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Marco Bonfatti

Salmo 27 (26)
Introduzione
Questo salmo classificato fra i salmi di fiducia, dove si esprime in mezzo allangoscia presente una fede salda che attesa certa dellintervento di Dio: la salvezza. Il salmo presente due quadri con forti parallelismi: il pio fedele protetto dal suo Signore ed il fedele in angoscia proteso allinvocazione per lattuazione di quanto detto prima. La fiducia anche di fronte allimperversare dei nemici, questo oscillamento fra angoscia-paura e serenit-fiducia richiama i salmi 23, 30, 31 e 62. La paura accompagna tutta lesistenza delluomo, e alla radice c la paura della morte che tiene schiava tutta lesistenza: spesso sorgente segreta di molti meccanismi di aggressivit e di violenza, o di finta e rasserenante religiosit, unevasione che tenta di trasferirsi in una condizione irreale fuori dalla storia e dalla realt. Davanti allavanzare della paura, il fedele che in dialogo con Dio riesce a far emergere con pi forza la propria fiducia in Lui (data dalla memoria storica). Dopo aver riportato qualche nota storica del salmo, si presenta una struttura e quindi uno sguardo dinsieme sulle parti. Si procede poi al commento dei versetti, in cui si fa unanalisi del testo (ci si basati soprattutto sui termini in ebraico), una lettura relazione allinterno della Scrittura, una realizzazione cristologica e attuazione nella vita della Chiesa. Non si compiuto lultimo passaggio verso il senso spirituale, in quanto dialogo a tu per tu con Dio, dialogo damore tra la sposa e lo Sposo, tra lAmante e lamato e in questo dialogo nessun estraneo ha il diritto di intervenire: non si entra nella stanza nuziale, ci si ferma sulla soglia. Alla fine del commento dei versetti c una tabella con un piccolo schema, utile per raffrontare i termini e avere in un colpo docchio il movimento del testo; stato lasciato come aiuto (superfluo) alla lettura dei commenti fatti ai versetti.

Storia del Testo


molto difficile da una preghiera cos profonda e vera trarre elementi che permettano di datarla e di contestualizzarla. Lorante probabilmente un semplice fedele, anche se taluni esegeti lo identificano con un re o con un sommo sacerdote. Come epoca di datazione si suggerisce quella dei Maccabei o una data ancora pi tarda; altri ipotizzano lepoca anteriore allesilio. Si ha qualche dubbio solo sul v. 14 che potrebbe essere un auto-appello interiore alla speranza, sul genere di quello che troviamo nel Sal 43 (Perch ti rattristi, anima mia? Spera in Dio!). Potrebbe anche costituire un frammento liturgico, una formula di incoraggiamento rivolta dal sacerdote allorante.

Struttura
Anche se nel passato alcuni esegeti (come Castellino e Mesters) hanno visto due preghiere distinte che sarebbero state unite successivamente, ad oggi si concordi a rilevarne la profonda coesione e quindi lunitariet (ed esempio il ritmo 3+2 accenti proprio delle suppliche ricorre in quasi tutto il salmo). Incastonato allinizio e alla fine da una doppia ripetizione del nome YHWH, si potrebbe dividere il salmo in due sezioni testuali (1-6 e 7-14), o tre parti tematiche (1-6 la fiducia dal passato, 7-12 la supplica dal presente, 13-14 la sintesi).

Nella prima parte (vv 1-6) il salmo esprime la certezza che il Signore salva il suo fedele: sembra un inno per lintervento di Dio. Leccessiva leggerezza con cui si superano pesanti difficolt fa pensare o a un momento di pace o di impatto iniziale ad una difficolt (Giobbe 1-2). La conclusione del Salmo per fa propendere per una memoria di eventi che sono gi avvenuti: le diverse immagini esprimerebbero la grande fiducia che scaturisce dalla tribolazione passata e che non ha avuto il sopravvento; in questo caso linizio un fare memoria, necessario per affrontare la situazione presente. Centro del salmo sono i vv. 7-8 che fanno da cerniera fra i due quadri e in cui si notano molte ripetizioni (Signore, cercare, volto, risposta di Dio (anah/ chanan)): il salmista, attraverso i termini, sembra concentrare lattenzione sul dialogo fra lui e YHWH e insistere con intensit su questa relazione esplicitandola per mezzo delle ripetizioni e allitterazioni (in lingua originale si coglie meglio). Nella seconda parte (vv. 7-12) invece prorompe il grido: abbi piet di me, rispondimi!: la richiesta straziata al Signore di rendersi presente (intervento, aiuto, salvezza), il sentirsi abbandonati e in mezzo a nemici odiosi evoca un quadro drammatico in cui il salmista immerso e non pu fare altro che alzare la sua voce a Dio. Il salmo si chiude con due versetti (vv. 13-14) che fanno una sintesi di questi due momenti: la certezza (fiducia, fede) della presenza del Signore qui-oggi, che deve rafforzare il cuore nel tendere (tendere-a, attendere, sperare) a Lui perch certamente interverr e attuer le sue promesse salvando.

Commento ai versetti
[1] Dal primo stico impariamo che attribuito a Davide; alcuni manoscritti aggiungono prima che sia stato unto (re); si evocano le scene di Davide che fugge da Saul (1Sam 18, 10 26,25) e da Assalonne (2Sam 15-20). Davide, fedele al Signore, non pu opporsi al re, e proprio perch fedele a entrambi sente il peso della guerra che gli viene mossa contro commistionata alla fiducia che il Signore risolver la situazione. Si nota una forte consonanza fra questo salmo e la prima parte del Canto di Davide (2Sam 22, 2-7): YHWH rocca, fortezza, liberatore, rupe, rifugio, salvatore dalla violenza, dai nemici, dalla morte che circonda e assedia; quando si grida a YHWH, Lui ascolta la voce dalla suo dimora e interviene. YHWH innanzitutto affermato come luce: richiama immediatamente lopera della creazione, attraversa tutta la Bibbia (soprattutto nei Sapienziali) arrivando fino allApocalisse. Prima veste di Dio, frammento visibile della sua Gloria, viene usata per sottolineare la funzione di guida sicura, di chiarezza e di intelligenza per discernere ed agire correttamente (Gv 3, 19-21 e 1Cor 4, 3-5); questa funzione nellAT, oltre alla presenza di Dio stesso (vedi Es 10, 23; Es 13, 1920, Sal 104), la Torah (vedi Sal 119). Nel NT la persona stessa di Ges di Nazareth (vedi Mt 4,16; Lc 2,9; Lc 2, 32; Gv 1; Ap 21, 24; Ap 22, 5) a cui il discepolo chiamato a conformarsi per diventare esso stesso sua immagine (vedi Mt 5, 14-16; Lc 11, 33-36; Ef 5, 1-21; 1Gv 1, 5 - 2, 11). Come Ges, Parola rivolta verso il Padre (Gv 1,1), riflette la Gloria, lo splendore della luce di Dio, cos il credente che rimane rivolto verso Ges riflette la sua luce: nellabbandono alle mani del Padre, Cristo ha trovato riparo, rifugio, baluardo contro i nemici e contro lultimo nemico, la morte. Qui si pu vedere Ges orante nellorto del Getsemani che invoca e si riorienta al Padre, fino allultimo gemito: Nelle tue mani affido il mio respiro (Lc 23,46). Il fedele cristiano chiamato quindi a inserirsi in una supplica non verso un Dio che gli far evitare il male, ma nel Dio di Ges Cristo che glielo far attraversare: la vita non viene preservata nella terra dei viventi, ma resa eterna nellattesa della risurrezione, una vita pasquale.

[2] Il salmista, per presentare com laggressione dellantagonista, ricorre allimmagine della belva che sbrana, che dilania: si trova unespressione analoga in Gb 19,22 (Perch vi accanite contro di me, come Dio, e non siete mai sazi della mia carne?). Il malvagio principalmente colui che, infrangendo la Legge, si schiera contro YHWH: lo stolto che persevera nella sua stoltezza e follia; il giusto gli diventa scomodo, gli dinciampo, perch lo rimprovera con la sua sola presenza e per cui deve eliminarlo (Sap 2). Qui possiamo ricordare i grandi giusti che hanno tribolato e superato positivamente le prove proprio a causa della fedelt al Signore: Giacobbe, Giuseppe, Davide, Giobbe Proprio a causa dellamore particolare di Dio per i suoi eletti, non gli risparmia le prove, ma riesce ad usarle come occasione per provare la sua benevolenza ed aumentarne la fede. Ges pietra dinciampo secondo le profezie (Is 8, 13-15, Ger 6, 21, Mt 21, 42): con il suo comportamento fa inciampare quanti sono schiavi di una religiosit apparente ma non filiale. Il rapporto col Padre lo rende uomo libero e liberante, in piena comunione damore con Dio e coi fratelli; questo amore cos diverso da quello degli uomini (Mt 5, 38-48) chiamato ad amare perfino i propri nemici, perch il peccatore malato ed ha bisogno di essere aiutato (Mc 2, 17). Se rifiuter le cure sar lui stesso con la propria condotta ad aumentare il suo male, a punirsi (Gv 9, 41). [3] In questo versetto viene calcata limmagine dellesercito e della guerra: la pi cruda per esprimere la grandezza e la ferocia di chi vuole distruggerci e portarci alla morte, e verso cui giustamente si ha il massimo grado di paura. C il parallelismo sia onomatopeico sia semantico fra accampa un esercito non teme e scatena una guerra ho fiducia: di fronte a due situazioni terrificanti dove la morte accovacciata (Gen 4, 7) e pronta a sbranarci (Sal 17, 12), il cuore del fedele tranquillo e non vacilla (Sal 131, 2). E una situazione paradossale, non credibile se non per chi lha gi affrontata e superata. E lesperienza del vero profeta che davanti alle grandi calamit che sembrano sopraffare tutto e tutti (Ger 14, 18), riesce a riaffermare la sovranit di Dio (Ger 32). E quindi dallascolto della voce del Signore che dipende la capacit di assumere il suo sguardo sulla vita e sulla storia, quindi di lasciarsi trasfigurare il cuore (Prov 1, 32-33; Eb 3, 7-15). Ges, vero esegeta del Padre e sua Parola vivente, incarna questo sguardo con la sua vita. Il rifiuto degli uomini non n sottovalutato n assolutizzato: Ges non ignora che alcuni gli sono avversi (come ripetono gli annunci della Passione), ma non per questo si lascia sopraffare (Lc 13, 10-17); la paura non viene azzerata, ma viene compresa dentro alla fiducia nel Padre. Come scrive G. Marcel: Amare una persona significa dirle: Tu non morirai!, perch lamore che le porto mi rivela che essa ha una dimensione superiore a quel fenomeno biologico che si chiama morte. Il Padre ama il Figlio, per cui non lascia che il suo santo veda la corruzione (Sal 16): il Figlio invoca ci che il Padre gli ha promesso (Ct 8, 6-8) e che nessuno pu togliergli. Il discepolo entra, grazie allazione dello Spirito Santo, nella relazione filiale del Padre con il Figlio (Rom 8): partecipi del suo stesso amore saldo ed eterno (vv. 35-39) il quale ci ha giustificati (v. 31), da cui non si pu pi ricadere nella paura (v. 15) ma solamente essere protesi alla Gloria futura che ci attende (v. 18). E il risultato della Pasqua di Ges Cristo. [4-6] Il salmista confessa il suo desiderio, cosa cerca e chiede al Signore, qual la sua vocazione (Sal 63): abitare con Dio (ritorna il Sal 23), contemplare la bellezza di JHWH, ammirare il suo santuario, esser al sicuro nella sua dimora/tenda. In questi versetti il tema di ci che il salmista vive legato strettamente al Tempio, di cui lespressione sacrifici con lovazione (zi rh) ne lemblema (caso unico nella Bibbia). Zebach il termine tecnico per il culto, un sacrificio; di solito accompagnato da un altro termine per dettagliare quale tipo di sacrificio si sta celebrando (comunione, espiazione per il peccato, di riparazione, ringraziamento). Teruah usato principalmente in ambito militare e designa il suono del corno da guerra (Lev 25, 9; Num 10, 5.6.8; Num 31, 6; Sal 150, 5) o lurlo di incitamento alla battaglia (Num 23, 21; Gs 6, 5.20; Ger 20, 16; Ez 1

21, 27; Gb 39, 25); in questo caso, accordandosi al contesto di fiducia e agli altri 2 termini usati successivamente (rh cantare, zammrh salmodiare), si preferisce intendere un grido di felicit, di esultanza. La nuove versione della CEI traduce con sacrifici di vittoria, raccordando la gioia della vittoria dai pericoli e il sacrificio di ringraziamento a Dio, salvatore del suo popolo e dei giusti. Ritorna subito alla mente Davide e la promessa di YHWH per mezzo di Natan (2Sam 7): fare esperienza di Dio, godere della sua presenza, cercare di rendere sempre pi stabile questa relazione (costruire una casa luno per laltro). Abitare (Gv 1, 38), scoprire dove puoi trovarlo, condividere con lui la vita, la porta di ingresso che conduce alla contemplazione (Mc 9, 2-8): vedere attraverso la realt, la natura simbolica, il dono del Creatore provvidente (Sal 104). Solo allora lammirare il tempio, luogo privilegiato dellincontro con Dio, ammirare la sua presenza, gustare la sua Gloria da dietro un velo che lo rende inaccessibile. Nel periodo del pellegrinaggio nel deserto Dio dava appuntamento a Mos nella sukkah (la capanna) e da l Egli rispondeva nei momenti di crisi (Es 33, 7), dal Santo dei Santi (Es 25, 10-22). La roccia riporta allaltura di Sion, a Gerusalemme: si trasposta lesperienza della tenda nel deserto al periodo del Tempio, rifugio per Israele e luogo stabile di Dio (Sal 48). Proprio da questa citt, dalla presenza del Signore allinterno di essa, si snodano le storie drammatiche dopo lEsodo (Gdc, 2Re, Ester, Ezechiele, Geremia): se il popolo ascolta YHWH, esso sar salvato; se il popolo non ascolter sar proprio per questo rifiuto che YHWH rifiuter di agire. Davanti allammirazione della preziosit del Tempio e delle offerte Ges risponde non sar lasciata pietra su pietra (Lc 21, 5-6): non pu essere scambiata le bellezza del Tempio con la Bellezza, la fiducia della presenza del Tempio con la presenza del Signore in mezzo al suo popolo, lamore nella pietra con lamore verso Dio. Per questo Ges compie una purificazione del Tempio, che richiesta di conversione (Gv 2, 13-21): Lui il vero Tempio, la presenza di YHWH in mezzo al suo popolo, Lui la tenda dellincontro, il sacrificio che fa entrare in reale comunione con Dio. Lui diventa rifugio per il peccatore (ciechi, infermi, indemoniati, esclusi, discriminati), il solo che pu far tornare alla vita in maniera piena (la samaritana Gv 4, ladultera Gv 8, Zaccheo Lc 19). Con la morte e la risurrezione, Ges manifesta la diversit della vittoria: non schiacciante contro gli avversari, ma realizzante le promesse di Dio con la pienezza di vita, la comunione con la sua stessa vita. Lo Spirito Santo effuso sui discepoli dona alla nostalgia/desiderio (v. 4), la forza per uscire ed annunciare, attraversando le tribolazioni (v. 5) avendo lanticipo della gloria futura (v. 6). [7-14] Nella seconda sezione appare un cambiamento repentino dello stato del salmista: se prima esprimeva la fiducia totale e il desiderio di abbandono in Lui, ora il cuore entra in dialogo fra langoscia e un duplice invito (vv. 8 e 14) di rivolgersi al Signore; proprio il termine cuore che viene associato negli inviti fa presupporre un dialogo interiore in cui risuona la voce di Dio. La richiesta di aiuto avviene attraverso 10 termini, 5 positivi e 5 negativi, che rendono questo appello un movimento fluido, come ondate del mare che avanzano con forza, si ritraggono con altrettanta forza, in un movimento di tensione positiva e negativa. Se nella prima sezione veniva usata limmagine della guerra (oppressione di tutto il mondo circostante il proprio spazio vitale) come punto massimo di disperazione in cui possibile trovarsi, ora vengono presentate due situazioni: il contesto familiare e la propria societ. Sebbene non cos appariscenti, queste due immagini parlano di una realt vicina, pi vitale e quindi pi concretamente drammatiche, da cui appunto nasce la richiesta di aiuto. E cos si copre la totalit delle situazioni: io (relazioni famigliari), noi (societ), altri (guerra dallesterno). Anche le parole usate nelle due sezioni sono molto diverse; comprensibile dato che lo stato del cuore molto diverso. Gli unici termini che ricompaiono sono: salvezza (yi), vita ( ayym), avversari (ry); il tema di fondo rimane quello della richiesta di salvezza per la propria vita minacciata dai nemici.

I versetti iniziali (7-8) e conclusivi (13-14) fanno da stacco in questo parlare del cuore in cui unaltra voce parla, e cos pu avvenire il dialogo ed la trasfigurazione di ci che si sente. La prima voce esterna invito a rivolgersi al Signore, a cui segue il movimento di angoscia; la seconda volta la voce usa limperativo, da lordine di attendere (tendere-a, lanciare il cuore verso, bramare sulla certezza, sperare) il Signore, che il perfezionamento dellinvito iniziale: spera nel Signore, abbi piena fiducia, perch Lui certamente ti salver. [7-8] Ci sono molte ripetizioni che fanno concentrare lattenzione, come se la ripetizione approfondisse sempre di pi ci che si vuole comunicare: dire una cosa una sola volta non sufficiente, bisogna ripassarci sopra, come colpi di martello, per far entrare in profondit e con forza ci che si prova, ci che si sta vivendo. Il nome YHWH la seconda e penultima parola di questi due versetti: accentua con chi si sta parlando; Voce (qwl) e grido/pianto (eqr): rafforza lo slancio, la tensione del salmista; Lassonanza di wnnn (abbi piet di me) e wann (rispondimi): come per indicare che la sua riposta dipendente dallavere questo gesto compassionevole, la sua misericordia gli far dare una risposta al pianto; La disposizione simmetrica di cercare (baqq aqq), al cui interno vi si trova la coppia volto (pny pne): un movimento poetico, come un passo di danza dove si ondeggia da destra a sinistra e poi da sinistra a destra, dove linvito impersonale viene fatto proprio e diviene proprio appello. Alcuni autori propongono variazioni di come linvito di YHWH e la risposta dellorante si giochino; riportiamo una breve ricerca di Poletto:
Il v. 7a presenta difficolt quasi irrisolvibili, anche se testualmente meno terremotato di quanto si potrebbe pensare. Lebraico dei masoreti (=TM) legge: A te [o di te] disse il mio cuore: cercate il mio volto, anche se registrata la proposta Cerca il suo volto. Il testo greco dei Settanta (=LXX) legge: A te disse il mio cuore: ha cercato il mio volto; la Volgata li segue: Tibi dixit cor meum, exquisivit te facies mea (la latina piana: Tibi loquitur cor meum; te quaerit facies mea). I latini, in dipendenza dai greci, orientano a pensare a un parallelismo cuore-faccia, ambedue del salmista: lorante sintrattiene con Dio, cerca Dio. Ma, a parte la poca corrispondenza alloriginale, non si capisce bene quanto segue: Io cerco il tuo volto. Per i masoreti non fa senso ci che dice il mio cuore, a causa del comando che segue e che ha senso solo se di Dio, rivolto al suo popolo. Le versioni moderne cercano di rendere intelligibile ci che lo assai poco. Chiarissimi Mesters e Bianchi: Dentro di me una voce mi diceva: Continua a cercare la presenza di Dio e Nel mio cuore ricordo che hai detto: Cercate il mio volto. possibile che fosse cos, ma il testo ebraico attuale assai meno benigno. Lancellotti vicino ai latini: A te parla il mio cuore, te cerca il mio volto. Pi filologicamente severo Castellino: Di te (mi) disse il cuor mio: Cercate il mio volto. Ravasi coerente con gli attori: Di te ha detto il mio cuore: Cerca il suo volto, ma allontanandosi sia dal masoretico sia dalla proposta antica. Alonso-Carniti sono i pi liberi e congettura per congettura ricostruiscono la frase: [Lorante:] Abbi piet di me, rispondimi. [Il Signore risponde:] Cercate il mio volto. [Lorante:] A te dice il mio cuore: S, io cerco il tuo volto, non nascondermi il tuo volto, che il massimo della comprensibilit e della gratuit. Apprezzabile mi sembra la proposta di lettura fatta dal gruppo di lavoro per la revisione della versione C.E.I.: Il mio cuore ripete il tuo invito: Cercate il mio volto (pro manuscriptu, 2000), dove il di te o a te diventa un con te o secondo te, contenendo al minimo la proposta congetturale. Mi sembra certo che la ricerca si porta sul volto di Dio (non dellorante: non ha senso nel contesto); che c un comando, non solo una descrizione (cercate, non ha cercato). Non chiaro invece quando intervenga il cuore delluomo, a chi parli. Il TM farebbe senso solo se il cuore dellorante si rivolgesse a tutti gli uomini e cos il comando non fosse divino ma

umano. Ma loggetto della ricerca dovrebbe essere il suo volto, non il mio. Pur nelloscurit su particolari non secondari, intenderei limposizione come proveniente da Dio e rivolta a tutti gli uomini; in qualche modo essa trova eco nel cuore del salmista.

Ci che importante mostrare questa dialogicit fra Dio che fa lappello al suo popolo di cercare il suo volto (1Cr 16, 11; 2Cr 7, 14; Sal 105, 4; Ger 5, 3; Os 5, 15) e il fedele che risponde (2Sam 21, 1; Sal 24, 6). Vedere il volto di Dio il grande desiderio del credente in tutto lAntico Testamento. Vedere Dio con gli occhi negli occhi (Is 52,8), Mostrami la tua gloria invoca Mos (Es 33,18), e Giobbe al cuore della sua sofferenza, leva la sua protesta: Non un uomo come me, che io possa rispondergli: Presentiamoci alla pari in giudizio. Non c fra di noi un arbitro che ponga la mano su noi due (Gb 9,32-33). La teologia del volto ricchissima; laspetto che qui sembra preminente lincontro con Dio stesso e non un suo mediatore, che causa la trasfigurazione di s e della situazione (Es 34, 19; Es 14, 31) per via della sua stessa natura: misericordia e salvezza. Il suo volto la sua stessa presenza, dolce e autorevole nella sua maest, che infonde fiducia e concede salvezza. Leggendo queste frasi dopo linsistenza dello stare nel suo Tempio, naturale pensare alla Shekhinah, la manifestazione dove Dio dimora; andando avanti nella preghiera invece si percepir lo smarrimento, laver perso dove si possa incontrarlo. Forse meglio dire che lincontrarlo nel Tempio meno rilevante rispetto allattesa del suo intervento nella situazione in cui si sta vivendo. Ma il Dio che nessuno ha mai visto n pu vedere (1Tm 6,16; 1Gv 4,12) si reso visibile in Ges Cristo. Noi abbiamo visto la sua gloria (Gv 1,14), canta Giovanni e pone sulla bocca di Ges queste parole: Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv 14,9). Ges nella sua vita terrena ha abitato la casa del Padre, nutrendosi della sua volont, stato nel Padre. Lui stato il vero volto di YHWH che ora prende il vero nome: Padre. Lui, vero Tempio, vero volto di misericordia che realizza la profezia antica di liberazione totale (Is 61, 1-3.10-11; cfr. Lc 4, 16-22). E sempre, ogni volta che si cade nel peccato, ogni volta che si tenta di sfigurare il volto di Dio per giustificare il desiderio di autolatria, il suo invito quello di guardare a Lui: un Dio che non viene per giudicare il peccatore (Gv 3, 17; Gv 12, 47), ma che si consegna nelle sue mani (3 annunci della passione; Mc 14, 41; Gv 4, 21; Gv 12, 27): il volto del Crocifisso. Ges ha promesso ai suoi discepoli: Io-sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,29): dalla risurrezione presente nei cuori di chi ha fede in Lui mediante il dono dello Spirito, Spirito che grida: Abb, Padre (Gal 4, 6). Divenuti figli nel Figlio, condividendo con Lui la stessa missione per il mondo: essere volto credibile, liberante, vivificante e salvifico dellunico Padre rimanendo sempre bisognosi di protendere a Lui (Fil 3, 7-14) e di lasciarsi lavorare internamente dello Spirito (Fil 3, 15; 1Cor 15, 10). [9-10] Incessante il non (al-) che viene pi volte ripetuto nella prima parte: nascondere, respingere, lasciarmi, abbandonarmi. Il salmista, proveniente da un clima di fiducia, esperisce per un altro sentore che si affaccia, cresce ed in cui sta scivolando; ripete al Signore (con un tu, molto diretto) che mio aiuto e Dio della mia salvezza. Sembrano contraccolpi di fiducia in mezzo alle prove sferzanti che lo stanno inghiottendo. Quando YHWH nasconde il suo volto? Quando respinge con ira il suo servo? Quando abbandona chi lo invoca? NellAT il Signore abbandona il suo popolo quando esso commette peccato e non accetta di ravvedersi dalla sua condizione, quando non ascolta la sua voce (Sal 81, 11-16). E dunque per causa del peccato del salmista che si sente abbandonato? Non trovando nessuna confessione della propria colpa n altra allusione, si pi propensi a pensare ad una situazione di prova dove Dio si ritira per [far] conoscere tutto quello che egli aveva in cuore (2Cr 32, 31). Scioccante poi come limmagine dellabbandono sia reso per mano dei genitori, una situazione quasi impossibile per la sua paradossalit (i figli sono la benedizione di Dio, lassicurazione di una posterit, un vago permanere nello Sheol piuttosto che svanire nel nulla), a

cui per si risponde con lintervento di Dio che lo ha raccolto. Riecheggia Is 49, 14-15 ed in particolare: Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticher te. Di fronte a questo sprofondare insensato e sempre pi pauroso, la parola abbandono trova un richiamo alla fiducia nel Signore che non pu abbandonare, lasciare, respingere, nascondersi (Sal 103). La ricorrenza di salvezza e del nome YHWH richiamano linizio del salmo, quasi a voler ripartire da quella fiducia in una situazione diversa, in un momento in cui il cuore non cos saldo come nella condizione precedente. Il termine volto prosegue lo sviluppo precedente; il nome YHWH alla fine, in un clima pi propositivo, apre la strada per lulteriore passo che verr fatto nei versetti seguenti. Ges stesso sia destinatario che supplicante di questa momento. E il destinatario delle richieste di folle che lo cercano per esser guarite e salvate (Mt 15,21-31), delle persone ormai considerate come morte che Ges rintroduce nella vita (Mc 1, 21 10, 52; Gv 2-12): immagine del Padre che viene per raccogliere gli abbandonati, come YHWH curava i poveri (anawim). Ges stato anche supplicante: facile poter immaginare di mettere in bocca queste parole durante lagonia nel Getsemani, e raffrontarle con le parole sulla croce dove cita il Sal 22: Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato? Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido; in entrambi i salmi il grido di supplica, la richiesta di salvezza in mezzo alla paura dellabbandono e dellabbandono definitivo la morte , si apre alla constatazione che YHWH risponde e salva. Mediante il battesimo anche il fedele chiamato a condividere la sua stessa sorte: Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, [] se siamo morti con Cristo, crediamo pure che vivremo con lui, sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore pi; la morte non ha pi potere su di lui. [] Cos anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Ges (Rom 6, 4-11: in particolare con luso della particella syn-). [11-12] Limmagine della fiducia collegata ai termini cultuali e del Tempio che danno unidea di staticit lascia il posto a immagini dinamiche: via, cammino. Il Signore, da presenza rassicurante e stabile, diventa guida in un cammino tortuoso, compagno di viaggio e difensore dalle insidie. Il nemico ora il falso testimone: dopo lesercito e la famiglia, il contesto sociale il motivo dangoscia e paura. Se recuperiamo lepisodio di Susanna (Dan 13) possiamo capire che il falso testimone una minaccia che pu portare concretamente alla morte. La verit (emet) deriva dal verbo aman (essere solido, sicuro, degno di fiducia), quindi la qualit di ci che stabile, provato, ci su cui ci si pu appoggiare: in tal senso una pace di verit (Ger 14, 13) una pace salda, duratura; una via di verit (Gen 24, 48) una via che conduce sicuramente alla mta; in verit significa talvolta in modo stabile, per sempre (Is 16, 5; cfr. luso nei Vangeli). Latteggiamento religioso degli ebrei non ammette dubbi: YHWH, e solo Lui, sicuro, solido, lunico a cui ci si possa appoggiare, e per questo sono veritiere le parole che indirizza al suo popolo attraverso i profeti, e per questo lebreo osservante le accoglie con fede. Essere menzognero vuol dire rifiutare Dio stesso, opporsi a Lui, e quindi rompere la shalom. Un passo ulteriore pu essere dato dal concetto di verit russa: il termine istina non solo esprime ci che esiste (cfr. il latino est e il tedesco ist), ma anche ci che respira (cfr. atmen del tedesco). Conoscere listina dunque entrare in contatto con una verit vivente. In tal caso essere falsi rinnegare innanzitutto la relazione con la Vita, quindi col proprio essere facendo morire una parte di se stessi, e con essa anche una parte dellaltro (data la natura relazione delluomo). Curioso come respirare violenza un caso unico nellAT, che viene riutilizzato da Luca in At 9,1: Saulo, sempre spirante minacce e stragi contro i discepoli del Signore [] Lui limmagine del falso testimone, di chi mette a morte il giusto. Ges, il testimone verace, Parola fedele del Padre, viene accusato da falsi testimoni (Mc 14, 56), viene fatto passare per un bestemmiatore; questo la sorte del giusto, come predice il quarto carme del servo sofferente: Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma YHWH ha fatto ricadere su di lui l'iniquit di noi tutti. (Is 53, 6). Il mentitore si

slega dalla relazione fondante con Dio, e si slega dalle relazioni coi fratelli, ormai incapace di capire qual la Verit, la Via, la Vita; mette a morte il giusto accusandolo che sia falso. Ma il destino pasquale, la risurrezione, latto con cui si manifesta la volont di Dio rende giusta testimonianza (come di fatto conclude il carme di Isaia). Ges pat, supplic e fu esaudito (Eb 5, 7-10). Noi siamo chiamati a percorrere la stessa sua via attraverso la sua porta (Mt 7, 13-14), a caricarci della croce quotidiana (Lc 9, 23-25), a farci suoi imitatori nella perseveranza e nella speranza (Eb 6, 11-12), armandosi e combattendo la buona battaglia con le sue armi (Ef 6,10-18), con la caparra del dono dello Spirito Santo (Gv 14, 15-31), consci che nulla pu separarci dallamore di Cristo (Rm 8,31-38). [13-14] Il turbinio di paura che si mischia allesclamazioni di fiducia subisce una svolta inattesa: la certezza torna a primeggiare, si ristabilisce lessere saldi attraverso lobbedienza ad un comando. Il primo termine ll, legato a hemant (aver fede) ambiguo: pu essere reso come esclamazione (Oh, se non avessi avuto fede) o pu esser inteso simile ad un giuramento (Se non Giuro che ho avuto fede); la nuova traduzione CEI rende con Sono certo che si posiziona in una via intermedia. Implica in ogni caso una stabilit nella sua promessa, si riesce a perseverare certi di ottenere ci che si chiesto, ossia vedere la bont di YHWH. Luso di questa formula simile al giuramento (dopo la riflessione sulla falsa testimonianza) unita ai quattro imperativi (spera-sii forte-si rinsaldi-spera) come se puntellasse definitivamente la fiducia iniziale anche in questa situazione che la mette alla prova; insistente, un comando che va rispettato, che ci da forma e che ci obbliga ad assumere un atteggiamento anche contro a ci che il primo impatto. La ricerca del suo Volto, quindi di YHWH e della sua salvezza, ha attraversato la prova e quindi ne viene modificata la ricerca: non pi nel Tempio, ma nella terra dei viventi. Da una parte scontato che per sperimentare la salvezza di YHWH bisogna essere ancora in vita, in quanto secondo la mentalit del salmista non c vita dopo la morte. Da un lato per, secondo quanto si diceva nel commento ai versetti precedenti, ci si discosta da una salvezza in un luogo, in una staticit, per cercarla ed attenderla nella dinamicit della vita e della situazione contingente. Il termine terra evoca la promessa del tutto inattesa e gratuita che Dio ha iniziato con Abramo (Gen 12, 1-3), poi la Promessa della Terra (Es 3, 8) e delle promesse che continua a portare avanti (Gs 1, 1); il dono preveniente di Dio, che precede ogni nostra supplica e ogni nostro merito. Lultimo versetto la punta di diamante del salmo. Spera nel Signore (qawwh elYHWH) ne linizio ed il termine, un comando ripetuto che vuol far radicare latteggiamento di esser sempre pi protesto verso il Signore, di tendere a Lui, di attenderLo, di convertirsi a Lui di sperare (Sal 37, 34; Is 25, 9); come un girasole in un giorno nuvoloso che di fronte ad una tenue luce non si stanca di cercare la sua sorgente, ma con ancora pi forza si volge al suo sole. Per questo ci sono altri due ordini: essere forti (zaq) e rinsaldare il cuore (wyam libbe). Il primo tipico del rendersi forti per ordine del Signore, per affrontare la sua missione (Gs 23, 6; Is 35, 3-4; Ag 2, 4; Dan 10, 19); il secondo richiama pi alla robustezza, alla fortezza, al coraggio. Un cuore quindi che in grado di affrontare le difficolt e di non cadere di fronte alle scosse della vita, perch sempre rivolto verso il suo Signore in cui ha il suo principio ed il suo fine. Chi pronuncia questo comando? Come nel versetto 8 non si possono dare spiegazioni certe (e limitanti); si dentro ad un dialogo, un dialogo nel profondo del cuore, in cui si rivolti al Signore: quindi facile che si senta echeggiare la sua risposta allinvocazione. In tal caso la Parola di Dio di fronte allangoscia di recuperare la memoria della sua presenza salvifica nel passato per rafforzarla anche adesso. E cos un invito ad essere attento, vigile, per poter cogliere i segni che Lui opera, dimostrando che Lui continua ad essere Io-ci-sono. Alcuni autori suppongono che si tratti di un aggiunta posteriore, forse liturgica, ma anche in questo caso si chiamati a far proprio questo ordine dando questa forma alla vita (Is 45, 19).

Nel Vangelo di Giovanni Ges usa lAmen premesso, come se volesse intendere cos perch te lo dico io, non c bisogno del tuo s; Ges pu essere definito come lAmen di Dio Padre, il suo assenso, la sua fiducia alluomo, la promessa stabile che non viene mai meno, e che porta a compimento il disegno di salvezza, di comunione fra luomo e Dio. Lui la speranza, il fondamento saldo in cui si pu incontrare Dio, Lui luomo costantemente rivolto verso il Padre e che pi di ogni altra cosa attende Lui ed il suo Regno. Anche dalla croce non ritira mai il suo desiderio di condurre ogni uomo al Padre: Padre, perdona loro, perch non sanno quello che fanno (Lc 23, 34); dal ladrone che lo insulta accetta linsulto, e al ladrone che umilmente spera dona la salvezza (Lc 23, 43). Con la sua risurrezione, Ges d ai suoi il mandato: riceverete potenza quando lo Spirito Santo verr su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremit della terra (At 1, 8). Il dono dello Spirito Santo abilita a vivere lo stesso dinamismo di Ges: grazie ad esso ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza. Or la speranza non delude, perch l'amore di Dio stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci stato dato. (Rom 5, 3-5). LIo sono con te continua a risuonare: dalla memoria della storia che mi precede (Gen 26, 24; Es 3, 6; Gdc 6, 14; 2Sam 7, 9; Is 41, 10; Is 43, 5; Ger 1, 19; Ag 1, 13; Mt 28, 20; Gv 17, 24; At 18, 10), alla mia storia passata, alloggi aprendomi al futuro. ehyeh er ehyeh (Es 3, 14).

Analisi (verbi & vocaboli; soggetti, azioni, scenari)


Riportiamo qui sotto una tabella dove si scomposto il salmo in base ai verbi, ai vocaboli, ed ai soggetti (chi agisce e verso chi). Si ritiene utile avere questo schema sottostante durante il commento per capire il movimento rispetto ai versetti che precedono e seguono. v. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Verbi YHWH ; no paura, no timore assalire, divorare; inciampare cadere accampa, teme; scatena, fiducia Chiesto, cerco Abitare, contemplare, ammirare Offre riparo, nasconde, innalza Alzare testa, circondano. Immoler, canter Ascolta Abbi piet rispondere Ripete, cercare (x2) Non nasconderti, non respingere, non lasciarmi, non abbandonarmi. Abbandonato, raccolto. Mostrami, guidami; tendere insidie Non gettarmi, si sono alzati, soffiano violenza Certo, contemplare Vocaboli Luce, salvezza, difesa, vita Malvagi, carne avversari, nemici Esercito, guerra Casa YHWH, giorni della vita, suo Santuario Dimora, tenda, roccia Sacrifici, inni Voce, grido Invito, Volto (x2) Volto, servo; salvezza Padre & Madre Via, retto cammino Preda, falsi testimoni Bont, terra dei viventi Soggetti Signore Io Malvagi Esercito, guerra Io Signore Signore Io Io malvagi Io Signore Io Signore Io Signore Signore Io Altri Io Signore Io Signore Io Signore Io Altri Io Io Signore

14

Spera, sii forte, rinsaldi, spera

Cuore

? Io Signore

Bibliografia
Bible suite analisi delle parole in ebraico e parallelismi nei testi in diverse lingue. http://biblesuite.com Cercate il mio volto (Card. Severino Poletto) Commento in occasione dellostensione della Sindone nellanno 2000; disponibile anche su internet. IntraText analisi delle concordanze bibliche in italiano http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_PFQ.HTM Salmi (A. Schokel) storia del testo, raffronto dellanalisi del testo. Shuv Store musicalizzazione del salmo secondo un rinnovo della tradizione, usato per entrare nel modo di pregare questo salmo secondo la tradizione ebraica, e quindi nei moti del cuore (capire gli accenti emotivi, le pause che delimitano una maggiore solennit, cambi di melodie, rupetizioni, ecc). Il video in particolare disponibile anche su YouTube. http://www.shuvstore.com

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