\
|
=
RT
Q
N
N
V
exp
Atomi interstiziali
Un atomo che occupa uno spazio
interstiziale (lacuna) del reticolo
Atomo costitutivo del cristallo
autointerstiziale
Elementi estraneo etero
interstiziale
Il reticolo risulta deformato ed in uno
stato tensionale.
Atomi sostituzionali
Atomo sostituzionale pi
piccolo o pi grande del
solvente
L'intoduzione di alcune frazioni
% di atomi sostituzionali genera
le soluzioni solide sostituzionali.
Difetti doppi
Nel difetto di Schottky, uno ione lascia una vacanza, per
mantenere la neutralit uno ione di carica opposta lascia una
seconda vacanza
Nel difetto di Frenkel, un atomo lascia una vacanza e crea un
interstiziale
Difetti lineari: le dislocazioni
La dislocazione pi semplice (a spigolo) si ottiene pensando di
inserire un piano di atomi fra i piani del reticolo cristallino
Le dislocazioni riducono le propriet meccaniche dei materiali,
inducendo deformazione plastica
Il secondo modello di dislocazione quello a vite
Le dislocazioni non sono difetti di equilibrio, ma sono sempre
presenti, in conseguenza dei trattamenti del materiale
Vettore di Burgers
Si individua mediante la "circuitazione di Burgers" :
1. Si sceglie il punto del cristallo nel quale si vuole misurare il vettore
2. Si sceglie una prima direzione arbitraria ed in quella direzione si percorrono un certo numero di
distanze reticolari
3. Si sceglie una seconda direzione ortogonale alla precedente e ci si sposta dello stesso numero
distanze reticolari
4. Si sceglie una terza direzione ortogonale alla seconda e parallela alla prima, ma di verso
opposto e ci si sposta dello stesso numero di distanze reticolari
5. Si sceglie una quarta direzione ortogonale alla terza e parallela alla seconda ma di verso
opposto e ci si sposta dello stesso numero di distanze
6. Il vettore di Burgers il vettore che unisce il punto iniziale a quello finale.
7. Se il punto finale coincide con quello iniziale e quindi il vettore di Burgers nullo, allora il
cristallo privo di difetti lineari.
Dislocazioni a spigolo
La linea di dislocazione lo spigolo inferiore del piano
aggiuntivo di atomi
Il vettore richiesto per completare il circuito intorno alla linea di
dislocazione e tornare al punto di partenza il vettore di
Burgers
Linea di dislocazione e vettore di Burgers sono ortogonali
Dislocazioni a vite
Nelle dislocazioni a vite il vettore richiesto per completare il
circuito di distanze atomiche uguali introno alla dislocazione
il vettore di Burgers b
Lasse attorno al quale si percorre la traiettoria la linea di
dislocazione
Linea di dislocazione e vettore di Burgers sono paralleli
Energia delle dislocazioni
Si pu dimostrare che lenergia libera per unit di lunghezza di
una linea di dislocazione (a vite a spigolo o mista) data da:
E=|Gb
2
Dove G il modulo di taglio e | una costante
Essendo lenergia positiva, ad ogni dislocazione associato un
aumento di energia
Policristalli e monocristalli
La maggior parte dei materiali
sono policristallini
Monocristalli: le propriet
variano con la direzione
(anisotropi)
Policristalli: le propriet
possono variare con la
direzione (isotropi)
Se i grani sono orientati a caso
il materiale isotropo
Se i grani sono orientati
preferenzialmente lungo
alcune direzioni, il materiale
anisotropo.
Difetti superficiali
Sono tipicamente i bordi di grano, nei solidi policristallini
Nei diversi grani, i piani reticolari sono orientati in maniera
diversa ( materiale isotropo)
Durante la solidificazione, i grani crescono simultaneamente e
si incontrano tra loro, formando il bordo di grano allinterfaccia
Per acciai di impiego industriale, la dimensione media dei grano
di 0.2mm (ogni grano ha ca. 10
18
atomi)
Energia dei difetti superficiali
Lenergia associata al bordo del grano maggiore
nel caso di bordi di grano a grande angolo.
Diffusione e velocit di processi nei solidi
Velocit dei processi nei solidi
Molti processi utilizzati nella produzione e nellutilizzo di
materiali dinteresse ingegneristico sono legati alla velocit con
cui si muovono gli atomi nei solidi
In molti processi che coinvolgono trasformazioni allo stato
solido il riarrangiamento degli atomi contribuisce a formare
aggregazioni atomiche pi stabili (a energia pi bassa)
Poich queste trasformazioni possano avvenire, necessario che
gli atomi posseggano energie sufficientemente alte per superare
una energia di attivazione, e portarsi nello stato a minore
energia
Il processo nel complesso esotermico, perch la nuova
configurazione pi stabile della configurazione originaria
Energia di attivazione
Gli atomi che hanno energia maggiore almeno pari a E
r
+ AE
reagiranno in modo da abbassare la loro energia fino al valore
E
p
Sebbene E
r
sia unenergia definita, il valore di energia dei
singoli atomi oscilla attorno a questo valore (che un valore
medio)
E
n
e
r
g
i
a
(
J
/
m
o
l
e
)
Coordinate di reazione
E
r
E*
E
p
AE
Influenza della temperatura
Ad ogni temperatura, solo una frazione di
atomi avr energia tale da poter
raggiungere lenergia di attivazione
Quando la temperatura aumenta, lenergia
dei reagenti aumenta, e di conseguenza
aumenta la probabilit che ciascun atomo
abbia energia sufficiente
Secondo la teoria di Boltzmann, la
probabilit di trovare una molecola
avente energia maggiore del valore E*
data da
Dove K la costante di Boltzmann, pari a
1.38*10
-23
J/(atomo*K)
La probabilit P proporzionale alla
frazione di atomi
( ) KT E P / exp
*
~
( )
( )
( ) ( ) 1
1
0 0
= =
=
= =
=
} }
dE E f N dE E N
N
E N
E f
f N N
N
N
f
T
T
i
i T
i
i
T
i
i
Equazione di Arrhenius
Arrhenius trov sperimentalmente che la velocit di molte
reazioni chimiche legata alla temperatura :
Dove R la costante molare dei gas (8.314 J/(mole*K))
C la costante di velocit, indipendente dalla temperatura
( ) RT Q C / exp * reazione di velocit =
Rappresentazione grafica
Scrivendo lequazione di Arrhenius in forma logaritmica:
Da cui plottando ln(velocit) vs. 1/T si ottiene la costante
C dallintercetta ed il valore di Q dalla pendenza della retta
di regressione rispettivamente
( ) ( ) RT Q C / ln velocit ln =
( ) ( )
( )
=
=
+ =
=
R B Q
A C
x B A y
RT Q C
*
exp
*
/ ln velocit ln
0.0024 0.0026 0.0028 0.0030 0.0032 0.0034
9.20
9.25
9.30
9.35
9.40
9.45
9.50
l
n
(
v
e
l
o
c
i
t
d
i
r
e
a
z
i
o
n
e
)
1/T(K
-1
)
dati sperimentali
retta di regressione
Diffusione nei solidi
La diffusione il trasporto di materia dovuto a moti atomici o molecolari
Meccanismi
Gas e Liquidi: moti Browniani
Solidi: diffusione di vacanze o diffusione interstiziale
Diffusione nei solidi
Autodiffusione: gli atomi che diffondono sono della stessa natura degli
atomi che costituiscono il reticolo
Inter-diffusione: gli atomi che diffondono sono di natura diversa rispetto
agli atomi che costituiscono il reticolo (diffusione di gas e liquidi, leghe)
A
B
C
D
tempo
B
D
A
C
c
o
n
c
e
n
t
r
a
z
i
o
n
e
x
c
o
n
c
e
n
t
r
a
z
i
o
n
e
x
Diffusione atomica
La diffusione il meccanismo attraverso cui la materia
trasportata attraverso la materia
Nei solidi le velocit di movimento degli atomi sono molto
minori delle velocit nei gas o nei liquidi
In un reticolo cristallino il movimento degli atomi avviene
principalmente per :
Meccanismo per vacanze o sostituzionale
Meccanismo interstiziale
1. Scambio diretto
2. Scambio ciclico
3. Meccanismo lacunare
4. Meccanismo interstiziale
Diffusione per vacanza o sostituzionale
Le vacanze sono difetti di equilibrio del reticolo cristallino
Questo vuol dire che in ogni reticolo sono sempre presenti
delle vacanze
Quando la temperatura aumenta, il numero di vacanze
aumenta di conseguenza, e quindi aumenta la velocit di
diffusione
In genere allaumentare della T di fusione aumentano le
forze di legame, e quindi le energie di attivazione per la
diffusione degli atomi
Diffusione interstiziale
Il caso della diffusione interstiziale si verifica quando gli
atomi si muovono da un sito interstiziale allaltro senza
spostare permanentemente nessuno degli atomi della
matrice
La dimensione degli atomi che diffondono deve essere
piccola rispetto alle dimensioni degli atomi del reticolo
Generalmente la velocit di diffusione interstiziale un
ordine di grandezza maggiore della velocit sostituzionale o
per vacanze
Diffusione stazionaria
Si considerano due piani atomici paralleli perpendicolari alla
direzione x
Se la concentrazione di una data specie su un piano C
1
(atomi/m
3
)e quella sullaltro piano C
2
In questa condizione, non ci sono variazioni di
concentrazione nel tempo
La differenza di concentrazione comporta il moto di atomi
dalla zona a maggiore concentrazione alle zone a minore
concentrazione
Prima legge di Fick
Nella diffusione stazionaria, il flusso di atomi (quantit di
atomi per unit di superficie e di tempo) legato al
gradiente di concentrazione da:
Dove D (m
2
/s) la diffusivit del materiale
dx
dC
D J =
x
Diffusivit
La diffusivit del materiale dipende da:
Il tipo di meccanismo di diffusione (sostituzionale o interstiziale)
La temperatura di diffusione
La struttura cristallina del mezzo di diffusione (la diffusivit del C
nel ferro CCC, meno compatto, 10
-12
m
2
/s, molto maggiore della
diffusivit nel ferro CFC, 10
-15
m
2
/s)
Il tipo di difetti cristallini: la diffusivit aumenta in corrispondenza di
vacanze e bordi di grano
La concentrazione delle specie diffondenti
Seconda legge di Fick
Nella maggior parte dei casi la diffusione avviene in condizioni
non stazionarie
Quindi le concentrazioni dipendono dallo spazio e dal tempo
Se la diffusivit indipendente dal tempo, la seconda legge di
Fick viene scritta come:
Dove C(x,0) la concentrazione iniziale (supposta uniforme) e
C(0,t) la concentrazione sulla superficie (supposta costante)
( )
( ) ( )
( ) ( )
|
.
|
\
|
=
|
.
|
\
|
c
c
c
c
=
Dt
x
erf
x C t C
t x C t C
x
C
D
x dt
t x dC
2
0 , , 0
, , 0
,
Funzione errore
s Erf(s) s Erf(s)
0.00 0.0000000 1.30 0.9340079
0.05 0.0563720 1.40 0.9522851
0.10 0.1124629 1.50 0.9661051
0.15 0.1679960 1.60 0.9763484
0.20 0.2227026 1.70 0.9837905
0.25 0.2763264 1.80 0.9890905
0.30 0.3286268 1.90 0.9927904
0.35 0.3793821 2.00 0.9953223
0.40 0.4283924 2.10 0.9970205
0.45 0.4754817 2.20 0.9981372
0.50 0.5204999 2.30 0.9988568
0.55 0.5633234 2.40 0.9993115
0.60 0.6038561 2.50 0.9995930
0.65 0.6420293 2.60 0.9997640
0.70 0.6778012 2.70 0.9998657
0.75 0.7111556 2.80 0.9999250
0.80 0.7421010 2.90 0.9999589
0.85 0.7706681 3.0 0.9999779
0.90 0.7969082 3.10 0.9999884
0.95 0.8208908 3.20 0.9999940
1.00 0.8427008 3.30 0.9999969
1.10 0.8802051 3.40 0.9999985
1.20 0.9103140 3.50 0.9999993
( )
Dt
x
s
dt e s erf
s
t
2
2
0
2
=
=
}
t
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0
0.0
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
e
r
f
(
s
)
s
B
Funzione errore
La funzione errore tabulata
Noto il valore di x/(2*(D*t)
1/2
) si pu calcolare il profilo di
concentrazione ad ogni valore di tempo t
C(x,0)
Distanza x
C(0,t)
t
1
t
2
Diffusivit e temperatura
Il coefficiente di diffusione legato alla temperatura da una
legge di tipo Arrhenius:
Quindi la diffusivit aumenta con la temperatura
Generalmente per valori di T<0.4T
m
la diffusivit molto bassa
( ) Q/RT * D D = exp
0
Diffusione in solidi ionici
Nel caso di solidi ionici (ceramici) solo uno ione avente una
determinata carica pu diffondere in un sito
Inoltre, il percorso che lo ione deve percorrere generalmente
pi elevato (non tutte le posizioni reticolari sono equivalenti)
Di conseguenza la diffusivit nei ceramici generalmente pi
bassa che nei metalli
Inoltre, la diffusivit dei cationi (pi piccoli) maggiore che
quella degli anioni
Per questo i ceramici sono generalmente buoni isolanti
Diffusione nei polimeri
Nei materiali polimerici allo stato solido, la diffusione legata
alla presenza di piccoli atomi (aria, acqua)
Le molecole piccole penetrano negli spazi tra le catene
polimeriche
La autodiffusione nulla, perch si dovrebbero rompere i
legami covalenti delle catene macromolecolari
La diffusione maggiore nei polimeri amorfi (basso
impacchettamento) che nei polimeri semicristallini
Per questo i polimeri sono ottimi isolanti (termici, elettrici), e
trovano applicazioni nel settore imballaggio
Fattori che influenzano la diffusione
Diffusione rapida:
Strutture cristalline a basso
impacchettamento o amorfe
Atomi diffondenti piccoli
Bassa densit del materiale
Legami deboli
Diffusione lenta:
Strutture cristalline ad
elevato impacchettamento
Atomi diffondenti grandi
Alta densit del materiale
Legami forti
Solidificazione
I metalli vengono generalmente lavorati allo stato fuso e quindi
fatti solidificare al di sotto della temperatura di fusione
La disposizione atomica cambia da uno stato disordinato (o al
pi di ordine a breve raggio) ad uno stato di ordine a lungo
raggio
Una volta solidificati, i metalli possono subire ulteriori
trattamenti termici allo stato solido
La fase di solidificazione (formazione del reticolo cristallino)
passa attraverso i due stai:
Nucleazione
Crescita
Nella nucleazione viene formato un nucleo stabile
Nella crescita, la dimensione del nucleo aumenta per formare
dei grani cristallini
Nucleazione
La forma cristallina di un metallo stabile al di sotto di una
temperatura critica, che coincide con la temperatura di fusione
Questo vuol dire che lenergia libera del solido minore di
quella del liquido al di sotto della T
m
La differenza di energia aumenta al diminuire della temperatura
E
n
e
r
g
i
a
l
i
b
e
r
a
Temperatura
liquido
solido
T
m
Formazione degli embrioni
La differenza di energia tra lo stato liquido e
quello solido lenergia libera di volume AE
v
Perch si formi il solido si deve anche formare
linterfaccia tra solido e liquido, che comporta
un aumento dellenergia superficiale
Al di sotto della T
m
, gli atomi si aggregano a
costituire piccoli domini cristallini (embrioni)
Lenergia associata alla formazione di un
embrione :
I due termini sono di segno opposto AE
v
negativo
o t t
2 3
4
3
4
r E r F
v
+ A = A
Nucleo stabile
Lenergia associata ad un embrione dipende dalla sua dimensione
Se lembrione piccolo, il termine superficiale prevale, e lembrione si
ridiscioglie
Il metallo sottoraffreddato (differenza tra temperatura del metallo liquido e
la temperatura di fusione)
Se lembrione sufficientemente grande, una sua ulteriore crescita provoca
una diminuzione di energia
Si dice allora che si formato un nucleo
Il valore di raggio critico diminuisce allaumentare del sottoraffreddamento:
T H
T
r
T
T H
E
E
r
f
m
c
m
f
v
v
c
A A
=
A A
= A
A
=
o
o
2
2
Nucleazione eterogenea
La condizione di nucleazione omogenea nella maggior parte
dei casi non verificata
Pi spesso i nuclei si formano in corrispondenza di particelle di
impurezze, sulla superficie di contenitori
Si parla di nucleazione eterogenea
La nucleazione eterogenea favorita, dal momento che
diminuisce il rapporto area/volume
Spesso delle impurezze sono aggiunte di proposito per favorire
la formazione di un numero maggiore di nuclei ( e quindi di
grani pi piccoli)
Si parla di raffinamento del grano o inoculazione
Si ottiene indurimento per riduzione della dimensione del grano
Velocit di cristallizzazione
Quando T diminuisce (al di sotto di T
m
), il AE associato alla
trasformazione liquido-solido aumenta (in valore assoluto)
Questo comporta un aumento della velocit di cristallizzazione
Contemporaneamente, al diminuire di T, diminuisce la
diffusivit degli atomi
Questo comporta una riduzione della capacit degli atomi di
organizzarsi per formare una fase cristallina
260 280 300 320 340 360 380
velocit di cristallizzazione
contributo diffusivo
Y
A
x
i
s
T
i
t
l
e
Temperatura
contributo termodinamico
Propriet dei solidi
Propriet dei materiali
I materiali si possono caratterizzare sulla base di diverse classi
di propriet
Le propriet del materiale dipendono da parametri esterni
(temperatura, pressione), che dal tipo di materiale, dalla sua
purezza, dalla tecnologia di lavorazione
Propriet meccaniche
Gran parte dei componenti in esercizio sono soggetti a forze di
vario genere
Leffetto delle forze di indurre delle deformazioni nei
materiali
Le relazioni tra carichi applicati e deformazioni determinano il
comportamento meccanico di un materiale
La determinazione delle distribuzioni degli sforzi e delle
deformazioni derivanti da carichi esterni applicati permette di
dimensionare le parti in fase di progettazione
Tipologia di prova
Le propriet meccaniche vengono determinate in prove di
laboratorio
Le prove meccaniche si differenziano in base a :
Natura della sollecitazione applicata. Il carico applicato pu essere di:
Trazione
Flessione
Compressione
Taglio
Torsione
Distribuzione della sollecitazione applicata
Istantanea
Continua
Alternata
Temperatura di prova
Prove di trazione
Sono le prove pi comunemente utilizzate per determinare le
propriet meccaniche quali modulo elastico, resistenza,
allungamento a rottura, tenacit
Si applica una deformazione controllata ad un provino a osso di
cane (una traversa fissa, laltra mobile)
Si misura la risposta del campione in termini di forza
Geometria del provino
Si risale allo sforzo e alla deformazione dai parametri misurti
dalla macchina:
Allungamento del provino
Forza del provino
0
0
0
0
L
L L
L
L
A
F
=
A
=
=
c
o
Apparecchiatura di prova
Propriet meccaniche
Riguardano il comportamento del
materiale sottoposto ad uno sforzo
esterno
Il materiale si oppone ad una certa
deformazione imposta dallesterno con
uno sforzo
Si ricava un diagramma o-c
Deformazione elastica: sussiste
proporzionalit tra o ed c (legge di
Hooke, modulo elastico) e quando lo
sforzo si annulla si annulla anche la
deformazione
Il modulo elastico definisce la rigidit di
un materiale (legata alla forza di
legame)
Modulo elastico
Deformazione elastica:
Deformazione reversibile indotta da uno
sforzo esterno agente sul materiale
Quando la forza agente viene annullata,
si azzera anche la deformazione
Spesso in campo elastico si assume che
sussista proporzionalit tra o ed c (legge
di Hooke, modulo elastico)
Il modulo elastico definisce la rigidit
(stiffness) di un materiale (legata alla
forza di legame)
c o
c
o
c
E
E
o
=
A
A
=
A
lim
Rappresentazione grafica
Il modulo dato dalla pendenza della retta nel campo elastico
( )
( )
( ) o
o
o
c
o
tg
A
A
E
e
e
= = =
cos
sin
o
c
o
e
c
e
o
Modulo elastico e struttura
Il modulo elastico E dipende dalla capacit dei legami atomici
di deformarsi
Pi alta la forza di legame, maggiore la rigidit del materiale
Infatti aumentando E aumenta anche la T di fusione
Durante la deformazione elastica i legami vengono allungati,
ma non rotti
f
o
r
z
a
Distanza
atomica
Moduli elastici di materiali
Modulo di Poisson
Sempre in campo elastico, applicando una tensione monoassiale
longitudinale, oltre alla deformazione longitudinale imposta, si
verifica una contrazione trasversale ad essa proporzionale,
misurabile dalla variazione del diametro del provino.
La costante di proporzionalit tra le deformazioni il
coefficiente di Poisson (valore positivo) che pu essere valutato
misurando la deformazione trasversale e utilizzando la relazione
Se il comportamento isotropo, detto z lasse di trazione, il
modulo di Poisson definito:
Per un materiale ideale dovrebbe essere v=0.5
Nei materiali pi comunemente 0.25< v<0.4 (aumento di
volume dovuto alla trazione)
z
y
z
x
ale longitudin
laterale
c
c
c
c
c
c
v = = =
Fragilit e duttilit
Raggiunto il limite della deformazione elastica,
un materiale si pu comportare in due modi:
Il campione si rompe
Il campione continua a deformarsi, e la
deformazione resta anche dopo che la forza agente
viene annullata
I due tipi di comportamento definiscono la
fragilit e la duttilit di un campione
Inoltre i materiali duttili presentano
comportamento simile a trazione e a
compressione
Per i materiali fragili la rottura innescata in
punti di difetti. I materiali fragili resistono molto
meglio a compressione, dal momento che la
compressione tende a chiudere il difetto, e non ad
ampliarlo
Fragilit e duttilit dipendono anche dalla
temperatura
n
kc o =
Resistenza allo snervamento
La resistenza allo snervamento divide la regione a
comportamento elastico dalla regione a comportamento plastico
Si determina una deformazione permanente nel provino, che non
si annulla quando viene applicato lo sforzo
A volte questo valore non facilmente individuabile
Si introduce allora un limite apparente di elasticit (calcolato allo
0.2% di deformazione permanente)
duttile
Resistenze allo snervamento
Materiali fragili
Nei materiali fragili, limpossibilit degli atomi di scorrere
provoca la rottura catastrofica del materiale quando la forza
applicata supera la forza di legame
La resistenza dovrebbe essere quindi proporzionale al modulo
elastico
Ci si verifica solo in parte, dal momento che i materiali fragili
sono molto sensibili alle propriet superficiali (cricche)
Fragile (rottura)
Materiali duttili
In un materiale duttile lo sforzo cresce fino a
raggiungere un valore massimo
Successivamente lo sforzo comincia a
diminuire per effetto dello scorrimento
plastico
Il valore massimo dello sforzo la resistenza
a trazione
La duttilit nei materiali metallici legata al
movimento delle dislocazioni
Nelle materie plastiche, la deformazione
plastica legata allo scorrimento delle catene
Il carico ingegneristico diminuisce, ma non il
carico reale
Resistenze a trazione
Strizione
In seguito alla strizione, si
verifica la riduzione della
sezione del provino in alcune
zone localizzate
Lallungamento non pi
omogeneo (uniforme su tutta la
lunghezza)
Duttilit
Ad un valore di allungamento del provino, si verifica la rottura
La duttilit definisce la capacit del materiale di deformarsi
(allungamento percentuale) prima della rottura
La duttilit pu anche essere determinata dalla riduzione di
sezione del provino
Per la conservazione del volume infatti vale A*L=cost
100 *
0
0
A
A A
strizione
=
100 *
0
0
L
L L
to allungamen
=
Sforzo reale e deformazione reale
Per motivi pratici, lo sforzo e la deformazione si calcolano
come mostrato in precedenza
Lo sforzo che agisce realmente sul provino
( )
( )
i i i i r
i r
i
l
l
r
r
i r
l
l l
l
l
l A Al
l
l l
l
l
l
dl
A
A
A
A
A
F
A
F
r
c o o o o
c c
c c
o o
+ =
A +
= =
=
s
+ =
|
|
.
|
\
|
A +
=
|
|
.
|
\
|
= =
= = =
}
1
cambia non campione del volume il se
1 ln ln ln
0
0
0
0 0
0
0
0
0 0
0
0
o
r
o
i
Effetto della strizione sulle curve
2
1
0 1
2 2
1 1
A F
A F
A F
i
r
r
o
o
o
=
=
=
Influenza della struttura
Per strutture cristalline CFC rimangono duttili anche a basse
temperature
Invece le strutture CCC ed EC presentano una netta transizione
tra comportamento duttile e comportamento fragile abbassando
la T di prova
Lo stesso comportamento viene evidenziato da polimeri e
ceramici
Resilienza (tenacit)
Capacit di un materiale di assorbire energia prima di rompersi
La resilienza dipende da resistenza e duttilit
| |
| |
| |
2 2
elastico campo in
2
0
2
0
e e
e
e
E d E W
L
F
W
d W
c o
c
c c
c o
c
c
= = =
=
=
}
}
o
c
Alta resistenza, bassa duttilit, bassa resilienza
media resistenza, media duttilit, alta resilienza
bassa resistenza, alta duttilit, bassa resilienza
Prove di flessione
Spesso per i materiali fragili si preferisce calcolare le propriet
meccaniche attraverso prove di flessione
Infatti in prove di trazione la notevole sensibilit dei materiali ai
difetti fa si che la rottura possa avvenire in corrispondenza dei
morsetti di prova
Nella prova a flessione lassenza di ammorsaggi permette di
ottenere risultati pi significativi
2
2
3
bh
Fl
= o
2
6
l
hV
= c
Diagramma delle tensioni
La tensione media su una sezione nulla
Questo perch la compressione e la trazione si bilanciano
F
2
2
3
bh
Fl
= o
2
6
l
hV
= c
Confronto materiali fragili-duttili
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
0
3
6
9
12
15
miscele LLDPE/HDPE
il numero la % di HDPE
mix0
mix20
mix35
mix40
mix60
s
f
o
r
z
o
(
M
P
a
)
deformazione(mm/mm)
0.00 0.01 0.02 0.03
0
50
100
150
200
250
300
o
(
M
P
a
)
c(mm/mm)
Twintex (PP+E-glass)
30C
70C
110C
Esempi di calcolo
Si determini il valore della sezione minima di un componente in
acciaio lungo 10 cm in modo che lacciaio non si snervi, e che
il suo allungamento massimo sia pari a 20 micron, se sollecitato
da una forza di 300 kN.
| |
| |
2
2
4 4
4
0
2 2
2
y
y
3570
mm
N
4 8
300000
84 10 * 4 * 210000 10 * 4
10 * 4
10
40
40
1000
300
300000
mm
N
300
300000
MPa 300
GPa 10 2
mm A
A
N
MPa MPa E
cm
m
L
L
m L
mm mm A
A
N
A
F
E
>
(
s
s s = s
= s
A
s A
= >
(
s s =
=
=
o c o c
o o
o
Prove di durezza
La durezza una misura della resistenza di un materiale alla
deformazione plastica localizzata
Per determinare la durezza si usa un penetratore (fatto di un
materiale molto pi duro del materiale da testare)
Dallarea o limpronta del penetratore sulla superficie del
materiale se ne determina la durezza
Durezza e resistenza a trazione sono confrontabili (dipendono
entrambe dalla deformabilit plastica)
Le prove di durezza sono di diversi tipi:
Brinell
Vickers
Knoop
Rockwell
I risultati ottenuti seguendo le diverse procedure non possono
essere confrontati
Prova Brinell (UNI 560-75)
La prova consiste nel far penetrare nel pezzo in esame
una sfera di acciaio molto duro di diametro "D" mediante
applicazione di un carico "F", e nel misurare il diametro
"d" dell'impronta lasciata dal penetratore sulla superficie
del pezzo, dopo avere tolto il penetratore. I valori normali
di F e di D sono
F = 29400 N (=3000 kgf)
D = 10 mm
omax=1/3 HB
| |
2 2
* 2 * 102 . 0
d D D D
F
HB
=
t
Prova Vickers (UNI 1955-75)
Il penetratore costituito da una piramide retta, a base
quadrata, di diamante, con l'angolo al vertice (angolo fra
due facce opposte) di 136
La prova si svolge applicando un carico di 294 N ( = 30
kgf) per 10-15 s
2
189 . 0
d
F
HV =
Prove di impatto
Nelle prove di impatto un provino viene portato a rottura sotto
lurto di una massa in caduta libera pendolare
Le prove di impatto permettono di ricavare la tenacit (energia
assorbita a frattura) di un materiale
La prova di impatto, in cui la forza applicata a velocit
elevatissime, accentua il carattere fragile di un materiale
Le prove sono condotte seguendo due tipologie di prova:
Charpy
Izod
Le prove vengono anche condotte in presenza di intaglio per
determinare la sensibilit dal materiale
Il comportamento del materiale dipende dalla temperatura
Prove Izod e Charpy
W=P(h-h)
R=W/S
La resistenza si pu calcolare per
unit di lunghezza ( in corrispondenza
dellintaglio) o di area (superficie del
campione allintaglio)
Prove di creep
Per effetto di un carico applicato costante, il materiale pu
continuare a deformarsi anche per tempi molto lunghi
Il comportamento pi accentuato alle alte temperature (per i
metalli a T>0.4Tf, per i polimeri a tutte le temperature)
Il fenomeno di creep legato a fenomeni di scorrimento nei
metalli e di deformazione viscosa nei polimeri
Nelle prove di creep si applica uno sforzo costante al provino e
se ne misura la deformazione nel tempo
Prove di creep
Per effetto di un carico applicato costante, il materiale pu
continuare a deformarsi anche per tempi molto lunghi
0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000
6.0x10
-5
7.0x10
-5
8.0x10
-5
9.0x10
-5
1.0x10
-4
1.1x10
-4
1.2x10
-4
1.3x10
-4
1.4x10
-4
1.5x10
-4
J
(
M
P
a
-
1
)
time (s)
sample s90
30C
50C
95C
120C
150C
154C
1 10 100 1000 10000 1000001000000 1E7
7.0x10
-5
8.0x10
-5
9.0x10
-5
1.0x10
-4
1.1x10
-4
1.2x10
-4
1.3x10
-4
1.4x10
-4
1.5x10
-4
J
(
M
P
a
-
1
)
time (s)
sample s90
30C
50C
95C
120C
150C
154C
1 10 100 100010000100000 10000001E7 1E8 1E9
7.0x10
-5
8.0x10
-5
9.0x10
-5
1.0x10
-4
1.1x10
-4
1.2x10
-4
1.3x10
-4
1.4x10
-4
1.5x10
-4
J
(
M
P
a
-
1
)
time (s)
sample s90
30C
50C
95C
120C
150C
154C
1 10 1001000 10000 100000 1000000 1E71E81E91E101E111E121E13
7.0x10
-5
8.0x10
-5
9.0x10
-5
1.0x10
-4
1.1x10
-4
1.2x10
-4
1.3x10
-4
1.4x10
-4
1.5x10
-4
J
(
M
P
a
-
1
)
time (s)
sample s90
30C
50C
95C
120C
150C
154C
1 10100 1000 10000 100000 1000000 1E7 1E8 1E9 1E10 1E11 1E12 1E13 1E14 1E15 1E16 1E17 1E18 1E19 1E20 1E21
7.0x10
-5
8.0x10
-5
9.0x10
-5
1.0x10
-4
1.1x10
-4
1.2x10
-4
1.3x10
-4
1.4x10
-4
1.5x10
-4
J
(
M
P
a
-
1
)
time (s)
sample s90
30C
50C
95C
120C
150C
154C
Curve di creep
Il comportamento di un materiale a creep si pu descrivere
individuando tre distinte zone nel diagramma tempo-
deformazione:
Creep primario: la velocit di creep diminuisce nel tempo
Creep secondario: la velocit di creep si mantiene costante
Creep terziario: la velocit di creep aumenta nel tempo
D
e
f
o
r
m
a
z
i
o
n
e
tempo
Stress relaxation
Applicando una deformazione costante al materiale, si misura il
decadimento della forza necessaria a mantenere tale
deformazione costante
o
t
T
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0 5 10 15 20 25 30
deformazione lenta
deformazione veloce
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
0 5 10 15 20 25 30
lenta
veloce
Fatica
Comportamento meccanico di materiali soggetti a cicli di carico
al di sotto del limite di rottura
E la causa pi importante di cedimento nei metalli
Resistenza a fatica: livello di carico a cui il materiale cede ad un
certo numero di cicli
Per un acciaio il limite di resistenza a fatica per N= (Limite di
fatica) si ottiene al 40-50% della resistenza a trazione
Prove di fatica
Vengono eseguite su uno strumento, detto macchina di Moore
(flessione rotante)
Nel caso in cui lo sforzo medio sia nullo (-o
f
<o< o
f
) si
determina per ogni valore di o
f
il numero di cicli N
f
perch il
provino si rompa
La tensione quella nel punto pi sollecitato (la tensione media
sulla sezione nulla)
Curva di Wohler
Riportando il numero lo sforzo in funzione del numero di cicli
si determina la curva di fatica
La resistenza a fatica va calcolata in corrispondenza di un certo
numero di cicli (o
f
(N
f
))
Campo di resistenza quasi statica (N
f
<10
3
): la o
f
raggiunge
valori prossimi a quelli della resistenza a rottura
Limite di fatica: il tratto orizzontale, anche per N il
materiale non si rompe (generalmente per o
f
<0.4-0.6 o
r
)
N
f
=K o
f
-m
Parametri importanti
I principali fattori che influenzano la vita a fatica sono i
seguenti:
Fattori legati all'applicazione del carico
entit della tensione alternata,
presenza di una tensione media,
tipo di sollecitazione (normale-tangenziale, sollecitazione mono/bi/tri-
assiale),
gradiente della tensione
Fattori legati alla resistenza e allo stato del materiale
caratteristiche meccaniche,
temperatura,
corrosione,
tensioni residue
Fattori legati alla geometria dell'elemento
forma,
dimensioni,
finitura superficiale
Viscosit
Viscosit:
Resistenza al flusso di materiali fusi
E la propriet pi importante per la lavorazione
Materiali di bassa viscosit fluiscono facilmente
Equazioni base
Shear rate: velocit/spessore
Sforzo: forza/area
V=V
0
B
V
x
v
0
q q t =
c
c
=
Fluidi non newtoniani
Per alcuni fluidi (acqua) la viscosit non varia al variare dello
shear rate (fluidi newtoniani)
Per latri fluidi la dipendenza della viscosit dello shear rate
identifica un comportamento non newtoniano
I fusi polimerici sono fluidi non newtoniani
1 n dilatante
1 n tico pseudoplas
1 n newtoniano
0
1
0
>
<
=
= =
=
- -
-
n
n
q q t
q q
1E-3 0.1 10 1000 100000
1
10
100
1000
10000
100000
v
i
s
c
o
s
i
t
(
P
a
*
s
)
shear rate (s
-1
)
viscosit
n=1
n=1.5
n=0.5
1E-3 0.01 0.1 1 10 100 1000 10000 100000 1000000
0.1
1
10
100
1000
10000
100000
1000000
1E7
1E8
1E9
1E10
1E11
1E12
t
(
P
a
)
shear rate (s
-1
)
sforzo di taglio
n=1
n=1.5
n=0.5
Influenza della temperatura
Ln shear rate,
Ln
0.01 0.1 1 10 100
q
T=400
T=300
T=200
Diagrammi di fase
Fase
Fase di un sistema una parte di esso nella quale la
composizione (natura e concentrazione delle specie
atomiche presenti) e la struttura (distribuzione spaziale
delle specie atomiche) sono costanti o variano con
continuit
Per variazione continua della struttura si intende, ad
esempio, la modificazione dei vettori reticolari di un
cristallo sotto lazione di sollecitazioni meccaniche
localizzate o sotto leffetto di un campo di temperature
non uniforme.
Una fase risulta separata dal sistema da superfici definite,
lungo le quali la composizione e la struttura presentano
variazioni discontinue
Definizioni
COMPONENTE (o costituente): composti presenti nel sistema che vanno a
formare le fasi aventi composizione e microstruttura variabile
SOLUZIONE: fasi omogenee costituite da due o pi componenti in
proporzioni variabili
COMPOSTO: fase omogenea in cui deve essere rispettato un rapporto
stechiometrico tra i componenti
MICROSTRUTTURA: numero di fasi presenti, loro proporzioni, il modo in
cui sono distribuite (morfologia)
Quando un sistema costituito da un'unica fase, si dice omogeneo
Quando costituito da due o pi fasi, si definisce eterogeneo.
Un sistema omogeneo non necessariamente costituito da un'unica sostanza
pura
Le miscele omogenee, qualunque sia la natura dei suoi componenti, si dicono
soluzioni.
Esempi di fase
I tre stati della materia - gas, liquido e solido -
costituiscono gli esempi pi semplici di fasi nel caso di
sostanze pure.
Tuttavia, una singola fase non necessariamente
corrisponde ad uno stato, (polimorfismo del ferro)
Diagrammi di fase
La maggior parte dei materiali strutturali utilizzati non formata da un solo
elemento o da un tipo di molecola, ma da pi componenti
I componenti possono essere presenti in una singola fase (materiale
omogeneo) o in distinte fasi (materiale eterogeneo)
Una lega un materiale ottenuto a partire da due o pi elementi chimici in
proporzione variabile
La lega pu avere caratteristiche anche molto diverse da quelle dei materiali
di partenza
La microstruttura di una lega viene studiata attraverso diffrazione ai raggi
X, microscopico elettronico a scansione (SEM) e a trasmissione (TEM), o a
forza atomica (AFM)
I diagrammi di fase forniscono: la temperatura di transizione per
componenti puri (e lintervallo di temperatura per fasi), composizioni delle
fasi, quantit relativa di ciascuna fase, microstruttura allo stato solido
Equilibrio
Un sistema in equilibrio chimico-fisico quando i suoi
costituenti, dallistante in cui il sistema viene preso in
esame, non cambiano n di stato fisico n di stato
chimico, e le proporzioni che collegano questi costituenti
al sistema stesso rimangono invariate.
Equazioni di base di termodinamica
Per sistemi chiusi (che non scambiano materia con lesterno)
p
T
H
SdT VdP SdT TdS dH dG TS H G
Vdp TdS Vdp pdV pdV TdS Vdp pdV dU dH pV U H
pdV TdS dU
|
.
|
\
|
c
c
=
= = =
+ = + + = + + = + =
=
p
c
: costante pressione a termica capacit
Gibbs di libera energia
: entalpia
: chiuso sistema un per interna enegia
Termodinamica delle transizioni di fase
Per un sistema aperto (che
pu scambiare materia con il
suo intorno) lenergia libera
di Gibbs dipende anche dal
numero di moli di ciascuna
specie presenti nel sistema
Si parte dalla definizione di
potenziale chimico
Il potenziale chimico indica
di quanto varia lenergia
interna di un sistema quando
si aggiunge una particella di
un costituente
i j n p T
i
i
i
i i
i
i i
i j n S V
i
i
i
i i
j
j
n
G
dn SdT Vdp dG
SdT TdS Vdp pdV dn pdV TdS dG
n
U
dn pdV TdS dU
=
=
|
|
.
|
\
|
c
c
=
+ =
+ + + =
+ =
|
|
.
|
\
|
c
c
=
+ =
, , ,
, , ,
TS - PV U G
: vale Gibbs di libera energia l'
Condizioni di equilibrio
Considerando un sistema
chiuso con due fasi
allequilibrio
Allinterno del sistema
chiuso, ciascuna fase un
sistema aperto, da cui
materia pu essere
scambiata con laltra fase
=
=
+ =
+ + =
+ =
+ =
i
i i
i
i i
i
i i
i
i i
i
i i
i
i i
i
i i
i
i i
dn dn
dn dn dG
dn dn SdT Vdp dG
dn dT S dp V dG
dn dT S dp V dG
| | o o
o o | |
o o | |
| | | | |
o o o o o
|
: 0 dG essere deve equilibrio all' poich e
: costanti pressione e ra temperatu a
: sistema del
libera energia di totale e variazion la
ottiene si equazioni due le sommando
e fasi due delle ciascuna Per
Criteri di equilibrio
Per la conservazione della massa di ciascuna specie i:
In presenza di pi fasi:
Per un sistema chiuso di C componenti chimici solo C 1
potenziali chimici sono indipendenti (la somma di
i
dN
i
nulla)
Inoltre le T e p nelle due fasi devono essere uguali
( )
i
dn
dn
i dn dn
i i
i
i
i i i
i i
=
=
=
| o
o
o | o
| o
: arbitrario essendo ed
0
t | o
i i i
= = = ....
Equilibrio chimico
In condizioni di equilibrio tra due
fasi:
Dalla equazione si deriva la varianza
uno durante le transizioni di fase
Variando P o T, posso variare laltro
parametro per preservare lequilibrio
(mantenendo uguali i potenziali)
( ) ( ) p T p T , ,
2 1
=
Transizioni di fase
A ogni valore di (P,T):
Condizione necessaria perch avvenga una transizione di fase
che nel sistema dG<0
costanti p e T a diminuisce Gibbs di libera energia l' e
fase alla fase dalla avviene reazione la
0 0
costanti p e T a diminuisce Gibbs di libera energia l' e
fase alla fase dalla avviene reazione la
0 0
o |
| o
o o |
o | o
> < >
< < >
i i i
i i i
dn dG
dn dG
( ) ( )
= =
i
i i i
i
i i i
dn dn dG
| o | o | o
Derivate del potenziale chimico
Durante una transizione di fase il potenziale chimico
continuo, le sue derivate no
molare) (volume
molare) (entopia
V
n
V
p
p
G
n n
G
p
S
n
S
T
T
G
n n
G
T
i
i
i i
i
i
i i
=
c
c
=
c
c
|
|
.
|
\
|
c
c
c
c
=
|
|
.
|
\
|
c
c
c
c
=
c
c
=
c
c
|
.
|
\
|
c
c
c
c
=
|
|
.
|
\
|
c
c
c
c
\
|
+ = +
=
+
=
c
c
+
c
c
=
dT
dP
: esprimere pu si fasi due tra equilibrio di linea la
essere deve
equilibrio l' preservato sia perch cambiano, p e T se
2 2 1 1
2 1
Sistemi monocomponente
In un sistema monocomponente,
C=1
Nel punto A un sola faseV=2,
posso variare sia P che T senza
alterare il numero di fasi presenti
Nel punto B due fasiV=1, posso
variare un solo parametro senza
alterare il numero di fasi presenti
(mi devo muovere sulla linea di
equilibrio)
Nel punto C tre fasiV=0, se
cambio anche uno solo dei
parametri T o P altero il numero
delle fasi
A
B
C
Sistemi bicomponente
Nei diagrammi che coinvolgono transizioni di fase solido-
liquido e viceversa si considera solo il parametro temperatura,
dal momento che nelle transizioni di fase la variazione di
pressione trascurabile
Regola di Gibbs:V=C-P+1
C=2
P=1 (monofase)V=2 posso variare sia la T che la
composizione del sistema
P=2 (bifase)V=1 se vario la T, cambiano le composizioni
delle due fasi
P=3 (tre fasi)V=0 solo ad una determinata temperatura ed un
determinato valore di T le tre fasi possono esistere allequilibrio
Curve di raffreddamento
Sono le curve delle temperatura in funzione del tempo ottenute
sottraendo calore a velocit costante ( e bassa) e misurando la
temperatura del campione
In assenza di transizione di fase la velocit di raffreddamento
costante,ed inversamente proporzionale al calore specifico
te
dt
dT
te
dt
dq
te c
dt
dq
c dt
dT
dt
dT
c
dt
dT
dT
dq
dt
dq
p
p p p
p
p
p p p
tan cos
tan cos
tan cos
1
=
=
|
.
|
\
|
=
|
.
|
\
|
=
|
.
|
\
|
|
.
|
\
|
=
|
.
|
\
|
|
.
|
\
|
=
|
.
|
\
|
Transizioni di fase
In corrispondenza delle transizioni di fase (al raffreddamento) il
calore viene completamente sottratto sotto forma di calore
latente di solidificazione
V=0 (in presenza di due fasi la T resta costante)
T
t
t
0
t
1
t
2
T
t
t
t
t
p
t
t
H dt
dt
dq
dt
dt
dT
c dt
dt
dq
A =
=
}
} }
2
1
1
0
1
0
Solubilit
Combinando materiali differenti, si
realizza una fase omogenea solo se
sono rispettai alcuni vincoli
Solubilit illimitata:
indipendentemente dal rapporto tra
i due componenti e dalla
temperatura si forma una fase
unica (acqua-alcool, Cu-Ni, NiO-
MgO)
Solubilit limitata: solo in un certo
range di composizione e di
temperature e pressione si realizza
la formazione di una fase (acqua-
sale, Cu-Zn)
Al di sopra di 64C la solubilit di
fenolo in acqua illimitata
Al di sotto, la solubilit limitata
in un range di composizioni
Solubilit allo stato solido
Affinch due materiali abbiano una completa solubilit allo
stato solido, necessario che siano rispettate le regole di Hume-
Rothery:
Gli atomi dei due materiali devono essere di dimensioni simili (meno del
15% di differenza del raggio atomico). Differenze pi grandi
comporterebbero distorsioni eccessive del reticolo
I metalli devono avere la stessa struttura cristallina, altrimenti
dovrebbero esserci dei punti in cui si ha una transizione tra fasi a diversa
struttura
Gli atomi devono avere la stessa valenza, altrimenti si formerebbero dei
composti
Gli atomi devono avere la stessa elettronegativit (formazione di
composti)
La regola necessaria ma non sufficiente!!
Soluzioni allo stato solido
Le soluzioni solide possono essere sostituzionali o interstiziali
Il secondo caso, molto meno frequente, dalle regole di Hume-
Rothery
La quantit massima di componente A che pu essere aggiunto
a B prima che si formino distinte fasi dipende dalla temperatura
La solubilit determinata dalla minimizzazione dellenergia
libera
Le soluzioni allo stato solido si ottengono per raffreddamento di
soluzioni liquide
Le soluzioni solide non solidificano ad una singola temperatura,
ma piuttosto in un range
Inoltre, le composizioni delle due fasi solido e liquido sono
differenti
Diagrammi di fase per completa solubilit
La linea superiore la linea di liquidus, dove
comincia la solidificazione
La linea inferiore la linea di solidus, dove la
solidificazione completata
Il range di temperature tra le due linee (che dipende
dalla composizione) lintervallo di solidificazione
La composizione di ogni fase (percentuale di ogni
elemento presente) varia al variare di T, ed
diversa dalla composizione originaria del liquido
Nellintervallo di transizione c un grado di libert
(fissata la T sono fissate anche le composizioni
delle due fasi, e le quantit di ciascuna fase)
Ad ogni T nelle regioni bifasiche si traccia la linea
connodale
Curve di raffreddamento
In un materiale puro, si osserva un
plateau durante la solidificazione
(nessun grado di libert)
In sistemi isomorfi i gradi di libert non
sono mai 0, la T continua a diminuire
anche durante la solidificazione
Si osservano per delle variazioni di
pendenza della curva, nellintervallo di
solidificazione
Il calore latente viene sottratto in un
range di temperature
Regola della leva
Dal diagramma di fase, nota la T si pu
determinare la composizione di ciascuna
fase nellintervallo di solidificazione
( )
l B Bs
l B B
s
s B s l B s l B B
s B s l B s B
B s B s l B l
A B
B s B s l B l
B Bs Bl
s l
s
Bs
l
Bl
tot
s
s
tot
l
l
w w
w w
w w w w
w w w
w w w
m m
m w m w m
m m m
m
m
m
m
m
m
m
m
=
+ =
+ =
= +
+ =
= +
= +
= +
=
=
=
=
0
0
0
0
0 0 tot
0
0
Bs
Bl
1
m per dividendo e
: B per massa di bilancio il
1
solida fase nella B di peso in frazione w
liquida fase nella B di peso in frazione w
solida fase di peso in frazione
liquida fase di peso in frazione
: o definiscon si
_
_ _
_ _
_ _
_ _
_
_
W
o
W
s
W
l
Frazione in peso
La frazione in peso di una fase in una
lega bifasica pari al rapporto tra le
lunghezze del segmento sulla linea
orizzontale che si trova dalla parte
opposta rispetto alla fase di interesse e
lintero segmento
Solidificazione allequilibrio
Allequilibrio, si assume che gli
atomi dei due elementi costituenti
siano liberi di diffondere per creare
delle strutture omogenee
Il primo solido che si forma ha
composizione c
s
, con un contenuto
di B minore che nel liquido di
partenza
Ad una temperatura diversa, la
composizione del solido
allequilibrio si deve arricchire di B
rispetto al solido di partenza
Ci pu avvenire se lelemento B
pu diffondere dal primo solido
formatosi (pi ricco di B) al nuovo
solido, per mantenere una
composizione omogenea
Solidificazione al non equilibrio
Le condizioni di equilibrio possono essere
mantenute solo se la velocit di
raffreddamento estremamente bassa
La diffusivit nel liquido
sufficientemente elevata da permettere il
mantenimento della composizione teorica
La diffusivit nel solido molto bassa
La linea M
0
c individua la composizione
del centro dei grani
La linea M
0
t individua la composizione
della superficie dei grani
La linea M
0
r individua la composizione
media dei grani
Alla T teorica di completa solidificazione,
resta una frazione di liquido (regola della
leva)
Si deve raffreddare il sistema a T inferiori
per completare la solidificazione
Segregazione
In assenza di diffusione il sistema non omogeneo, avendo
composizione variabile in base ai tempi di solidificazione
(segregazione)
Il centro dei grani pi ricco dellelemento altofondente
La superficie pi ricca del materiale bassofondente
Il materiale comincia a fondere a T pi basse se viene
successivamente riscaldato (fragilit a caldo)
Per ridurre leterogeneit si riscalda il materiale ad una
temperatura tale da aumentare i fenomeni diffusivi (ma inferiore
alla curva solidus di non equilibrio)
Propriet meccaniche di soluzioni solide
Le impurezze presenti migliorano la
resistenza del materiale alla
deformazione plastica, interagendo con
il moto delle dislocazioni
Totale immiscibilit
Nei diagrammi con eutettico presente una composizione avente
temperatura di fusione minima
La trasformazione isoterma avviene a temperatura minore della T di fusione
di entrambi i componenti
In corrispondenza delleutettico ci sono 3 fasi, la varianza nulla
Un solido si separa per primo e precipita come fase discontinua
Il solido che si forma dal
liquido eutettico continuo
Il solido formato non una
fase ( costituito da due fasi A
e B), ma un microcostituente
primario
Un costituente primario una
porzione del sistema che dopo
opportuni trattamenti pu
essere individuata con esame
microscopico
Strutture al raffreddamento
La fase proeutettica, che
solidifica per prima
precipita come fase
discontinua
Il rimanente liquido
eutettico solidifica alla
T eutettica, dando luogo
ad un costituente
continuo
Tempi di arresto alleutettico
( )
( )
( )
( )
( )
0
0
0
0
1
1
1
1
1
0
t
c
c
Q
hm
t
m
c
c
m
c c
t
c
c
Q
hm
t
m
c
c
m
c c
t
Q
hm
t
m m
c c
hm t t Q dt Q Q
E
tot
tot
E
LE
E
E
tot
tot
E
LE
E
tot
tot LE
E
LE
t
t
+
A
=
=
>
+
A
=
=
<
+
A
=
=
=
A = = =
-
-
-
- -
}
0
1
Quantit relativa di
liquido eutettico alla T
eutettica
Strutture alleutettico
Alleutettico si
formano strutture
lamellari
Solubilit limitata
Spesso anche quando la solubilit
dei materiali completa allo stato
liquido, non lo allo stato solido
(Al-Cu, Fe-C, Pb-Sn)
Per non viene meno leffetto di
rinforzo del soluto nella matrice
(lelemento presente in maggiore
quantit)
Il diagramma tipico presenta una
composizione eutettica
Sono presenti due soluzioni solide,
ciascuna ricca di uno dei due metalli
Raffreddamento a solubilit illimitata
Raffreddando una lega a composizione inferiore al limite di
solubilit, si formano i cristalli di o
In questo caso, la curva di raffreddamento non interseca la
curva di solubilit
La concentrazione di | non eccede il limite di solubilit
Raffreddamento a solubilit limitata
In questo caso, la
curva di
raffreddamento
interseca la linea di
massima solubilit
Da o si separa al di
sotto di una certa T
una seconda fase |
Raffreddamento con eutettico
Per composizioni che vanno dal 19 al 97.5% di stagno, si forma una fase
eutettica
In questo caso quando liquido arriva a composizione eutettica solidifica
I cristalli di o che si sono formati in precedenza restano immersi in una
matrice eutettica (dove sia o che | sono presenti)
Le leghe di composizione eutettica hanno la pi bassa temperatura di fusione
tra le leghe realizzabili con i due componenti
La fase eutettica ha distribuzione lamellare perch in questo modo la
redistribuzione degli atomi per effetto della diffusione pi semplice
Curve di raffreddamento
Diagramma con peritettico
Per X<X
op
landamento uguale ai diagrammi a parziale
miscibilit
Per X>X
lp
landamento uguale ai diagrammi a totale
miscibilit
Raffreddamento
Per X=X
0
la lettura uguale alleutettico fino a T
p
A Tp il liquido di composizione X
lp
e la fase o X
op
reagiscono a
dare una fase | di composizione X
|p
tot
p p
p
f
tot
p p
p
f
tot
p lp
p
li
tot
p lp
lp
i
M
X X
X X
m
M
X X
X X
m
M
X X
X X
m
M
X X
X X
m
o |
o
|
o |
|
o
o
o
o
o
o
o
=
0
0
0
0
i li
: ottiene si fine alla
: m solido di massa la e m liquido di massa la o peritettic del prima
Raffreddamento
Per una miscela di composizione X
0
Fino alla temperatura peritettica la miscela si comporta come
nei casi precedenti
In questo caso per, essendo X
0
>X
|p
c un eccesso di liquido
rispetto a quello del peritettico
tot
p lp
lp
f
tot
p lp
p
lf
f
tot
p lp
p
li
tot
p lp
lp
i
M
X X
X X
m
M
X X
X X
m
m
M
X X
X X
m
M
X X
X X
m
|
|
|
|
o
o
o
o
o
o
o
=
=
=
'
'
0
: ottiene si fine alla
'
'
: m solido di massa la e m liquido di massa la o peritettic del prima
0
0
0
0
i li
Alla fine L
diminuisce, e
aumenta |
Se X
0
poco
maggiore di
X
|p
si pu
riformare o
Curve di raffreddamento
Durante la trasformazione peritettica ci sono tre fasi (L, o,|), e
zero gradi di libert
Altri diagrammi
In casi di non completa
solubilit si possono avere
due altri tipi di diagrammi:
Peritettico
Monotettico
Se le reazioni coinvolgono
solo fasi solide, si ha un
diagramma eutettoide o
peritettoide
Eutettico Lo+|
Peritettico L+o|
Monotettico L
1
L
2
+o
Eutettoide o+|
Peritettoide +o|
Formazione di composti a fusione congruente
In questo caso per la composizione di C si forma un composto
Il composto ha fusione congruente (localizzata ad una singola
temperatura)
Il composto parzialmente solubile in A, totalmente insolubile
con B
Se in composto del tipo A
m
B
n
per una generica composizione
del sistema posso indistintamente usare B o C come riferimento
sulle x
Formazione di composti a fusione incongruente
Nel composto a fusione
incongruente la fusione
avviene in un range di
temperature
Inoltre il liquido che si
forma ha composizione
diversa dal solido C
Formazione di pi composti
La miscibilit dei composti pu
essere nulla o parziale
Trattamenti termici
Nei trattamenti termici dei materiali, che spesso vengono
condotti allo stato solido, soprattutto le trasformazioni
eutettoidi sono molto importanti
I trattamenti termici vengono condotti in condizioni molto
lontane dallequilibrio
In questo caso la microstruttura ottenibile dipende dai tempi
caratteristico di raffreddamento e di formazione della fase
cristallina
Dalla microstruttura dipendono le propriet del materiale
(dimensione dei grani, dispersione delle fasi)
Diagrammi di stato ternari
Sono diagrammi di
stato a tre componenti
Vengono rappresentati
da triangoli equilateri
I componenti puri
sono posti ai vertici
del triangolo
Le leghe binarie sono
sui lati del triangolo
Composizione sui diagrammi
Indicando sul lato Au-Ag il punto al 75% di Au
Indicando sul lato Au-Cu il punto al 75% di Au
Congiungendo i due punti si ottiene la linea delle composizioni
al 75% di Au (e percentuali variabili di Ag e Cu)
Il punto medio del segmento (punto X) individua la
composizione 75%Au, 12.5%Ag, 12.5%Cu
Questo si pu verificare tracciando per il punto X le linee
parallele ai lati
Invece nel punto Y c pi Cu
Tracciando le parallele a ciascun lato, lintersezione con gli altri
due lati da la percentuale in peso dellelemento posto al vertice
opposto del lato
Diagrammi isotermi
A ciascuna temperatura, si traccia la parallela al triangolo di
base
Si ricava quindi la fase che stabile per ciascuna composizione
Isoterma a 300C
Linee di liquidus
Per ogni composizione, si pu tracciare sul triangolo la linea di
liquidus
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LEGANTI
LEGANTI
LEGANTI: Riferimenti
Testo:
M. Lucco Borlera e C. Brisi
Tecnologia dei Materiali e Chimica Applicata
Levrotto & Bella - Torino
http://bioslab.unile.it/courses.html
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LEGANTI: Definizione e Classificazione
Si definiscono cementanti o leganti quelle
sostanze che a contatto con acqua danno origine
ad una massa plastica, la quale subisce con il
tempo un progressivo processo di irrigidimento
fino a raggiungere unelevata resistenza
meccanica
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PROCESSO DI IRRIGIDIMENTO
2 FASI
PRESA
INDURIMENTO
1
2
Si passa dalla fase fluida
iniziale ad una massa in
grado di mantenere una
forma
Si verifica un continuo
aumento delle resistenze
meccaniche
minuti ore
giorni - mesi
LEGANTI: Definizione e Classificazione
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LEGANTI
IDRAULICI AEREI
Calci aeree
Gesso
Cemento Magnesiaco o Sorel
Calci idrauliche
Cementi
LEGANTI: Definizione e Classificazione
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LEGANTI: Cementi - Classificazione
Cementi
Portland (freddo, bianco, per dighe)
pozzolanico
dalto forno
alluminoso
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LEGANTI: Cemento Portland - Composizione
Cemento
PORTLAND
Clinker
PORTLAND
Gesso (max 5%)
CaSO4*2H2O
macinazione
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
Clinker di Portland
Le materie prime vengono macinate, miscelate e
riscaldate fino ad incipiente
scorificazione (1450-1500C)
Si ottiene da miscele di ARGILLA e CALCARE
ARGILLA Silice, Allumina e Ossido di Ferro
CALCARE Ossido di Calcio
Nel successivo raffreddamento la fase liquida (25%)
si solidifica aggregando i componenti
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
1. CAVA (dimensioni fino a 1 m
3
)
2. FRANTOIO (dimensioni fino a 5 - 10 cm
3
)
3. TRASPORTO
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
4. PREOMOGEINIZZAZIONE
5. MACINAZIONE
6. DEPOLVERAZIONE
7. PRERISCALDAMENTO
8. COTTURA
9. RAFFREDDAMENTO
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
10. STOCCAGGIO
11. MACINAZIONE (< 40 m)
12. CONFEZIONAMENTO e SPEDIZIONE
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
FRANTUMAZIONE
Mulini a mascelle, mulini a palle, setacci rotanti
OMOGENEIZZAZIONE
Sili ventilati
1 2 3 4 5 6 7
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
PIATTI GRANULATORI
Pellettizzazione
50
10 12 mm
10 -15 % di H
2
O
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
COTTURA (fino a 1450C)
Proveniente dai
piatti granulatori
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
Fasi del processo termico:
T<500C perdita dellacqua di impasto
T>500C decomposizione delle argille in silice e allumina
amorfe
T>900C reazione degli ossidi e formazione di silicato
bicalcico
T>1250C formazione di una fase liquida e inizio della
formazione del silicato tricalcico
T>1450C completa la reazione di formazione del silicato
tricalcico
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
MATERIE PRIME
Calcare CaCO
3
Argilla xAl
2
O
3
ySiO
2
zH
2
O*Fe
2
O
3
COTTURA ( 500C)
Calcare
CaO + CO2
Argilla xAl
2
O
3
+ ySiO
2
+
zH
2
O + Fe
2
O
3
C
A
S
F
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
REAZIONI CHIMICHE CHE PORTANO ALLA COTTURA
DEL MATERIALE
1000 1100 C 2C + S C
2
S
1100 1200 C 3C + A C
3
A
1100 1200 C C + F CF
1100 1200 C C
3
A + CF C
4
AF
1450 C C + C
2
S C
3
S
Raffreddamento veloce
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LEGANTI: Clinker di Portland - Produzione
COMPOSIZIONE DEL CLINKER DI PORTLAND
C
2
S 20 %
C
3
A 12 %
C
4
AF 4%
C
3
S 60 %
MACINAZIONE PELLETS
AGGIUNTA DEL GESSO e CONFEZIONAMENTO e
MESSA IN OPERA
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LEGANTI: Clinker di Portland Messa in Opera
MESSA IN OPERA (REAZIONI DI IDRATAZIONE)
CLINKER + GESSO + ACQUA
C
3
S + nH
2
O 3C*2S*xH
2
O + 3Ca(OH)
2
Gelo di
TOBERMORITE
Calce
C
2
S + mH
2
O 3C*2S*xH
2
O + 3Ca(OH)
2
C
3
A + fH
2
O + Ca(OH)
2
C
4
A*yH
2
O
C
4
AF + gH
2
O + Ca(OH)
2
C
4
A*zH
2
O + 4CF*wH
2
O
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LEGANTI: Clinker di Portland Messa in Opera
MESSA IN OPERA (REAZIONI DI IDRATAZIONE)
RUOLO DEL GESSO (max 5%)
C
3
A + 3CaSO
4
+ H
2
O C
3
A*3CaSO
4
*H
2
O
ETTRINGITE
LETTRINGITE precipita
sul bordo dei grani di C
3
A
rallentandone lidratazione
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LEGANTI: Clinker di Portland Messa in Opera
R
e
s
i
s
t
e
n
z
a
M
e
c
c
a
n
i
c
a
Tempo
C
3
S
C
2
S
C
3
A
C
4
AF
Indurimento
Presa
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LEGANTI: Moduli
MODULI
Modulo IDRAULICO
Modulo SILICICO
Modulo dei FONDENTI
Modulo CALCAREO
Sono utili per il controllo della composizione del
cemento e per il dosaggio delle materie prime
Rappresentano I rapporti fra le percentuali in massa
degli ossidi di CALCIO, SILICIO, ALLUMINIO e
FERRO
% % %
%
3 2 3 2 2
2
O Fe O Al SiO
CaO
M
i
+ +
=
( ) 2
i
M
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LEGANTI: Moduli
MODULI
Modulo IDRAULICO
Modulo SILICICO
Modulo dei FONDENTI
Modulo CALCAREO
Sono utili per il controllo della composizione del
cemento e per il dosaggio delle materie prime
Rappresentano I rapporti fra le percentuali in massa
degli ossidi di CALCIO, SILICIO, ALLUMINIO e
FERRO
% %
%
3 2 3 2
2
O Fe O Al
SiO
M
s
+
=
( ) 2
s
M
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LEGANTI: Moduli
MODULI
Modulo IDRAULICO
Modulo SILICICO
Modulo dei FONDENTI
Modulo CALCAREO
Sono utili per il controllo della composizione del
cemento e per il dosaggio delle materie prime
Rappresentano I rapporti fra le percentuali in massa
degli ossidi di CALCIO, SILICIO, ALLUMINIO e
FERRO
%
%
3 2
3 2
O Fe
O Al
M
f
=
( ) 3 2
f
M
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LEGANTI: Moduli
MODULI
Modulo IDRAULICO
Modulo SILICICO
Modulo dei FONDENTI
Modulo CALCAREO
Sono utili per il controllo della composizione del
cemento e per il dosaggio delle materie prime
Rappresentano I rapporti fra le percentuali in massa
degli ossidi di CALCIO, SILICIO, ALLUMINIO e
FERRO
%
%
2
SiO
CaO
M
c
=
( ) 80 , 2 87 , 1
c
M
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LEGANTI: Clinker di Portland Varianti
VARIE TIPOLOGIE DI CEMENTO PORTLAND
PORTLAND
FREDDO
O
FERRICO
BIANCO
PER
DIGHE
C3S 60% 60% 60% 40%
C2S 20% 20% 20% 40%
C3A 12% 0 20% 0
C4AF 8% 20% 0% 20%
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LEGANTI: Cemento Pozzolanico
Cemento
POZZOLANICO
COMPOSIZIONE
Clinker di Portland (57 70 %), Pozzolana (30 45 %)
(2 4 %) Gesso
Argille torrefattte, ceneri e
fumi di silice
Tempo
R
.
M
Portland
Pozzolanico
+ Resistenza allattacco
delle acque
- Calore prodotto
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LEGANTI: Cemento dAltoforno
Cemento
DALTOFORNO
COMPOSIZIONE
Clinker di Portland (38 - 40 %), Loppa Basica dAltoforno
(68 - 70 %) e (2 %) Gesso
Scoria derivante dalla
produzione della GHISA
Tempo
R
.
M
Portland
dAltoforno
+ Resistenza allattacco
delle acque
- Calore prodotto
Corso di Scienza e Tecnologia dei Materiali A.A. 2010-2011
LEGANTI: Cemento Alluminoso
Cemento
ALLUMINOSO
COMPOSIZIONE
Calcare e Bauxite (macinate, miscelate e portate a fusione
a 1600C)
+ Resistenza allattacco delle acque
++ Calore prodotto (si usa in climi freddi e
come materiale refrattario)
+ Rapido indurimento
+++ Costo elevato
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LEGANTI: Prove
Prove Normative / 1
FINEZZA DI MACINAZIONE
Setacciatura in umido
Residuo < 2% con maglia da 0,18 mm
Residuo > 10% con maglia da 0,09 mm
PERDITA AL FUOCO
Si scalda il campione a 950C e si valuta la perdita di peso
RESIDUO INSOLUBILE
Si effettua un attacco acido e basico
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LEGANTI: Prove
RAPPORTO H
2
O / CEMENTO
Apparecchio di VICAT equipaggiato con la sonda di TETMAJER (diametro
1cm)
La sonda deve arrestarsi a 6 mm dal fondo
TEMPI DI INIZIO E FINE PRESA
Apparecchio di VICAT equipaggiato con la sonda di
VICAT (diametro 1mm)
INIZIO = Si deve arrestare a 3mm dal fondo
FINE = Si deve arrestare a 0,5mm dalla
superficie
Prove Normative / 2
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LEGANTI: Prove
PROVA DI DEFORMABILITA
Pinza di LE CHATELIER (cilindro di ottone aperto lungo una generatrice
H=30mm, D=30mm)
24 h di stagionatura a 20C
Acqua fredda che viene scaldata lentamente
(2,5C/min) fino a 100C
Ebollizione per 3 h
Si raffredda lentamente
Si misura il distacco della pinza che non deve
superare per Normativa I 10mm)
Prove Normative / 3
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LEGANTI: Prove
CALORE DI IDRATAZIONE
Misura del calore di dissoluzione in soluzione nitrico-fluoridrica in un
calorimetro
MISURA DELLA SUPERFICIE SPECIFICA
Esprime la superficie (cm
2
) dei granuli contenuti in un grammo di materiale
Per un cemento portland siamo su i 3000 4000 cm
2
/g
Le norme prescrivono minimo 2800 cm
2
/g
Prove Normative / 4
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi
https://bioslab.unile.it/courses.html
dal Brisi-Borlera (pg. 172 - 267)
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi
CONGLOMERATI CEMENTIZI
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi
CALCESTRUZZO (CLS) ARMATO
Lunione di questi due materiali resa possibile e
vantaggiosa da alcune loro caratteristiche:
buona resistenza a compressione del CLS unita alla
ottima resistenza a trazione dellacciaio
adeguata protezione offerta dal CLS allacciaio rispetto
agli incendi ed alla corrosione
vantaggioso rapporto tra costo e prestazioni
aderenza tra i due materiali aumentata dalla superficie
corrugata delle armature
coefficienti di dilatazione termica pressoch uguali
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi
CALCESTRUZZO ARMATO (CCA) (I)
I principali inconvenienti del CCA sono:
Notevole contenuto di energia incorporata per la
produzione del CLS e dellacciaio
Elevata densit (circa 2500 kg/m3) che rende le strutture
piuttosto pesanti
Lentezza della costruzione (il disarmo delle cassaforme
non avviene prima di 3 4 giorni dal getto e la piena
agibilit delle strutture non prima di 28 giorni)
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi
CALCESTRUZZO ARMATO (CCA) (II)
I principali inconvenienti del CCA sono:
Impossibilit di realizzazione in condizioni climatiche
estreme
Elevato coefficiente di dilatazione termica il che impone
lesigenza di realizzare giunti di frazionamento e/o
dilatazione ogni 30 50 metri di costruzione
Elevata conducibilit termica
Ridotto assorbimento acustico dei rumori da impatto
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi
CALCESTRUZZO ARMATO
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi
CONGLOMERATI CEMENTIZI
Aggregato 60-78 %
Acqua 14-22 %
Cemento 7-14 %
Aria 1-6 %
+ eventuali additivi
Sabbia, Ghiaia e
Pietrisco, vengono
definiti inerti perch
non partecipano alle
reazioni di idratazione
del cemento.
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi: gli Aggregati
GLI AGGREGATI
Devono essere costituiti da inerti, privi di sostanze
organiche, limose, argillose o gesso
Devono presentare un buon assortimento
granulometrico
Curva di Fuller
D d P 100 =
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi: gli Additivi
GLI ADDITIVI
Acceleranti la presa e/o lindurimento
(cloruri carbonati silicati)
Ritardanti la presa e/o lindurimento
(sostanze organiche come zuccheri e cellulose)
Fluidificanti
(sottoprodotti della lavorazione della cellulosa e polimeri di sintesi)
Plastificanti
(silice fossile pozzolana finemente macinata ceneri volanti )
Schiumogeni
(alluminio)
Antigelo Coloranti Adesivi Dilatanti - etc
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi: gli Additivi
CALCESTRUZZO DI IERI E DI OGGI
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi: Prove sugli Impasti
PROVE SUGLI IMPASTI
Spandimento della malta
(slump test)
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi: Prove sugli Impasti
PROVE SUGLI IMPASTI
Fattore di Compattazione
(<1)
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi: Prove sugli Impasti
PROVE SUGLI IMPASTI
Consistometro VeBe
Sformato dal cono di Abrams
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LEGANTI: Conglomerati Cementizi: Prove sugli Impasti
PROVE SUGLI IMPASTI
Misura del contenuto daria
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LEGANTI: Acqua Inerte e Lavorabilit
ACQUA, INERTE E LAVORABILITA
Per aumentare la lavorabilit (in termini di slump) occorre
proporzionalmente aumentare il quantitativo di acqua di
impasto (a)
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LEGANTI: Acqua Inerte e Lavorabilit
ACQUA INERTE E LAVORABILITA
La quantit dacqua occorrente dipende dallinerte:
aumentando il diametro massimo (Dmax), si riduce l'area
superficiale specifica dell'inerte e quindi l'acqua necessaria
per bagnare la superficie
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LEGANTI: Acqua Inerte e Lavorabilit
ACQUA vs RESISTENZA CARATTERISTICA
La resistenza caratteristica R
ck
aumenta al diminuire del
rapporto a/c
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LEGANTI: Acqua Inerte e Lavorabilit
ACQUA vs RESISTENZA CARATTERISTICA
La correlazione R
ck
- a/c (ricavata sperimentalmente
misurando la resistenza meccanica media di
calcestruzzi con rapporto a/c noto) dipende anche dal
tipo e soprattutto dalla classe del cemento impiegato
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LEGANTI: Acqua Inerte e Lavorabilit
ACQUA vs RESISTENZA CARATTERISTICA
Nota la R
ck
richiesta, ed il tipo di cemento da
utilizzare, si determina il valore di a/c massimo, (a/c)
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LEGANTI: Calcestruzzo Armato
CALCESTRUZZO ARMATO
Il cemento molto fragile nella sollecitazioni a
trazione
La fessurazione che si forma (cricca) si propaga
molto velocemente
In presenza di armatura metallica, lo sforzo di
trazione viene
propagato alla trave metallica, che regge il
carico
Non cambia molto il carico massimo, ma
piuttosto la energia di frattura
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LEGANTI: Calcestruzzo Armato
CALCESTRUZZO ARMATO
Lacciaio invece lanello debole nei problemi di
durabilit
Copriferro: distanza tra il ferro di armatura e la superficie
esposta della gettata
Distanza tra i ferri: influenza la qualit del cemento da
utilizzare
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LEGANTI: Propriet meccaniche
Propriet meccaniche:
A Resistenza a compressione
B Resistenza a trazione
C Resistenza a flessione
PROPRIETA MECCANICHE
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LEGANTI: Propriet Meccaniche
PROPRIETA MECCANICHE
Il calcestruzzo un materiale fragile
Buona resistenza a compressione
Scarsa resistenza a trazione
Scarsa resistenza a flessione
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LEGANTI: Propriet Meccaniche
PROPRIETA MECCANICHE
Cemento armato:
Inserendo travi metalliche, si migliora la resistenza a
trazione e flessione
Se le travi vengono
precompresse, il cemento
aumenta la resistenza a
trazione ed il modulo elastico
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
DEGRADAZIONE E DISTRUZIONE
Chimico
Solfati e solfuri, Anidride carbonica, Cloruri, Alcali
Fisico
Gelo disgelo, Ritiro, Incendio, Calore di
idratazione,
Meccanico
Urto, scoppio, Erosione, abrasione, Sisma
Vibrazioni
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
CARBONATAZIONE (I)
Consiste nellingresso di CO
2
nella porosit del
calcestruzzo con conseguente neutralizzazione della
calce proveniente dallidratazione dei silicati:
Ca(OH)
2
+ CO
2
CaCO
3
+ H
2
O
La reazione ha come effetto la diminuzione del pH e
dunque la creazione di condizioni per il processo di
corrosione dellacciaio
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
CARBONATAZIONE (II)
La carbonatazione innocua per il calcestruzzo ma
determina la cessazione dellazione protettiva della
matrice cementizia sul ferro di armatura
Rimedi:
Diminuire la porosit ad esempio minimizzando la
quantit di acqua di impasto
Proteggere larmatura con copriferro o con tecniche
elettrochimiche
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
CARBONATAZIONE (III)
La velocit di carbonatazione
dipende dalle condizioni
ambientali e dalle propriet del
cemento
Lo strato depassivato
X = Kt
1/2
K aumenta allaumentare
del rapporto a/c e
dellumidit relativa
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
ATTACCHI CHIMICI (I)
Attacco delle ACQUE
Dilavanti Solfatiche
Viene asportata la calce presente
nel manufatto lasciando
microporosit con conseguente
perdita delle propriet
meccaniche
Gli ioni Ca
++
e SO
4
--
reagiscono
con gli alluminati gi induriti per
dare ettringite.
Lettringite pi voluminosa degli
alluminati e questo fa si che il
manufatto si disgreghi
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
ATTACCHI CHIMICI (II)
Dilavamento
Le acque piovane contengono alti tenori di CO
2
che le
rende acide per la presenza di acido carbonico (H
2
CO
3
)
Lacido carbonico determina la trasformazione da
carbonato di calcio in bicarbonato pi solubile e quindi
facilmente dilavabile
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
ATTACCHI CHIMICI (III)
Sali disgelanti (e.g. NaCl)
Azione aggressiva nei confronti del calcestruzzo e
dellarmatura
La formazione dellossicloruro accompagnata da un
aumento di volume con effetto dirompente sulla matrice
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
ATTACCHI CHIMICI (IV)
Attacco dei Solfati
Attacco solfatico si esplica attraverso tre meccanismi
distruttivi:
Formazione di gesso con aumento di volume
Formazione di ettringite
Le ultime due reazioni provocano la distruzione del
componentesilicato idrato che costituisce lelemento
legante pi sisgnificativo
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
CORROSIONE
Se il pH del cemento maggiore di 11.5 - 12, si
forma uno strato protettivo di ossido sulla superficie
dellarmatura di acciaio
Questa la situazione pi comune nei cementi
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
DEPASSIVAZIONE
La perdita di passivit si pu ricondurre ad attacchi di
agenti esterni
Se il pH scende a valori inferiori a 11.5, lo strato di
film si rompe
La diminuzione del tenore di calce porta ad un
abbassamento del pH
Depassivazione per carbonatazione
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
DEPASSIVAZIONE
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
DEPASSIVAZIONE
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
CORROSIONE
Una volta che il pH sceso ad un valore inferiore a
11.5, il metallo va incontro a corrosione
Laria umida trasporta ossigeno e acqua, che causano
la corrosione
La ruggine 5-6 volte pi voluminosa del ferro di
partenza
Il copriferro viene prima fessurato e poi espulso
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
CORROSIONE
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
GELO DISGELO
Quando lacqua liquida contenuta nei pori si trasforma in
ghiaccio si verifica un aumento di volume del 9% circa
che provoca unazione dirompente
Rimedi:
Riduzione della porosit tramite riduzone dellacqua di
impasto
Inglobamento di un sistema di microbolle (300 - 400
micron) tramite tensioattivi (ma con conseguente
impoverimento della resistenza meccanica
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LEGANTI: Alterazione e Distruzione
Cause di corrosione su 10000 casi esaminati (Patterson, 1984)
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LEGANTI
IDRAULICI AEREI
Calci aeree
Gesso
Cemento Magnesiaco o Sorel
Calci idrauliche
Cementi
LEGANTI: Definizione e Classificazione
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LEGANTI: Calce
CALCE
Calce viva: CaO
Calce spenta: Ca(OH)
2
Spegnimento della calce viva
CaO + H
2
O Ca(OH)
2
H = - 15.500 cal/mol
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LEGANTI: Calce
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LEGANTI: Calce
CALCE
Utilizzando un eccesso di acqua si ottiene una massa
plastica chiamata grassello
Resa in grassello: RG = Volume del grassello/ Massa della
calce viva
(dimensioni fisiche della densit: g/cm3)
RG >2,5 calci grasse (Derivano da calci pi pure a
grana fine)
RG <2,5 calci magre (Derivano da calcari meno puri o a
grana grossa)
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LEGANTI: Calce. Produzione
CaCO
3
CaO + CO
2
(H = 42.500 cal/mol)
Il processo fortemente endotermico, per produrre
100kg di calce occorrono 20Kg di Carbone
La trasformazione completa del carbonato in calce
avviene a 900C, temperatura alla quale la tensione di
vapore del CO2 eguaglia quella atmosferica e non si
crea sovrasaturazione di CO2 nelle zone adiacenti al
calcare in decomposizione
PRODUZIONE DELLA CALCE
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LEGANTI: Calce: Messa in Opera
MALTA DI CALCE (legante aereo)
Calce Idrata (1 parte) + Acqua + Sabbia (3 parti)
LAnidride carbonica dellaria reagisce con il Ca(OH)2
secondo la reazione
Ca(OH)
2
+ CO
2
CaCO
3
+ H
2
O
Presa: evaporazione dellacqua di impasto
Indurimento: carbonatazione
Il carbonato di calcio insolubile salda gli elementi della
malta che acquista notevole resistenza a compressione
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LEGANTI: Calce: Messa in Opera
MALTA DI CALCE (legante idraulico)
Calce Idrata + Polvere di laterizio cotto o Pozzolana
il 1000 a.C. i fenici formulano il primo legante
idraulico ottenuto mescolando calce spenta e polvere
di laterizio cotto.
I Romani riuscirono a costruire opere imponenti per il
consolidamento delle parti costruttive immerse
sottacqua usando la calce idraulica
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LEGANTI
IDRAULICI AEREI
Calci aeree
Gesso
Cemento Magnesiaco o Sorel
Calci idrauliche
Cementi
LEGANTI: Definizione e Classificazione
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LEGANTI: Gesso
GESSO
Prodotto artificiale ottenuto dalla cottura di una roccia
sedimentaria di composizione CaSO42H2O (saccaroide,
selenite) e successiva macinazione
CaSO
4
2H
2
O CaSO
4
0,5H
2
O + 1,5H
2
O
H = 19.500 cal/mol (128C)
CaSO
4
0,5H
2
O CaSO
4
+ 0,5H
2
O
H = 7.300 cal/mol (163C)
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LEGANTI: Gesso
Esistono due forme del gesso
cristalli ben formati aghiformi o prismatici, ottenuto
per disidratazione in ambiente umido o acqua
microcristalli, ottenuto per disidratazione in
ambiente secco, pi pregiato
La forma pi reattiva lemiidrato pertanto la cottura
della pietra da gesso avviene tra 128C e 163C
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Messa in opera del gesso
Impastato con una massa dacqua pari a 2/3 del peso il
gesso forma una massa plastica che indurisce rapidamente.
Meccanismo di presa
Il calcio emiidrato possiede solubilit in acqua >> del biidrato
(10g/litro vs 2,5g/litro)
Impastato in acqua lemiidrato si scioglie creando una
soluzione sovrassatura in biidrato che precipita provocando
lo scioglimento di altro emiidrato
LEGANTI: Gesso: Messa in Opera
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Messa in opera del gesso
I cristalli di CaSO
4
2H
2
O, di forma allungata, precipitando si
intrecciano fra di loro formando una massa compatta
Nel corso della presa e indurimento il gesso subisce un
leggero aumento di volume
Non sono necessari laggiunta di inerti
Tramite laggiunta di inerti refrattari quali allumina o silice il
gesso pu formare componenti refrattari quali stampi,
crogiuoli etc.
LEGANTI: Gesso: Messa in Opera
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