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DIPENDENZE AFFETTIVE. Dipendenze Affettive http://www.pieropriorini.it/index_file/dipendenzeaffettive.

html di Piero Priorini Nonostante l assenza di veri e propri criteri diagnostici con cui individuare una Dipendenza Affettiva differenziandola dal pi comune fenomeno dell amore umano, sar i nteressante osservare come gli studi degli psicoterapeuti si stiano affollando d i individui (uomini e donne) che presentano tutti i sintomi del pi grave tormento amoroso. Un tormento, tuttavia, che nell amore non sembra proprio essere fondato. Se prima di oggi i fenomeni di depressione e quelli di ossessivit compulsiva, i d isordini alimentari (bulimia e anoressia), gli attacchi di panico, le disfunzion i sessuali e i disturbi somatoformi, occupavano la stragrande maggioranza delle ore di lavoro di un terapeuta, oggi appunto un numero considerevole di casi semb ra rimandare ad uno stato di vera e propria dipendenza; solo che questa invece d i essere imputabile ad una sostanza (alcool, droga o medicinali) o ad un comport amento (gioco delle carte, dei dadi, dei cavalli ecc ), lo ad una persona; spesso, anche se non sempre e non necessariamente, irraggiungibile per colui o colei ch e ne dipende. E quello che colpisce il clinico, in tutti questi casi, non tanto l assoluta incap acit del paziente di sottrarsi ad una relazione che egli stesso in grado di ricon oscere senza speranza, insoddisfacente, umiliante e spesso autodistruttiva, bens anche la gravit dei fenomeni che a questa fanno da sfondo: ansia generalizzata, d epressione, insonnia, inappetenza, malinconia, fissazione del pensiero. Certo molte di queste manifestazioni sono proprie delle vicissitudini dell amore ma , come vedremo, appunto il quadro di riferimento ad essere assente: e l dove non lecito parlare di amore, siamo allora in presenza di una Dipendenza Affettiva.

Come si pu dedurre da questa breve introduzione, tutto rimanda alla possibilit e c apacit di distinguere tra fenomeni che solo all apparenza sembrano simili, ma che s ottendono meccanismi di ben diversa natura. Da una parte l amore umano, come manif estazione da parte di un individuo di trascendere se stesso e, insieme ad un alt ro, creare una realt nuova e diversa da quella precedentemente esistente. Dall altr a la dipendenza affettiva, come manifestazione da parte di un altro individuo di rimanere bloccato in se stesso e nel proprio dolore, perch irretito in una dinam ica simbolicamente identica a quella che nel passato ne ha fissato o condizionat o la crescita. La semplicit della definizione non deve per trarre in inganno: perch in superficie i due fenomeni appaiono davvero simili e le distinzioni non sempre sono cos nette e marcate come ci si potrebbe aspettare. Pu addirittura accadere che i due fenom eni a volte, anche se solo in minima parte, si sovrappongano, rendendo laboriosa l individuazione delle possibili soluzioni. Per orientarci dobbiamo comunque fare riferimento ad un concetto quanto pi possib ile esaustivo, ma nello stesso tempo elastico, dell amore. Cos infatti l amore? O megl io, pi che interrogarci sulla sua natura cosa che sempre riuscita meglio ai narra tori e ai poeti possiamo chiederci: in quali condizioni si realizza? Quali sono i requisiti psichici che permettono agli uomini e alle donne di realizzare quest a straordinaria esperienza di trascendimento di s? Personalmente, pur senza nessuna pretesa di aver letto ed elaborato tutto ci che stato scritto sul tema dell amore, per illustrare tali condizioni sono solito fare riferimento a due testi principali: uno Il significato dell amore del filosofo russ o Vladimir Solov ev; l altro Illusioni d amore della psicanalista Jole Baldaro Verde. Secondo quest ultima solo coloro che raggiungono la maturit genitale (in senso psic analitico) possono riuscire a realizzare un vero e proprio rapporto d amore. Color o cio che hanno felicemente superato tutte le precedenti tappe del processo evolu tivo e sono perci in grado di provvedere a se stessi sotto tutti gli aspetti, di

essere autonomi nelle scelte, capaci di decisioni, soddisfatti di un lavoro che assicura loro non solo la sopravvivenza, ma anche gratificazioni e successo. La c oppia genitale scrive J. B. Verde rappresentata da due persone che per oggetto d a more hanno l universo intero, attratti da ogni cosa nuova, arricchiti da ogni inco ntro, e che non hanno bisogno di creare intorno a se una prigione fatta di regol e rigide dentro la quale si devono adattare. La loro sicurezza nasce, paradossal mente, dall accettare l insicurezza, l ambivalenza, il rischio. Due persone per le qua li la fedelt non un dovere, un impegno, una delle mura della prigione sicurezza ma una scelta rinnovata ogni giorno, un libero dono che viene fatto ad un altro che risponde altrettanto liberamente. Il che rimanda alle considerazioni di V. Solev ev per il quale l amore si pone come l unica forza al mondo capace di estirpare alla radice il nucleo egoico di ogni si ngolo individuo, uomo o donna che sia, e, trascinandoli oltre se stessi, di farg li realizzare una vera e propria, autentica trascendenza. Sar interessante osservare, a questo punto, che affinch il nucleo egoico possa ess ere trasceso deve prima necessariamente esserci. Deve essersi formato e consolid ato all interno dell anima umana in modo da offrire stabilit, autonomia, sicurezza e non ultimo fiducia e gioia di vivere. Solo ci che esiste pu allora essere superato e appunto trasceso in un esperienza quella dell amore - che si pone come una ulteri ore e pi significativa tappa del processo evolutivo umano. grazie all esistenza di questo nucleo egoico che, nell amore sano, possibile donarsi senza la paura di perdersi, abbandonarsi senza opporsi, affidarsi senza resiste re. Solo chi forte recita l antica saggezza del Tao pu cedere, solo chi elastico pu flettersi senza spezzarsi, solo chi possiede se stesso pu donarsi interamente e s enza riserva alcuna. E solo chi si conquistato questo centro interiore in grado di valutare serenamen te il significato specifico della propria esperienza d amore; e magari con estremo dolore di rinunciarvi l dove questa, per una qualunque ragione, si rivelasse lim itata e limitante, dannosa, umiliante o addirittura distruttiva. Perch l obiettivo intrinseco dell amore, come esperienza umana, pur sempre quello della crescita e d ella espansione dell io, e, in definitiva, del piacere e della gioia di vivere. Se mpre! Anche quando incontra ostacoli insormontabili come la malattia o la morte. Perch nella sua natura pi profonda avrebbe dovuto comunque promuovere l accordo int imo tra due persone, una simile visione della realt del mondo, complicit, amicizia , e un senso di reciproca appartenenza. Tutte cose queste, che pur venendo impro vvisamente a mancare, e pur sprofondando l io di chi resta nel dolore atroce della perdita, ci nonostante avrebbero dovuto lasciarlo arricchito di una esperienza c he se da una parte pu sembrare unica, dall altra invece ripetibile: quella di saper amare. Per quanto possa sembrare ingenuo ai nostri occhi cinici di uomini moderni, ci s i rifletta attentamente e si converr che affinch si possa davvero parlare di amore tra due persone dovrebbero esserci reciprocit di attenzioni, rispetto, stima, de siderio e fiducia tradotti in un vissuto di gioia quotidiana. Fuori da un simile contesto ci sono solo Illusioni d amore (tanto per citare ancora una volta J. B. Verde), molte delle quali poi decadono in vere e proprie Dipendenze Affettive.

Alcune domande fondamentali che ho imparato a rivolgere a coloro che si rivolgon o a me per curare una supposta ferita d amore, sono quelle relative alla descrizio ne del proprio compagno e delle esperienze vissute insieme. Quasi sempre c incompa tibilit d anima, mancanza di rispetto, progettualit diverse se non addirittura oppos te, bisogni e desideri che non possono essere condivisi. E scarsi, se non assent i, sono stati i momenti di comunione profonda e di soddisfazione reciproca. Perch allora continuare? Perch tormentarsi nella speranza che le cose possano cambiare quando il supposto cambiamento stato solo desiderato, sognato, immaginato ma mai sperimentato come possibile? Perch non poter chiudere e allontanarsi, magari tra mille turbamenti, ma con la c onsapevolezza di una fine che era inevitabile per il rispetto di entrambi?

Perch restare sul posto, immobili spesso indifferenti agli insulti e agli oltraggi amplificando il proprio dolore a dismisura in una sorta di delirio sacrificale i l cui orrore pari solo alla sua inutilit? E soprattutto perch questo stato di cose sembra non avere mai fine? Non essere li mitato entro un ragionevole lasso di tempo entro il quale valutare le effettive opportunit di cambiamento Una osservazione superficiale potrebbe far ritenere il fenomeno dovuto alla mino re capacit degli uomini e delle donne moderni di sopportare qualunque tipo di fru strazione, e di stabilire perci dei legami di dipendenza non essendo semplicement e in grado di accettare il rifiuto di s. Ma non cos. Anzi si potrebbe affermare addirittura il contrario: e cio che la dipen denza si stabilisce appunto perch c il rifiuto. Se non ci fosse, quasi sempre il su pposto amore finirebbe in un lasso di tempo incredibilmente breve. Per quanto paradossale possa sembrare, la dipendenza si alimenta del rifiuto, de lla negazione di s, del dolore implicito nelle difficolt e cresce in proporzione i nversa alla loro irrisolvibilit. Quello che seduce la lotta. Quello che incatena per usare le parole della psichiatra milanese Mara Selvini P alazzoli - l Ibris, cio a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi nella vita a farsi amare da chi proprio non vuole saperne. O, secondo una serie di specifiche variabili, di riuscire a curare chi non pu o non vuole essere curato, di salvare chi non pu o no n vuole essere salvato. Ma ancora una volta, contrariamente a quello che pu ritenere il buon senso comune , questa compulsione ad oltranza che spinge gli affettivo-dipendenti a permanere nella proprie inutili battaglie, non determinata da una sorta di masochismo psi chico. Non il piacere per le proprie sofferenze che motiva tutte queste persone, bens proprio l opposto: la speranza inconsapevole di suturare una vecchia ferita. Di guarire da un male antico. Perch il rifiuto, l abbandono, la svalutazione di s, l umiliazione, hanno gi fatto part e della loro vita emotiva; in un modo o nell altro sono state queste le esperienze cruciali che hanno caratterizzato il delicato periodo formativo della loro pers onalit. Che ne stata segnata! In un epoca in cui l autonomia emotiva e la piena coscienza non potevano ancora esse rsi formate ci sono state laceranti esperienze di rifiuto e di abbandono da part e di uno o di entrambi i genitori, come conseguenza delle quali i bambini sono c resciuti in una sorta di anestesia che nasconde per sia l ambivalenza dolore-rabbia per il mancato riconoscimento d amore, sia l atroce dubbio di non valere poi tanto e di dover fare di tutto per essere migliori. La crescita copre la ferita ma la lascia insanata. Quando poi, nella vita adulta, si presenta una situazione simbolicamente simile a quella precedentemente vissuta come se fosse colta al volo l occasione di ritual izzarla per tentare di sanare il passato attraverso il presente. L intento dell inco nscio non sciocco n tanto meno auto-distruttivo. Piuttosto ingenuo nel suo presum ere di poter dimostrare una volta per tutte la propria disponibilit affettiva e i l proprio valore, di conquistare (curare o sanare) l essere tanto amato ma mai con quistato, e di venir cos risarcito di tutto l amore mancato. Quasi mai l Altro visto per quello che (spesso un egoista chiuso su se stesso, o u n nevrotico senza speranza o un approfittatore senza scrupoli); piuttosto immagi nato come sarebbe qualora si lasciasse finalmente amare e con amore ricambiasse tanta dedizione. di questa immagine, evocata come per incantamento nello specchi o magico dell inconscio, che il dipendente si innamora; senza accorgersi minimamen te che dietro tale mascheramento occhieggia il volto del genitore che l ha tradito . L ulteriore e ultimo paradosso consiste nel fatto che il rituale simbolico percepi to tanto pi significativo e dunque tanto pi coercitivo - quanto pi l Altro si present a affettivamente poco disponibile e non del tutto conquistabile, cos come mai rag giunto e mai conquistato stato l adulto abbandonico. Non a caso la maggioranza deg li affettivo-dipendenti confessa spontaneamente di non aver provato quasi mai at trazione verso Altri che, pur avendo tutti i requisiti per essere desiderabili,

hanno commesso l errore di testimoniare un gratuito affetto nei loro confronti. Co me se la gratuit, appunto, avesse il potere di soffocare il loro desiderio, che s olo nella morbosit della difficolt e del rifiuto viene invece percepito e riconosc iuto. In sostanza, pi che di una immaturit cognitiva ed emozionale del dipendente, si tratta di una distorsione patologica della sua vita affettiva, ricalcata sul l impronta distorta impressa dal modello di relazionale primario. Fermo restando che in qualunque relazione possono esserci brevi dolorosi momenti di mancata comprensione e incompatibilit, l essenza dell amore dovrebbe consistere n el piacere e nella gioia di condividere con un altro essere umano il mistero del la propria vita. La dipendenza affettiva, al contrario, caratterizzata da una te nsione di incomprensioni e di ostilit, magari inconsce ma costanti, e dal ristagn o dell anima in condizioni quanto pi dolorose e difficoltose pena la fine dell incanta mento e la ricerca di una nuova relazione ancora pi penosa e priva di speranza, i n una coazione a ripetere pressoch infinita.

********************************************* INTERVISTA SULLA DIPENDENZA AFFETTIVA con Paola Grimaldi, per la rivista Focus Giornalista: Gentile dott., ho pensato leggendo un po di materiale di concentrarm i sulla dipendenza affettiva che, adesso, va sotto il nome di love addiction. Avrebbe qualche dato numerico sull incidenza di questo disturbo? Pi femminile che m aschile, vero? Nicola Ghezzani: Negli studi psicoterapia il disturbo , per la maggior parte, fem minile, in un rapporto del 90% circa rispetto alla quota maschile. Ma se includi amo nel disturbo i dati sulla violenza privata fra coniugi e fidanzati e quelli sulle molestie fra separati allora la quota maschile si eleva e si raggiunge un rapporto 30% rispetto a un 70% di quota femminile. Se a questo si aggiunge un ce rto numero di depressioni maschili di cui non si ammette la derivazione sentimen tale (perch l uomo ha un rapporto fobico con la sua dipendenza) si arriva anche a u n 40% contro il 60% circa. Questo perch mentre la donna dipendente affettiva di s olito si macera dentro e sviluppa un disturbo psicologico, l uomo dipendente affet tivo almeno in parte pi portato all azione, quindi a commettere molestie e violenze o, se non lo fa, a nascondere il malessere dietro altre motivazioni. G.: Che sintomi ha? N. G.: Dapprima insicurezza sull amore del partner, sulla sua stima verso di s, qui ndi e di conseguenza sulle proprie qualit di genere (fascino, dolcezza, gentilezz a, bellezza per la donna; sicurezza, forza, responsabilit, virilit sessuale per l uo mo). Poi gelosia, pi o meno ossessiva. Quindi, angoscia di abbandono, angoscia de pressiva catastrofica e una intrusivit crescente. Se poi c di mezzo un effettivo ab bandono, scoppia il senso di colpa e di insufficienza, il panico da depersonaliz zazione, la sensazione fisica di poter morire, una lacerazione al petto, un sens o di svenimento, ipocondrie pi o meno marcate. Talvolta rabbia e odio verso l ex am ato, fantasie di vendetta, molestie e stalking. G.: I maschi invece di cosa soffrono? Sempre di dipendenza affettiva ma con altr e modalit? N. G.: Le modalit maschili sono simili su un versante depressivo: l uomo dipendente affettivo si sente poco attraente, debole di carattere, poco dotato su un piano sessuale, o anche privo di altro significato nella vita che non sia amare quell

a donna, quindi diviene insistente ecc. Ma poi sul versante aggressivo diverso d alla donna, perch indotto dalla cultura maschilista dominante ad agire fisicamente. Quindi: pedinamenti, esplosioni di gelosia, minacce verbali, costrizione al rap porto sessuale, talvolta nei pi intellettuali tentativi di manipolazione e plagio , e, a abbandono avvenuto, molestie, stalking, la violenza fisica (talvolta anch e verso i figli). Non rari sono gli episodi di suicidio pi o meno mascherato (inc identi d auto per esempio) o di suicidio diretto. G.: C sempre stata la dipendenza affettiva o una patologia dei giorni nostri? N. G.: I casi del passato sono testimoniati dalla letteratura: da Didone che si suicida per Enea alla gelosia di Otello, fino alla disperazione di Leopardi. Ma la patologia molto moderna perch nasce dalla reciprocit dei diritti nella coppia, che un fatto moderno. Solo da quando l uomo e la donna si legano avendo il diritto di scegliere il partner, quindi anche di rifiutarlo, solo da allora il partner pi insicuro ha cominciato a temere di essere abbandonato e rivelato nella sua pre sunta insufficienza. Insomma la dipendenza affettiva l altra faccia della potenzia le indipendenza. G.: Forse si solo palesata o incrementata nell era moderna? N. G.: Si certamente incrementata nell epoca moderna, perch come dicevo nasce da qu ando la donna ha gli stessi diritti dell uomo, si sposa o si accoppia per libera s celta. Se il cuore, il sentimento, a scegliere e non per esempio le famiglia, al lora il cuore pu anche distare ci che ha fatto. La dipendenza affettiva nasce come paura di essere abbandonati quindi nasce con la libert dei sentimenti. G.: Potrebbe raccontarmi qualche testimonianza vera che illustri in modo concret o quello di cui stiamo parlando? N. G.: Una dipendenza affettiva di tipo depressivo. Claudia una donna di quarant acinque anni, che ha vissuto con un padre molto narcisista, socialmente insicuro , ma bisognoso di essere ammirato in famiglia, e con una madre arrendevole. Ha a ppreso sin da piccola a essere passiva e paziente. Ha solo rapporti affettivi ne i quali molto buona e docile e spera cos di ricavare conferma e amore. Ma se vien e lasciata comincia a ruminare sull angoscia di non essere stata abbastanza buona, abbastanza arrendevole. Allora tempesta l ex amore di telefonate per rivederlo, p er chiarire, per capire in cosa ha sbagliato. Il compagno del momento per un po a ccetta, poi la evita. E lei si tormenta ancora di pi. Una dipendenza affettiva di tipo isterico. Ester una donna di cinquant anni separa ta. Ha vissuto anche lei con un padre narcisista (ma importante e ricco) e una m adre bella e priva di beni personali. Ha appreso a rispettare e ammirare l uomo fi n da bambina. Si sposa con un promettente uomo di cinema e ne ha due figli. Per anni aiuta il marito con tutti i suoi mezzi (amicizie e denaro) perch lui possa s tudiare e collocarsi nel mondo del cinema. Alla fine ci riesce. Ma raggiunta la celebrit, l uomo la abbandona per una donna pi giovane e meglio introdotta. Allora l a donna per dieci anni lo aspetta: cerca informazioni su di lui, lo segue in mac china, gli telefona di continuo, usa i figli per comunicare con lui, vive recrim inando il passato, usa i rapporti di amicizia in comune per informarsi di lui o per diffamarlo, gli rende la vita un inferno. Poi comincia a mettere in scena su icidi di tipo manipolatorio. Non riesce rassegnarsi di essere stata sfruttata e me ssa da parte. G.: La gelosia fa parte della love addiction? N. G.: Assolutamente s, parte integrante. Il momento in cui si individua un/una r ivale comincia la fase ossessiva della dipendenza, la fase nella quale dall insicu rezza mite e addolorata si pu passare alla rabbia e alla violenza.

G.: Ci pu essere gelosia patologica anche senza essere affetti da dipendenza affe ttiva? N. G.: il caso della gelosia da paranoia, molto grave, nel quale la persona amma lata immagina che il suo partner possa avere rapporti sessuali con chiunque o co n persone al di sopra di ogni sospetto, persino di avere rapporti incestuosi. Tu tto ci secondo l interpretazione del geloso paranoico sarebbe fatto sia per piacere personale che allo scopo di umiliare e deridere lui, l innamorato tradito e sconv olto. ********************************************* I SINTOMI DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA I sintomi correlati alla dipendenza affettiva sono numerosi e complessi. In sint esi questi che elenco qui di seguito sono i pi consueti (l ordine in cui li enumero segue una logica di progressiva gravit ): Paura di essere inadeguati a meritare o mantenere un importante legame affettivo . Senso generale di disistima in se stessi e particolarmente per ci che riguarda la propria amabilit umana e/o intelligenza o attrattiva sentimentale e sessuale. Idealizzazione della persona amata la cui sola vicinanza in grado di fornire ben essere al dipendente innamorato. Elargizione d amore a senso unico, fino al limite del collasso psicofisico da stre ss. Sottomissione caratteriale e tolleranza verso gli aspetti negativi della persona a mata. Dolore angoscioso o depressivo ad ogni separazione o possibile abbandono. Tendenza ad assumersi le colpe nelle crisi di rapporto. Ansia e attacchi di panico relativi a dubbi, conflitti o crisi inerenti il rappo rto di dipendenza. Bisogno di controllare la persona amata in ogni suo momento e in ogni suo movime nto, cos come anche in ogni suo pensiero. Gelosia morbosa, ossessiva. Riduzione progressiva dei contatti affettivi e sociali a favore del rapporto di dipendenza. Rabbia e disperazione all idea che il partner possa godersi la vita senza l innamorato . Compulsione a seguire e talvolta minacciare e perseguitare la persona amata che sfugge al controllo sentimentale. Naturalmente, questi sintomi non sono tutti presenti in modo simultaneo. Lo sono in modo discontinuo, e secondo la struttura personalit di ciascuno. Per esempio, l ultimo sintomo (la persecuzione del partner) riguarda solo le strutture di pers onalit gravemente isteriche o borderline, che sono abbastanza rare. ******************************************************* GELOSIA E TORMENTO INTERIORE

1. Descrizione 1.1. La struttura intrapersonale: il La gelosia e o minore ma sempre, raverso un sentimento della gelosia

un sentimento che ciascuno di noi conosce o ha conosciuto con maggior intensit, a seconda del proprio carattere e delle proprie esperienze; comunque, con un dolore inequivocabile. Un dolore cui si perviene att gradiente di tappe emotive pi o meno universali e ricorrenti.

In un primo momento, il soggetto geloso sperimenta una vera e propria dis-percez ione della realt, ossia la drammatica alterazione nella percezione che ha del par tner, che da pi o meno affidabile che era gli appare d un tratto inaffidabile, talv olta persino cinico, disonesto, mostruoso . In un secondo momento, il soggetto geloso sperimenta, come reazione speculare al l ambiguit dell immagine del partner, un penoso sentimento di instabilit del proprio i o, che non ha pi le certezze pregresse e sembra ora oscillare in bilico su un min accioso abisso. In un terzo momento, un sentimento acuto e lancinante del tradimento patito perv ade per intero l anima. Diviene un pensiero ossessivo. Infine, un sentimento di condanna (o sconfitta) personale, cui succede quinto e, di solito, ultimo atto una struggente e impotente malinconia o, per co ntro, una reazione rabbiosa, non di rado vendicativa. Il morso dell amarezza si miscela a un dolore acuto, misto a rabbia. Un terribile e inconfondibile gelo di morte attanaglia il geloso nel momento in cui la sua ge losia raggiunge, con la certezza dell inganno, la massima intensit. Quel gelo espri me il sentimento che qualcosa di molto intimo e profondo morto: il rapporto stes so o, peggio, il s personale del soggetto innamorato, deluso dall inganno. Che da q uel momento potr vitalizzarsi solo nel lamento, nella rabbia, nella vendetta, nel la paranoia. Vero o presunto che sia, l inganno in quel fatale istante di rivelazione appare ce rto. Da una parte c il traditore con il/la sua complice, che appare mosso da una s ingolare insensibilit e una misteriosa e inafferrabile doppiezza; dall altra la vit tima, mortificata, anzi uccisa, nella sua identit pi intima e vulnerabile. Il sofferente di gelosia in preda alla disperazione, perch ha perduto il motore p rimo della sua speranza, l oggetto amato. Ma anche preda di un sottile pentimento: infatti, egli pensa che l aver scoperto il fianco all amore (o al desiderio o anche al semplice bisogno) lo abbia smascherato , rivelandolo come un sentimentale , un debo le , un perdente , che come tale ora viene punito per aver ciecamente donato la sua f iducia. 1.2. La struttura interpersonale: gli attori della relazione di gelosia Ecco allora che la gelosia si manifesta in una complessa geometria triangolare: Il soggetto geloso, colpito nel profondo dell anima, come un bambino vulnerabile t radito nella sua fiducia, ferito a morte, isolato e perso ad ogni relazione uman a. Ossessionato e perci fragile egli anche, allo stesso tempo, vulnerato e furios o come se il fatto fosse realmente accaduto. Il soggetto amato, di cui si teme o si constata il tradimento, una figura ambigu a, che oscilla fra l identit di un freddo persecutore, insensibile, crudele, talvol ta derisorio, e l identit della persona amata, che torna ad essere quella nota e fa miliare. Se in un certo momento si crede di conoscerlo e come tale lo si ama, po i per in un momento successivo egli svela nell istante pi o meno lungo e tormentoso della gelosia un volto estraneo, sconosciuto, pericoloso. L oggetto del tradimento, rivale perfetto e inarrivabile nella sua bellezza o pote nza fisica o caratteriale o superiore grazia ed eleganza o anche soltanto nella sua ricchezza o nella sua sensuale volgarit, umilia il soggetto innamorato e gelo so, che non si sente mai, in nessun caso, alla sua altezza. Questo terzo persona ggio sostanzia e moltiplica la crudelt dell oggetto amato e del suo improvviso volt afaccia. 2. In sintesi La struttura triangolare della gelosia implica, come preliminare, la struttura d iadica della dipendenza, nella quale l innamorato ha riposto nelle mani di un solo essere il proprio valore personale e il senso stesso della propria persistenza in vita.

Questa struttura diadica d un tratto alterata dall ingresso di un terzo termine, cui da quel momento (o forse da sempre) il partner amato destina per intero il suo amore, e con esso l accesso al bene supremo: il corpo fisico e/o il corpo spiritua le. L ingresso del Rivale contrassegna la rivelazione non solo del tradimento e della perdita dell amore, ma anche della propria nullit. 3. Gelosia sessuale e gelosia del S Non sempre la gelosia ha per oggetto la relazione sessuale. Spesso, soprattutto fra donne, assume a bersaglio una relazione privilegiata che l amato o l amata nel c aso di amicizie simbiotiche e intense o di sentimenti omosessuali intrattiene co n un altra persona. Questa particolare circostanza, nella quale non in gioco direttamente il dubbio ossessivo circa una relazione sessuale, mostra la gelosia come un sentimento che inerisce il tradimento del S, piuttosto che del solo amore sessuale. 4. Una testimonianza via e-mail Cito e analizzo qui di seguito l interessante testimonianza inviatami da una lettr ice. Chiamiamola Diana. Gentile dottor Ghezzani, sono ormai sei anni e mezzo che una forte gelosia verso un amica di mio marito ha fatto esplodere in me conflitti e vecchie questioni irrisolte. Circa tre anni fa sono riuscita, attraverso una discussione piuttosto dura con questa donna, ad a llontanarla, ma sfortunatamente mio marito si ritrova costretto a vederla spesso in quanto lavorano nello stesso campo e quindi i loro contatti sono imposti e r esi necessari dall ambiente lavorativo. Ci tengo a chiarire che sono assolutamente certa del totale disinteresse (sessuale) di mio marito nei confronti di questa persona, analogamente sono certa del suo amore per me. Tuttavia, il loro rapporto in passato, e in parte ancora oggi, mi fa soffrire in un modo che non so dire, con ricadute addirittura fisiche. Tutto iniziato quando questa vecchia collega di universit di mio marito si trasfe rita nella nostra citt per avervi trovato lavoro grazie all aiuto del mio compagno (primo motivo di rabbia). Si comincia qui a profilare il motivo della rabbia verso il marito e la sua vecc hia amica: l uomo ha mostrato una particolare, eccessiva dedizione nei confronti d ella ragazza. L arrivo di questa ragazza ha sconvolto la nostra routine; mio marito si fatto int eramente carico del suo inserimento sociale, logistico, lavorativo e affettivo, mentre io vivevo fuori per motivi di studio. La presenza della ragazza era praticamente continua, oltretutto era ospite fissa in casa dei miei suoceri per non farla stare sola . Inevitabilmente, per episodi i n s equivoci, ed equivocamente da lei diffusi sul luogo di lavoro, alcuni collegh i (che non mi conoscevano e non sapevano della mia esistenza al fianco di quello che a quel tempo era il mio fidanzato) hanno erroneamente diffuso la voce che q uesta donna fosse la fidanzata di mio marito, e questo episodio mi ha provocato una crisi tale che ho trascorso una settimana chiusa nella mia stanza al buio so lo fumando e piangendo, con accessi di aggressivit verso gli oggetti. L ingresso del terzo termine nella triangolazione della gelosia, ossia della Rival

e, rende il paesaggio affettivo instabile e insicuro. Un Altra prende il posto del la vittima: una donna migliore di lei? Merita pi attenzioni? Non le merita afferm a la ragazza gelosa di fatto, una usurpatrice, eppure le prende, perch il suo uom o (e l ambiente sociale) gliele danno. Il trio si anima di cattiveria, inesplicabile. Ho provato nei primi anni della nostra conoscenza a conquistare la sua amicizia, ma constatando le nostre differenze caratteriali, e soprattutto che non riusciv o a distoglierla dalla sua ricerca di protezione da parte del mio compagno (per pr oblemi lavorativi, ma anche affettivi e sociali) ho deciso di obbligare quest ulti mo a non frequentarci pi (suo marito nel frattempo si sposata era una grandissimo amico di mio marito, che neanche a dirlo li aveva fatti conoscere). La Rivale protetta dagli uomini, che ne sono tutti ingannati; quindi appare buon a e innocente, al contrario di come in realt ... Comincia a profilarsi a questo pu nto il ritratto di una Grande Ingannatrice, piena di bisogni e di pulsioni egois tiche. Ci che mi infastidisce oggi che questa donna (una persona fin troppo portata alla comunicazione interpersonale, e ben allenata per carattere e cultura a prendere dalle persone tutto ci che pu; insomma la classica persona che fa la simpatica per chiedere favori ) possa trascorrere, o aver trascorso, con mio marito dei momenti piacevoli (sono stati amici per molti anni prima che io e lui ci conoscessimo), complicit anche piuttosto profonde che mi hanno vista esclusa.

La Rivale era l prima di lei. Conosce il marito da pi tempo. Forse il marito ha co n lei una maggiore confidenza. Il marito si fatto ingannare dall abile mentitrice. .. Ma oltre a ci, all innocenza un po stupida dell uomo, c una complicit che va ben ol l dovuto, oltre lo stesso rapporto che lega la coppia ufficiale... Aggiungo infine solo alcuni altri elementi sulla mia personalit affinch lei possa correttamente valutare il consiglio da darmi: ho avuto un padre molto severo, di rei quasi totalmente anaffettivo, che assoggettava me, mia mamma e mia sorella a frequenti e assai immotivati scatti di ira con esiti violenti, che rendevano i nostri comportamenti domestici orientati in maniera pressoch esclusiva a preveder e, e quindi scongiurare, le possibili cause dell esplosione paterna. Ecco che la mail di Diana comincia a mostrare gli elementi di base della sua gel osia nella diade uomo/donna: l odio primario per l uomo, derivato dal pessimo rapporto col padre. La percezione d i una insopportabile cattiveria del padre. Ma allo stesso tempo, il dubbio di non essere amabile. Lei, Diana, che diffida d ell uomo e forse in fondo lo odia, potr mai essere la donna buona da amare ?... All et di 8 anni mia nonna materna, una figura assolutamente negativa, invadente, m entalmente arretrata e assai litigiosa, venuta a vivere in casa nostra per aver perso il marito. La situazione di infinita desolazione e di quasi totale esclusione sociale causa ta da una simile, improbabile miscela umana (mia mamma una donna che non ha sapu to, anzi voluto, opporsi a niente in vita sua) mi ha portata a fidanzarmi uffici almente a 20 anni con l attuale mio marito (dopo una breve storia con un coetaneo, che avevo rovinato con la mia gelosia ed allontanato dai suoi amici pi cari), che ha 12 anni pi di me e con il quale mi sono sposata poi a 24 anni. Il paesaggio familiare si complica: appare una nonna negativa, prepotente, odios a, e una madre buona, ma altres debole e passiva. Di conseguenza, il paesaggio ps icologico di Diana si complica anch esso: appaiono due modelli femminili egualment e ripudiati: la nonna prepotente e indegna di amore e la madre debole e passiva,

che ha un compagno, il marito prepotente, ma non gode della stima della figlia. Attualmente ho 29 anni, due bambini di uno e tre anni, sono avvocato ed ho una o ttima posizione lavorativa al... (devo infatti precisare che sono sempre stata u na studentessa eccellente, ho due lauree, un dottorato, una specializzazione in. .. e diverse menzioni d onore). Diana ora manifesta il suo orgoglio, quindi la sua implicita ribellione a ogni f orma di prepotenza, sia maschile che femminile. Non mi dilungo, per essermi gi ampiamente diffusa nella descrizione di me stessa, sul senso di colpa che mi porto dietro per essere cos rompiscatole e per la convin zione di aver rovinato la vita di mio marito, per essere uguale a mia nonna. Ovv iamente non che sia un eremita, ho diversi amici, ma mi porto sempre dietro questa sensazione di essere diversa dagli altri, di essere mal considerata, e non ries co a superare la rottura con questo gruppo di amici di mio marito. Insomma penso di essere una che rovina la vita di chi le sta intorno. Anche i rapporti con mi a suocera (una persona incredibilmente simile a me) erano inizialmente ottimi, e ppure mi accorgo che ora mal ci sopportiamo e non riesco a smettere di soffrire per aver perso il suo affetto. La struttura triangolare ora tutta in chiaro: Diana a confronto con una Rivale c he da un lato, quando lei buona (come la madre), la vince in virt di una maggiore scaltrezza; e quando lei cattiva e rompiscatole (come la nonna), la sconfigge in virt di una maggiore femminilit. L uomo dunque il giudice della sua congruit come don na, della sua femminilit; e in rapporto a questo giudice lei si sente ora troppo buona e perci assoggettabile, ora troppo dura e cattiva, scostante, tanto da non meritare amore e da vivere in perpetuo ossessionata dal senso di colpa. Nella ge losia si consuma il dramma relativo al dubbio sulla propria femminilit, sulla pro pria identit di genere. Sono stata in psicoterapia per 4 anni, nessuno mi ha mai ufficialmente diagnosti cato niente, anzi a parere del mio terapeuta sarei anche molto maturata in quest i anni. Tuttavia da quest estate la latente ipocondria che mi portavo dietro fin d a bambina esplosa a causa di una forte caduta di capelli (poi si accertato dovut a allo stress), che mi ha trascinato in una spirale di spaventose crisi di panic o, in cui credevo la mia morte imminente per una grave ed incurabile malattia. Ora va meglio, eppure ogni singolo giorno della mia vita mi alzo dal letto senza godere di quello che ho, per focalizzarmi unicamente verso pensieri negativi da i quali non riesco a distogliermi: gelosia per l altra donna, rancore verso mia su ocera, che accuso di parzialit tra i figli, risentimento verso mio marito, che no n mi coccola abbastanza, odio verso mio padre e mia nonna, paura di poter un gio rno ipoteticamente subire mobbing in ufficio (con relativo continuo e serratissi mo monitoraggio dei comportamenti dei colleghi nei miei riguardi), panico per og ni minimo dolore o giramento di testa, eccetera, eccetera... Per tutti questi motivi uno psichiatra (anzi, due) mi hanno consigliato Cipralex gocce, una in pi al giorno partendo da una fino ad arrivare a 10 gt al giorno. Chiaramente ora ho paura degli effetti collaterali o avversi del Cipralex. Lei p ensa che potrei stare peggio dopo la sospensione del farmaco? Andrei veramente i ncontro a grossi disagi come l anorgasmia o l eccessivo aumento di peso se lo prende ssi? Lei cosa mi consiglia di fare? (a parte suicidarmi?) La ringrazio, spero che riesca ad arrivare in fondo a questa email per darmi una risposta e un conforto. Cordialmente, Diana

5. Per concludere La gelosia di Diana ha messo allo scoperto molti elementi, di cui cito i pi rilev anti da un punto di vista strutturale: L odio antico verso l uomo, derivato dall ostilit verso il padre. Il ripudio della madre debole nei confronti del padre. L odio verso la nonna prepotente. L identificazione con la nonna in quanto donna forte. L immagine interna negativa di donna non-femminile, anzi odiosa. Infine, i sintomi punitivi derivato dalla sua identificazione col forte e cattivo : s enso di colpa, ipocondria, angoscia di bruttezza e non amabilit, dipendenza farma cologica. A una rapida lettura degli elementi citati, risulta evidente che i punti di magg iore criticit nella genesi della gelosia sono due, vale a dire: il punto 1: l odio antico verso l uomo. il punto 4: l identificazione con la nonna in quanto donna forte e cattiva; fenome no che in psicoanalisi va sotto il nome di identificazione col persecutore. Posti questi elementi chiaro che la gelosia risulta da desideri opposti, di cui uno inconscio: un sincero desiderio di fusione sentimentale contrastato da un sentimento non meno sincero, ma inconscio e perci insidioso, di restare autonomi, ossia di strutturare l identit secondo una logica ego-centrica, individualista, autonoma dal desidero d amore. Il sentimento testimoniato dalla am bigua ma ferma identificazione con la nonna, ossia col forte, dunque col persecu tore. Quindi, sia che si alimenti di dubbi realistici, o anche di fatti concreti, sia che si basi su supposizioni arbitrarie e dereali, la gelosia segnala di fatto la propria (parziale e inconscia) indisponibilit a fidarsi di un legame d amore, perc h l io dovrebbe in questo caso abdicare ad una pi o meno nascosta vocazione individu alista di totale controllo della propria personalit. La nostra teoria, la Psicodialettica, consente una chiarificazione pi immediata d ei sentimenti umani e delle loro disfunzioni. Come ho messo in rilievo nel mio Vo lersi male e ulteriormente chiarito nei lavori successivi, l identit umana non comin cia come personale, bens come sociale: la formazione del noi precede quella dell io . I n sostanza, affermo, la soggettivit umana si costituisce e dunque sente, pensa e agisce innanzitutto a partire da una logica socio-centrica, che precede quella e go-centrica (l una orientata dal bisogno di integrazione sociale, l altra dal bisogn o di opposizione/individuazione). Non si metter mai abbastanza in rilievo quanto questa concezione dialettica della psicologia sia rivoluzionaria: qualunque conf litto psicopatologico e qualunque disfunzione affettiva divengono in tal modo pi chiare e leggibili. La gelosia, letta in questa luce, si rivela come l inconscia r esistenza opposta dalla logica ego-centrica nei confronti della logica socio-cen trica implicita nella formazione e nel mantenimento di una relazione di coppia.

L interpretazione psicoanalitica cerca di afferrare questa contraddizione supponen do un narcisismo , una sessualit fallica o una rivalit edipica opposti alla relazione tale matura . L interpretazione che presuppone uno sviluppo psicosessuale ortodosso , q uindi un percorso a senso unico dell individuo verso la salute pregiudica la compr ensione del conflitto ideologico e morale che anima il geloso. Nella nostra teoria, la Psicodialettica, l elemento di resistenza letto come un op posizionismo inerente un dubbio irrisolto circa il bisogno di individuazione nel la sua relazione con la fiducia e con l amore. Pervaso dalla necessit della relazio ne d amore, il soggetto geloso avverte che essa pu sminuire o anche annientare la c apacit sinora da lui maturata di essere autonomo e di preservare e sviluppare il

suo potenziale di crescita individuale. Non di rado, il geloso impaurito dalla d ipendenza di coppia rifiuta l amore del quale si professa il maggior custode. Intesa in questo senso, la gelosia ha una lettura agevole, pu pertanto essere com presa e, laddove necessario, superata. ************************************************************** NICOLA GHEZZANI: QUANDO L AMORE UNA SCHIAVIT , EDITORE FRANCO ANGELI Seconda edizione aggiornata dall autore Sintesi L amore pu far male? Qual la natura intima dell amore e che rapporto intrattiene con l impulso passionale? Esiste nel mondo un numero crescente di individui che si dib atte in dinamiche amorose il cui esito finale sempre la sconfitta e la sofferenz a, e che, nonostante ci, si dedicano all amore con la stessa dedizione di un religi oso per la sua fede. La psicologia contemporanea definisce questa patologia come dipendenza affettiva. La tesi dell autore che se la dipendenza affettiva una pato logia, essa lo in un modo del tutto particolare: dotata in modo estremo (passion ale, appunto) di risorse di libert che il soggetto deve solo imparare a scoprire in se stesso per renderle infine funzionali alla salute e alla vita. Quarta di copertina L amore pu far male? Pu arrivare a uccidere? E se vi arriva, pu ancora chiamarsi amor e? Qual la natura intima dell amore e che rapporto intrattiene con l impulso passion ale? In che modo l amore arriva a configurarsi come una dipendenza patologica? Esi ste nel mondo un numero crescente di individui che si dibatte in dinamiche amoro se il cui esito finale sempre la sconfitta e la sofferenza, e che, nonostante ci, si dedicano all amore con la stessa dedizione di un religioso per la sua fede. La psicologia contemporanea definisce questa patologia come dipendenza affettiva e , in inglese, love addiction. Non ogni amore si esprime in una dipendenza, ma ogni dipendenza affettiva ha bis ogno di un amore per radicarsi in una personalit. Al pieno del suo sviluppo, la d ipendenza affettiva altro non che passione amorosa il cui esito sovente la soffe renza, la malattia, la morte. Ma cos la passione amorosa? Scrive Ghezzani: La passi one amorosa un complesso di amore e di odio. L innamorato patologico si lega al su o oggetto d amore per dare soddisfazione sia a esigenze di amore, sia a esigenze d i odio. Nella sua passione convergono il flusso dell amore (il bisogno imperioso d i vivere un amore in piena libert) e il flusso dell odio... Se non si comprende che la passione amorosa una ricca ancorch oscura miscela di amore e di odio, e se no n si comprende quanta energia liberatrice c in quest odio, si espropria il soggetto ammalato della sua forza caratteriale e lo si condanna a cercare sempre nuova di pendenza amorosa o a sostituirla con le terapie e i servizi di aiuto. La tesi dell autore dunque che se la dipendenza affettiva una patologia, essa lo i n un modo del tutto particolare: dotata in modo estremo (passionale, appunto) di risorse di libert che il soggetto deve solo apprendere a scoprire in se stesso p er renderle infine funzionali alla salute e alla vita. Un brano del libro In sostanza, la dinamica che porta all amore-passione una convergenza di amore e d i odio, dove per l odio viene rimosso e quindi nascosto e l amore viene idealizzato: da essere, come ogni amore, azione di reciproca liberazione dal bisogno (da ogni bisogno), diviene asservimento sacrificale al bisogno altrui, generando quindi

nuovo odio. Detto in termini psicologici accaduto che l individuazione (la spinta individuale a costituire una identit autentica e autonoma) de-generata in pulsione al dominio nei confronti del partner; infine in puro cupio dissolvi, un desiderio di annul lamento che si risolve ora nell atto dell orgasmo (fisico o psichico) ora nel deside rio di morte, propria e altrui. Le cause di quel blocco esistenziale che chiamiamo dipendenza affettiva sono all ora tre: Nel primo caso l amore non c affatto. Il nostro legame di coppia basato sulla conven zione, sulla necessit e sul semplice scambio e restiamo aggrappati ad esso non pe r amore e nemmeno per una patologia, ma solo per consuetudine sociale e abitudin e morale, per senso di colpa all idea della separazione e per paura del nuovo. A p roposito di questi rapporti dovremmo parlare di dipendenza sociale piuttosto che affettiva. In un secondo caso, l amore c , vero e potente, e irrompe nella nostra vita chiedendo la distruzione delle vecchie categorie: rapporti di parentela, sistemi sociali consolidati, valori abituali, tutto da cambiare, tutto da distruggere. Un amore cos genera un terribile senso di colpa. E se non siamo in grado di sopportarlo e superarlo, se prevalgono istanze di pentimento e di riparazione, allora possiamo cedere. Quindi rinunciamo all amore, torniamo indietro e instauriamo una dipenden za dai vecchi rapporti. Chiamiamo questa dipendenza dipendenza affettiva riparat iva. In un terzo caso, infine, l amore si rivela unidirezionale: amiamo senza essere ri amati. Ma poich avevamo vissuto l innamoramento come una potenza liberatoria, uno s tato d animo paradisiaco nel quale il mondo intero veniva rigenerato, ecco che non riusciamo a rinunciare alla persona che aveva indotto in noi quella suprema bea titudine, che ci aveva fatti rinascere alla speranza. E allora persistiamo nell il lusione, inseguiamo la persona amata, che si allontana sempre di pi, non riusciam o a credere ai suoi rifiuti, non riusciamo a darci pace, facciamo di tutto per s tare ancora accanto a lei, anche solo per rivederla, per sentirne la voce, per r ivivere ancora qualche istante la condizione meravigliosa che abbiamo perduto. S i tratta, in questo caso, di una dipendenza affettiva rivendicativa. ****************************************************** AMORE, PASSIONE, DIPENDENZA AFFETTIVA Amour fou, love addiction, Amore-passione, tre termini per dire la stessa cosa: l amore come dipendenza e compulsione L amore il luogo delle affermazioni estreme, ma anche dei pensieri estremi, nascos ti dentro di s e difesi da muri di pudore e di silenzio. Una di queste affermazio ni, uno di questi pensieri, il pi paradossale, che sentiamo sorgere dentro di noi o pronunciare da un innamorato in estasi : L amo da morire!. Nell amore, dunque, c una orza che pu portare a morte. Questo ci dice l affermazione, questo ci mormora il pe nsiero. Ma proprio vero che d amore si pu morire ? Per rispondere a questa domanda occorre indagare i confini fra l amore e la passio ne e fra questi e un altra inquieta manifestazione del sentimento amoroso: i franc esi, un tempo, la chiamavano amour fou, amore folle; oggi, gli anglosassoni la c hiamano love addiction, ossia dipendenza amorosa; in Italia la chiamiamo ormai t utti, per mutua convenzione, dipendenza affettiva. Il termine dipendenza affettiva smorza e medicalizza qualcosa di misterioso e pote nte. Per le caratteristiche ossessive, incontrollabili, distruttive che il fenom

eno presenta dovremmo forse chiamarlo compulsione passionale o amore-passione, c ome faccio io nel mio libro Quando l amore una schiavit ([2]). Ma tant : il termine orm i esiste e se non usassimo i termini in voga non riusciremmo pi ad intenderci. Di dipendenza affettiva, dunque, si soffre fino a distruggersi, fino a morirne. D amore si pu morire. Ci sono persone e non solo donne, ormai sempre pi anche uomini (i quali in occasione di separazioni e divorzi possono avere crolli psichici e fisici catastrofici) , che vivono la dedizione e la sofferenza d amore fino al limi te estremo: sopportano sacrifici, angherie, maltrattamenti, poi si ribellano, si disperano, odiano e aggrediscono fino a pentirsene un attimo dopo in drammatich e ricadute , tornando ad annullarsi per l amato in un rituale di pentimento che li po rta a struggersi, ossessionarsi, perseguitarsi e talvolta anche a morirne , non sem pre in senso figurato. L amore felice: la simbiosi duale Ma l amore pu essere considerato una malattia, una psicopatologia? L amore, nelle sue espressioni pi integre, non una malattia; al contrario, esso ass olve a molteplici funzioni genuine e sane : stabilisce una relazione ottimale fra un forte e un debole , dove il forte si assume con gioia l onere di soccorrere la debolezza dell altro, di aiutarlo a essere se ste sso esprimendo a pieno le parti migliori di s; consente che i ruoli fra il forte e il debole possano essere scambiati, insegnan do al forte la bellezza (l estrema umanit ) dell essere debole, soprattutto se per ci ste sso si viene amati; e insegna al debole la bellezza del donare se stessi, in qua nto ci rende forti agli occhi dell amato; Su questo piano, la relazione d amore riprende gli schemi istintuali e culturali d el rapporto di accudimento madre-bambino, arricchendoli di significati e simboli propri della dimensione sentimentale ed erotica adulta. In tal modo, l amore sess uale perfeziona uno dei tratti fondamentali della natura umana, che la capacit di relazione accuditiva, trasformandola in simbiosi duale , un magico universo raccol to e chiuso in se stesso, nel quale due partner innamorati si scambiano le loro pi ricche potenzialit. L alleanza Ma l amore fa anche di pi; esso si muove su un altro piano, quello dell alleanza, oss ia della relazione di complementarit fra due persone unita contro le avversit del mondo. Quindi: stabilisce un alleanza per la vita e per la morte fra due esseri decisi a fare del loro rapporto il punto di forza della loro esistenza; si offre come impareggiabile strumento di conoscenza di una alterit, un altro ess ere umano, che da insondabile estraneo diviene mistero adorato e familiare; sacralizza la vita dell altro, dell essere amato, insegnando che la persona il valor e assoluto, il punto focale della bellezza e dell armonia, e che l essere umano conc reto non pu essere sostituito da nessuna astrazione pi o meno ideale. In sintesi, l amore crea la coppia: la diade felice, la relazione fra due esseri u mani che si inventano un mondo a parte, un mondo dove la frustrazione della realt q uotidiana lascia il posto ad una realt di elezione, nella quale ciascuno l oggetto della predilezione dell altro: della sua idolatria (allorch si innamorati), della s ua dedizione (allorch dall innamoramento si passa all amore). L amore adulto, dunque, crea una relazione di alleanza, allo stesso tempo opposta e complementare al mondo sociale; l amore adulto una eversione romantica, una forz a che si oppone alle limitazioni (emotive, affettive, pragmatiche, ideali) che i l mondo reale impone ai suoi membri. Non soltanto come diceva Freud, pur coglien done un importante aspetto ritorno all utero materno, perch anche e piuttosto come

suggeriscono i poeti e i filosofi le. L amore malato

modello ideale del mondo, opposto a quello rea

L oggetto di questo sito l amore sano, forte e felice; ma di conseguenza, poich ne la sua ombra anche l amore in quanto psicopatologia, l amore che diviene malattia. Per ch di fatto l amore pu essere il veicolo attraverso il quale si slatentizzano, si ma nifestano delle patologie soggettive, sia di natura narcisistica, caratterizzate da un egoistico ed egocentrico desiderio di sicurezza, di controllo e di posses so (confuso con l amore); sia di natura masochistica, il cui centro focale il sacr ificio personale, che pu giungere fino alla devastazione di s; sia, infine, di nat ura sadica, allorch l angoscia per la perdita della simbiosi di coppia (la paura de ll abbandono) trasforma il controllo ossessivo del partner in vendetta, punizione, talvolta in soppressione fisica del traditore . Proprio l energia che l amore mette in gioco quella energia che nasce dalla creazione di un mondo a parte dove le pers one si fondono nella loro restaurata positivit quell energia si ritorce contro l aman te deluso o insaziabile o ambivalente, che per ottenere tutto forza se stesso a servire l amato nella speranza di ottenerne i favori; o forza i limiti del partner e si illude che vi sia amore anche laddove in realt vi un illusione pi o meno condi visa. E dunque, l amore pu essere una malattia? Se la finalit dell amore non la crescita della coppia o dell amore stesso, ma piuttos to la brama strumentale, la prevaricazione e, infine, a giochi in via di chiusur a, diviene distruzione di s e dell altro, prepotente e non convenuta, allora abbiam o il diritto di parlare di una dinamica relazionale folle , quindi di una psicopato logia, di una malattia, densa di minacce e di pericoli. La dipendenza affettiva patologica nasce dalla sconfitta di un istanza di pacifica zione, che fa riemergere una mai sopita bassa stima di s. Questa bassa stima di s nella fase di innamoramento ben nascosta dall idealizzazione della persona amata ( il grande amore che salva dalla percezione negativa di s). Tuttavia, se abbiamo disturbi nell area dell immagine interna, non ottenendo dall ogge tto d amore i risultati vagheggiati, lasciamo erompere la rabbia narcisistica vend icativa, cui segue il senso di vergogna o di colpa e quindi l indurre l altro a deni grarci, a maltrattarci, ad abbandonarci, fino a confermare in un cerchio fatale l immagine interna negativa. Come ho mostrato in Volersi male ([1]) e [2], al maltrattamento l innamorato patolog ico fa infatti seguire umilianti rituali di sottomissione, preghiera, inseguimen to, persecuzione che rivelano il lato oscuro di questa dinamica amorosa: il maso chismo, ossia la patologica necessit d essere umiliati per punire la propria rabbia e per confermare la bassa stima di s; pi o meno associato alla sua inversione logic a nella vendetta e nel sadismo, che peggiorano la situazione. Il carattere centrale di questa patologia dunque la carenza d autostima, la mancat a maturazione del sentimento di dignit e di valore personali. Ci pu derivare sia da esperienze infantili negative, sia da un giudizio morale rig uardo a se stessi rigido e persecutorio, di tipo depressivo, pi o meno nascosto, sia dalla constatazione della propria inadeguatezza a gestire il complesso mondo dei sentimenti. Il dolore causato da questa patologia tanto pi grande in quanto essa devasta la r elazione pi necessaria e desiderata, alterando sempre pi in profondit l immagine inte rna personale relativa all identit affettiva e sessuale.

Chi fallisce in amore a causa della dipendenza affettiva e della sua ambivalenza (amore e odio confusi insieme) finisce sempre per sentirsi gravemente negativo sia sul piano affettivo che su quello dell intimit sessuale. Per uscire da questa cupa e insidiosa patologia, che pu portare all aggressivit sadi ca vendicativa, ma anche alla depressione e al suicidio, necessario innanzitutto ammettere che l amore, proprio in quanto passione, pu generare malattia; quindi fa re i passi che si fanno quando ci si ammette malati: tenere a distanza l agente pa togeno, ristabilire un rapporto sano con se stessi, affidarsi a una cura. Rinunc iare alla facile onnipotenza delle soluzioni vittimistiche , come il piangersi addos so scaricando la colpa sempre e solo sull altro o sul destino crudele e ammettere che riapprendere l uso delle emozioni e dei sentimenti necessita di una guida consape vole, di una vera psicoterapia. Non di consigli pret--porter, di fast therapy a l oro volta malate di sensazionalismo, ma di un pensiero complesso in grado di cap ire e di curare. Non meno utile , dunque, il pensiero scritto: l informazione, la c onoscenza: una biblioterapia, la lettura attenta di buoni articoli e buoni libri sull argomento. Bibliografia Ghezzani N., Ghezzani N., Volersi male , Franco Angeli, Milano, 2002. Quando l amore una schiavit , Franco Angeli, Milano, 2006

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NESSUN UOMO UN ISOLA, OGNI AMORE UN ISOLA No man is an island No man is an island, entire of itself; every man is a piece of the continent, part of the main; if a clod be washed away by the sea, Europe is the less, as well as if a promontory were, as well as if a man or of thy friends or thine own were; any man's death diminishes me, because I am involved in mankind; and therefore never send to know for whom the bell tolls: it tolls for thee... John Donne Nessun uomo un isola, dice John Donne; ciascuno di noi parte dell umanit. Quindi, qua ndo muore qualcuno non chiedere per chi suona la campana: essa suona per te. Se un altro muore, chiunque egli sia, anche tu partecipi della sua morte, ne sei feri to e diminuito, perch siamo tutti parte della stessa umanit. Dunque se la campana suona a morto, non chiedere per chi suona; sei tu che muori, perch muori con lui. Mai verit fu pi vera; e tuttavia questa celebre affermazione potrebbe essere paraf rasata con un altra, non meno vera: ogni amore un isola; perch l amore una potenza che unisce due esseri umani, separandoli dal resto dell umanit. Mentre divenendo indivi dui singoli e universali ci riconoscimo soli e allo stesso tempo parte dell intera uma nit (come suggerisce Donne), l amore unisce due esseri umani, per separarli, isolarl i , dal resto del mondo. L amore rende impensabile il sentimento della singolarit (e

della solitudine e dell egocentrismo che vi sono connessi), ma allo stesso tempo c rea un unit cos piena e assoluta da renderla autosufficiente (almeno su un piano affet tivo). Nessun uomo un isola, dunque; ma ogni amore un isola. Il senso psicologico dell am ore proprio questo, e da questo l amore ricava la sua potenza e la sua straordinar ia efficacia. Istituzione, ripetizione e noia. L ordine del sistema L amore un isola nel senso che la coppia degli innamorati costruisce un rapporto esc luso dalle convenzioni sociali, le quali tendono ad automatizzare la vita degli individui per rendere la coppia una funzione sociale utile: base molecolare dell i stituto del matrimonio e della famiglia. Matrimonio e famiglia sono innanzitutto istituzioni sociali: in molte culture il matrimonio tuttora combinato (al punto di programmare l unione di sposi bambini e persino di sposi non ancora nati). In queste societ, nelle quali l individualit non esiste o ha poco valore, la famiglia subordina interamente a s la volont dei suoi membri. La volont collettiva trionfa sulla libert del cuore allo scopo di replicare se stessa all infinito, riducendo al minimo il rischio connesso alla scelta indiv iduale. Quando ci accade, la forza con la quale l istituzione piega la volont degli individu i immensa: tale che anche coloro che un tempo furono innamorati nel breve volger e di pochi anni diventano gli apatici ingranaggi di un immenso meccanismo social e saldamente incardinato nei rapporti di parentela, nelle relazioni sociali, nel l economia domestica. Il matrimonio, dunque, come tomba dell amore . Quando l istituzione prende possesso della coppia, la vita programmata e la noia d omina il campo affettivo. Il programma che la tradizione impone alla coppia porta con s la previsione antic ipata delle tappe della vita, dunque ogni atto, ogni evento in realt ripetizione di quanto gi previsto (e gi accaduto, perch la coppia come istituzione imita, ripete, ci che le altre coppie dello stesso gruppo sociale hanno sempre fatto). Nei miei libri Uscire dal panico ([1]) e Volersi male ([2]) ho chiamato ordine del sistema la macchina dell alienazione sociale che produce identit mimetiche, imitative, piuttos to che persone autonome e libere. Gli individui che compongono la coppia istituzionale sono infatti copie di altri identici individui; le loro individualit contano poco; senza reciproco amore, es si sono prigionieri della ripetizione, e pertanto sognano (continuamente) di eva dere. L amore: una segreta eversione Se esistessero solo i matrimoni e le famiglie non potrebbe esistere l amore, che i nfatti nato anche storicamente in quanto contrapposto al patto coniugale. Si pen si all amore di Lancillotto per Ginevra, che sfida niente di meno che l autorit del R e. Si pensi a Paolo e Francesca, che Dante getta nell inferno: a malincuore, perch anche lui, da giovane, era stato seguace di quell Amor cortese che appunto la poet ica dell amore vissuto come trasgressione sociale. Sulla loro isola, dunque, respinti lontano, al di l dell oceano, il mondo delle con venzioni, il grigiore della routine, le umiliazioni del quotidiano, gli amanti s i conoscono in ogni tratto del volto e dell identit, si accarezzano nell intimit, elev ando un elogio ai loro corpi altrimenti asserviti o trascurati, si apprezzano ne lle qualit pi riposte, si difendono per la vita e per la morte dal male del mondo, si scambiano in una fusione totale i reciproci ruoli, giungendo ad esaltare in

se stessi il genere dell altro, quindi a idolatrarlo, a rispettarlo. Una segreta e versione delle logiche del mondo: questo l amore. Da qui deriva l attaccamento che la donna pi dell uomo ha nei confronti di questa din amica. Perch dalla negazione del mondo che la tiene in un ruolo da inferiore, da automa degli affetti e delle funzioni lei ha solo da guadagnare. Sogna un uomo c he abbia il coraggio di lottare contro il potere di cui lui stesso potrebbe bene ficiare; un uomo che sappia amarla nella solitudine dell isola, che sappia sottrar si per lei ai soliti giochi di potere e di competizione cui avvezzo, o alla cons uetudine sociale della sua famiglia, quella legale , appunto. Sogna un eversore, un romantico, un ribelle. Per questo quando scopre nell amante il ritorno della ragione pragmatica si avvert e colpita a morte: ella ha dato tutta se stessa a un sogno, quello di rovesciare le logiche di un mondo che la vuole consenziente alla propria servit attingendo dall isola dell amore la forza per tornare ad amarsi, per ottenere il riconoscimento di un valore, per brillare ai propri occhi come forse mai pi da quando, bambina, fantasticava sotto il cielo stellato della sua camera. Nessun uomo un isola, dice lui mentre fugge, rabbioso di essere stato sottratto al m ondo. Ogni amore un isola, ribatte lei, disperata di non essere compresa. L amore deluso. Dal fuoco dell amore all incendio dell odio Il rifiuto di questa necessit vitale di amare per essere amata causa nella donna una ferita mortale. L odio che segue alla delusione talvolta smisurato d la misura del sogno. Un attimo prima era un eroina, ora si scopre patetica. Questa degradazi one, provocata dall abbandono da parte dell uomo, ella non potr mai pi perdonarla. A m eno di scivolare nella palude melmosa del masochismo. La vendicativit l incoercibile rabbia per come stata trattata spinge talvolta la do nna a riproporre il proprio amore con una insistenza ossessiva, lamentosa o pers ecutoria, che nel tempo lascia trasparire il proposito punitivo che la anima. L am ore come dominio e come vendetta. Ma questa persecuzione non fa rinascere l amore in chi lo aveva rifiutato, lo rende ancor pi impossibile. Nuovamente rifiutata, la donna tuttavia persiste, con rabbia crescente, violenza passionale e implacata disperazione. Non sa mollare la presa, che pi che nell amor e affonda ormai nell odio per chi ha umiliato i doni che lei gli offriva. Questa rabbia assoluta, cieca, priva di riflessione come un incendio che ha pres o avvio dal fuoco della delusione; ed destinata a ucciderla, se non sapr sublimarl a trasformandola in un giudizio di valore sulla relativit d ogni diritto , compreso que llo all amore. Bruciare l isola e suicidarsi quando Enea era gi fuggito non serv a Didone per ricon quistare l amato o per affermare, sia pure oltre la morte, un qualche suo diritto . La distruzione, la vendetta, il suicidio che annientano la possibilit che si era aperta con lo stato di grazia dell amore rappresentano infine l estrema condanna che l amante deluso pu portare a se stesso e ai propri simili. Per gli antiche era Bibliografia Ghezzani N., Uscire dal panico , Franco Angeli, Milano, 2000. Ghezzani N., Volersi male , Franco Angeli, Milano, 2002. ****************************************************************************** tragedia . Per noi pi prosaici e banali patologia .

Il timore di essere abbandonati di certo appartiene a ognuno di noi. La persona che sa convivere con questo timore riesce a gestirlo e a non farsi influenzare n ell ambito della sua vita relazionale. Ma per molti questa paura non facile da ges tire: infatti alcune persone sono affette in modo patologico dalla cosiddetta sin drome dell abbandono che condiziona gravemente la loro vita affettiva. In particolare i pazienti affetti da dipendenza affettiva temono l abbandono, hann o la costante e radicata convinzione di perdere le persone che amano e di rimane re per sempre senza legami affettivi. Qualunque sia l evento temuto che la persona cara possa morire, mandarli via oppure lasciarli- vivono sempre con l idea che un giorno rimarranno soli. Si aspettano di essere lasciate e pensano che ci non avr mai fine. Nel profondo del cuore questi individui sentono di essere destinati a vivere la vita in completa solitudine. Queste radicate convinzioni circa l abbandono provocano un senso di disperazione n ei confronti dei rapporti affettivi: le persone sono convinte che, per quanto le cose sembrino andare bene, le relazioni siano destinate al fallimento. Desidera no stare sempre vicino ai cari e si arrabbiano o impauriscono di fronte alla pos sibilit di qualsiasi tipo di separazione, per quanto breve essa sia. Soprattutto nelle relazioni sentimentali, si sentono emotivamente dipendenti dal partner e t emono di perdere il legame di intimit. La trappola dell abbandono viene attivata principalmente nelle relazioni pi intime; p u darsi che non sia visibile nelle relazioni di gruppo o nei rapporti superficial i. I fattori scatenanti pi potenti sono indubbiamente perdite o separazioni reali: u n trasloco, il divorzio, l abbandono o la morte. Tuttavia, a far scattare questa t rappola, spesso possono essere anche cause meno manifeste: pu darsi che il partne r si comporti in modo annoiato o distante o che appaia momentaneamente distratto o che mostri sollecitudine per un altra persona. Qualsiasi cosa preveda un interruz ione del contatto pu attivare la trappola, anche se non ha nulla a che vedere con una perdita o un abbandono reale. Da che cosa si origina la paura dell abbandono? Dobbiamo tenere presente due fatto ri importanti, la predisposizione biologica e l ambiente di sviluppo dell individuo: se l infanzia stata caratterizzata da relazioni affettive stabili (soprattutto co n la propria madre), anche chi predisposto biologicamente potrebbe non sviluppar e la trappola dell abbandono; d altra parte, certi ambienti sono cos instabili o cost ellati da perdite che persino chi non vi affatto predisposto potrebbe sviluppare questa paura. Quello che ci chiediamo oggi : si pu sconfiggere la paura dell abbandono? E se si, c ome? Vi fornir di seguito alcuni importanti suggerimenti per iniziare a prendere consa pevolezza circa questa paura (ricordate sempre che, se da soli non riuscite a ge stire questo timore, vi potr essere di valido aiuto un percorso terapeutico!): Fate un salto nel vostro passato: per prima cosa prendete in considerazione la p resenza di un eventuale predisposizione biologica a sviluppare questa paura (siete sempre stati persone emotive? Come reagivate da bambini di fronte alle separazi oni?). Insieme alla predisposizione biologica importante indagare le circostanze della propria infanzia che possono aver determinato la paura dell abbandono. Cerc ate di ricordare l origine del vostro vissuto di abbandono. Osservate i vostri sentimenti di abbandono oggi, nel presente: divenite consapev oli dei sentimenti di abbandono che provate oggi nella vostra vita e affinate la vostra capacit di riconoscere le situazioni in cui si attiva questa paura. E molt o importante prendere consapevolezza dei propri vissuti di abbandono per imparar e, in un secondo tempo, a gestirli. Non fuggite dinanzi a questi sentimenti, per quanto spiacevoli possano essere e sforzatevi di conviverci, trascorrendo del t empo nel modo che vi fa pi paura, ossia soli con voi stessi. Spesso chi vive la p aura dell abbandono rifugge la solitudine, per questo prezioso imparare a sopporta

rla. In un secondo momento, con un buon lavoro su se stessi, si riuscir anche ad apprezzarla. Cercate di evitare partner instabili o poco desiderosi di impegnarsi in una rela zione, anche se suscitano in voi una notevole attrazione: cercate di allacciare relazioni con persone equilibrate. Solamente dentro una relazione equilibrata ci si pu conoscere realmente e soprattutto si pu imparare a mantenere la propria ide ntit nelle relazioni senza perdersi. Se si da tutto al proprio partner si rischia di perdere se stessi. Se si da tutto al proprio compagno/a perderlo/a ci appare realmente una sciagura. E importante imparare a non rinunciare al nostro potere e alla nostra identit dentro a una relazione. Quando trovate un partner che stabile e desideroso di impegnarsi in una relazion e, dategli fiducia: dopo tante esperienze di abbandono difficile imparare a fida rsi. Ma questo l unico modo per uscire finalmente dal circolo vizioso della paura dell abbandono e sentirsi realizzati in amore. Lasciate al vostro partner il suo spazio: non fatevi prendere dalla gelosia e no n lasciatevi andare a reazioni eccessive in occasioni di separazioni del tutto n ormali all interno di un sano rapporto di coppia. Se avete una buona relazione con un partner stabile e interessato a voi, imparate a controllare la vostra tenden za a reagire in modo esagerato a piccoli problemi sul fronte affettivo. Il modo migliore per farlo lavorare su se stessi. Esaminate le vostre risorse e imparate che potete stare da soli e stare bene. Se la vostra paura particolarmente grave, condiziona la vostra vita e non riusci te a gestirla da soli, prendete in considerazione la possibilit di iniziare una p sicoterapia: La relazione terapeutica pu mettervi nella condizione di migliorare la vostra vita affettiva permettendovi di comprendere l origine dei vissuti di abb andono ma soprattutto di imparare a gestirli nella vita di tutti i giorni. Lo ps icoterapeuta stimola il paziente con vissuto abbandonico a prendere consapevolez za "emotiva" del suo disagio facendo emergere emozioni, sentimenti, pensieri e r iflessioni e rielaborandoli in modo pi funzionale alla sua esistenza. Attraverso il percorso terapeutico il paziente potr imparare a superare il timore della perdita creando le giuste condizioni per il riconoscimento della stima in se stessi e gettando le basi per una rinascita interiore fondata su una maggior e consapevolezza di s e delle proprie scelte. Riferimenti Bibliografici: "Reinventa la tua vita". J.F. Young, J.S. Klosko, Raffaello Cortina Editore, 200 4 OSSESSIONE D'AMORE: LA DIPENDENZA AFFETTIVA L amore, rappresenta il bisogno e la capacit di trascendere noi stessi e, insieme a d un altro, creare una realt nuova. Talvolta, quando si altera l'equilibrio tra i l dare e il ricevere, tra il proprio confine e lo spazio condiviso, l'amore pu tr asformarsi, invece che in un'occasione di crescita e arricchimento, in una gabb ia senza prospettive di fuga, con pareti fatte di dolore. Questo quello che succ ede quando si scivola nella dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva una fo rma patologica di amore caratterizzata da assenza cronica di reciprocit nella vit a affettiva, in cui l'individuo, donatore d'amore a senso unco, vede nel legame c on un altra persona, spesso problematica o sfuggente, l'unico scopo della propr ia esistenza e il riempimento dei propri vuoti affettivi. Non sempre la differenza tra amore e dipendenza affettiva netta. Pu addirittura accadere che i due fenomeni si confondano.

La chiave di distinzione sta nel grado di autonomia dell'individuo e nella sua c apacit di trovare un senso in se stesso. Diversamente da quanto comunemente si cr ede, l'amore nasce dall'incontro di due unit, non di due met. Solo per si percepis ce nella sua completezza possibile donarsi senza annullarsi, senza perdersi nell 'altro. Chi affetto da dipendenza affettiva, non essendo autonomo, non riesce a vivere l'amore nella sua profondit e intimit. La paura dell'abbandono, della sepa razione, della solitudine generano un costante stato di tensione. La presenza de ll'altro non pi una libera scelta ma vissuta come una questione di vita o di mor te: senza l'altro non si ha la percezione di esistere. I propri bisogni e deside ri individuali vengono negati e annullati in una relazione simbiotica. La dipendenza affettiva, diversamente da quanto a volte si manifesta all'evidenz a, non un fenomeno che riguarda una sola persona, ma una dinamica a due. A volte il partner del dipendente affettivo un soggetto problematico, che maschera la p ropria dipendenza affettiva con una dipendenza da droga, alcol o gioco d'azzardo . In questo caso i problemi del compagno diventano la giustificazione per dedica rsi interamente all'altro bisognoso, non prendendosi il rischio di condurre un'e sistenza per s. Altre volte la persona amata rifiutante, sfuggente o irraggiungibile, per esempi o sposata o non interessata alla relazione. In entrambi i casi quello che s educe la lotta: la dipendenza si alimenta del desiderio di essere amati proprio da chi non ci ricambia in modo soddisfacente, e cresce in proporzione al rifiuto , anzi se non ci fosse quest'ultimo, il presunto amore non durerebbe. La persona che ha una dipendenza affettiva di solito soffoca ogni desiderio e in teresse individuale per occuparsi dell'altro ma inevitabilmente viene delusa e il suo amore prende la forma del risentimento. Allo stesso tempo non riesce ad interrompere la relazione, in virt di ci che definisce amare troppo , non rendendosi conto che questo comportamento distrugge l'amore che richiede invece autonomia e reciprocit. Nella dipendenza affettiva, ci che viene sperimentato come amore diventa una drog a. I sintomi della dipendenza sono gli stessi : ebbrezza : il soggetto prova una sensazione di piacere quando sta con il partne r, che non riesce ad ottenere in altri modi e che gli indispensabile per stare b ene. tolleranza: il soggetto cerca dosi di tempo sempre maggiori da dedicare al partn er, riducendo sempre di pi il proprio tempo autonomo e i contatti con l esterno astinenza: il soggetto sente di esistere solo quando c' l'altro, la sua mancanza lo getta in uno stato di allarme. Pensare la propria vita senza l'altro inimmagi nabile. L'altro visto come l'unica fonte di gratificazione, le attivit quotidiane sono trascurate, l'unica cosa importante il tempo trascorso con l'altro. incapacit di controllare il proprio comportamento: una riduzione di lucidit e capa cit critica che crea vergogna e rimorso e che in taluni momenti viene sostituita da una temporanea lucidit, cui segue un senso di prostrante sconfitta e una ricad uta nella dipendenza ,che fa sentire pi imminenti di prima i propri bisogni legat i all altro. Questi processi si colorano di rabbia e senso di colpa Inoltre, a differenza delle droghe, che sono pi facilmente disponibili, si pu gene rare una paura ossessiva di perdere la persona amata, espressa con gelosia e pos sessivit, che si alimenta smisuratamente ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce. La posizione paradossale che caratterizza la dipendenza affettiva : non posso star e con te (per il dolore in seguito a umiliazioni, maltrattamenti, tradimenti) ne s enza di te , (per l'angoscia al solo pensiero di perderti). La dipendenza affettiva affonda le sue radici nel rapporto con i genitori durant e l'infanzia. Le persone dipendenti da bambini hanno ricevuto il messaggio che n on erano degni di essere amati o che i loro bisogni non erano importanti. Queste persone di solito provengono da famiglie in cui i bisogni emotivi sono stati tr

ascurati in virt dei bisogni materiali. La crescita copre la ferita, ma la lascia insanata. Attraverso l'identificazione con il partner le persone dipendenti cer cano di salvare se stessi e colmare le proprie carenze affettive. Nella vita di coppia si riattribuiscono, pi o meno inconsapevolmente, un ruolo simile a quello vissuto con i genitori, nel tentativo di cambiare il finale. L'assenza della pos sibilit di sperimentare una sensazione di sicurezza nell'infanzia genera il bisog no di controllare l'altro, nascosto dietro un'apparente tendenza all'aiuto. Il principale problema nella risoluzione delle dipendenze affettive l ammissione d i avere un problema. Esistono, infatti dei confini estremamente sottili tra ci ch e in una coppia normale e ci che diviene dipendenza. La difficolt nell individuazione del problema risiede anche nei modelli distorti di amore che possono far ritenere determinati abusi e sacrifici di s come normali . Spesso, paradossalmente, la speranza che fa sopravvivere il problema e che tende a cronicizzarlo: la speranza in un cambiamento impossibile, soprattutto in un con testo relazionale in cui si sono consolidati dei copioni da cui difficile uscire . Cos, paradossalmente, l inizio del cambiamento arriva quando si raggiunge il fond o e si sperimenta la disperazione, che rappresenta la possibilit di sotterrare le illusioni che hanno nutrito a lungo il rapporto patologico. E' questo il momento in cui si pi disposti a chiedere aiuto, e pu essere l'occasio ne per iniziare un percorso psicologico di cambiamento, finalizzato alla costruz ione di legami sentimentali pi appaganti. Concetto di s e difficolt relazionali Il concetto che abbiamo di noi stessi inizia a crearsi gi dai primi mesi di vita, a partire dalle prime relazioni. Costruiamo, infatti, le prime percezioni di no i dal modo in cui gli altri ci percepiscono e dal modo in cui ci percepiamo nel rapporto con gli altri. Le risposte da parte delle figure significative dell infanzia rispetto alle inizi ative del bambino costituiscono la base per le sue aspettative future nella rela zione con il mondo. In rapporto alle diverse esperienze di s con gli altri, che i n seguito si integrano in funzione dei ruoli ricoperti nella societ allargata, si crea la propria identit che tende successivamente ad autoconfermarsi, assumendo una certa stabilit, infatti, ci che pensiamo di noi stessi influenza il nostro co mportamento e quindi innesca specifiche reazioni da parte degli altri. Un bambi no che rappresenta se stesso come degno di amore e di importanza e gli altri com e rispondenti ai suoi bisogni, da adulto si comporter di conseguenza, sicuro di r icevere amore e supporto nelle relazioni. Se c stata una cattiva sincronizzazione tra le risposte del bambino e del genitore, (forse per una difficolt del genitore ad interagire col bambino a causa di propri problemi o un periodo critico) il b ambino pu rappresentarsi come non degno di attenzioni e costruire un immagine negat iva di s che successivamente tender a confermarsi nelle relazioni successive. In questo modo se una persona si forma un concetto di s negativo tender a conferm arlo rimanendo intrappolato in un sistema che si autoalimenta, creando una serie di profezie che si autoavverano; questa la base su cui si possono costruire pr oblemi nelle relazioni, come le continue delusioni nelle storie d amore, la tenden za ad isolarsi o la difficolt ad aprirsi e comunicare le proprie emozioni. Per es empio, un eccessiva timidezza nelle relazioni pu essere legata ad un concetto negat ivo di s (non mi merito di essere considerato) e ad aspettative negative verso le risposte degli altri (mi rifiuteranno, mi derideranno) che portano all isolamento o ad approcci sociali maldestri destinati a fallire. Oppure, la convinzione di non essere degno di amore e rispetto pu essere trasmessa al partner il quale ci t ratter di conseguenza, confermando la nostra aspettativa ( anche lui si accorge che non valgo ) Esempio di circolo del s: Concetto di s: fragile, bisognoso, inadeguato (io non sono ok, gli altri sono ok) Bisogni: bisogno di essere accudito, bisogno di proteggersi, sopprime la rabbia per paura che possa allontanare gli altri

Aspettative: di essere respinto, abbandonato, di fallire, Comportamenti: Agisce timidamente, evita gli altri, non si impegna nelle relazio ni Impressioni altrui: da l impressione di essere una persona bisognosa Risposte degli altri: evitamento o accudimento Percezioni:seleziona le risposte negative degli altri e non prende in consideraz ione i segnali di accettazione Interpretazioni: Gli altri non mi stimano, non sono degno di amore Reazioni emotive: tristezza, senso di solitudine Lo psicoterapeuta pu aiutare l individuo ad osservarsi nelle relazioni e divenire c onsapevole del messaggio che da di s, in modo da poter accedere al proprio concet to profondo di s per cambiarlo.

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