Tesi di laurea di
Panzi Carlo
matricola 047654
2 Le piattaforme possibili 7
2.1 Le Piattaforme didattiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.2 Blog . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2.3 Social Networks . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2.4 Contenuti online . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.5 Software per il lavoro cooperativo . . . . . . . . . . . . . . . . 16
2.5.1 Wiki . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
2.5.2 Suite di office management . . . . . . . . . . . . . . . 16
iii
INDICE iv
5 Risultati conseguiti 31
5.1 Cosa ha funzionato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
5.1.1 I Microprogetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
5.1.2 Valutazione del corso da parte degli studenti . . . . . 33
5.2 Cosa non ha funzionato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
5.2.1 Facebook . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
5.2.2 La social network . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
5.2.3 La pubblicità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
5.2.4 Metrica per la valutazione dell’utilizzo degli strumenti 38
5.3 La lezione imparata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Bibliografia 63
Capitolo 1
1
CAPITOLO 1. WEB 2.0 E LEARNING 2.0 2
Tim O’Reilly con la sua definizione di Web 2.0[12] dà un nome (in realtà
il nome lo ha coniato Dale Dougherty, vicepresidente della O’Reilly Media)
all’insieme degli strumenti nati attorno al 2005 e tuttora in evoluzione; esso
delinea uno strumento 2.0 come uno strumento che segua queste linee guida:
2. Il Web è funzionalità.
3. Il Web è semplice.
Si facilita l’accesso a l’utilizzo dei servizi web anche da parte degli “early
adopter” utilizzando interfacce utente leggere e basate, per esempio su
AJAX, ma ricche, interattive e facili da usare (user friendly).
4. Il Web è leggero.
5. Il Web è sociale.
6. Il Web è flusso.
7. Il Web è flessibile.
8. Il Web è mixabile.
9. Il Web è partecipativo.
online; il paradigma proposto non vuole affatto imporre una nuovo metodo di
insegnamento, vuole invece potenziare le metodologie di didattica cooperativa
già in uso con strumenti differenti: l’utilizzo del termine “Learning 2.0” si
riferirà quindi a processi di Learning traduzionali erogati con il supporto di
servizi 2.0 quali blog, social networks, wiki ed altri.
Possiamo cominciare riproponendo il paragone tra Web 1.0 e Web 2.0 in
termini di didattica:
2. Taxonomy - Folksonomy
Le piattaforme possibili
Esistono sul web centinaia di siti e applicazioni che possono essere considerati
strumenti validi al nostro fine, bisogna però porre alcuni vincoli prima di
guardarsi attorno. La necessità fondamentale è la disponibilità in linea e
gratuita: gli strumenti devono essere poter completamente utilizzati dagli
studenti per i fini del corso. Una considerazione va spesa per quei servizi che
offrono delle funzionalità avanzate a pagamento: deve essere garantito un
insieme di funzionalità basilari.
Vogliamo anche evitare strumenti troppo di nicchia, o strumenti ibridi
quali il pacchetto Office Live della Microsoft e l’alternativa di casa Apple
iWork.com, non essendo completamente accessibili da tutti gli studenti e
posizionandosi in maniera molto marginale rispetto alle linee guida degli
strumenti 2.0.
7
CAPITOLO 2. LE PIATTAFORME POSSIBILI 8
2.2 Blog
4
Centre for Learning and Performance Technologies, http://www.c4lpt.co.uk
CAPITOLO 2. LE PIATTAFORME POSSIBILI 11
Esistono numerosi siti che offrono servizi di hosting specializzato per de-
terminati contenuti: lavorando con un set di tipi di file ben definito, quali
immagini, video o documenti, risultano avvantaggiati rispetto a una piat-
taforma generalista: questo ha portato allo sviluppo di caratteristiche di
usabilità, condivisione e gestione molto specifiche.
Una caratteristica importante è la possibilità di condivisione delle infor-
mazioni, con altri utenti, non necessariamente registrati al servizio. Questo
li rende ben differenti da un semplice repository online dei nostri documenti
personali: dal momento che il pubblico5 può vederli, si avranno commenti,
tag per una migliore indicizzazione[16] o modifiche e riproposizioni.
5
chiaramente previa autorizzazione
CAPITOLO 2. LE PIATTAFORME POSSIBILI 16
2.5.1 Wiki
Wiki è una parola di origine Hawaiana, e viene usata per indicare un sito
web gestito da un apposito software, che permette e facilita la creazione
e la modifica di un numero infinito di pagine collegate tra loro, utilizzan-
do un linguaggio di markup semplificato, senza porre eccessive restrizioni
sull’accesso[2]. Le wiki vengono in genere utilizzate per ottenere informazioni,
ma anche per creare siti web collaborativi e comunità, per condividere una
discussione tra i partecipanti a un progetto di gruppo o per permettere agli
utenti di confrontarsi con altri. Un esempio che non richiede spiegazioni è
Wikipedia[3].
che hanno poco da invidiare alla loro controparte che risiede installata sul
computer di casa; anzi la loro natura offre almeno due features difficilmente
conquistabili altrimenti: l’indipendenza dal computer e la cooperatività.
Per indipendenza dal computer non si intende la totale mancanza di
necessità verso un supporto hardware, piuttosto gli unici requisiti sono
un browser moderno e una connessione a Internet; la cooperatività invece
consiste esattamente in una molteplicità di persone al lavoro sullo stesso
documento contemporaneamente (richiede una piccola pratica, per superare
lo stupore iniziale e mantenere l’ordine).
Capitolo 3
Tramite una analisi preliminare sono stati evidenziati alcuni requisiti di base
per la selezione degli strumenti da utilizzare durante il corso:
18
CAPITOLO 3. REQUISITI PER IL CORSO 19
Data la natura del corso, che richiede una forte interazione tra i partecipanti
è necessario predisporre aree “virtuali” dove avvengano discussioni e coordi-
namento sui progetti didattici. Devono fornire ricchi strumenti per facilitare
gli scambi: non solo post testuali, ma deve essere possibile condividere docu-
menti, filmati, immagini, notizie provenienti da altri siti. Queste aree devono
prevedere un accesso solamente tramite registrazione, per evitare rumore
esterno (spam1 , per esempio); la soluzione ideale sarebbe che prevedano un
meccanismo di autenticazione uniforme, con gli altri servizi offerti, fornendo
il supporto a OpenID.
1
Messaggi pubblicitari indesiderati
CAPITOLO 3. REQUISITI PER IL CORSO 20
Deve essere possibile caricare online, oltre al materiale prodotto dal docente,
anche le presentazioni realizzate dagli studenti. É importante che si utilizzi
uno strumento che garantisca la persistenza nel tempo dei documenti, che
avranno una vita superiore alla durata del corso. I documenti caricati, se di
sufficiente interesse potranno essere ripresi e modificati o condivisi con altri
docenti di altri corsi: come discusso nella sezione 7.1 è necessario che questi
strumenti permettano anche di condividere il matriale e specificare uno tra
vari modelli di licenza del proprio contenuto.
ogni utente costruisca una pagina di riassunto delle proprie attività. Nella
pagina vanno inseriti i link a tutti i micro-progetti che sono stati realizzati
(con i commenti opportuni), tale che a fine corso, in sede di valutazione, si
parta da questa pagina per ripercorrere il cammino seguito dallo studente.
Deve essere uno strumento che permetta di creare un insieme di documenti,
liberamente editabili da parte degli studenti. Sarebbe consigliabile richiedere
un autenticazione per l’accesso.
Per l’edizione del Corso Web 2.0 dell’anno 2008 sono stati scelti alcuni
strumenti che soddisfassero i requisiti fissati nel capitolo precedente.
4.1 Il blog
22
CAPITOLO 4. STRUMENTI PER LA PRIMA EDIZIONE DEL CORSO23
4.2 Le faq
Le faq1 , rese disponibili tramite il sito faqlog sono state utilizzate per le comu-
nicazioni statiche del corso: i temi trattati, l’obbligo di frequenza, le modalità
d’esame. Nonostante sia uno strumento che non prevede collaborazione, era
comunque necessario fornire alcune informazioni basilari, smplicemente e
chiaramente.
Si trovano online su FAQLog2 , e attualmente le risposte a domande più
frequenti sono:
4. E’ un corso on-line?
10. Quali sono gli strumenti web 2.0 a supporto del corso?
13. Io non sono uno studente iscritto alla Università. Posso interagire con
voi dalla rete?
4.4 Facebook
Il Signor Corso Web è stato pensato come un utente fake registrato sui
vari siti dove è necessaria una registrazione e una relazione di amicizia per
accedere al profilo. Il suo scopo è la valutazione dell’interazione svolta
dagli utenti, nel caso di micro-progetti per esempio. Questo signore viene
presentato alle social network come un utente, con una propria pagina di
profilo (vedi figure4.4), a cui gli studenti possono chiedere l’amicizia (nel
caso di Facebook, comunque possono entrare in relazione con lui secondo le
regole di relazione dei vari social networks)
3
All’indirizzo http://corsoweb20.ning.com/
CAPITOLO 4. STRUMENTI PER LA PRIMA EDIZIONE DEL CORSO26
Figura 4.4: La pagina del profilo personale del signor Corso Web su Facebook.
CAPITOLO 4. STRUMENTI PER LA PRIMA EDIZIONE DEL CORSO29
4.6 La wiki
Risultati conseguiti
La prima edizione del Corso Web 2.0 tenuto dal Professor Polillo si è svolta
nell’autunno del 2008, tra ottobre e dicembre. La maggior parte degli
studenti proveniva dal corso di Laurea Magistrale in Teorie e Tecniche della
Comunicazione, circa un terzo invece era iscritto alla Laurea Magistrale in
Informatica.
31
CAPITOLO 5. RISULTATI CONSEGUITI 32
Figura 5.1: La pagina del profilo utenti della social network ospitata da Ning.
Come si può vedere, permette la personalizzazione del tema e dei contenuti,
rispetto alla pagina principale, mostrata nell’immagine 4.2
5.1.1 I Microprogetti
Durante il corso sono stati assegnati, di giorno in giorno, dei micro progetti
individuali agli studenti per consentire loro di familiarizzare con gli argomenti
proposti.
I Microprogetti, per natura semplici, sono stati strutturati per essere
accessibili anche agli studenti meno pratici dei mezzi tecnici e contempora-
CAPITOLO 5. RISULTATI CONSEGUITI 33
• 5. Gli strumenti usati a supporto del corso (blog, social network, wiki)
sono tutti utili?
• 20. Dopo questo corso, pensi che utilizzerai ancora qualcuno degli
strumenti da te esplorati?
I Progetti e i Microprogetti
I Microprogetti, definiti nella sezione 5.1.1, sono stati molto graditi dagli
studenti; in particolare quelli su Google Documenti, e sulle Social Network
(Ning e Facebook).
Oltre ai Microprogetti, sonos stati proposti Progetti da svolgere in gruppo
e presentare a lezione; Queste attività hanno permesso di acquisire o solidifi-
care le conoscenze personali; L’utilizzo di microprogetti, seppur numerosi, si
è rivelato fondamentale per testare le applicazioni proposte e i loro utilizzi,
CAPITOLO 5. RISULTATI CONSEGUITI 36
• 15. Dareste più spazio alle presentazioni dei gruppi di progetto, per
esempio allocando una terza slot di due ore al mercoledì, dedicata solo
ai gruppi?
5.2.1 Facebook
Facebook si è rivelato essere uno strumento troppo personale per poter essere
integrato in un corso universitario. Nonostante sia stato creato un gruppo
in cui moltissimi studenti si sono iscritti e alcuni hanno partecipato con
discussioni e link condivisi, la presenza sui profili degli studenti di numerosi
amici extra universitari è stata causa di situazioni scomode: pochi vogliono
condividere le foto delle proprie feste con l’ambiente di un corso. La differenza
che ha sancito la vittoria dell’altra social network utilizzata, ning, è stato
appunto l’essere composta da un insieme definito di utenti, dove la relazione
principale ad unirli era l’appartenenza al corso, o l’interesse per gli argomenti
trattati.
CAPITOLO 5. RISULTATI CONSEGUITI 38
Nella Social Network realizzata con Ning c’è stato un utilizzo molto marginale
di alcuni strumenti: i gruppi di discussione e la chat.
Sono stati creati alcuni gruppi di discussione (visibili nell’immagine 5.2),
ma il numero di persone coinvolte è stato molto basso rispetto al numero
complessivo degli iscritti. Al contrario gli studenti sono stati più reattivi
sul forum generale, con segnalazioni di siti, appunti e commenti ai post del
docente.
Per quanto riguarda la chat, invece, è stata avvertita come uno strumento
superfluo, dato che ogni persona coinvolta risultava già utilizzare strumenti
come la chat di Windows Messenger, Skype, e quella di Facebook. Questo
è evidenziato come un errore di design della piattaforma, piuttosto che del
corso.
5.2.3 La pubblicità
Durante la prima edizione del corso non è stato definito un meccanismo per
il tracciamento dell’utilizzo degli strumenti e quindi che permettesse di trarre
conclusioni sulla reale fruizione da parte degli studenti.
CAPITOLO 5. RISULTATI CONSEGUITI 39
Figura 5.2: I gruppi di discussione, sulla social network, sono stati poco
sfruttati.
Allo stesso modo in cui O’Reilly definisce il Web 2.0 come un oggetto senza un
corpo solido, ma con un centro di gravità[12], il Corso Web 2.0 viene definito
come un corso aperto, flessibile e pronto a integrare strumenti nascenti e
utili, con lo strumento blog come centro di gravità.
Il blog dovrà quindi essere presentato come un ripetitore filtrato delle
comunicazioni che avvengono in forma libera sulla social network e come un
indice ordinato delle pubblicazione dei contenuti realizzati per il corso da
studenti e docenti, e infine come elenco delle comunicazioni ufficiali sull’orario
delle lezioni o su eventi possibili.
41
CAPITOLO 6. STRUMENTI PER LA NUOVA EDIZIONE 42
alla pari su vari temi. In questo punto di incontro avviene la gestione dei
progetti, avvengono discussioni su elementi proposti dal docente o sollevati
dagli studenti stessi, si discute liberamente anche dell’evoluzione del corso.
Qua intervengono meccanismi che rinforzano il legame tra gli studenti e tra
gli studenti e il professore, e permettono di confrontarsi in un ambiente più
informale dell’aula universitaria.
La libertà di espressione totale però porta a problematiche di ordine e di
caos. É consigliato che il docente, o determinati studenti tutor, mantengano
la comunicazione su argomenti inerenti al corso, e moderino i toni nel caso di
discussioni troppo accese. Per le relazioni personali è conveniente spostare il
discorso su strumenti completamente sciolti dall’ambiente del corso, come ad
esempio Facebook.
Uno degli elementi di maggior successo emersi dalla prima edizione del
corso è stato il Diario Personale di Apprendimento. É stato realizzato
tramite una wiki, dove ciascuno studente poteva realizzare la propria pagina,
creando una specie di curriculum personale, contenente le esperienze svolte,
le attività completate, e i progetti in corso. É necessario però uno strumento
di sincronizzazione per consentire al docente di capire quando i DPA sono
considerati chiusi e quindi valutabili. Nel corso analizzato questo avveniva
tramite una comunicazione sulla social network da parte dello studente; una
volta completato il percorso lo studente dovrebbe poter bloccare le modifiche
alla propria pagina, e automaticamente questo essere comunicato al docente.
Conclusioni e problemi
aperti
Nella sezione 4.5 si è detto che gli studenti sono incoraggiati a pubblicare i
propri documenti, utilizzando il proprio account su vari siti, come slideshare,
e non utilizzando un account creato ad arte per il corso. Questo, avviene
per responsabilizzare sul diritto al controllo sulla circolazione delle proprie
opere: è importante infatti che tutti i contenuti pubblicati, sia dagli stuenti
che dai docenti, venga condiviso con una licenza (anche una restrittiva, ma
è importante specificare) e possibilmente, nell’ottica del corso, una licenza
che permetta la ridistribuzione delle informazioni; sarebbe conveniente anche
concedere la possibilità di ri-editare il materiale, per esempio nel caso di
rielaborazione di progetti in anni differenti di corso.
Tra le licenze disponibili più comuni che permettono e favoriscono la
condivisione, quella ritenuta più adeguata alla distribuzione dei documenti
preparati per il corso è la licenza Creative Commons Attribuzione-Non
commerciale-Condividi allo stesso modo 2.51 , che come il nome suggerisce
consente la distribuzione delle opere secondo determinati vincoli. L’utilizzo
1
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it
48
CAPITOLO 7. CONCLUSIONI E PROBLEMI APERTI 49
di questa licenza viene suggerito agli studenti, durante il corso, e non forzato.
Ciascuno di essi al momento della pubblicazione del proprio lavoro sarà libero
di scegliere i termini della divulgazione, e addirittura se comparire o no con i
propri dati anagrafici (nome e cognome e matricola) completi oppure con uno
pseudonimo in modo da mantenere la propria privacy verso i fruitori esterni;
se sarà scelto l’utilizzo di una forma di anonimato, i riferimenti alle opere
condivise dovranno comunque comparire nelle pagine dei Diario Personale di
Apprendimento, al fine di essere valutate.
Da parte degli studenti è necessario che utilizzino esclusivamente conte-
nuti non protetti, oppure contenuti la cui condivisione è possibile tramite
attribuzione dei crediti. L’impiego di materiale (immagini, testi, video)
di dubbia provenienza, o di materiale senza una licenza espressa (nessuna
licenza è diverso da una licenza di pubblico dominio), va sconsigliato. Questa
norma prende spunto dal modello di copyright di Wikipedia[18], che avvisa
gli utenti di non utilizzare immagini trovate tramite un motore di ricerca, in
quanto potrebbero essere non libere.
Figura 7.1: Il template di wikipedia che avverte gli utenti di non utilizzare
immagini da fonti non verificate.
contenuti più aggiornati prodotti per le edizioni successive del corso. Questo,
unito al discorso sulle licenze aperte, facilita l’esportazione di dati da e verso
le altre università, per corsi sullo stesso argomento.
Questo corso suggerisce agli studenti strumenti da applicare nel loro lavoro
quotidiano, e data la sua natura, deve poter verificare ogni tappa del lavoro,
e l’apprendimento finale tramite un esame. Questo implica un intromissione
in certi momenti della vita privata: l’esempio più classico riscontrato nella
prima edizione del corso è stato l’utilizzo di Facebook. Il docente ha avuto
accesso a questa piattaforma con due profili differenti, il Signor Corso Web,
e il proprio profilo personale.
7.3 Considerazioni
Per l’edizione del corso che avverrà nell’ottobre del 2009 è stato realizzato
un nuovo blog, raggiungibile all’indirizzo http://corsow.wordpress.com/
A.1 La piattaforma
53
APPENDICE A. IL BLOG DEL CORSO 2009 54
per anno di tutti i post e infine un lettore RSS che riporta in tempo reale
quello che succede sulla social network.
Tutto quello che rimane da fare ora è girare liberamente, configurare
qualche opzione, scrivere articoli o pagine statiche, condividere link.
A.3 Utilizzo
A.3.1 I Sondaggi
contenenti tutti i post relativi un determinato anno. Nella figura A.1 si vede,
sulla sinistra, il widget che elenca le categorie / anni del corso.
utente avanzato richiede; per esempio non è possibile gestire le statistiche con
Google Analytics, o utilizzare un sistema di colorazione del codice sorgente
(se fosse un blog tecnico sulla programmazione).
Qua riportate sono le faq scritte e pubblicate a uso dei fruitori e degli
interessati al corso1 .
59
APPENDICE B. LE FAQ DEL CORSO 60
4. É un corso on-line?
11. Quali sono gli strumenti web 2.0 a supporto del corso?
14. Io non sono uno studente iscritto alla Università. Posso interagire con
voi dalla rete?
Certo. Alcuni accessi sono riservati agli studenti iscritti, e sono protetti
da password. Altri sono liberi. Qualunque commento o suggerimento è
benvenuto.
Bibliografia
[5] Di Bari, V.: Internet è cambiato. E voi? WEB 2.0. Il Sole 24 ore, 2007.
[8] Garavaglia, A.: Ambienti per l’apprendimento in rete: gli spazi dell’e-
Learning. Junior, 2006.
63
BIBLIOGRAFIA 64
[11] Mergel, B.: Instructional design and learning theory. Retrieved October,
31:2005, 1998.
[12] O’Reilly, T.: What is Web 2.0–design patterns and business models for
the next generation of software. 2005. http://www.oreillynet.com/pub/
a/oreilly/tim/news/2005/09/30/what-is-web-20.html.
[14] Shirky, C.: Power laws, weblogs, and inequality. at http://www. shirky.
com/writings/powerlaw_weblog. html, accessed, 19, 2004.
[16] Sterling, B.: Order out of chaos. Wired Magazine, 13(4), 2005. http:
//www.wired.com/wired/archive/13.04/view.html?pg=4.
[17] Vander Wal, T.: Folksonomy definition and wikipedia. vanderwal. net,
2005.