemporaneit. Lorenzo Marmo

che aveva commissionato il progetto. Altre pi recenti dispute includono il dibattito scatenato dallIntervista sul fascismo di Renzo De Felice (1975), lo scandalo dellevasione di Herbert Kappler dal carcere di Gaeta (1977), il caso Priebke e la concomitante controversia sulla responsabilit dei partigiani per leccidio delle Fosse Ardeatine (1996-98), le polemiche scoppiate allepoca dellistituzione della legge sul Giorno della memoria (2000) circa la presunta necessit di estendere le commemorazioni a tutte le vittime di guerra, foibe incluse, sino allimperscrutabile decisione di situare il museo romano della Shoah (tuttora in fase di gestazione) a Villa Torlonia, of all places. E questo solo un campione dei casi esaminati da Robert Gordon nel suo ultimo saggio dedicato alla ricezione, alla comprensione e alla rappresentazione dellOlocausto in Italia dal dopoguerra a oggi. Incrociando una moltitudine di fonti eterogenee (discorsi istituzionali, accademici, letterari, artistici, cinematografici, giornalistici) lautore offre una mappatura enciclopedica seppure non esaustiva del campo culturale in cui si accavallano discorsi influenti, interpretazioni storiografiche, riflessioni pedagogiche e ricostruzioni spettacolari che insieme generano il mormorio diffuso di attivit culturali spesso non coordinate tra loro di cui sono saturi i luoghi della memoria. Certo, alcune voci si levano chiare sopra il brusio: quella di Primo Levi, innanzitutto, che dagli anni Sessanta diventa il principale mediatore della consapevolezza dellOlocausto in Italia, e non solo. Ma alla consacrazione di Se questo un uomo segue la stagione del naziporno e del negazionismo, giusto per citare due abusi particolarmente scabrosi, a dimostrazione che gli interessi in gioco, quando si parla di memoria, sono i pi vari e disparati. Non sorprende che lelaborazione della Shoah sia stata, e continui a essere, materia di aspra contesa: a maggior ragione se si considera la difficolt specificamente italiana di distillare una narrazione comune a partire da esperienze radicalmente conflittuali. Piuttosto, colpisce il carattere complessivamente gelatinoso della memoria italiana, tuttora elusiva sul tema delle responsabilit nazionali riguardo al razzismo di Stato e al consenso che lo rese possibile. In ci lItalia stata assecondata dal resto del mondo occidentale, complici il Piano Marshall e lo stereotipo di unitalianit facilona ma tutto sommato inoffensiva. Gordon evita di enunciare questa tesi in modo brutale, limitandosi a suggerire che la nostra immaturit culturale sia in buona parte attribuibile alla persistenza del mito del bravo italiano e dei suoi addentellati simbolici: mostrificazione dei cattivi tedeschi, tendenza a universalizzare e a metaforizzare il genocidio, conforto del mito della Resistenza (sino alla sua demolizione revisionistica negli anni Ottanta e Novanta), insistenza sulleroismo dei Giusti (come se lonorificenza non implicasse che la maggior parte degli italiani Giusta non fu), identificazione tenace e sistematica con le vittime anzich con i persecutori. Valentina Pisanty

Gabriele DAutilia Storia della fotografia in Italia dal 1839 a oggi Einaudi, 2012, XXXI-429 pp., 32,00 La consapevolezza della parzialit del punto di vista di chi scrive e interpreta la storia un fatto di cui ognuno fa esperienza, sia che vesta i panni dellautore, sia che si trovi nel ruolo del lettore. La presa di coscienza della mancanza di neutralit dello sguardo interessa tutti gli ambiti disciplinari, ma si rende ancora pi chiara per quanti intendano occuparsi di fotografia, medium di per s polimorfo e pervasivo, sulla cui natura esiste, come noto, una bibliografia vastissima. Sin dalla sua prima apparizione pubblica la fotografia ha trovato applicazione nei campi pi disparati dellesistenza umana, divenendo uno strumento imprescindibile di conoscenza, un mezzo essenziale e ancora oggi insostituibile per lautorappresentazione individuale e collettiva. Alla pluralit di usi sociali, estetici e politici della fotografia corrisponde quindi una molteplicit di prospettive da cui possibile partire per scrivere la storia della fotografia o, per meglio dire, le storie della fotografia. Si muove da questa consapevolezza Gabriele DAutilia, il quale ripercorre la storia dItalia degli ultimi due secoli attraverso le immagini fotografiche che non soltanto hanno rappresentato e veicolato questa storia, ma hanno contribuito attivamente a segnarla e a determinarla. Nel fare ci lautore adotta una metodologia trasversale ricorrendo allapporto di discipline come lantropologia e la sociologia, per uscire dai modelli storiografici mutuati primariamente dalla storia dellarte, basati sullanalisi dei singoli autori o dei generi. La fotografia non viene dunque concepita solo come prodotto da fruire esteticamente per le sue qualit formali, ma come campo di interazione tra forze diverse, da analizzare nei suoi contesti storici, sociali, economici e alla luce dello sviluppo degli altri media. Partendo da tale prospettiva DAutilia racconta la storia della fotografia in Italia prendendo in considerazione sia gli scatti dei fotografi di mestiere osservatori privilegiati delle vicende del nostro Paese sia tutte quelle fotografie, nate con finalit diversissime, scattate da autori non professionisti e spesso anonimi. La fotografia di famiglia, ad esempio, si rivela un ambito di indagine prezioso per comprendere lautonarrazione di un popolo. Legata al ricordo, alla memoria e al bisogno di autorappresentarsi, la foto di famiglia assolve importanti funzioni sociali: come ha rilevato Pierre Bourdieu in Un art moyen, volume edito nel 1965 ma ancora oggi di estremo interesse, nel rituale fotografico il gruppo si identifica, si riconosce e nel contempo si rinsalda. La fotografia di emigrazione, come sottolinea DAutilia, pu essere considerata un sottogenere di quella familiare che, seppure a lungo trascurato dalla critica, si dimostra utilissimo per comprendere i cambiamenti sociali e i nuovi rapporti gerarchici stabilitisi allinterno delle famiglie ita-

Robert S.C. Gordon Scolpitelo nei cuori LOlocausto nella cultura italiana (1944-2010) traduzione di Giuliana Olivero Bollati Boringhieri, 2013, 352 pp., 27,00 Come tutte le memorie, anche quella italiana della Shoah funzionale alle sensibilit, alle preoccupazioni e agli interessi di chi ne detiene il controllo. E come tutte le memorie una preziosa risorsa ideologica, uno strumento da forgiare, da impugnare e da sottrarre agli usi rivali. Non sorprende pertanto che attorno a essa infurino le pi accese polemiche, come si evince dalle diatribe che sin dallimmediato dopoguerra accompagnano ogni iniziativa commemorativa della persecuzione nazifascista. La prima vertenza risale addirittura al 1946, quando nel Cimitero Monumentale di Milano fu eretto un mausoleo ai caduti nei campi di sterminio nazisti, senza distinzioni tra i vari tipi di lager o le diverse categorie di deportati, senza accenno alle colpe fasciste, e senza elenco dei nomi delle vittime, con grave disappunto dellAnppia (Associazione perseguitati politici italiani antifascisti)

Jonathan Crary Tecniche dellosservatore Visione e modernit nel XIX secolo a cura di Luca Acquarelli Einaudi, 2013, 181 pp., 22,00 Tradotto da Einaudi a pi di ventanni dalla sua pubblicazione originale negli Stati Uniti (Techniques of the Observer, MIT, 1990), quello di Jonathan Crary un testo semplicemente fondamentale nel panorama delle riflessioni sulla cultura visuale. Lo studioso americano vi propone unapprofondita analisi delle metamorfosi della visione nella prima met del XIX secolo: proprio durante i primi quarantanni dellOttocento che ha infatti luogo, secondo lautore, quel cambiamento epocale nello statuto della visione che segna la svolta verso una modernit piena. Al modello della camera oscura, che aveva funzionato da perfetta metafora per la fiducia sei-settecentesca nella separazione razionale tra soggetto e oggetto, si sostituisce ora un paradigma opposto che ricolloca la visione nel corpo, con leffetto di far entrare in crisi ogni distinzione sicura tra sensazione interna e segno esterno. Questa storia della scoperta dellimmanenza del soggetto al mondo viene tracciata da Crary con un approccio esplicitamente foucaultiano. Opponendosi a una storia dellarte basata unica12

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liane. Le trasformazioni dei costumi del nostro paese vengono analizzate seguendo gli sviluppi del fotogiornalismo: dalle spedizioni africane dei fotografi e dei cineoperatori dellIstituto Luce, alluso strumentale e censorio delle immagini operato dal regime fascista, alla cronaca fotografica di Adolfo Porry Pastorel. Lanalisi di DAutilia si spinge fino alla contemporaneit, arrivando ad affrontare le questioni sociali ed estetiche legate al trapasso dal sistema analogico a quello digitale: C oggi una nuova retorica scrive DAutilia , quella sul digitale, considerato a volte come una delle cause di una presunta morte della fotografia. Di molte attivit umane stata annunciata la morte, nel corso della storia: ma la temuta perdita di significato dellimmagine a causa della sua trasformazione in bit o della sua incontrollabile moltiplicazione numerica, non pu eliminare il fatto che di questo significato abbiamo bisogno. Raffaella Perna marito-mentore Ted Hughes) per ascendere a una lingua propria, fiammeggiante come sarebbe stata la poesia dellultima Plath (la metafora ascensionale quella che descrive meglio il suo percorso poetico, e Ariel, il suo ultimo, scintillante libro, getta una tale luce allindietro da illuminare il resto dellopera di unevidenza di assoluta compiutezza). Adesso, due fatti. In occasione del cinquantenario dalla morte, in Inghilterra esce una nuova edizione del romanzo plathiano La campana di vetro. Le vicende della giovane scrittrice di belle speranze che approda a New York e si trova di fronte allo specchio delle proprie ambizioni, incarnate in giornaliste glam e altre brillanti giovani donne degli anni Cinquanta, trova il suo corrispettivo grafico in una nuova copertina dallaria un po vintage (editore Faber & Faber) in cui una di queste signorine si passa il rossetto. Scoppiano le polemiche; si discute sullopportunit o meno di riposizionare un libro che per molte donne stato un Baedeker delle tenebre della psiche su una fascia di mercato al confine con la chick-lit. Secondo: uninchiesta del Guardian interroga alcune scrittrici, artiste, registe sulleredit di Sylvia Plath. Molte di esse parlano della Campana di vetro come di un libro fondativo della loro identit di donne adulte e di intellettuali, e dalle parole di molte di loro emergono sia la consapevolezza della distanza storica le cose sarebbero sicuramente andate in modo diverso per Sylvia, dice Jeanette Winterson, se fosse stata una giovane donna problematica e talentuosa dei nostri tempi sia il riconoscimento di un debito; per molte venti-trentenni di oggi, infatti, leggere Sylvia Plath resta una folgorazione. Adesso Tutte le poesie di Sylvia Plath sono disponibili anche in un Oscar Mondadori a cura di Anna Ravano, corredato da un attento saggio di Seamus Heaney, che descrive il movimento verso lautoscoperta e lautodefinizione come fondante nella poesia di Plath. In questa luce le ultime, folgoranti poesie (la poesia non pi come dovrebbe essere ma com) sarebbero innanzitutto un segnale di evoluzione verso unidentit meno parcellizzata. Questa la tesi anche di Linda Wagner-Martin, nella sua non recentissima ma ben documentata biografia uscita da Castelvecchi. Lautrice molto severa verso tutti i personaggi che animarono il dramma plathiano, dalla onnipresente madre al marito innegabilmente manipolatore del materiale della moglie (Ariel, il libro pi importante, apparve in forma decisamente diversa da come laveva pensato Plath), alla poetessa stessa. Ecco, se vero che il modello di rapporto poesia-femminile rappresentato da Sylvia Plath ci appare oggi molto datato, anche vero che il riconoscimento dellimportanza storica della sua scrittura richiede anche di deporre lascia del risentimento e di leggere lopera da una prospettiva pi aggiornata. Marilena Renda cos lopera di Bachmann si riflette in quella di Ernesto De Martino e nella sua paradigmatica Terra del rimorso (1959). Il Quarto movimento del saggio, sottotitolato Il morso della creatura-artista, dedicato a quelle figure femminili di cui si diceva e di cui, come suggerisce lo stesso studio, Bachmann ha intessuto fili imperdonabili della sua biografia, riscrivendo e rivisitando le loro biografie: in controluce, Cristina Campo. E da un lavoro basato sul concetto di strappo, ferita, scossa, morso a sigillo della visione poetica di Bachmann e del suo Sud piace citare un verso di una di queste fragili e potentissime figure ctonie, Gaspara Stampa: vivere ardendo, e non sentire il male. Raffaella DElia

Alice Ceresa La morte del padre con Ritratto di Alice di Patrizia Zappa Mulas et al., 2013, 76 pp., 10,00 Con la medesima precisione chirurgica de La figlia prodiga (1967) e di Bambine (1990), Alice Ceresa ha affrontato in tempi sorprendentemente lontani La morte del padre, cui ha dedicato nel 1978 un racconto lungo e meravigliosamente perfetto, oggi riproposto per le cure di Patrizia Zappa Mulas che lo accompagna con un partecipe ritratto della scrittrice. Il quale identifica con precisione il posizionamento di Ceresa: scrivere poco per scrivere lessenziale (come la contemporanea, sua e nostra, Cristina Campo); scrivere come forma di conoscenza, di dissezione analitica di tessuti costitutivi di un corpo, pubblico e privato, sullorlo dellimplosione simbolica (di cui le date della pubblicazione delle tre opere a firma di Ceresa costituiscono spia significativa, quasi preveggente di quanto accaduto nei decenni successivi). Ognuno dei tre testi, di difficile nominazione (romanzi? saggi in forma di narrazione?) per la voluta sottrazione ai generi della tradizione, costituisce infatti lanticipatrice messa a fuoco di questioni che diverranno poi nodali nei tempi successivi, e che per molti versi sono ancora irrisolte. La scrittura di Ceresa le disseziona con una lama: quella di una scrittura del tutto e volutamente aliena, e che solo in virt di questo riesce ad affrontare corpi simbolici in corso di deflagrazione. Alice Ceresa ha frequentato la tradizione letteraria europea nel suo insieme con rispetto e conoscenza profonda, ma da una posizione altra: rispetto cui i riferimenti tutti, dai racconti di Kafka fino a Henry James evocato da Alfredo Giuliani a proposito di questo racconto , risultano inappropriati, non perch infondati ma perch superati e fatti suoi in modo proprio e originale. Il corpo della lingua altrettanto messo a dura prova dal plurilinguismo originario di Ceresa: ticinese di nascita (nacque a Basilea

Carla Subrizi Azioni che cambiano il mondo Donne, arte e politiche dello sguardo Postmedia Books, 2012, 256 pp., 21,00 Si cadrebbe in errore nellinterpretare il titolo di questa raccolta di saggi come un mero riferimento alla performance di genere tra gli anni Sessanta e gli Ottanta. Non questo tipo di azione a legare, nellanalisi di Carla Subrizi, lopera di Nancy Spero, Chantal Akerman, Hanne Darboven, Louise Bourgeois, Joan Jonas, Bruna Esposito, Eleanor Antin, Martha Rosler, Mierle Ukeles, Ottonella Mocellin, Ria Pacque, Mary Cassatt e Gina Pane. invece lazione nel suo significato sia fisico che concettuale: tentativo di cambiare il mondo che non pu escludere n la sperimentazione di pratiche n lapertura di contraddizioni, anche linguistiche. Il corpo, quindi, s un segno al quale restituire fisicit, genere, sesso, realt, in un tentativo di fuga (specialmente negli anni Sessanta e Settanta) dalle gabbie culturali nelle quali era stato confinato; ma anche uno spazio di enunciazione, il luogo dellincontro con losservatore: esso talvolta presente e protagonista, nei tagli di Gina Pane in maniera pi evidente; ma esiste, ed altrettanto protagonista, nelle architetture di Louise Bourgeois, o nelle foto di Bruna Esposito. Immagini e luoghi che richiedono, o che alludono alla presenza del corpo: ci che Subrizi definisce residuo sensibile, un bruso del corpo che, pur essendo concretamente assente dallopera vi incluso, embodied. Un cambiamento, questo, che ha anche una sua specificit storica nel passaggio dagli anni Settanta agli Ottanta, in seguito al nuovo dibattito tra artiste e critiche se lesibizione, lesposizione del corpo femminile nella performance, ne abbia realmente cambiato la percezione. quindi lo stesso sguardo a divenire azione. La scelta di concentrare il proprio sguardo su un certo oggetto, o di osservarlo da un punto di vista piuttosto che da un altro, diventa strumento politico. A volte le artiste, semplicemente e intimamente, si guardano. Altre volte dirigono il proprio sguardo verso aree di marginalit: basti pensare a Semiotic of the Kitchen (1975), in cui Martha Rosler si interroga provocatoriamente sul ruolo femminile nella vita quotidiana scegliendo come proprio dizionario quello degli attrezzi da cucina; o ancora, in maniera pi sintetica, DEst (19921993) di Chantal Akerman, che indirizza la macchina da presa sui gesti pi banali e autentici. Azione, corpo e sguardo sono dunque i protagonisti di questa storia dellarte di genere, che di fatto una storia parallela: diversa ed esterna al sistema dellarte. Stella Succi

Camilla Miglio La terra del morso LItalia ctonia di Ingeborg Bachmann Quodlibet, 2012, 174 pp., 22,00 un viaggio nel Sud che segna un punto importante nella vicenda biografica e artistica di Ingeborg Bachmann, quello che emerge dalle pagine molto ben documentate del nuovo libro di Camilla Miglio, che segue il ricco saggio su Paul Celan, Vita a fronte (Quodlibet, 2005). Della scrittrice, poetessa, traduttrice nata a Klagenfurt nel 1926, e tragicamente scomparsa in un incendio nel 1973 a Roma, gli anni italiani (dal 1953 fino alla morte) possono meglio essere letti nella continuit/discontinuit rispetto al tpos del viaggio in Italia degli autori tedeschi. Quello dellautrice di Invocazione allOrsa Maggiore un calarsi in una terra devastata dalla guerra, e ascoltata nei fremiti e nei sussulti che dal sottosuolo (non solo in senso figurato) emergono a raccontare il Meridione italiano, terra sismica per eccellenza, popolata da animali pericolosi vipere, tarantole e da voci sotterranee. Organizzato come un vero e proprio spartito in quattro movimenti musicali, quattro frammenti testuali e sonori costituiti da tre segmenti di Invocazione allOrsa Maggiore (1956) La terra prima, Canti di unisola, Apulia e da un insieme di motivi presenti nella raccolta Non conosco mondo migliore e legati alle figure di Gaspara Stampa, Maria Callas e Eleonora Duse (ma anche a eroine come Tosca e Violetta), il libro stratificato e complesso, e salda perfettamente i nodi esistenziali della biografia bachmanniana a quelli artistici e letterari. Ecco allora che il Nord (la Carinzia, lAustria, Vienna), origine problematica ma mai dimenticata, viene in qualche modo abbandonato per il Sud (si allontana Paul Celan, trasferendosi a Parigi, e si avvicina Hans Werner Henze: grazie al suo invito a Ischia che Bachmann giunge definitivamente in Italia). Camilla Miglio definisce quella che emerge dai suoi versi una geopoetica. Nella quale si situano rituali collettivi, danze, voci, musiche, episodi tipici della cultura meridionale, tutti in qualche modo prossimi al concetto di Ruck, scossa violenta: che sia per morso di vipera o tarantola, esplosione tellurica echeggiata dal ritmico battere dei piedi durante una processione o, ancora, prodotta da una voce da un altro secolo come quella di Maria Callas. Il viaggio nel Meridione non pu prescindere da questo choc, da questo morso: e

Sylvia Plath Tutte le poesie a cura di Anna Ravano, introduzione di Seamus Heaney Mondadori, 2013, 870 pp., 18,00 Linda Wagner-Martin Sylvia Plath traduzione di Paola Pavesi Castelvecchi, 2013, 229 pp., 22,00 Leggere Sylvia Plath a distanza di cinquantanni dalla sua tragica morte unazione che deve spingere a compierne unaltra, meno direttamente legata al godimento estetico e pi indirizzata alla storicizzazione della sua opera e alla comprensione di cosa, per il pubblico che siamo oggi, parli ancora e costruisca senso. Per chi, come me, abbia scoperto la poesia leggendo Sylvia Plath (era la fine degli anni Novanta, i suoi Collected Poems erano usciti nell81, la piena valutazione della sua opera come centrale non solo allinterno della poesia confessionale ma per la poesia americana del Novecento era in corso dopera), rileggere Plath a distanza di molti anni praticamente unoperazione di autoarcheologia; la sua poesia suona come un oggetto che rimbalzi dal passato parlando una lingua stridente, affaticata sia dalla sofferenza psichica sia dallo sforzo di seppellire altri linguaggi (la poesia della tradizione, le ricerche accademiche del padre, la ricerca parallela del

nel 1923), ha studiato prima nelle scuole elementari tedesche, poi in quelle italiane, mentre il francese ha contrassegnato la breve stagione universitaria. La scelta dellitaliano per la scrittura a seguito anche della permanenza a Roma dal 1950 fino alla morte, avvenuta nel 2001 non reca apparentemente i segni di questo triplice registro: non vi mescolanza, n il voluto, disorientante passaggio da una lingua allaltra, come nel caso di Amelia Rosselli. Al contrario, il suo un monolinguismo apparentemente algido, innervato in una terza persona che solo in questo modo riesce a sostenere fieramente il peso della sfida della declinazione sessuata, rispetto cui il problema dei personaggi, gi a partire dalla figura della figlia prodiga, affrontato e dispiegato proprio nellessere lei una persona da una parte unica e dallaltra esemplare, in virt del suo essere figlia e figlia di famiglia. Il corpo sociale privato e pubblico della famiglia esplode cos nella scrittura di Ceresa, come in quella di altre scrittrici e scrittori del Novecento; ma nella sua scrittura forse pi che in altre si celebra pure se con pietas la fine dellordine patriarcale che ne costituisce la nervatura originaria. Si tratta di una fine preannunciata in modo sommesso ma fermo: lesplosione della famiglia su cui si conclude il racconto La morte del padre (Allora la famiglia infine esploder) non oggetto di narrazione perch storia gi prevista. Ben pi interessante indagarne i prodromi, le motivazioni, le metamorfosi nelle figlie, la maggiore e la minore, nel figlio,

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maschio ma non per questo sottratto allo sgretolamento e alla dissoluzione dellordine del padre. Racconto finissimo e definitivo, La morte del padre ci consegna intera la sfida dellandare oltre, per inventare altre forme e altri corpi. la strada sulla quale Alice Ceresa ci precede. Laura Fortini trasti (un po manierati) con i padri attaccati allortodossia comunista, da quello vero ai gelidi esponenti del partito; la sollecitudine intrisa di affettuosa invidia per un allievo diciassettenne insieme brioso e serio, che il Soriano Ceccanti di l a poco reso paraplegico dai colpi sparati dalla polizia durante gli scontri alla Bussola di Viareggio su cui si chiuse il 68 pisano e su cui anche il romanzo si arresta. La trama sottolinea linasprimento della repressione, accenna alle prime ipotesi di militanza clandestina, delinea dunque un vistoso crescendo di angoscia. Ma evita ogni morale conclusiva e anzi ogni vera conclusione, restando sospesa sul dubbio circa la possibilit di una lotta al tempo stesso protesa a una meta e continuamente capace di ridiscutersi; dubbio daltronde affiancato da unimplicita certezza, limpegno strenuo e appassionato nel lavoro intellettuale e didattico che scandisce tutto il percorso del protagonista, e che ha contrassegnato tutta la vita dellautore. Clotilde Bertoni scorsivo che non sottost al dominio della ragione ma piuttosto comunica con la nostra interezza. Si devono a queste componenti le resistenze che una simile poetica induce in un lettore come me, di l dallintermittente ammirazione per singoli testi difficilmente resistibili contenuti in Fuoco centrale o in Bestia di gioia: e si spiega cos lassenza pi pentita, quella di Mariangela appunto, dal canone di unantologia del 2005, Parola plurale. Eppure nessuna poesia degna di questo nome, per fortuna, si riduce alla sua poetica. Non un caso se lammirazione, tanto nei confronti di Milo quanto in quelli di Mariangela, sia deflagrata travolta ogni resistenza solo dopo averli sentiti leggere i propri testi (vocazione e ispirazione intesi nel corpo: col respiro). In particolare questa registrazione splendida come pu essere stata solo, nella nostra lingua, quella di Carmelo Bene dei Canti Orfici fa capire come il testo, di un autore quale Gualtieri, non sia affatto la pi o meno compiuta partitura che si legge sulla pagina: ma appunto, e soltanto, la sua stessa esecuzione. La poetica di Mariangela si conclude invocando limmobilit assoluta dello spettatore, teso ad ascoltare i propri stessi polmoni (il fiato dello spettatore di Pagliarani); ma se si produce questo miracolo (laicissimo miracolo terrestre, del tutto fisiologico), perch a muoversi, impercettibilmente, il corpo che emette il testo nella sua tensione sul posto. quello che gli attori da sempre definiscono avere presenza, e che Eugenio Barba definiva equilibrio di lusso. Che consiste nel sottendere, anche alla pi frontale delle posture, lincessante micromovimento dellintera macchina muscolare. Che a quella postura d spessore, e forza, come un effetto di vibrato anima la pi semplice delle frasi musicali. Andrea Cortellessa

Rosaria Lo Russo Crolli Le Lettere, 2012, 64 pp., 15,00 Nella prefazione alla prima raccolta di Rosaria Lo Russo, Comedia, Elio Pagliarani, non facile alle prefazioni e alle introduzioni di poeti se ne contano poco pi che le dita di una mano (e fu lui stesso a proporsi a Rosaria quando lei recit i suoi versi a Reggio Emilia nel 1995) , parla di odore di corpo che percorre tutto il poema, cos come si levava un forte odore di corpo agli spettacoli del Living Theater: sottolineando la natura teatrale e vocale dei versi, la loro drammaticit e necessit. La lingua in subbuglio di Rosaria Lo Russo, dopo aver viaggiato, per dirla con Pagliarani, dalla nascita, alla fanciullezza, alla pubert, alladolescenza, esprime ora unaltra stagione del corpo e la ritaglia con le cesoiuzze e il coltellin dolente della tradizione dellavanguardia poetica in riduzione dellio e compressione e contraddizione del sentimento. Si legga cos la splendida sequenza delle poesie damore, fine damore, in digestiva definizione di organi esplodenti e implodenti: ad occupare il palloncino verde bile e poi pi gi / sinsedia nel sacchetto floscio della matrice dove / impreziosisce. E prende fuoco la miccia carotide, / implodono parole dalla tua bocca alla mia bocca / dello stomaco, e sgomitano. Le cose assistono al disfarsi di corpi e rapporti in ambienti domestici permeabili e penetrabili al rovinio del fuori; il dolore, protagonista nascosto e pudico di questa raccolta, insieme pubblico e civile, segno di tempi irrimediabilmente trascorsi, e privato, segno di storie concluse e corpo trasformato. Come con amplissima scrittura e spietato vocabolario la Lo Russo sa modernamente dire. In questa caduta di anni e bagagli di storia trascorsa, la poesia si fa fortezza recuperando nella riedizione nascosta dei ritmi e dei metri spesso doppi esametri e settenari la sua salda etica. Le pietre della sua necessit in versi scandiscono e riaffermano il coraggio di una lingua femmina non solo capace di adoperare parole di sangue e sperma ma di saperle orchestrare in autorit di lingua e in sorveglianza di trasformazione: Ma lanima / dimessa delle cose lavvertimento della loro / dolce presenza, la dolce presenza delle cose / dismesse d loro una luce tutta particolare. / Il respiro si fa grosso e il tempo poco, / fra creature nude di legno si spegne il focolare. Se nessuno abita questi due corpi, una lingua insieme dolce e feroce abita questi versi e li sprigiona in canto. Cetta Petrollo

Gabriele Frasca Rimi Einaudi, 2013, 130 pp., 11,00 Che si moduli in versi damore o in prose di romanzi (per tacere della produzione critica, che tra le pi ricche del panorama nazionale e va affrontata alle opere creative, data la coerente direzione di pensiero che regge luna e le altre), la scrittura di Gabriele Frasca sempre una sfida. Lo per chi la legge, come si capisce ad aprire Rimi, la raccolta che d seguito dopo dodici anni a Rive, e a confrontarsi con un tentativo di comunicazione inavvicinabile alle strategie user friendly che da tempo dominano le scene culturali. Rimi, che certo non cordiale, mette per le carte in tavola gi dalla prima poesia della sezione iniziale di sonetti intitolata Quevedo, esortando chi si affaccia sulla pagina a stabilire col testo una sorta di amicizia atletica, o profonda attenzione compartecipe in cui il testo istruisce il lettore (stampandogli nella mente la norma metrico-strofica del sonetto, per esempio) e il lettore assimila il testo, o vi entra e lo rimette in funzione come una pila rid la carica a un meccanismo, e ne completa singolarmente il senso. Ma questa scrittura una sfida anche per chi la fa, che deve riattivare una materia gi formata, e modificarla con latto stesso di riprenderla: i venticinque sonetti della sezione sono in parte traduzioni di alcune tra le pi celebri poesie quevediane, e in parte testi interamente scritti da Frasca con materiali, movenze e figure tipiche del grande poeta barocco: la corsa del tempo, levanescenza del presente e limpalpabilit di passato e futuro, il senso incombente della morte, attesa e liberatoria; un eros irresistibile che vanit e tormento. Il tu che apre la sezione anche, se non sbaglio, quello di Quevedo, convocato ed esortato a lasciarsi rivivere e anche stravolgere con inserti allotrii. E un trattamento simile tocca al poeta con cui la raccolta, tripartita, si chiude: il Dylan Thomas pi funereo e traumaticamente segnato dalla guerra, sottoposto dallautore a un lavorio traduttorio e trasformativo (e quindi anche metrico, con effetti di contrapposizione e complementarit a quello operato su Quevedo: le metriche di Rimi esigono uno studio che sia alla loro altezza) che sfocia ancora una volta su una poesia thomasiana scritta ex novo, o quasi, da Frasca. Nel mezzo di questa cornice fortemente europea, che tiene insieme e rilancia una linea barocca per il nuovo secolo, ha sede il grosso della raccolta, quel Rimi che le d il titolo. Composto di quaranta stazioni, impaginate come compatti blocchi di prosa ma formate, tranne lultima pi breve, da cinquanta doppi endecasillabi ciascuno chiuso da un punto (lunico segno interpuntivo della sezione), con la sintassi della frase che variamente contraria il metro, questo monstre segna una tappa decisiva nelloperare di Frasca. Nei soffocanti quadrati testuali, in cui solo la recitazione pu inserire respiro questo carattere sul piano dellespressione chiaramente articolato con lambientazione in interni quasi carcerari che tante volte si incontra sul piano del contenuto , vediamo una piccola folla di terze persone (o non-persone, come voleva Benveniste) visitate o tormentate da voci fantasmatiche, provenienti dal passato o dal presente. Ma di pi: non solo ciascuna terza persona (lattribuzione di un sesso a queste figure linguistiche risulta sempre impossibile) sente anche la propria voce come un estraneo, un parassita; ma la stessa persona di turno (quasi tutti i comparti prevedono un punto di vista privilegiato), che dovrebbe fare almeno da contenitore, da scatola delle voci, si scopre a sua volta come nientaltro che voce o ronzio inconsistente, in un alveare senza centro alcuno che ripropone il paradosso cantoriano dellinsieme sottoinsieme di se stesso. Da dove potr venire il bene, in questo scenario? Una risposta, forse, sta nellultimo romanzo di Frasca, quel Dai cancelli dacciaio che probabilmente dobbiamo ancora cominciare a leggere. Federico Francucci

Romano Luperini Luso della vita. 1968 Transeuropa, 2013, 144 pp., 12,90 Lintensit [...] a portata di mano, cifra classica degli stati deccezione, il leitmotiv del nuovo libro di Romano Luperini, Luso della vita. 1968, che, come tipico dei romanzi storici, mescola personaggi e fatti autentici ad altri immaginari o ricreati, raccontando lanno cruciale della contestazione attraverso lo specifico focolaio dellUniversit di Pisa e la vicenda di ispirazione autobiografica del giovane insegnante Marcello. E il libro risulta a sua volta singolarmente intenso: perch, diversamente da tante altre rievocazioni, non chiude lepoca in questione nella coerenza posticcia di immagini univoche (euforica rottura dei freni, preludio della violenza terrorista), ma tende piuttosto a inseguirne lungo una sequenza di rapidi scorci e scene serrate le incoerenze, le contraddizioni, le fratture. Innanzitutto quelle del movimento pisano, di cui la narrazione inquadra i vari orientamenti (dai residui delle logiche partitiche ai programmi di rivoluzione immediata), riuscendo inoltre a rappresentare i dissensi tra le sue figure chiave, non tanto mediante le citazioni delle loro parole o dei loro scritti, quanto con la restituzione dei loro difformi atteggiamenti: la pacata disponibilit di Luciano Della Mea, la riflessione incessante di Fortini, accesa di trasporto e anche di collera, il dogmatismo invece calmo, e intransigente, che curiosamente accomuna due leader in erba apparentemente contrapposti, il DAlema gi politicante e il Sofri provocatorio enfant terrible. Alle dissonanze che segnano la protesta si intrecciano quelle che agitano il protagonista, turbato da nodi familiari irrisolti, diviso tra lebbrezza del mutamento e un persistente senso di impaccio e inquietudine, da unesperienza allaltra: il periodo in carcere seguito a una manifestazione, di cui il testo ripercorre con toccante sobriet (e con il lieve inciampo di un anacronismo, il giudice istruttore definito Gip) tutte le tappe, dalla completa vulnerabilit iniziale allavvio di una straniata routine, alla solidariet con gli altri detenuti; un legame sentimentale sia intellettualmente che eroticamente difficilissimo, eppure pieno di amore reciproco, indirizzato invano verso una scelta definitiva (lesco e la sposo pronunciato in prigione con richiamo al Metello di Pratolini che, come il modello echeggiato, non si cura affatto della volont della donna ma, diversamente da quello, dovr poi farci i conti); i con14

Mariangela Gualtieri Sermone ai cuccioli della mia specie a cura di Carolina Talon Sampieri Teatro Valdoca, 2012, Cd di 9 30 con un libro di 36 pp., 12,00 Gustava soprattutto le cose oscure, Il poeta di sette anni di Rimbaud: mentre dallabisso remotissimo dei miei favolosi sette anni si rivolge a un Chiaro senza aloni, a unIlluminazione Piena divenuta quello che mai e poi mai avrei voluto essere: una persona grande la voce che tiene il Sermone ai cuccioli della mia specie. Quello fra i propri testi, cio (pubblicato su carta, nel 2006, presso LArboreto), che Mariangela Gualtieri ha scelto per finalmente iniziare a pubblicare (in un oltremodo curato, coloratissimo astuccio stampato su carta pesante) la propria poesia nella forma che pi le appropriata: quella fonografica. Lironia del precedente viene resecata con decisione da Mariangela, che sottopone alla medesima potatura anche altri ipotesti con ogni probabilit tenuti presenti: dal Cari cuccioli dellapostrofe iniziale, a pi riprese ripetuta nel prosieguo (lanafora essendo senzaltro la figura che pi contrassegna il suo temperamento), che echeggia il Cari piccoli del Fortini pi sarcastico, in Composita solvantur (Grande fosforo imperiale, fanne cenere), allappello conclusivo Nascete ancora, cuccioli. Restate. / Siate. Salvate. Giurate. Siate. Siate. / Siate che dallode Al mondo, nella Belt di Zanzotto (Mondo, sii, e buono; [] / su bravo, esisti), reseca appunto lironia sulfurea in explicit (Su, bello, su. / Su, mnchhausen). Lunica citazione accolta in pieno dal maestro pi diretto, il Milo De Angelis di Millimetri (molto piano, millimetro dopo millimetro, / in un lavorio di tic tac e minuti molto piccoli, piano piano / sono passata di l): perch appunto da lui, dopo i Fortini e gli Zanzotto, viene il rifiuto di ogni obliquit ironica in nome di una parola giurata e, per quanto oscura, frontale. La poetica di Mariangela ben riassunta dal suo intervento sullo scorso numero 27 di alfabeta2. Un testo in cui risuonano parole consapevolmente inattuali come sublime e trasfigurazione, ebbrezza del sacro, vocazione e ispirazione: in un regime di-

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Gli artisti di alfabeta2


Agostino Bonalumi: artista europeo
Intervista a Francesca Pola a cura di Stella Succi
Lei sta scrivendo un libro monografico su Agostino Bonalumi che sar pubblicato il prossimo autunno: come nato, e su cosa stanno vertendo in particolare le sue ricerche? Il libro nasce come progetto specificamente dedicato allopera di Bonalumi negli anni Sessanta e primi Settanta: loccasione della sua uscita sar la mostra, anchessa in preparazione e a mia cura come il libro, dedicata a questo fondamentale periodo dellopera dellartista, uno dei grandi protagonisti della neoavanguardia europea, che si terr alla galleria Robilant + Voena nella sua sede londinese. La pubblicazione non sar un semplice catalogo della mostra: grazie alla diretta e fattiva collaborazione dellartista e del suo archivio, oltre che allimpegno attivo della galleria in questo senso, stato possibile concepire un esteso libro monografico che cerca di offrire una chiave di lettura nuova del lavoro di Bonalumi in quei decenni, anche attraverso una vasta documentazione di contestualizzazione internazionale. Oltre ai lavori in mostra il libro includer tutta una serie di opere storiche, soprattutto presenti nelle collezioni di importanti musei in tutto il mondo, e una estesa documentazione in parte inedita relativa alle relazioni di Bonalumi con il contesto della neoavanguardia europea, a partire dai suoi compagni di strada italiani, come Piero Manzoni o Enrico Castellani. Quali modalit di lavoro sta adottando nella costruzione di questo libro? La ricerca si svolge su pi piani paralleli, e sempre in ogni caso in un rapporto molto stretto con Bonalumi, il quale artista tuttora molto attivo e, nonostante il suo costante impegno profuso nel lavoro, molto generoso nel mettersi in dialogo con me rispetto al suo percorso storico. La costruzione di questo libro stata da subito pensata, come la mostra che si terr a Londra, come uno sguardo retrospettivo sulla sua opera, in sintonia con la visione che Bonalumi stesso ha del proprio lavoro, ricostruendone anche le ragioni teoriche accanto a quelle storiche. Nel libro saranno infatti raccolti anche alcuni suoi significativi scritti di quegli anni, molti dei quali tradotti per la prima volta e cos resi finalmente accessibili al pubblico internazionale; e sar presente una lunga intervista che stiamo realizzando in queste settimane. Uno dei fulcri che guidano la costruzione dellintero progetto la ricerca, precoce e amplissima, che Bonalumi ha sviluppato sperimentando materiali eterogenei, non ortodossi, anticanonici, industriali, diversificati: questo tipo di indagine che connota molto presto il suo lavoro, e lo individua proprio nel suo procedere creativo di quegli anni, in una direzione che lo accompagna sino a oggi e che lo rende uno dei precursori di molte ricerche sulla percezione sensoriale dei decenni successivi (penso, ad esempio, a tanta scultura inglese che dopo gli anni Sessanta ha lavorato in questa direzione). In concomitanza con luscita del libro, ai primi di ottobre verr inaugurata la mostra di Bonalumi presso Robilant + Voena, la seconda mostra dellartista a Londra oltre cinquantanni dopo la personale tenutavi nel 1960. Che importanza ha avuto quella prima e precoce mostra personale di Bonalumi nel contesto internazionale? La personale del 1960 a Londra si tenne al New Vision Center, uno dei luoghi sperimentali della neoavanguardia europea, che nellarco dei primissimi anni Sessanta present nei suoi spazi altri autori emergenti, come il gruppo Nul olandese, Manzoni e Castellani, i tedeschi di Zero. Si tratta di uno dei numerosi episodi significativi, di una cronologia molto precoce, che documentano le strettissime relazioni di Bonalumi con un circuito internazionale di diffusione e di ricerca creativa che si muoveva secondo strategie anticanoniche, spazi autogestiti dagli artisti stessi, che stava costituendo, insomma, un nuovo sistema di fare arte, non solo attraverso le opere ma anche attraverso le riviste e altri strumenti di comunicazione. Il fatto che idealmente il libro e la mostra, presentati insieme proprio a Londra, si riconnettano a questo momento germinale di costituzione di una nuova generazione artistica europea non fa che confermare la precoce attualit di una ricerca, quella di Bonalumi, che oggi ci si ripresenta in tutta la sua flagrante contemporaneit. Francesca Pola, Agostino Bonalumi. All the Shapes of Space, di prossima pubblicazione. Agostino Bonalumi, Robilant + Voena, Londra, 4 ottobre 15 novembre 2013.

Immagini come parole: i Ricalchi di Renato Mambor


Raffaella Perna

LArgento di Giosetta Fioroni


Stella Succi
Il 4 aprile si inaugurata, presso il Drawing Center di New York, LArgento: la prima mostra monografica in territorio statunitense di Giosetta Fioroni, destinata a trasferirsi poi alla Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma nellautunno del 2013. La curatrice, Claire Gilman, ha selezionato infatti come nucleo centrale della rassegna le opere del cosiddetto periodo argento, in riferimento al colore della pittura di smalto prediletta dallartista. Il percorso si dispiega a partire dal gruppo di monocromi datati tra il 1959 e il 1961, che prefigurano i numerosi dipinti e disegni del periodo 1963-1970 e i venti paesaggi argentati dei primi anni Settanta esposti nella Main Gallery: il minimalismo lirico di queste opere ha ispirato famosi pensatori italiani come Goffredo Parise, Vittorio Gregotti e Alberto Moravia. La mostra comprende inoltre: alcuni disegni della fine degli anni Cinquanta, nei quali oscure notazioni affiancano simboli riconoscibili, tracciati a pastello e china; tre film dellartista, ospitati nello spazio The Lab; tavole e libri illustrati ispirati al mondo del teatro, della letteratura, delle fiabe per bambini; infine un nucleo di materiale documentario riguardante lattivit performativa di Giosetta Fioroni. I disegni dellartista traggono spunto dalla cartellonistica cinematografica, dalle riviste illustrate, dalle foto di famiglia; ma il fondamento del suo lavoro va ricercato, a detta di lei stessa, nel teatro, la forma darte che pi di qualsiasi altra ha la capacit di fondere messinscena e atto della visione. La ricerca di genere dellartista della Scuola di Piazza del Popolo, infatti, non si ferma, se confrontata con il lavoro coevo delle artiste pop americane, alla liberazione della sessualit femminile rispetto a un punto di vista maschile dominante, ma si dipana nella riflessione sulla visione stessa. I suoi soggetti, pi frequentemente femminili, sono catturati nellatto dellosservare, e circondati da leggere linee prospettiche a matita. Nel dipinto stesso, dunque, viene rappresentato il processo visivo e immaginativo dellosservatore: Fioroni non trova semplicemente le immagini, ma le ricostruisce attraverso latto della percezione. La mostra si rivela quindi non solo unoccasione importante di riconsiderazione di alcuni aspetti dellarte italiana del secondo dopoguerra in territorio statunitense, ma si inscrive in un nuovo interesse per linvestigazione dellestetica pop in generale, come evidente dalla serie di mostre sul tema allestite negli ultimi anni: Seductive Subversion: Women Pop Artists 1958-1968 (Brooklyn Museum, 2010), Power Up - Female Pop Art (Kunsthalle Wien, 2010), Sinister Pop (Whitney Museum, 2012). Giosetta Fioroni. LArgento, Drawing Center, New York, 5 aprile - 2 giugno 2013. 15

Le mie opere pi recenti scrive Renato Mambor nel giugno 1965 su La Botte e il Violino a proposito della serie dei Ricalchi sono ormai articolate con elementi fotografici di tipo didatticodidascalico; anzi, ho intensificato questa forma fino a ridurre le figure a un contorno sagomale, quasi fossero lequivalente figurale delle voci che potrebbero definirle. [] Una figura di aereo, ad esempio, la introduco solo se capace di conservarsi: aeromobile pi pesante dellaria, capace di procedere e di dirigersi nella atmosfera per mezzo di organi propulsori = aereo. Il concetto aeroplano contiene cos tutti quei predicati, ma io voglio che rimanga in questa ricchezza, senza scaricarsi in una vicenda o integrarsi in una qualifica. Tale definizione calzante per lopera Aeroplano azzurro (1965-1966), donata dallartista a Vittorio Rubiu ed entrata, con il lascito Rubiu Brandi, nelle collezioni della Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma. A partire da questopera, il 4 maggio Mambor invitato a ripercorrere la propria sperimentazione in occasione del ciclo di incontri Lartista, lopera, il museo, organizzato dal museo romano per promuovere la conoscenza delle collezioni attraverso il dialogo tra artisti e curatori; iniziativa che nei mesi scorsi ha gi visto protagonisti Gianfranco Baruchello, Sandro Chia, Giosetta Fioroni, Luca Patella. La serie dei Ricalchi, intorno a cui pensato lincontro, si rivela cruciale nellambito della ricerca estetica di Mambor: essa si configura come uno snodo decisivo tra la fase oggettuale e di azzeramento del coinvolgimento autoriale dei primi anni Sessanta, esemplificata dai Legni, dagli Uomini statistici o dai Timbri, e lanalisi concettuale portata avanti con la serie Filtro del 1967. Con i Ricalchi Mambor sinterroga sullo scarto tra realt e rappresentazione, andando a esplorare la natura codificata e i limiti del linguaggio; lartista sinteressa allaspetto stilizzato dei disegni enigmistici, da cui recupera lestrema semplificazione formale e limmediatezza visiva, realizzando immagini concepite come definizioni iconiche della parole a cui si riferiscono. Lo spazio della tela grezza (tela raccoglitrice, secondo Mambor) dove lartista colloca queste figure-sagome inteso come superficie neutra che, sul piano mentale, ha la funzione di distanziare le forme piuttosto che porle in relazione tra loro. Tali figure assumono un significato a s stante rispetto alle figure contigue e sono intese dallartista come elementi monoverbali e tautologici: Questi [] rimangono autonomi, autodefiniti: intendo fuggire da qualsiasi intervento manuale che, reso manifesto, creasse una reciprocit contaminatrice di queste essenze. Una specie di processo designificatore, quindi, se lo si analizza fino a questo punto. Al bando, allora, accostamenti con intenti significanti e induttori, scrive lartista sempre sulla rivista di Leonardo Sinisgalli. Mambor non appare interessato alleffetto straniante caro ai surrealisti, dovuto allincontro tra oggetti incongrui (Zebra e Colosseo, Nudo e palazzo ecc.), quanto a rinvenire un metodo convenzionale, il pi possibile obiettivo e di facile comprensione, per rappresentare attraverso la pittura il termine zebra o palazzo, nudo ecc., in modo da formulare graficamente il corrispettivo iconico della parola. Se si vuole rintracciare un filo tra i Ricalchi e il movimento surrealista, come allepoca stato fatto in pi occasioni dalla critica (Marisa Volpi, Vittorio Rubiu ecc.), piuttosto sulle questioni linguistiche di Les mots et les images di Ren Magritte che occorre tornare a riflettere. A partire da Aeroplano azzurro Mambor in dialogo con Barbara Martusciello invitato a intervenire sulle tappe salienti del proprio percorso: dalle Azioni fotografate della fine degli anni Sessanta, allesperienza teatrale con la compagnia Trousse, dallelaborazione della serie Osservatore, presentata nel 1991 alla Fondazione Mudima di Milano, fino alle installazioni ambientali pi recenti.

alfabeta2 n. 29 maggio 2013

MOLTITUDINI CONNESSE

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A cura di Giorgio Griziotti

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Gli artisti di alfabeta2

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