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STUDIUM THEOLOGICUM

SEMINARIO REDEMPTORIS MATER DELLA GALILEA

SEMINARIO DI FILOSOFIA

Prof: Dr. FRANCESCO BOVI Studente: GIOVANNI CHIODI

Korazim, Anno Accademico 2012-2013

CAPITOLO V GLI INTERVENTI DEL MAGISTERO IN MATERIA FILOSOFICA

Il discernimento del Magistero come diaconia alla verit


49. Il primo paragrafo del quinto capitolo di Fides et Ratio il Papa, riprendendo lenciclica Humani generis di Pio XII, precisa che: La Chiesa non propone una propria filosofia n canonizza una qualsiasi filosofia particolare a scapito di altre. Fin da subito si mette in chiaro che la Chiesa non proporr mai una filosofia o un metodo filosofico esclusivo. Infatti il Papa spiega che: la filosofia deve procedere secondo i suoi metodi e le sue regole; non vi sarebbe altrimenti garanzia che essa rimanga orientata verso la verit e ad essa tenda. Quindi importante che ogni filosofia abbia una sua autonomia e il Papa spiega che questa autonomia le viene conferita dalla ragione stessa che per sua natura orientata alla verit ed inoltre in se stessa fornita dei mezzi necessari per raggiungerla. Il Papa spiega che questo lo statuto costitutivo di ogni filosofia, e solo con questa consapevolezza di essere orientati alla verit e di essere in grado di raggiungerla, la filosofia rispetter spontaneamente le esigenze o le evidenze proprie della verit rivelata, come ad esempio il fatto che Dio esista. Nella storia per si assistito a diversi errori in cui la filosofia incorsa, soprattutto nel pensiero moderno. Secondo il Papa il Magistero non chiamato a intervenire per colmare le carenze di una filosofia, ma allora qual allora il suo compito? Il Magistero ha lobbligo di reagire in maniera chiara e forte quando tesi filosofiche discutibili minacciano la retta comprensione del dato rivelato e quando si diffondono teorie false e di parte che seminano gravi errori, confondendo la semplicit e la purezza della fede del popolo di Dio. Il Magistero interviene quando le tesi filosofiche non lasciano comprendere il dato rivelato, nella la sua semplicit e purezza. 50. Il Papa, riprendendo il pensiero dei due precedenti concili, spiega che al Magistero spetta quindi esercitare un discernimento critico verso quelle filosofie che si scontrano con la dottrina cristiana. Al Magistero spetta prima di tutto di indicare quali presupposti e conclusioni filosofiche sarebbero incompatibili con la verit rivelata. Quindi quando una tesi filosofica mostra una conclusione incompatibile con il cristianesimo, il problema non dovr essere ricercato in un qualche punto medio dellargomentazione, ma allinizio, al suo punto di partenza, ed l che deve esercitare il suo discernimento. In questo senso lintervento del Magistero consiste concretamente nel formulare le esigenze che si impongono alla filosofia dal punto di vista della fede. La nascita di diverse scuole di pensiero ha accresciuto questa responsabilit del Magistero. Di fronte a tale situazione il Papa ribadisce di nuovo limportanza di esprimere le esigenze della Parola di Dio e della riflessione teologica.

I temi filosofici che queste scuole toccano, sono comuni alla verit rivelata che la Chiesa custodisce. Essi sono: Dio, luomo, la sua libert e il suo agire etico. In questo discernimento i Vescovi sono chiamati ad essere testimoni della verit . I filosofi che vorranno riflettere correttamente sul vero apprezzeranno questo servizio. 51. Il discernimento che la Chiesa compie non deve essere inteso in forma negativa. Infatti si potrebbe cadere nel tranello del voler pensare che la Chiesa voglia eliminare o ridurre ogni possibile mediazione. Invece la Chiesa sa bene che quando si vuol dimostrare qualcosa, la mediazione necessaria. Non si pu arrivare ad una conclusione per mezzo di unintuizione immediata, ma attraverso passaggi intermedi della mediazione. Di conseguenza gli interventi della Chiesa vogliono provocare, promuovere e incoraggiare il pensiero filosofico. I filosofi d'altronde sanno di aver bisogno di autocritica e di dover oltrepassare i limiti troppo ristretti in cui la loro riflessione concepita. Il Papa rimanda quindi alle forme filosofiche della storia, che pretendono di dare alla filosofia il primato sopra ogni sfera umana. Queste forme storiche della filosofia sono concepite da una ragione umana ferita e indebolita dal peccato e senza considerare che una la verit bench le sue espressioni portino limpronta della storia. Riconoscendo questi confini, la ragione riconoscer che non potr mai concepire una filosofia della storia che possa essere la spiegazione piena dellessere umano, del mondo e del rapporto delluomo con Dio. Quindi diventa urgente un discernimento critico alla luce della fede, ovvero un discernimento che dal punto di vista della fede accolga ci che c di valido e scarti ci che erroneo. Il Papa conclude con il versetto della lettera ai Colossesi di S. Paolo, in cui lapostolo asserisce che i tesori della sapienza e della scienza sono nascosti in Cristo (Col 2, 3). Con la consapevolezza donatale dalla Parola di Dio, la Chiesa incoraggia chiunque cerchi i tesori della sapienza e della scienza , ovvero incoraggia i filosofi, perch convinta che nella loro ricerca costoro possono imbattersi nel custode di tali tesori: Cristo. 52. Nel corso della storia la Chiesa gi intervenuta nei confronti di diverse dottrine filosofiche. Il Papa ricorda i pronunciamenti contro: la preesistenza delle anime, le forme di idolatria ed esoterismo, e anche le tesi dellaverroismo latino. Ancora di pi la parola del Magistero si fatta udire a partire dalla met dell800. Molti filosofi cattolici si sentirono spinti a intervenire contro il pensiero moderno, proponendo delle loro filosofie. Esse fondamentalmente assolutizzavano o verso la fede e verso la ragione. Cos il Magistero censur da una parte il fideismo e il tradizionalismo radicale, perch cadevano nella sfiducia della ragione e nellassolutizzazione della fede. Dallaltra parte censur il razionalismo e lontologismo, perch attribuivano alla ragione naturale ci che si pu conoscere solo alla luce della fede.

Questi interventi portarono la Chiesa a maturare la scelta di intervenire per la prima volta sui rapporti tra fede e ragione per mezzo di un Concilio ecumenico: il Vaticano I, attraverso la Costituzione dogmatica Dei Filius, che costituisce ancora oggi un punto di riferimento normativo per questo ambito. 53. Il Concilio Vaticano I sintetizz gli interventi che il Magistero aveva proposto fino ad allora, affermando linseparabilit della fede dalla ragione. La Dei Filius partendo dallesigenza della conoscibilit naturale dellesistenza di Dio, principio e fine di ogni cosa(per mezzo delle cinque vie di S. Tommaso) concludeva dicendo che: esistono due ordini di conoscenza, distinti non solo per il loro principio, ma anche per il loro oggetto. Cos dicendo si afferma che in un principio si conosce con la ragione naturale e nellaltro con la fede, e per loggetto si intende che oltre alle cose alle quali la ragione naturale potrebbe arrivare, con la fede ci viene proposto di credere nei misteri nascosti in Dio che non potrebbero essere conosciuti senza la Rivelazione Divina. Il Papa sintetizza quindi pronunciamenti del Concilio Vaticano I, dicendo che contro il razionalismo esso affermava limportanza della distinzione dei misteri della fede dai ritrovati filosofici, perch appunto propongono un oggetto di conoscenza differente e perch la conoscenza di fede precedente e trascendente rispetto alla conoscenza razionale. Contro il fideismo il Concilio ribadisce lunit della verit proposta dai due ordini di conoscenza della ragione e della fede, quindi la conoscenza razionale pu e deve dare un apporto positivo alla conoscenza di fede. Infine il Concilio ha ribadito che: anche se la fede sopra la ragione, non vi potr mai essere una vera divergenza tra fede e ragione: poich lo stesso Dio, che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, ne il vero contraddire il vero. Quindi nei due ordini di conoscenza non esistono due verit, ne mezze verit da scambiarsi a vicendevolmente, ma una verit che comunicata da Dio e che luomo capace di accogliere. Dio non prende mai in giro luomo, e quando il filosofo diffida di tutto ci che gli comunicato, fondamentalmente non si fida di Dio. 54. In questo paragrafo il Papa espone gli interventi successivi al Concilio Vaticano I che si sono susseguiti nel XX secolo, iniziando dagli interventi di Pio X che rivel come alla base del modernismo vi fossero asserti di tipo fenomenista, agnostico e immanentista. Senza dimenticare il rifiuto cattolico verso la filosofia marxista e il comunismo ateo avvenuto gi nel 1937, ben prima che i paesi che aderirono a queste filosofie ne sperimentassero le amare conseguenze. Successivamente Pio XII con la lettera enciclica Humani Generis, mise in guardia contro le interpretazioni erronee collegate con le tesi dellesistenzialismo, allo storicismo e allevoluzionismo. Rimane importante ricordare che si indicavano come erronee le interpretazioni e non le tesi in se, ma precisava che erano tesi elaborate fuori

dallovile di Cristo. Aggiungeva che tali deviazioni non erano semplicemente da rigettare, ma da esaminare criticamente. Perch dovevano essere esaminate criticamente? Perch i filosofi e i teologi avendo il grave compito di difendere la verit, devono conoscere le tesi erronee per curare le possibili conseguenze a cui potrebbero portare, per trovare quel un po di verit che nascosta in esse, e infine per riconoscere che quegli stessi errori spingono la mente a investigare in maniera pi scrupolosa le verit sia filosofiche che teologiche. evidente che queste regole sono valide per i filosofi e i teologi di tutti i tempi, quindi anche per i tempi odierni, per questo che il Papa le riprende per intero. Dopo Pio XII, nel 1988 la Congregazione per la Dottrina per la Fede intervenuta per invitare i teologi della liberazione a non assumere tesi e metodologie derivanti dal marxismo senza un discernimento critico. Secondo il Papa tutti questi interventi del Magistero volti contro le filosofie incompatibili con la verit rivelata, rimangono un prezioso contributo che non pu essere dimenticato. Essi quindi rimangono validi ed evidentemente, per alcuni, sono ancora da scoprire o addirittura da accettare. 55. Il Papa esamina la condizione che abbiamo ai giorni doggi, 1999. Secondo il Papa le questioni filosofiche non sono ridotte come prima a pochi singoli, ma si sono diffuse nellambiente al punto da divenire in qualche misura mentalit comune. La radicale sfiducia nella ragione ci che pi di tutto caratterizza la mentalit comune. Tale sfiducia ha condotto luomo a pensare che non c pi lEssere, cio non c pi una dimensione ontologica per cui vale la pena di indagare, portando alcuni a dire: fine della metafisica. Questo ha portato i filosofi ad accontentarsi di obiettivi pi modesti: se non c metafisica, rimane solo ci di cui gi si sa tutto, ovvero i campi determinati del sapere umano e la sola interpretazione del fattuale, rinunciando alla ricerca della causa del fattuale. Di conseguenza questa terribile lacuna ha permesso alle tentazioni del razionalismo e del fideismo di ritornare nella teologia. Il razionalismo lo si manifesta quando asserti ritenuti filosoficamente fondati sono assunti come normativi per la ricerca teologica, quando invece tali asserti sono privi di sufficiente base razionale. Il fideismo invece si ripropone quando si ritiene che per credere in Dio non c bisogno della conoscenza razionale e del discorso filosofico per lintelligenza della fede. Lintelligenza della fede, che il Papa ha spesso citato nella presente enciclica, sta a significare che la fede ha bisogno di essere compresa per essere accolta. Una conseguenza di questo atteggiamento fideista il biblicismo, secondo cui la Sacra Scrittura e la sua esegesi sono lunico punto di riferimento vero. Invece la Parola di Dio, come insegna il Concilio Vaticano II, il deposito dato dallinsieme della Sacra Tradizione e della Sacra Scrittura. Pertanto la Sacra Scrittura non il solo riferimento per la Chiesa ne tanto meno la sua sola interpretazione(esegesi). Anzi il Papa coglie loccasione per ricordare ai Vescovi che la regola suprema della propria fede data dallunit che lo Spirito ha posto tra: Sacra Tradizione, Sacra Scrittura e Magistero della Chiesa. Anche per quanto riguarda le metodologie ermeneutiche, attraverso cui i teologi formulano lesegesi, il Papa invita a vagliarle con discernimento in quanto ogni metodologia ha alla base una concezione filosofica. Infine altre forme di fideismo sono riscontrabili laddove si disprezza la teologia speculativa o anche la filosofia classica che ha donato le terminologie

attuali per la formulazione dogmatiche. Pio XII con Humani Generis mise in guardia dallabbandono delle terminologie tradizionali e della tradizione filosofica. Infatti se si abbandonano i termini attraverso cui si formulano le verit soprannaturali, questultime rimangono senza un valore ne oggettivo ne immutabile. 56. evidente che oggi c una forte diffidenza nel riconoscere un senso ultimo e totale della vita quando si pensa che la verit delle cose sia il risultato del consenso. Questo ha portato al dilagante relativismo attuale. Il Papa, riprendendo S. Tommaso, risponde a questa diffidenza ricordando che la verit adeguamento dellintelletto alla realt oggettiva. Oggi riconoscere tale senso ultimo diventa pi difficile perch il mondo suddiviso in diversi campi. Di fronte a questa situazione il Papa invita ad avere fiducia nelle capacit della ragione umana e a non perdere la passione per la verit ultima e lansia per la ricerca. La ragione ha bisogno di essere provocata per intraprendere tale ricerca. Per il Papa ci che provoca la ragione la fede, che si fa avvocato convinto e convincente della ragione invitandola a rischiare volentieri per tutto ci che bello, buono e vero. Infatti, riprendendo la definizione biblica della lettera agli Ebrei, la fede : fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono (Eb 11,1). Se prova di ci che non si vede allora prova che non c fine alla metafisica, e che quindi vale veramente la pena rischiare per tutto ci che c di bello, buono e di vero.

Linteresse della Chiesa per la filosofia


57. Il Magistero non ha solo rivelato gli errori di alcune filosofie, ma ha anche indicato i principi fondamentali per rinnovare in maniera positiva il pensiero filosofico. Lenciclica Aeterni Patris(1879) di Leone XIII rimane fino ad oggi lunico documento pontificio interamente dedicato alla filosofia. Riprendendo il Concilio Vaticano I questo testo dimostrava come il pensare filosofico sia un contributo fondamentale per la fede e la scienza teologica. Il Papa rimanda tuttoggi i filosofi cattolici alle indicazioni contenute in questo testo, soffermandosi sul valore della filosofia di S. Tommaso. Per Leone XIII S. Tommaso distingue perfettamente la fede dalla ragione, le unisce ambedue con legami di amicizia reciproca: conserva ad ognuna i propri diritti e ne salvaguarda la dignit. Per S. Tommaso la fede e la ragione sono due care amiche che si stimano vicendevolmente. 58. Dalla pubblicazione dellAeterni Patris, il pensiero di S. Tommaso ricevette un nuovo slancio. Attraverso la metodologia storica dellinterpretazione delle fonti, la conoscenza del pensiero di S. Tommaso fece grandi progressi e la tradizione tomista fu introdotta per risolvere i problemi filosofici e teologici di quel momento. Evidentemente fino ad allora S. Tommaso veniva considerato superato, ma fu ripreso in considerazione grazie alla metodologia storica. Perfino il Concilio Vaticano II deve molto ai teologi cattolici che sono frutto del rinnovamento dato al pensiero di S. Tommaso.

59. Il rinnovamento positivo dato dallAeterni Patris non riguard solo il pensiero di S. Tommaso. Anche altri filosofi cattolici hanno prodotto opere filosofiche di alto profilo: c chi basandosi sulla rinnovata coscienza morale pose delle basi scientifiche per discutere della fede, chi invece partendo dallesperienza sensibile la sorpassava arrivando al trascendente, e chi coniug le esigenze della fede con la fenomenologia. Queste filosofie hanno continuato a mantenere viva lunit di fede e ragione che evidentemente sempre minacciata. 60. Anche il Concilio Vaticano II ha proposto un insegnamento ricco per la filosofia. La Costituzione Gaudium et Spes infatti un compendio di antropologia biblica. Questa Costituzione indica la dignit superiore delluomo rispetto al resto del creato e ne mostra la capacit trascendente della sua ragione. Rielevando la dignit della persona e della sua libert la Gaudium et Spes rivela i presupposti falsi su cui si basa lateismo. Inoltre possiede unimportante espressione per quanto riguarda il campo dellantropologia filosofica, che il Papa riprese per lenciclica Redemptor Hominis e che qui ripropone: In realt solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero delluomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro e cio di Cristo Signore. Cristo, che il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente luomo alluomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. Se Cristo svela pienamente luomo alluomo, significa che Cristo linsegnante di antropologia filosofica pi competente che esista, per questo che questa espressione rimane importante per lo sviluppo della filosofia. Il Concilio si occupato anche di indicare le linee di studio della filosofia nei seminari, secondo cui: Le discipline filosofiche si insegnino in maniera che gli alunni siano anzitutto guidati allacquisto di una solida e armonica conoscenza delluomo, del mondo e di Dio, basandosi sul patrimonio filosofico perennemente valido, tenuto conto anche delle correnti filosofiche moderne. Diversi documenti magistrali come anche il Papa in persona hanno ribadito limportanza di queste direttive perch, come mostrer pi avanti, esse non sono sempre osservate. 61. Le direttive degli studi di filosofia non sono state sempre osservate. Dopo il C.V. II si assistito ad un decadimento dello studio della filosofia, condiviso perfino da non pochi teologi. Le ragioni di questo abbandono sono prima di tutto la sfiducia nella ragione, con consecutivo abbandono della ricerca metafisica. In secondo luogo al fatto che molti teologi hanno dato la precedenza alle scienze umane. Il C.V. II le considera utili per una conoscenza pi profonda del mistero delluomo, ma mai ha autorizzato i teologi a sostituirle alla filosofia sia per la formazione pastorale che per la preparatio fidei1. Unaltra ragione di questo decadimento si
1

La preparatio fidei quella preparazione che precede lannuncio che suscita la fede, ovvero che precede lannuncio del kerygma vero confine tra la fede e la ragione.

pu trovare nel processo detto di inculturazione della fede, che viene svolto dai missionari secondo il comando dato dal Signore nel cosiddetto grande mandato quando dice: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni (Mt 28, 19). In questo processo, destinato agli uomini di tutte le culture, si incontrano molteplici espressioni di saggezza popolare, che per il Papa costituiscono un reale patrimonio di cultura e di tradizioni. Per il Papa lo studio di queste tradizioni deve andare di pari passo con la ricerca filosofica. Nel processo di inculturazione la ricerca filosofica non deve cio essere abbandonata, bens valorizzata, affinch emergano i tratti positivi della saggezza popolare, di conseguenza essa favorisce lannuncio dei missionari. In sostanza allabbandono degli studi filosofici consegue sempre un deterioramento della pastorale di evangelizzazione, da questo si pu facilmente dimostrare che chi non ha interesse per la filosofia non ha interesse per levangelizzazione. Le due cose infatti non sono separabili come la cultura dominante tende a far pensare. 62. Lo studio della filosofia quindi fondamentale e ineliminabile per i candidati al sacerdozio. La scelta di introdurre lo studio filosofico negli studi teologici risale al Medioevo, scelta confermata poi dal Concilio Lateranense V. Questo periodo ha messo in evidenza larmonia tra la fede e la ragione, e di conseguenza tra il sapere filosofico e quello teologico. Il Papa indica che questa struttura degli studi ha influenzato, facilitato e promosso lo sviluppo della filosofia moderna, anche se in maniera indiretta. Lo dimostra lopera di Francesco Surez: Disputationes metaphysicae che presa in considerazione anche dalle universit luterano tedesche, quindi al di fuori della Chiesa Cattolica. Quando si preferito non seguire questo programma formativo, si ha assistito alla disattenzione nei confronti del pensiero della cultura moderna. Se infatti il filosofo colui che esprime il pensiero del tempo in cui vive, significa che chi non lo ascolta non potr nemmeno conoscere il pensiero che domina quel tempo. Esso pu essere incompatibile con la fede, ma nonostante questo cos facendo si permette unindiscriminata accoglienza di ogni filosofia oppure la chiusura ad ogni forma di dialogo. 63. Con questa enciclica il Papa ribadisce il forte interesse che la Chiesa dedica alla filosofia e il legame intimo che unisce il lavoro teologico alla ricerca filosofica della verit. Il Magistero dovr quindi discernere e stimolare un pensiero filosofico che non sia in dissonanza con la fede, ma in armonia. Il Papa vuole proporre nel capitolo successivo dei punti fermi da seguire per stabilire un rapporto armonioso tra la teologia e la filosofia, in particolare tra la teologia e i diversi sistemi filosofici attuali.

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